Da giovedì 8 a domenica 11 marzo iniziative e promo speciali dedicate alle visitatrici

E’ alla bellezza femminile, intesa nel suo senso più universale, che Torino Outlet Village vuole dedicare la Festa della Donna, non solo per l’8 marzo, ma per una quattro giorni di iniziative speciali che vedranno protagoniste le donne da giovedì 8 a domenica 11 marzo.
La “settimana della donna” sarà un’opportunità per regalare e regalarsi una shopping experience unica, grazie a griffe internazionali di abbigliamento e accessori, disponibili a prezzi scontati rispetto ai prezzi retail sulle nuove collezioni primavera/estate.
Tutte le visitatrici che si recheranno all’Info Point riceveranno l’ esclusiva One Day Card che darà diritto ad un ulteriore sconto del 10% sui prezzi outlet: potranno così regalarsi l’opportunità di fare shopping nelle 90 boutique del Village con vantaggi esclusivi sulle nuove collezioni primavera/estate.
Momenti tutti al femminile che potranno essere raccontati e condivisi con gli hashtag #settimanadelladonna e #torinooutletvillage.
Torino Outlet Village offre ai suoi visitatori 90 negozi delle migliori marchi ed un progetto architettonico firmato da uno dei maggiori esponenti dell’architettura contemporanea, l’architetto italiano Claudio Silvestrin, a soli 15 minuti dal centro di Torino. L’Outlet Village gode di una posizione strategica essendo al centro dei flussi di traffico che dal Nord Italia raggiungono Francia e Svizzera e viceversa.
Una serata pensata come alternativa alle classiche proposte per la Festa della donna: una
Ad accompagnare le commensali in questo viaggio nel tempo tra i gusti e i sapori, ci saranno la giornalista Alessandra Iannello e la dottoressa dietologa – endocrinologa Flavia Correale, che racconteranno la storia, le proprietà e le caratteristiche dei cibi proposti nel menu della serata, alcuni dei quali considerati afrodisiaci.
mangiare le ostriche scambiandole quando già le avevamo in bocca. […] Non esiste gioco più lascivo, più voluttuoso tra due innamorati. È anche comico e il comico non guasta poiché le risa son fatte soltanto per gli esseri felici”».
55, a Torino. Curatori dell’evento saranno Piero Gondolo della Riva e Marco Albera, che per apparecchiare la tavola del Museo, secondo i canoni imposti alle famiglie benestanti del tempo, hanno attentamente scelto, dalle loro collezioni, la serie completa della Reale Manifattura Dortu (con immagini stampate sotto smalto di palazzi, chiese, regge, residenze sabaude e piazze piemontesi) e utilizzato argenterie mauriziane e bicchieri della Regia Fabbrica di vetri e cristalli di Chiusa Pesio, della stessa epoca del servizio. La Reale Manifattura torinese Dortu fu fondata dal francese Frédéric Dortu che, trasferitosi in Piemonte dalla Svizzera, ottenne nel 1824 le regie patenti per la fabbricazione della ceramica detta “terra di pippa”, materiale a metà via fra la costosa porcellana e la maiolica comune, che conobbe un notevole successo commerciale. La produzione durò una ventina d’anni, esaurendosi verso la metà del secolo. L’allestimento rappresenta, quindi, un’occasione unica per ammirare nella sua interezza un rarissimo servizio di porcellane Dortu. L’appuntamento di giovedì 8 marzo, ore 17,30, è a ingresso libero, fino ad esaurimento posti. Ma resterà visibile, solo con la visita guidata del Museo, dal 9 marzo al 3 giugno.
AFORISMA 














filo di lana alla confezione finale del capo in maglia. Attiva da quaranta anni, sempre nello stesso laboratorio in via Domodossola 2, ha una clientela fidelizzata, che ama farsi consigliare e confezionare capi su misura, sulla base delle esigenze e gusti individuali. Nel corso della sfilata, in cui le modelle non sono volutamente mannequin professioniste, verrà presentato il libro di Francesca Lorenzoni, giunto alla sua seconda ristampa, dal titolo “Giro vita” ( edizione ComPagine). L’autrice torinese, molto amante della sua città natale, nel 2014 creatrice del Blog dal titolo “MADamando.com”, dedicato alle signore di mezza età come lei, con questo libro non ha voluto scrivere un manuale per superare le criticità della menopausa, quanto piuttosto un racconto dallo spirito leggero e consapevole, con cui le donne sono invitate ad affrontare la vita al suo giro di boa. Durante l’evento Olivia Mondelli, Private Banker di Banca Mediolanum, offrirà alle signore presenti alla sfilata la consulenza gratuita di SWISSCARE NAHRIN cosmesi, fitocosmesi ed integratori per il benessere e la prevenzione, che Mariangela Mensa, consulente sul territorio, sarà poi disponibile ad illustrare nel dettaglio, mediante un appuntamento personalizzato. Nahrin è un’azienda di integratori svizzeri e filoestratti con un’elevata concentrazione, facili da utilizzare, per il benessere di tuttavia famiglia. Swisscare è un’azienda nata nel 2004, società dedicata alla ricerca e produzione di cosmetici sicuri e innovativi.
