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Amarcord Festa de l'Unità: oro di Mosca e birra polacca, ma che bei tempi!

STORIE DI CITTA’ / Di Patrizio Tosetto

 

tosettoCi dissero, dopo che avevamo comprato enormi quantità di birra, che bisognava vendere solo birre polacche, in appoggio all’azione politica di Wojciech Jaruzelscki contro il sindacalista reazionario Lech Walesa. Che si fa con l’altra birra? “Dovete convincere il  Segretario organizzativo”. Nientepopopodimenochè : Giorgio Napolitano

 

 

unita novelli jottiSerata al Festival dell’Unità, cena e, dopo, l’immancabile dibattito sull’area Metropolitana. All’ingresso tanta polizia. Non c’ero abituato. Osservo alcune cose positive. Giovani volontari tra gli stand a servire. Giovanissima raccoglie gli ordini, sorridente ed impacciata. Alla  terza che si ripresenta mi sento in dovere di chiederle in quale sezione è iscritta. Stupita mi risponde di non essere iscritta e di risiedere a Vinovo. Poi gli incontri, casualmente di rito. Dal segretario di Federazione agli attivisti conosciuti da tempo immemorabile. Con le solite ciance sull’oggi, sul futuro incerto e sui mille ricordi.

Sapete?, il primo Festival Nazionale, nel 1971 si tenne a Torino. Ogni sezione, ogni zona, ogni federazione ne teneva uno. Autofinanziamento  e
totale volontariato. Nelle situazioni più spartane anche i volontari pagavano il mangiare.  Vero che c’era l’oro di Mosca, ma c’era anche questo. Si
portavano vecchie reti da letto per grigliare le costine. Solo ed esclusivamente costine. Poi, a metà anni 70 il rinnovamento riguardò anche la
cucina e sopratutto il vino. Compagni e compagne nati nelle Langhe furono protagonisti di brasati al Barolo ( con il nobile vino messo a piccole
dosi nel momento finale della cottura ). Che credi, caro compagno, gli osti fanno lo  stesso.
unita manifestoEd il mitico Lucio Dalla che ci ricordava: la musica andina, la stessa storia,  che noia mortale. Al parco Ruffini, dentro il Palazzetto ,concerti a
GO-GO. Per 17 giorni tutte le sere a tirar tardi, con l’umidità settembrina che ci assaliva. Due ricordi, solo due episodi. La federazione giovanile
comunista gestiva l’area giovani. Montati gli stand, due erano vuoti e non sapevano come riempirli. Mi venne un’idea. nell’anno in corso avevamo
avanzato molti manifesti dei cantanti in concerto. Vendiamoli a 500 lire l’uno. non li venderemo ma almeno servirà a riempire.Fu un successone
con relativo incasso. Ovviamente, vista l’assenza di costi, tutto utile. Ma come veniva suddiviso? Nel nome delle gerarchie dell’organizzazione
l’incasso sarebbe dovuto essere centralizzato e in un secondo momento ridistribuito.  Mi spiego. Ogni Stand era gestito dagli iscritti di una o più
sezioni. L’incasso giornaliero veniva versato ai responsabili amministrativi di zona. Incasso 10, ci si tratteneva uno. La “cresta” veniva versata
nelle casse delle sezioni e della zona. L’amministrazione centrale, pagati i fornitori, ridistribuiva una parte degli incassi in base al numero degli
iscritti delle singole zone. Le singole zone ridistribuivano alle sezioni.unita torino 2
Vero, c’era l’oro di Mosca. Ma anche, e per quello che mi riguarda, soprattutto questi volontari, cioè gli attivisti. Fin tanto che c’ero non ho mai
assistito a “sparizioni” di soldi. Secondo episodio. 1981,  ritorna a Torino il Festival nazionale dell’Unità. Tutto Agosto passato a lavorare per il
montaggio. Questa volta l’area Giovani era immensa. Grande birreria. Mesi prima erano state ordinate direttamente dalle case madri  enormi
quantità di birra Leffe e Bass. A metà agosto veniamo convocati da uno dei segretari amministrativi della Direzione Nazionale. In chiaro accento
emiliano-romagnolo ci viene intimato di vendere solo birra polacca perché non pastorizzata. Ribatto che non è possibile: ci risulta che i camion
con le botti di birra sono già partiti. Ci replicano: le birre polacche sono già state pagate dal Partito, in appoggio all’azione politica di Wojciech
Jaruzelscki contro il sindacalista reazionario Lech Walesa. Sbotto, dico: magari consumiamo tutto.
unita locandinaIl nostro interlocutore chiude la riunione. Va bene, ma dovete convincere il Segretario organizzativo. Nientepopopodimenochè : Giorgio
Napolitano. Il giorno dopo, l’incontro. Arriviamo puntualissimi e timorosi. Fermati dal Servizio D’ordine, fatti 10 metri, seduto a un piccolo
tavolinetto, Giorgio Napolitano: scriveva. Gentilissimo ci fa accomodare chiedendoci il permesso di poter continuare a scrivere. Assolutamente! Ci
fa ricapitolare il tutto. 3 minuti. Alza lo sguardo, ci guarda negli occhi. e ci chiede: garantite voi che si venderà tutto? Si! Bene, ne siete
politicamente responsabili. Vi saluto. Ci siamo alzati ed ognuno ha pensato: per ora è andata. Per dovere di cronaca abbiamo finito tutto
due giorni prima della chiusa del Festival.
Già. Almeno, allora, le vie per la rivoluzione erano infinite. Si aprivano gli anni 80 che al loro volgere hanno visto cadere il Muro di Berlino. Ma
questa, direbbe qualcuno, è già un’altra Storia.

