LIFESTYLE- Pagina 33

Gancia: una tradizione che continua a La Torre di Viatosto

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PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Era il 1865 quando il trisavolo di Massimiliano Vallarino Gancia, Carlo Gancia, imprenditore piemontese, crea uno champagne nostrano che chiama Spumante Italiano, da allora per l’azienda vinicola si contano solo successi, fino ad arrivare alla quarta generazione con Vittorio e Lorenzo Vallarino Gancia e poi alla vendita dello storico marchio, una parte nel 2011 e la restante nel 2014, ad un gruppo russo.
Oggi, in continuità con i desideri di papà Vittorio, Massimiliano Vallarino Gancia, in qualità di Brand Ambassador insieme a Rosalba Borello Vallarino Gancia, addetta alle P.R., portano avanti l’attività iniziata da Vittorio nella tenuta La Torre di Viatosto, azienda vitivinicola a pochi chilometri da Asti, alle spalle della suggestiva chiesa romanica in località Viatosto.
“Negli anni mio marito Vittorio – mi racconta Rosalba- aveva maturato un legame fortissimo con il mondo dell’agricoltura, desiderava che le sue vigne fossero coltivate con metodi biologici nel più totale rispetto dell’ambiente e della natura. Oggi abbiamo sei ettari di vigne con la possibilità di arrivare a nove, con uve nebbiolo, merlot e moscato”.
“ Oggi La Torre di Viatosto produce 10.000 bottiglie all’anno – spiega Massimiliano-  ma contiamo di arrivare a 50.000 bottiglie fra quattro o cinque anni, con la guida di un enologo esperto e con la supervisione di mio fratello Lamberto; desideriamo un prodotto di altissima qualità affinché mio padre, anche da lassù, possa esserne fiero”.
Siamo nel cuore del Monferrato, terra di ottimi vini già nell’800, La Torre di Viatosto è l’unico vigneto in questa località, qui sono state piantate uve Nebbiolo all’80% che si produce come Monferrato Nebbiolo DOC anche se Massimiliano e Rosalba preferiscono vinificarlo come metodo classico Rose’ extra brut ( Cuve’ Vittorio) che viene prodotto con Nebbiolo in purezza.
Chi sono i vostri clienti?
“ Ristoratori, enoteche e poi tanti visitatori che vengono qui in cascina dove organizziamo degustazioni ; è importante – sottolinea Rosalba- conoscere da vicino, di persona, la realtà da cui arriva il nostro vino”.
Se volete degustare i vini di Massimiliano e Rosalba potete prenotare una degustazione proprio a casa loro, davanti alle vigne, vi aspetta uno splendido panorama e l’accoglienza calorosa di una grande famiglia unita.
Ad maiora Rosalba e Massimiliano!  Vittorio è sicuramente fiero del vostro impegno e dei vostri risultati.

La magia del Natale arriva al Mercato Centrale

Per tutto il mese di dicembre Mercato Centrale Torino ha preparato un calendario dell’Avvento, per celebrare un periodo ricco di eventi nelle settimane più magiche dell’anno. Ogni giorno, sui canali social di Mercato Centrale Torino, si aprirà una casella di un Calendario dell’Avvento virtuale che presenterà appuntamenti, offerte speciali, masterclass e degustazioni che coinvolgeranno le botteghe del mercato in una grande festa della bontà.

Sarà presente il menu speciale tradizionale di Bistrot di Langa, alla scoperta dei sapori più autentici delle Langhe, ogni venerdì sera (al costo di 30 euro persona, bevande escluse).

Gli esperti di Cantina Social organizzeranno invece un’avventura enologica senza confini, insieme all’educatrice certificata WSET Roberta Guerra di To Wine. Un viaggio alla scoperta di etichette di eccezione, tra cui il prezioso Pajzos Tokaji e il raffinato Dr. Burklin-Wolf, raccontati attraverso storie, territori e sapori che lasciano il segno. Giovedì 5 dicembre, dalle 19.30 40 euro a persona, prenotazione obbligatoria a info.torino@mercatocentrale.it

La nuova bottega Affini Dry 0.0 proporrà, invece, una masterclass alla scoperta dei segreti del panettone e pandoro, pensata per curiosi e appassionati guidati dal direttore di Dissapore Chiara Cavalleris, accompagnata da una raffinata selezione di vermouth a cura di Distillerie Subalpine. E per brindare Affini 0.0 sorprenderà tutti i partecipanti con il drink “Un panettone da bere”, giovedì 12 dicembre dalle 19,15 euro a persona, prenotazione obbligatoria, scrivendo a info.torino@ mercatocentrale.it

Saranno poi presenti laboratori olfattivi per creare il proprio profumo ispirandosi ai sapori avvolgenti delle festività, venerdì 6 dicembre alle 18.30, laboratori di lettura natalizi per bambini con BombettaBook, domenica 15 dicembre alle 11, laboratori musicali per i più piccoli in collaborazione con Giovani Genitori e 010 Music School, venerdì 20 dicembre alle ore 18, e gli appuntamenti con gli Aperiswing, domenica 15 dicembre alle 16.30 e giovedì 26 dicembre per uno speciale aperitivo di Santo Stefano.

Mercato Centrale Torino festeggia l’inizio del nuovo anno con una grande festa il 31 dicembre, dalle 19 alle 2 di notte, una serata spumeggiante tra musica, divertimento e tante bontà da gustare in compagnia.

