LIFESTYLE- Pagina 427

Tributi sulla casa, occhio all'effetto-annuncio delle riforme a raffica

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LA GANGALA VERSIONE DI GIUSI / di Giusi La Ganga

Varare la riforma dei valori catastali, senza che abbia alcuna immediata conseguenza fiscale. Dare un tempo congruo (due/tre anni) al sistema amministrativo e tributario di metabolizzare le novità, magari coinvolgendo i comuni nella verifica dell’impatto concreto dei cambiamenti

 

Sembra che il governo abbia bloccato in extremis il decreto attuativo della delega fiscale in materia di catasto. Saggiamente, direi. Ma dando ulteriore conferma che il metodo delle riforme a raffica non sempre funziona e talora produce un effetto-annuncio addirittura negativo. Vediamo di che si tratta. Da circa trent’anni si parla di una semplificazione dei tributi sulla casa e sugli immobili, che sono molteplici, onerosi e distribuiti in modo iniquo. La base di tutto sarebbe un nuovo catasto, totalmente informatizzato, capace di registrare le enormi mutazioni che in oltre mezzo secolo hanno investito il territorio. Non certo per far coincidere i valori catastali con quelli commerciali, come qualche sprovveduto riformatore continua a dire, quanto per correggere le iniquità relative fra immobili simili con valori catastali assai diversi. Questo genera le ingiustizie più gravi, normalmente accentuate dal fatto che in questi vent’anni ogni aumento di tassazione è avvenuto con incrementi percentuali lineari. Capita così che chi pagava molto, paga molto di più; e chi pagava poco, usufruendo di valori catastali sbagliati, continua a pagar poco.

 

Già IMU e Tasi, e a maggior ragione la futura “Local Tax”, avrebbero bisogno di essere applicate a valori catastali riformati. Ma qui casca l’asino, ahimè anche quello con le migliori intenzioni. Per riformare i valori catastali occorre un lavoro lungo, che non si è mai fatto per il clima di emergenza finanziaria permanente. Lungo e delicato, perché è connesso con le aliquote applicate: se i valori catastali aumentano le aliquote dovrebbero diminuire, per garantire l’invarianza della pressione fiscale. E a farlo dovrebbero essere i Comuni, tutti finanziariamente in crisi.

 

Se potessi dare un consiglio a Renzi, gli suggerirei di varare la riforma dei valori catastali, senza che abbia alcuna immediata conseguenza fiscale. Dare un tempo congruo (due/tre anni) al sistema amministrativo e tributario di metabolizzare le novità, magari coinvolgendo i comuni nella verifica dell’impatto concreto dei cambiamenti. E fra tre anni , con una base imponibile accertata e più equa, procedere al riordino di tutta la tassazione sugli immobili. E’ possibile immaginare una decisione politica che abbia un orizzonte temporale lungo il tempo necessario perché risulti efficace e non maldestra? L’alternativa sarebbe l’ennesimo provvedimento mal pensato e peggio realizzato, generatore di grandi conflitti fra Stato centrale e Comuni, e probabilmente alla fine causa di un’ulteriore aumento della pressione fiscale.

San Giovanni, Torino in festa

farò2farò3Il 24,  il clou della festa, con lo spettacolo dei fuochi artificiali alle 22.30 lungo il Po

 

Iniziano i festeggiamenti per San Giovanni, il patrono di Torino. Già martedì, dalle 18.30, la sfilata in costumi d’epoca per le vie del centro e in piazza san Carlo, dell’Associazione Piemonteisa. Invece, piazza Vittorio dalle 17 alle 24, concerti e spettacoli, con un tributo ad Elton John. In piazza Castello alle 21.30 viene acceso il tradizionale Farò. Il 24, giorno di San Giovanni, invece, il clou della festa, con lo spettacolo dei fuochi artificiali alle 22.30 lungo il Po.