cultura a sostegno dell’eliminazione della violenza di genere. 
comunicazione chimica è il senso più sviluppato nei cani ed è usata solo per comunicare tra loro. Il paraolfatto, grazie alla presenza dell’organo vomeronasale situato al di sopra del palato e formato da due canali all’interno delle cavità nasali, permette loro di percepire i feromoni (sostanze chimiche che si trovano nelle secrezioni vaginali, nelle ghiandole perianali ed in quelle sudoripare dei cuscinetti plantari) attraverso l’aria, l’acqua o la terra. La comunicazione olfattiva (marcature), avviene principalmente tramite urina, feci, ghiandole anali e interdigitali e nel padiglione auricolare, attraverso i quali i cani raccolgono informazioni importanti sull’altro individuo circa sesso e età, mole, condizioni di salute e stato gerarchico. Così come il nostro cervello è predisposto ad apprendere il linguaggio verbale, allo stesso modo quello del cane è preparato a elaborare e discriminare gli odori. Risulta quindi fondamentale permettere al nostro amico di “leggere” le informazioni di cui ha bisogno senza strattonarlo continuamente (a meno che non si stia facendo un percorso di recupero comportamentale su soggetti particolarmente territoriali e/o dominanti). Un video illustrativo, divertente e molto interessante dal titolo “
posizione dritta, orecchie tese in avanti, occhi ben aperti, coda orizzontale con possibile movimento oscillatorio, piloerezione.
Il nome di Federico Martinotti e del suo metodo di vinificazione potrebbe diventare presto un veicolo per fare conoscere a milioni di persone il Monferrato in giro per il mondo.
quanto avvenne. Nel citare i nomi della vitivinicoltura italiana Andrea Desana, ha ricordato anche Federico Martinotti, di Villanova Monferrato, direttore della Regia stazione per l’enologia di Asti ed inventore del metodo di fermentazione dello Champagne in autoclave, oggi chiamato “Charmat”. “Proporremo – ha detto – ai produttori italiani di inserire in etichetta di vini come l’Asti Spumante o il Prosecco, che è stato vinificato con la denominazione Metodo Federico Martinotti – Villanova Monferrato. Questo vorrebbe dire che, calcolando la produzione dei nostri vini spumanti, tutti di ottima qualità e oggetto di esportazione in tutto il mondo, il nome Monferrato, sia pure indirettamente, andrebbe ad essere posto, su una quantità pari a circa seicentottanta milioni di bottiglie ogni anno”. E tutto questo potrebbe avere una notevole ricaduta su un territorio che sta cercando la via della crescita turistica come il Monferrato. Nel suo intervento, durato circa un’ora e seguito con attenzione dagli allievi dell’Artusi (all’incontro ha assistito anche un assistente tecnico, Lorenzo Damosso, ex allievo Artusi, che nella sua tesina per l’esame di Stato dedicò uno spazio proprio a Paolo Desana) ha anche citato le cattedre ambulanti della seconda metà dell’Ottocento, iniziate da Giuseppe Antonio Ottavi, corso di origine ma diventato monferrino nel corso della vita, dei suoi figli e di Arturo Marescalchi.
angosciante quanto ambivalente. Da una parte coltiviamo rabbia verso chi, secondo i nostri personali standard, sembra apparentemente appagato dal proprio stile di vita, ma dall’altra coviamo desiderio per gli stessi traguardi. Vogliamo essere come la persona che invidiamo, proprio perché ciò che possiede è quello che vorremmo anche noi. Attraverso l’invidia demoliamo l’altro, non avendo potuto raggiungere come lui, o per lo meno non ancora, quel “grappolo d’uva sul ramo più alto”. Aggredire, in questo caso, rappresenta il tentativo di tenere a galla la propria autostima e la fiducia in se stessi. Infatti, svalutando ciò che abbiamo intorno, il nostro vissuto non apparirà più così negativo come sembra. “Sporchiamo” gli altri non riuscendo a “lavare” noi stessi. In questo modo si placa quel senso di insoddisfazione che, evidentemente, si può provare. Sminuire quello che non si riesce ad ottenere diviene dunque una sorta di “stratagemma” per preservare dal dolore di non essere come si vorrebbe. E’ un autoinganno che, nella società attuale, fortemente centrata sul valore della competizione e della rivalità a colpi di “selfie” pubblici, trova terreno fertile.
Dott. Davide Berardi, Psicologo – Psicoterapeuta