Acquistando la ‘Che buono card’ con credito prepagato di 50 euro per gli adulti e di 25 euro per I bambini dai 6 ai 12 anni, è possibile effettuare le consumazioni presso tutti i corner della struttura.

La card è acquistabile scrivendo a infotorino@mercatocentrale.it, specificando il numero delle persone che siederanno allo stesso tavolo e potrà essere ritirata il 30 dicembre o il

31 dicembre dalle 10 alle 22 presso l’infopoint di Mercato Centrale Torino.

L’acquisto della card permetterà di prenotare il tavolo nella pizza delle Bontà e ordinare in tutte le botteghe, utilizzando il credito disponibile. Nel costo della card sono compresi un calice di Prosecco per il brindisi di mezzanotte e una fetta di panettone.

Il 31 dicembre a partire dalle 20.30, djset di Serena Ghiglieri.

Mara Martellotta

Banca del vino a Pollenzo. Terra, ricerca ed estro: la storia di Cascina Castlet

Data: 27/11/2024 • Ora: 19:00 – 20:45

L’azienda appartiene da generazioni alla famiglia Borio e oggi è nelle mani di Mariuccia che l’ha ereditata dal padre nel 1970.

Produttrice dotata di grande passione e lungimiranza, ha da sempre la priorità per la salvaguardia della natura e della storia della sua terra d’origine.

Per costruire l’identità di queste colline votate alla viticoltura e promuovere la cultura del vino ha collaborato attivamente con studenti e ricercatori universitari. All’enologo Giorgio Gozzellino spetta il compito di tradurre nei vini di Cascina Castlet questa energia e questa visione del territorio. Ogni etichetta esprime tutta la creatività e la vena artistica di Mariuccia Borio e nasconde un racconto, tutto da scoprire.
Con Giorgio e Fabrizio Gallino, collaboratore della Slow Wine e della Banca del Vino, abbiamo ascoltato alcune parti di questo racconto, soprattutto attraverso la degustazione di vini differenti, declinati in annate a confronto.

Negli anni 70 l’enologo è stato Armando Cordero .L’azienda si è sempre occupata di Barbera nelle sue varie tipologie.
E’ passata da 6 ettari ai 30 attuali tutti a Costigliole d’Asti, divisi in tre parti: intorno all’azienda , a circa 1km (12 ettari) dedicati al Policalpo , ultimo terzo in frazione Santa Margherita vicino al fiume Tanaro.
Terreni sono limo argillosi mixati.
Dal 1995 si cura l’inerbimento, perché limita la penetrazione forte dell’acqua e non consente alla radice di ricevere troppa idratazione.
Quest’anno si festeggiano i 40 anni dell’etichetta serigrafata : un esempio di successo comunicativo.

In Degustazione abbiamo assaggiato :

Barbera Litina 2020
Vigneto Litina dedicato a zia Litina
Macerazione sulle buccie per 10 gg
Vinificato in acciaio ed affinamento in Botti di Rovere per 9 mesi
Annata 2020 ha avuto andamento regolare , con piovosità giusta e soprattutto zero pioggia in vendemmia. Quindi un’annata con giusto equilibrio. Di questo prodotto se ne fa circa il 10% della produzione totale dell’azienda.
Al naso: frutto e leggero sentore di legno
In bocca: frutto, amarena, sentore mandorlato e una bella sapidità leggermente chiusa nel finale. Poco tannico ,equilibrato e fresco. Una bella beva.

Barbera Passum 2018
Etichetta ricorda la P maiuscola greca dove nell’Antica Grecia “alle donne non era consentito bere vino” .
Raccolto in cassette e lasciato in appassimento per circa un mese, l’enologo Armando Cordero aveva preso spunto dallo Sfursat valtellinese per abbassare l’acidità e fare zuccheri. Nel tempo è cambiato il clima e la vigna ma si mantiene una composizione di 60% di vendemmia normale e 40% di appassimento con un governo all’uso toscano.
Appassimento evita lo sviluppo delle muffe e viene fatto per due o tre giorni a temperatura di 22°, in questo modo l’uva respira abbassando l’acidità e aumentando l’equilibrio.
Macerazione carbonica degli acini piccoli per 21 giorni a temperature basse.
Malolattica in acciaio.
Affinamento 50% in Barrique e tonneaux e 50% in Botti grandi.
Annata 2018 è stata un’annata calda ma non troppo ,tardiva e composta da un buon equilibrio e da acidità alta .
Al naso: sentori di burro, spezie, garofano e legno e si nota di più l’appassimento.
In bocca: frutto dolce, meno maturo, appassimento e meno salato il finale.

Barbera Passum 2012
Annata 2012 : piovosa con agosto e settembre che hanno però consentito di recuperare la corposità delle piante e finale equilibrato.
Al naso: frutta matura, sentori di prugna,terroso
In bocca: Bella vena sapida ,una gran bella beva.

Monferrato Rosso Uceline 2017
Da vitigno uvalino poco diffuso nell’astigiano.
Il nome ha origini antiche. Nell’Astesana fin dal Seicento così si chiamavano uve rosse di un vitigno a maturazione molto tardiva .Erano le ultime ad essere vendemmiate e venivano largamente mangiate dagli uccelli provenienti dall’Africa ( ricordati in etichetta) .