Scacco Matto alla Venaria

Gli scacchi i grandi protagonisti di una domenica regale di settembre  con gli istruttori della Società Scacchistica Torinese

 

 

venariaGli scacchi saranno i protagonisti assoluti di domenica 6 settembre nei giardini della Reggia della Venaria Reale,  per il primo appuntamento dopo la pausa estiva di  una “Giornata da Re”,  con il titolo “Scacco a corte”. Si tratterà di una giornata dedicata agli scacchi, con la partecipazione degli istruttori della Società Scacchistica Torinese, una scacchiera gigante e tante altre sparse nei giardini reali. Dalle 11 alle 18 i partecipanti saranno invitati a cimentarsi nel gioco degli scacchi insieme agli istruttori.  Alle 12 in programma, nella Sala della Musica, un recital pianistico, nell’ambito della rassegna di “Musica a corte”, con brani di Bach, Chopin, Beethoven, Ravel e Brahms ,eseguiti da Cecilia Collura, allieva della Scuola di Pianoforte diretta da Luigi Mariani al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

 

Dalle 15.30 alle 17, nella Allea Reale della Reggia, si potrà assistere allo spettacolo “Sha Mat! la battaglia degli scacchi”, a colpi di veri e propri monologhi poetici, con la partecipazione di 32 attori, ideato e diretto da Oliverio Corbetta,  scritto da Ezio Partesana, e a cura dell’Associazione Liberi Pensatori Paul Valery. La mente corre alla celebre partita che si svolge a Marostica scritta appositamente  dal poeta Ezio Partesana.  Ogni movimento prevede, infatti, un breve monologo poetico recitato dalle pedine viventi. Si combatterà una vera e propria battaglia che si concluderà con l ‘inesorabile scacco matto, “Sha mat!” , in arabo “Il re è morto”. Una bella colonna sonora accompagnerà la “cruenta” battaglia.

 

Dopo la pausa di agosto,  riprendono così, alla Reggia della Venaria Reale, gli affascinanti appuntamenti delle Giornate da Re 2015, rassegna promossa dalla Venaria Reale,  a cura e con il coordinamento della Fondazione della via Maestra, che ha proposto da aprile, giornate ricche di rievocazioni, giochi, fiabe, concerti di musica barocca, classica e moderna, oltre a spettacoli di danza e teatro.

L’iniziativa è fruibile con il biglietto d’ingresso ai giardini della Reggia.

