LIFESTYLE- Pagina 196

Torna Orchiday, la Mostra Mercato Internazionale di Orchidee 

PERAGA GARDEN CENTER

Presenta

ORCHIDAY – SPECIAL EDITION

Mostra Mercato Internazionale di Orchidee

 

3 e 4 settembre 2022

Peraga Garden Center | Via Nazionale 9, Mercenasco (TO)

Ingresso libero e gratuito

 

Immagini scaricabili qui: http://www.maybepress.it/comunicati/322/

A poco più di sei mesi dalla sua settima edizione tenutasi a fine febbraio scorso, sabato 3 e domenica 4 settembre torna a grande richiesta, ORCHIDAY, la Mostra Mercato Internazionale di Orchidee di Peraga.

Un’edizione speciale che va ad aggiungersi al tradizionale appuntamento di inizio anno, un evento che nel 2022 raddoppia per rispondere alle richieste dei tanti appassionati e curiosi che trovano, in questo appuntamento floreale, un’occasione speciale per scoprire, ammirare e “adottare” alcune delle orchidee più belle al mondo.

Peraga, che con i suoi 12000 mq è uno dei Garden Center più grandi d’Italia, è di nuovo pronto ad ospitare, il primo weekend di settembre, un appuntamento fatto di bellezza, eleganza, armonia e ricercatezza.

Sono migliaia le piante in mostra, più di 500 esemplari di orchidee di specie e varietà diverse, provenienti da ogni parte del mondo.

5 gli espositori presenti in mostra: Orchideria di Moroscolo, Caresina Orchidee, Il Sughereto, Orchis Mundi di Morandin Massino e Le orchidee del Lago Maggiore.

A curare l’allestimento e la selezione il grande esperto e collezionista Giancarlo Pozzi, vero punto di riferimento della floricultura italiana; sono più di 50 gli ibridi da lui creati e registrati presso l’Orchid Register della Royal Horticultural Society di Londra, “l’anagrafe” mondiale delle orchidee.

 

Una grande festa floreale, un’esposizione ricca e meravigliosa, un’occasione per confrontarsi con specialisti ed esperti e scoprire curiosità, aneddoti e “trucchetti”. Ecco cos’è Orchiday, un vero e proprio elogio all’orchidea, una dichiarazione d’amore a uno dei fiori più affascinanti, sensuali ed eleganti esistenti in natura.

 

www.peragashop.com

Al Palio di Asti per riscoprire il Vermouth

IN SCENA IL 4 SETTEMBRE

Torino – Asti: distanti 56 km ma vicine per una tradizione storica e culturale rappresentate dal rito dell’aperitivo a base di vermouth ( o Wermut, nome tedesco dell’artemisia, l’erba principale dalla quale si realizza il liquore) .
Nel tempo, questo particolare rito, ricordato anche da molte stampe pubblicitarie famose, si è andato perso:  ma, attraverso eventi storici e importanti quali il Palio di Asti, ha ritrovato  la sua espressione storica grazie al lavoro costante e alla presa di coscienza dell’azienda vinicola PERLINO che ha scommesso su quanto fosse utile unire la conoscenza attinente ai vini del territorio ( l’astigiano) alla cultura storica e delle tradizioni, senza le quali sarebbe vana ogni tipo di narrazione.
Ed è così che lo stabilimento con sede ad Asti , che vanta la produzione di  oltre 100.000 bottiglie fra spumanti e vermouth, e che ha installato di recente un nuovo sito produttivo a Montiglio Monferrato per l’insediamento di una particolare bottaia per l’affinamento dei vini, ha incontrato e ospiterà ad assistere all’evento i vertici della multinazionale “ Le Martiniquaise Bardinet” ( secondo gruppo francese nella produzione di alcolici) .
Naturalmente, questo importante passaggio, favorirà l’arrivo di ospiti da tutta Europa che potranno conoscere il tradizionale corteo storico, ma non solo: avranno la possibilità di spostarsi nei locali tipici della città, degustando i vari cocktail preparati per l’occasione a base vermouth,  e assaggiando quello che Perlino ha messo a punto con la creazione di una “special edition”  denominato ” Corsieri del Palio” ,  che suona come un omaggio alla cittá di Asti e al suo passato medievale. La sua ricetta originaria prevede un’accurata selezione di erbe e spezie, lasciate in infusione singolarmente a caldo o estratte a freddo in base alle loro caratteristiche,  e solo successivamente miscelate, dopo che tutto il profumo e l’aroma sono stati naturalmente assorbiti dai singoli infusi.

