La zuppa mitonà, a metà tra una zuppa e un gratin, ecco un piatto tipico piemontese da riscoprire.
La supa mitonà (si pronuncia mitunà) è un piatto tipico della cucina piemontese, ed è particolarmente diffusa nel biellese. Si tratta di un piatto molto sostanzioso e saporito, perfetto soprattutto nei mesi freddi per mangiare qualcosa di caldo e sostanziosa. Come tutte le ricette antiche, è anche una valida alternativa per non sprecare il pane raffermo.
Il nome di questa zuppa deriva dal verbo francese mitonner, che fa riferimento a una cottura lenta e a fuoco dolce. Esistono numerose varianti: le più comuni prevedono l’aggiunta di fagioli o pomodori.
La redazione de Il Torinese vi propone la ricetta semplice, da personalizzare come più vi piace.
Il tempo impiegato per la preparazione della zuppa è di circa 40 minuti.
Nasce una nuova bottega che si unisce alla grande famiglia degli artigiani del Mercato Centrale di Torino. Tra le proposte artigianali è nata una vera cucina marocchina dal nome “Cucina Marocchina- Sanaa Salmi LellaMama”, un ristorante al femminile che racconta una reale storia di integrazione e di radicamento su di un territorio, quello di Porta Palazzo, in cui Mercato Centrale vive e opera da sempre.
La nuova bottega è firmata da Sanaa Salmi, 38 anni, nata nel deserto del Marocco e giunta in Italia all’età di dieci anni, senza, però, mai dimenticare la sua terra di provenienza. Prima di approdare al Mercato Centrale Torino, Sanaa, nel settembre 2023, ha aperto un ristorante di cucina marocchina a Milano, il LellaMama. Quindi il trasferimento a Torino con un nuovo lungimirante progetto di ristorazione che trova sede non in un luogo qualunque, ma in una piazza che è, da sempre, il cuore della comunità nordafricana e in uno spazio, il mercato centrale, che ha sempre fatto dell’integrazione naturale tra le anime e le culture della città un suo carattere distintivo.
Così è ricca di significati l’apertura della nuova bottega di Sanaa, un bistrot che porta al Mercato Centrale Torino i sapori del Marocco, interpretati nelle mani di una chef innamorata delle materie prime, della sua terra e tradizione che la riportano con la mente ai suoi luoghi nativi e alla sua mamma, a cui Sanaa ha dedicato il primo ristorantino milanese.
Cous cous, tè alla menta, tajine di pollo e di vitello e zuppe. Tante verdure, spezie, profumi e zuppe. Nel nuovo bistrot di Sanaa Salmi la proposta è incentrata sui classici della cucina marocchina, compreso il “Lam-sammen”, il pane tipico della colazione che verrà servito in una concezione di ristorazione che prima di tutto vuole essere un momento conviviale e un luogo aperto dal mattino alla sera. Una cucina tipicamente marocchina riadattata ai palati e ai gusti degli italiani, con un equilibrio maggiore tra le spezie, un alleggerimento generale delle ricette e un avvicinamento al pubblico locale che sia capace di rendere il cibo strumento di dialogo interculturale.
La bottega è aperta tutti giorni dal lunedì alla domenica.
Mara Martellotta
Stefano Brigatti, ristoratore piemontese nato e cresciuto a Torino, ci racconta la storia della sua ascesa e di quella della sua famiglia, in uno dei ristoranti più apprezzati del panorama torinese. Il Mulino, inizialmente preso in gestione dal padre, è stato poi portato avanti con determinazione da Stefano e dai suoi quattro fratelli. Oggi, dopo anni di impegno e sacrifici, il ristorante è diventato un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina, riconosciuto tra i migliori locali dell’area torinese.
L’INTERVISTA A STEFANO BRIGATTI
D: Benvenuto su Il Torinese Stefano, come hai iniziato a lavorare al Mulino?
