LIFESTYLE- Pagina 456

La Festa dell'aria al castello di Masino

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Il cielo pieno di mongolfiere al Castello e Parco di Masino a Caravino

 

Domenica 1 marzo 2015, dalle ore 10 alle 18, il cielo sopra il Castello e Parco di Masino, splendido Bene del FAI – Fondo Ambiente Italiano a Caravino (TO), torna a ospitare la “Festa dell’Aria”, per festeggiare la riapertura al pubblico dopo la chiusura invernale e il sopraggiungere della Primavera tra aquiloni e voli in mongolfiera. Per l’occasione nell’incantevole Parco del Castello sarà possibile partecipare al maestoso spettacolo dell’alzata di mongolfiere colorate e apprendere le tecniche attraverso la descrizione dei piloti. Grazie al Team Slowfly Mongolfiere di Mondovì che cura la manifestazione, sarà inoltre possibile partecipare anche a voli liberi e voli vincolati a pagamento e su prenotazione.

 

Per prenotare i voli in mongolfiera: Slowfly Mongolfiere, Monica, tel. 335-8307972; email: info@slowfly.it

*Slowfly Mongolfiere di Mondovì è una società certificata ENAC.

 

Con l’Associazione Free Vola si potrà assistere all’esibizione di aquiloni variopinti e ultraleggeri, mentre una grande area espositiva ospiterà giochi d’aria e installazioni aeree di farfalle e draghetti, mentre con ASD Etoile ci si potrà cimentare nella costruzione di girandole colorate. I più piccoli visitatori potranno partecipare a laboratori per imparare come si costruisce un aquilone per poi farlo volare.

 

I bambini potranno cimentarsi anche in una divertente Caccia al tesoro, uno speciale itinerario a tappe nel parco alla scoperta della Stanza di Arduino, del Giardino dei Folletti, della Stanza del Sole, della Torre dei Venti, del grande labirinto (lungo ben 1200 metri) e dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea, osservabile da uno dei punti panoramici più noti e rilevanti d’Europa – in compagnia di tanti simpatici personaggi come la fatina giardiniera Maflora e il folletto Maprican. Tappa finale: la nuova area-giochi con la riproduzione del Castello in legno e tante attività all’aria aperta al suo internoInfine, a cura del team di Cascina Molino Torrine, per i più piccoli si terrà un laboratorio didattico volto alla conoscenza delle erbe alimentari.

 

Nel corso di tutta la giornata sarà inoltre possibile effettuare visite guidate agli interni riccamente arredati del Castello; le visite – incluse nel biglietto di ingresso – saranno a cura degli studenti e dei docenti dell’Istituto Superiore “Piero Martinetti” di Caluso. Per il ristoro saranno presenti stand gastronomici e mercatino enogastronomico del territorio, si potranno gustare paste fresche, plin, miasse, polente, biscotti di meliga, torcetti, vini del territorio in apposite aree di ristoro attrezzate per il pranzo o per una golosa merenda. Oltre alle aree ristoro del Parco saranno disponibili anche le terrazze del CAFFE’ MASINO, ristoro panoramico del Castello.

 

Con il Patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e del Comune di Caravino. Il calendario “Eventi nei Beni del FAI 2015”, è reso possibile grazie al prezioso contributo di PIRELLI che rinnova la consolidata amicizia con la Fondazione e Cedral Tassoni, marchio storico italiano che per il quarto anno consecutivo ha deciso di abbinare la tradizione, la storia e la naturalità del suo prodotto al FAI.

 

Orario:dalle ore 10 alle 18.

 

Ingresso alla manifestazione + visita: Adulti 10 €; Ragazzi (4-14 anni): 5 €; Bambini (0-3 anni), Iscritti FAI Adulti e Residenti nel Comune di Caravino: gratuito; Biglietto Famiglia (2 adulti + 2 bambini): 22 €.

 

Laboratori: Ragazzi (4-14 anni) e Iscritti FAI gettone animazione: 3 €.

 

IN CASO DI PIOGGIA L’EVENTO SARA’ ANNULLATO ma sarà possibile visitare il Castello.

