LIFESTYLE- Pagina 35

Festival “Granda in Piazza” presso la Piazza dei Mestieri

/

La piazza dei Mestieri di Torino, in via Duranti 13, proporrà un evento dal 7 al 9 giugno prossimo imperdibile per tutti gli appassionati di birre artigianali. Il Festival, intitolato “Granda in Piazza” e che comprenderà 12 birrifici e 108 birre internazionali, sarà teatro espositivo di alcuni dei più apprezzati birrifici europei, il tutto all’insegna della qualità, del buon cibo e del divertimento.

Tra i birrifici ospiti risultano, tra gli altri, il noto birrificio berlinese BRLO, il Moor, birrificio inglese all’insegna della tradizione e dell’innovazione per creare birre non filtrate e dal sapore unico, la Lerwing, birreria norvegese per le sue birre audaci e innovative, il Wicklow Wolf, birrificio irlandese che si distingue per la sua passione, per l’innovazione e l’uso di ingredienti di alta qualità, la birreria nostrana CANEDIGUERRA, da sempre attenta alla produzione classica e a quella creativa, e a un altro nome di spicco della scena italiana come il Brewfist, specializzato nella produzione delle IPA che hanno fatto scuola in Italia e all’estero. Non mancheranno anche marchi di birra danesi e belgi, oltre alle creazioni brassicole dei due organizzatori Granda e Birrificio La Piazza.

Dopo il successo delle scorse edizioni e .a collaborazione “Beer Heron” presentata lo scorso anno alla Beer Fest Platz a Torino, tornano con le loro etichette di punta e un grande evento nato dal desiderio di unire le forze per offrire al pubblico l’occasione unica per scoprire nuovi birrifici, storie e sapori.

Saranno anche presenti i mastri birrai per raccontare le loro creazioni al pubblico degli appassionati. Il menu è ideato dagli chef Maurizio Camilli e Marco Santelli, per un evento all’insegna della buona musica e del divertimento, in un’atmosfera senza eguali.

 

Mara Martellotta

Open House: il nostro viaggio tra il Centro e zona Lingotto

Grazie ad Open House quello appena passato è stato per Torino un weekend alla scoperta delle più belle case, palazzi e luoghi di interesse culturale della città che per due giorni hanno aperto le porte rendendoci partecipi della loro magia e bellezza. Il format internazionale, che nell’annata precedente ha coinvolto 20730 visitatori per 41170 visite, si riconferma anche per il 2024 come uno degli eventi più apprezzati dai cittadini garantendo, attraverso tour guidati e approfonditi, il vero spirito di questa iniziativa:“un invito alla coperta, una grande festa per la curiosità e il senso di appartenenza”. I luoghi visitabili si estendevano per tutta la città offrendo la possibilità di esplorare  zone meno conosciute e molto diverse per stile e cultura, ai fini di carpire al meglio la versatilità della città.

Società Canottieri Caprera- Zona Centro

Affacciato sulla sponda del fiume Po e costeggiato dall’imponente Ponte Umberto I, in una location nascosta e affascinante sorge uno dei circoli di canottaggio più antichi d’Italia e tra le più importanti della città: la Società Canottieri Caprera.