R: Il Mulino era già un ristorante avviato quando ho iniziato a lavorarci. Da piccolo appena iniziai lì la mia esperienza mi occupavo solo di lavare i piatti. Poi, crescendo, decisi di aprire una pizzeria con alcuni soci. Nel frattempo, mio padre Gianni prese in gestione il ristorante, Il Mulino, con l’aiuto di mia mamma Simona. Col passare del tempo, i miei fratelli iniziarono a dar loro una mano, fino a che tornai anch’io. Poco a poco, ci ritrovammo a gestire il Mulino tutti insieme, con l’intera famiglia: io, Riccardo, Chiara, Viola, Sara e i nostri genitori.
D: C’è stato un momento della tua carriera particolarmente difficile?
Sì, c’è stato un periodo difficile quando sono tornato al Mulino dopo aver lasciato la pizzeria. Ho avuto qualche conflitto con un grande amico che lavorava nel ristorante. Purtroppo, a volte l’amicizia e il lavoro non sono facili da conciliare. Tuttavia, siamo riusciti a chiarirci, ci siamo separati professionalmente, ma l’amicizia è rimasta intatta e lui continua a essere una persona molto importante nella mia vita.
D: Come hai imparato questo mestiere?
Ho imparato osservando. Ho iniziato a lavorare in ogni locale come lavapiatti fin da bambino. A soli quattordici anni, andavo ad aiutare mio zio, che aveva un ristorante molto famoso in Francia. Mentre lavavo le stoviglie, osservavo con attenzione ogni fase della preparazione delle ricette, cercando di seguire ogni passo con cura. Il mio obiettivo era imparare a fondo, fino al giorno in cui avrei finalmente potuto mettere in pratica ciò che avevo visto. E così è stato.
D: Il ristorante Il Mulino è molto conosciuto soprattutto per gli agnolotti al sugo d’arrosto, ci racconti qual è il segreto?
Gli agnolotti sono preparati seguendo una ricetta tramandata da nostra nonna Lella. Ogni Natale ci preparava sempre gli agnolotti, e io e i miei fratelli ce ne siamo innamorati. Successivamente, nostro padre ha imparato la ricetta e ce l’ha insegnata. Non posso svelare tutti i segreti, ma posso dirti che utilizziamo diversi tipi di carne all’interno, il che rende il ripieno ancora più saporito. Inoltre, ogni agnolotto viene rigorosamente tirato a mano, uno per uno, senza l’uso della macchina per stendere la pasta. Quasi ogni mattina, insieme ai miei fratelli, ci riuniamo per preparare la pasta fresca in casa, perché vogliamo sempre offrire il meglio ai nostri clienti.
D: Anche i prodotti che comprate sono tutti di altissima qualità, so che avete un macellaio di fiducia dove prendete la carne di fassona per gli antipasti e i secondi e dove potete per la verdura i fornite dai piccoli agricoltori del territorio.
Sì, ci teniamo moltissimo a utilizzare prodotti a chilometro zero, scelti con attenzione per garantire la massima qualità. Vogliamo che anche i piatti più semplici siano unici, e la carne di fassona, che usiamo per la battuta al coltello, è un esempio perfetto. La condiamo con un filo d’olio e un po’ di sale, proprio per esaltarne la freschezza. Tra i nostri secondi piatti ci sono lo stracotto, il filetto, l’arrosto, accompagnati da contorni che variano a seconda della stagionalità. In primavera, per esempio, prepariamo piatti con asparagi freschi e funghi, utilizzandoli per risotti o pasta fatta in casa. Non mancano poi il Brandacujun, i peperoni con la Bagna Cauda, i flan, gli gnocchi al Castel Magno e tante altre specialità.
D: D’estate avete anche la paella, come mai in un ristorante piemontese troviamo un piatto tipico spagnolo?