 

Per informazioni: Castello di Masino, Caravino (TO) tel. 0125.778100; faimasino@fondoambiente.it

Per maggiori informazioni sul FAI consultare il sito www.fondoambiente.it

 

 

 

 

In ricordo di quattro protagoniste della politica piemontese

CONSULTASi comincia lunedì 2 marzo alle 17 con Giovanna Cattaneo Incisa, primo sindaco donna della Città di Torino, dal 1987 al 1990

 

Impegno, rigore, passione nel ricoprire gli incarichi istituzionali in un’epoca in cui le pari opportunità erano meno ‘pari’ di oggi. Sono le caratteristiche che accomunano le quattro donne piemontesi da poco scomparse cui la Consulta femminile ha dedica quattro volumi monografici e quattro incontri nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris. Si comincia lunedì 2 marzo alle 17 con Giovanna Cattaneo Incisa, primo sindaco donna della Città di Torino, dal 1987 al 1990. Con il presidente e la vicepresidente del Consiglio regionale Mauro Laus Daniela Ruffino, delegata alla Consulta, e la presidente della Consulta Cinzia Pecchio, intervengono l’autrice della monografia Donatella Sasso, l’ex vicepresidente e assessore della Giunta regionale Bianca Vetrino, l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani, l’ex assessore del Comune di Torino Fiorenzo Alfieri e l’ex segretario della Fondazione Torino Musei Adriano Da Re.

 

Si prosegue lunedì 9 marzo alle 17 con il ricordo di Nicoletta Casiraghi, prima donna eletta presidente del Consiglio e della Giunta provinciale di Torino, dal 1985 al 1990. Intervengono l’autrice della monografia Sasso, l’ex parlamentare Maura Leddi, gli ex consiglieri regionali Ferdinando Santoni De Sio e Luigi Ricca, anche presidente della Provincia di Torino, il direttore del Centro Pannunzio Pier Franco Quaglieni e il presidente dell’Associazione Aglietta Igor Boni.

 

Lunedì 16 marzo alle 17 viene ricordata Maria Magnani Noya, primo sindaco donna della Città di Torino, dal 1987 al 1990. Ne parlano l’autrice della monografia Caterina Simiand, gli ex parlamentari Giorgio Benvenuto, anche segretario generale della Uil, e Giusi La Ganga, anche consigliere del Comune di Torino, l’ex presidente dell’Assemblea e consigliera regionale Carla Spagnuolo, anche assessore del Comune di Torino, l’ex responsabile dell’Ufficio stranieri del Comune di Torino don Fredo Olivero, l’avvocato Maura Ciani e Paola Bennati dello Zonta Club.

 

L’ultimo incontro, lunedì 31 marzo alle 17, è dedicato alla memoria di Angiola Massucco Costa, parlamentare per il Partito comunista italiano nel 1963 e consigliera comunale a Torino tra il 1970 e il ‘75. La ricordano l’ex parlamentare e assessore del Comune di Torino Maria Grazia Sestero, la dirigente della Regione Piemonte Mirella Calvano, il docente di psicologia dell’Università di Torino Ellenis Bosotti, il filosofo e storico della psicanalisi Franco Quesito e Fabiana Fabiani del Comitato organizzativo Udi.

 

Le quattro monografie, che fanno parte della collana “Donna & Donne”, sono state curate dall’Istituto storico Salvemini di Torino attraverso ricerche d’archivio e incontri con persone che hanno conosciuto le quattro protagoniste, si compongono di un saggio biografico introduttivo che ne evidenzia i percorsi umani e politici, interviste a testimoni della politica, della cultura e della società civile con cui hanno condiviso battaglie e ideali, un’appendice documentaria che ripropone il testo di alcuni discorsi pubblici e un ricco inserto iconografico.

 

(www.cr.piemonte.it)

Info: 011/57.57.291.

