LIFESTYLE- Pagina 20

Libera nel vento, il Cammino in sella all’amata Calypso

Intervista all’autore Dino Marchese

 

Libera nel vento. A cavallo verso Santiago di Compostela. Un viaggio come un romanzo”.  Europa Edizioni- euro 14,90

 

 

Cosa c’è di più immenso che scrivere un libro per onorare la memoria e custodire il ricordo della compagna che ci ha lasciati dopo 30 anni di vita insieme?

E’ quello che ha fatto Dino Marchese nel tenerissimo e nostalgico romanzo “Libera nel vento” in cui ripercorre il Cammino verso Santiago di Compostela in sella all’amata purosangue araba Calypso. La compagna di cui parla è proprio lei, splendida e sensibile cavalla che oggi non c’è più, ma che il libro rende immortale.

156 pagine di pure emozioni che fanno innamorare anche noi perdutamente di Calypso. Quando Dino Marchese ne parla si percepisce che la sua morte, nel 2022, è tutt’ora un dolore che gli scalpella l’anima.

Il suo Cammino di Compostela risale al 2004 ed il libro gli è sgorgato d’impulso. E’ stato il suo modo di elaborare e metabolizzare il lutto. Non ci sarebbe riuscito se non attraverso la scrittura.

Perché ha fatto il Cammino di Compostela?

La mia motivazione è stata soprattutto spirituale e laica; ma durante il cammino ne ho scoperte molte altre. All’epoca facevo lunghe gare di endurance, resistenza con il cavallo, ero bravo e volevo mettere alla prova me e Calypso.

 

In generale perché lo si intraprende e il suo significato?

E’ cambiato nel tempo, ma l’origine era religiosa. Nel Medio Evo le grandi destinazioni erano 3: Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela.

Leggenda vuole che lì sia sepolto San Giacomo il Maggiore. All’epoca la Spagna era stata conquistata dai Mori, salvo quella limitata area nel nord della Galizia, che rappresentava la cristianità. Oggi ognuno compie il pellegrinaggio a modo suo, per ragioni che possono essere infinite e non necessariamente legate alla fede.

 

Il libro ha più piani di lettura: romanzo, diario di viaggio, ricerca spirituale, il legame con Calypso. Ce n’è uno che prevale sugli altri?

Io ne indicherei due: il viaggio e il suo significato, e sicuramente Calypso che è stata una presenza molto importante nella mia vita. Quando l’ho comprata da Andrea Bocelli era una splendida puledra di 3 anni, non ancora domata. In realtà è stata lei a scegliermi ed io me ne sono innamorato subito. L’ho svezzata e cresciuta; ci amavamo e capivamo al volo. Anche se avevo avuto altri cavalli, lei era la prima totalmente mia.

 

Ha scritto: “Dopo tanti anni tra noi c’è una relazione di complicità. E’ così simile a me che sono arrivato a credere che faccia i miei stessi sogni. Sognare gli stessi sogni….non c’è descrizione più completa dell’amore”. La profondità del vostro rapporto?

Quando arrivavo nella stalla, anche se non stavo portando cibo, lei mi veniva incontro perché voleva stare con me. Mi spingeva con la testa sul petto, sulla spalla, a volte riuscivo a dirigerla senza tenerla per le redini; mi fermavo e lei pure. Poi mi guardava con quegli occhi dolci, come chiedendomi «Allora che facciamo? Ci muoviamo o no!!».

Aveva il piacere della galoppata insieme. Cavalcare con lei sulle rive dell’arcipelago toscano mi dava un senso di libertà che a mia volta riversavo su di lei.

 

A che età e come è morta?

La durata media della vita di un cavallo è intorno ai 25 anni, ma lei era una purosangue araba; razza più longeva perché ha una struttura adatta alla resistenza ed un rapporto ottimale tra peso e cuore, pompano più sangue. Calypso è vissuta più di 30 anni, è morta di infarto nella stalla. Una delle poche volte che ho pianto in vita mia. A segnare la sua sepoltura, sotto un cumulo di terra, c’è una targa di metallo con la frase che mi è venuta subito in mente. “Libera nel vento, per sempre nel mio cuore”. Il titolo del libro.

Ora ha un altro cavallo?

No, perché lei è insostituibile. Quando ami così intensamente un altro essere e lui scompare apre una voragine che non si colma più. Il Cammino fatto con Calypso resta unico ed irripetibile.