 

(Foto: il Torinese)

In fila davanti al Valdese per "metterci le tette"

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Una “visita di protesta” organizzata dall’associazione Mettiamoci le tette che ormai da mesi continua a manifestare contro la decisione dell’assessore di riconvertire la struttura alla riabilitazione

 

Più di cento donne in fila. Qualche chiacchiera, qualche sorriso ma soprattutto la costanza e la caparbietà di restare ore in coda ad aspettare il proprio turno. Non è l’inizio dei saldi e non è neanche la presenza di qualche personaggio famoso a cui chiedere l’autografo. Questo è lo scenario che si è presentato sabato 20 giugno davanti all’ospedale Valdese, dove tantissime donne si sono messe in fila in attesa di un controllo gratuito a favore della prevenzione contro il cancro al seno. In un’ora circa 60 donne sono state visitate gratuitamente da quattro medici dell’équipe dell’ex-senologia dell’ospedale di via Silvio Pellico 19, mentre molte altre continuavano ad arrivare e a prendere posto nella fila.

Una “visita di protesta” durata fino alle 18 ed organizzata dall’associazione Mettiamoci le tette che ormai da mesi (ricordiamo la manifestazione dello scorso 13 dicembre), continua a protestare contro la decisione dell’assessore di riconvertire la struttura alla riabilitazione. ”Vogliamo continuare ad essere un riferimento per tutte le donne”- afferma la presidente dell’associazione Carla Diamanti – “ e anche se i politici continueranno ad ignorare le nostre richieste, noi continueremo a far sentire la nostra voce”- Una protesta fuori dal comune che dimostra come, a volte, si possa far sentire il proprio grido di disapprovazione anche solo grazie alla semplicità di un comune gesto. Una fila silenziosa, sorridente ma soprattutto unita e compatta contro la malattia perché, come recita lo slogan “la prevenzione non ha prezzo”.

 

Simona Pili Stella

Imbelli nella guerra della Nutella, arrendevoli sul fronte dei malati psichiatrici

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chiampafassinoIL GHINOTTO DELLA DOMENICA

Ma il buon Chiampa, di fronte all’indecoroso spettacolo dei migranti respinti alla frontiera di Ventimiglia, non le ha mandate dire : “L’atteggiamento della Francia mi sembra egoista e chiuso ai limiti della spudoratezza”

 

C’è mancato poco, a oltre 250 anni dalla gloriose giornate dell’Assietta, di dover risalire le valli per far fronte alle orde francesi calate sul Piemonte. Per fortuna i cugini transalpini, distratti dalle avventure amorose di Hollande, non hanno dato troppo peso al violento attacco sferrato dal nostro governatore. Il buon Chiampa, di fronte all’indecoroso spettacolo dei migranti respinti alla frontiera di Ventimiglia, non le ha mandate dire : “L’atteggiamento della Francia mi sembra egoista e chiuso ai limiti della spudoratezza”. Un tempo per molto meno si sarebbero ritirati gli ambasciatori. A dire il vero una risposta indiretta dei “bleu” è arrivata, e se n’è incaricata proprio l’ex-moglie di Hollande, la ministro dell’Ecologia Ségolène Royal che ha invitato a non consumare più la Nutella “per salvare il pianeta” con riferimento all’uso dell’olio di palma, ingrediente della pasta di cioccolata made in Alba, che provocherebbe la “deforestazione massiccia”. Detto dalla rappresentante di una nazione che per trent’anni ha scaricato bombe nucleari nel paradiso naturale di Mururoa, nel Pacifico, suona un po’ ipocrita, ma si sa che i francesi hanno una tendenza quasi naturale alla supponenza.

 

L’attacco alla nostra (quasi) unica gloria di calibro internazionale avrebbe meritato ben altra reazione, e invece neppure un amministratore piemontese si è schierato a difesa della “spalmabile” che ha fatto felice generazioni di bambini, e non solo. Certo sono giorni impegnativi per i nostro massimi vertici istituzionali. Visita del Papa a parte, Fassino è tutto preso a negare le illazioni che lo danno prossimo candidato per la Regione. Ha scritto persino a La Stampa senza pensare che una smentita è una notizia data due volte. Lo stesso Chiamparino è stato messo letteralmente sotto assedio dalle associazioni psichiatriche che con tanto di pazienti al seguito hanno quasi militarmente occupato Palazzo Lascaris, in occasione del dibattito, chiesto dall’opposizione, sulla delibera della Giunta che riordina politiche e strutture residenziali destinate alla cura dei malati di mente.