"Noi e la Giulia", un maxi spot per la causa No Tav con il contributo dei Beni Culturali

AMENDOLA NOTAV

 

L’attore recita con una maglietta dove si scorge chiaramente la sigla “No Tav”, con un disegno che raffigura il treno come uno squalo che divora tutto. Nei titoli di testa e di coda si ricorda che il film  è stato co-finanziato con il contributo del ministero per i Beni culturali. Forse l’argomento meriterebbe un chiarimento del ministro Franceschini

 

Proprio oggi, 24 febbraio, Matteo Renzi firma a Parigi, nel corso del vertice bilaterale, il protocollo addizionale all’accordo siglato dai due governi nel dicembre 2012, che è l’atto ufficiale per l’avvio della costruzione della Torino-Lione. Vittoria piena, dunque, per i favorevoli all’alta velocità ferroviaria che da quasi vent’anni combattono per quest’opera in grado di superare l’isolamento del Piemonte?

 

Beh, prima di dare fiato alle trombe bisognerebbe fare una valutazione complessiva della situazione socio-culturale e del complesso immaginario collettivo che si è creato attorno alla Tav. Nei giorni scorsi è uscito un film, “Noi e la Giulia”, in cui recita tra l’altro il bravissimo torinese Luca Argentero. Un personaggio, interpretato da Claudio Amendola, è un ex-sessantottino, nostalgico del comunismo e della rivoluzione, sempre pronto a battersi per la giustizia, insomma una figura “positiva”. Ebbene, per buoni dieci minuti Amendola recita con una maglietta dove si scorge chiaramente la sigla “No Tav”, con un disegno che raffigura il treno come uno squalo che divora tutto.

 

Una figura ben nota in Valle Susa e a Torino, che caratterizza i manifestanti contro la Torino-Lione. Per evidenziare la passione civile del personaggio non si poteva mettere una maglietta con il Che Guevara, oppure una scritta tipo “Hasta la victoria siempre”? No, è stato usato volutamente il simbolo dei No Tav, con una diretta pubblicità alla causa. Le aziende solitamente pagano i produttori per piazzare un auto, un vestito, un prodotto qualunque nei film, per questa pubblicità occulta e subliminale che gli spettatori si sorbiscono quasi inconsapevolmente. Ma i No Tav questo trattamento di favore l’hanno avuto gratis! Anzi, nei titoli di testa e di coda si ricorda che il film considerato di “interesse nazionale” è stato co-finanziato con il contributo del ministero per i Beni culturali. Forse l’argomento meriterebbe un chiarimento del ministro Franceschini, se qualche parlamentare un po’ attento (ad esempio il sen. Esposito?) volesse presentare una interrogazione.

 

Se a ciò si unisce che ancora recentemente la magistratura ha smentito la ricostruzione della procura circa le tendenze terroristiche del movimento, nelle sue espressioni più accese, si può concludere che la battaglia legale per la Tav è vinta e l’opera si costruirà (ma il percorso è ancora lungo e pieno di incognite), però la battaglia culturale è decisamente persa, e l’alta velocità, che in ogni paese è voluta dagli ambientalisti per abbattere il traffico su gomma e le emissioni, in Italia è diventato il simbolo del male assoluto, insieme al siciliano Muos (i radar Usa che servirebbero anche per combattere il Califfato), e il Dal Molin, la base vicentina degli alleati americani.

 

Ghinotto

Cesare Lombroso… i buoni e i cattivi

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lombroso2lombroso3La più nota delle sue intuizioni fu la “teoria del delinquente nato” secondo la quale un’alta percentuale dei criminali possiederebbe particolari caratteristiche anatomiche e fisiologiche, presenti fin dalla nascita, che li renderebbe inevitabilmente devianti

 

Anche se le sue teorie furono fin da subito fortemente contestate e oggi hanno solo un valore storico, tutti condividono nel riconoscere in Cesare Lombroso il primo grande studioso di criminologia. Nato a Verona nel 1835 e morto a Torino nel 1909, vanta una vita ricca di esperienze e ricerche: laureato in Medicina a Pavia, lavorò come medico legale in diversi contesti (campagna contro il brigantaggio successiva all’unificazione italiana, nel carcere di Torino,..). Per molti anni portò avanti ricerche sulla personalità criminale e sulle componenti considerate responsabili del comportamento. Con questi studi, Lombroso può considerarsi il pioniere di un indirizzo della criminologia secondo il quale lo studio del reato doveva orientarsi principalmente sulla personalità del delinquente, fino a quell’epoca trascurata.