 

Dal viaggio si torna stanchi, ma più ricchi di …..?

Esperienza. Il viaggio è una necessità che non finisce mai. Pavese diceva che è la cosa più crudele che esista perché dipendi dagli altri, sei costretto a chiedere informazioni, obbligato fisicamente ad aprirti ad altri esseri umani.

 

Farlo a piedi o a cavallo sono due modalità molto diverse tra loro. Ha scritto: “Hai la responsabilità di un altro essere, a cui non hai chiesto se vuole vivere la tua stessa avventura. Devi essere preparato ad affrontare ogni sua difficoltà, la tua responsabilità è doppia”.

Non è neanche come farlo in bicicletta, perché il cavallo è un altro essere vivente; può perdere un ferro, stancarsi, avere fame, molte volte devi aiutarlo. In alcuni momenti difficili sono sceso da Calypso per non pesarle troppo sulla schiena. Non sempre le tappe in cui fermarsi sono attrezzate per alloggiare anche il cavallo. Alcuni alberghi in realtà sono più che altro dei rifugi, con il minimo di assistenza e cibo. D’estate è più facile, perché può bastare un recinto all’aperto.

 

E’ possibile sapere prima i posti giusti anche per il cavallo?

Si se come me ti affidi a una guida. La mia era Pepe che lo faceva di mestiere e organizzava tutto. Lui mi dava le indicazioni per cui chiamavo la sera prima e prenotavo.

Ha scritto: “Il cammino non ti cambia, ma cambia il tuo modo di vedere le cose”. Cosa intende?

Il cambiamento vero e profondo è quello di te stesso: la prospettiva con cui guardi la vita, l’atteggiamento nell’affrontare quello che accade, i problemi e le difficoltà che ti si parano davanti. Per me è stato così, ma non è detto che lo sia per tutti.

 

Ci sono stati momenti particolarmente difficili che hanno rinsaldato ancora di più l’unione con Calypso?

Per esempio quando siamo cascati in un fosso ed era una situazione molto pericolosa; un cavallo pesa 5-7 quintali, può schiacciarti e ucciderti. E se è lui a spezzarsi una zampa ha finito di vivere.

Calypso si è alzata solo quando ho tolto la gamba da sotto il suo corpo. Ha capito che c’era un pericolo e poteva fare male. I cavalli, gli arabi in particolare, sono animali molto intelligenti, soprattutto dotati di una sensibilità superiore; quando la rivolgono all’uomo si crea un’alchimia meravigliosa ed incomparabile.

 

Emozioni più forti o ricorrenti che ha provato durante il Cammino?

Le più intense sono state due.

L’arrivo a Santiago, fuoco artificiale di emozioni. Eravamo nell’anno del Giubileo e la festività di San Giacomo cadeva di domenica. Occasione di festa in cui la cattedrale esplode e le enormi code di gente ti catturano l’anima. Sono arrivato a cavallo sul sagrato della chiesa, passando tra due ali di folla gigantesca.

L’altro è il passaggio da O’Cebreiro, il picco più alto del cammino. Un villaggio di origine preistorica a 1300 metri di altitudine; lì entri nella Galizia che è un mondo celtico, pieno di mistero ed emozioni, diverso dal resto della Spagna.

 

Il cammino è un percorso solitario, ma anche di grande comunione con chi incrocia la stessa traiettoria. Il suo profondo senso di fratellanza verso gli altri pellegrini è un sentimento condiviso?

 

Sicuramente è una mia percezione, ma molto diffusa perché c’è una grande apertura e voglia di conoscere le motivazioni altrui; ognuna è una scoperta, una storia unica che si condivide.

C’è una bellissima frase di Padre Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, che suggerisce di partire con un bagaglio leggero; si sarà meno affaticati, ma soprattutto si avrà più spazio per accogliere i doni offerti dagli altri viaggiatori. Durante il cammino la gente si apre più facilmente, forse anche perché dopo non ci si rivedrà più.

 

I pellegrini sono dotati di un tasso di bontà e generosità superiore alla media oppure è il cammino che li migliora?

Credo la seconda. Più buoni non lo so, sicuramente più empatici. C’è anche un’altra dimensione del tempo; quando viaggi è flessibile, conta come lo vivi e recuperi un tuo ritmo. Determinante è l’incontro con altre persone.

 

Il libro è ricco di aneddoti. L’episodio che più porta nel cuore?

