Boccioli in fiore, temperatura mite e gradevole, tripudio di colori e natura in festa, questa è la primavera, una rinascita dopo un lungo periodo freddo fatto di giornate brevi e buie, un letargo profondo e inattivo

Le ore diurne e notturne saranno le stesse, dal latino aequinoctium, l’atmosfera calda e positiva favorisce la positività, la voglia di stare fuori e di godere della meritata bella stagione caratterizzata da profumi dolci e rinascita. La primavera cambia il nostro stile di vita, le nostre abitudini, ci dona vitalità ed energia lasciando alle spalle la pigrizia invernale. Forse in principio, a causa dell’ora legale, che quest’anno entrerà in vigore il 25 marzo, potremo soffrire un po’ di sonnolenza ma l’ormone della felicità, la serotonina, grazie alla maggiore esposizione alla luce solare aumenterà insieme al nostro buon umore e alla voglia di fare. Tantissime le attività che in primavera ci ispirano, la maggior parte di queste a contatto con la natura avvolti da tinte radiose, toni raggianti, dove tutto ci parla di risveglio. Andare in bicicletta è meraviglioso per esempio, perdersi nel ritrovato verde degli alberi, in mezzo ai campi fioriti multicolori o magari ammirare la città sotto una nuova luce, splendente sotto il cielo azzurro.
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Camminare a lungo, alleggeriti dai pesanti vestiti invernali, facendo il pieno di ossigeno e di vitamina D, stimolando la creatività e praticando meditazione. Prendere un caffè all’aperto in compagnia di un libro o di ritrovati amici con la stessa voglia di rilassarsi. Comprare fiori e piante per dare alla nostra casa colori e allegria, portarsi un po’ della natura rigogliosa nel nostro spazio, occuparsi di una attività, il giardinaggio, fantasiosa e distensiva. Dedicarsi al detox alimentare, verdura e frutta di stagione per favorire la produzione delle vitamine, disintossicarsi dai pasti calorici tipici della stagione fredda e prepararci al caldo. I banchi dei mercati si riempiono di prodotti meravigliosi e gustosi, bellezza e sapori freschi ed esuberanti. Fare gite fuori porta: zaino, pranzo al sacco e macchina fotografica per immortalare paesaggi meravigliosi e paradisi riemersi. Laghi, riserve naturali, città risvegliate dal torpore, le mete sono infinite e tanta la voglia di esplorare. Partire senza guardare il meteo o preoccuparsi del gelo è un ottimo stimolo per spingersi verso nuove mete. Praticare sport all’aperto, dal trekking all’hiking, tennis, pallavolo, yoga, corsa, golf, tutto quello che serve per stare in forma, stimolare il nostro sistema immunitario e divertirsi. Passeggiare con i nostri amici animali è un’altra gradevole attività a cui ci si può dedicare maggiormente in primavera, anche loro ne hanno bisogno, annoiati e stanchi dal freddo. Portiamoli con noi il più possibile, facciamogli godere il tepore, la luce, il verde dei prati, la compagnia dei loro simili, coccoliamoli di più.

Insomma lasciamoci alle spalle l’inverno che ci ha tenuto fermi e oziosi, riscopriamo la vivacità e la dolcezza di questa stagione perché come diceva Cesare Pavese “È una gioia vedere tanti rami verdissimi nel vento e tanti fiori prepotenti, sboccianti, è una gran gioia perché nel sangue pure è primavera”.