La storia secolare del circolo inizia nel 1883 per volontà dei soci fondatori che già appartenevano alla Società ginnastica, dalla quale decisero di separarsi, dando vita ad una associazione completamente dedicata al canottaggio. Il nome della stessa viene scelto per rendere omaggio all’ isola sarda in cui era spirato Garibaldi. L’uguale richiamo alla tradizione garibaldina vi è anche nella scelta iniziale del colore delle divise sociali completamente rosse. L’affascinante storia di questo posto è anche legata alla sua ubicazione che divenne definitiva solo nel 1914 quando la sede ufficiale venne finalmente inaugurata e definitivamente messa appunto nel 1929 con la costruzione di un ampio laboratorio di rimessaggio e manutenzione delle imbarcazioni. La Società Canottieri Caprera è stata in grado di distinguersi grazie alle eccellenti squadre di atleti che all’interno di questo posto si sono formate e hanno avuto modo di partecipare anche a competizioni olimpioniche. Sarà per questo che l’impressione che si ha entrando è quella di un luogo in cui vi sia un perfetto connubio tra la storia secolare sportiva che risiede al suo interno e la capacità di sapere integrare la modernità del tempo attuale. Questo anche grazie alle numerose attività, sportive e non, che il circolo è stato in grado di offrire rendendolo un vero luogo di socialità torinese: dalla sala di burraco, al ristorante con l’ampio terrazzino, ai campi da tennis, alla piscina e alla terrazza che verrà inaugurata proprio sabato 8 giugno. La caratteristica unica e affascinante di questo posto rimangono le ampie sale che ospitano le barche e i relativi pontili affacciati sul Po dal quale è possibile immergersi nell’atmosfera naturale e meditativa di questo posto, che permette di dimenticarsi di essere in una città.


Casa MOI(TO)– Zona Lingotto
Una casa completamente ripensata come un vero percorso tra arte e architettura e messa a nuovo per dare nuova vita e futura speranza ad un quartiere controverso passato- nel giro di pochi anni- dalla vivacità del periodo delle Olimpiadi del 2006 alle numerose difficoltà sopraggiunte gli anni successivi.

L’idea di Casa MOI(TO) nasce dalla creatività indiscussa delle due Architette Silvia Scalia e Silvia Somma, che già dal nome dell’appartamento hanno convintamente riportato all’interno delle mura la vivacità del quartiere circostante. Il MOI era, infatti, il grande Mercato Ortofrutticolo all’ Ingrosso che per anni è stato il centro nevralgico della zona. Non solo il nome, ma anche le decorazioni della parete della casa- create mediante la tirata ad hoc dalle colla della piastrelle- riprendono le forme e la disposizione del Mercato circostante. Un appartamento su due piani curatissimo per dettagli e giochi di luce, ove ogni angolo trova la sua perfetta funzionalità nell’ambiente complessivo. Il pavimento riprende la tecnica del Kintsugi ovvero delle riparazioni effettuate con il filo d’oro” e diventa così espressione del profondo lavoro che le due architette hanno messo nella realizzazione dello stesso. Il tocco finale della casa è l’utilizzo del pezzo originale di un vecchio modello della ‘500 trasformato in un angolo bar che diventa rievocazione dell’ antica storia del quartiere Lingotto.

Valeria Rombolà

Al via i preparativi per la Fiera del peperone

Iniziano i preparativi per la 75ª edizione della Fiera Nazionale del Peperone a Carmagnola (TO), un evento imperdibile che celebra uno dei prodotti più pregiati e caratteristici del territorio. La manifestazione si svolgerà dal 30 agosto al 8 settembre 2024, offrendo dieci giorni di festa, cultura, gastronomia e divertimento per tutta la famiglia.

La pianta peruviana del peperone giunse a Carmagnola agli inizi del Novecento ed è stata introdotta nella coltivazione del luogo dal lungimirante orticoltore di Borgo Salsasio Domenico Ferrero, diventando da subito una coltivazione di pregio e rappresenta oggi una risorsa fondamentale per l’agricoltura e l’economia.

Una lunga storia di eccellenza e qualità. Il peperone di Carmagnola, coltivato nelle fertili terre della provincia di Torino, è noto per le sue caratteristiche organolettiche distintive. Disponibile in diverse varietà, tra cui il Quadrato, il Lungo detto Corno di Bue, il Trottola, il Quadrato allungato e il Tomaticot, questo ortaggio si distingue per la polpa spessa, il sapore dolce e l’elevato contenuto di vitamina C. La coltivazione segue rigorosi metodi tradizionali e sostenibili, garantendo un prodotto di alta qualità che rispetta l’ambiente e le antiche pratiche agricole.

