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Talenti canori al Festival di Sanremo

ganci3Anche quest’anno la torinese TM Agency di Franco Ganci porta i suoi talenti canori a Sanremo durante il periodo clou del Festival della Canzone Italiana

 

L’appuntamento si svilupperà in due distinti momenti. Il primo giovedì 11 febbraio con la pubblica esibizione in diretta streaming dei cantanti dal palco della Sala Melograno del Palafiori, il secondo venerdì 12 febbraio con la consegna del National Voice Award sul palco dell’area riservata di Casasanremo, l’hospitality ufficiale del Festival.

 

Interverranno i discografici Rusty Rugginenti e Marco Mori, il produttore Davide Maggioni, ilganci sanremo direttore d’orchestra al Festival, autore e produttore Massimo Morini, la celebre Vocal Cocah già insegnante nel programma “Amici di Maria De Filippi” Loretta Martinez, il consulente dei talent televisivi “X Factor” e “Amici” Andrea Leprotti. Ci sarà anche John Martinotti, il produttore di uno dei più straordinari eventi del mondo, il World Music Awards che ogni anno premia le star internazionali del mondo della musica. Il World Music Awards è realizzato in sinergia con il Principe Alberto di Monaco. Sanremo Unlimited si avvale anche dell’amicizia di un’altro prestigioso e importante personaggio, giornalista, autore Rai e Mediaset (tra l’altro autore e capoprogetto dei Festival di Sanremo 2005, 2009 e 2010) nonchè regista cinematografico: Cesare Lanza.

 

ganci sanremo 2Nel contesto dell’evento, compatibilmente agli impegni festivalieri, verrà a trovarci Chiara Dello Iacovo, la cantante che la Rusty Records piazza sul palco del Teatro Ariston tra i protagonisti della categoria giovani del Festival. Chiara Dello Iacovo è stata finalista del concorso canoro “La Bella e la Voce” anch’esso prodotto dalla Tm Agency di Franco Ganci. Faranno da contorno le  modelle vincitrici di una fascia nella sezione “La Bella”, che saranno Sara Cerrato, Melania Cioata Burduja, Gaia Mancabelli. 

Letizia Maria Ferraris: cuore, intelletto, azione

ferraris maria letiziaponte mole vittorioUmiltà e vita associativa, dedizione verso il prossimo, per un nuovo modo onesto di fare politica

 

Letizia Maria Ferraris è un avvocato torinese affermato che ha sempre respirato in famiglia il senso del dovere e dell’impegno per gli altri. Questi valori familiari l’hanno portata, negli anni della formazione, prima liceale all’Istituto religioso Rosmini, poi durante quella universitaria, presso la Facoltà di Giurisprudenza di Torino, a impegnarsi nell’associazionismo, presso la Caritas di Torino, divenendo poi consulente in materia giuridica del Cardinal Saldarini.  Ora ha sentito l’esigenza di mettere le sue competenze, sia professionali sia quelle maturate nell’associazionismo, al servizio della politica cittadina, decidendo di candidarsi alle prossime elezioni amministrative nelle liste dei Moderati.

 

“Ritengo che in politica – afferma Letizia Maria Ferraris – e nella gestione del potere, la più nobile delle professioni, sia fondamentale l’umiltà. Se si assumono maggiori responsabilità nello svolgimento di un servizio da parte di una persona, e questa non è adeguatamente strutturata, si verifica che perda la sua capacità di lucidità e si faccia sormontare dai problemi. Nella gestione della cosa pubblica è fondamentale possedere la capacità di elaborazione del pensiero e una buona dose di criticità”.

 

” Il compito del politico è simile a quello del genitore – prosegue l’avvocato Ferraris –  Se si ha in mano la sorte del bene comune, come quella di un figlio, non si possono spostare i problemi, ma bisogna risolverli. Nella vita per esempio, non ci si può dimettere dal ruolo di madre ( io sono mamma di 4 figli e per me il compito genitoriale è costante nella mia vita quotidiana). In questa fase di preparazione alla candidatura politica ritengo fondamentale coinvolgere il pubblico in sessioni di lavoro e dibattiti, in cui i futuri elettori possano venire a conoscenza dei metodi e si confrontino sui problemi reali e quotidiani della città”.