Io e i miei fratelli amiamo viaggiare, esplorare nuove culture e fare esperienze diverse. Questo ci spinge ad assaporare prodotti nuovi e a portarli nel nostro ristorante. È il caso della paella, che proponiamo durante l’estate, ma anche di altri piatti che abbiamo scoperto in viaggio, come le zuppe di cocco e il platano fritto, che abbiamo introdotto dopo il ritorno di mia sorella dal Sud America. Inoltre, prepariamo anche la fregola sarda, sempre fatta interamente a mano da noi.
D: Oltre alla qualità del cibo, so che avete una grande attenzione anche per la selezione dei vini. È vero?
R: Assolutamente, è vero. Mio padre ha sempre dedicato molta cura nella ricerca dei migliori vini, girando di cantina in cantina nelle provincie del Piemonte. Non solo nelle Langhe, ma anche nel Monferrato, nel Canavese e in molte altre zone rinomate per la produzione vinicola. Ha sempre dato grande importanza anche al rapporto qualità-prezzo, selezionando vini che, pur rappresentando l’eccellenza del nostro territorio, siano accessibili e in grado di soddisfare ogni cliente. La nostra filosofia è quella di portare nel ristorante vini che raccontano il territorio e che possano esaltare ogni piatto, per offrire un’esperienza completa e soddisfacente.
D: Il vostro locale è molto particolare anche esteticamente, all’esterno non troviamo l’insegna e all’interno le pareti sono dipinte a mano da voi.
Sì, ci teniamo che i nostri ospiti si sentano come a casa. Per questo motivo abbiamo scelto di non mettere l’insegna, preferendo un’atmosfera più intima e accogliente. Le pareti le abbiamo dipinte noi, tutti insieme. Sara ha creato la base del dipinto e poi noi l’abbiamo colorato. Siamo una famiglia molto unita e questo spirito di collaborazione ci porta a fare tutto insieme, anche quando si tratta di aspetti creativi come questo.
D: Se il dovessi descrivere il tuo locale con una parola quale sarebbe?
R: Famiglia, ma non solo la nostra, quella dei genitori e dei fratelli. È una famiglia che si è allargata nel tempo, includendo tutte le persone che, con passione e dedizione, hanno lavorato con noi. Molti di loro sono diventati amici, sono entrati nei nostri cuori e sono ormai parte integrante di questa realtà. La nostra famiglia non è solo quella di sangue, ma è anche quella che si è creata con chi ha condiviso con noi sogni, fatiche e successi, proprio come i nostri clienti, che consideriamo parte di questo percorso
D: Il Mulino non è solo un ristorante, ma un riflesso dell’impegno e della passione di una famiglia unita. Stefano, insieme ai suoi fratelli, ha saputo portare avanti una tradizione che affonda le radici nel cuore della cucina piemontese, senza mai dimenticare l’importanza dell’innovazione e della qualità. Ogni piatto racconta una storia di cura, dedizione e amore per il territorio, con un tocco personale che fa sentire ogni ospite come a casa. Il Mulino è il luogo dove il gusto si fonde con l’autenticità, dove il calore di una famiglia e la bellezza della tradizione sono il vero ingrediente segreto del successo. Grazie Stefano per averci raccontato la vostra bellissima storia.
R: Grazie a voi, vi aspetto!
Noemi Gariano
L’uso frequente della tecnologia e dei nuovi codici lessicali però, per quanto funzionanti ed efficaci, ha contribuito all’impoverimento della scrittura, della nostra bella lingua, della comunicazione in genere. Abbreviazioni, linguaggio contratto, emoticon che sostituiscono interi concetti, opinioni e pensieri, costituiscono un vero e proprio imbarbarimento del nostro vocabolario e dell’intera modalità espressiva.
Sarebbe opportuno quindi fare una riflessione sull’importanza che il recupero della scrittura con la penna, in corsivo soprattutto, potrebbe avere, senza con questo sottovalutare i vantaggi assicurati dai moderni strumenti di composizione.