 

La più nota delle sue intuizioni fu la “teoria del delinquente nato” secondo la quale un’alta percentuale dei criminali possiederebbe particolari caratteristiche anatomiche e fisiologiche, presenti fin dalla nascita, che li renderebbe inevitabilmente devianti. In particolare, Lombroso individuò nella presenza di una “fossetta” anomala dietro l’osso occipitale la prova che criminali si nasca e non lo si diventi, la possibilità, quindi, di distinguere i buoni dai cattivi. Questi fattori individuali innati assumevano nella sua teoria un significato privilegiato come elemento causale della condotta criminosa; Lombroso parla infatti di “determinismo biologico” in riferimento all’inevitabilità con cui questi caratteri anatomici condurrebbero all’esito criminale.

 

La seconda grande intuizione di Lombroso fu la “teoria dell’atavismo”, secondo la quale la condotta criminosa del “delinquente nato” era interpretata come una forma di regressione a livelli primordiali dello sviluppo umano: l’autore di reato, secondo questa prospettiva, è un individuo primitivo nel quale la scarica degli istinti aggressivi si realizza nel delitto senza inibizioni. Lombroso costruì queste teorie portando avanti accurate analisi sulla forma e dimensione del cranio di numerosi delinquenti che ebbe modo di analizzare post-mortem grazie al suo lavoro di medico legale.

 

Ebbe la possibilità di svolgere molte ricerche lavorando come medico militare durante la lotta al brigantaggio intrapresa dell’esercito sabaudo, analizzando la struttura dei crani di migliaia di cadaveri alla ricerca delle caratteristiche comuni che potessero dare ragione della ribellione. Ma il caso che gli rimase più impresso fu quello che esaminò in seguito, il corpo del brigante Giuseppe Villella, settantenne, datosi alla macchia sui monti. Durante l’autopsia fece la “sensazionale scoperta” di alcune caratteristiche anomale a livello delle ossa craniche che lo spinsero a considerare che quelle peculiari caratteristiche ossee avessero avuto una certa influenza sull’attività del cervello. Inoltre, il trovare in un uomo queste malformazioni, normalmente presenti solo in primati e gorilla, lo portò a spiegare l’origine di queste anomalie come un arresto allo stato fetale nello sviluppo del cervello. La presenza di caratteri tipici dei primitivi in un uomo moderno venne quindi considerata da Lombroso come la prova della sua “teoria dell’atavismo”, della presenza di una predisposizione biologica al crimine.

 

Il reato rappresentava, dunque, nella visione lombrosiana un evento strettamente legato a qualcosa di “patologico” o “primitivo” che alcuni uomini presentano come loro specifica caratteristica: esistono uomini buoni, osservanti delle leggi e uomini cattivi che inevitabilmente delinquono perché spinti della loro “natura”. La presenza di caratteri primitivi sarebbe alla base dei comportamenti anomali che derivano quindi, indipendentemente dal un atto di scelta volontaria e cosciente, direttamente da deviazioni della struttura fisica. Secondo questa prospettiva, viene nettamente svalutata l’influenza dell’ambiente, ma anche l’individuo stesso viene deresponsabilizzato poiché non è possibile colpevolizzare una persona per le anomalie biologiche di cui è portatrice e per i crimini che ne derivano.

 

Il problema che si presentò al Lombroso fu quindi quello di ridefinire, alla luce di queste intuizioni e teorie, il problema del reato in termini di libero arbitrio e di responsabilità: se il delinquente è un individuo “anormale” e la delinquenza non è la conseguenza di scelte individuali o influenze sociali, il ragionamento successivo proposto da Lombroso è che non si possa fare nulla nei loro confronti in quanto “predestinati al delitto”. L’unica strada percorribile per la Società è difendersi dalla loro innata pericolosità. Le carceri, secondo la sua prospettiva, avrebbero dunque dovuto assumere non tanto una funzione punitiva, ma andrebbero intese come luogo di cura e l’unico approccio utile nei confronti del criminale sarebbe quello clinico-terapeutico.

