LIFESTYLE- Pagina 356

Area cani: istruzioni per l’uso

“Sono l’altra faccia di una medaglia che hai perduta. Ritrovala… e ritroverai anche me” R. Marchesini

 

Questo articolo non intende demonizzare le aree cane, ma darne una corretta visione per un utilizzo più consapevole. Portare il cane in aree dedicate è per molti di essi l’unica possibilità di stare liberi, di correre e di “socializzare” con altri. Per mancanza di spazio o tempo, questa rimane un buon compromesso ma non può sostituirsi al piacere di vivere esperienze annusando nuovi odori e di esplorare nuovi luoghi. Mi è capitato più volte di scoprire insieme dei posti fantastici al mio cane, a cui tra l’altro, considerata la sua natura timida e riflessiva, l’area cani non piace essendosi trovata spesso in situazioni in cui non veniva messa a suo agio. Almeno nei giorni liberi, usate la vostra fantasia (e internet) e immergetevi, con e grazie al vostro cane e, in luoghi che faranno felici entrambi, riscoprendo la natura e lasciando a casa pantofole e abitudini.

A Torino, a differenza che altrove, ci sono ben 54 aree cani sparse per tutta la città, e sono spazi in cui “…è consentito ai conduttori di cani far correre e giocare liberamente gli animali, senza guinzaglio e museruola, sotto la propria vigile responsabilità. Si ricorda che il proprietario o l’accompagnatore è civilmente e penalmente responsabile di ogni azione del cane da lui condotto”, riferendosi a chiunque, in quel momento, è suo custode, sia esso il proprietario, un parente o il dogsitter. Anche il Regolamento per la tutela ed il benessere degli animali in citta’ di Torino, che vi invito a consultare, dà indicazioni, all’articolo 22, sull’utilizzo delle aree e percorsi destinati ai cani. Ma cosa vuol dire essere responsabili del cane in un’area comune? Vuol dire in primis usare il buonsenso ed essere persone civili.

Ecco alcuni consigli per utilizzare al meglio e in sicurezza, per voi e per i cani, tali aree:

 

Valutate attentamente se il vostro cane ama stare in quel contesto o se per lui è causa di stress. Spesso le aree cani vengono usate come luogo per far socializzare, ma siamo sicuri che il cane che portiamo e i cani che troviamo abbiamo le competenze giuste? Se la risposta è sicuramente sì, nessun problema, se la risposta è non lo so, è il caso di porsi le giuste domande. Esperienze negative, a differenza delle aspettative, potrebbero far sorgere problemi comportamentali. Ci sono cani che bullizzano gli altri cani e altri che fanno fatica a gestire le interazioni con più soggetti: entrambi cercano aiuto nel proprietario che spesso, però, non si accorge della loro richiesta o del loro stato di difficoltà perché non in grado di leggere l’atteggiamento o perché troppo impegnato a fare altro. Alcuni soggetti, insicuri o paurosi, poi, patiscono i luoghi cintati, a maggior ragione se di piccole dimensioni, e la mancanza di possibilità di fuga può renderli irritabili e preoccupati, generando reazioni di aggressività che in condizioni di libertà non avverrebbero, con la probabilità di essere anche sgridati per “essersi permessi” di far capire il loro disagio mostrando tutti i denti. Immaginatevi in una stanza senza possibilità di uscire per un tempo prestabilito ma che voi non conoscete, con persone estranee che parlano anche male la vostra lingua e che appena entrate vi abbracciano, urlano, vi spintonano. E se provate a defilarvi e chiedere aiuto al vostro riferimento, venite ignorati. Allora provate a cavarvela da soli, respingendo con le mani e urlando chi vi sta addosso e non vi lascia il tempo di capire dove siete e con chi siete, venendo anche puniti per esservi comportati male. Ecco: questo è quello che frequentemente capita. La voglia di conoscere il mondo può tradursi nel perdere la voglia di relazionarsi oppure a imparare, erroneamente, che quello è il comportamento che porta a non avere problemi e quindi quello giusto da adottare. In entrambi i casi, la risposta è inversamente proporzionale alle aspettative e le possibilità di poter avere interazioni con altri soggetti in quanto animali sociali, potrebbe essere sempre più rara per via della paura della vostra reazione, oppure la situazione continuerà ad essere vissuta come un momento di stress. IMPARARE A LEGGERE LE EMOZIONI DEL VOSTRO CANE, SIA POSITIVE CHE NEGATIVE, E’ COME SEMPRE FONDAMENTALE.