La psicologia si è occupata in maniera approfondita del linguaggio e della scrittura ed è grazie a vari studi ed analisi che sono venuti alla luce i differenti benefici e facoltà della scrittura manuale. E’ provato infatti che usare la penna per la redazione di documenti, appunti o diari coinvolge diverse aree del cervello che coordinano la componente sensoriale e percettiva con il movimento grafico integrando così sensazioni e controllo delle azioni e del pensiero; al contrario queste aree cerebrali non vengono implicate nella digitazione attraverso la tastiera e il gesto, meramente automatico, risulta impersonale e standardizzato.
La memoria grazie alla scrittura manuale migliora indiscutibilmente, si esercita. Chi prende appunti utilizzando la penna, a causa dell’impossibilità di annotare tutto ciò che viene detto, sviluppa sensibilmente la capacità di elaborazione e di sintesi e stimola il potenziamento di quel processo atto alla raccolta di concetti e nozioni di rilievo, in sostanza quelli più importanti da ricordare. Anche l’apprendimento trae benefici grazie all’utilizzo di carta e penna, soprattutto quello dei bambini. Scrivere manualmente è infatti quella attività che permette di trasformare le idee ed il pensiero in segni concreti, di veicolare gli stati d’animo, di liberare la creatività ed entrare in contatto con le nostre emozioni. Secondo le neuroscienze, nel momento in cui l’idea astratta diviene parola scritta si attivano diverse aeree corticali del cervello che favoriscono i processi cognitivi mentre tutto ciò avviene in misura decisamente minore nella scrittura tecnologica. Inoltre i bambini che scrivono di più sanno leggere meglio.
Mettere le parole su carta, infine, ha un valore terapeutico. Scrivere di getto emozioni, stati d’animo, ansie, paure o ricordi permette di riviverli con il giusto distacco, di rielaborarli, di farli emergere per osservarli da una angolatura nuova, esterna e distolta. Mettere nero su bianco sentimenti e pensieri negativi è un modo per alleggerire pesanti zavorre interiori, riprendere fiato e ritrovare il buon umore. Compilare un diario permette di conoscersi a fondo, consente di accedere alla propria intimità e aprire un dialogo con se stessi senza censure e senza filtri, uno spazio privato dove affiora la propria realtà interiore.
Oltre ai numerosi benefici psicologici e cognitivi, utilizzare carta e penna per formulare le nostre comunicazioni ha un valore e un significato estetico, di stile e persino romantico. E’ vero che attraverso i nuovi strumenti di messaggistica possiamo scrivere senza sosta, esprimere il nostro stato e i nostri desideri senza limitazioni, ma nulla può sostituire la grazia, il garbo e lo spirito appassionato di un biglietto scritto a mano, in corsivo. Utilizzare la carta, scrivere e dedicare pensieri in calligrafia trasforma un gesto in una piccola opera, conferisce personalità e poesia ad una azione resa sin troppo uniforme e fredda da quella tastiera che ci segue ovunque.
Maria La Barbera
Eccovi un primo piatto ricco di sapore, sfizioso ed invitante, perfetto per ogni occasione.
Ingredienti :
380gr. di penne integrali
400gr. di zucchine
80gr. di grana grattugiato
120gr. di dadini di Speck
1/2 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo grattugiato
3 foglie di basilico
Olio evo, sale, pepe.
Dorare i dadini di Speck in padella, tenere da parte.
Lavare e tagliare a metà le zucchine, scavare un poco la polpa e lessare al dente in acqua salata. Raffreddare e conservare l’acqua di cottura nella quale cuocerete poi la pasta.
Frullare grossolanamente le zucchine con olio, aglio, prezzemolo, basilico, grana, sale e pepe. Cuocere la pasta, unire lo speck alla crema di zucchine e servire subito. Se risultasse poco cremosa, aggiungere un mestolino d’acqua di cottura.
Buon appetito.