 

Mara Martellotta

Trapianto di rene su paziente sveglio

Il donatore dell’organo trapiantato è un uomo di 41 anni, morto a Novara, che, oltre ai reni, ha donato cuore e fegato

 

molinetteE’ la prima volta che in Italia viene trapiantato un rene a un paziente sveglio. L’intervento è stato effettuato  alle Molinette, senza anestesia generale, ma soltanto con anestesia combinata peridurale e spinale. Il paziente, un 38enne di Napoli, era affetto da Sindrome di Alport . A causa di una grave insufficienza respiratoria, non avrebbe potuto reggere a un’anestesia generale. Il donatore dell’organo trapiantato è un uomo di 41 anni, morto a Novara, che, oltre ai reni, ha donato cuore e fegato.

 

(Foto: il Torinese)

Riprendono le visite a Palazzo Lascaris

consiglio lascaris

Scuole, associazioni e singoli cittadini possono prenotare la visita online

 

Da venerdì 4 settembre riprendono a Palazzo Lascaris le visite guidate alla parte aulica dell’edificio barocco e all’aula consiliare. Scuole, associazioni e singoli cittadini possono prenotare la visita online seguendo le indicazioni che si trovano sul sito www.cr.piemonte.it (nell’home page alla sezione “Per il cittadino”, alla voce “visita Palazzo Lascaris”) o telefonando al numero 011.5757.509. Il palazzo è attrezzato per l’accoglienza dei visitatori diversamente abili.

Edera vince la finale piemontese di “Una ragazza per il cinema”

È nata il 29 settembre 1998, segno zodiacale bilancia il segno dell’equilibrio sopra ogni cosa, dello charme e della raffinatezza, in Romania a Bacău

 

ragazza cinema 20105La vincitrice della finale regionale Piemonte che va alla finalissima nazionale “Una ragazza per il cinema” a Taormina si chiama Edera Tulbure. È nata il 29 settembre 1998, segno zodiacale bilancia il segno dell’equilibrio sopra ogni cosa, dello charme e della raffinatezza, in Romania a Bacău.Nello stesso distretto è nata anche Nadia Comăneci, che tutti ricorderanno come una delle più grandi atlete del XX secolo e delle Olimpiadi, nonché la più grande ginnasta, la prima ad aver ottenuto il massimo punteggio, 10, in una competizione olimpionica. Quindi, Nadia, diminutivo di Nadežda, che in russo significa Speranza, nome che la madre volle dare alla ginnasta ed Edera, un Rampicante Sempreverde come la speranza che mai non muore.

 

Un super talento precoce la prima che iniziò a far ginnastica da 3 anni, la  Nadia Comăneci, e la voglia di farsi strada di un talento tutto da dimostrare per la seconda, Edera Tulbure, che sta dimostrando carattere in tutt’altro settore, ovviamente. Edera è venuta in Italia dall’età di 5 anni e “ormai sono quasi dieci anni che vivo qui sin da piccola,  mi ha sempre affascinato il mondo della moda e mi ricordo che ho sempre sognato di diventare una modella poi ho avuto l’occasione di venire a conoscenza del Casting del concorso Nazionale “Una ragazza per il Cinema” in Film Commission” – ci dice.

 

In quella occasione ha conosciuto Mirella Rocca che l’ha inserita nel cast del concorso e sempre tramite lei è diventata testimonial della Model Agency Castin di Torino.“Ho partecipato al workshop di recitazione di Fioretta Mari la quale mi ha aiutata veramente tanto a tirar fuori da me stessa qualcosa che neanche sai di possedere. Lei è per me una donna splendida che ti entra nell’anima” è ancora Edera che parla.

 

Le è rimasta impressa una frase che la Fioretta Mari le ha detto personalmente: “Se continui così ad avvilirti e a farti complessi che non esistono appassirai come un fiore…se credi in te stessa sarai dura come una roccia e riuscirai a lottare per il tuo sogno senza guardare in faccia a nessuno!!” “Parole che porterò sempre nel cuore” ci dice Edera.