Uvalino era un regalo importante, un secondo vino che si raccoglieva a metà novembre ( grappoli di San Martino ). Era un vino ad uso famigliare di alto lignaggio , pieno d’ antiossidanti come il resveratrolo ( 40 volte più degli altri vini Rossi piemontesi ) quindi resistente alle muffe e con una forte protezione ai batteri e ai funghi patogeni. In più con una buona carica tannica ( simile al Barolo) .
Prima vendemmia nel 2006 commercializzata nel 2009 .

Vendemmia a fine di ottobre quando l’uva raggiunge una perfetta maturazione. Grappoli raccolti a mano vengono adagiati in piccole
cassette traforate e successivamente collocate in un “fruttaio” ben ventilato e a
temperatura controllata per oltre un mese per
Un leggero appassimento ( perdita di circa 20% del peso ).
Macerazione sulle bucce per 20 gg temperatura tra 22-25 gradi con frequenti rimontaggi .
Malolattica in acciaio e vinificato in tonneaux per 18 mesi.
Annata 2017 : estate calda e l’uvalino non ama il caldo . 45gg di appassimento. Pochi zuccheri.
Al naso: erbaceo e terroso
In bocca: polveroso ,ancora chiuso e frutta in fase di definizione .

Monferrato Rosso Uceline 2012
Annata 2012: caldo finale, estate fredda e poco luminosa ha prodotto un vino elegante.
Al naso: bel terziario non dolce e note balsamiche
In bocca: tannico, bella struttura, frutta ed un bellissimo sprint finale.

Policalpo Monferrato Rosso 2016
un incontro tra Barbera 60% e Cabernet Sauvignon 40% (piantato già nel 1800).
Vendemmia a metà ottobre, macerazione sulle bucce per 21 giorni insieme con i due vini .
Poi vinificato in Barrique per 12 mesi 1/3 nuove 2/3 di secondo passaggio.
3000 bottiglie
Al naso: sentori di vaniglia, liquirizia e spezie ; frutta armonica e sentori balsamici da Cabernet
In bocca: frutta e beva con sentore di Cabernet e tannino più fitto. Finale lungo ed aromatico.

Alla prossima.

LUCA GANDIN

Sarajevo, una sera alla casa del dispetto

Una sera Goran volle a tutti i costi portarmi a cena all’Inat Kuca. Diceva che non si poteva immaginare quant’è bella e accogliente Sarajevo senza passare almeno una serata bevendo birra Sarajevsko e scoprendo le delizie della cucina bosniaca. Quindi, cosa poteva offrire di meglio la città di quel ristorante che i sarajevesi considerano una vera e propria istituzione? L’atmosfera di questa costruzione in stile turco affacciata sulla Miljacka con un superbo dehors sul fiume, è sempre speciale. Il menù propone piatti tipici della tradizione bosniaca, non facili da trovare negli altri ristoranti del centro della città. Anche a tavola Sarajevo esprime quel suo carattere orgogliosamente meticcio, multiculturale nonostante tutto, influenzato tanto dalle tradizioni ottomane e balcaniche quanto da quelle mitteleuropee e mediterranee. Del resto non può essere diversamente per una città il cui nome trae origine dal turco antico “saraj”, cioè il palazzo ma anche luogo d’incontro e scambio. Se spesso ci sedevamo davanti a un chiosco della Bascarsija, rimpinzandoci di birra, Ćevápčići e burek, secondo il tradizionale rito del fast food balcanico, quella sera cenammo su tavoli di legno antico, con tovaglie ricamate e una infinità di proposte interessanti a base di zuppe, carni, verdure e legumi. Intendiamoci: a me è sempre piaciuto pranzare nel locale spartano di Zeljko o nei chioschi affollati e vocianti delle vie attorno al bazar. Vado matto per i Ćevápčići, quelle deliziose polpette un poco allungate di carne di agnello arricchita di spezie e cipolla e cucinate sulla brace. E il burek? Quella specie di torta salata dalla sfoglia sottile ripiena di carne (o verdure e formaggio, nella versione vegetariana) e cotta  ricoprendola interamente con le braci ardenti, è gustosissima. All’Inat Kuca, volendo, ci sono gli stessi cibi della cucina povera bosniaca. Ero tentato di restare sul già sperimentato ma Goran insisteva perché assaggiassi il bosanski lonac (“bosnian pot” sul menù in inglese, ovvero pentola bosniaca),piatto molto saporito che consiste di verdure assortire, carne, pomodoro e spezie, fatte cuocere a lungo in casseruola. E poi una particolarissima pita fatta di sottilissima pasta fillo arrotolata ripiena di carne o verdure.

 