Il peperone di Carmagnola è un ingrediente versatile che trova largo impiego in cucina, sia nelle ricette tradizionali che in quelle più innovative. Dai piatti tipici piemontesi come la bagna càuda, ai più moderni antipasti, primi piatti, secondi e contorni, il peperone aggiunge un tocco di colore e sapore unico a ogni preparazione. Grazie alla sua dolcezza naturale, è perfetto anche per conserve e salse, contribuendo a creare piatti dal gusto autentico e inconfondibile.

A ogni tipologia la sua preparazione per esaltarne il sapore, dal quadrato adatto al consumo crudo o come ripieno per le preparazioni al forno al quadrato allungato chiamato anche Bragheis, a maturazione precoce estremamente e versatile quindi adatto a tutti gli usi in cucina e ideale per la cottura al forno. Il tumaticot invece, dalla forma tondeggiante e schiacciato ai poli come un pomodoro, grazie alla sua polpa spessa è adatto alla preparazione di antipasti e alla conservazione in edizioni raffinate e sfiziose anche agrodolce mentre la variante lungo, detto corno di bue, dalla forma a cono e molto allungato è ideale per la peperonata e la conservazione perché grazie alla sua polpa compatta ha un’ottima tenuta della cottura. Infine il Trottola, a forma di cuore con punta leggermente estroflessa o con punta troncata è una qualità estremamente versatile che assicura alte rese in tutte le preparazioni culinarie.

Il peperone di Carmagnola ha inoltre ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il marchio di qualità del Consorzio del Peperone di Carmagnola e il riconoscimento come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Questi attestati certificano l’eccellenza del prodotto e ne garantiscono l’origine e la qualità.

Non mancherà un ricco palinsesto di eventi che accompagnerà il pubblico alla scoperta di un’eccellenza del territorio e dell’agricoltura. Oltre all’esposizione di tutte le varianti di peperoni sarà possibile partecipare a showcooking, degustazioni guidate, veri e propri percorsi enogastronomici il tutto circondati da spettacoli e intrattenimento per i gourmet lovers, gli addetti ai lavori e per un pubblico di tutte le età.

La Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola rappresenta un appuntamento storico imperdibile, un evento    enogastronomico riconosciuto come uno dei più importanti d’Italia che attira ogni anno migliaia di visitatori da ogni parte del mondo. Con una tradizione che affonda le radici nel 1949 e rappresenta un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina, i produttori locali e gli appassionati di agricoltura.

Anche per il 2024 si riconferma la rassegna musicale deIl Foro Festival, con importanti ospiti della musica e del cabaret del panorama nazionale, un vero festival nella Festa, che ogni anno viene sempre più amato ed apprezzato dal pubblico, con una selezione di artisti e di generi musicali in grado di incontrare tutti i gusti, dalla musica leggera al rock, dalle proposte pop a rinomati cantautori, oltre ai più noti e divertenti comici sia televisivi che teatrali.

Appuntamento a Carmagnola con la 75esima edizione della Fiera Nazionale del Peperone dal 30 Agosto all’8 Settembre con ingresso gratuito. Una kermesse cultural-gastronomica organizzata dalla Città di Carmagnola e prodotta, per la prima volta, da Sgp Grandi Eventi.

Motogirovespa attraverso le terre del Canavese

7° Memorial “Paolo Mangeruga con partenza da Bosconero.