Cosí come spiega l’azienda , ” la ricetta rispecchia le radici del Piemonte e, dando voce alle figure storiche che caratterizzano il palio, il corsiero è un cavallo da corsa nobile, forte e bello, orgoglioso e determinato alla sfida. Analogamente , il nostro vermouth, deciso ed equilibrato, con note dolci – amare e un finale agrumato ” .

 

Con il Vermouth di Torino ” Corsieri del Palio”, si arricchisce la gamma della storica azienda fondata nel 1905 da Giuseppe Perlino a Castello d’Annone, piccolo centro vicino Asti. Questa, dopo tanto impegno,  si è progressivamente affermata anche a livello internazionale allo scopo principale di sviluppare, mantenere e valorizzare il legame profondo con le tradizioni astigiane rappresentate,  oggi e principalmente,  dal rapporto vivo con il Palio e il suo vermouth.
Per informazioni sulla storia e sulle caratteristiche del Vermouth dei Corsieri del Palio, è possibile  visitare il sito corsieridelpalio.com
Chiara Vannini

Il Vitello tonnato secondo Giuseppe Lo Presti

Chef di Osteria Arborina, all’interno dell’omonimo relais a La Morra

Si utilizza spesso, a volte in maniera impropria, l’espresssione ” fra tradizione e innovazione” , per spiegare un piatto di ispirazione tipica di quella regione e innovato (o rinnovato) nella sua composizione e realizzazione.
Nel caso del vitello tonnato ( o vitel tonnè) realizzato da chef Giuseppe Lo Presti dell’osteria Arborina a La Morra, si dovrebbe forse parlare di tradizione ispirata , adattata al territorio in cui la ricetta è naturalmente nata, mantenendo la sua legittima identità.
Il piatto del vitello tonnato ” alla maniera dello chef” , parla delle proprie esperienze professionali in Toscana, con particolare riferimento a una  storica ricetta rappresentata dal ” Tonno del Chianti” , sviluppata intorno al 1400: a dispetto del nome, però, l’ingrediente principale non era il tonno bensì la carne di maiale, di più facile reperimento e meno costosa. La preparazione era  semplice ma molto lunga: le fettine di lonza, infatti, riposavano  nel sale per tre giorni e cuocevano per circa cinque ore insieme a vino bianco, erbe e spezie. Questa ricetta é nata dalla necessità  dei contadini del Chianti di conservare la carne anche durante i mesi più caldi quando ancora i frigoriferi non esistevano. Inoltre, la lunga macerazione della carne di maiale all’interno dell’olio,  faceva sì che assumesse un sapore delicato e una consistenza tenera che ricordava, appunto, quella del tonno: da qui, il nome della ricetta.
Attualmente, il piatto viene presentato o sotto forma di filetti simili ai filetti di tonno, conservati con la modalità della vaso cottura, oppure a cubetti di uno spessore circa di 2 cm: proprio così viene proposto il vitello tonnato dello chef ed in questo consiste la particolarità del ” suo” piatto. Un cubotto che delinea perfettamente la ricetta originale ma pensato per soddisfare l’occhio moderno, curioso e col quale emozionarsi al gusto rimodellato ma conservato nella sua identità.
Ecco, quindi, gli ingredienti del ” Vitello tonnato a modo mio”,  realizzato nella maniera classica e che è possibile trovare attualmente in carta al ristorante:
Girello di Fassona
Aromi
Tonno al naturale
Acciughe
Capperi
Tuorlo d’uovo
Fondo di cottura del girello
Polvere di cappero
Frutto del cappero
Chiara Vannini
Osteria Arborina
Frazione Annunziata 27/b 
La Morra
Tel. 0173 500240