 

E così si è fatta strada. Ricordiamo il suo percorso nelle selezioni del concorso di cui è vincitrice per la Regione Piemonte.Ha partecipato alle selezioni di Bardonecchia  arrivando seconda. A Villa Amoretti ha vinto la fascia delle semifinali.E infine in Piazza San Carlo per la finalissima Regione Piemonte le è stata assegnata la fascia da vincitrice assoluta.“Per ora sono felicissima ed ora partirò per la Sicilia, comunque vada sarà sempre un’ esperienza indimenticabile….e ringrazio Mirella Rocca per tutti i suoi consigli” ha concluso Edera.

 

E Mirella Rocca, prezioso riferimento a cui si affidano le giovani promesse che si affacciano nel mondo del Cinema e della Moda, attraverso il concorso “Una ragazza per il Cinema” cosa ci dice? “Penso che tutte queste ragazze che si avvicinano a questi concorsi o a questo mondo dello spettacolo abbiano bisogno sopratutto di persone professioniste nel settore e che esprimano la massima serietà e professionalità”.

 

E noi considerando la sua esperienza e la sua partecipazione pluriennale a eventi di questo genere, ricordando tra l’altro il concorso del 2013 vinto dal Piemonte,  possiamo ben dire che in quanto a “massima serietà e professionalità” e aggiungeremmo noi a “scrupolo di coscienza”, si tratta comunque di minorenni allo sbaraglio, ne ha da vendere. Intanto è il momento del Grande Spettacolo più atteso dell’anno, il cui patron è Antonio Lo Presti, 27° edizione, il primo concorso nazionale di talento in Italia, con centinaia di selezioni nella maggior parte delle province italiane, con migliaia di bellissime ragazze partecipanti, e infinite emozioni !

 

Ben 150 Miss sfilano per il Concorso Nazionale più prestigioso “Una Ragazza per il Cinema 2015” a  Taormina, dall’1 al 6 settembre. Presenteranno Riccardo Signoretti e Carmen Russo, con la partecipazione di Grazia Di Michele, Rossella Izzo, Federico Moccia, Pippo Franco, Garrison Rochelle, Francesco Sarcina, Paola Marotta e Pablo Gilcagné.

 

Vito Piepoli

 

Il ricco programma di Peperò fino al 6 settembre

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Il calendario di eventi è davvero fittissimo con momenti culturali, presentazioni di libri, la rassegna “Il peperone incontra l’alta cucina”, sport, cabaret, musica, laboratori, il tutto all’insegna di sua maestà, protagonista assoluto della manifestazione, il Peperone

 