L’asino che ci insegue e raggiunge anche attraverso intelligenti scorciatoie; io lo umanizzo pensando che sentisse la solitudine. Credo inseguisse più che altro Calypso, l’animale più vicino a lui. Di fatto una situazione potenzialmente pericolosa. Lui era libero e imprevedibile. Se si scalciavano ed io finivo a terra erano guai. Poi hanno stabilito una gerarchia e tutto è filato liscio.

 

Che rapporto si crea con la natura durante il cammino?

Molto forte perché con lei devi confrontarti. La natura è benigna e matrigna; sempre e comunque più forte di te… e si fa sentire, tu sei un fuscello di inferiorità. Io ho intrapreso il viaggio ad agosto, ma è realizzabile tutto l’anno. In inverno presenta difficoltà particolari; basti immaginare il passaggio dei Pirenei con neve e freddo. Io sono arrivato a Santiago bagnato fradicio come un pulcino, battezzato dalla natura.

Stati d’animo e riflessioni che hanno costellato il suo viaggio?

Probabilmente cercavo il modo di fare pace con me stesso. Sicuramente ho scoperto di avere risorse che neanche sospettavo.

 

Il Cammino comporta anche dosi di sofferenza e fatica, come quando lei è stato male per il troppo cavalcare. Cosa l’ha spinta a non arrendersi?

 

Ero abituato ai viaggi a cavallo di 2 o 3 giorni e in gruppo; ben diverso è farlo per 13 e da solo. Cambia il confine tra spirituale e fisico e bisogna fare i conti col corpo. Per esempio, chi va a piedi si ritrova pieno di vesciche ed è importante che qualcuno gliele buchi. Io ho tenuto duro perché Santiago è un magnete che attira; hai fatto 30 e non fai 31, ti fermi? Anche se stanco, c’è qualcosa che comunque ti incita a continuare …

 

Ci sono regole non scritte, ma da rispettare?

Aiutare gli altri in difficoltà. L’imperativo è la solidarietà; se vedi un pellegrino a terra, ti devi fermare e dargli tutta l’assistenza possibile.

 

Perché ha deciso di proseguire ancora fino a Finisterre?

Perché in realtà è quello il “chilometro zero”, segnato da un cippo. Come molti, anche io inizialmente avevo pensato di fermarmi a Santiago. Solo dopo ho voluto andare oltre, affascinato dall’idea di raggiungere la fine della terra. Per Santiago ci sono più percorsi; per Finisterre solo uno. Ed è’ lì, dove c’è il mare, che si prende la conchiglia, simbolo del cammino.

Oggi a Santiago ottieni l’attestato in latino che certifica il tuo viaggio. Ma in passato molti lo facevano per conto di altri; per esempio, per ottenere indulgenze a favore di persone malate. La prova che avevano compiuto il cammino era ritornare con la conchiglia. Si chiamano conchiglie di San Giacomo, e sono le Coquille Saint Jacques che mangiamo.

Ha scritto: “l’importante è trovare l’armonia tra mente, corpo e spirito”. Lei lo ha fatto?

Credo di sì, ma non è detto che tutti ci riescano. Quel viaggio aiuta molto.

 

Che senso ha per lei la vita

Che la vivi.

 

Cosa è più importante?

L’amore, e non intendo solo quello tra uomo e donna; riuscire sempre a darlo e a riceverlo. Non essere aridi come un campo brullo, ma una natura rigogliosa.

Ha scoperto come gestire al meglio i dolori e gli sbarramenti della vita?

Non ci sono segreti, ti inventi soluzioni volta per volta. Difficoltà varie, da quelle professionali agli abbandoni, non si possono prevedere e neanche sapere prima come le sentirai. Ognuno le elabora a modo suo, io lo faccio attraverso la scrittura,

 

Cosa si augura per il futuro?

Riuscire a vivere pienamente momenti, affetti e amori.

LAURA GORIA

A Carnevale, via il feudatario

A cura di piemonteitalia.eu

“Una volta anticamente
egli è certo che un Barone,
ci trattava duramente
con la corda e col bastone…”

Così inizia l’Inno del Carnevale d’Ivrea, del 1858, cantato su una baldanzosa marcia che esprime lo spirito del melodramma italiano e del periodo risorgimentale.

