


Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione dell’Assemblea regional ha annunciato la presentazione del dossier di candidatura della Regione Piemonte alla medaglia d’oro al valor civile
Il Colle del Lys ha ospitato domenica 5 luglio la seconda giornata delle celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione. In mattinata l’assemblea dei rappresentanti delle amministrazioni territoriali ha presentato e approvato un “documento d’intenti” che traccia la linea delle iniziative future del locale Comitato Resistenza, che compirà 25 anni nel 2016. “Senza memoria non c’è futuro”, ha sottolineato la presidente del Comitato, Elena Cattaneo.
Al termine dell’assemblea si è svolta la cerimonia commemorativa con gli onori militari ai partigiani caduti, da parte di un picchetto della Brigata Taurinense ed è giunta sul luogo della manifestazione la Fiaccola della Libertà. Tra i gonfaloni presenti, quello della Regione e di Torino, Alba, Boves e Cuneo, città medaglie d’oro della Resistenza. Le iniziative di sabato e domenica sono state promosse dal Comitato Resistenza Colle del Lys, sotto il patrocinio di Giunta e Consiglio regionale, del Comune e della Città metropolitana di Torino, e dell’Anpi, associazione rappresentata alle celebrazioni dalla vicepresidente provinciale, Maria Grazia Sestero.
“Questo è un momento fatto di emozioni e di riflessioni, in memoria del coraggio e del sacrificio dei 2024 caduti delle nostre valli”, ha detto nel suo intervento Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione dell’Assemblea regionale. Boeti ha poi annunciato la presentazione del dossier di candidatura della Regione Piemonte alla medaglia d’oro al valor civile.
Hanno inoltre preso parte alla commemorazione l’assessore regionale Gianna Pentenero, i consiglieri regionali Silvana Accossato, Andrea Appiano e Antonio Ferrentino, i parlamentari Anna Rossomando, Andrea Giorgis e Umberto D’Ottavio.
Sul tema “La Resistenza attraverso tre generazioni” hanno portato, infine, la propria testimonianza lo storico Angelo Del Boca, Bruna Sticca, figlia del partigiano Gim della 17a Brigata Garibaldi e il giornalista Battista Gardoncini, nipote del partigiano Giovanni Battista Gardoncini, medaglia d’oro al valor militare. Nel pomeriggio la passeggiata rievocativa con letture “sui sentieri della memoria”, i canti popolari del coro “Giorni cantati” e le musiche del gruppo tedesco “Fanfaren”.
(Foto: il Torinese)


Mentre la Torino-Lione sarà beneficiata da nuovi fondi europei, un’altra grande opera che riguarda il Piemonte, il terzo valico, è stata esclusa. Ecco la dichiarazione del presidente Sergio Chiamparino in seguito alla lettera odierna del presidente della Liguria Giovanni Toti sulla vicenda.
Il Centro San Liborio ed il FabLab Pavone, aperti da Sicurezza e Lavoro in via Bellezia, compiono un anno. E per festeggiare il traguardo raggiunto (e le moltissime attività messe in cantiere ed in campo) parte l’Estate del Pavone, serie di eventi ed appuntamenti di vario genere: teatro, concerti, tango, laboratori, attività per bambini e genitori, il tutto con in patrocinio della Città di Torino – Circoscrizione 1. Il primo spettacolo è previsto venerdì 3 luglio, alle ore 21.15, nel cortile della residenza universitaria Edisu San Liborio. Attori ed attrici del Teatro Carillon metteranno in scena “Reflezionem”, una incredibile storia ambientata in un ipotetico futuro in cui la tecnologia domina il genere umano.
“I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di coloro che hanno aggravato i miei problemi. Così me ne vado più disperato che mai, non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”. Sono passati vent’anni da quel 3 luglio 1995, quando Alexander Langer lasciò quest’ultimo biglietto prima di scegliere di allontanarsi volontariamente dalla vita.Aveva 49 anni, cattolico autodidatta (come amava definirsi), nato a Sterzing-Vipiteno, uomo senza patria e con molte patrie, intellettuale che parlava cinque lingue e aveva cento vite, costruiva ponti, univa popoli, faceva politica da persona che con questa politica aveva poco a che spartire. Al Pian de’ Giullari,nei pressi di Firenze, scelse un albero di albicocco in un uliveto, si tolse le scarpe, e ci lasciò al nostro “grande freddo”, come disse Daniel Cohn Bendit, il giorno successivo. Ci lasciò orfani di migliaia di cartoline, appunti, riflessioni, strette di mano, viaggi. Ci lasciò molti scritti e un’eredità difficile da gestire. Quella di un uomo ostinato e fragile, curioso, intelligente, caparbio, fondatore di Lotta continua prima (fu l’ultimo direttore a firmare il giornale, ma all’epoca il suo lavoro vero era insegnare in un liceo), poi dei Verdi, dei quali non fu leader per scelta, ma capogruppo al parlamento di Strasburgo.
assenza sono tanti per chi gli ha voluto bene e chi cercava nelle sue parole una risposta o l’illusione di averla. Nell’autunno 1961, Alexander Langer, appena quindicenne, scrisse (in tedesco) un editoriale sul nuovo mensile Offenes Wort, della Congregazione studentesca mariana di Bolzano. Vi si legge: “Vorremmo esistere per tutti, essere di aiuto ed entrare in contatto con tutti. Il nostro aiuto è aperto a tutti, così come per tutti vale la nostra preghiera. Venite a noi, e vi aiuteremo con tutte le nostre forze. Ma che cosa ci spinge a farlo? L’amore per il prossimo. Dobbiamo prendere sul serio la tanto declamata carità cristiana, senza mezze misure”. Alexander Langer per tutta la sua vita ha preso davvero tutto “sul serio”, davvero “senza mezze misure”. Difficile pensare a cosa avrebbe detto oggi. Difficile sapere cosa avrebbe detto di quest’Italia e di un’Europa sempre più cinica, lontana da quella che lui aveva sempre intravisto. Meno difficile immaginare il giudizio critico su questo mondo in conflitto con la sua idea di “più lentamente, più in profondità, con più dolcezza”, che ci avevi spiegato come radicale rovesciamento del motto olimpico “più veloce, più alto, più forte”. La suaostinata voglia di non piegarsi e costruire ponti l’ha lasciata in eredità a noi.




