LIFESTYLE- Pagina 34

I dolci di Torino: una tradizione di gusto e storia

SCOPRI – TO    ALLA SCOPERTA DI TORINO
Torino è una città che sa come incantare non solo per la sua eleganza e la sua architettura, ma anche per la sua gastronomia, che è un vero e proprio tesoro di tradizione. Tra i tanti piatti che rappresentano il cuore della città, i dolci torinesi sono senza dubbio tra i più apprezzati e celebrati. Ogni dolce racconta una storia che affonda le radici in secoli di tradizioni culinarie, tra ingredienti pregiati e tecniche che sono state tramandate di generazione in generazione. I dolci tipici di Torino sono una combinazione perfetta di ricette antiche, influenze nobili e sapori ricercati, che ancora oggi conquistano i palati di chi ha la fortuna di assaporarli.
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Torta di Nocciole: La Regina della Tradizione Torinese
croccante alle noccioleTra i dolci torinesi più celebri, la torta di nocciole rappresenta un autentico simbolo della città. La nocciola, in particolare la varietà Tonda Gentile del Piemonte, è l’ingrediente protagonista di questa prelibatezza, che affonda le sue radici nelle tradizioni contadine della regione. La torta di nocciole è un dolce che non ha bisogno di fronzoli: semplice ma ricco di sapore, la sua preparazione ruota attorno alla genuinità delle nocciole tostate e tritate, che danno vita a una torta dalla consistenza morbida e umida. Si racconta che il suo successo sia stato favorito dalla qualità delle nocciole locali, che trovano nel territorio torinese l’habitat perfetto per sviluppare il loro caratteristico sapore.
Questo dolce, che si prepara senza troppi ingredienti complessi, ha saputo mantenere intatto il suo fascino nel corso degli anni. La sua diffusione avvenne in modo piuttosto graduale, ma si dice che la torta di nocciole fosse una delle preferite nelle case delle famiglie torinesi già nel XVIII secolo. Non è raro trovare la torta servita come dessert nelle trattorie e nelle pasticcerie storiche di Torino, ed è considerata il perfetto esempio di dolce rustico e allo stesso tempo raffinato.
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Baci di Dama: Un Dolce Che Racconta Una Storia d’Amore
Un altro dolce che non può mancare nella tradizione torinese è senza dubbio il Bacio di Dama, che rappresenta uno dei dolci più eleganti e simbolici della città. La sua storia è avvolta nella leggenda, ma si narra che il dolce sia stato creato a Tortona, in Piemonte, nel XIX secolo. Il suo nome deriva dalla sua forma: due piccoli biscotti di pasta di mandorle o nocciole, uniti da un sottile strato di cioccolato, che ricordano due labbra che si sfiorano in un bacio. Questa analogia con l’amore non è casuale, visto che il Bacio di Dama è da sempre considerato un dolce “romantico” per eccellenza. La sua diffusione a Torino fu rapida, tanto che oggi è un marchio distintivo della pasticceria torinese. La ricetta originale prevede un impasto semplice, fatto di mandorle, zucchero e burro, ma la creazione dei biscotti è un’arte che richiede precisione e abilità, in modo che la forma e la consistenza siano perfette. Ancora oggi, il Bacio di Dama viene realizzato nelle pasticcerie storiche torinesi, dove il suo sapore delicato e la sua eleganza lo rendono uno dei dolci più apprezzati da turisti e locali.
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Il Bonèt: Un Dolce dal Gusto Profondo

Un altro dolce che è profondamente radicato nella cultura piemontese è il Bonèt, un dessert al cucchiaio che, con il suo gusto ricco e avvolgente, rappresenta uno dei classici della cucina dolce torinese. Si tratta di un flan a base di uova, latte, zucchero, amaretti e cioccolato, che viene cotto a bagnomaria per ottenere la sua caratteristica consistenza cremosa. La sua origine risale al periodo medievale, ma la ricetta che conosciamo oggi ha preso forma nel XIX secolo.