Dopo la partenza sulle note della Società Filarmonica locale in piazza Sant’Agostino, “Peperò”, nome che è stato aggiunto quest’anno alla tradizionale “Sagra del Peperone”, giunta alla sessantaseiesima edizione, è entrata nel vivo e continua il suo cammino sino a domenica 6 settembre. Gli orari della Sagra sono nei giorni feriali dalle ore 19 alle 24, sabato dalle 16 alle 24 e domenica dalle 10 alle 24, mentre nella Piazza dei Sapori si seguirà l’apertura della Sagra con chiusura alle ore 0.30. Il calendario di eventi è davvero fittissimo con momenti culturali, presentazioni di libri, la rassegna “Il peperone incontra l’alta cucina”, sport, cabaret, musica, laboratori, il tutto all’insegna di sua maestà, protagonista assoluto della manifestazione, il Peperone. E i primi commenti del pubblico sulla location, sugli eventi e sulla qualità dei prodotti enogastronomici sono stati tutti entusiasti, confortati anche dal notevole afflusso del primo fine settimana. In contemporanea alla Sagra si sviluppano anche una serie di mostre, “Delle dissonanze: Ermanno Barovero – Mario Gosso – Angela Guiffrey –Francesco Peverino” a Palazzo Lomellini, “Emozioni e sentimenti in collezione di Leonardo Vannella” alla Biblioteca Civica, la personale di Carlo Sismonda nella Saletta d’arte Celeghini, Yarn Bombing con peperoni all’ingresso della Municipio. E poi ancora le associazioni carmagnolesi, nel centro cittadino, presentanoi loro progetti di solidarietà all’insegna del denominatore comune”Carmagnola,la città, il mondo”. Anche quest’anno la Sagra ha un social partner dell’evento: si tratta della Fondazione Forma, Fondazione dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, ospita nello stand della Banca di Credito Cooperativo di Casalgrasso e Sant’Albano Stura insieme alla quale proporrà, sabato e domenica, l’iniziativa “Riso per un sorriso”, un pacco di riso in una confezione di juta per una donazione. Invece nel salone del Chiostro della chiesa di San Filippo i produttori del Paniere  dei prodotti tipici della Città Metropolitana di Torino presentano i loro prodotti, antiche mele piemontesi, ciapinabò di Carignano, vini della collina torinese, liquore Genepy, antichi mais piemontesi, menta di Pancalieri, miele delle vallate alpine, patata di montagna, peperone di Carmagnola, prodotti da forno escluso il pane,salame di Giora di Carmagnola, toma di Lanzo. Ai giovanissimi, invece, la Sagra dedica due iniziative, “Sport & avventura” a cura del Cai Monviso di Carmagnola, e “Uniti per proteggere”. E ogni giorno ci sarà il luna park in piazza Martiri. E tra gli appuntamenti da ricordare c’è quello di giovedì, alle ore 21 nell’ambito delle Serate al Margot, al circolo Arci di via Donizzetti 23, su “La mafia dopo Falcone Borsellino”. Incontro con Giancarlo Caselli, in collaborazione con il presidio di Libera”Il Karma di Ulysses”.

Massimo Iaretti

Noa inaugura l'Anfiteatro dell'Anima

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Nasce a Grinzano di Cervere un anfiteatro, su modello di quelli greci, circondato da colline e con la visione del Monviso

 

Nasce sulle verdi colline di Cervere e sarà inaugurato il prossimo 3 settembre, alla presenza dell’artista israeliana Noa e del violinista Uto Ughi, l’ anfiteatro greco “Anima”, ideato e realizzato da Ivan Chiarlo.  Il teatro sorge circondato dai verdi pendii di Grinzano, frazione di Cervere, dalle Alpi dominate dal Monviso e dalle colline delle Lange.  L’opera si staglia davanti allo spettatore, sorgendo come un’araba fenice, dominata da un grande volto, lacerato a metà,  che risulta un connubio perfetto tra uomo e natura,  arte e teatro,  spirito e anima. E proprio “Anima”  è stato il nome scelto per questa maschera, simbolo delldell’anfiteatro, alta sette metri, e realizzata nei laboratori di Lucca, su progetto dell’artista saluzzese Germana Eucalipto. Ai piedi della statua sorge il palco,  di 13 metri per 12, circondato da quinte che hanno l’aspetto di moderni menhir,  grandi blocchi in pietra capaci di restituire un’immagine arcaica, in grado di sfidare i secoli. A dividere la scena dalla platea è uno specchio d’acqua,  mentre una gradinata scende verso il palco, disegnando un semicerchio sul pendio verde.

 

L’Anfiteatro dell’Anima è stato fortemente voluto da Ivan Chiarlo, che ha ideato insieme alla sorella Natascia un programma annuale di incontri dal titolo “La Santità sconosciuta. Piemonte terra di Santi”, che, giunto quest’anno alla sua decima edizione,  si conferma come una rassegna fissa nel panorama culturale cuneese,  capace di offrire appuntamenti con personalità di spicco del mondo culturale,  musicale,  religioso e spirituale. Secondo la visione del suo ideatore, il musicista e direttore artistico Ivan Chiarlo,  il nuovo anfiteatro vuole essere un grande spazio aperto che riprende il modello dei teatri costruiti nella Grecia classica. Un progetto suggerito proprio dalla decennale esperienza della rassegna “Santità sconosciuta”, e che non poteva avere madrina più adatta della nota cantante Noa, la cui musicalità fonde in maniera perfetta natura e cultura, proprio come l’Anfiteatro dell’Anima.  A tagliare il nastro inaugurale del teatro sarà,  giovedì 3 settembre alle 19.30, il celebre violinista Uto Ughi.

