
Cosa spinge a investire in auto d’epoca? Sicuramente un investimento economico (le auto ultratrentennali, tra l’altro, non sono soggette a bollo auto e hanno diritto a sconti sull’assicurazione obbligatoria) con buone performance che riesce a strappare dei margini di guadagno, ma anche un investimento sociale ed emotivo, perché ti porta a condividere questa passione anche con altre persone, altrettanto appassionate, attraverso i famosi raduni
di Paolo Pietro Biancone*
Il titolo di Torino come capitale dell’auto d’epoca non è solo merito dell’Automotoretrò, di cui è in corso in questi giorni la 33° edizione. Torino ospita tre importanti musei permanenti di auto d’epoca, su 26 presenti in tutta Italia. I dati non ci stupiscono, considerata la storica alleanza tra la Città e le case automobilistiche italiane. Promuovere le auto d’epoca è valorizzare la cultura (heritage) del passato per pensare al futuro. I dati di adesione sono interessanti: solo il Museo dell’Automobile nel 2015 ha avuto 180mila visitatori. E in questi giorni sono nella vetrina di Automotoretrò 14 marchi presenti e numerosi anniversari da festeggiare, tra cui spiccano i 50 anni dell’Alfa Romeo Spider (il mitico Duetto), gli 80 della Fiat Topolino e i 70 anni dell’icona Vespa Piaggio.
Cosa spinge a investire in auto d’epoca? Sicuramente un investimento economico (le auto ultratrentennali, tra l’altro, non sono soggette a bollo auto e hanno diritto a sconti sull’assicurazione obbligatoria) con buone performance che riesce a strappare dei margini di guadagno, ma anche un investimento sociale ed emotivo, perché ti porta a condividere questa passione anche con altre persone, altrettanto appassionate, attraverso i famosi raduni. Quelli più diffusi sono quelli di eleganza. In più, guardare una auto d’epoca è come ascoltare una vecchia canzone che muove ricordi, emozioni e sogni.
La classifica delle auto d’epoca più vendute di sempre fa riflettere: scorrendo la lista dal basso e quindi alla quinta posizione troviamo subito un mito degli anni 70 prima ed 80 dopo, la Ford Escort, il cui debutto risale agli anni 60, in particolare al 1968, quando fu presentata nel corso del Salone di Bruxelles che in quegli anni era ancora un punto di riferimento per il mercato internazionale delle quattro ruote.
Al quarto posto troviamo un altro mito delle quattro ruote, il Maggiolino: quest’auto, ancora così presente e diffusa sulle nostre strade, conta già quasi un secolo di vita. La sua nascita la si deve, infatti, a Ferdinand Porsche nel 1934 e muove i suoi primi passi in un momento storico non proprio felice da ricordare visto che fu a suo tempo l’auto ufficiale dei gerarchi nazisti. Nella sua lunga “carriera” il Maggiolino ha saputo scrollarsi di dosso questa “mala fama” ed è, anzi, diventata, quasi per un contrappasso degno del migliore degli sceneggiatori, uno dei simboli di due decenni, gli anni 60 e 70 che si pongono socialmente e culturalmente in completa antitesi con l’ideologia nazista. Oggi il Maggiolino non è più in produzione; l’ultimo esemplare è stato prodotto da una stabilimento messicano della Volkswagen nel 2003.
Al terzo posto delle auto (divenute ormai d’epoca, riferendoci ovviamente alle prime generazioni di questi modelli) è un’altra Volkswagen, la Golf, la cui prima serie venne sfornata in Germania nel 1974. Piccola curiosità come poche altre volte è successo la prima serie della Golf ebbe un successo tale che fu prodotta per 9 anni di seguito.Al secondo posto troviamo, invece, un modello che noi italiani conosciamo molto poco; è la Ford F-Series. Per intendersi si tratta di uno dei tipici pick-up che abbiamo visto in chissà quanti film americani. Ed in effetti sono oltre sessant’anni che la storia della Ford F-Series si accompagna a quella degli Usa. Una Storia che inizia per l’esattezza nel 1948 e che oggi nel 2015 ancora sopravvive con la 12-esima rivisitazione.