Maria La Barbera
Lunedì 2 aprile
partire dal 2014, ha potuto regalarsi il primo orto self made di tutto il Piemonte. La relazione tra il mondo della campagna e quello della città rappresenta un riscatto sociale dalla crisi etica, finanziaria, economica e morale in cui ci troviamo. La giusta agricoltura è paesaggio, è buon cibo, salute, socialità, occupazione, tradizione, cultura, bellezza. E quindi, semplicemente, aiuta a sentirsi bene. Grazie all’orto, l’agricoltura riconquista spazi nella città, riqualificando zone un tempo occupate da situazioni di droga e degrado, sostituendole con spazi verdi per i cittadini, studenti e attimi di animazione sociale, sempre più importanti in un contesto di nuovo modello di sviluppo. L’appuntamento per l’inaugurazione al Castello di Pralormo è fissato per il 31 marzo 2018, alle ore 11; per quanto riguarda l’Orto… alcuni bulbi stanno già cominciando ad affacciarsi oltre la superficie di terra e sabbia che li ha protetti durante l’inverno. 
Il Ristorante Casa Amélie, a Torino, in via Carlo Ignazio Giulio 4/b, dietro il Santuario della Consolata e a cinquanta passi da Piazza Emanuele Filiberto, viene alla luce per volontà dello Chef Guido Perino
elegante locale a due piani- offre proposte di cucina contemporanea a base di pesce, di carne e veg ed è in prima linea nel rispetto delle differenti abitudini alimentari, delle intolleranze e delle allergie. Il filo
comune dei piatti è l’utilizzo di prodotti stagionali e una materia prima di altissima qualità. La carta dei vini è principalmente incentrata su vitigni del Piemonte.
Casa Amélie
permette di creare brevi video da condividere con gli amici.
conosce a causa di una mancata socializzazione verso determinati stimoli (ad esempio biciclette, ombrelli, cani, bambini, etc..), insegnargli in maniera adeguata e graduale che ciò che è stato reputato un problema, tale non è, risulta la chiave vincente. In questi casi è molto importante avere pazienza, costanza e competenza. Aiutarlo a superare le sue paure attraverso nuove esperienze positive sicuramente gioverà a entrambi.
conoscete, vi affidereste completamente a google translate o vi rivolgereste a una persona che ha studiato quella lingua? Interpretare quanto il nostro cane sta tentando di dirci dovrebbe equivalere per qualsiasi proprietario all’avere tra le mani la lettera più importante della propria vita, perché il rapporto uomo-cane è un rapporto epistolare continuo. Imparare a conoscere la lingua dell’altro è il minimo che dobbiamo a quella relazione, considerato che loro ce la mettono tutta per capire la nostra. Rimane inteso che, per ottenere dei buoni risultati, la nostra figura deve essere ai suoi occhi in grado di poter gestire la situazione, per cui la nostra comunicazione con il cane risulta basilare!
Era il 3 febbraio del 1957 quando la televisione mandò in onda la prima puntata di Carosello, portando nelle case degli italiani che avevano quella “scatola magica”, la “réclame”. Lanfranco Bellarini, ragazzone con una trentina d’anni sulle spalle, era al Bar dell’Imbarcadero, quella sera. I lampioni del lungolago di Pallanza, dall’altra parte del lago, parevano lucciole tremanti nel buio freddo di quelle sere
ragione. Non voleva credere alle sue orecchie. Il Carosello era l’unico momento della giornata in cui tirava il fiato. Meccanico nell’officina del Giusto, non aveva quasi mai orari e feste comandate. E prima di andare a letto, quei dieci minuti, erano come un sorso d’acqua per l’assetato nel deserto. Delle ragioni vere non gli importava nulla. Il mercato della pubblicità si stava trasformando? Diventava più moderno e dinamico? I produttori stavano diventando insofferenti verso i limiti di tempo imposti da questo modo di reclamizzare i propri prodotti? A lui importava un fico secco. A lui, Carosello