Preparata dentro a dei grandi tegami rotondi chiusi con un coperchio e infilati sotto una coltre di brace ardente. Ci venne servita caldissima con kíselo mlijèko , lo yogurt casalingo, spalmato sullo stesso piatto. Goran non si tirava mai indietro quando sedeva a tavola. Si divorò anche un piatto di súdžukice, gustosa salsiccia arrostita sempre sulla pietra. Per giustificarsi mi disse che si trattava di una mala pórcija, la porzione piccola (tanto per darvi un’idea erano tre salsicce) e non una ben più robusta e impegnativa vèlika pórcija, cioè la porzione grande da cinque salsicce. Che dovevo dirgli? Salute, Goran. E complimenti per il tuo stomaco di ferro. Io ero sazio e non riuscivo  a mandar giù più niente. Lo convinsi a rinunciare (anche se dall’espressione del suo volto direi che lo fece a malincuore) ai dolci. Terminammo con una bella tazza di bósanska kafail caffè bosniaco non filtrato,  preparato e servito nelle caffettiere in rame e un giro di rákija, la grappa nazionale  ( in ragione del distillato di frutta fermentata cambia il nome e quella era la dúnjevača, uno straordinario e profumato liquore di mela cotogna. Goran raccontò la storia dell’originale nome di quella casa che da tempo ospitava il ristorante. Mi disse che attorno al XIX secolo si trovava sulla riva opposta del fiume quando ne venne disposto l’abbattimento da parte delle autorità austroungariche per fare posto alla biblioteca nazionale, l’imponente Vijećnica. Il proprietario non intendeva ragioni e, pressato dalle autorità dell’Impero viennese, si intestardì fino a sfidarle, pretendendo che la abitazione venisse trasferita, pietra su pietra, dall’altro lato del fiume. Pensava che la cosa fosse impossibile e invece il suo capriccio venne esaudito in poco tempo e nel breve di due anni venne costruito al suo posto l’imponente edificio. Così oggi l’Inat Kuca, la casa del Dispetto, sorge sulla sponda opposta della Miljacka proprio di fronte all’imponente mole della biblioteca che, dopo il rogo provocato dalle granate dei nazionalisti serbi il 25 agosto del 1992, è stata ristrutturata e oggi ospita il municipio. Pagato l’onestissimo conto, uscimmo e ci incamminammo verso la Bascarsija, alzando lo sguardo sui minareti che parevano voler fare il solletico a un cielo notturno ricamato da milioni di stelle. C’era in giro ancora parecchia gente per le vie attorno alla moschea del Bey , la Begova Dzamija, uno dei più notevoli monumenti turchi in Europa. Era un buon segno, a riprova che l’anima della città, nonostante il dolore e le rovine di quel fine secolo di conflitti e violenze, era viva.

Marco Travaglini

L’Albero di Natale di Victoria’s Secret illumina la Galleria San Federico 

Torino si prepara a vivere una serata di magia e atmosfera natalizia con l’accensione dell’albero di Natale firmato Victoria’s Secret, in galleria San Federico. L’evento si terrà il 5 dicembre  alle ore 18.30 e darà ufficialmente il via alle festività natalizie alla presenza di Matteo Ortolina, general manager di Victoria’s Secret, e dell’Assessore al Commercio e ai Mercati del Comune di Torino, Paolo Chiavarino.

A rendere unica la serata, lo store Victoria’s Secret in via Roma accoglierà la musica dal vivo del Giuliano Ligabue Trio che, con un repertorio di classici natalizi, scalderà cuori e atmosfera.

Victoria’s Secret è il maggiore rivenditore al dettaglio nel mondo di intimo.

 

Mara Martellotta

Una Masterclass dedicata al Chianti Classico

Martedì 26 novembre 2024
AIS Piemonte a Torino in via Modena 23 ha ospitato una Masterclass dedicata al Chianti Classico, in particolare alle Unità Geografiche Aggiuntive istituite nel 2003.
Massimo Castellani, delegato AIS di Firenze, ha illustrato in modo entusiasta ed appassionato la storia, le peculiarità del territorio e gli stili produttivi dei vini del Gallo Nero.
Attraverso la degustazione guidata di 8 etichette, fra Riserva e Gran Selezione, ci siamo concentrati poi sulle singole U.G.A.
Le 11 Unità Geografiche Aggiuntive individuate dal Consorzio Chianti Classico – pubblicate nella Gazzetta Ufficiale il 1° luglio del 2023 – sono San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga. Rappresentano un traguardo storico importante per la denominazione; una suddivisione che conferisce ulteriore profondità alle sfumature identitarie del territorio.

Alcuni dati essenziali :
Disciplinare 1996
Chianti Classico DOCG e Chianti Classico Riserva DOCG
Sangiovese dall’80 al 100%.
Sono ammesse altre uve a bacca rossa per un ammontare complessivo che può arrivare al massimo al 20%: Canaiolo, Colorino,
Cabernet Sauvignon e Merlot.
Invecchiamento : min 12 mesi Chianti Classico annata , min 24 mesi ( di cui 3 in bottiglia) Chianti Classico Riserva

UGA e Chianti Classico Gran Selezione
• Riservate solo a Gran Selezione
• Chianti Classico Gran Selezione: Sangiovese min 90%(finora è stata dell’80%) e ammettendo per la differenza del 10% solo i vitigni autoctoni a bacca rossa e non più gli internazionali.
• Inizialmente solo 8 (escluse Lamole, Montefioralle e Vagliagli per 3 anni)
• Invecchiamento min 30 mesi ( di cui 3 in bottiglia)

Alcune definizioni sui terreni:
Alberese : suolo argilloso- scheletrico , calcareo , povero di sostanza organica . Usato come materiale da costruzione nel medioevo.
Galestro : suolo scisto argilloso di scaglia toscana . Difficile da lavorare, di colore grigio nocciola.

In degustazione in ordine d’assaggio :

• Castellinuzza di Cinuzzi Riserva 2020 Sangiovese 95%, Canaiolo e Malvasia Nera 5% , 400 mt s.l.m.
Terreno : Scisti e arenarie di galestro
Cordone speronato e archetto chiantigiano
4000 piante per ettaro
Vinificato in vasche di Acciaio
Affinato 2 anni in Botti di rovere da 2200
Al naso: Floreale, frutto maturo e di confettura, sentori di prugna, terroso, sentori di corteccia e finale arancia amara Rossa, crema e burro .
In bocca: tannino zero ,fresco , salino nel finale .