 

Sebbene a Lombroso vada riconosciuto il merito di aver tentato un primo approccio sistematico allo studio della criminalità, molte delle sue teorie sono oggi private di ogni fondamento. La scienza moderna ha infatti dimostrato che sia l’ambiente sia i geni influiscono sull’aspetto fisico, e che quest’ultimo non influisce sul comportamento, influenzato invece anche da fattori ambientali, educativi e sociali. Importanti errori metodologici dell’impostazione di Lombroso risiedono nel non aver considerato altre variabili come, ad esempio, l’influenza della vita carceraria sull’aspetto fisico dei detenuti (esempio gli effetti della malnutrizione), così come non aver analizzato il corpo di persone non autori di reati; questo gli avrebbe consentito di scoprire che la famosa malformazione della fossetta occipitale è ugualmente distribuita nell’intera popolazione.
Cesare Lombroso fondò a Torino nel 1876 un museo di psichiatria e criminologia, più tardi chiamato “di Antropologia criminale”.

 

Il museo ospitato all’interno dell’Università, per lungo tempo parzialmente accessibile soltanto per motivi di studio e di ricerca, è stato trasferito ed inaugurato di nuovo il 26 novembre 2009 con una nuova apertura al pubblico. L’odierno allestimento del Museo “Cesare Lombroso” presso il Palazzo degli Istituti Anatomici dell’Università (Via Pietro Giuria, 15) a due passi dal Parco del Valentino, è opera dell’architetto Massimo Venegoni e il percorso espositivo è arricchito da svariate postazioni multimediali per puntualizzare il contesto storico e culturale nel quale si svolse la sua opera.

 

Il Museo ospita collezioni che comprendono preparati anatomici, disegni, fotografie, corpi di reato, scritti e produzioni artigianali e artistiche, anche di pregio, realizzate da internati nei manicomi e dai carcerati. Lombroso iniziò a raccogliere questi materiali intorno al 1859 e continuò a farlo per tutta la vita, con l’aiuto di allievi e ammiratori che in Italia e in altri paesi europei, in America, Asia e Australia, si ispirarono alle sue teorie. Fu poi Mario Carrara, genero e successore di Lombroso, a proseguirne l’opera fino al 1932.Per concludere, una nota particolare: il Museo ospita anche il cranio del brigante Giuseppe Vilella, così importante per Cesare Lombroso che lo teneva come soprammobile sulla scrivania del suo studio. 

 

Roberta Grasso
Psicologa Psicoterapeuta

Cto, trapianto di bacino: bravi i medici e brava la Regione

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tweetNon mancano certo i casi di inefficienza, sprechi e corruzione in un settore tanto importante e delicato. Va anche detto, però, che esistono – e sono la stragrande maggioranza – realtà di eccellenza assoluta nel mondo sanitario, compreso quello piemontese

 

L’opinione pubblica e i giornali raramente esitano a inchinarsi al conformismo imperante. La sanità è intesa quasi sempre come malasanità. Non mancano certo i casi di inefficienza, sprechi e corruzione in un settore tanto importante e delicato. Va anche detto, però, che esistono – e sono la stragrande maggioranza – realtà di eccellenza assoluta nel mondo sanitario, compreso quello piemontese. Se una lampadina si fulmina in ospedale o se accade qualcosa di ben più grave, le colpe sono sempre e solo dell’assessore regionale di turno.

 

Quando si verificano fatti meravigliosi e miracolosi come il trapianto del bacino effettuato al Cto sul ragazzo 18enne, i meriti sono “solo” dei medici. E’ ovvio che la parte più importante l’hanno svolta loro. Ma è anche necessario chiedersi: chi li ha formati? Chi paga i loro meritati stipendi? Non svolgono forse la loro preziosa attività negli ospedali regionali? Chi provvede a dotare le sale operatorie di attrezzature all’avanguardia? Tutto ciò sia detto per riconoscere i dovuti meriti – quando questi esistono – anche alla Regione, istituzione vituperata e famigerata a prescindere, nell’immaginario collettivo viziato da una comunicazione troppe volte distorta e demagogica.