 

In una  Sala Viglione affollata all’inverosimile, Chiamparino e gli assessori Saitta e Ferrari sono stati sonoramente bastonati da chi lamentava il fatto che la Giunta avesse deciso senza dialogare con operatori e famiglie. Inoltre il cambio di classificazione dei “gruppi appartamento” e “comunità alloggio” dall’ambito sanitario a quello sociosanitario, porterà inevitabilmente le famiglie a vedere aumentati i costi a carico, visto che le casse dei Comuni sono praticamente vuote. La risposta di Saitta, primo responsabile della decisione, è stata abbastanza debole: ha negato che la decisione abbia ragioni economiche (ma dai!) e si è limitato a parlare di riordino di un settore dove gli interessi degli operatori sembrano prevalere su quello dei malati. In effetti, è parso anche agli osservatori più attenti che all’origine della protesta non ci fosse tanto il disagio dei pazienti quanto l’interesse delle strutture.

 

Comunque, la protesta ha scoperto un nervo sensibilissimo nel Pd, perché molte di queste associazioni fanno capo a quell’area. Per cui la maggioranza ha approvato un ordine del giorno, appena meno severo di quelli respinti dell’opposizione, che in pratica “commissaria” Saitta e Ferrari, imponendo il coinvolgimento “in un tavolo permanente, dei Dipartimenti di Salute mentale, delle Associazioni dei pazienti, degli enti gestori e dell’Anci”, nonché la commissione Sanità, e di avviare “un confronto costruttivo tra i soggetti istituzionali interessati, in modo da prevederne le conseguenze economiche, sociali e sanitarie e elaborare modalità atte a fronteggiarle adeguatamente”. Insomma, una resa quasi totale per la Giunta, che ora ha una grana in più da gestire.

 

Ghinotto

 

In Riviera con la nostalgia della Lira

PIAZZA LIRA

Una piazza di Finale intitolata alla cara vecchia divisa italiana

 

Per i torinesi che decidono di trascorrervi le loro vacanze oppure i fine settimana, la Liguria, sotto l’aspetto della toponomastica e della cartellonistica continua ad essere fonte di sorprese. Qualche mese fa l’obiettivo de Il Torinese aveva colto la campagna in atto a Celle Ligure relativa ai diritti al parcheggio dei diversamente abili oppure l’appello alla civiltà per i proprietari dei cani. Questa volta l’attenzione è su una intitolazione: a Finale Ligure (per la precisione a FinalBorgo) è stata notata una piazza intitolata alla Lira Italiana. Davvero la nostalgia per gli amici liguri è tanta se hanno avuto il tempo di valutare e proporre una simile intitolazione che apre le porte, sempre in terra di Liguria per avere, magari una via della Dracma (sempre che Tsipras non riesca davvero a resuscitarla), oppure un vicolo Franco Francese e, perché no, un carruggio del Marco tedesco o della Peseta.

Massimo Iaretti

Occitani a "Coniolo Folk"

MUSICA FOLK

I protagonisti più attesi sono i Lou Dalfin

 

La musica occitana sarà oggi, sabato 20 giugno, protagonista a Coniolo, paese della collina monferrina a pochi chilometri da Casale Monferrato, nell’ambito di Coniolo Folk, rassegna di musica popolare in Monferrato, alla sua prima edizione. Alle ore 15.30 inizia lo stage di danze occitane e franco provenzali, guidati e seguiti dal gruppo Rate Dansoire Dij Tre Cantoni. Nella serata, invece, sarà la volta di gruppi come gli Ariondassa, Esprit Follet, ancora i Rate Dansoire Dij Tre Cantoni, ma i protagonisti più attesi sono i Lou Dalfin, che cantano nella tradizionale lingua d’Oc e portano la cultura occitana in giro per il mondo. Fondati nel 1982 da Sergio Berardo realizzano nei primi due anni Lp acustici che caratterizzano il percorso della formazione originaria. Dopo quella fase iniziale il gruppo prende una pausa di riflessione sino al 1990 quando, con una nuova formazione, iniziano il percorso che li porterà nel 2004 ad aggiudicarsi la Targa Tenco per il miglior album in vernacolo con “L’oste dei Diau” , a tenere oltre 1300 concerti non solo in Italia e realizzare altri 9 album. E nell’occasione a Sergio Berardo sarà consegnato il premio “Coniolo Folk 2015”.