“Bagno nella foresta”. Incontro di Shinrin – Yoku nel Parco del Castello di Miradolo

Sabato 3 e domenica 4 settembre

San Secondo di Pinerolo (Torino)

“Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri”: con questa preziosa massima, lasciataci circa mille anni fa da San Bernardo di Chiaravalle (abate e teologo francese dell’ordine cistercencense, fondatore della celebre Abbazia di Clairvaux), la pinerolese “Fondazione Cosso” invita alla due giorni, sabato 3 e domenica 4 settembre, dedicata allo “Shinrin – Yoku”. Niente paura! Lo “Shinrin – Yoku” (in italiano “Bagno nella foresta”, in inglese “Forest Bathing”) è un particolare metodo della medicina giapponese (comparabile all’“aromaterapia”) diffusosi in Giappone nel corso degli anni Ottanta e che consiste in una totale immersione nei boschi, in un’avventura di profonda comunione con la natura attuata con tutti sensi. Una vera e propria terapia. In una serie di studi compiuti nel 2010 si è scoperto, infatti, che quando le persone passano alcune ore in un ambiente naturale (foreste, parchi e altri luoghi con un grande concentrazione di alberi) vi è un aumento della “funzione immunitaria”. Per questo motivo se un individuo si reca in una foresta e respira profondamente potrà godere di numerosi benefici, tra quali concentrazioni inferiori di cortisolo, diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, diminuzione dello stress e cura della depressione. Il merito di questi benefici sarebbe da attribuire ai cosiddetti  “fitoncidi” o “monoterpeni” del legno degli alberi, i quali, oltre a rilasciare speciali sostanze nell’aria per proteggersi dal marciume e dagli insetti, sembrerebbero anche portare beneficio agli esseri umani. Provare per credere. Nell’evento organizzato dalla “Fondazione Cosso”, in collaborazione con l’Accademia “TRE – Evoluzione personale Coaching e Counseling”, è proprio possibile “sperimentare – dicono gli organizzatori – il potere curativo della Natura e imparare a rigenerarsi liberandosi dalle conseguenze di uno stile di vita ansiogeno e da forme di ‘Tecno-stress’, ormai una patologia vera e propria causata da un eccessivo e prolungato contatto con la tecnologia”. La due giorni si svolgerà nella suggestiva atmosfera del settecentesco Parco del “Castello di Miradolo” (via Cardonata 2, a San Secondo di Pinerolo) fra alberi centenari “dove natura libera e intervento umano danzano in profonda sintonia” ed i partecipanti saranno accompagnati da Valentina Erika Bassi, psicologa e formatrice, FTHub Guida di “Forest Bathing Certificata” e “Forest Therapy Guide”.

Orari: sabato 3 settembre 10/21 e domenica 4 settembre 9,30/15

Costo del pacchetto (immersione guidata in natura, due light lunch nel parco e un pic nic serale): 195 Euro a persona

Prenotazione obbligatoriainfo@trecounseling.it o tel. 351/6332428 (il lun. ed il merc. dalle 18 alle 20 e il ven. dalle 16 alle 18)

  1. m.

Notte brava al “Calamaro Jazz”

L’idea di andare a fare una scampagnata a Genova era venuta allo Sterlazza. “Una bella botta di vita ce la siamo ben meritata, no?”, esordì alla riunione della Sezione di Zerbolò, appoggiato al bancone del baretto mentre sorseggiava una regolarissima “panaché”, con tre quarti di birra e uno di gazzosa.

In fondo, oltre alle riunioni, ai tornei di calcetto nei paesi della Lomellina e alla Festa de L’Unità, qualche puntata a Pavia o Mortara, la loro vita – dello Sterlazza e dei suoi amici – si consumava tutta lì, tra casa, campo sportivo, circolo Operaio e sezione intitolata a Gaspare Lunelli, comandante partigiano del pavese . L’organizzazione del viaggio verso il mare venne assegnata a Gaudenzio Sparagnetti, sacrestano di San Bartolomeo, detto il “cattocomunista”.