Paperitapatty
Nell’ambito di “Una notte al Museo”, la Festa del “Carnevale” si trasforma in un gioco esclusivo, “digitale-esperenziale”
Sabato 22 febbraio, ore 19
Tra fasti barocchi ed antiche trame nobiliari, in occasione dell’evento “Una notte al Museo” (che dal 2017 ad oggi ha portato oltre 280mila giovani in oltre 50 Musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia), la “Palazzina di Caccia” di Stupinigi diventa il palcoscenico di “Voilà”, un innovativo “gioco digitale-esperienziale” sviluppato dall’Associazione Culturale “Club Silencio” – cui si deve per l’appunto l’idea e la progettazione di “Una notte al Museo” – in collaborazione con “We Are Muesli”, una delle realtà italiane più affermate nel campo del game design per il patrimonio culturale. Obiettivo: rendere il pubblico protagonista di un “Carnevale” d’altri, remoti tempi, “protagonista – sottolineano gli organizzatori – di un’avventura interattiva alla corte sabauda, tra ingegno, spettacolo e meraviglia”.
Liberamente ispirato alla figura del conte Filippo San Martino di Agliè ( coreografo e maestro di cerimonie presso la Corte del duca Carlo Emanuele I e, in seguito, del duca Vittorio Amedeo I) “Voilà” trasporta i giocatori nel fervore delle grandi feste della Corte Sabauda del XVII-XVIII secolo.
In che modo? “Attraverso una narrazione interattiva e una serie di enigmi da risolvere tramite QR code, i partecipanti saranno chiamati ad aiutare il protagonista a preparare un evento memorabile, collaborando con le maestranze di corte – giardinieri, musicisti, architetti e cuochi – e scoprendo segreti e curiosità della vita di corte”. Ripercorrendo, per quanto possibile lo spirito creativo e la genialità di un “uomo di Corte” che, oltre ad essersi occupato degli scambi politici tra la Francia e l’Italia del Settecento, seppe coniugare in un tutt’uno le sue doti di poeta, compositore e coreografo per la creazione di spettacoli oltremodo apprezzati nell’ambito delle grandi “Feste di Corte” italo-francesi.
Il gioco, accessibile via “browser mobile”, è pensato con una grafica in “stile 2D”, “font dyslexia-friendly” (con un carattere tipografico progettato su misura che facilita la lettura per quanti soffrono di dislessia) e un’“architettura non lineare” che permette a ciascun giocatore di costruire il proprio percorso di esplorazione.
Grazie alla collaborazione con “We Are Muesli”, “Voilà” rappresenta, dunque, un perfetto equilibrio tra “ricerca storica” e “narrazione immersiva” e, già sperimentato con successo in altri contesti, permette di valorizzare il patrimonio delle “residenze sabaude”, offrendo una prospettiva inedita sulla loro storia attraverso il gioco.
Nel corso della serata, sarà dunque possibile scoprire una delle residenze sabaude più prestigiose del Piemonte e dal 1997 “Patrimonio dell’Umanità UNESCO”, la cui costruzione, pensata per la caccia e le feste della famiglia reale, è stata avviata nel 1729 su progetto di Filippo Juvarra, uno degli architetti più rinomati del XVIII secolo, e nelle cui stanze hanno dimorato lo zar di Russia Paolo I, il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, Napoleone e Paolina Bonaparte e la regina d’Italia Margherita di Savoia.
Ad arricchire l’esperienza, sarà la performance in abiti d’epoca del gruppo storico “Nobiltà Sabauda” e il Dj set di “OFTEN” nella “Citroniera di Levante”, accompagnati da “live visual performance”.
Dopo il lancio alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, sarà possibile ritrovare il conte Filippo San Martino di Agliè e giocare con “Voilà” nei prossimi appuntamenti di “Una notte al Museo” in programma nelle residenze sabaude.
Per info: www.clubsilencio.it
g.m.