 

Leggi l’articolo:

https://www.piemonteitalia.eu/en/node/299362

Grande partecipazione alla Festa dei Buer a Ozegna

TRADIZIONE, AGRICOLTURA E COMUNITÀ AL CENTRO DELL’EVENTO

Il commento di Federico Pozzo – Vice Sindaco di Ozegna e Sergio Bartoli – Consigliere Regionale e Presidente della V Commissione Ambiente

Ozegna, 2 marzo 2025 – Una giornata di festa, tradizione e comunità si è svolta oggi a Ozegna in occasione della storica Festa dei Buer, organizzata in onore di San Isidoro, patrono dei contadini. Un appuntamento atteso che ha visto una grande partecipazione di cittadini, autorità e rappresentanti del mondo agricolo.

Il Vice Sindaco di Ozegna, Federico Pozzo, ha aperto la giornata con un sentito ringraziamento ai Priori uscenti – Domenica Cresto, Gianni Gallo Lassere e Fulvio Rovetto – per il loro impegno nella conservazione delle tradizioni locali. Un caloroso benvenuto è stato rivolto ai nuovi Priori: Corrado Ceretto, Daniele Aimonetto e Tiziana Grassotti, che avranno il compito di portare avanti questa importante eredità culturale in vista della prossima edizione.

All’evento era presente anche il Consigliere Regionale e Presidente della V Commissione Ambiente, Sergio Bartoli, che ha sottolineato come “manifestazioni come questa siano fondamentali per mantenere vivo il legame con la nostra storia agricola e per valorizzare il lavoro quotidiano dei coltivatori, pilastro della nostra economia locale. La Regione continuerà a supportare iniziative che promuovono e tutelano le eccellenze del nostro territorio”.

Significativa la presenza delle istituzioni legate al settore agricolo, con il Direttore della Coldiretti, Carlo Loffreda, il Segretario di sezione, Massimo Ceresole, la Responsabile provinciale di Coldiretti Donna, Mirella Abbà, e il nostro prezioso referente della sezione di Ozegna, Davide Aimonetto, che con il loro impegno quotidiano sostengono il mondo agricolo locale.

Un momento particolarmente toccante è stata la preghiera dei contadini, letta in chiesa da Luca Vittone, in rappresentanza dello zio Gino Vittone, figura storica della comunità ozegnese, attualmente convalescente.

A lui va il nostro più affettuoso saluto e l’augurio di una pronta guarigione, con la certezza che la sua straordinaria energia e la sua generosità nel mondo dell’associazionismo torneranno presto a essere un punto di riferimento per tutti noi.

Desideriamo inoltre esprimere un sincero ringraziamento al parroco Don Luca e al vice parroco Don Massimiliano, che con la loro guida spirituale e la celebrazione della Santa Messa hanno dato valore e significato profondo a questa giornata di festa.

Un doveroso ringraziamento va anche alla Banda Musicale Succa Renzo, che con le sue note ha reso ancora più solenne e sentita questa giornata.

La Festa dei Buer si conferma dunque un momento di aggregazione fondamentale per Ozegna, un’occasione per rafforzare i legami della comunità e ribadire l’importanza dell’agricoltura e delle tradizioni locali, guardando con fiducia al futuro.

Federico Pozzo – Vice Sindaco di Ozegna
Sergio Bartoli – Consigliere Regionale e Presidente della V Commissione Ambiente

 

Le lasagne in bianco con verdura e salmone

Le lasagne sono sempre perfette, ideali per le occasioni speciali. Ricche e gustose si possono preparare in tante varianti sfiziose. Gustiamole in bianco con la verdura ed il pesce. 

Ingredienti 

1 Confezione di sfoglia per lasagna (senza precottura) 
200gr. di ricotta 
150gr. di mascarpone 
250gr. di ritagli di salmone affumicato 
1 palla di spinaci cotti 
500ml. di besciamella 
Pepe, sale, timo, parmigiano grattugiato q.b

Saltare in padella, senza condimento, i ritagli di salmone tagliati a striscioline. Lasciar raffreddare. Mescolare la ricotta con il mascarpone, unire gli spinaci cotti e saltati in padella, il timo, il sale, il pepe ed il salmone. In una teglia da forno imburrata assemblare le lasagne a strati alternando le sfoglie al composto e besciamella. Ultimati gli ingredienti cospargere con abbondante parmigiano. Cuocere in forno a 180 gradi per circa 30 minuti. 