 

” Nella mia professione – aggiunge Letizia Maria Ferraris – è fondamentale il compito di educare i clienti. Educazione, secondo me, infatti,  significa prevenzione. Spesso mi occupo di fenomeni d’impresa e mi capita sovente di aiutare il cliente a evitare catastrofi. Voglio applicare questo stesso metodo alla politica. Non desidero raccogliere intorno a me elettori fantasma. È indispensabile che sia presente la consapevolezza da parte di ciascun elettore di far parte della realtà amministrativa cittadina. Da parte di una persona impegnata in politica è fondamentale la capacità di competenza e quella di ascolto.

 

I temi di cui mi sto occupando e che mi stanno più a cuore, al centro del mio impegno elettorale per i torinesi, sono la famiglia, l’impresa,  la giustizia, l’amministrazione. 

I nostri imprenditori spesso delocalizzano la produzione a causa dell’eccessiva tassazione e perché in Italia manca nel campo penale la certezza della pena. Per ovviare a questo problema sarebbe necessario aumentare il numero dei giudici e prevenire i reati, attuando una politica di informazione,  di acculturamento,  di miglioramento della convivenza civile”.

“Infine – conclude l’avvocato Ferraris – sarebbe veramente un traguardo raggiunto se oggi la politica riprendesse a nascere, come un tempo, in seno alla vita associativa. In questo ambito il ragazzo accetta, infatti, con uno spirito diverso che in famiglia, le regole imposte, che magari sono molto simili o addirittura le stesse di quelle impostigli dai genitori.  Oggi le famiglie, purtroppo, stanno diventando sempre più individualiste e la formazione completa di una persona, futuro cittadino responsabile nella vita, sia familiare sia civile, non può che passare proprio attraverso altre forme di dedizione al prossimo, per favorire la crescita di un uomo migliore”.

 

Mara Martellotta

Il FAI al Carnevale di Ivrea 2016

MASINO2Grazie alla collaborazione con la Fondazione dello Storico Carnevale  il Castello e Parco di Masino sarà “presente” al Villaggio Arancio con uno stand dedicato. Al Villaggio Arancio da sabato 6 a martedì 9 febbraio 

 

 

La collaborazione tra il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO) e la Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea, avviata nel settembre 2015 in occasione della manifestazione “Tre Giorni del Gusto: Paesaggi italiani e Artigiani del Cibo, prosegue e si rafforza con la presenza, da sabato 6 a martedì 9 febbraio 2016, di uno stand del FAI – Fondo Ambiente Italiano nell’area dedicata al Carnevale in centro a Ivrea: il Villaggio Arancio.

 

Presso questo speciale banco FAI sarà possibile trovare informazioni sul Castello di Masino a Caravino (TO), affacciato sulla pianura del Canavese e immerso in un grande parco romantico, e sugli altri beni del Fondo Ambiente Italiano in Piemonte: il Castello della Manta (CN), fortezza medioevale con uno straordinario ciclo di affreschi tardogotici, e Villa Flecchia a Magnano (BI), che custodisce la preziosa Collezione Enrico con quadri di paesaggio piemontese di tardo Ottocento e primo Novecento. Sarà anche possibile iscriversi e rinnovare l’iscrizione al FAI: gli iscritti riceveranno in omaggio il pin ufficiale dello Storico Carnevale di Ivrea.masino 2

 

Inoltre domenica 7 febbraio ci sarà un motivo in più per partecipare alla giornata clou di questa tradizionale e amata manifestazione, che attira ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo: l’acquisto del biglietto di ingresso all’evento darà infatti diritto a uno sconto del 30% per una visita al Castello di Masino o al Castello della Manta, da effettuarsi tra il 2 marzo – giorno di riapertura al pubblico dopo la chiusura invernale – e il 31 luglio 2016.