Il Bonèt è spesso considerato un dolce della tradizione contadina, preparato in occasioni speciali ma anche durante i pranzi festivi. Si racconta che, in passato, venisse preparato in grandi quantità nelle case dei contadini torinesi, dove la dolcezza del cioccolato e la croccantezza degli amaretti rappresentavano un piacere semplice ma soddisfacente. Ancora oggi, il Bonèt è un piatto immancabile nei ristoranti tradizionali di Torino, dove viene servito come conclusione di un pranzo ricco e saporito.
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La Panna Cotta: Un Dolce Elegante e Semplice
Sebbene non sia esclusivamente torinese, la panna cotta è senza dubbio uno dei dolci più amati in Piemonte. La sua preparazione semplice e i suoi ingredienti genuini – panna, zucchero, gelatina e vaniglia – la rendono un dessert fresco e versatile, perfetto per ogni stagione. Si dice che la panna cotta abbia origini antiche, nate in Piemonte, anche se la sua diffusione in tutta Italia è avvenuta più tardi. La panna cotta è stata presentata in vari modi, ma la versione classica prevede una salsa ai frutti di bosco o al caramello che la rende ancora più golosa.
Questo dolce ha un’origine affascinante. Alcune leggende raccontano che fosse stato inventato da una cuoca della zona del Monferrato, che per sbaglio mescolò panna e gelatina, creando senza volerlo una ricetta che avrebbe fatto la storia. Semplice ma elegante, la panna cotta è diventata un simbolo della cucina piemontese e, oggi, è un dolce che trova spazio in molti menù dei ristoranti torinesi, sempre accompagnato da una presentazione che rispecchia la sua delicatezza.
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Le Sfoglie della Duchessa: Un Dolce Nobile
Infine, le Sfoglie della Duchessa sono uno dei dolci più esclusivi di Torino, legati alla tradizione aristocratica della città. Questo dolce, che deve il suo nome alla Duchessa di Savoia, è fatto di sottili strati di pasta sfoglia farciti con crema pasticcera e ricoperti di zucchero a velo. La loro delicatezza e il loro aspetto elegante li hanno resi una prelibatezza che veniva preparata nelle corti nobili torinesi, e oggi sono ancora un emblema di raffinatezza.
Le Sfoglie della Duchessa sono un dolce che racconta la storia della Torino nobile, quando i banchetti aristocratici erano l’occasione per sfoggiare dolci e prelibatezze che deliziavano i palati più esigenti. Ancora oggi, queste sfoglie sono preparate nelle pasticcerie storiche della città, dove vengono servite come simbolo di una tradizione gastronomica che non perde mai il suo fascino.
Torino, con la sua ricca tradizione dolciaria, continua a essere una città in cui il passato e il presente si incontrano in un equilibrio perfetto, capace di affascinare chiunque desideri scoprire i suoi sapori autentici e le sue storie golose.
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NOEMI GARIANO

Un’edizione rinnovata di Stradegustando

Nel territorio di Marene il 4 maggio prossimo

 

Il 4 maggio prossimo si rinnoverà la passeggiata enogastronomica con tipicità locali, nota come “Stradegustando”, tipicità che vanno dalla carne bovina di razza piemontese al marenotto.

Stradegustando nasce nel 2015 per volontà della Pro Loco di Marene, allo scopo di valorizzare il patrimonio culturale del territorio piemontese attraverso lo sviluppo della cultura popolare costituita dell’agricoltura, dell’allevamento, dai prodotti e piatti tipici e dalla riscoperta del territorio rurale. Le sinergie necessarie per la sua realizzazione sono costituite da persone che vivono il territorio e che, in diversi ambiti, decidono di sperimentare le proprie capacità, le collaborazioni e le relazioni con le istituzioni, gli enti e le associazioni del territorio, che hanno dato vita ad una rete di rapporti che ha permesso in queste edizioni di formare un team sinergico.

Stradegustando è un percorso enogastronomico di circa 8 km. che si sviluppa attraverso i territori rurali che circondano Marene ed è costituito da sette tappe degustative dalla colazione al dolce. Buona parte delle tappe sono ubicate in un contesto rurale di tipica cascina piemontese con la stalla, la casa padronale, il fienile e il cortile, l’aia piemontese.

Stradegustando presenta anche un aspetto green perché, oltre a svolgersi in un territorio rurale, prevede posti a sedere per degustare al meglio le pietanze, e il servizio è composto da posate in acciaio e piatti di ceramica, favorendo la riduzione di inquinamento e di rifiuti. Attenta allo spreco, preserva la natura. Questa edizione è caratterizzata dalla presenza di Ricicletta, un’ecocompattrice per il recupero del pet; si tratta di un progetto italiano piemontese di una macchina dotata di pressa azionata tramite pedali che compattano le bottiglie, ideata per momenti ludico- promozionali per avvicinare i cittadini alla raccolta selettiva della plastica.