Prima di entrare con il cane date uno sguardo alle interazioni che avvengono tra i cani all’interno e verificare che i soggetti già presenti siano “compatibili” con il vostro; se i cani non si conoscono, chiedete il permesso avvisando i proprietari che sono già all’interno di che tipo di cane state introducendo. Al momento dell’entrata, sarebbe opportuno e buona educazione che i proprietari richiamino i cani già all’interno per permettere a chi sta entrando di non sentirsi aggredito e di poter invece, ambientarsi. Le giuste distanze anche in queste occasioni, sono fondamentali per permettere una corretta lettura delle intenzioni; Le aree cani non sono proprietà esclusiva di chi arriva prima e non si può decidere quindi il tempo in cui può soggiornare (ho visto anche fare picnic in area cani), e/o finire di chiacchierare con l’amico o il capitolo del libro. Se avete un cane aggressivo o convalescente e volete sfruttare questi spazi recintati senza altri cani, non dimenticate di rispettare anche le esigenze altrui mettendovi d’accordo per la turnazione; Raccogliere SEMPRE le deiezioni dovrebbe essere un gesto ovvio sia per la pulizia che per evitare rischio di diffusione di malattie e parassiti che vivono negli escrementi dei cani e che gli altri potrebbero contrarre qualora ne venissero a contatto. Per lo stesso motivo, non portate in area cani soggetti affetti da malattie trasmissibili fino all’accertata estinzione delle stesse; Non tirate fuori cibo o giochi al fine di evitare comportamenti di competizione/difesa/possesso dello stesso che possono sfociare in risse anche tra cani che normalmente vanno d’accordo; Mai tenere il cane al guinzaglio. Perché portarlo in un area dove potrebbe stare libero se poi deve stare vicino a voi legato mentre gli altri fanno altro? Fareste un grande torto a lui e soprattutto potrebbe innescare dinamiche non simpatiche per via della differente comunicazione tra cane al guinzaglio e cane libero. Portatelo piuttosto a fare una passeggiata, per il cane è di gran lunga più gratificante e meno stressante;

Evitate di portare femmine in calore, anche se in area cani non c’è nessuno. L’odore rilasciato dagli ormoni dell’estro viene percepito dai cani a distanza di chilometri e per molte ore dal suo passaggio. Evitate di far accadere risse tra cani maschi che potrebbero essere scongiurate; Se portate dei bambini sorvegliateli costantemente. Una corsa, un gesto o il trovarsi in mezzo a delle interazioni canine, può essere pericoloso. Insegnate loro a relazionarsi correttamente con loro, ma non in questi spazi; Non prendete in braccio i cani per difenderli da situazioni potenzialmente pericolose perché è il momento esatto in cui rischiate di prendere un morso sia voi sia il cane. Questo succede soprattutto con i cani di taglia piccola, ma il sollevarlo, soprattutto in una situazione di già eccitazione, equivale a innescare automaticamente negli altri un istinto predatorio.Buone passeggiate, alla prossima!

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Francesca Mezzapesa c/o Centro Cinofilo White Apple Dogs

 Educatrice cinofila 3° livello FISC – Istruttrice Rally Obedience

 

Leggi anche:

La piramide dei bisogni del cane

La comunicazione con il cane

Come comunicano i cani (parte I) – La comunicazione chimica e visiva

Come comunicano cani (parte II) – La comunicazione olfattiva

Come comunicano i cani (parte III) – La comunicazione tattile

A Mondojuve i giovani influencer del web

Domenica 13 maggio a partire dalle ore 17 Mondojuve – lo Shopping Center situato tra i Comuni di Vinovo e Nichelino si prepara ad accogliere i giovani influencer di House of Talent: Michele Cavallaro, Roberto Magro, Federico Mancosu, Maddalena Sarti, Edoardo Maragno, Swami Caputo e la new-entry Giuseppe Barbuto, seguiti da centinaia di migliaia di follower sui social network, incontreranno i loro fan presso laGalleria DianaHouse of Talent è la prima realtà nazionale che raccoglie tutti i maggiori influencer del web: la crew in continua espansione è composta dai ragazzi che hanno partecipato alle due edizioni del reality show di Rai2 “Il Collegio” insieme ai più creativi Muser, gli utenti della piattaforma creativa social Musical.ly, amatissima dai teenager.