Paperita Patty 

“Peace, Love & be nerd”, dall’11 al 13 aprile la ventinovesima edizione di Torino Comics

/

Dall’11 al 13 aprile tornerà al Lingotto Fiere Torino Comics, evento organizzato da GL Events Italia, in collaborazione con Just For Fun, giunto quest’anno alla sua ventinovesima edizione. Esso richiama ogni anno, nel capoluogo piemontese, decine di migliaia di appassionati del fumetto, manga, anime, cinema, games, esport, videogames e gli immancabili cosplayer, provenienti da tutta Italia. L’edizione 2025 di Torino Comics vuole essere un grande momento di festa in cui il pubblico possa vivere e condividere le proprie passioni in un clima di armonia e inclusività. Il tema scelto per quest’anno è, infatti, “Peace, Love & be nerd”, un invito a ritrovare lo spirito di comunità e il piacere di stare insieme, valori che da sempre caratterizzano la manifestazione. A interpretare questa visione è il manifesto ufficiale presentato in anteprima lo scorso dicembre, in occasione di XMas Comics, realizzato da Mirka Andolfo, una delle illustratrici italiane più famose a livello internazionale, con oltre 1 milione di copie vendute in tutto il mondo delle sue opere (Sacro/Profano, Contronatura, Mercy, Sweet Paprika). Nel 2020 è diventata la prima autrice italiana di sempre a scrivere una storia e disegnarla per DC Comics (Harley Queen, Black+White+Red). Oggi scrive anche per Marvel Comics, Dynamite e Walt Disney Company.

Il manifesto di Mirka Andolfo ritrae una figura femminile immersa in un universo onirico e vibrante, simbolo della creatività e dell’energia che Torino Comics vuole trasmettere. La protagonista, avvolta da una cascata di fiori colorati, emerge dall’acqua con un sorriso luminoso, evocando l’immaginario dei figli dei fiori e della cultura della pace degli anni Sessanta, reinterpretato in chiave moderna. I toni blu intensi dello sfondo, arricchiti da elementi grafici stilizzati, suggeriscono un senso di libertà e appartenenza, trasmettendo messaggi di un evento che celebra la passione, la condivisione e la cultura nerd in tutte le sue forme.

“Il tema di questa edizione rappresenta pienamente l’essenza di Torino Comics – afferma Gàbor Ganczer, AD di GL Events Italia – un evento che sa coniugare il divertimento con la creazione di un ambiente accogliente e inclusivo, dove ogni appassionato possa sentirsi parte di una grande comunità ‘nerd’. Siamo entusiasti di contribuire a questo straordinario viaggio nel cuore della cultura pop, consolidando il ruolo di Torino come riferimento per gli appassionati del settore”.

Tra le aree confermate quella comics con case editrici, fumetterie, tanti progetti italiani e non solo, del mondo del fumetto, presenti a Torino per sketch, disegni personalizzati, conferenze incontri; l’area cosplay, in collaborazione con la Cospa Family; in programma le tappe italiane dell’Europa Cosplay Cup e dell’ International Cosplay League, competizioni karaoke e workshop tematici; games, esport e videogames con tornei, giochi di ruolo, di carte e da tavolo, dimostrazioni dal vivo e la presenza dei maggiori editori italiani del settore. Novità del 2025 un’area con diverse postazioni di videogiochi inedite da provare in anteprima.

La zona Rossa sarà l’area riservata ad un pubblico over 18 e dedicata ai fumetti erotici, all’informazione e alla sensibilizzazione sulle tematiche inerenti la sessualità, l’Area Kpop, in collaborazione con Turin Korea Connection, vedrà il susseguirsi di esibizioni, giochi, workshop e Noraebang, il karaoke coreano. Sarà presente anche l’area Family, spazio di relax per le famiglie e i più piccoli, con giochi, costruzioni e colori per disegnare, animazione e truccabimbi. Musica & live sarà la sezione dedicata all’intrattenimento, alle esibizioni, alle battaglie delle band e dei concerti più amati dal pubblico. Sabato 12 aprile il protagonista sul main stage sarà Giorgio Vanni, mentre domenica 13 sarà la volta di Cristina d’Avena.

Nella sezione doppiaggio vi sarà la seconda edizione di Onda Sonora, il premio dedicato al doppiaggio dei videogiochi, presentato da Gianandrea Muià e Voci Animate. Nell’ambito del Content creator youtuber, tiktoker e streamer incontrano il pubblico di appassionati con eventi d’intrattenimento e talk tematici.