piaceva: e bon! Se fosse stata una “boiata” perché i filmati di Carosello erano stati girati da registi come Sergio Leone, i fratelli Taviani ed Ermanno Olmi ? Perché prestavano la loro faccia attori come Totò, Govi, Gassman, Tognazzi, Manfredi, Fabrizi o il grande Eduardo De Filippo? Eh, perché? Il povero Vittorio non aveva parole e non riusciva a dar pace al fratello che sembrava davvero disperato per un lutto tanto doloroso quanto inatteso. I personaggi gli ballavano nel cervello, tutti insieme, come una sarabanda indemoniata. Calimero, piccolo e nero con l’olandesina della Mira Lanza stava insieme a Cimabue (“fai una cosa né sbagli due”), mentre la linea di Cavandoli – senza dire una parola – cercava la titina dentro una pentola a pressione della Lagostina. Unca Dunca, uscito dalla penna di Bruno Bozzetto, sognava la Riello mentre l’Omino coi baffi preparava un caffè con la “moka” Bialetti a Lancillotto ed ai cavalieri
della tavola rotonda. Il caffè, ovviamente, proveniva dalla Lavazza e l’avevano portato Carmencita e il suo “caballero misterioso”.Dall’angolo della strada balzava fuori, con i confetti Falqui, Tino Scotti che – muovendo i suoi baffi – diceva “basta la parola!”.Nel tourbillon c’erano tutti: “E che, ci ho scritto Jo Condor?”, “E la pancia non c’è più” grazie all’Olio Sasso, “Gigante buono, pensaci tu”, “Miguel-son-sempre-mi” ed il suo merendero, la famiglia degli Incontentabili alla ricerca di un elettrodomestico che li accontentasse. Vedeva Ubaldo Lay con il suo impermeabile da tenente Sheridan sorseggiare un’aperitivo Biancosarti mentre discuteva con l’ispettore Rock della Brillantina Linetti sul sorriso smagliante di Carlo Dapporto (vorrei vedere: si lavava i denti con la Pasta del Capitano). L’attore Franco Cerri era l’uomo in ammollo che vedeva lo sporco andar via dalla sua camicia a righe e la biondissima svedese Solvi Stubing invaghiva tutti sussurrandoci “sarò la tua birra”. C’era Virna Lisi che “con quella bocca può dire ciò che vuole”, mentre il grande Ernesto Calindri stava seduto al tavolino in mezzo al traffico caotico a bersi un estratto di carciofo (il Cynar) “contro il logorio della vita
moderna”. Come poteva stare senza quel motivetto (“Tatataratararatarara..”) che accompagnava l’apertura del sipario del teatrino in una festa di trombe e mandolini ? Lanfranco era disperato. Nel paese si era avviata una disputa tra chi denunciava gli effetti dell’educazione di massa al consumo e chi, invece, metteva in risalto l’arte della pubblicità e la «pubblicità come arte». Lui, solo con il suo malessere, stava sempre più male e si chiuse in se, rifiutandosi di andar a lavorare. Non mangiò più e si lasciò andare fino al punto che le cure del dottor Verdi non servirono a nulla. Erano le quattro del mattino del 26 maggio 1977 quando passò dal sonno alla morte L’estate prima, sul “Corriere della Sera”, nel luglio del 1976, Enzo Biagi anticipò un “coccodrillo” per Carosello. Scrisse : “
AL CASTELLO DI MIRADOLO
La String Art è l’arte di creare quadri e decorazioni originali utilizzando semplicemente chiodi e fili da ricamo e un ottimo modo per esprimere la propria creatività. In occasione della Festa del Papà, il MAUTO propone un laboratorio per bimbi dai 4 ai 12 anni: portando una propria fototessera e una del papà, genitori e figli potranno creare insieme un oggetto unico! Prenotazione obbligatoria Per domenica 18 marzo alle 16 a museoauto@museoauto.it o al numero 011677666. Costi: L’attività didattica ha un costo di 7 euro a bambino, 3 euro per gli adulti accompagnatori. Alla quota si aggiunge il prezzo del biglietto di ingresso al Museo di 8 euro (ridotto) per gli adulti e di 2,50 euro per i bambini (gratuito per i minori di 6 anni). I possessori delle tessere Abbonamento Torino Musei pagheranno solo il contributo per l’attività.