 

Il meraviglioso mondo di Alice

DOMENICA 20 MAGGIO San Secondo di Pinerolo (Torino)

“Non importa che età avete, se siete importanti o insignificanti: tutti tornate a essere bambini”. Così la grande Virginia Woolf ebbe a scrivere in elogio di uno dei più importanti romanzi della letteratura per l’infanzia qual è stato e continua ad essere “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” pubblicato per la prima volta nel 1865 dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carroll

E allora è proprio una bella idea, che ci aiuterà per l’appunto a diventare tutti (almeno per un giorno) un po’ bambini, quella che insieme hanno avuto la Fondazione Cosso e la Cooperativa Theatrum Sabaudiae progettando per domenica 20 maggio, dalle 10 alle 19, presso il Castello di Miradolo (via Cardonata 2 a San Secondo di Pinerolo), “Il meraviglioso mondo di Alice”: una giornata dedicata ai bambini, alle famiglie e ai visitatori di ogni età per vivere insieme esperienze indimenticabili ispirate al romanzo di Carroll, con fiabeschi personaggi in abito vittoriano che si muoveranno tra le sale del Castello di Miradolo e i sentieri del Parco. Obiettivo, quello di creare veri e propri tableaux vivants a tema, sorprendendo i visitatori del giardino storico che potranno trovarsi di fronte la piccola Alice Liddell, protagonista del romanzo, così come il Bianconiglio, con l’orologio nel panciotto, o il Bruco che riposa sotto la tenda ottomana; se poi si vorrà si potrà anche prendere posto al tavolo da Tè dei matti o giocarsi la testa affrontando la perfida Regina di cuori. La giornata sarà anche arricchita da attività creative, giochi, visite guidate, degustazioni e dolci pause ispirate al tema. La corte interna ospiterà “Drink me” e “Eat me”, due angoli per l’acquisto di tè e pasticcini da passeggio. Dalle 12 ci sarà la possibilità, su prenotazione, di ritirare presso la Caffetteria il proprio cesto da Pic Nic da consumare nel Parco. Alle 11 e alle 16 appuntamento con “TLab La stagione in tazza” e “T-Time Tra fiaba e realtà”, due laboratori per degustare e imparare a conoscere il tè, in collaborazione con The Tea di Claudia Carità. Per partecipare alla giornata, è stato anche programmato un Servizio Navetta dedicato, da Torino al Castello di Miradolo, con partenza alle ore 10 da piazza Carlo Felice e rientro alle 17.30. Costi e prenotazioni: il biglietto di ingresso al Parco include i tableaux vivants a tema e gli allestimenti dedicati al “Meraviglioso mondo di Alice”, l’attività creativa per i bambini “Lo spazio delle meraviglie”, l’audio racconto in cuffia stagionale e la mappa del Parco. Tutte le altre attività, laboratori, degustazioni, Pic Nic, Servizio Navetta da Torino, richiedono la prenotazione e hanno un costo aggiuntivo al biglietto di ingresso al Parco.

 

Per info e prenotazioni: tel. 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

 

g. m.

La cucina anarchica di Giorgio Rava

rava2Chi conosce l’artista cusiano sa bene quanto ami scrivere, dipingere e  disegnare, definendosi “anarchico”. Una creatività che dimostra anche nell’amore per la cucina che, secondo i più, pratica ad “eccellenti livelli”

 