 

Massimo Iaretti

Feste di piazza, Torino non sta mai ferma ma i cessi sì

Il grande palco allestito in piazza San Carlo, che ha ospitato il Torino Jazz Festival, il megaschermo della finale di Champions e, in questi giorni  la rassegna Torino Classical Music, non poteva essere piazzato altrove?

 

cesso chimicoEvviva la Torino dei grandi eventi sportivi, musicali, (nazional)popolari. L’eredità olimpica non è fatta solo di debiti. I Giochi del 2006, da quando “Torino non sta mai ferma”,  ci hanno anche lasciato un’immagine rinnovata della città che prima era solo industriale e oggi  vivacchia di turismo e cultura, due filoni su cui c’è ancora molto da investire ma sui quali merita puntare. La desertificazione di via Roma pedonalizzata ha costretto la civica amministrazione a rimangiarsi la promessa fatta tempo fa: “mai più baracconi, gazebo e gonfiabili nelle vie o piazze auliche”. Ma il vuoto pneumatico creatosi dopo il divieto di circolazione imposto ai veicoli, in qualche modo bisognava pur colmarlo. E così nel tratto pedonalizzato, tra piazza San Carlo e piazza Castello si alternano bancarelle delle associazioni, stand del car sharing, mezzi ecologici della flotta Gtt esposti al pubblico. Bon. C’è però da chiedersi: il grande palco allestito in piazza San Carlo, che ha ospitato ilcavallo bronzo Torino Jazz festival, il megaschermo della finale di Champions e, in questi giorni  la rassegna Torino Classical Music, non poteva essere piazzato altrove? intendiamoci, gli eventi citati sono di tutto rilievo culturale/sociale. Però il senso comune e  il costume dei torinesi non  vedono di buon occhio eventi di massa nel “salotto” subalpino. Sarà che le vittime dei moti di piazza – proprio di quella piazza – per il trasferimento della capitale da Torino a Firenze nel 1864, hanno lasciato uno spiacevole ricordo. Un gioiello storico e architettonico come quello che ospita nel bel mezzo la scultura equestre del Cavallo di bronzo merita di essere tutelato, protetto e ammirato in religioso silenzio. Non si lamentano forse i politici e i cittadini che le periferie sono troppo trascurate, rispetto al cuore urbano? E allora proviamo a spostare le manifestazioni di massa in luoghi più decentrati. Turisti e appassionati di musica, sport e altri generi sarebbero comunque disposti a salire su tram e metropolitana per assistere ai grandi eventi nel piazzale del Lingotto o in piazza d’armi, tanto per fare due ipotesi. Così che le vetrate antiche delle due chiese gemelle barocche di Santa Cristina e di San Carlo non debbano più tremare per l’esultanza o il dolore dei tifosi bianconeri. Così che antiestetici cessi chimici non siano piazzati in bella vista nello spazio tra i due edifici religiosi e i tavolini del caffè Torino. 

 

(Foto: il Torinese)

Visita in cima al campanile del Duomo

DUOMO SINDONE

L’iniziativa si svolge ogni sabato, dal 9 maggio al 20 giugno

 

E’ tempo di Ostensione e Somewhere tour Operator propone un percorso di visita che termina al tramonto, sul campanile del Duomo di Torino. L’iniziativa si svolge ogni sabato, dal 9 maggio al 20 giugno,  alla scoperta di luoghi storici e Chiese, fino in cattedrale e alla Sindone. Al termine la salita sulla Torre Campanaria, a quota 40 metri di altezza, per ammirare un panorama unico sulla città.

