“Se dovessi disegnare la società, mi piacerebbe che sul tram, sul metro, su una panchina ci fosse un posto riservato ai lettori di un libro.” Frase celebre rivisitata di Fabrizio Caramagna che ci porta a pensare quanti chilometri hanno percorso i tram torinesi e quanti personaggi importanti hanno usufruito di quei sedili scricchiolanti, ognuno con la sua storia…
Il tram Ristocolor è un mezzo molto caratteristico con colori esterni che ricordano i quadri in stile Pop-art e con colori accesi che vanno dal giallo al bianco al rosso, l’artista che ha progettato la grafica è Ugo Nespolo, un pittore piemontese molto noto soprattutto negli anni ’60.

L’atmosfera risulta così molto accogliente, distante dalla visione di un cibo consumato di fretta, la musica in sottofondo aiuta ad immergersi ancora di più nella Torino barocca che si scorge guardando dai finestrini, una Torino illuminata e maestosa che sorprende i turisti e ne meraviglia ancora anche il pubblico torinese. La cena sul tram risulta così un’esperienza unica, diversa nel suo genere, a tratti romantica, come le coppie che amano festeggiare i propri anniversari in giro per la città. Vi è inoltre la possibilità di noleggiarli interamente per una serata in caso di eventi personali come gite di gruppo o eventi aziendali. Per questi ultimi risulta molto utile cenare sul tram per meravigliare i propri dipendenti o clienti, mostrandogli Torino e consolidando i rapporti pur senza parlar molto di lavoro, emerge infatti da numerosi studi che essere in un ambiente rilassato e con del buon cibo possa aiutare a trovare dei punti comuni e nuove strategie, conviene però non farlo dopo la cena perché si rischia di addormentarsi in quanto numerose sono le portate a base di carboidrati che possono portare al rilassamento e alla sonnolenza! Sicuramente l’esperienza è rilassante anche grazie alla natura che Torino ha nei suoi parchi come quello del Valentino presente nel percorso del tram, ricerche scientifiche confermano che osservare le piante e tutto ciò che ha a che fare con la natura stimoli gli ormoni del benessere, Torino è quindi ricca di questi spunti e vederli su un tram mentre si mangiano prelibatezze è sicuramente la strategia migliore.
(foto di copertina Michele D’Ottavio)

Primo appuntamento di una nuova rubrica sul Torinese, e speriamo di una bella avventura. Ci presentiamo, siamo medici veterinari, dottoressa Federica Ferro e dottor Stefano Bo, titolari dell’omonimo ambulatorio veterinario, ovviamente a Torino. Con noi lavorano vari colleghi che spero avremo modo di presentarvi nel tempo. Ci conosciamo e lavoriamo insieme da più di 20 anni e incredibilmente andiamo ancora d’accordo, vorremmo trasmettervi la nostra passione e la nostra competenza riguardo ai vostri animali. Abbiamo “interrogato” amici, parenti e clienti, su quelle che possono essere le curiosità e le notizie che piacerebbe leggere sul Torinese e ne abbiamo fatto tesoro. Sappiamo quanto i nostri animali siano diventati parte integrante della vita di ognuno di noi, quanto sia di moda l’argomento, e per questo spesso si leggono cose non corrispondenti alla realtà, ci auguriamo di fugare dubbi e di screditare le cosiddette “fake news”. Sarà nostra cura proporvi vari argomenti sul benessere, la storia e alcuni aspetti clinici dei vostri cani e gatti, e ascoltare le vostre richieste in merito. Se ci piaceremo, potremo approfondire vari argomenti, anche rispondendo a vostre specifiche richieste. Quindi, partiamo!
Essendo il nostro primo articolo su “Il Torinese”, vogliamo dedicarlo alla prima volta che il vostro nuovo cucciolo, o gattino, va dal veterinario, ovvero la prima visita. Innanzitutto, quando arriva a casa un piccoletto, non precipitatevi dal veterinario, a meno che, ovviamente, non stia male. Dategli il tempo di abituarsi al nuovo ambiente, alle nuove persone, ai nuovi stimoli. Questa fase è molto stressante, il cucciolo, o il gattino, è stato allontanato dalla mamma e una visita dal veterinario gli procurerebbe ulteriore stress. Dategli una o due settimane per ambientarsi. La prima cosa da fare sarà poi quella di raccogliere un campione di feci e far fare un esame coprologico. In questo modo sarà possibile rilevare l’eventuale presenza di parassiti intestinali. Questo anche se sono già stati somministrati dei farmaci antiparassitari per la cosiddetta “sverminazione” da parte dell’allevatore, del proprietario della mamma, o del canile/gattile. Esistono infatti dei parassiti che non rispondono a questo tipo di terapie e che non sono visibili ad occhio nudo, per cui è necessario, se identificati, somministrare farmaci specifici. Una volta fatto ciò, si prenota una visita clinica, che dovrà essere molto accurata, in particolare nella spiegazione di tutte le fasi della gestione del nuovo arrivato. Si procederà con quello che si definisce esame obbiettivo generale, con particolare attenzione ad eventuali sintomi riconducibili ad alcune malattie infettive, si deciderà quando e come cominciare la profilassi vaccinale e si valuterà il tipo di alimentazione da scegliere. Non fatevi problemi a chiedere più informazioni possibili, si deve creare un rapporto di fiducia con il vostro veterinario. Il primo anno di vita è molto impegnativo, il cucciolo/gattino può mettere a dura prova la nostra pazienza. Sporca in giro, distrugge tutto, spesso ingerisce cose non idonee, è
richiedente e spesso i proprietari non hanno gli strumenti per gestirlo al meglio. Ricordatevi anche che ci saranno dei costi da sostenere, le spese veterinarie da mettere in conto il primo anno prevedono tre vaccinazioni, esame coprologico, eventuali test ematici, eventuale sterilizzazione/castrazione ed imprevisti vari. Da alcuni anni esiste la possibilità di sottoscrivere delle polizze assicurative per la salute dei pet, vale la pena informarsi e valutare le varie proposte. Nei prossimi articoli parleremo nel dettaglio di alimentazione, degli obblighi di legge, della profilassi vaccinale, quando iniziarla, perché e come affrontarla. Parleremo del comportamento del nostro nuovo amico e di come imparare a gestire le varie fasi di ambientamento e di crescita. L’etologia è stato infatti uno degli argomenti che più ci sono stati segnalati.

Al ” Caffè San Carlo” di Torino, nel salotto storico dei torinesi di ogni etá, si respirano, da poco più di un anno, le atmosfere di ciò che era il Caffè prima della sua precedente chiusura: il desiderio di ritrovarsi in un ambiente profondamento identitario per la città e dove tutto l’arredamento – soprattutto l’iconico e regale lampadario a soffitto, lasciato in eredità dalla precedente gestione, quasi a omaggio per la fiducia e l’apprezzamento che i cittadini hanno sempre rivolto a questo locale – riporta nella storia della Torino sabauda.
definire ” popolari”. Alzandosi dal tavolo sazi e soddisfatti.