 

Sempre nella giornata di domenica i bambini potranno partecipare ad attività ludico-didattiche gratuite coordinate dagli operatori museali del FAI e organizzate presso lo stand dedicato, allestito nel Villaggio Arancio. In particolare, dalle ore 14 alle 17 ai più piccoli verrà proposto il “tiro al castello”, un divertente gioco che, come la “Battaglia delle arance”, rievocherà la rivolta del popolo contro la tirannia del feudatario. I partecipanti (età minima consigliata 4 anni) potranno decidere se arruolarsi nelle armate del feudatario, indossando elmo e scudo, o in quelle del popolo e, a seconda del gruppo scelto, verranno fatti sistemare fuori o dentro una luccicante sagoma di castello a misura di bambino. A quel punto avrà inizio la “sfida” con palle di spugna da lanciare al posto delle tradizionali arance.

Al termine palloncini colorati in regalo per tutti!

 

 

CARNEVALE IVREAPer consultare il programma completo dello Storico Carnevale di Ivrea: www.storicocarnevaleivrea.it

 

Per informazioni, giorni e orari di apertura dei beni del FAI in Piemonte:

 

Castello e Parco di Masino, Caravino (TO) tel. 0125.778100; faimasino@fondoambiente.it

www.castellodimasino.it

 

Castello della Manta, Manta (CN) tel. 0175/87822; faimanta@fondoambiente.it

www.castellodellamanta.it

 

Villa Flecchia e Collezione Enrico, Magnano (BI) tel. 0156 79195 – 0125 778100; faiflecchia@fondoambiente.it

 

Per maggiori informazioni sul FAI: www.fondoambiente.it   

La rabbia e la vendetta di DiCaprio nel Revenant dalle 12 candidature

di caprio revenantPIANETA CINEMA / di Elio Rabbione

 

Attore di razza capace per gran parte della durata del film di reggere tutto solo un gran peso, fatto soltanto di silenzi e di sguardi, di labbra serrate e di mugolii di bestia ferita, nel corpo come nello spirito: pronto per afferrare quell’Oscar che sino ad oggi per troppe volte gli è sfuggito

 

 

Ha cambiato faccia Alejandro Gonzàlez Iňàrritu, con il suo ultimo Revenant. Ha abbandonato le claustrofobiche pareti teatrali e la metropoli newyorkese di Birdman (tra i tre Oscar dell’anno scorso anche quello per la miglior regia) per le distese innevate ed i cieli oscuri della Columbia Britannica, con un’appendice nella Terra del Fuoco, ottimamente fotografati dal genio di Emmanuel Lubezki e accarezzati dalle musiche di Ryuichi Sakamoto e Alva Noto: con il risultato eccellente di raggruppare attorno a sé e ai suoi collaboratori le dodici candidature che li porteranno sicuramente in area vincitori. Con i tratti del sovrumano, il film con la sceneggiatura firmata dallo stesso regista e da Mark L. Smith scolpisce robustamente la figura di Hugh Glass, storica e mitica figura della cavalcata verso l’ovest americano, che nel 1823, assunto come guida per una spedizione alla ricerca di pelli e pellicce, buon conoscitore di montagne e di costumi indiani, è attaccato da un grizzly; quei compagni che dovrebbero curarlo e proteggerlo, il perfido Fitzgerald (il sempre più perfetto Tom Hardy, che lo sperabilissimo Oscar quale miglior attore non protagonista dovrebbe far definitivamente decollare verso l’orizzonte cinematografico più alto) ed un ragazzotto succube di lui, preferiscono abbandonarlo, senza non prima avergli ucciso il figlio.di caprio rev

 