 

Bene ha fatto il Consiglio regionale a lanciare il tweet qui sopra riprodotto, in cui si mettono in risalto due notizie pubblicate sula stessa edizione della Stampa: una di buona amministrazione pubblica, quella di cui abbiamo appena parlato; l’altra di inefficienza, realtiva a un rimborso dovuto ma non pagato a un cittadino dall’Agenzia delle Entrate, causa inadeguati strumenti informatici. Quando forse sarebbe bastato un semplice ed economico foglio excell.

 

In sintesi, mai generalizzare ma discernere caso per caso. Per associarci alle congratulazioni ai medici, al personale ospedaliero (e alla Regione) che hanno effettuato l’incredibile trapianto al Cto e agli auguri di piena guarigione rivolti al giovane sottoposto all’operazione, pubblichiamo di seguito alcuni dei commenti che i nostri lettori hanno postato sulla pagina Facebook del Torinese.

 

(Foto: il Torinese)

 

Anna Lalario Che dire….. grazie di esistere!

Laura Airola Gnota Bravissimi. … una splendida notizia! !!
Silvio Favero Bella notizia!
Lucia Palumbo Bravi !!!!!!!
Nadia Aggio Bravi dottori…tanti auguri al paziente……..
Carlo Quaranta Queste persone sono degne di riconoscimento e stima,solo che hanno un difetto:non sono calciatori,quindi sottostimati,io li premierei per la loro professionalita’ indiscussa.
Amelia Recchia Fiera di essere italiana. Bravissimi dottori.
Daniele Di Salvio Anche per questo sono fiero di questa citta’…..silenziosa ma operosa…..
Michela Bodda Senza parole magnifico
Miriam Chiazzese Eccellenti!!!
Tiziana Tirletti Che bella notizia….a Torino abbiamo delle vere e proprio eccellenze!!!
Giuseppina Costa Finalmente una buona notizia sulla sanità italiana. X di piu a Torino mia città. GRANDI
Silvia Tondato Siete grandiiiiiiii
Rosy Petrone Bravissimi
Tiziana Botta Complimenti

Ivana Siniscalchi Complimenti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Bruna Adriana Zacco bravi

Maria Damaso Quando si criticano i dipendenti pubblici bisogna ricordarsi che anche quei medici e quegli infermieri lo sono

Lucia Saponara Queste sono le notizie che vogliamo leggere la parte bella dell’Italia che fa correttamente e con onore il suo lavoro!! Complimenti a queste equipe di medici!! È lunga vita a questo ragazzo!!!! Grazieeeee

Gilda Ferrucci Complimenti !!!! Auguri al diciottenne.

Ariella Arienti Conosco personalmente il Medico che ha effettuato questo miracolo!! Uomo di grandissime capacità sia lavorative ma soprattutto umane!! Grazie di esistere!!

Trixi Torbe Grandissimi!!!!!

Piera Mastrorillo La buona sanita’ e i bravi medici ci sono!

Laura Ronco Tifi x te coraggio…auguri

Antonina Pirritano ogni tanto una buona notizia!!!!!!!!!!! grazie e grandi……

Irene Mantoan finalmente!!!!!!! dopo aver sentito notizie negative sulla nostra sanita’ una notizia che ci da una speranza in piu’ nella vita!!!!!!!!!! grazie ai nosti medici di eccellenza in questo grande centro sempre piu’ rinnovato e alll’ avanguardia x quanto mi riguarda!!!!!!!!!!!!!!