I biglietti per la XXIX edizione di Torino Comics sono in vendita online sul circuito Vivaticket. Fino al 12 marzo è possibile acquistarli in early bird a tariffa agevolata.

Previste riduzioni per i cosplayer e possibilità di abbonamento per tutti e tre i giorni dell’evento.

 

Da venerdì 11° domenica 13 aprile dalle 10 alle 19.30 al Lingotto Fiere, via Nizzz 280.

 

Mara Martellotta

Il tortino di patate alla taggiasca, vellutato al palato

Uno sfizioso ed originale contorno o un raffinato antipasto, questo è il morbido tortino a base di patate ed olive taggiasche. Una semplice preparazione dall’armonioso gusto delicato presentata su una vellutata crema di pomodoro.

***

Ingredienti

2 patate medie
2 cucchiai di olive taggiasche denocciolate sott’olio
2 pomodori
1 cucchiaio di panna liquida
Sale, olio q.b.

***

Lessare le patate con la buccia, parlarle e schiacciarle grossolanamente con una forchetta. Sminuzzare le olive ed amalgamarle alle patate, condire con olio evo e sale. Pelare i pomodori, ridurli in dadolata e passarli in padella con un filo di olio, salare, frullare ed unire il cucchiaio di panna. Comporre il tortino in un anello tagliapasta rotondo premendo leggermente. Scottare in padella la fetta di pancetta (facoltativo). Impiattare presentando il tortino adagiato sul letto di crema al pomodoro guarito dalla fetta di pancetta. Servire preferibilmente tiepido.

Paperita Patty

L’abito fa il monaco?

Quante volte abbiamo sentito parlare di dress code, cioè quel codice spesso non scritto che impone un certo abbigliamento per accedere ad una festa, ad un evento?

Abito lungo per le dame, smoking per gli uomini, no jeans, no sneakers, ecc.

Ricordo ancora la prima volta in cui entrai alla Camera dei Deputati dove, nonostante il caldo torrido, era obbligatorio indossare giacca e cravatta: la giacca l’avevo con me, la cravatta la comprai lì vicino; lo stesso dicasi per il Casinò di San Vincent dove, in alternativa, era consentito indossare una maglia dolcevita (non so se ora sia ancora così).

Stesso discorso per le banche dove, fino ad alcuni anni fa, gli impiegati indossavano sempre giacca e cravatta.

Anche in questo caso l’abito indicava l’appartenenza ad un gruppo, esattamente come in pantaloni indossati sotto le natiche o negli anni ’70 le College o le Clarks, a seconda della fazione politica di riferimento.

Una multinazionale americana presente anche in Italia imponeva ai suoi commerciali la camicia bianca nelle ore antimeridiane mentre nel tardo pomeriggio era consigliato di indossarla azzurra.

Il primo testimonial della rivoluzione fu Sergio Marchionne, che si presentò da subito alle riunioni, anche in Confindustria (finché la Fiat ne fece parte), indossando un cachemire anziché la solita giacca ed il suo gesto fece scuola.

Ora il discrimine, se possiamo chiamarlo così, è costituito dai tatoo: se non li hai sei fuori, sei antiquato.

Un tempo, anche nell’Arma, non erano consentiti; poi sono stati ammessi solo se non visibili indossando la divisa.

Ad un colloquio di lavoro ho incontrato persone mediocri senza tatoo e veri geni con tatoo ovunque, come ho incontrato persone con i capelli cortissimi, puliti, che a malapena riuscivano a fare un cerchio usando un bicchiere, mentre ne ho viste altre con i dreadlocks comporre musica, scrivere libri o progettare palazzi.

Siamo portati a identificare come non pericolosi quanti somigliano a noi, almeno esteriormente, e di conseguenza classificare come negativi quanti da noi si distinguono; d’altronde, una delle motivazioni base del razzismo, della xenofobia è proprio non riconoscere come simili a noi quanti abbiano una pigmentazione diversa, parlino un idioma che non comprendiamo, preghino un Dio diverso dal nostro (abbiamo mai visto il nostro per giudicare il loro?) e così via.

Quindi ci basiamo su preconcetti, su stereotipi (i neri fanno così, gli arabi cosà, le filippine sanno fare solo le cameriere) che non ci permettono un’analisi obiettiva, una considerazione basata su fatti anziché ipotesi.