Per risparmiare era stato scelto il treno, da Pavia ad Alessandria e da lì dritti verso Frugarolo,Novi, Serravalle, Arquata, Ronco Scrivia e – finalmente! – Genova, la Superba. La visita alla città e il pernottamento si stabilì fossero compito dello Sterlazza, che vantava maggior dimestichezza con le “cose di mondo”, come diceva spesso, aggiungendo la sua intercalazione preferita: “Cavolo in fiore!”. Così, Sparagnetti, Sterlazza e Vito Sangiusti, il custode del campo sportivo di Zerbolò e factotum del Comune ( era l’unico dipendente e s’arrangiava in tutti i ruoli, dal messo all’operatore ecologico), partirono all’avventura. Giunti a Novi ligure, Sterlazza abbassò il finestrino del vagone e, respirando avidamente l’aria, esclamò: “Cavolo in fiore! Si sente già l’odore del mare. Sentite che roba!”. Amleto Scavardi, capostazione di Novi, lo guardò dalla banchina scuotendo la testa. Era giorno di mercato e lì, a pochi passi dalla stazione, sostavano l’acciugaio di Masone e il pescivendolo di Arquata, con i loro prodotti e i loro “profumi”. Ma l’entusiasmo dello Sterlazza era incontenibile . “E’ il vento che scende dal Turchino che porta fin qua l’odore del mare. Bello, eh?”. Gridava con voce tonante, sferrando tremende manate sulle spalle di Gaudenzio che subiva l’irruenza del compagno, emettendo lievi lamenti. A Genova Principe, appena usciti dalla stazione, s’incamminarono verso il Porto antico e da lì, per tutta la giornata, si persero tra i carruggi dei sestieri del centro storico, tra scalinate e bettole, il Lagaccio e Prè, la Maddalena e San Nicola, fino a Sampierdarena e alla Lanterna. Finirono la serata in un night-club e poi, stanchi e su di giri,a dormire in un alberghetto di Piazza Caricamento dove, a dire dello Sterlazza, si pernottava con poca spesa. Al loro ritorno furono in tanti i zerbolesi che, in preda alla curiosità e rosi dall’invidia, vollero sapere per filo e per segno i particolari di quel viaggio verso la città del mare. I tre non si fecero pregare e raccontarono le loro peripezie genovesi con un’enfasi che nemmeno Marco Polo fece trasparire dalle cronache dei sui viaggi raccolte ne “Il Milione”. Cos’avevano mangiato e bevuto, quali vie, monumenti e chiese avessero visitato e poi le persone incontrate, le cose curiose, il viaggio. Gaudenzio e Vito rispondevano alle domande un po’ intimiditi, quasi schernendosi. Sterlazza, invece, si sentiva a suo agio nel ruolo del narratore e teneva banco con la sua voce acuta e un po’ sgraziata, mitragliando a destra e sinistra i suoi “cavolo in fiore”, pavoneggiandosi per l’idea della trasferta in terra ligure. Alla domanda di Eugenio su quale fosse stata la cosa più incredibile che era capitato loro di vedere, si trovarono d’accordo su di un fatto accaduto quando,a sera inoltrata, erano finiti in quel locale notturno. Lì, mentre Sparagnetti e Sangiusti sorseggiavano l’ultimo amaro della giornata, Sterlazza era andato in bagno per espletare delle impellenti necessità idrauliche e lì, con grande sorpresa, si era trovato di fronte ad un water luccicante. “Non era di ceramica ma d’oro! Stupiti, eh? Era proprio un cesso d’oro zecchino. E io l’ho fatta lì. Che città, Genova!”. Sterlazza gonfiava il petto, compiaciuto. E chi lo ascoltava rimaneva lì, a bocca aperta. Così, in un crescendo di particolari che, con il passar del tempo, diventarono sempre più straordinari e unici, altri tre o quattro del paese decisero di avventurarsi a Genova sulle orme dei tre concittadini che, come esploratori, avevano aperto i loro occhi su di un mondo nuovo e meraviglioso. Detto e fatto, partirono e – giunti a Genova –  girarono per la città, guidati dallo Sterlazza che si era offerto come capo-comitiva. “Mi raccomando, non perdetemi di vista. Fate come facevano gli scout quand’ero giovane, eh. Seguire il capo senza indugio e senza troppe domande che vi faccio vivere io un’esperienza indimenticabile”. Sterlazza li portò ovunque ma non riuscì a trovare il locale dotato di quella rarità. Solo a tarda sera, ormai stanchi e un po’ sfiduciati, raggiunsero il “Calamaro Jazz”. Era quello il locale dove i sanitari erano del prezioso metallo, assicurò il Sterlazza. Entrarono e, dopo aver consumato, si avvicendarono al bagno senza però trovare il prezioso vaso sanitario. Che non fosse il locale giusto? Eppure Sterlazza era quasi certo di non sbagliare. Quasi, a dire il vero. Così, per togliersi ogni dubbio, avvicinandosi con cautela ad un cameriere, sussurrò: “Senta, mi sa dire dov’è il cesso d’oro dove, un paio di settimane fa, mi è capitato di fare i miei bisogni?”. “Ah, il cesso d’oro”, eh..rispose, sorridendo, il cameriere. E, ad alta voce, si rivolse ad uno degli orchestrali che stavano provando i loro strumenti:” Mario, vieni un po’ qui. Ho trovato quello che ti ha pisciato nel sassofono”. Cacciati a malo modo dal “Calamaro Jazz”, la comitiva degli zerbolesi tornò al paese. Il più mogio e silenzioso era proprio quel “cavolo” dello Sterlazza. E dire che poteva vantare un mezzo record: nessuno prima e nemmeno dopo di lui riuscì a fare ciò che aveva fatto, soddisfando in quel modo le sue più intime necessità.