Il ritrovo per i partecipanti di Stradegustando è in piazza Carignano a Marene. Alle 9, alla presenza delle autorità, vi sarà il taglio del nastro e l’avvio della IX edizione di Stradegustando, dalle 9.30 alle 13 la partenza da piazza Carignano e dalle 9.35 alle 20 lo svolgimento della manifestazione.

“Manifestazioni come Stradegustando – ha spiegato l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte, Paolo Bongioanni – vanno nella stessa direzione del brand ‘Eccellenza Piemonte-Piemonte is’ che abbiamo presentato a Vinitaly e che accompagnerà le produzioni di qualità dell’agroalimentare piemontese. I prodotti che verranno serviti sono infatti tutti espressione del territorio di Marene e di qualità garantita. È importante che “Stradegustando” possa ottenere il riconoscimento come manifestazione di interesse regionale. Per la prima volta dopo 25 anni torneremo a finanziare le fiere legate alle produzioni tipiche del territorio, con le opportunità di sviluppo che ne possono derivare”.

 

Mara Martellotta

Escursione tra colline e chiese a Cantavenna

Escursione naturalistica di circa 7 km, con visita alle cinque chiese di Cantavenna, sabato 12 aprile prossimo

L’associazione “I love Cantavenna”, in collaborazione con la guida escursionistica Augusto Cavallo, organizza una escursione naturalistica di circa 7 km con 220 metri di dislivello con visita alle cinque chiese del caratteristico borgo di Cantavenna sospeso tra colline e pianure offrendo numerosi panorami.

Il ritrovo è previsto a partire dalle 14.30 di sabato 12 aprile in piazza Cantavenna per le iscrizioni. La partenza sarà alle ore 15. Il cammino prevede una durata di circa a tre ore e il termine del giro è stimato verso le 18. L’itinerario include una serie di tappe presso ognuna delle cinque chiese che si trovano nel concentrico e nelle zone limitrofe, per una visita anche all’interno con una narrazione  delle informazioni principali da parte dei volontari locali. Tra un edificio religioso e l’altro, verranno attraversate varie zone boschive e coltivate, approfittando dei panorami campestri sulle vicine vallate e colline del Monferrato e sull’adiacente pianura del vercellese. Attrezzature necessarie per l’escursione: abbigliamento comodo, scarpe da trekking, cappellino e scorte d’acqua. All’arrivo ci sarà la possibilità di partecipare alla merenda sinora monferrina preparata dai volontari dell’associazione “I love Cantavenna”, a partire dalle ore 18. La partecipazione all’evento prevede un costo di 9 euro per la camminata e per la merenda sinoira, facoltativa, un costo di 11 euro.

Prenotazioni: rivolgersi ad Augusto Cavallo al 339 4188277 – augusto.cavallo66@gmail.com

Mara Martellotta

Insalata di pasta alla greca anche per la pausa pranzo

Protagonista non solo dell’estate, l’insalata di pasta e’ una valida alternativa all’insalata di riso, ideale per un picnic o da portare in ufficio per la pausa pranzo. Un piatto sfizioso e pratico che si puo’ preparare in anticipo in tantissime varianti gustose e profumate.

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Ingredienti

320gr. di pasta corta integrale

2 pomodori maturi

1 piccola cipolla

Olive nere

125gr. di Feta (formaggio greco)

Basilico, olio, sale q.b.

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Cuocere la pasta in acqua salata, scolare e lasciar raffreddare. In una padella scaldare due cucchiai di olio, soffriggere una piccola cipolla affettata, unire i pomodori privati della pelle e tagliati a dadolata, lasciar cuocere sino ad ottenere un sughetto denso, salare e profumare con due foglie di basilico e le olive nere denocciolate, lasciar insaporire e raffreddare. Condire la pasta con il sugo e cospargere con il formaggio Feta sbriciolato. Servire fredda.

Paperita Patty

Grounding: radicati e connessi con la terra

Percepire proprio corpo attraverso il radicamento, immersi nella natura e consapevoli nel presente.

