
Oggi la Fondazione, che si costituì con la legge regionale 7/2008 rappresenta un’eccellenza della sanità piemontese, ha raggiunto l’obiettivo di trasformarsi in IRCCS (Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico)
“In meno di dieci anni, la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo ha prodotto grandissimi risultati: oggi la Fondazione, che si costituì con la legge regionale 7/2008 (relatore Nino Boeti) rappresenta un’eccellenza della sanità piemontese, ha raggiunto l’obiettivo di trasformarsi in IRCCS (Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico): credo sia venuto il momento di avviare una nuova fase”. Lo ha detto l’Assessore alla sanità della Regione, Antonio Saitta, intervenendo a Candiolo alla presentazione del bilancio sociale dell’Istituto, alla presenza tra gli altri della Presidente della Fondazione, donna Allegra Agnelli.
“La Regione è disponibile a sciogliere la Fondazione “pro IRCCS” che dal 2008 ci vede presenti con il 50% delle quote e a disegnare una nuova fase in cui Candiolo opera come presidio all’interno della rete degli ospedali piemontesi. Per ora – ha aggiunto l’assessore – si tratta solo di un’intenzione che occorre approfondire nei suoi risvolti giuridici, gestionali, patrimoniali. Di certo la nuova fase vedrà la Regione impegnata a rispettare gli impegni assunti all’atto della creazione della Fondazione e, in particolare la piena integrazione del presidio nella rete ospedaliera del Piemonte ed il potenziamento delle relazioni e della collaborazione con le nostre reti cliniche, in particolare con la rete oncologica”.
“La scelta del 2008 era stata opportuna per una serie di motivi: Candiolo era un presidio del Mauriziano e bisognava gestire il trasferimento della gestione e del personale, la Regione Piemonte inoltre doveva garantire lo sviluppo e l’integrazione del presidio nella rete degli ospedali regionali ai fini del suo riconoscimento a IRCCS. Oggi – commenta Saitta – le funzioni di regolazione del sistema sanitario regionale, in cui la Regione svolge compiti di programmazione e di controllo diretto su tutti i presidi (e su tutti i soggetti erogatori pubblici e privati) rendono poco opportuno il mantenimento di un ruolo di “comproprietario” di uno dei più importanti ospedali oncologici italiani”. Saitta ha espresso soddisfazione per l’elevato numero di contribuenti – 235mila – che hanno destinato all’Istituto di Candiolo il 5 per mille dei loro redditi.

Si parte dall’armistizio dell’8 settembre 1943 ( casella n.1) e si prosegue sul tabellone nel senso indicato dai numeri progressivi fino al traguardo (casella n. 63) che corrisponde al 2 giugno 1946, giorno della nascita della Repubblica. E’ la “Resistenza in gioco”, un’originalissima versione del Gioco dell’Oca, a cura dell’Associazione “ Casa della Resistenza” di Verbania Fondotoce. Così, lanciando a turno dei dadi, i giocatori ( da due a sei) possono muovere le proprie pedine segnaposto su di un percorso che racconta la lotta di Liberazione nelle province di Novara e del VCO senza tralasciare gli avvenimenti più generali. Così chi si troverà alla casella n.18 ( l’insurrezione di Villadossola nel novembre del ’43) potrà tirare ancora i dadi mentre alla n.22 (la battaglia di Megolo, del 13 febbraio 1944) starà fermo un giro oppure dalla 32 ( la Repubblica dell’Ossola ) potrà balzare alla 50 ( la Liberazione, il 25 aprile ’45) e, viceversa, chi s’imbatterà nell’eccidio di Marzabotto ( alla n.37) tornerà indietro alla casella n.12, dove si cita la
strage della famiglia ebraica degli Ovazza e lì starà fermo un giro. L’andamento della partita, in questo gioco, dipende in tutto e per tutto dalla sorte, dal punteggio dei dadi e dalle indicazioni delle caselle che casualmente si raggiungono, cosa che contribuì al suo successo nei secoli. Il gioco dell’oca inteso nella forma moderna (con il percorso a spirale e le decorazioni tipiche) risale alla seconda metà del XVI secolo. Nel 1580 Ferdinando I De’ Medici fece dono del nuovo e molto dilettevole giuoco dell’oca a Filippo II Re di Spagna, il quale ne rimase affascinato. Il gioco dell’oca, come in sostanza tutti i giochi di percorso, si presta a una lettura simbolica, già evidente nella scelta delle decorazioni della versione di De’ Medici, con i “pericoli” che rappresentano le difficoltà (fisiche e morali) della vita. Di conseguenza, il gioco viene talvolta citato con intento allegorico nella cultura e nelle arti. In quest’ottica, l’idea di proporre la storia della Resistenza attraverso il gioco è senz’altro originale e offre un suggestione in più per conoscere uno degli episodi fondanti della nostra democrazia repubblicana.