Marco Travaglini

Fiera del peperone, un programma ricchissimo

A meno di una settimana dall’avvio è stato completamente definito e pubblicato il ricchissimo programma della nuova edizione che propone uno sguardo attento alla sostenibilità e al territorio con eventi gastronomici e culturali insieme a TINTO e a molti altri ospiti, tanti spettacoli e il Foro Festival con BOB SINCLAR, MARIO BIONDI, IVANA SPAGNA e CRISTINA D’AVENA

Dal 2 all’11 settembre 2022 a Carmagnola (TO)

ORARIO FIERA: da lunedì a venerdì: ore 18 ● 24 | sabato e domenica ore 10 ● 24

Tutti gli eventi sono gratuiti ad eccezione di alcuni concerti de “Il Foro Festival” | www.fieradelpeperone.it

 

Ad una settima dall’inizio è completamente definito e pubblicato il programma della 73^ edizione della Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, la più grande manifestazione fieristica italiana dedicata a un prodotto agricolo che, come da tradizione, propone 10 intensi giorni di eventi gastronomici, culturali ed artistici per tutti i sensi e per tutte le età.

 

In un’area espositiva di oltre 10.000 mq, con 8 piazze dedicate di cui 6 enogastronomiche2500 posti a sedere e oltre 200 espositori, il Comune di Carmagnola presenta un ricchissimo cartellone con degustazionishow cookingtalk showcene a temastreet foodconcerti e spettacoli di vario genereiniziative solidaliarea bimbiuna grande rassegna commerciale e altro ancora.

 

In un’edizione che dedicherà ampio spazio ai temi di greensostenibilità, cura e promozione del territorio, vengono confermate le principali iniziative inserite con successo nelle ultime due edizioni – come Cà Peperone, il Villaggio del Territorio e Il Salotto della Fiera – e vengono come sempre introdotte delle novità, tra le quali il Peperone Dayil Pizza Village Solidale con parte del ricavato devoluto a progetti solidali, il Salone della Robotica e il “matrimonio” con il Roero ed i suoi vini.

 

Per la quarta edizione consecutiva, il conduttore radiofonico e televisivo TINTO sarà il presentatore dello storico Concorso del Peperone e di altri eventi e la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ONLUS sarà charity partner con diverse iniziative dedicate a promuovere e sostenere le sue attività.

Il “Il Foro Festival”, iniziativa collaterale dedicata alla musica, propone un programma di alto livello con ospiti principali BOB SINCLARMARIO BIONDIIVANA SPAGNA e CRISTINA D’AVENA.  