 

Mara Martellotta

Cala la cassa integrazione in Piemonte ma non sotto la Mole

Torino è sempre la provincia più cassaintegrata d’Italia

 

lavoro2Nei primi sette mesi dell’anno le ore di cassa integrazione in Piemonte – spiega il Rapporto della Uil – sono scese del 14,7% rispetto allo stesso periodo del precedente anno. La cassa ordinaria è calata del 6,7%, la straordinaria del 17,7%, quella in deroga del 29,8%. La nostra regione è ancora seconda in Italia per numero complessivo di ore richieste, e Torino è sempre la provincia più cassaintegrata d’Italia. Soltanto Asti fra le province piemontesi registra un aumento (+17,5%).

 

(Foto: il Torinese)

E' ancora festa de l'Unità, in Piazza d'Armi torna la storica kermesse che fu del PCI

unita benigniLA STORIA La guerra non aveva neppure svoltato l’angolo ed era forte il bisogno di stare insieme e far festa, pur mantenendo una forte impronta politica. L’idea era partita direttamente da Giancarlo Pajetta e dagli esuli che, l’anno prima,  avevano partecipato nella Parigi liberata alla festa de “L’Humanitè”, l’organo del Partito Comunista Francese. Milano era semidistrutta dalle bombe e si decise di trasferire l’iniziativa in una zona periferica

 

La festa annuale del Pd si tiene a Torino dal 27 agosto al 13 settembre in Piazza d’Armi e  torna a chiamarsi Festa dell’Unità. Il segretario provinciale Fabrizio Morri ha detto: “ci saranno meno dibattiti e più festa”. In programma film su Cuba, un torneo di calciobalilla e ci saranno anche un’enoteca di buon livello e un’ area bimbi. Tra gli ospiti:  Delrio, Orfini, Guerini, Serracchiani. Ripercorriamo i 70 anni di vita della storica kermesse popolare nell’articolo che segue, scritto per il “Torinese” da Marco Travaglini. 

 

 

“E fu subito Festa”, 70 anni di feste de l’Unità

 

di Marco Travaglini 

 

unita tavolataCadeva di domenica il 2 settembre 1945 quando, nelle brughiere ad ovest dell’abitato brianzolo di Mariano Comense, venne organizzata la prima festa de L’Unità. La guerra non aveva neppure svoltato l’angolo ed era forte il bisogno di stare insieme e far festa, pur mantenendo una forte impronta politica. L’idea era partita direttamente da Giancarlo Pajetta e dagli esuli che ,l’anno prima,  avevano partecipato nella Parigi liberata alla festa de “L’Humanitè”, l’organo del Partito Comunista Francese. Milano era semidistrutta dalle bombe e si decise di trasferireunita comense l’iniziativa in una zona periferica. Così la scelta cadde su Mariano Comense dove, dal 1944,  si erano insediate alcune industrie sfollate dal capoluogo lombardo e fra queste la Breda, dove tra gli operai si contavano molti militanti del Pci.  Lì, nei boschi tra la zona delle fornaci e Lentate sul Seveso, al “Casin del Porta”, si svolse la “Grande scampagnata de l’Unità”. Per «testimoniare la ripresa di una nuova e gioconda vita di popolo», come si poteva  leggere sul programma, si diedero appuntamento migliaia di lavoratori accompagnati dai famigliari.