• Villa Calcinaia Gran Selezione Vigna Bastignano 2020
Vigna a terrazzamento a 280 mt
alberelli (2004) versante est e sud-est
Terreno: calcare 29%, argilla 25%,
sabbie 32%
Sangiovese 100 % , Vigna 1996
Fermentazione in tonneau aperto
 Macerazione 18 gg
 Affinato 20 mesi in Botti Slavonia da 10 h
uovo in cemento da 7 hl
Al naso: Amarena scura, viola ,spezie dolci , ematico, Candies .
In bocca: tannino leggero direi gengivale, sentore laterale, frutto scuro gelatinoso e nel finale sempre una nota salina fantastica.
Bella beva.

• Fontodi Gran Selezione Panzano Vigna del Sorbo 2020
Vitigno: Sangiovese 100%
Vigna di 40 anni versante SudOvest
Fermentazione spontanea ( interpr. Bio )
con lieviti indigeni e macerazione in vasche
acciaio inox con follatori e controllo termico
per oltre 21 gg
Affinato In barrique di Troncais e Allier per
metà nuove per 24 mesi
Al naso: pieno frutto scuro, ribes nero, mirtillo, sottobosco scuro, balsamico. Sentore pieno.
In bocca: tannino modulato, sentore pieno , mandorla, arancia sanguinella e melograno .

• Monsanto Gran Selezione vigneto Il Poggio 2020
Vigna il Poggio 5,5 ettari , mt 310,
Vigna del 1962
Primo Chianti Classico cru
Vitigni: 95% Sangiovese e 5% Canaiolo
e Colorino
 Vinificato in tini di acciaio troncoconici a
temperatura controllata con sistema di
svuotamento (délestage) e rimontaggi per
circa 20/22 giorni
Affinato in botti di rovere da 3800 per circa
20 mesi poi 24 mesi in bottiglia
Al naso: arancia scura, tabacco , sentori ematici
In bocca: tannino progressivo, palato in tensione, salivare senza appesantimenti nel finale . Nel finale arancia scura in gran equilibrio .

• Monteraponi Riserva Il Campitello 2021
Vigna di oltre 40 anni , mt 420,
Terreno: argilla e galestro ; Biologico
Sangiovese 90%, 10% di Canaiolo e
Colorino.
Fermentazione spontanee con le bucce per
30/35 giorni in vasche di cemento
vetrificato con l’utilizzo esclusivo dei lieviti
indigeni e sz controllo della temperatura.
Affinato 26 mesi in Botti Rovere grandi e
poi 3 mesi in vasche di cemento vetrificato.
Al naso: ciliegia, floreale, ferro e sentori ematici.
In bocca: è un vino spettinato in leggero squilibrio, sentori di arancio pieno e pompelmo , salino pieno nel finale. Bella beva ma è un vino da aspettare.

• Ricasoli Colledilà Gran Selezione Gaiole 2021
Produzione di vino dal 1141
Vigna (7 ettari) è situata nella parte centrale
di Brolio a 390 mt s.l.m. terreno argilloso ,
calcareo, molto pietroso, ricco in carbonato
di calcio e povero in sostanza organica.
La formazione geologica di Colledilà è
quella del Monte Morello, conosciuto come
alberese.
Sangiovese 100%.
Fermentazione e macerazione su bucce di
circa 14-16 giorni è svolta in tini troncoconici
di acciaio.
Affinato 18 mesi in tonneau 30% nuovi e
70% di secondo passaggio.
La prima vendemmia è stata 2007.
Al naso: crema, burro, note oscure
In bocca: potenza, alcol e tannino medi, sentori di frutta e finale salino . Succoso.

• Bibbiano Gran Selezione Vigna del Capannino 2020
Vigna di 7 ettari , versante sud-ovest , 270 /
300 mt , pratiche BIO
Terreno : Argilla pliocenica celeste,
profondo Alberese scistoso
100% Sangiovese Grosso clone monopolio
Macerazione bucce 33 giorni in vasche di
cemento, délestage
Affinato 24 mesi, parte in cemento e parte
in tonneaux di Rovere francese e in Botti di
Rovere di Slavonia; poi 6 mesi in bottiglia
Al naso: sentori di arancio e amarena
In bocca: potenza, acidità e tannicita’ morbida, sentori di pompelmo rosa .

• Felsina Riserva Rancia 2019
Vigna parte alta di Rancia a 400/420 mt ,
versante sud ovest . Prima annata 1983 .
Terreno : calcareo caratterizzato da
alberese ed in alcuni punti da galestro .
Vitigno Sangiovese 100%
Fermentazione a 28-30°C e macerazione in
vasche di acciaio per 16-20 giorni
Affinato per 18/20 mesi in barrique di primo
e secondo utilizzo poi almeno 6/8 mesi di
affinamento in bottiglia.
Al naso: balsamico, sentore di tabacco, fumé, arancia candita
In bocca: freschezza, chiusura salina, un bel finale molto lungo.

Alla prossima.