In Piazza Sant’Agostino spettacoli gratuiti tutte le sere dalle ore 22 con teatro comico e cabaret, la finalissima della competizione “What’s Your Talent?”concerti e grande spettacolo finale di danza verticale sulla facciata di Palazzo Lomellini a cura della compagnia Il Posto.

 

Per ciò che riguarda l’arte, in collaborazione con l’Archivio Casorati a Palazzo Lomellini si potrà visitare la mostra “Tra magia e geometria. La Pittura di Francesco Casorati. Un percorso artistico indipendente” curata da Elena Pontiggia e nella Chiesa di San Filippo la mostra “Nel Cuore di Maria – 5 secoli di devozione”dedicata al 500° anniversario del primo Voto che la comunità cittadina espresse all’Immacolata Concezione Vergine Maria, Patrona della Città.

 

In www.fieradelpeperone.it è disponibile il catalogo completo con tutte le informazioni sul programma e sugli espositori

Una fresca ricetta di chef Giuseppe Lisciotto

DALLA CUCINA  DEL RISTORANTE DE “LES PETITES MADELEINES” , ALL’INTERNO DEL TURIN PALACE HOTEL

Avevo già raccontato il delicato e strabiliante menù primaverile, in occasione della sua riapertura , del ristorante all’interno del Turin Palace hotel di Torino, ” Les Petites Madeleines” .
Oggi vi descrivo la ricetta che chef  Giuseppe Lisciotto  propone nella carta estiva  del ristorante, da riprodurre facilmente anche a casa, in questo periodo di gran caldo, quando la voglia di mettersi ai fornelli manca. Fresca e saporita, è ideale per realizzare pasti veloci e gustosi, senza appesantire
GAZPACHO E VERDURE DELL’ORTO: 
Ingredienti per 4 persone estratto di Gazpacho: 
180 gr lamponi
380 gr pomodorini privati dei semi
30 gr aceto di lamponi
10 gr scalogno
10 gr sale
400 gr succo pomodoro
La preparazione dell’estratto di Gazpacho :
 
frullare tutti gli ingredienti e filtrare il liquido così ottenuto con un colino
Ingredienti per 4 persone verdure: 
 
40 gr taccole
35 gr piselli
35 gr fave
2 zucchine verdi
2 zucchine gialle
2 carote
1 cetriolo
10 asparagi
40 gr lamponi
Sale
Olio al basilico
Dopo aver messo i lamponi nel congelatore, lavare e tagliare le carote e le zucchine verdi e gialle a brunoise, sbollentarle per 1 minuto in acqua salata e raffreddare in acqua e ghiaccio. Procedere allo stesso modo con le taccole, dopo averle tagliate a losanghe strette. Con uno scavino, realizzare delle palline di cetriolo.
Impiattamento:
In un piatto fondo, porre le diverse verdure posizionandole in modo armonico dopo averle condite con olio . A chiudere il piatto, porre i lamponi ghiacciati a guarnizione e irrorarlo con estratto di gazpacho al lampone.
Chiara Vannini

Cinque le Miss piemontesi in gara per la corona di Miss Reginetta

Miss Reginetta d’Italia 2022 la finale nazionale   domenica 28 agosto a Riccione, conduce Sofia Bruscoli Al via il primo reality girato in un concorso di bellezza: Queen Mood

 

Cinque le Miss piemontesi in gara per la corona di Miss Reginetta: Cecilia Moscarello, Giulia Molè, Giulia Daniela Soponariu di Torino, Sara Zone di Novara e Sarah Vivone  di Rivoli

 

Le più belle ragazze d’Italia sbarcano sulla costa romagnola per la finale nazionale del celebre concorso Miss Reginetta d’Italia 2022 che si terrà  domenica  28 agosto nel piazzale Roma lungomare di  Riccione.

Sessantaquattro splendide Miss, tra i 14 e i 27 anni, selezionate su oltre duemila aspiranti nelle  varie regioni della penisola durante i mesi estivi, si sfidano in passerella  a colpi di sorrisi per conquistare un posto al sole nella finale e l’ambita corona di Miss Reginetta d’Italia 2022 griffata Puntocuore.