Ma l’uomo fuoriesce dalla sua tomba e risorge, sempre all’interno – ora la macchina da presa lo tallona vicinissima, ora lui è un minuscolo punto perduto al nostro occhio nella distesa di neve bianchissima – di una natura bellissima e smisurata, attraversa pericoli di ogni sorta, corre a perdifiato, si nasconde agli indiani e agli agguati, capitombola lungo le rapide del fiume, si costruisce rifugi, squarcia la carcassa di un cavallo per accovacciarsi dentro e salvarsi dal gelo e dal buio della notte, combatte e regola i conti con il cattivo. Un personaggio estremamente compatto nella propria fisicità: un personaggio che è l’occasione giusta per Leonardo DiCaprio di mostrare la forza e la rabbia tenuta dentro, l’intensità e l’immedesimazione con il personaggio, di confermarsi attore di razza capace per gran parte della durata del film di reggere tutto solo un gran peso, fatto soltanto di silenzi e di sguardi, di labbra serrate e di mugolii di bestia ferita, nel corpo come nello spirito: pronto per afferrare quell’Oscar che sino ad oggi per troppe volte gli è sfuggito (a meno che, questa volta, il più agguerrito nemico non si chiami Michael Fassbender, eccellente Steve Jobs). Come pure ci potrebbe essere un raddoppio per Iňàrritu, per l’eccezionale maestria a reggere il ritmo fragoroso del film, a riportarci gli attimi dell’agonia di un uomo, a concertare con risultati tutti da gustare i momenti della lotta tra la belva e l’uomo, a raccontarci una storia antica in un vero stato di grazia.

 

A teatro la nascita del nazismo (con musiche) all’Alfieri, l’omosessualità dei figli all’Erba

teatro attoricabaret teatroDue proposte da non perdere

 

Per la terza volta Saverio Marconi con la sua Compagnia della Rancia torna a visitare(all’Alfieri, sino a domenica, per la stagione di Torino Spettacoli) i toni frivoli e disperati insieme di Cabaret, film indimenticabile (1972) di Bob Fosse con Liza Minnelli nei panni di Sally Bowles e Joel Grey in quelli del Maestro di cerimonie, mostro impiastricciato tra sberleffi e doppi sensi, ambedue premiati con l’Oscar. Ma prima di tutto questo, alla radice, i racconti berlinesi di Christopher Isherwood, il testo teatrale di Van Druten ed il musical a Broadway del ’66. L’inizio degli anni Trenta, la repubblica di Weimar, la violenza e la presa di potere di Hitler, la persecuzione ebraica, la storia di ieri che si riflette in certe pieghe dell’attualità. Il Kit Kat Club, sfacciatamente ambiguo, tra le sue scie di fumo e le ballerinette che cercano con un mezzo o con l’altro di sbarcare il lunario, non è soltanto l’angolo del divertimento dentro cui abbandonare ansie e affanni, è pure il ritrovo di pezzi d’umanità in cerca di un futuro migliore, magari sognato al riparo di qualche compromesso, di Sally fragile e smaniosa, o di Cliff, giovane scrittore inglese che sogna il grande romanzo sotto il cielo di Berlino. Confezionato in una sorta di teatro nel teatro, tra teloni che aprono e nascondono il piccolo appartamento dei due ragazzi per dare spazio alle luci del locale e ai suoi numeri, Marconi ha ormai analizzato appieno i sentimenti e i drammi, il desiderio di divertimento e la vita autentica che stanno all’interno della storia, li accompagna piano piano, tassello dopo tassello, verso il finale, in un crescendo che fa presto dimenticare certe debolezze della prima parte: quando le pareti del Kit Kat si chiudono su se stesse per far posto al vagone di un treno, che porterà ad una destinazione ben nota chi fino a ieri viveva soltanto di risate e canzoni.

 

Restano ben fisse nella memoria di ogni spettatore le musiche di John Kander e le liriche di Fred Ebb, certi brani come “Wilkommen” o “Money” hanno fatto la storia della musica, non si può non sovrapporre le immagini del film con le parole di “Il domani appartiene a me” qui affidate completamente alla voce e all’interpretazione davvero raffinata di Giampiero Ingrassia. Sally ha la voce (lodevolissima) di Giulia Ottonello, forse ancora alla ricerca di qualche robustezza interpretativa. Il corpo di ballo e tutti gli altri raccolgono il successo della serata.