S’intitola “Ricette (anarchiche) tra lago d’Orta, Maggiore e oltre” il libro di Giorgio Rava, edito da Tararà. Chi conosce l’artista cusiano sa bene quanto ami scrivere, dipingere e  disegnare, definendosi “anarchico”. Una creatività che dimostra anche nell’amore per la cucina che, secondo i più, pratica ad “eccellenti livelli”, come conferma Alberto Gozzi, un’autorità celebre nel campo, introducendo questo volume e le 122 ricette che vengono presentate al lettore. Giorgio Rava , è un intellettuale a tutto tondo che – tra le altrerava3 passioni e curiosità, ama cucinare e reinventare delle ricette di  questa sua cucina che definisce, appunto, “ anarchica”. E’ lui stesso a spiegare il perché di questo rapporto amoroso dalle lontane radici. “Tra i ricordi della primissima infanzia vi sono i profumi della cucina delle mie nonne, quella paterna e quella materna, l’una lombarda (il suo risotto con lo zafferano), l’altra romagnola (la pasta fatta in casa e i cappelletti); poi quella di mia madre romagnola cha ha sposato un piemontese, ma di quel Piemonte “alto”, sembra addirittura walser, che aveva in sé la cocciutaggine e la ruvida dolcezza del pane di segale delle genti venute dalla Valle del Goms”. Una cucina “bastarda” , o meglio “anarchica” da cui Giorgio ha tratto il  suo DNA culinario, aggiungendo alle memorie famigliari  la  sua personale propensione  alla baldoria, alle disfide tra gli rava cucinaamici ai fornelli , ai piatti sperimentali alla cui base spesso sta il suo orto “ cui attendo con le cognizioni di mio padre e di un diploma di Perito Agrario su un terra magra di montagna”. Quando insegnava tra le letture che propinava ai suoi alunni emergeva potente il legame tra palato e letteratura: dagli etilici vapori de “L’Assommoir” di Zola  alla fame del Riccetto della “Vita violenta” di Pasolini, o a quella della famiglia dei Braida de “La malora” di Fenoglio, ma anche il “Manifesto della Cucina Futurista” e il risotto alla milanese di Carlo Emilio Gadda. Del resto, e sono parole sue “ la vita è un minestrone o una bouillabaisse; noi ne siamo i cuochi e  sta a noi condirla, farla più o meno saporita, trovarne i giusti ingredienti”. Alberto Gozzi scrive che le ricette di Rava sono “veramente anarchiche, libere da ogni espressione di regole fondamentali, come ad esempio le grammature degli ingredienti”. Da una “Guerra di Piero” a base di Bettelmatt a una “Catalana” con tanto di omaggio a Orwell, da una salsiccia “Candelora” ad una pasta con il formaggio erborinato del Mottarone fino alle maliziose ostriche alla “Chateau d’If” del conte di Montecristo, il libro di Giorgio Rava si legge con un certo languore. Per la  sua capacità affabulatoria, certamente, ma anche per l’induzione a provare le delizie che propone in chiave, appunto, “anarchica”.

Marco Travaglini

Re Barolo all’asta

Si è tenuta questa mattina – domenica 6 maggio– presso il Tempio dell’Enoturista del Castello di Barolo, l’Asta del Barolo, promossa dall’Accademia del Barolo. Per l’occasione sono arrivati professionisti, collezionisti, giornalisti da tutto il mondo – inclusi USA, Canada, Cina, Sudafrica e Australia – ed erano in collegamento via skype acquirenti dall’estero, da Singapore e Hong Kong. Grande anche la partecipazione degli appassionati del territorio.

 

Il giornalista Giancarlo Montaldo ha battuto 51 lotti di preziose e antiche bottiglie (oltre 150) risalenti a vecchie annate, dal 1947 fino agli anni 2000, tra cui alcuni formati Magnum e Doppio-Magnum. Nessun lotto è andato disatteso; il ricavato totale è stato di oltre 50.000 euro. La bottiglia più cara è un barolo Monfortino del 1926 di Giacomo Conterno che si è aggiudicata per 4.400 euro una studentessa taiwanese di “3IC”, nuovo centro studi internazionale su vino e cibo diretto da Ian D’Agata, che ha riunito in questi giorni a Barolo studenti e professionisti da tutto il mondo. Anche altri studenti del corso 3IC, infatti, hanno partecipato all’Asta. Il lotto della bottiglia di Monfortino è stato integrato da una forma di Bra duro d’alpeggio, grande formaggio di tradizione piemontese, messo a disposizione da Latteria Inalpi. Il lotto più prezioso, quello messo a disposizione dall’Accademia del Barolo, anch’esso integrato da una forma di Bra duro, è stato acquistato da Giuseppe Piumatti di Bra Servizi.  