 

 unita torino 2A Mariano giunsero con ogni mezzo di trasporto: dalla bicicletta ai treni delle Ferrovie Nord., dalle motociclette ai camion. “Un autocarro portava unita manifestosette botti di vino, da distribuire alla spina, con i bicchieri di vetro. E c’era anche qualcuno che provò a bere dalla bottiglia, a garganella”, ricordano i più anziani, quelli che “c’erano” quel giorno. “ E i salamini , le costine di maiale, una vagonata di michette e grandi pentoloni di pastasciutta al sugo di pomodoro. Che fame avevamo, e che voglia di far festa”.  I muri del paese erano tappezzati da manifesti che salutavano i partecipanti alla festa, firmati dal sindaco, il dottor Giovanni Del Curto, un galantuomo democristiano che venne eletto deputato alla Costituente. Oltre a mangiare, bere e ballare, il programma prevedeva un raduno ciclistico, corse podistiche, uno spettacolo teatrale per i bambini, incontri di pugilato, tiro a segno, alberi della cuccagna, corse nei sacchi, lotterie e una tombolata, con modesti premi, considerato che la guerra era terminata da poco. Poi c’era anche la parte politica, con gli interventi di Amendola, Sereni, “Cino” Moscatelli, Giancarlo Pajetta e Luigi Longo. Dalla tribuna prese la parola, salutando la folla,  anche un cappellano delle formazioni partigiane

 

Prendeva corpo la storia delle feste de L’Unità, un vero e proprio fenomeno di costume nell’Italia del dopoguerra, concepite come  momenti diunita ingresso padiglioni incontro sia festosi che culturali,dove si consolidava la coscienza popolare. Nulla era lasciato all’improvvisazione e l’appuntamento con la festa veniva preparato nei minimi particolari, con organizzazione, disciplina e la consapevolezza dell’importanza dell’avvenimento. Feste politiche, vetrina di una identità che andava affermata e resa “visibile”, quella del PCI, di quel “partito nuovo”, voluto da Togliatti nel 1944, con l’obiettivo di trasformare l’ossatura clandestina e resistenziale dell’organizzazione comunista in  un partito di governo, progressista e democratico. Ma, al tempo stesso, erano anche feste popolari, dove divertirsi e raccogliere i fondi necessari all’autofinanziamento. Per interi decenni, da quel giorno di Mariano Comense ad oggi, le Feste de L’Unità ( tornate alla loro denominazione legata dal giornale fondato da Antonio Gramsci, dopo la parentesi delle “feste democratiche”) hanno rappresentato uno straordinario appuntamento di popolo. Tra il fumo delle griglie e i mitici “tortellini”, i dibattiti e le danze al ritmo di polke e mazurke, sono passate da quelle feste intere generazioni.

 

unita berlinguerL’impegno dei militanti non si esauriva nella “gestione” durante lo svolgimento delle feste ma c’era anche un prima e un dopo, allestendole e poi smontandole (quando le strutture, come nella maggioranza dei casi, erano temporanee). Dietro alle quinte di ogni festa c’è sempre stato il sudore, la gioia, la fatica di  tanti volontari che, gratuitamente, hanno montato gli stand, avvolgendo i cavi degli impianti elettrici, acquistando i viveri, disponendo sedie o lavando enormi pile di piatti e tanti, tantissimi bicchieri e posate.  Le Feste de l’Unità sono state rappresentate anche in numerosi film, tra i quali, Prima della rivoluzione di Bernardounita locandina Bertolucci (1964), Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca(1970) di Ettore Scola,  Zitti e mosca (1991) di Alessandro Benvenuti. Vicende che racconta bene anche  Anna Tonelli nel suo libro “Falce e tortello. Storia politica e sociale delle Feste dell’Unità”, edito nel 2012 da Laterza. In quelle pagine, senza agiografie, prende corpo la storia di un pezzo d’Italia, di un grande fenomeno politico che si faceva tradizione popolare, fino a diventare patrimonio della democrazia e quindi, al di là delle idee, di tutti. Dalla “scampagnata” del ’45 , come momento di libertà e liberazione,  fino alle feste degli anni ’90 senza il Pci  ( diventato PDS e poi DS) a quelle d’oggi: ne è passata di acqua sotto i ponti e le feste, come l’Italia, sono cambiate molto. I ricordi di un anziano militante della provincia più a nord del Piemonte, quella di Verbania, rendono bene il clima e le differenze. unita novelli jotti

 