Fu Alexander Lowen, psichiatra, psicoterapeuta e padre della terapia bioenergetica ad inserire nelle sue terapie il grounding (dal termine inglese “ground” ovvero “terra”), ad utilizzare la pratica del radicamento intuendo l’esistenza di un legame tra il benessere interiore con ciò che ci sostiene e su cui appoggiamo il nostro corpo.

Lowen, attraverso l’analisi della postura dei suoi pazienti, mise in relazione il senso di insicurezza, di sfiducia e la scarsa capacità di sentire le proprie emozioni con una percezione di mancato o scarso appoggio fisico.

Questa tecnica radicante lega corpo e mente e permette di recuperare energie e risorse sfruttando la relazione tra respirazione e immaginazione, posizionandosi nel “qui e ora”. Dunque ogni volta che si sente la necessità di sicurezza e stabilità si può ricorrere al grounding facendo diversi esercizi che favoriscono l’ aumento della centratura corporea e permettono di canalizzare lo stress  allentando le tensioni.

Come si pratica il grounding?

A contatto diretto con il suolo che ci sostiene, senza scarpe. Una messa a terra” fisica per connettersi con l’ambiente  entrando in contatto con un io più istintivo e primordiale privo di sovrastrutture. I nostri piedi attraverso la loro capacità riflessive permettono di interagire con l’ambiente circostante ed in particolare sottostante, i nervi che li rivestono, infatti, attivano un collegamento con molti organi interni e le strutture più importanti del nostro corpo.

Quali sono gli esercizi base?

Camminare a piedi nudi cercando di sentire la terra con tutte le parti del piede e praticando un vero e proprio sprofondamento in essa. Inoltre è importante che ci sia la massima attenzione su quello che si sta facendo, evitando di distrarsi con altri pensieri.

Unire alla camminata esercizi di pilates e yoga che prevedono il contatto dei piedi con il terreno o altre pratiche di movimento come la danza, considerata una vera forma di meditazione.

E’ fondamentale respirare consapevolmente e percepire il corpo anche attraverso il tatto, per esempio, stringendo o pizzicando le gambe o le caviglie, ma anche toccando oggetti a noi vicini  o abbracciando una persona che ci trasmette vibrazioni positive. Il connettersi con la terra che ci sostiene, il radicamento, il contatto con il nostro corpo, il vivere il  momento presente permette il rilascio delle tensioni e l’allentamento dello stress, dona benefici davvero inaspettati.

Dove può essere praticato il grounding?

L’ideale sarebbe sulla terra o sulla sabbia, ma va bene anche il pavimento di casa.

E’ necessario trovare un posto dove ci sentiamo al sicuro e dove nessuno ci può disturbare, chiudere gli occhi, respirare profondamente e affondare i piedi, amalgamarsi con la superficie come se avessimo delle radici che fuoriuscendo dalle nostre basi inferiori ci ancorano al terreno.

Con il grounding è possibile ritrovare l’energia, la stabilità e il senso di sicurezza, ma anche recuperare il contatto con la terra e rinforzare la postura.

MARIA LA BARBERA

Derthona 2.0

Derthona 2.0 è l’evento imperdibile per tutti gli appassionati di vino e per i professionisti del settore!
Un weekend dedicato interamente al Derthona Timorasso, il grande bianco dei Colli Tortonesi,
con la possibilità di degustare le nuove annate direttamente dai produttori.
Derthona Due.Zero
Museo Orsi, Via Emilia, 446, Tortona (AL)
Sabato 29 marzo, ore 10:00 – 18:00
Domenica 30 marzo, ore 10:00 – 18:00
Lunedì 31 marzo, ore 11:00 – 16:00
 