Nelle foto: Immagine guida “Voilà” e “Palazzina di Caccia – Balconata con vista sul Salone Centrale”
Il Tourinot Maximo +39 di Guido Gobino è stato premiato come miglior Gianduja dell’anno alla ventitreesima edizione del Premio Tavoletta d’oro, il più prestigioso riconoscimento italiano dedicato al cioccolato di qualità assegnato dalla Compagnia del Cioccolato.
“Essere nuovamente tra i vincitori dell’edizione 2025 rappresenta per noi un grande onore, ma soprattutto una conferma dell’unicità della tradizione cioccolatiera torinese” commenta Guido Gobino.
Il Tourinot Maximo +39 esprime al meglio l’unione tra artigianalità e materie prime di eccellenza. Realizzato con una selezione di Nocciole Piemonte IGP e Cacao Aromatici, è privo di latte e viene temperato a mano per esaltare la sua inconfondibile consistenza vellutata e il gusto intenso e persistente della Nocciola Tonda Gentile Tribolata delle Langhe IGP.
Oltre a questo prestigioso premio, Guido Gobino ha ricevuto diverse menzioni tra i cioccolati di eccellenza, tra cui crema cacao, cioccolato aromatizzato albicocca e rosmarino, cioccolato di latte ripieno di nocciola e caffè, ganache alla nocciola, Tourinot maximo, fondente monorigine Guatemala 83%.
Un riconoscimento che conferma l’impegno di Guido Gobino nella ricerca della qualità e nell’innovazione del cioccolato tradizionale.
Le sue botteghe a Torino sono in via Cagliari 15/B, via Lagrange 1/A, corso Vittorio Emanuele II 72.
Le botteghe Gobino a Milano sono in corso Giuseppe Garibaldi 35 e in corso Magenta 36.
Mara Martellotta
“Giornata Internazionale della donna” , quattro appuntamenti
– Sabato 8 marzo, ore 10:00 – Via Boneschi
Intitolazione area pubblica (già Manifattura Boneschi) a Anna Maria Gennari Bonadies, Sindacalista e Parlamentare. E’ noto il suo significativo contributo nella causa dell’emancipazione dei lavoratori e in particolare delle donne lavoratrici nelle battaglie dei Cotonifici Valle Susa del 1960.
Interverranno, Lucia Centillo Segreteria dello SPI/CGIL Torino, Donatella Bonadies, figlia di Anna Maria Gennari Bonadies, Sergio Andreotti, Segretario Responsabile SPI Lega 16 Alpignano e Steven Giuseppe Palmieri, Sindaco di Alpignano.
Parteciperà la Società Filarmonica di Alpignano.
– Sabato 8 marzo, ore 15:00 – Salone Cruto Via Matteotti 2
Presentazione della Consulta per le donne del Comune di Alpignano, di recente istituzione.
Seguirà l’inaugurazione della mostra fotografica “La trama e l’ordito di una vita tessuta per le donne”. La mostra sarà aperta anche domenica 9 e lunedì 10 marzo, dalle ore 15:00 alle 18:00.
La giornata si concluderà con il reading teatrale “7 minuti” di Firmato Donna, regia di Silvia Mercuriati.
– Venerdì 14 marzo, ore 21:00 – Salone Cruto via Matteotti 2
Spettacolo teatrale “Per soli uomini” di e con Valentina Veratrini, alla chitarra Michele Ruggiero.
Avete mai pensato a quanti pezzi della realtà sono studiati, costruiti, realizzati in base alle esigenze maschili e non a quelle femminili? Dai bagni pubblici alle ricerche mediche, dall’altezza dei sedili ai requisiti per passare i colloqui di lavoro.
Un viaggio dolce-amaro nel maschilismo della progettazione del mondo!
– Sabato 15 marzo, ore 15:00 – Via Pianezza 36 “Parco Aldo Moro”
JTWIA On The Road – Camminata sul percorso rosa permanente di Alpignano, per promuovere la prevenzione, i corretti stili di vita, l’inclusione e la parità di genere.