C’era voglia di vivere, e la Festa de L’Unità era uno specchio delle passioni. Anche il dissenso era sanguigno. Ricordo quando qualcuno del provinciale andava a fare il discorso alla Festa de L’Unità di S.Anna, a Pallanza. Se ai compagni andava a genio, tutto bene ma se non era gradito, apriti cielo: appena pronunciava una parola la festa s’animava in tutto e per tutto. L’orchestra provava i pezzi, dalla cucina cantavano, al bancone del bar pure, e le “comande” venivano fatte gridando come se tutti fossero diventati sordi. E così, all’oratore non gradito, non restava altro da fare che rimettersi i fogli in tasca e lasciar perdere. Ora, invece, chi non è d’accordo non lo dice nemmeno. Se ne vanno in silenzio, voltandoti le spalle. Escono dalla porta e non li vedi più. Anche le feste  non sono più come un tempo anche se, e meno male, continuano ad esserci”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

De profundis per il Summer Village

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conceptSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Il calendario del Lingotto Fiere ha all’incirca annualmente 50 eventi.  Gli esperti ci dicono pochi, come sono pochi gli eventi con risonanza internazionale e nazionale

 

Summer Village è ufficialmente chiuso. Dopo una riapertura in realtà molto effimera, la Festa Latina Americana ha chiuso i battenti. Giovedì Guardia di Finanza e Polizia giravano. Poche persone. Non che la voglia di divertimento sia venuta meno. Ancora alti i rumori. Sta di fatto che la poca gente non ha giustificato l’andare avanti. Noi informandoci, via internet, ci siamo imbattuti con chi gestisce Lingotto Fiere: Gl Events, intero capitale francese. L’informazione è diventata curiosità. Una considerazione-domanda: le responsabilità sono da ricercare solo all’interno dell’organizzazione Hjdra Service? Ricapitoliamo. Uno dei punti centrali è il forse arbitrario utilizzo della Sala Gialla come discoteca, (con i relativi problemi di abusivismo?) e rumore che hanno ossessionato i residenti. Ci risulta che la maggioranza dei fornitori erano presenti già gli altri anni. Fornitori che si sono sempre lamentati degli alti costi di affitto degli spazi. I vari organizzatori che si sono succeduti in questi anni si sono lamentati degli elevati prezzi praticati  da Lingotto Fiere.  Problema analogo, se non sbaglio, avvenuto tra il Salone del Libro e L’ente Fiera. Fugato (si dice momentaneamente) dal Sindaco Fassino. Il calendario del Lingotto Fiere ha all’incirca annualmente 50 eventi.  Gli esperti ci dicono pochi, come sono pochi gli eventi con risonanza internazionale e nazionale. Dal 2007 Gl Events è passata di mano. Dal bolognese Cazzola ad un gruppo francese leader mondiale nel settore.

 

La Fiat prima ha fatto una società con Regione Piemonte e Unione industriale. Non tornavano i conti e dopo alcune ricapitalizzazioni ha venduto a Cazzola che ha venduto ai francesi. Dunque? Siamo di fronte a società private che, giustappunto, fanno quello che vogliono. Dunque? Semplice, non abbiamo sempre detto che Torino ha cambiato pell? Da vocazione unicamente industriale, a terziario avanzato? Città bella, turistica e culturale. Dunque? Qui riportiamo (vedi tabella) dati economici riguardanti la ricaduta nell’indotto delle fiere. Dati importanti e significativi proprio per una città come la nostra. Dunque le politiche sui costi della Gl Events riguardano i cittadini. Come visitatori, ma sopratutto per ciò che concerne le ricadute di carattere economico. La Città può vivere anche il Festival Latino Americano, forse. Certamente deve continuare ad avere il Salone del Libro, il Salone del Gusto, Paratissima ed Artissima. Siamo edotti che si stanno cercando valide alternative. Ci permettiamo di suggerire che luoghi troppo decentrati  aggraverebbero il problema. Raggiungere Torino non è più un problema. Valorizziamo, valorizziamo, valorizziamo. Pensiamo positivo, pensiamo positivo, pensiamo positivo.  Il Lingotto, anche con il suo fascino, ci può e ci deve aiutare nella missione di valorizzare la città, nel pensare positivo.