Masterclass Domenica 30 Marzo alle 16.00
Il vitigno Timorasso e il vino Derthona
 
Alcune note tecniche :
Il Timorasso è un vitigno autoctono a bacca bianca originario dei Colli Tortonesi, nel Piemonte sud-orientale. Il vino prodotto da queste uve è stato tradizionalmente conosciuto come “Colli Tortonesi Timorasso DOC”. Recentemente, per rafforzare il legame con il territorio, è stata introdotta la sottozona “Derthona”, l’antico nome di Tortona, che identifica i vini ottenuti da uve Timorasso coltivate in questa area specifica .
Il disciplinare di produzione per il “Colli Tortonesi Timorasso DOC” stabilisce che il vino deve essere composto da almeno il 95% di uve Timorasso, con la possibilità di utilizzare fino al 5% di altri vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione nella regione Piemonte .
Per quanto riguarda la sottozona “Derthona“, il disciplinare prevede che il vino sia ottenuto esclusivamente da uve Timorasso prodotte nella zona delimitata. Inoltre, è obbligatoria l’indicazione dell’annata di produzione delle uve sull’etichetta .
Queste normative mirano a garantire la qualità e l’autenticità dei vini prodotti, sottolineando il forte legame tra il vitigno Timorasso e il territorio dei Colli Tortonesi.
Ecco i vini che mi hanno particolarmente colpito:

Vigneti Giacomo Boveri

Derthona Lacrime del bricco 2020 , 2018 , 2016
Vigne del 2006 a Montegioco (AL) , metri 300, versante sud ovest, terreno marna bianca, tappo vite.
Pressatura soffice, sulle fecce nobili per 18 mesi con batonnage settimanale .
Progressione fantastica di complessità, sapidità e armonicità mantenuta nel tempo.
Grazie Giacomo per la bella chiacchierata.

Ricci

Derthona 2022 vino biologico
(no filtro no chiarifica) blend di vigne tra i 5/25 anni ,versante sud ovest , media di mt 370 ,
San Leto marna Tortoniana bianca e azzurra , Sarezzano argilla rossa con componenti calcare e terreno sciolto
10 giorni sulle bucce, vinificato in acciaio, no filtrazione e poi 32 mesi sulle fecce nobili
Derthona San Leto Riserva 2020
(no filtro no chiarifica) blend di vigne del 1986 (50%) e del 1992 (50%) mt320, marna Tortoniana bianca e azzurra ,versante sud,
10 giorni sulle bucce poi tra i 12 e i 18 mesi in botti Gamba d’acacia da 700 lavorate a vapore
Vino bianco Il giallo di Costa 2022
100% Timorasso
(no filtro no chiarifica) blend di vigne del 2000(50%) e del 2015 (50%) marna Tortoniana bianca e azzurra ,versante sud/est
Cinque giorni all’aperto nelle cassette, poi 90 giorni sulle bucce e raspo con un acino perfetto
Vino bianco Io cammino da solo 2020
100% Timorasso
Vigne del 1956 (10%)
Vinificato in anfore interrate da 1000 litri , con uve acino perfetto e maturazione perfetta .
Vino bianco C.C.C. ( blend 2013 e 2015 )
“come un cane in chiesa”
100% Timorasso
0 gg sulle bucce , 8 anni botte usate d’acacia Gamba Scolma da 700 lavorate a vapore .
Derthona San Leto 2015
(no filtro no chiarifica)
8 anni botte usate d’acacia Gamba da 700 lavorate a vapore
Grazie Daniele per la bella chiacchierata .

I Carpini

Timorasso Riserva 2020 2017 2011
Vigna Brigitte a Pozzol groppo di 15 anni, metri 370, terreno Marne marine bianche con presenza di fossili , versante sud e sud-est, poi 36 mesi sulle fecce nobili in acciaio, 24 mesi bottiglia .
Grazie Carlo per la bella chiacchierata.

La Colombera

Derthona 2023
Blend Vigne del 1998 a Sarezzano , Vho e Cascina Marchetti , tra 200/250 mt, terreno Tortoniano, con componenti di argilla e calcare , solo tre ore sulle bucce ,vinificato in acciaio.
Derthona Santacroce 2023
Vigna a Sarezzano in una cava di calce terreno bianco, vinificato per 6 mesi tonneaux (50%)e acciaio (50%)
Derthona Il Montino 2023
Vigna del 1997, vicino alla cantina, terreno argilloso e poi calcareo .
Grazie Silvia per la bella chiacchierata .

Boveri Luigi

Derthona Filari di Timorasso 2022 2021 2020
Vigne di 18 anni a Montesoro ,mt 300, terreno prettamente marnoso, calcareo e tufo povero (scheletro per il 30% ), versante sud.
Pressatura soffice, sulle fecce nobili per 12 mesi con batonnage settimanale .
Grazie Matteo e Luigi per la bella chiacchierata .