Maggiori dettagli sul sito comunale https://www.comune.alpignano.to.it/crpTq
Maggiori dettagli sul sito del Comune https://www.comune.alpignano.to.it/crpSc
Nell’antica “Capitale del Marchesato”, entra nel vivo il 97° “Carnevale Città di Saluzzo” e 7° “Carnevale delle due Province”
Sabato 22 e domenica 23 febbraio
Dopo la tradizionale investitura della “Castellana”, delle sue “Damigelle” e degli immancabili “Ciaferlin” e “Ciaferlinot”, il “Carnevale saluzzese 2025” entra nel vivo della “Gran Baldoria” domenica 23 febbraio, giorno dell’8° “Carnevale degli Oratori” della “Diocesi di Saluzzo”, con la grande sfilata dei carri in programma, dalle ore 14, nel centro cittadino. In contemporanea a Rivoli (corso Susa/corso Francia), si terrà la grande sfilata dei carri del 71° Carnevale, simbolicamente aperta dal “Conte Verde” e dalla “Contessa di Rivoli”.
La domenica di festa sarà preceduta sabato 22 febbraio, alle 20, presso il “Pala Crs” (via Don Giacomo Soleri, 16) dalla “polentata” e dal “gran ballo serale” con l’orchestra “Maria Ravera” alla presenza della nuova “Castellana” e di tutte le altre maschere. Per prenotare la “polentata” e per avere maggiori informazioni sugli appuntamenti è possibile contattare la “Fondazione Amleto Bertoni”, organizzatrice del “Carnevale di Saluzzo”, all’indirizzo e-mail info@fondazionebertoni.it o chiamando il numero 0175/43527.
Afferma Carlo Allemano, presidente della “Fondazione Amleto Bertoni”: “Il Carnevale 2025 ha rinnovato interamente il gruppo delle ‘maschere’ e, dopo i primi appuntamenti, la squadra ha iniziato a portare il saluto della Città nelle ‘Terre del Monviso’. Il programma è indubbiamente molto ricco e possiamo dire, con orgoglio, che la manifestazione è in crescita e che siamo molto soddisfatti dei risultati e delle ricadute sulla città. Non dimentichiamo che il nostro ‘Carnevale’, già centrale negli eventi della Città da metà Ottocento, nel tempo ha ottenuto l’importante riconoscimento di ‘Carnevale Storico’ dal ‘Ministero della Cultura’ ed oggi assume un importante valore culturale legato alla nostra tradizione. Invitiamo tutti a seguire il programma per colorare insieme la Città”.
Alla “sfilata” di domenica 23 febbraio, parteciperanno i carri dell’Oratorio “Don Bosco” di Saluzzo (“I giullari del Marchese”), delle “Parrocchie di Verzuolo” (“Il Pierrot innamorato”), dell’Oratorio di “San Chiaffredo” di Busca (“Le fantasie di Remy”), dell’Oratorio di “San Giacomo” Pratavecchia (“Un Oratorio Primitivo”), di quello della “Parrocchia di Santa Maria Maddalena” di Costigliole Saluzzo (“Bidi Bodibi B’Uva”) e dell’Oratorio di “Villar San costanzo” (“Lorax – I Guardiani dell’Ambiente”).
“Ormai da anni – aggiunge l’assessore Giampiero Bravo – il nostro Carnevale, con le grandi sfilate dei carri e tutte le attività connesse, è un appuntamento centrale ed imperdibile per i saluzzesi, e non. Anche quest’anno, scalpitiamo per vivere insieme giorni di grande spensieratezza e divertimento”.
Per info: “Fondazione Amleto Bertoni”, tel. 0175/43527 o info@fondazionebertoni.it
g.m.
Nelle foto: immagini di repertorio dalla “Sfilata dei Carri degli Oratori”