Unisciti a noi per una indimenticabile giornata in sella alle due ruote”

Anche quest’anno, all’interno della kermesse “Sagra dell’Agnolotto di Bosconero”, l’Associazione “Amici della Rusà”, in collaborazione con “Bosconero Bikers”, ha organizzato per il settimo anno consecutivo – escluso gli anni del Covid – il Memorial dedicato a Paolo Mangeruga. Questo evento – dedicato agli appassionati del mondo motoristico a due ruote – si terrà domenica 28 luglio alla Borgata Rusà di Bosconero(To), classico luogo di partenza. Ci si ritrova presso il Capannone delle Feste intorno alle 14.00, da qui inizia il “Tour del Canavese” per un totale di circa 100 chilometri. Breve tappa per un “piccolo aperitivo” a Castelnuovo Nigra(To) e si ritorna alla borgata Rusà dopo le 18.00. Alle 21.00 cena conviviale con tutti i partecipanti al “Motogirovespa”, in tavola i prodotti tipici del territorio. Il tutto accompagnato da musica (cover 883). Si raccomanda vivamente di fare il pieno carburante per evitare spiacevoli situazioni durante il percorso. Le prenotazioni devono avvenire entro e non oltre il 22 luglio. Ci si può rivolgere ai numeri 3317198636 oppure 3473671227.

Una visita alla scoperta del giardino dei monaci Antoniani

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Domenica 2 giugno, ore 15.30

Hortus Conclusus

“Hortus Conclusus” è una visita alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso alla scoperta del giardino, tema centrale delle cure dei monaci Antoniani. Partendo da una passeggiata sull’antica via Francigena si andrà alla scoperta della Precettoria, luogo di arte, storia e antiche cure.

Il tema della medicina del Medioevo sarà lo spunto che condurrà attraverso le strutture dell’antico complesso Antoniano: l’ospedale, il portico, il chiostro, la chiesa e il giardino interno, luogo in cui terminerà il viaggio immersivo, con letture e riflessioni sul tema della cura, del corpo e dell’anima.

L’appuntamento è organizzato in collaborazione con APGI – Associazione Parchi e Giardini d’Italia.

 

INFO

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)

Domenica 2 giugno, ore 15.30

Hortus Conclusus

Costo della visita: 5 euro, oltre il prezzo del biglietto

Biglietto di ingresso: intero 5 euro, ridotto 4 euro

Hanno diritto alla riduzione: minori di 18 anni, over 65, gruppi min. 15 persone

Fino a 6 anni e possessori di Abbonamento Musei: biglietto ingresso gratuito

Prenotazione obbligatoria entro il venerdì

Info e prenotazioni (dal mercoledì alla domenica):

011 6200603ranverso@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Turismo per tutti a Casa Lajolo

A Piossasco, la storica dimora diventa dimora accessibile e inclusiva

Domenica 2 giugno

Piossasco (Torino)

Il taglio del nastro, con un’intera giornata dedicata ai “5 sensi”, è previsto per domenica 2 giugno, festa nazionale dell’“APGI – Associazione Parchi e Giardini d’Italia”, dedicata quest’anno proprio al tema “I 5 sensi in giardino”. L’appuntamento è a Piossasco (Torino), nel magnifico Parco della settecentesca “Casa Lajolo”, in via San Vito 23, per l’inaugurazione ufficiale del “percorso di inclusione”, nel segno dell’accessibilità, reso possibile attraverso il bando “Musei accessibili 2021” della “Regione Piemonte” e a quello dedicato a “parchi” e “giardini storici” del “Ministero della Cultura”, finanziato dall’“Unione Europea” attraverso i fondi “NextGenerationEU”. Come e con quali obiettivi nasce il progetto? A spiegarlo, in breve, è lo stesso Alberto De Vecchi Lajolo, attuale proprietario della dimora e presidente della “Fondazione Casa Lajolo”, nata per conservare e valorizzare il “bene storico”.