Esattamente come è vietato discriminare per motivi razziali, religiosi o etnici, dovrebbe esserlo anche per il modo in cui ci si veste, ci si acconcia o per il piercing che si indossa; certo, gli eccessi possono essere sgradevoli, ed è lo stesso concetto secondo il quale una segretaria di direzione che incontra clienti ed investitori dev’essere gradevole e non un orso travestito da impiegata.

L’igiene non deve mai essere trascurata, anche per rispetto delle persone con le quali entriamo in contatto, ma cosa indossiamo è affare nostro; la società, ho avuto modo di scriverlo in altre occasioni, si è data delle regole di convivenza per conformare usanze, comportamenti, aspettative. E’ evidente come qualsiasi deviazione può turbare, può insospettire perché viene vista come una ribellione, anche se pacifica.

D’altronde, andreste da un medico che vi accoglie in bermuda o in un’agenzia immobiliare in cui la titolare si presenti con i bigodini in testa? Saranno anche bravissimi, ma sicuramente all’inizio qualche perplessità la destano.

Come fare quindi per non essere vittima dei nostri pregiudizi? Non giudicare, ma basarsi sui fatti. Se un professionista è famoso per aver tanti clienti ed ha tutte recensioni positive non facciamoci fuorviare da nostri parametri di valutazione, ma basiamoci sulla sua professionalità: chi siamo noi per giudicare se un architetto sia competente nel suo lavoro, se un avvocato stia preparando un’arringa vincente oppure no?

Ricordate che vi sono molte, troppe persone che si recano a messa tutti i giorni ma appena uscite dalla chiesa riprendono a criticare ora questo ora quello; e quanti si vantano di fare adozioni a distanza, beneficenza qua e là, ma se una vicina li chiama perché ha bisogno che qualcuno si rechi in farmacia per il bimbo piccolo malato la criticano perché è una rompiscatole?

Sergio Motta

Barbara Gullino: il life coaching dedicato alle donne

Barbara Gullino, Coach della relazione d’aiuto e del cambiamento e facilitatrice del respiro consapevole, propone a tutte le donne un percorso di life coaching per aiutarle a ritrovarsi nei propri aspetti più intimi delle relazioni amicali e amorose, oltre che a lavorare  sulla sensazione di non sentirsi realizzate. Questo percorso ha una durata di tre mesi, può essere attuato online o in presenza, ed è finalizzato a un risveglio interiore e a una maggiore conoscenza di se stesse.

“A distanza di anni le donne con cui ho lavorato – spiega Barbara Gullino – mi raccontano della loro trasformazione.  È importante arrivare a capire, all’interno della volontà di cambiamento, che abbiamo retaggi provenienti dalla famiglia di origine che incidono sulle varie relazioni della nostra vita. Dopo un primo incontro in cui la persona mi parla di sé, dalle sue parole e dal modo in cui utilizza la voce cerco di individuare fragilità ed esigenze e, successivamente, attivo lo strumento della ‘respirazione consapevole’. Questa tecnica richiama il respiro ancestrale, il respiro della vita per quello che è.  Se si pensa al respiro come a un sismografo che registra emozioni, capiamo intuitivamente quanto sia importante cambiare il nostro modo di respirare. La respirazione circolare o terapeutica porta in sede due fasi: la somatizzazione in cui si lavora dietro al dolore, e la consapevolezza, in cui vi è un lavoro profondo”.

Barbara Gullino è anche operatore olistico che promuove sedute di massaggi finalizzati a sciogliere tutte quelle tensioni muscolari originate da inquietudini interiori. Anche in questo caso la respirazione gioca un ruolo importante ed è fondamentale imparare a respirare non solo con i polmoni, ma anche con l’addome.

“Durante le sedute di massaggio utilizzo oli essenziali – dichiara Barbara Gullino –  le essenze di arancia amara e lavanda servono proprio per allentare la tensione. La linfa delle piante ha il potere di riconnetterci alla natura. Un’altra pratica fondamentale riguarda le visualizzazioni,  il metodo per vedere con chiarezza il risultato che si vuole raggiungere e infine il “mandala”, ovvero il lavoro e il dialogo con il nostro individuale bambino interiore finalizzati a riportare in luce eventi ed emozioni dimenticate e continuare a percorrere con successo la nostra strada verso il cambiamento”.