 

Era presente anche Elliott Krause, un imprenditore americano che ha molto investito nel territorio e che, con la sua presenza, attesta la sua grande passione per il Barolo e le sue terre. Come vuole la tradizione l’Asta ha come finalità la charity: grazie alla collaborazione con l’associazione 1 Caffè di Luca Argentero e Beniamimo Savio, infatti, il ricavo netto aiuterà a coprire i costi per la creazione e il mantenimento autonomo di un punto di stoccaggio e smaltimento per alimenti e vestiti, nonchè di preparazione di pasti caldi a Torino, in piazza 18 Dicembre, gestito dal Progetto Leonardo Onlus. 

(foto Davide Gonella)

Torna il Festival del Gelato

Sabato 5 e domenica 6 maggio montagne di gelato a Torino. In piazza Vittorio dalle 14 alle 22 torna il Festival del Gelato per assaporare i classici gusti pistacchio, nocciola, crema, cioccolato … e per scoprirne di nuovi creati dai molti mastri gelatai presenti. L’iniziativa fa parte del Gelato Festival Europa. Nella foto una precedente edizione in piazza Solferino.

Ian e John, i rinoceronti bianchi protetti a Torino

Ian e John, hanno tre anni e sono fratelli. Si tratta di due rinoceronti bianchi della specie più a rischio, appena  arrivati nell’habitat Serengeti nel bioparco Zoom Torino dall’Inghilterra,  da un’altra struttura zoologica dell’ Eaza, l’associazione delle più prestigiose strutture zoologiche europee: il Cotswold Wildlife Park and Gardens di Oxfordshire. L’iniziativa fa parte del programma di interscambio tra parchi europei. Nei siti  Eaza  sono ospitati 310 rinoceronti e in Italia sono  6 i rinoceronti bianchi presenti.

Picnic 1° maggio, verdure protagoniste

Secondo gli chef stellati il trend sono i picnic gourmet con protagonisti gli ortaggi di stagione, come carciofi, radicchio e asparagi. Promosso anche dai nutrizionisti secondo cui rappresenta il perfetto bilanciamento dei principi nutritivi

Come da tradizione il 1° maggio vedrà molti italiani alle prese con il tradizionale picnic e secondo gli chef stellati il trend è prepararlo in chiave gourmet e a base di verdure (68%): in primis carciofi (28%), radicchio (21%), piselli (18%), asparagi (10%), indivia (8%), ma anche carote (7%), finocchi (5%) e sedano (3%). Promosso anche dai nutrizionisti: per uno su 4 (28%) le varianti con gli ortaggi sono leggere, per uno su 5 sono gustose (22%) e salutari (17%), ovvero contribuiscono in modo significativo a una dieta sana ed equilibrata, e di conseguenza al benessere psicofisico.

Un picnic primaverile a base di verdure è nel menù anche degli chef internazionali: il cestino gourmet dallo chef francese Nicolas Pierantoni che collabora con il pluristellato Alain Ducasse (21 stelle Michelin) all’Hostellerie de L’Abbaye De La Celle in Provenza, propone tra le pietanze prêt-à-porter asparagi freschi conditi con una delicata vinaigrette e alcuni ortaggi ripieni, quali pomodori, zucchine e cipolle. È quanto emerge da uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’osservatorio sulle tendenze alimentari dell’azienda toscana Fratelli Polli, condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio web su un pool di 30 esperti fra chef e nutrizionisti sul significato e valore del picnic.

Ma perché uno chef consiglia di privilegiare le verdure nella preparazione di un cestino per il picnic? Per uno su 3 (33%) le verdure sono versatili, possono cioè essere cucinate in tanti modi, a vapore, grigliate, gustate sottolio o sottaceto, e dunque si prestano bene alla sperimentazione di nuove ricette gourmet; per uno su 4 (28%) sono leggere, caratterizzando un piatto senza appesantirlo, anche sotto il profilo nutrizionale.

Lo conferma Luca Piretta, nutrizionista e gastroenterologo all’Università Campus Bio-medico di Roma: “Il picnic rappresenta un momento ludico all’aperto, per cui ritengo molto importante privilegiare quegli alimenti che forniscono energia pronta e quelli freschi che permettono una facile idratazione anche per compensare le probabili attività fisiche che accompagnano questi eventi. Pertanto un’insalata di riso o una pasta con tonno o pollo accompagnata da verdura di stagione, sia fresca che preparata a casa, sarebbe la soluzione ideale”. Tra le verdure primaverili ideali il Prof. Piretta consiglia di preferire “fave e carciofi, in quanto apportano fibre in abbondanza (utilissime per mantenere sano il microbiota intestinale) e sali minerali, come potassio, ferro e magnesio, necessari, accompagnate da una discreta quantità di acqua, per compensare le probabili perdite in una giornata di sport e passeggiate all’aria aperta”.