 

Ancora una cosa, se pensate di voler accettare un consiglio da parte di chi scrive. Non perdetevi in questo fine settimana, all’Erba, L’amore migliora la vita scritto e diretto da Angelo Longoni. Prima di tutto, perché finalmente ci troviamo davanti ad un testo italiano e ad una novità, imparando che a teatro non esistono soltanto i pur ineccepibili Pirandello e Shakespeare; in secondo luogo, perché il testo è ben scritto e ottimamente diretto, senza fronzoli, senza vuotaggini, all’insegna non sempre scontata del pane al pane e vino al vino, in una girandola di situazioni tutte in crescendo che fanno la gioia dello spettatore. Tema: l’omosessualità, anzi, ristretta in ambito familiare, l’omosessualità dei figli. Attualissimo. Lui e lui scoperti a scuola sotto la doccia, il desiderio di vivere e studiare insieme a Londra, frequentare il campo della moda, non aver paura delle chiacchiere della gente, eccetera eccetera. E’ chiaro che le due coppie di genitori, finora sconosciute le une alle altre, debbano inventarsi uno straccio di scusa per parlare della situazione, una cena (pensate di recente quanti script al cinema o a teatro scomodano un convivio per intavolare aggiustamenti quotidiani poi deflagranti), che nessuno auspica, che nessuno vuole, che ognuno di loro manderebbe a quel paese.

 

Tutto è messo in discussione, dalle presentazioni in poi tutto sta fuori del politicamente corretto, si srotola senza peli sulla lingua, il linguaggio si fa quanto mai esplicito, le coppie scoppiano anche soltanto per un attimo, quello che non s’è mai fatto o non è mai venuto a galla riempie la serata, sino al sermoncino finale dei ragazzi. Longoni, in un puro divertimento continuo, tra risate e battute che gli attori sono costretti a posticipare di qualche secondo per lasciare spazio ad applausi che non sembrano voler finire mai (il compassato pubblico sabaudo…), analizza, sconcerta, fa l’irriverente, l’immoralista e mai ha il predicozzo a portata di mano, squaderna i pregiudizi, dà sonore sferzate che potrebbero raddrizzare parecchia gente. Quello che ancora non esprimesse la cruda bellezza del testo, ci penserebbero gli attori, quattro, di razza, che si buttano a capofitto in un testo che, al di là del divertimento senza freni, dispensa pilloline di saggezza tra le proprie pieghe. Ettore Bassi, Gaia De Laurentiis, Eleonora Ivone e Giorgio Borghetti, eccezionalmente bravi, con un selfie finale accomunano nel successo il pubblico osannante.

Elio Rabbione

Modellismo (per grandi e piccini), che passione!

modellismo albanese“Il modellismo dinamico è la riproduzione in scala di veicoli telecomandati, che possono essere a scoppio o elettrici. Noi prendiamo i secondi, meno pericolosi e sopratutto meno impattanti”

 

 

Il modellismo, una passione che unisce grandi e piccoli, anzi molto più spesso gli adulti. Anche la Uisp è stata contagiata in questa “disciplina”. Il modellismo dinamico ha una società sportiva:  A.S.D. PiranhaTeam, Campioni Italiani Uisp 2015. Luca Albanese è il presidente ventenne, che ci racconta la storia della società fondata nel 2007.

 

Modellismo dinamico, vogliamo spiegare cos’è?

Il modellismo dinamico è la riproduzione in scala di veicoli telecomandati, che possono essere a scoppio o elettrici. Noi prendiamo i secondi, meno pericolosi e sopratutto meno impattanti, costano un po’ di più, ma necessitano anche di minore manutenzione.

 

La vostra associazione dov’è situata e quanti soci siete ? 

Siamo a Nichelino all’interno dell’agriturismo Il Giardino dei Sapori. Sono una Trentina di soci, con un’età che varia tra gli 8/10 anni (4 componenti) fino ad arrivare ad un veterano di quasi 76 anni. La nostra pista è a disposizione di chiunque voglia provare .