Poste ridotte, interviene la politica

poste italiane Da Fratelli d’Italia a Mpp l’impegno per contrastare i tagli agli sportelli

 

Proprio non piace al Piemonte il piano di Poste Italiane che prevede una forte riduzione del servizio, con la chiusura di 40 uffici postali e il ridimensionamento dell’orario per 134. E dire che, come recita un documento steso da Uncem, l’Unione che raggruppa i comuni montani, Poste Italiane è una società per azioni a carattere interamente pubblico ed oggi con un bilancio fortemente in attivo. A Palazzo Lascaris il consigliere dei Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone, ha presentato un ordine del giorno in cui chiede a Sergio Chiamparino di aprire un tavolo di concertazione con le amministrazioni comunali per scongiurare la chiusura nei piccoli e piccolissimi comuni. In prima fila per evitare decisioni unilaterali ci sono anche alcuni movimenti presenti sul territorio. In Valcerrina il Movimento Progetto Piemonte nella locale Unione dei comuni ha ottenuto l’approvazione da parte del consiglio di una mozione che chiede l’invarianza della qualità del servizio contestualmente al rafforzamento delle funzioni amministrative associate ed una moratoria per cinque anni del ridimensionamento e della soppressione di uffici postali. “Abbiamo presentato un analogo documento – dice Marco Zatti di MPP – Movimento Progetto Piemonte– a Casorzo e nella Comunità dei ColliDivini in Provincia di Asti, nonché ne verrà presentato un altro nell’Unione tra Sture e Po nel Casalese e  nell’Eporediese, a Parella dove siamo presenti in consiglio comunale con un nostro gruppo, nell’Unione Terre del Chiusella e a Quagliuzzo grazie agli amici di Idea Canavese”. Uncem Piemonte ribadisce, invece, attraverso il suo presidente Lido Riba che “Un servizio come quello postale nei centri rurali e montani non può essere uguale a quello di città, ma diverso e migliore, inoltre serve n piano complessivo sull’area montana del Piemonte”.

(fOTO: I(((

Massimo Iaretti

 (Foto: il Torinese)

Giorgio Conte in concerto benefico contro Ebola

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Alle Fonderie Limone su iniziativa di Madian Orizzonti

 

Un concerto benefico per raccogliere fondi contro l’emergenza Ebola. Madian Orizzonti, la Onlus dei religiosi camilliani di Torino, organizza per il 26 febbraio alle Fonderie Limone di Moncalieri l’iniziativa che vede protagonista Giorgio Conte. Il cantutore, fratello del celeberrimo paolo, si esibirà con Bati Bertolio e Alberto Parone. I fondi verranno destinati all’Ospedale Holy Spirit di Makeni, in Sierra Leone, a sostegno della popolazione locale.

"Disegniamo l'arte" al temporary Museum

museo scienze

Sabato 28 febbraio ore 15,00 – 17,00 

 

Sabato 28 febbraio, dalle 15,00 alle 17,00, presso il Temporary Museum Torino, Basic Village, corso Verona 15/c, si terrà il laboratorio “Le Forme della Scienza” a cura del  Museo Regionale di Scienze Naturali promosso nell’ambito del progetto “Disegniamo l’arte” ideato da AbbonamentoMusei Torino Piemonte. In occasione dell’evento il Museo Regionale di Scienze Naturali curerà una visita guidata al proprio allestimento “Museo da camera: meraviglie del mondo naturale”: i bambini sceglieranno un soggetto da riprodurre con l’aiuto di un esperto di disegno. Il costo del laboratorio è di € 3,00 a bambino, gratuito per le famiglie che possiedono l’Abbonamento Musei. Gli accompagnatori entreranno gratuitamente e potranno visitare il Museo durante il laboratorio dei più piccoli.

Effetti sociali e familiari dell'autismo

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Il  Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un primo documento che costituisce il primo passo per una normativa omogenea che tenga conto delle varie realtà che si occupano delle persone autistiche

 

Il 20 febbraio nella sede del Consiglio regionale si è parlato di autismo. Il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, i consiglieri Domenico Ravetti e Domenico Rossi (presidente e vicepresidente della Commissione Sanità), l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta e l’assessore del Comune di Torino Enzo Lavolta, hanno partecipato all’incontro con il dottor Maurizio Arduino, responsabile del Centro Autismo di Mondovì, in occasione dell’uscita del suo libro “Il bambino che parlava con la luce. Quattro storie di autismo”, Einaudi editore.