“Spesso – sottolinea – le dimore storiche, proprio perché concepite in un tempo passato, sono viste e vissute come luoghi poco accessibili; la nostra idea, invece, è di aprirci sempre più, permettendo a tutti, anche a chi ha una disabilità, di vivere un’esperienza di visita completa. E in che modo? Attraverso l’adozione dei non pochi strumenti idonei a perseguire e a concretizzare il progetto. Dai “Supporti comunicativi in simboli CAA – Comunicazione Aumentativa Alternativa”, che – in collaborazione con la “Fondazione Paideia” –  permettono, attraverso “pannelli illustrativi”, di identificare gli spazi e portare l’attenzione sugli elementi più importanti del percorso nel giardino e nell’orto-giardino, alle “Pedane”, così come ad un “Elevatore” che permetta alle carrozzine di svolgere la visita in modo agevolato nonché a “Passerelle srotolabili” per facilitare i passaggi nelle aree verdi più difficoltose. A tutto ciò, vanno ad aggiungersi “Contenuti digitali accessibili”(con “pannelli informativi e illustrati” dotati di stampa a rilievo in “lingua braille” per gli ipovedenti), “Audioguide in inglese e francese” per i turisti stranieri e “tour virtuali” a 360 gradi del giardino e della dimora storica (https://www.casalajolo.it/tour-virtuale/) disponibile per quanti impossibilitati ad arrivare a Piossasco o desiderosi di scoprire il luogo in modo diverso. E poi ancora, le “visite sensoriali”. Chiunque a “Casa Lajolo” può partecipare alle passeggiate realizzate in collaborazione con l’“Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti”, pensate per scoprire e vivere il giardino “con altri occhi” e risvegliare così i sensi, immergendosi in un contesto naturale pieno di stimoli, tra suoni rilassanti, piante da scoprire in punta di dita, profumi e sapori sorprendenti. Non solo, ma chi lo desidera può anche svolgere il percorso “a occhi bendati” per cogliere più intensamente le sensazioni e le meraviglie offerte dalla natura.

Alcuni “cartellini informativi” dotati di “Qrcode”disseminati lungo il percorso e affiancati a fiori e piante forniscono informazioni e dettagli sulle specie botaniche presenti nel giardino e nell’orto: ciò arricchisce l’esperienza di visita e favorisce una scoperta del giardino in piena autonomia. E per finire, si è pensato agli “studenti con difficoltà comunicative o diversamente abili” che partecipano alle attività con le scuole, che si svolgono nel giardino durante l’anno. Per loro sono state predisposte “schede didattiche” per il laboratorio di giardinaggio, così da permettere loro di svolgere l’attività insieme ai propri compagni di classe.

Il programma di domenica 2 giugno.

Alle 11, taglio del nastro e a seguire un “percorso guidato” da un operatore della“Fondazione Paideia”. Si tratta della “Visita lungo il percorso in simboli della ‘CAA’ : un’esperienza di comunicazione inclusiva“.

Alle 16 è invece prevista “A occhi chiusi in giardino”, la visita sensoriale del giardino della dimora condotta da Brunella Manzardo. I visitatori scoprono e vivono il giardino di “Casa Lajolo” “con altri occhi”, imparando a capire e conoscere profumi e sapori in punta di dita. Necessario prenotare a info@casalajolo.it. Durata: circa un’ora e mezza, costo 10 euro.

Alle 17,30 visita guidata alle “arnie” con l’apicoltore di “Casa Lajolo” Davide Lobue. Si scoprono le api, il loro modo di vivere e lavorare, e i loro prodotti, miele, polline, propoli, pappa reale, con la possibilità di osservarle in mondo sicuro e di acquistare il “miele millefiori” di “Casa Lajolo”. Durata: un’ora, costo 5 euro a persona.

Alle 18,30 “aperitivo in giardino” con degustazione di miele abbinato a prodotti del territorio pinerolese. E’ necessario prenotare scrivendo a info@casalajolo.it . Costo: 12 euro.

Per ulteriori info: tel. 333/3270586 o www.casalajolo.it

g. m.

Nelle foto: “Casa Lajolo” e immagini di repertorio

Elaboriamo il lutto

Il lutto è stato, e per alcuni versi lo è tuttora, uno dei temi più sentiti dall’umanità che lo ha percepito (e lo percepisce) in modo diverso a seconda delle epoche, della cultura e della fede.