 

Cerchiamo di capire come funziona una gara e quali sono le caratteristiche di una pista.

Noi siamo nella categoria OffRoad, quindi utilizziamo dei Buggy e di conseguenza necessita una pista in terra con dei salti, che sia larga almeno 3 metri e una percorrenza di 210/300 metri, dotata di ostacoli e salti. E’ necessaria una struttura “palco” perchè si guidano i modellini dall’alto e deve essere posta ad un altezza di almeno 2,85 metri. Una competizione simile alla Formula Uno, con le qualifiche e poi a seguire con delle finali, ogni sessione di gara dura dai 5 ai 7 minuti e vince chi impiega meno tempo  a correre lungo la pista. Si inizia sempre con un “Briefing”, dove vengono fatte una serie di raccomandazioni come evitare parolacce, visto che ci sono tanti bambini  e comportamenti scorretti. I concorrenti che guidano sono 10 in genere e in pista ci devono essere almeno 6 persone, che fungono in un certo senso dei Recuperi. 

 

Avete dei piloti professionisti ?

Attualmente nel PiranhaTeam  io sono pilota di punta: passo  interi week end in pista ad allenarmi e a gareggiare. Un hobby di famiglia, anche mio  padre Carlo Albanese circa 20 anni fa correva anche lui, attualmente è il meccanico ufficiale. 

 

Hai degli sponsor ?

Ho sposnor Internazionali che ci aiutano con i materiali e le macchinine 

modellismo alban2

A che età hai cominciato con il modellismo?

Ho iniziato nel 2005 in una pista a Collegno, sempre con dei Buggy. La mia prima gara è stata un Campionato Regionale al quale ho partecipato con la categoria 4WD ” quattro ruote motrici” poi nel 2007 grazie a mio a padre abbiamo tirato su una pista, dove abbiamo fatto parecchi campionati italiani e regionali. Ad oggi ho vinto 3 volte il campionato italiano, con possibilità di fare campionati europei e mondiali.

Vi aspettiamo a Nichelino in Via Buffa 79 !

 

info pistamcrae.wix.com/pista-mcrae

Da "Una pura formalità" di Tornatore la piece teatrale di Glauco Mauri

mauri teatro“Una pura formalità” kafkiana ha per protagonisti Glauco Mauri e Roberto Sturno

 

Uno dei film di Giuseppe Tornatore considerato tra i più belli in assoluto,  ” Una pura formalità”, viene trasposto in teatro e sarà di scena fino a domenica 31 gennaio al teatro Astra,  per la versione teatrale e la regia di Glauco Mauri, interpreti lo stesso Mauri e Roberto Sturno.Si tratta del racconto di una lunga, misteriosa notte in cui un uomo aiuta un altro uomo a cercare di capire quel viaggio stupendo e a volte terribile, ma sempre affascinante,  che è la vita.  Si tratta del racconto di un omicidio e di un famoso scrittore Onoff, che, trovato a vagare sotto la pioggia senza documenti, viene fermato per accertamenti. Un serrato interrogatorio condotto da un commissario ambiguo, duro e impietoso, diventa l’occasione per stimolare lo scrittore a comprendere, innanzitutto, se stesso. Egli ricostruira’ la sua vita pezzo per pezzo, in un’ angosciosa ricerca di prove della propria esistenza. Gli squarci che via via si aprono nella mente del protagonista permettono la ricostruzione del suo passato durante un serrato interrogatorio, che si svolge in un inquietante commissariato di polizia, in cui domina una prospettiva irregolare. Libri e faldoni sono ingrigiti dagli anni, i muri coperti da misteriosi graffiti e l’orologio è senza lancette, quasi a indicare che il tempo si sia fermato. Lo spettatore arriverà alla verità come in un thriller,  con colpi di scena continui, fino al finale del tutto inatteso.