Chissà, forse, come sempre, la verità sta nel mezzo. Ma le divergenze di opinione e sull’esame dei conti comunali sono totali tra maggioranza e opposizione. E così è battaglia in Sala Rossa per l’approvazione dell’ultimo bilancio municipale prima delle elezioni di primavera, di scena in questi giorni a Palazzo Civico. Aveva dichiarato il sindaco Piero Fassino: “un bilancio che, nonostante i tagli subiti per effetto dei provvedimento governativi (nel 2015 – ha anche ricordato il primo cittadino – i Comuni italiani hanno subito tagli per 1,6 miliardi di euro), mantiene inalterate le risorse destinate a welfare, servizi educativi, cultura, sport e servizi ai cittadini, senza ricorrere all’aumento di tributi e tariffe, ma agendo sul costo del personale, sulla rinegoziazione dei mutui e sui contratti di servizio”. In realtà, le opposizioni parlano di 1,6 milioni in meno per le famiglie in difficoltà, del taglio di 700mila euro nel capitolo anziani, e di 350mila euro per i Giovani e di altre riduzioni sulla cultura.
strutturali e ripetibili, senza alcuna entrata straordinaria o una tantum, e riservando il conto capitale interamente agli investimenti per 140 milioni di euro. Note positive vengono anche dalla riduzione del debito complessivo, che quest’anno scende sotto la soglia dei 2,9 miliardi di euro, ritornando ai livelli dei primi anni Duemila”.
Il Comitato Pietro Micca e Gioventura Piemonteisa hanno lanciato una nuova petizione on line, sempre legata alle gallerie della Torino sotterranea che sino a poche settimane fa erano a rischio di estinzione per la costruzione di un parcheggio sotterraneo. La raccolta di firme ha come destinatario il sindaco di Torino, Piero Fassino, cui viene chiesto che al posto del parcheggio GalFer venga realizzato un Parco archeologico che, raccordando i Musei Pietro Micca, dell’Artiglieria e la fortezza sotterranea cinquecentesca del Pastiss andrebbe a costituire un monumento unico al mondo.
Dieci anni sono ormai passati da quel 23 luglio 2005, giorno in cui le nuove Terme di Pré Saint Didier sono state inaugurate dopo quasi 40 anni di chiusura. Nel 2005 parlare di Terme del benessere era piuttosto pionieristico e vi erano anche dei timori legati alle difficoltà di ricostruire un’offerta turistica che non esisteva più in Valle d’Aosta, ma che tanto era stata importante nell’800. Attraverso le immagini storiche dell’epoca che costituiscono parte della mostra che sarà allestita in questi giorni si è potuto ridare vita e preservato una realtà che era stata dimenticata. Anniversari come questo aiutano a riflettere sul ciclo della vita, sugli usi ed i costumi che cambiano, mentre certi simboli architettonici restano e sembrano superare i confini del tempo. Le Terme di Pré Saint Didier hanno superato questi confini e sono qui, oggi, a testimoniare che in questi anni hanno accolto circa un milione e mezzo di nuovi turisti termali.
< In Piemonte sono oltre 2000 le donne che ogni anno sono costrette ad acquistare una parrucca perché affette da alopecia a seguito di cicli chemioterapici, ad un costo medio di 400 euro – spiega il consigliere Valle – Grazie a questo programma, che la Regione porta avanti dal 2010, fino al 2013 le donne in possesso di determinati requisiti ISEE hanno ottenuto un contributo fino ad un massimo di 250 euro.La misura – sottolinea Valle – risulta attiva sul sito della Regione Piemonte, ma ad oggi le Asl non sanno se la copertura per gli anni 2014-2015 sarà garantita>.