Claudio Mariotto

Derthona Bricco San Michele 2023
Vigna di 10 anni a Sarizzola (AL), mt 200 versante sud-est, terreno argilloso con componenti calcare e marna Bianca, 15 giorni sulle bucce ,vinificato in acciaio .
Pressatura soffice, sulle fecce nobili per 12 mesi con batonnage settimanale .
Derthona Cavallina 2021 2020
Vigne del 2005, metri 300 , terreno di Marne bianche ,versante sud-est, 10 giorni sulle bucce ,vinificato in acciaio.
Derthona Picasso 2021 e 2007 Magnum
Vigna del 1999, metri 350 ,terreno bianco e forti componenti di Marne di Sant’Agata,
Pressatura soffice 12 mesi sulle fecce nobili in vasche d’acciaio .
L’imbevibile 2020 vino soprannaturale
1 mese sulle bucce poi 12 mesi di cemento
Vino macerato long time
Grazie Claudio per la bella chiacchierata .

Francesco Iandolo

Derthona 2022 2021 2020
Vigne a Brignano Frascata, località Cà dell’Aglio Vigna del 2017, metri 380 ,terreno prettamente argilloso, calcareo . solo tre ore sulle bucce .
Pressatura soffice, sulle fecce nobili per 10 mesi con batonnage settimanale .Temperatura tra 7-10 gradi .
Grazie Francesco per la bella chiacchierata .

Davico Stefano

Derthona Regina 2023
Vigne di di 30 anni a Monleale e Monte Marzino ,metri 400, versante ovest terreno Marna sciolta, 48 ore sulle bucce ,vinificato in acciaio , tappo a vite.
Grazie Pierluigi per la bella chiacchierata .

Ezio Poggio

Metodo classico millesimato 2020
dosaggio zero ,36 mesi sui lieviti, sboccatura maggio 2024
Timorasso Archetipo 2021 2019 Magnum
Terre di Libarna , vigna di montagna del 2003 e 2005, mt 400/600 ,versante sud sud-ovest terreno composto prettamente da sassi, calcare e argilla .
Sulle bucce per 10 ore, Pressatura soffice, sulle fecce nobili per 12 mesi con batonnage settimanale .Temperatura 10 gradi .
Grazie Ezio per la bella chiacchierata .

Borgogno

Derthona 2023
Vigna di 15 anni, versante sud-est, metri 250, Terreno principalmente sabbioso limoso, fermentazione spontanea in cemento a circa 17°C di temperatura per 25 giorni
Affinamento sulle fecce fini per 10 mesi
Derthona Scaldapulce 2021
Vigna Monleale di 15 anni, versante est , mt 300 è una selezione. Terreno principalmente calcareo limoso .fermentazione spontanea in cemento a circa 17°C di temperatura per 25 giorni. Affinamento sulle fecce fini per 18 mesi
Grazie Maria Giovanna per la bella chiacchierata

Oltretorrente

Derthona 2023 2016
Vigne a Paderna (AL) parte di circa 30 anni e 10 anni, Esposizione sud e nord, metri 300, terreno Tortoniano Bianco con marna medio compatta e limo.
Pressatura soffice ad uva intera poi affinamento per 10 mesi fecce fini in vasche di cemento.
Grazie Chiara per la bella chiacchierata .

Cascina Montagnola

Timorasso Morasso 2017 2013 2015
Vigna presso Montagnola del 2003 a Viguzzolo (AL) 3 ettari , versante sud sud-ovest , mt 150, terreno argilloso con un substrato marnoso-argilloso , zero giorni sulle bucce , pressatura soffice, sulle fecce nobili per 12 mesi con batonnage settimanale . Temperatura circa 10 gradi .
Grazie Valentina per la bella chiacchierata .
Alla prossima !
LUCA GANDIN

Insalata di pollo esotica (con un pizzico di zenzero)

Una proposta semplice, fresca e gustosissima, l’insalata di pollo e’ perfetta in ogni occasione, gradita da tutti di facile e veloce preparazione, leggera e delicata vi permette di utilizzare il pollo rimasto sia lesso che arrosto in aggiunta a pochi sfiziosi ingredienti in un buon equilibrio di sapori.