 

(Foto: il Torinese)

Servizi psichiatrici, audizione in Regione

Presenti consiglieri, operatori e sindacati del settore psichiatrico, associazioni di utenti e familiari

 

consiglio X 1La Sala Viglione di Palazzo Lascaris era gremita di persone anche in piedi. C’erano tutti: consiglieri, operatori e sindacati del settore psichiatrico, associazioni di utenti e familiari. Infatti, prima dell’avvio del dibattito sulla psichiatria, il 16 giugno, (sessione straordinaria sul riordino dei servizi psichiatrici), il presidente dell’Assemblea Mauro Laus, considerata la situazione di preoccupazione espressa dai rappresentanti delle numerose associazioni di settore presenti tra il pubblico, ha concesso un’audizione, svoltasi in Sala Viglione, sospendendo momentaneamente la seduta in deroga alle normali consuetudini. Erano presenti – oltre al presidente Laus e a diversi rappresentanti dell’Udp e della Conferenza dei capigruppo, nonché il presidente della IV Commissione Domenico Ravetti – il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, il vicepresidente Aldo Reschigna, gli assessori Antonino Saitta (Sanità) e Augusto Ferrari (Politiche sociali). Per gli auditi, oltre ad alcuni utenti, hanno parlato Barbara Bosi del Coordinamento Almm (Associazione per la lotta contro le malattie mentali) e Diapsi (Difesa ammalati psichici), Guido Geninatti dell’Alleanza delle cooperative sociali del Piemonte, Sara Cassin presidente nazionale Fenasco (Federazione nazionale strutture comunitarie psicosocioterapeutiche), Luciano Sorrentino Psichiatria democratica e Alessandro Zanetti della Confederazione unitaria di base sanità e assistenza.

 

I punti principali messi in risalto dall’audizione sono: in primo luogo, l’accusa verso l’Esecutivo di non aver dialogato con gli operatori, gli utenti e le famiglie rappresentanti il mondo della psichiatria, prima dell’adozione della deliberazione del 3 giugno “Riordino della rete dei servizi residenziali psichiatrici”; in secondo luogo, il timore che il passaggio della classificazione, previsto dalla delibera, dei “gruppi appartamento” e “comunità alloggio” dall’ambito sanitario a quello sociosanitario, porti un aumento dei costi, attraverso una compartecipazione della spesa del 60% a carico dei comuni e degli utenti, con rischio di mancanza di risorse da parte degli enti locali, e di forte aggravio di spesa per gli utenti. Il dibattito in Aula è ruotato soprattutto attorno a questi temi ed è stato aperto da Gian Luca Vignale (FI), primo firmatario della richiesta della sessione straordinaria, sottoscritta da tutti i gruppi delle opposizioni. L’esponente di FI ha lamentato che “la Giunta regionale ha scavalcato il Consiglio regionale senza i dovuti passaggi in Commissione. Comportamento non giustificato dalla fretta perché la delibera è destinata ad entrare in vigore il 1° gennaio 2016”. Alle accuse mosse dalle associazioni Vignale ha anche aggiunto che “la psichiatria è l’unico ambito della sanità piemontese nella quale il paziente non può scegliere il luogo dove curarsi” ed ha rivendicato la buona base di partenza che poteva essere utilizzata e costituita da quanto predisposto dall’Esecutivo nella precedente legislatura.

 

L’assessore Saitta è intervenuto per spiegare che “il lavoro che stiamo facendo non è finalizzato a far quadrare i conti” ma certamente “i gruppi appartamento che, oltretutto, non sono accreditati, lavorano con tariffe da 40 euro fino a punte di 165. Dobbiamo fare una ricognizione su quali siano le caratteristiche che devono avere i gestori e quali i criteri dei contributi e mettere in ordine e uniformare le tariffe. Ci viene chiesto anche dalla Corte dei conti e dal ministero. Vogliamo mettere al centro la salute del paziente in questa fase di transizione per mettere a punto le nostre misure fino al gennaio 2016 con la collaborazione di tutti i soggetti interessati. Dobbiamo verificare l’appropriatezza delle strutture rispetto ai loro assistiti e arrivare all’accreditamento delle stesse che è molto importante anche per uscire dai vincoli del piano di rientro”.