LUCA GANDIN

Jacopo Chieppa presenta il suo primo panettone stellato

 Per festeggiare la stella Michelin assegnatagli il 5 novembre scorso

 

Non può mancare neanche quest’anno il panettone firmato da Jacopo Chieppa, chef e lievitista fresco di stella Michelin, arrivata il 5 novembre scorso per il suo ristorante Equilibrio, a Dolcedo, in provincia di Imperia. Lo chef Jacopo Chieppa presenta anche quest’anno, come ogni Natale, la sua linea di panettoni stellata in edizione limitata. Proprio per festeggiare questo importantissimo traguardo, raggiunto dopo soli due anni, lo chef ha preparato la gamma di panettoni più ricca di sempre, con tre gusti “special”, che quest’anno si vanno ad aggiungere alle solite tipologie, tutti confezionati in una elegante scatola regalo dedicata allo straordinario anno appena passato dal team di lavoro di Chieppa. Diventano così 7 i panettoni realizzati per il 2024, un dolce speciale a cui lo chef è particolarmente legato, vista la sua passione per i lievitati e gli impasti. Accanto al panettone classico alla ligure, che segue la ricetta tradizionale con l’arancia candita e uvetta sultanina, lasciata a bagno per circa due giorni nel vino Pigato, un’altra rivisitazione del panettone che omaggia ulteriormente la Liguria è la nota “Coccola”, realizzata con una ricetta a base di Olio EVO, olive candite, cioccolato bianco e limone candito; è poi presente il panettone al gianduja, con l’aggiunta appunto del cioccolato gianduja, e ritorna la novità 2023 del panettone al cioccolato 70%, marmorizzato con caramello salato. A questi si aggiungono quest’anno tre gusti speciali: il primo è pere, cioccolato fondente e caffè, il secondo frutti rossi e cioccolato fondente, il terzo albicocche e dulce de leche. I panettoni dello chef Jacopo Chieppa sono disponibili a 30 euro, e per chi non si trovasse in Liguria a passare dalla sua pizzeria sul lungomare d’Imperia Kilo, o presso il suo ristorante Equilibrio, a Dolcedo, può ordinarli online sui rispettivi siti web.

 

Mara Martellotta

A Natale siamo più buoni: due iniziative di beneficenza

A Natale siamo tutti più buoni e più facilmente mettiamo mano al portafoglio per opere di bene, anche per quel senso di colpa verso chi ha più problemi di noi. Ci sono opere che poi tornano perché tutti abbiamo conosciuto qualcuno che ha avuto a che fare con la malattia del secolo e in Piemonte abbiamo una struttura medica di  eccellenza la Fondazione di Ricerca per il Cancro che opera a Candiolo.
Quest’anno grazie alla collaborazione tra i lavoratori del Teatro Regio e il personale di Candiolo si terrà una partita di Calcio proprio per raccogliere fondi per la ricerca .
Siamo tutti invitato a partecipare e a diffondere la notizia.
La partita si terrà  sabato 7 dicembre alle ore 14.00 al campi sportivo Città Turin in corso Ferrucci 63 a Torino.
Scenderanno in campo due squadre d’eccezione il team della Fondazione IRCC e quello del Teatro Regio.L’evento patrocinato dal Comune di Torino al fischio d’inizio il sindaco,per dimostrare che si può far squadra contro il cancro.
Ma il 7 dicembre c’è un altro evento benefico che si ripete da anni, questa volta non è lo sport ad unire ma la musica Gli amici di Piero riuniscono le migliori band rock del momento  alle Ogr, il ricavato andrà alla Fondazione Caterina per sostenere iniziative per i bambini Piemontesi.
Se non potete partecipare condividete la notizia.

GABRIELLA DAGHERO

Rubrica Torino Over

Choco Tram e Museo del Cioccolato e Gianduja: alla scoperta di una delle iniziative più belle

Torino, città dalla storia ricca e dal fascino intramontabile, continua a sorprendere con nuove

attrattive culturali. Tra queste, spiccano il Choco Tram e il Museo del Cioccolato e del

Gianduja , un luogo che racconta al grande pubblico il meraviglioso mondo del cioccolato.

Questo Museo nasce dalla collaborazione tra Francesco Ciocatto , proprietario della

storica Pasticceria Pfatisch di Torino, ed Eddy Van Belle , imprenditore e collezionista

belga. Van Belle è noto per aver ideato i musei Choco Story, presenti in Belgio, Francia,

Repubblica Ceca, Libano e Messico.

Torino segna un importante primato, ospitando il primo museo dedicato alla storia del

cioccolato in Italia.

Situato in Via Paolo Sacchi 38 , nei laboratori della storica Pasticceria Pfatisch, il Museo

celebra l’antica tradizione cioccolatiera della città, rendendo omaggio a uno dei suoi simboli

più amati.

Un’esperienza imperdibile per chi vuole scoprire il legame profondo tra Torino e il cioccolato.

“Torino desiderava da tempo un museo dedicato alla storia del cioccolato, e grazie

all’incontro tra Van Belle e Ciocatto, questo sogno è diventato realtà”.

Il laboratorio di Ciocatto, con le sue macchine antiche dei primi del 900, offre un

affascinante viaggio nel tempo.

Un giro all’interno del Museo del Cioccolato e del Gianduja

La prima tappa del magico mondo della storia del cioccolato, ci porta subito all’epoca degli antichi Maya, con i loro strumenti per lavorare il cacao. All’inizio, esso veniva consumato

solo come bevanda, quindi unicamente in forma liquida. I Maya utilizzavano il cacao per

rituali magici e benevoli, poiché, come ben sappiamo, ha proprietà benefiche per il corpo

umano.