 

Ingredienti:

 

Petto di pollo lesso o arrosto

1 cuore di sedano bianco

2 fette di ananas fresco

10 noci

1 cucchiaio di senape dolce

2 cucchiai di maionese

1 cucchiaino di zenzero fresco (facoltativo)

1 limone

Sale, pepe, olio evo

Lavare e tagliare il sedano, sfilettare il pollo, sgusciare le noci e ridurre i gherigli a pezzetti, tagliare le fette di ananas a tocchetti. In una ciotola preparare il condimento, emulsionare con un filo di olio la maionese con la senape, il sale, il pepe, lo zenzero e il succo del limone. Mettere tutti gli ingredienti in una insalatiera, mescolare con cura. Lasciar riposare al fresco per almeno un’ora prima di servire.

Paperita Patty

Evitiamo di farci manipolare / 1

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Prima parte 

Sarà probabilmente capitato a ognuno di noi di avere talvolta la sgradevole e fastidiosa sensazione che qualcuno si stia comportando in maniera tale da indurci subdolamente a pensare, sentire o comportarci in un certo modo, in maniera che sia confacente ai suoi desideri e obiettivi.

Se da un lato è normale, direi umano, che ognuno persegua i suoi obiettivi e i propri scopi, e che così facendo cerchi anche di coinvolgere altre persone nel perseguimento dei propri fini, altra cosa è invece l’atteggiamento manipolatorio con il quale alcune persone cercano, quasi sempre intenzionalmente, di indurci a comportarci secondo i loro piani.

Cercando in qualche maniera di condizionare i nostri pensieri e comportamenti, con un atteggiamento, appunto, manipolatorio, che si può manifestare sotto diverse forme, in relazione alle modalità con cui il manipolatore cerca di condizionarci. Ci sono situazioni decisamente più facili da individuare.

Come ad esempio quelle in cui un venditore più o meno maldestramente invadente cerca di rifilarci qualche prodotto o servizio facendo smaccatamente leva sulle nostre emozioni, o presunti bisogni, giocando magari sulle nostre paure, timidezze, sensi di colpa, desideri nascosti, ecc.

In questi casi ci risulta in genere piuttosto facile “smascherare” le intenzioni manipolatorie delle persone, e decidere di non farci attirare nella trappola. Ma in molte altre occasioni non è così agevole comprendere i subdoli atteggiamenti e le vere intenzioni dei manipolatori.

Soprattutto nei casi in cui queste persone ci sono più vicine affettivamente, quali i familiari, gli amici o qualche conoscente, per i quali magari nutriamo affetto, stima, ecc. È in queste situazioni che gli atteggiamenti manipolatori, proprio perché non immediatamente compresi ed evitati, possono essere più dannosi e negativi.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della prima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Il Gelato che Racconta la Terra