Cinque sono le Miss piemontesi in gara per la corona di Miss Reginetta: Cecilia Moscarello 20 anni di Torino, Sara Zone 20 anni di Novara, Giulia Molè 20 anni di Torino, Sarah Vivone 22 anni di Rivoli e Giulia Daniela Soponariu 16 anni di Torino.

 

 

Con le finali nazionali ha preso il via anche il primo reality italiano girato in un concorso di bellezza “Queen Mood” questo il nome del format televisivo diretto dal regista Alessandro Di Filippo che seguirà passo passo con le numerose telecamere predisposte a Villa Leri, all’Opera di Riccione e nelle varie location della città, le  storie di vita e le emozioni delle giovanissime 64 Miss in gara per la conquista dell’ambita corona di Miss Reginetta d’Italia e del sogno di una carriera nel mondo dello spettacolo come modelle, attrici, conduttrici e showgirl.

A narrare la storia del reality sarà Simone Ripa, il coreografo dei vip di “Ballando con le stelle”, performer televisivo e vero show man, insieme all’amata conduttrice televisiva  Barbara Ovieni e al giornalista Francesco Anania.

“Con il reality “Queen Mood” per la prima volta mostreremo al grande pubblico cosa succede dietro le quinte del mondo dei concorsi di bellezza – Ha spiegato Alessio Forgetta patron di Miss Reginetta d’Italia e ideatore del format – Seguiremo ogni momento della giornata delle giovani aspiranti di Miss Reginetta, le vedremo confrontarsi con i personaggi ospiti delle finali e con le dure prove che i giorni precedenti all’incoronazione ufficiale  devono superare. Una bella occasione per le ragazze per immergersi totalmente nel mondo dello spettacolo dove possono capire meglio cosa significa realmente intraprendere una carriera artistica.”

Le Miss in gara, impegnate in lezioni di portamento, make-up, hair stylist,  servizi fotografici, interviste e sfilate vengono costantemente seguite dalla famosa  psicografologa della televisione  Mirka Cesari, volto noto di Canale 5  Maurizio Costanzo Show e Rai 1  Mattina in Famiglia  e dalla psicologa Alessandra Mosca per  aiutarle a capire meglio personalità e predisposizione artistica.

Gli stessi ospiti delle serate finali parteciperanno al reality e alla vita delle ragazze, dispensando consigli utili per avvicinarsi ad una vera e propria  professione nel mondo dello spettacolo.

Madrina del concorso e presentatrice delle serate finali la showgirl e brillante conduttrice televisiva Sofia Bruscoli.

Tra i personaggi già presenti e attesi a Riccione alla finalissima: l’attrice e modella Rosalinda Cannavò, il “bonus” della trasmissione di Paolo Bonolis  “Avanti un Altro”: l’ attore, modello e serfista Daniel Nilsson,  la splendida Giulia Salemi accompagnata da Pierpaolo Pretelli,  il comico di Zelig Paolo Migone, il rapper  Moreno la modella Sara Croce  e la conduttrice televisiva Barbara Ovieni

L’appuntamento con la finalissima del Concorso è per domani sera domenica 28 agosto  nel piazzale Roma del lungomare di Riccione dove verrà incoronata  la nuova Miss Reginetta d’Italia 2022 da Giada Stabile di Catania, attuale Miss Reginetta d’Italia in carica che lo scorso anno ha sbaragliato tutte le avversarie conquistando l’ambita corona in una memorabile serata finale.

A Monteu Da Po una “giornata sui binari della storia con il ferrociclo”

Con visite al sito archeologico di Industria

“La stazione ferroviaria di Monteu Da Po, e così questa tratta della linea Chivasso-Asti, sabato 3 settembre riprenderà vita con l’esperienza del ferrociclo per grandi e piccini, sulle rotaie rimesse a nuovo da RFI e su iniziativa della Fondazione FS Italiane – commenta Gianluca Gavazza, consigliere regionale del Piemonte -. La stessa iniziativa era stata organizzata nel settembre dello scorso anno a Cavagnolo con un successo in termini di partecipazione davvero straordinario, che aveva dato un segnale forte a tutte le Istituzioni”.