 

“Dal punto di vista politiche sociali – ha spiegato l’assessore Ferrari – credo che la questione di fondo stia in una domanda: il modo con cui in Regione Piemonte, nell’arco degli ultimi 15 anni, ha applicato i livelli essenziali di assistenza. Spesso il Piemonte ha saputo essere all’avanguardia ed indicare la strada, alle altre Regioni, concentrandosi nell’area della integrazione sociosanitaria sul tema della non autosufficienza”. Importante ha proseguito l’assessore “come detto anche dal collega Saitta, l’apertura di un tavolo di confronto con tutte le realtà che operano nel settore e, in quest’ambito, affrontare la questione dei gruppi appartamento per definire la fisionomia che queste realtà possono avere, tenendo conto dell’importante valenza terapeutiche che hanno avuto nella nostra regione”.

 

Il presidente della IV Commissione è intervenuto asserendo del dovere di “dare futuro a quest’ambito è un obiettivo non più rinviabile. È importante mettere al centro i bisogni ed i diritti del paziente, sapendo che la delibera è un punto di partenza. Trovare regole condivise tra tutti i soggetti del mondo della psichiatria”.Nella discussione sono poi intervenuti diversi consiglieri della maggioranza, Nino Boeti, Paolo Allemano, Andrea Appiano e Nadia Conticelli (Pd), Alfredo Monaco (Scelta civica) e Marco Grimaldi (Sel) che hanno sostanzialmente appoggiato l’operato dell’Esecutivo, pur se con qualche aspetto da chiarire meglio secondo Scelta civica e Sel, per i quali il mondo della psichiatria deve essere ascoltato attentamente, essendovi pure diverse esperienze che devono essere preservate.

 

Per il gruppo M5S, hanno parlato Giorgio Bertola, Davide Bono e Stefania Batzella che hanno usato toni molto duri, asserendo che “prendere in giro i consiglieri di opposizione va bene, ma i malati e le famiglie no. È stato fatto un convegno il 29 maggio ed approvata una mozione per incontrare gli operatori del settore e le associazioni dei familiari per discutere della parte sostanziale della delibera. Dovevate averè la bozza di delibera pronta e non l’ha avete presentata. Avete sottratto volontariamente al dibattito questa vostra decisione”. Quindi, “istituire un osservatorio permanente non sarebbe male, come aprire un tavolo di lavoro e di confronto. Ma è prima delle delibere che bisogna ascoltare i soggetti interessati”. Ed ancora, “quanto fatto oggi, quasi un Consiglio aperto più che un Consiglio straordinario, è positivo, anche se il Pd è poco favorevole ai Consigli aperti forse perché poi ci si deve confrontare con operatori. Temiamo che la Giunta stia costruendo un nuovo Piano sociosanitario senza confrontarsi con il Consiglio e con gli operatori. Se la gestione commissariale della Sanità porta ad atti assunti in modo troppo precipitoso e frettoloso, tanto vale partire con percorsi più condivisi”.

 

La seduta si è chiusa con la votazione di tre ordini del giorno e una mozione. Approvato l’ordine del giorno proposto dal primo firmatario Domenico Ravetti (Pd), che impegna la Giunta regionaleaffinché, nella fase transitoria prevista dalla D.G.R. n. 30-1517, il percorso di attuazione avvenga tramite il coinvolgimento, in un tavolo permanente, dei Dipartimenti di Salute mentale, delle Associazioni dei pazienti, degli enti gestori e dell’Anci; a prevedere, nel percorso attuativo, un confronto costruttivo tra i soggetti istituzionali interessati, in modo da prevederne le conseguenze economiche, sociali e sanitarie e elaborare modalità atte a fronteggiarle adeguatamente; ad effettuare una rivalutazione periodica degli obiettivi del riordino parallelamente al progredire della conoscenza della domanda consentendo l’adattamento dei modelli di riferimento delineati nella delibera approvata all’effettiva realtà del territorio regionale; a coinvolgere mediante pareri e indirizzi la Commissione consiliare Sanità, Politiche sociali e Politiche per gli anziani”. Respinta la mozione del primo firmatario Gian Luca Vignale (FI) per impegnare la Giunta regionale a ritirare la delibera n. 30 del 3 Giugno 2015 e costituire un Osservatorio permanente sulla psichiatria costituito da enti locali, associazioni di pazienti e familiari e imprenditoria sociale al fine di predisporre un nuova delibera di riordino dei servizi psichiatrici e due un ordine del giorno della prima firmataria Stefania Batzella (M5S) per istituire un tavolo di confronto fra i rappresentanti pubblici e privati impegnati nel riordino della rete dei servizi residenziali della psichiatria e delle famiglie dei pazienti che approdi alla revisione della delibera e per migliorare l’assistenza residenziale e semiresidenziale dei disabili psichici.