SCOPRI – TO  ALLA SCOPERTA DI TORINO

L’Innovazione dell’Agrigelateria San Pe di Poirino

Quando si parla di gelato artigianale, ci si aspetta che ogni cucchiaino sia un’esplosione di freschezza e genuinità. Ecco, quello che troverete all’Agrigelateria San Pe di Poirino è tutto questo e molto di più. Un angolo dove la tradizione incontra l’innovazione, dove la passione per la terra e per la qualità degli ingredienti è tangibile in ogni prodotto, e dove il gelato diventa una vera e propria esperienza sensoriale. Non è solo un dolce, ma una storia che racconta il legame con la terra e la continua ricerca della perfezione.
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Una Storia di Famiglia e Passione
Se c’è qualcosa che caratterizza l’Agrigelateria San Pe, è il suo spirito familiare. Questo non è solo un negozio dove acquistare un buon gelato, ma un luogo dove ogni singolo prodotto porta con sé l’anima di chi lo ha creato. San Pe nasce dall’incontro di tre persone molto diverse, ma legate dalla stessa passione per la terra e la qualità. Da un lato, un agricoltore e allevatore, che conosce ogni angolo della natura e sa come rispettarla per ottenere il meglio dai suoi frutti. Dall’altro, una maestra, cuoca e mamma, che ha una passione sconfinata per la cucina e per il benessere dei bambini. E poi c’è un agrario letterato, con un cuore da artista, che sa come trasformare una passione in qualcosa di straordinario.
Questi tre protagonisti, pur provenendo da mondi diversi, hanno in comune un unico principio: se si intraprende qualcosa, deve essere fatto al meglio, con cuore e dedizione. Così nasce l’Agrigelateria San Pe, in un momento che non sembrava il più propizio: nel periodo in cui l’Europa imponeva severe sanzioni alla sovrapproduzione di latte. Invece di arrendersi, hanno visto in quel momento di crisi un’opportunità: trasformare il latte in eccesso in dolce poesia. Un gelato che è molto più di un dessert: è il risultato dell’alchimia tra le materie prime locali e la passione di chi lo crea.
Gelato Fresco, Ingredienti di Qualità
Alla base di ogni gelato c’è l’ingrediente principale: il latte. Ma per San Pe non basta scegliere un buon latte. Ogni prodotto è preparato fresco, con un’attenzione maniacale alla qualità. “Per fare il gelato migliore, bisogna usare gli ingredienti migliori”, dicono con convinzione. E non c’è niente di più vero: l’eccellenza di ogni gelato parte proprio da ciò che la terra offre.
Ogni mese, il menù cambia, portando con sé nuovi gusti stagionali che riflettono la freschezza e la varietà della produzione locale. Tra i gusti più apprezzati, troviamo il Pralinato con mandorle caramellate, il Cioccolato bianco con biscotti di meliga, il Pistacchio, il Fiordilatte Cremoso, il Gianduia e la frutta fresca. Ognuno di questi gusti ha il sapore di una storia, quella di chi ha curato ogni dettaglio nella selezione e trasformazione degli ingredienti.
Ma non è solo il gelato a fare la differenza. Le coppe speciali, farcite con panna, meringhe, frutta e liquori, sono un’altra delizia per il palato. E le crepes al farro, preparate al momento, con gelato al pistacchio e panna, sono una vera e propria tentazione, perfette per chi cerca qualcosa di nuovo e goloso.
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Un Luogo di Relax per Tutta la Famiglia
Se c’è una cosa che rende speciale l’Agrigelateria San Pe è anche l’ambiente che circonda i suoi punti vendita. È un posto dove le famiglie si sentono subito a casa. Il parco che circonda la gelateria è un vero e proprio angolo di natura, dove si possono incontrare galline, conigli, oche, anatre, asini e maialini. Un luogo perfetto per i più piccoli, che possono divertirsi con gli animali o giocare nell’area dedicata ai bambini.
Ma non è solo il gioco a rendere speciale San Pe. La gelateria è anche un punto di riferimento per chi cerca un posto dove organizzare feste di compleanno o altri eventi. Ogni angolo di questo parco sembra pensato per creare momenti di gioia, dove la buona cucina, la natura e il divertimento si mescolano in un’atmosfera accogliente e rilassante.
Innovazione senza Compromessi.
Anche se l’azienda ha deciso di non espandersi oltre i tre punti vendita, San Pe non smette mai di innovare. Ogni giorno c’è un nuovo prodotto da sperimentare, una nuova tecnica da applicare, un nuovo gusto da perfezionare. Perché, come ci spiegano, l’innovazione non si ferma mai. Ma questa innovazione è sempre accompagnata da un’attenzione costante alla qualità. Non si tratta solo di espandersi, ma di monitorare ogni singolo aspetto della produzione per garantire che ogni cliente possa vivere l’esperienza della freschezza e della bontà del gelato. Ogni punto vendita è gestito direttamente dai fondatori, che vogliono essere sicuri che il loro gelato arrivi sempre al massimo della qualità.
In questo modo, nonostante la crescita, l’azienda mantiene il suo spirito artigianale e familiare, diventando un esempio di come sia possibile coniugare tradizione e innovazione senza mai rinunciare alla qualità.
Concludendo, un Gelato che Racconta una Storia.
L’Agrigelateria San Pe non è solo un posto dove mangiare un buon gelato. È un luogo dove ogni cucchiaino ti racconta una storia: quella di tre persone che hanno deciso di scommettere sulla loro passione e di trasformare una difficoltà in un’opportunità. È un esempio di come, nel cuore della tradizione, si possa trovare spazio per l’innovazione e la creatività, mantenendo sempre un legame profondo con la terra e con la natura.
Il gelato che troverete all’Agrigelateria San Pe non è solo un dolce, è una vera e propria alchimia che nasce dal rispetto per la materia prima e dalla passione di chi ha fatto della qualità la sua missione. Se cercate qualcosa di più di un semplice gelato, ma un’esperienza che vi faccia sentire a casa, San Pe è il posto giusto.
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NOEMI GARIANO