 

Quando l’omonimo film di Tornatore uscì nelle sale nel ’94, fu accolto con una parziale diffidenza a causa  della sua inquietante novità. Ne erano protagonisti Gerardo Depardieu e Roman Polanski con Sergio Rubini.  Nello spettacolo teatrale Roberto Sturno interpreta lo scrittore Onoff e Glauco Mauri il commissario. A Tornatore fu riconosciuto un grande coraggio nell’ aver realizzato un film così teatrale, letterario e pirandelliano, che  più che raccontare una storia, suggerisce un’idea e una riflessione sulla vita,  la morte e la memoria. Il testo ha voluto suggerire l’idea che siamo tutti un po’ fuori posto, un po’ a disagio nei panni che indossiamo. La trasposizione teatrale messa in scena da Glauco Mauri risulta uno spettacolo avvincente e al tempo stesso ricco di mistero. Particolarmente significativa e inconsueta risulta la musica, rappresentata dal rumore incessante della pioggia e da cupi tuoni lontani. In un continuo passaggio dalla luce al buio, soltanto alla fine tutto si plachera’ e la pioggia cesserà,  il silenzio si farà musica e la luce si distendera’ in un chiarore. Il testo teatrale, come il film, suggerisce numerose domande necessarie all’uomo per fargli comprendere quel viaggio stupendo e, al tempo stesso difficile, che è la vita.

 

 Mara Martellotta

 

Venerdi 29 gennaio ore 21

Sabato 30 gennaio ore 18.30

Domenica 31 gennaio ore 18.

 

Teatro Astra via Rosolino Pilo 6

A forza di essere vento..Porrajmos, il genocidio dimenticato

ZINGARI LAGERAl pari della Shoah (lo sterminio di sei milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti), durante la seconda guerra mondiale ci fu un altro genocidio. Quello dei rom e sinti, basato su analoghe teorie razziste

 

Fare memoria significa non fare mai della giornata del 27 gennaio un passaggio rituale. Ricordare l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz  equivale a ricordare tutte le deportazioni e non dobbiamo mai smettere di farlo, pensando alla testimonianza di tutti coloro che hanno vissuto la terribile esperienza dei campi di sterminio, i sopravvissuti che non si sono mai stancati di raccontare che “questo è stato”, e i milioni di uomini, donne e bambini che nei campi di sterminio sono stati annientati, annichiliti, uccisi. Il giorno di Auschwitz ci obbliga a ricordare la deportazione degli ebrei e tutte le altre deportazioni. I Rom caddero vittime dello stesso atroce destino. Il nazismo li dichiarò “razza inferiore” e così furono costretti all’internamento, al lavoro forzato, e, infine, allo sterminio. Per raccontare ciò che accadde, usando una parola, si scrive Porrajmos, o Samudaripen, ma in pochi lo leggono o sanno che cosa vuol dire. Al pari della Shoah (lo sterminio di sei milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti), durante la seconda guerra mondiale ci fu un altro genocidio. Quello dei rom e sinti, basato su analoghe teorie razziste. In lingua romanì, quella parlata dai rom, porrajmos vuol dire proprio distruzione: l’annientamento di almeno 500mila persone di etnia rom e sinti nei lager dell’Europa Orientale, ma anche in Italia, come nei campi di Agnone, di Berra e nelle Tremiti. Furono uccisi in Unione Sovietica e in Serbia e deportati nei campi di concentramento di Bergen-Belsen, Sachsenhausen, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Ravensbruck. Una bella canzone di Fabrizio De Andrè  “Khorakhané ( A forza di essere vento)” li ricorda: “..i figli cadevano dal calendario/ Jugoslavia,Polonia,Ungheria/ i soldati prendevano tutti/ e tutti buttavano via..”. I khorakhané (alla lettera: i “lettori del Corano”) sono una tribù rom musulmana di origine serbo-montenegrina. Il viaggio per i rom è necessità e tradizione, ma nella canzone di De Andrè diventa molto di più: è il simbolo stesso della libertà.