La morte di un individuo è vissuta, tanto dalla comunità a lui più vicina quanto, se famoso, da un pubblico molto più vasto, secondo regole codificate, a partire dai momenti immediatamente successivi alla morte, alla diffusione della notizia, all’abbigliamento dei parenti più stretti, all’inumazione o cremazione fino al periodo successivo, che può durare anni nel caso di una vedova in alcune zone anche dell’Italia.

Si ha nei confronti del “de cuius” un’attenzione, un senso del dovere che spesso non gli venivano tributati neppure in vita, temendo di attirarsi la sua ira dall’aldilà.

Il lutto assume spesso un aspetto esteriore quasi teatrale, con cori di donne pagate appositamente per lamentarsi, talvolta per persone che neppure conoscevano; è il caso di alcune zone del sud Italia dove, anche se in maniera minore rispetto ad alcuni anni fa, alcune donne siedono nella stanza dove giace il cadavere (se deceduto in casa) e cantano alcune litanie.

Un esempio famoso di cordoglio collettivo è quello citato nell’Iliade quando Ettore muore e la moglie Andromaca, la madre Ecuba e la compagna di suo fratello Paride, Elena, intonano un coro cerimoniale.

I tempi, poi, hanno modificato enormemente il concetto tanto dellutto quanto della concezione della morte stessa: sempre più persone scelgono la cremazione al posto della tradizionale inumazione sottoterra o della tumulazione in un loculo e, tra questi, alcuni scelgono di conservare le ceneri presso la propria abitazione ed altri di disperdere le ceneri in mare o in altro luogo, rinunciando ad avere un luogo dove recarsi a pregare e vedere l’ultima dimora del proprio caro.

Nei casi di morte improvvisa, soprattutto se il defunto era giovane ed in buona salute, è normale lo scoramento per la perdita improvvisa; immaginate, per esempio, quando muore un figlio, un evento innaturale al punto che in nessuna cultura esiste un vocabolo per designare chi perda un figlio come c’è, invece, per chi perde un genitore.

Molte persone non si rassegnano all’idea di perdere un congiunto che, magari dopo mesi o anni di malattia, riesce cessa finalmente di soffrire; l’egoismo ci fa pensare più al nostro dolore, alla perdita di chi ci è caro, di qualcuno che non potremo più vedere, sentire ed incontrare, anziché pensare che il morto ha finalmente raggiunto la pace.

Pensiamo soltanto alla dignità compromessa dalla necessità di farsi cambiare il pannolone, di essere accompagnato in bagno, messo a letto, vestito, lavato, ancor più se la testa è lucida ed è soltanto il fisico a non rispondere più.

Eppure, quasi nessuno ha mai messo al primo posto la serenità acquistata finalmente dal deceduto anziché il proprio personale dolore.

Avete mai visto i funerali a New Orleans? Il tipico rito funebre locale inizia con un corteo cui partecipano la famiglia con conoscenti ed amici, accompagnati da una banda di ottoni fino al luogo di sepoltura. Le musiche sono cupe, tristi: Al termine della sepoltura, il tono della musica cambia e la banda inizia a suonare motivi allegri, spirituals o melodie per indicare che ormai il corpo è stato “liberato” e la vita ricomincia.

Perché non possiamo anche noi concentrarci sulle sofferenze del corpo che cessano in virtù della morte? Il defunto ci vorrebbe tristi, addolorati per la sua dipartita o preferirebbe saperci sereni perché ha smesso di soffrire?

Uno scritto, erroneamente attribuito a Sant’Agostino, in realtà opera dello scrittore Henry Scott Holland recita:

La morte non è niente. Non conta.

Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.

Non è successo nulla.

Tutto resta esattamente come era.

Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme

è immutata, intatta.

Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.

Chiamami con il vecchio nome familiare.

Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce,

non assumere un’aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.

Sorridi, pensa a me e prega per me.

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.

Pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. [..]”

Sergio Motta