Infine, in cima alla classifica delle auto d’epoca più vendute di sempre troviamo una giapponese; al Toyota Corolla. In Italia abbiamo imparato a conoscere questa affidabile famigliare dagli anni 80 ma in realtà il suo primo modello compirà 50 anni il prossimo anno. Si stima che dal 1966 ne siano stati venduti oltre 37 milioni in tutto il mondo; ed altri ancora ne verranno venduti. Non soltanto le Ferrari o le Lamborghini di una volta, dunque, ma anche quelle per cui ti giravi quando eri bambino e ti sembravano inavvicinabili: ora sono offerte a buon mercato costa relativamente poco mantenerle e soprattutto mantengono il valore nel tempo.
Le Case automobilistiche oggi puntano sull’heritage per spingere i prodotti moderni. Questo perché se l’uso dell’heritage è ben fatto, serve moltissimo: creare dei ponti tra vetture-icona e vetture moderne è utilissimo; trasportare i valori dell’epoca sulle auto moderne funziona molto, bisogna solo farlo nel modo giusto. Ogni marchio dovrebbe capire quali sono le icone che gli vengono riconosciute dalle persone, utilizzando la cultura dell’auto d’epoca come una leva di comunicazione e sviluppo.
* Director of the European Research Center for Islamic Finance
Editor in Chief European Journal of Islamic Finance
Department of Management
University of Turin
La cultura fa bene alla coppia, poiché più della metà delle donne intervistate in un sondaggio afferma di essere attratta più da uomini con cui ha degli interessi in comune


“TU PORTI LU O LUI PORTA TE !?”
Io consiglio l’utilizzo del trasportino a tutti i proprietari, perché cosi tuteliamo il benessere del nostro cane, colui che in determinate situazioni va molto in tensione e quindi assume degli atteggiamenti che abitualmente non utilizza, atteggiamenti che poi portano a problemi comportamentali più o meno gravi ed il recupero si fa lungo.
Tanti clienti, quando lo propongo, la prima cosa che dicono è: “Poverino!”, però con il suo utilizzo possiamo ottenere un risultato migliore sul cane iperattivo, incontrollabile, e problematico, sia per tempistica che per qualità. Oltre che tana, può diventare anche un ottimo metodo come punizione, senza alzare la voce, usare la violenza o ancora peggio, in alcuni casi, dare bocconi per calmare il caos.
I CONTROLLI SARANNO INTENSIFICATI
Sull’altura del Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad un progetto di riscatto della dignità nazionale
Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad un progetto di riscatto della dignità nazionale. Un progetto che passava attraverso la Resistenza al fascismo ed il bisogno di riconquistare il bene più prezioso e per troppo tempo negato: la libertà. Libertà di costruire una democrazia nuova, di sviluppare un progetto di società più giusta, di coltivare un’idea di paese che non fosse più “ammanettato” dalla tirannide. Il segno indelebile di quella tragica vicenda è racchiuso lì. Ed è un segno che non si usura col tempo.
Non diventa opaco, non sbiadisce. Le storie del “Capitano” e dei suoi undici compagni di resistenza ci parlano ancora oggi, a distanza di decenni, perché furono capaci di mettersi in gioco, e di perdere la propria vita, per difendere l’ideale di libertà e di giustizia persi nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte estreme, per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto. Megolo parla ancora perché oggigiorno quel bisogno di unità ( nella responsabilità), di cambiamento ( democratico, inclusivo), di giustizia ( sociale, economica ) e d’uguaglianza ( nelle opportunità, davanti alle regole di tutti e per tutti) è terribilmente attuale. Il nostro paese – prescindendo dalle opinioni , dalle fedi politiche e dai credi diversi – ha bisogno di questo. E il dovere della memoria può aiutare a trovare le parole, i gesti e le giuste azioni per provare – una volta di più – a rendere migliore e più giusta quest’Italia.
Tratto da un racconto breve scritto nel 1925, già preso a prestito da Stanley Kubrick per l’ultima sua opera (datata 1999), “Eyes Wide Shut”, interpretata da Nicole Kidman e Tom Cruise, la commedia è ambientata in una Vienna piena di neve eppure caldissima
“Il Governo – dice l’assessore – inserirà l’accordo nel decreto milleproroghe e con le risorse aggiuntive faremo fronte tra l’altro ai nuovi livelli essenziali di assistenza che il Ministero della Salute approverà entro febbraio”.
Grazie alla collaborazione tra la Società meteorologica italiana, presieduta da Luca Mercalli, Csp – Torino ed Edf (Electricitè de France) e l’Ambasciata di Francia a Roma è stata installata una web cam per osservare in tempo reale l’altezza della neve