 

LiZINGARI LAGER2La libertà è come il vento, che può viaggiare continuamente da est a ovest e da nord a sud. Ma nel vento, dopo essere stati cremati nei lager, ci finirono a centinaia di migliaia. Furono, come già ricordato, almeno mezzo milione gli Zigeuner – usando il termine dispregiativo tedesco, cioè gli “zingari”– uccisi nei campi di sterminio nazisti dagli assassini con la croce uncinata. Oltre ventimila nel solo Zigeunerlager, il campo loro riservato dentro al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, tra il febbraio 1943 e l’agosto 1944. A migliaia trovarono la morte Jasenovac, sulla sponda sinistra del fiume Sava, nel campo costruito nel 1941 dal regime ustascia di Ante Pavelic. Un regime nato il 10 aprile di quell’anno con il sostegno della Germania nazista e dell’Italia fascista. A quel tempo la  Repubblica Indipendente di Croazia NDH, si estendeva dall’attuale territorio della Croazia – esclusa l’area occupata dall’esercito di Mussolini – alla Bosnia Erzegovina e parte della attuale Serbia. Dopo il 1945 altre persecuzioni sono seguite, con il mondo rimasto a guardare. Solo venti anni fa si è parlato di pulizia etnica in ex Jugoslavia, dall’altra parte dell’Adriatico, davanti a noi. E le cancellerie hanno lasciato fare, prima di intervenire. Il giorno della memoria, per essere utile, deve servire a scolpire in noi, nella nostra coscienza civile  l’inaudita eredità della storia dietro di noi. Non dobbiamo mai abbassare la guardia sui nostri valori. Il rispetto di tutte le etnie, l’accoglienza, il loro diritto di cittadinanza, non possono essere parole vuote. Sono le nostre azioni concrete a dare senso a ciò in cui diciamo di credere. Sono i valori della nostra Costituzione, un testo bello e attuale che spesso qualcuno vuole peggiorare. Le semplificazioni del quotidiano invece, e spesso, ci allontanano dalla memoria di quel che è stato e ci inducono a sottovalutare i mai sopiti segnali di intolleranza verso le differenze. Ricordare tutte le deportazioni serve a far sì che le nostre città siano luoghi di accoglienza e rispetto di tutti. Ad ognuno di noi, per ciò che può e per ciò che deve, il compito di renderlo possibile.

 

Marco Travaglini

Le ‘Panchine rosse’ per dire NO alla violenza

panchine donne violenzaDiventano così l’emblema del “posto occupato” da una donna vittima di femminicidio

 

Camminando per la città potrebbe capitarvi di sentirvi osservati da due grandi occhi che vi guardano insistentemente. È la nuova iniziativa della Città di Torino per ribadire con forza un secco no alla violenza sulle donne, attraverso l’installazione permanente di alcune panchine rosse sparse nei parchi della città. Le ‘Panchine rosse’ diventano così l’emblema universale del “posto occupato” da una donna vittima di femminicidio, simbolo e segno tangibile open-air di un vuoto causato dalla violenza. 

Per scoprire dove sono le panchine: http://goo.gl/fTfDMV

 

www.comune.torino.it

Canapa, uso terapeutico in fase di partenza

molinetteLa Giunta regionale  è anche pronta a istituire una commissione scientifica per ampliare gli studi e le ricerche sull’impiego e sugli effetti della canapa

 

In Piemonte il primo passo ufficiale per mettere in pratica l’uso terapeutico della canapa. La Commissione regionale Sanità di Palazzo Lascaris ha infatti approvato la delibera regionale di indirizzo che fa proprie le disposizioni contenute nel cosiddetto ‘decreto Lorenzin’ del ministero.

Presto l’Assessorato alla sanità, in base alle richieste emerse in Commissione, manderà un’informativa a tutte le Asl piemontesi e a tutti i medici di famiglia, per approfondire la conoscenza dell’impiego, le modalità di prescrizione e le forme di rimborso. La Giunta regionale  è anche pronta a istituire una commissione scientifica per ampliare gli studi e le ricerche sull’impiego e sugli effetti della canapa.