E quali pietanze gli chef consigliano di cucinare per un picnic? Chi preferisce mettere nel cestino del picnic dei cibi da preparare velocemente, ma senza rinunciare alla ricercatezza del gusto, può orientarsi tra pasta fredda condita con con pachino, crema di carciofi, asparagi, speck e pecorino (27%), gradevoli da gustare anche ad alta quota durante un picinic in montagna; torte rustiche di pasta brisé con formaggio, patate rosse e carciofi (28%); quiches con cipolle e acciughe (26%); omelette funghi trifolati (17%) o un’insalata di cous cous con pomodorini, tonno, olive verdi, wurstel e mais (13%), per deliziare il palato anche dei più giovani.

Tra i piatti maggiormente consigliati dagli chef spicca l’insalata di riso (56%) che si colloca sul podio insieme alla torta salata (53%) e all’insalata verde (49%). Perché è tanto amata? Per la sua versatilità (46%) e facilità di preparazione (48%): per uno chef su 3 (31%) è possibile condirla con carciofini, speck e noci, ideale per una piacevole pausa pranzo durante una lunga camminata in montagna, o con radicchio e noci (28%), per gustare un accostamento inedito tra il gusto piacevolmente amaro del radicchio e la croccantezza delle noci; per uno su 4 (25%) con del pesce fresco, come gamberetti, abbinato a zucchine crude, sedano e sottaceti, perfetta per un picnic in spiaggia o per chi non vuol rinunciare al sapore del mare neppure in montagna; per uno su 10 (9%) con della frutta, come le pere, insieme a del formaggio stagionato, come il gorgonzola, da mixare con una spezia, come lo zenzero, per un sapore più esotico e un gusto agrodolce. Per i vegani, invece, la tradizionale insalata di riso viene rivisitata in chiave gourmet dagli chef con tofu (27%), carciofi (34%), piselli (31%), mais (23%), carote (27%), sedano (17%), finocchi (19%), capperi e cipolle (14%).

 

La chef Mariangela Susigan consiglia una variante esotica e montana allo stesso tempo, con cui celebrare la terra e il bosco: “La mia ricetta preferita è con riso rosso, carotine baby, semi, tometta della Valchiusella, frittattina di erbe selvatiche e una corda di aceto di lamponi”. Lo chef Vito Mollica suggerisce invece di preparare “un buon riso profumato, come il basmati, il jasmine o il venere, cucinandolo in modo ‘pilaf’ per mantenere e preservare le qualità di queste tipologie di riso anche una volta cotto”. Lo chef de “Il Palagio” propone una variante agrodolce: “Per la mia insalata utilizzo come condimenti solo verdure stagionali croccanti, dando acidità all’insieme con agrumi di stagione, anche semplicemente con arancia o mandarino e guarnendolo infine con del tonno rosso scottato“.

Chi invece fosse stufo di portare con sé il solito panino con salumi e formaggio a una scampagnata in montagna o al mare, può seguire i suggerimenti degli chef preparando un panino d’autore farcito con verdure grigliate, caciotta dop, pomodori secchi, capperi e zenzero (34%). Ma non solo panini, gli chef propongono anche tramezzini con indivia, guanciale, formaggi dop e verdure fresche di stagione (38%) o tortillas con carciofi, zucchine, crema di latte di pecora, pomodori secchi e pesto di rucola (42%), qualora si volesse dare anche un tocco d’internazionalità al proprio pranzo prêt-à-porter.

Per esaltare il gusto di un’insalata di riso o di un panino gourmet, gli chef suggeriscono un buon vino rosso della valle del Chianti (34%) o un Brunello di Montalcino (17%), decisamente più meditativo; un Verdicchio frizzante (26%), per chi preferisce il bianco da degustare rigorosamente freddo o una buona birra ambrata leggera, possibilmente artigianale (23%).

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Studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’osservatorio sulle tendenze alimentari dell’azienda toscana Fratelli Polli, condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio web su un pool di 30 esperti fra chef e nutrizionisti sul significato e valore del picnic. All’interno i quotati del nutrizionista Luca Piretta e degli chef Mariangela Susigan e Vito Mollica.