L’atmosfera della prima sala è intrisa di figure mitologiche e suoni ispirati alla natura,

offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva e coinvolgente.

Proseguendo il percorso, ci si imbatte nelle Metate, antichi strumenti di pietra utilizzati per

lavorare le fave di cacao. Questi strumenti, vere e proprie macchine preistoriche,

trasformavano le fave in una pasta oleosa, pronta per essere assaporata e apprezzata per il

suo gusto unico.

Ma non finisce qui: i visitatori possono anche ammirare le riproduzioni virtuali delle

piantagioni di cacao, immergendosi visivamente nell’ambiente in cui tutto ha origine. Un viaggio tra tradizione e natura che svela i segreti del cioccolato.

Il percorso fa rivivere anche l'atmosfera degli antichi galeoni spagnoli. Con

l’accompagnamento dei suoni del mare e una vista spettacolare sull’oceano, si può

immaginare il grande viaggio che, secoli fa, ha portato il cacao dall’America in Europa,

grazie agli esploratori europei.

Filmati ambientati in epoche passate: valore aggiuntivo della visita

Non solo un percorso visivo ma anche interattivo.

Il Museo del Cioccolato e del Gianduja, ha incorporato nel percorso esplorativo quattro video

installazioni che narrano l’utilizzo del cioccolato nella storia, a partire dal XVII secolo fino al

XX secolo.

Nella terza tappa, ad esempio, è possibile visionare un piccolo corto del XVI secolo, periodo

in cui il cioccolato era ancora in forma di bevanda e consumato esclusivamente da ceti

sociali di alto rango, poiché aveva un costo importante.

Tutti i video ad ambientazione storica sono stati realizzati da Alessandro Rota per

l’Associazione Culturale Officine Ianós con il coinvolgimento del gruppo di rievocazione

storica Le Vie Del Tempo e la consulenza storica di Alessia Giorda.

Viaggio sensoriale e non solo

Nel percorso dedicato al XVII secolo, i visitatori saranno coinvolti in un viaggio sensoriale

unico, dove l’olfatto diventa protagonista.

Si potranno percepire le fragranze delle antiche ricette della prima bevanda al cioccolato che

venne “patentata” alla fine del XVII secolo proprio a Torino: la prima autorizzazione per il

commercio di una bevanda a base di cacao fu concessa a Giovanna Battista di Savoia

Nemours, madre di Vittorio Amedeo II.

Un momento che segna l’inizio del legame tra Torino e il cioccolato.

Il viaggio prosegue con la scoperta di raffinate cioccolatiere d’epoca, arricchite da monitor

interattivi, giochi multimediali e una collezione di tazze storiche , alcune delle quali

progettate con particolari supporti per proteggere i baffi degli uomini, per evitare che se li

sporcassero, mentre gustavano la cioccolata.

Il percorso include anche una suggestiva rievocazione della sala del trono, dove è possibile

scattare divertenti fotografie. Inoltre, è possibile guardare un nuovo video storico , girato

presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, che racconta come il consumo del cioccolato si

sia evoluto nel tempo.

La prima forma di cioccolato solido arriva nell’800.

Gianduja

Lungo il percorso non poteva mancare una sezione dedicata a Gianduja , la storica

maschera simbolo di Torino, il cui nome ha ispirato la creazione del celebre Gianduiotto , il

cioccolatino tipico del Piemonte.

Questo dolce iconico nasce dall’incontro perfetto tra cioccolato e nocciole , ingredienti che rappresentano la tradizione gastronomica locale.

Il percorso interattivo e visivo (sempre in collaborazione con Le Vie Del Tempo) racconta la

storia di Michele Prochet e Paul Caffarel , i due maestri cioccolatieri che, grazie al loro

ingegno, inventarono il Gianduiotto, il primo cioccolatino incartato della storia.

Una vera e propria innovazione che ha segnato un'epoca, dando vita all’industrializzazione

del cioccolato e alla nascita di tante note imprese, come Pfatisch, Ferrero, Gerla, Ziccat,

Ferrero e molte altre.

Un’altra “chicca” interessante?

Il Museo ospita un prezioso e originale costume di Gianduja , gentilmente fornito dalla

Famija Turineisa; che arricchisce ulteriormente questa esperienza immersiva nella

tradizione torinese.

Le decorazioni di cioccolato di Stefanella Bergiotti

A metà del viaggio all’interno del museo, nella stessa galleria che ospita statue e quadri di

cioccolato, si incontreranno le creazioni pasquali di Stefanella Bergiotti, consorte del

titolare di Pfatisch.

«Amo disegnare e, da moglie di un cioccolatiere, mi sono ritrovata immersa nel magico

mondo del cioccolato. È così che ho iniziato a dar vita ai miei personaggi utilizzando sac à

poche e cioccolato. Ho creato coniglietti, galline e molti altri soggetti, sempre con

espressioni buffe e divertenti, perché il mio sogno di bambina è sempre stato quello di

diventare una fumettista.

L’idea di decorare uova di cioccolato è nata durante il lockdown in Italia di qualche anno fa.

In quel periodo, ho trovato grande gioia e ispirazione dedicandomi a questa attività, e per la

Pasqua sono arrivata a realizzarne circa 500!