 

“Ci sono malattie, quelle più comuni e reversibili, per le quali ci possiamo accontentare di un’informazione asettica: la matematica dei numeri combinata con il ventaglio dei rimedi – ha detto il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus nel saluto introduttivo – . Ce ne sono altre, meno comuni e spesso irreversibili, che invece impongono anche a noi amministratori pubblici una visione più ampia e più profonda del problema, una visione che abbracci gli effetti sociali e familiari delle malattie stesse. Sono particolarmente grato quindi ai colleghi consiglieri Ravetti e Rossi per questo appuntamento: il libro di Arduino offre infatti una preziosa opportunità di conoscenza proprio perché la narrazione non si sviluppa intorno all’autismo in sé, ma intorno alle persone che ne sono affette, ai loro familiari e agli operatori che se ne occupano. Queste testimonianze di vita vissuta, nelle quali ciascuno può ritrovarsi, sono uno speciale punto di vista per chi sia chiamato a legiferare in materia di assistenza e di servizi. Nella convinzione, forte in me e richiamata dallo stesso autore, che non poter guarire non significa mai non poter curare”.

 

L’incontro è stato anche l’occasione per parlare della proposta di legge regionale che sta prendendo forma. “La scorsa settimana – hanno spiegato i consiglieri regionali Domenico Ravetti eDomenico Rossi – il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un primo documento che costituisce il primo passo per una normativa omogenea che tenga conto delle varie realtà che si occupano delle persone autistiche: la famiglia, la scuola, le strutture sanitarie”. La mozione ha impegnato la Giunta regionale a sollecitare Governo e Parlamento anche ad istituire un fondo nazionale in favore dei familiari delle persone autistiche.

 

“Il bambino che parlava con la luce” non è un saggio sulla malattia, ma il racconto di quattro storie vere di bambini e delle loro famiglie, cresciuti con l’autismo accanto. Storie raccontate da uno psicoterapeuta che giorno per giorno le vive, sia dal punto di vista professionale che personale. Una testimonianza delle fatiche quotidiane affrontate dai familiari, ma anche della gioia inaspettata per le piccole conquiste e dell’incredibile opportunità di imparare che i pazienti autistici offrono al mondo degli adulti ‘normali’.All’incontro, ricco di presenze qualificate, hanno partecipato anche i consiglieri regionali Enrica Baricco, Stefania Batzella, Raffaele Gallo.

 

(Federica Calosso – www.cr.piemonte.it)

 

50 sfumature: love or slave?

copia sessoE’ normale chiedersi, in un periodo storico caratterizzato dalla crescente emancipazione femminile, dalla parità di diritti e di genere, come possano conciliarsi questi due modi di essere

 

La trilogia delle “50 sfumature “ ha infiammato gli animi di moltissime donne (e non solo), accendendo discussioni sul perché questo fantomatico Mr Grey attrae così tanto. Le estimatrici dei romanzi infatti sembrano desiderare ardentemente un uomo come il protagonista, un compagno enigmatico e totalmente dominante anche in modi poco “ortodossi”: infatti Mr Grey ha dei gusti sessuali particolari in quanto pratica il sadomaso. Ed è normale chiedersi, in un periodo storico caratterizzato dalla crescente emancipazione femminile, dalla parità di diritti e di genere, come possano conciliarsi questi due modi di essere: da un lato la donna indipendente e padrona di sé e dall’altro la donna sottomessa e schiava.

 

E’ vero che Mr.Grey é un uomo carismatico, affascinante ed incredibilmente bello e quindi riesce ad attrarre il pubblico femminile e forse sotto sotto ogni donna vorrebbe un maschio alpha che sia in grado di prendersi cura di lei in tutti i sensi…Ma la domanda rimane senza risposta. L’adattamento cinematografico del primo libro è nelle sale dal 12 febbraio, giusto in tempo per San Valentino, l’affluenza è stata alta e il pubblico è mediamente soddisfatto: del resto, per quanto l’attore protagonista possa essere bravo, un uomo come Mr.Grey…non esiste.

 

Maria Ferreri

Chiara Mandich