 

Torino insolita

Torino è una città elegante, una signora aristocratica decorata in stile Liberty, adornata di Barocco, una dama raffinata che con il suo fare misurato induce al rispetto, al garbo, quasi alla soggezione.

Ogni angolo, ogni strada, palazzo o opera è intrisa di storia e cultura, visitarla o viverla è una esperienza di puro sapere, emozionante e profonda. L’aura di mistero che la avvolge poi la rende una padrona di casa magica ed enigmatica. La città della Mole, la prima capitale d’Italia, è ammirata e considerevolmente visitata proprio per questi aspetti che ne fanno un posto unico, una meta rara e preziosa. Torino però può sorprendere, stupire con dettagli e particolari originali, stravaganti e attuali. Luoghi ed elementi decorativi che appartengono ad una nuova visione dell’arte e del design, ad un corrente modo di esprimersi, a moderne espressioni legate ad antiche passioni. Una tra le cose originali da fare a Torino è dormire nella Suite di Cioccolato del Golden Palace, una esperienza multisensoriale che renderà il soggiorno più dolce e gradevole tra arredi che simulano tavolette di cioccolato, meravigliose degustazioni e sensazioni che allietano l’olfatto. Un’altra particolarità la troviamo a Piazza Palazzo di Città, una istallazione sulla facciata di un edificio, un piercing chiamato “Baci Rubati”, ideato dall’architetto Corrado Levi, da cui escono gocce di sangue blu e rosse. L’opera che doveva essere temporanea è invece rimasta lì, in pieno periodo settecentesco. Un percorso alternativo ed interessante è lo Street Art Tour, un meraviglioso e appassionante viaggio in una Torino che si dedica e apprezza la modernità in tutte le sue espressioni. Bellissimi murales che sono non solo espressioni d’arte ma anche di protesta e disagio sociale. Su Inkmap.it, un progetto dell’Associazione Il Cerchio E Le Gocce, le opere più significative. Per un momento di gradevole relax, una pausa di puro piacere musicale è raccomandato fermarsi alla Galleria San Federico un edificio degli anni ’30 che ospita negozi, cinema e locali, un posto molto elegante e ricercato. All’entrata di questo raffinato spazio, dalla parte di Via Roma, è consuetudine che gruppi o solisti musicali si fermino a suonare opere classiche, melodie famose ed evocative. Passeggiando per il centro non ci si può non fermare alla Farmacia del Cambio, storico e delizioso bar di Torino dove troviamo la pluripremiata Jessica, la torta al cioccolato a sei strati, orgoglio della pasticceria piemontese e pura felicità per il palato. Se ci si allontana dal centro invece e ci si dirige verso Cit Turin non può sfuggire all’occhio il grattacielo di Intesa San Paolo, un progetto di Renzo Piano, “un frammento di ghiaccio a Torino”. In questo spazio di innovazione architettonica si può mangiare al Piano 35 beneficiando di una vista mozzafiato e assistere ad interessanti ed esclusivi eventi presso il suo auditorium.

Maria La Barbera

 

Risotto classico agli asparagi

Gli asparagi ortaggi pregiati protagonisti della primavera, teneri germogli che simboleggiano il risveglio della natura, poche calorie, ricchi di sali minerali hanno proprieta’ disintossicanti, diuretiche ed antiossidanti. Il risotto agli asparagi e’ un primo delicato e raffinato generalmente realizzato con asparagi verdi, un grande classico della nostra cucina.

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Ingredienti

300gr. di asparagi

200gr. di riso

40gr. di burro

30gr. di parmigiano grattugiato

1 scalogno

Brodo vegetale q.b.

½ bicchiere di vino bianco secco

Sale, pepe, q.b.

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Pulire e lavare gli asparagi poi tagliarli a tocchetti. In una larga padella sciogliere 20gr. di burro, rosolare lo scalogno finemente affettato, aggiungere il riso e lasciar tostare per qualche minuto poi, sfumare con il vino bianco. Aggiungere gli asparagi, mescolare, salare, pepare e poco alla volta bagnare con il brodo vegetale sino a cottura (circa 20 minuti). Togliere dal fuoco, mantecare con il burro rimasto, il parmigiano e servire subito.

Paperita Patty