Ogni uovo era un piccolo capolavoro,

decorato con cioccolato colato, dettagli e ghirigori fatti a mano, e arricchito con frutta e foglie

modellate in cioccolato plastico. È stata un’esperienza creativa straordinaria, e da allora non

ho mai smesso di farlo.

Col tempo ho perfezionato le tecniche e reso il processo più veloce per soddisfare i nostri

affezionati clienti di Pfatisch. Vedere la gioia negli occhi di chi riceve una delle mie creazioni

è una soddisfazione immensa, la prova che la passione e l’arte possono davvero regalare

felicità agli altri.»

Finiamo il giro al Museo e saliamo sul Choco Tram

Il giro al Museo del Cioccolato si conclude con un’esperienza dolce e coinvolgente: piccoli

assaggi di cioccolato accompagnano la visita ai macchinari originali della storica pasticceria

Pfatisch, risalenti agli anni ’20 e tutt’ora funzionanti.

Uno di questi macchinari è messo in funzione ed è affascinante osservarne i movimenti e sentirne il rumore.

Proprio qui scopriamo come, dopo la creazione del Gianduiotto, il cioccolato abbia trovato

nuovi abbinamenti con ingredienti come zucchero a velo, mandorle e altri sapori.

Queste combinazioni hanno ispirato la creazione di macchine innovative per lavorazioni

sempre più ricche e golose, aprendo la strada a un’evoluzione che ha portato alla

realizzazione di cioccolatini, dolci e torte raffinate.

L’ultima parte del tour è un vero viaggio nella fabbrica del cioccolato di Torino, dove

tradizione e innovazione si incontrano.

Prima di lasciare il Museo, una sosta alla pasticceria Pfatisch è assolutamente imperdibile!

Qui, tra creazioni dolciarie straordinarie, prodotti artigianali e bevande di caffetteria, ogni

visitatore potrà concedersi un momento di pura golosità.

Un’esperienza che unisce gusto, storia e arte in un crescendo di emozioni indimenticabili.

Il viaggio prosegue a bordo del bellissimo e vintage Choco Tram,vettura originale del 1924,

già protagonista delle riprese dei video presenti nell’esposizione permanente del museo.

L’Associazione Torinese Tram Storici permette così di far vivere ai passeggeri, su questo

meraviglioso mezzo, diversi quartieri torinesi, mentre i rievocato de “Le Vie del Tempo”,

affascinano i viaggiatori con interessanti aneddoti riguardanti Torino e il suo legame con il

cioccolato.

In alcune date selezionate ogni mese, dalla fermata situata proprio di fronte al Museo, sarà

possibile vivere questa esperienza unica.

Preparatevi a salire a bordo per un viaggio indimenticabile nel tempo!

Francesco Ciocatto

«Nel 2020, rilevando Pfatisch, ho subito compreso che il successo risiedeva nel valorizzare

la Storia di questo luogo iconico e nel proiettarlo nel futuro. Sognavo un museo del

cioccolato a Torino, da realizzare proprio qui, in questa pasticceria centenaria che

custodisce l’eleganza e l’operosità tipiche della nostra città, insieme ai macchinari originali

perfettamente funzionanti.

La mia idea era andare oltre: innovare, aprire il “dietro le quinte” del cioccolato e coinvolgere

il pubblico con esperienze sensoriali. Grazie all’incontro con Eddy Van Belle, questo sogno è

divenuto realtà: nasce così il Museo del Cioccolato e del Gianduja, Choco Story.»

Sign. Ciocatto, avete progetti per il 2025?

«Choco Story è in continua evoluzione. A Gennaio 2025 aprirà il Choco Story LAB: un luogo

dedicato ai workshop per persone di tutte le età che potranno sperimentare la creazione del

proprio cioccolato!»

Curiosità: il Museo è visitato maggiormente da turisti o torinesi?

«Sono davvero moltissimi i turisti esteri, ma anche italiani provenienti da fuori città. I torinesi

sono in grande numero, segno che il Museo è stato molto ben accolto. Nei suoi primi mesi

(abbiamo inaugurato il 26 Giugno!) ha riscosso un grande successo.»

Ci sarà qualche “dolce” proposta per Natale 2024?

« Assolutamente si, abbiamo i nostri panettoni, versione classica e quella speciale, fatta con

pan di zucchero, lievitato soffice senza canditi, lieve zucchero, impasto gianduja e marron

glacè. Un prodotto nostro sul mercato da più di 30 anni.»

Prossime date disponibili

Dicembre 2024:

Sabato 7 dicembre

Venerdì 20 dicembre

Sabato 28 dicembre

Gennaio 2025:

Sabato 25 gennaio

Prenotazioni sul sito:

www.choco-story-torino.it/choco-tram

Non perdete l’occasione di vivere un’esperienza unica che celebra l’eccellenza e la

tradizione torinese.

Il Museo del Cioccolato e del Gianduja, insieme all’affascinante viaggio a bordo del Choco

Tram, è un autentico tuffo nella storia, nel gusto e nell’eleganza della nostra città.

Un orgoglio tutto torinese, da scoprire e riscoprire non solo durante il magico periodo delle

feste, ma in ogni stagione dell’anno.

Lasciatevi conquistare da un percorso che unisce

cultura, intrattenimento e sapori in un modo davvero indimenticabile.

CRISTINA TAVERNITI