 

AB – www.cr.piemonte.it

La Carmen del Regio protagonista al "Torino Classical"

Dal 23 al 28 giugno in piazza San Carlo un tributo sotto le stelle ai compositori più celebri di diversi Paesi Europei e non

 

regioCon la Carmen di Bizet il Teatro Regio inaugurera’ il Torino Classical Music Festival, promosso dalla Città di Torino dal 23 al 28 giugno prossimi.  Dopo il successo delle passate edizioni, con il Festival Beethoven e il Festival Mozart, la piazza salotto torinese si trasformerà nuovamente in un palcoscenico sotto le stelle,  proponendo una successione di sei serate di opere, concerti, sinfonie, ciascuna dedicata a un Paese diverso. A inaugurare la rassegna sarà martedì 23 giugno, alle 22.15, il teatro Regio con la Carmen di Georges Bizet in forma semiscenica, nell’adattamento e con i testi di Marco Ravasini.  Ne saranno protagonisti Ekaterina Semenchuk nel ruolo di Carmen, Andrea Care’ in quello di don José,  Erika Grimaldi in quello di Micaela e Elia Fabbian in quello di Escamillo.  A dirigere il maestro americano Ryan McAdams.  Messa in scena e costumi sono curati rispettivamente da Anna Maria Bruzzone e Laura Viglione, mentre musica e cori sono eseguiti dall’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino e dal coro di voci bianche del teatro Regio e del Conservatorio di Torino, diretti dal maestro Claudio Fenoglio.  Alle 22 lo spettacolo sarà preceduto da una breve guida all’ascolto di Alberto Mattioli.

 

La Carmen di Bizet rappresenterà il tributo a Francia e Spagna, quindi sarà la volta, il 24 giugno alle 21, del l’omaggio alla Germania, con l’esecuzione da parte dell’Orchestra Filarmonica di Torino, di musiche di Beethoven, Mendelssohn e Schumann; il 25 giugno sarà tributato un omaggio alla Russia, con pagine di Sostakovic,  Stravinskij e Musorgskij,  eseguite dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, a partire dalle 21.30. Il 26 giugno, alle 21.30, andranno in scena le più belle Sinfonie rossiniane,  in omaggio alla grande tradizione operistica italiana, eseguite dal Teatro Regio. Il 27 giugno il Festival sarà tutto dedicato a compositori statunitensi,  con un omaggio a Gershwin, Barber, Bernstein e Williams,  per l’esecuzione da parte dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, a partire dalle 21.30. La serata conclusiva sarà dedicata ai compositori austriaci, con l’esecuzione da parte dell’Orchestra Filarmonica di Torino,  di musiche di Schubert,  Haydn e Mozart ( dalle 21.30). Gli spettacoli saranno resi ben visibili grazie al posizionamento di tre grandi schermi, due ai lati del palco e uno dietro il Caval d’Brons,  accanto a quello di duemila e 100 sedie. Nelle serate del 23, 25, 26, 27 giugno verrà anche proiettato un video di guida all’ascolto realizzato dal critico musicale e giornalista Alberto Mattioli e, per i concerti del 24 e 28 giugno, da Nicola Campogrande,  direttore artistico dell’Orchestra Filarmonica di Torino.

 

In occasione del Classical Music Festival la Città di Torino aprirà al pubblico le principali corti dei suoi palazzi barocchi e la mostra “Arti alle Corti” costituirà,  con il suo splendido percorso di sculture e creazioni di arte contemporanea,  lo spazio ideale destinato ai concerti che completeranno il cartellone del Festival,  con protagonisti insegnanti e studenti italiani e stranieri dell’Accademia Musicale Torinese, del Conservatorio di Torino, Cuneo e Alessandria,  del Jazz Club, e dei corsi di Formazione Musicale della Città di Torino.

 

Mara Martellotta