Info: barbaragullino69@gmail.com – telefono: 349 8093434

Mara Martellotta

“SCHERZO”… di Carnevale alla “Reggia di Venaria”

Seconda e sempre più giocosa edizione di “Avventure di Carnevale”

Da sabato 1° a martedì 4 marzo

Gli organizzatori del “Consorzio delle Residenze Reali Sabaude” (in coproduzione con la “Fondazione TRG” di Torino) l’hanno definito un “gioco teatrale partecipativo che, tra situazioni spiritose e apparizioni inaspettate, coinvolge attivamente i visitatori rendendoli ‘spett-attori’ di un’avventura divertente e inattesa, facendo della visita un’esperienza di puro divertimento”. Sotto questa veste progettuale nasce la seconda edizione di “SCHERZO”, l’appuntamento carnascialesco che, da sabato 1° a martedì 4 marzo, spezzerà per qualche ora e per il secondo anno consecutivo, la sontuosa “seriosità” della “Reggia di Venaria”, quanto mai, si sarebbero aspettati i suoi grandi artefici, da Amedeo di Castellamonte a Michelangelo Garove fino al grande Filippo Juvarra e a Benedetto Alfieri, negli anni compresi fra il 1658 e il  1761.

Per quattro giorni, dal 1° al 4 marzo, il pubblico della “Reggia” sarà coinvolto a sorpresa, durante vari momenti della giornata, in gag e scene comiche proposte dagli attori della “Fondazione TRG – Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani” di Torino. Il tutto, ovviamente, per “SCHERZO” (come recita il titolo dell’evento); uno “scherzo” che vede la Corte intenta a celebrare il “Principino” con una divertente festa, durante la quale verrà annunciata una grande “sorpresa”. Di che mai si tratterà? Sveliamo l’arcano: tra le varie mascherine è presente in incognito (ma molto in incognito) la bella “Marchesina”, promessa sposa al Principe. Come sarà l’incontro? Si piaceranno? E se fosse tutto uno “scherzo”? E qui ecco allora entrare in gioco (a ognuno il suo mestiere) il “Gran Cerimoniere” e le varie “Maestranze”, il cui compito sarà quello fornire  indicazioni agli ospiti presenti in “Reggia” per creare un’elegante festa di musica e danze per il “Principino” e la sua futura dolce sposa. E allora, il gioco – attenzione! – si farà duro! Ognuno, infatti, proprio come in un gran Carnevale, fingerà per l’occasione di “esser quel che non è”, per rendere più divertente e regale la grande festa a Corte.

Udite, udite! Tra le sale appariranno all’improvviso svariati personaggi, conducendo i visitatori verso la festa finale che si terrà nella “Galleria Grande”, dove lo svelamento dello “SCHERZO” non impedirà a tutti di divertirsi fra musica e balletti.

Divertimentocucinamusicadanzateatro: soprattutto in età barocca, la “festa a Corte” rappresentava infatti un grande sforzo di ingegno artistico e organizzativo per stupire i nobili ospiti delle “Residenze Reali” e oggi riproposto alla “Venaria” come momento gioioso per tutti.

Durante le quattro giornate, le famiglie con i bambini potranno anche partecipare ad un “laboratorio di costruzione di maschere”, ispirate ai “mascheroni decorativi” presenti nelle architetture della “Reggia”.

Nelle giornate dell’evento, inoltre, il “Caffè degli Argenti” proporrà una golosa merenda a base di cioccolata calda e bugie.

Da segnalare, infine, che tutto questo ingegnoso ed artistico “ambaradan” è stato reso possibile attraverso il lavoro di numerosi e bravi attoriregistimusicisticostumisti scenografi. Nell’ordine: Drammaturgia a cura di Pasquale Buonarota, Claudio Dughera e Alessandro Pisci, con Pasquale Buonarota, Alice De Bacco, Claudio Dughera, Alessandro Pisci e Simone Valentino; al clavicembalo Mario Stefano Tonda e con la partecipazione degli artisti circensi Alice Franceschini e Rachele Ferraro; Magie a cura di Laura Luchino, Costumi di Roberta Vacchetta ed Elementi scenici a cura di Alice Delorenzi e Jasmin Pochat.

L’evento è compreso nel biglietto di visita alla “Reggia” e sarà riproposto a più ripetizioni nel corso dei giorni indicati. In occasione del “Carnevale” il 1°, 2 e 3 marzo la Reggia resterà aperta fino alle 19,30martedì 4 marzo chiuderà come di consueto alle ore 18,30.

Informazioni e Biglietteriawww.lavenaria.it

G.m.

Nelle foto: immagini di repertorio