Sabato 3 settembre alla stazione di Monteu Da Po si ritorna a un primo utilizzo della ferrovia con le corse sui ferrocicli, mezzi su rotaia utilizzati sulle ferrovie turistiche di tutta Europa, attrazione per bambini e famiglie proposta dal Museo Ferroviario Piemontese, con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte e del Comune di Monteu Da Po, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Piemonte, l’Associazione Culturale Athena, Co.M.I.S. – Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile, Pro Loco Monteu Da Po, Circolo La Nostra Collina, grazie alla disponibilità di RFI – Rete Ferroviaria Italiana.

“Sarà un’occasione per provare sui binari della linea Chivasso – Asti, attualmente sospesa, il ferrociclo, mezzo di locomozione realizzato dai volontari del Museo Ferroviario Piemontese utilizzato per fini turistici e ambientali – spiega nel dettaglio il consigliere regionale del territorio Gianluca Gavazza -. Si tratta di un carrello con ruote ferroviarie, struttura in tubi metallici e propulsione a pedali o a pedalata assistita, in grado di trasportare due o più persone, che prende spunto dalle vecchie “draisine a pedali”, un tempo utilizzate per la manutenzione lungo le linee ferroviarie e soprannominate dai ferrovieri “biciclette”.

L’appuntamento con i ferrocicli è dalle ore 10 alle 12.30, e nel pomeriggio dalle ore 15 alle 18 presso la stazione ferroviaria di Monteu Da Po e l’iniziativa è a titolo gratuito.

Nel contempo dalle ore 10 alle 16 sarà possibile effettuare visite guidate al sito archeologico di Industria, adiacente alla stazione. Si tratta di una città romana sorta in posizione strategica sulla riva destra del Po, quasi alla confluenza con la Dora Baltea, tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., in seguito alla romanizzazione dell’area che in precedenza era abitata da popolazioni celto – liguri.

Industria deve la sua importanza alla funzione di polo commerciale sulle rive del Po e, a partire dalla seconda metà del I secolo d.C., al santuario dedicato alle divinità orientali di Iside e Serapide, motivo di ricchezza e di fama.

Per info e prenotazioni visite a Industria tel. 379/1592724 mail: athena.as.culturale@gmail.com.

Mai trascurare lo stato infiammatorio

Lo stato infiammatorio, in qualunque parte dell’organismo si verifichi, non deve mai essere trascurato perché, diventando cronico, aumenta di molto il rischio di cancro

In condizioni normali, l’infiammazione risulta essere una potente arma del nostro sistema immunitario ed è la risposta rapida e non specifica rivolta ad eliminare tutto ciò che di estraneo penetra nel nostro organismo.
I tessuti interessati dal processo infiammatorio sono dolenti e risultano assai ispessiti, presentando un gonfiore localizzato nell’area interessata dall’infiammazione il cui scopo è quello di isolare l’agente estraneo e distruggerlo rapidamente, cercando di evitare danni ai tessuti sani e iniziare nel tempo più rapido possibile, il processo riparativo-cicatriziale.
Se l’infiammazione resiste alle cure, o è trascurata, si ha la condizione della infiammazione cronica, che può durare per settimane o mesi, o addirittura anni e, sua prerogativa caratteristica è rappresentata dalla contemporanea riparazione e distruzione dei tessuti e, uno stato simile, L’infiammazione persistente è alla base di molte malattie croniche, come la psoriasi o l’artrite reumatoide e, in seguito al perdurare di tale stato, possono verificarsi le premesse per il verificarsi di gravi danni, sia localmente, che a distanza dalla zona interessata dal processo infiammatorio.
Rudolf Virchow (1821-1902), fu il primo a intuire un possibile legame tra infiammazione e cancro e spese buona parte della sua vita a indagare il comportamento dei globuli bianchi nei tessuti infiammati, descrivendo come fosse molto facile lo sviluppo di neoplasie nelle flogosi croniche.
La sua intuizione è stata successivamente suffragata dalle sperimentazioni degli studiosi di comunità scientifiche di tutto il mondo ed oggi è universalmente accettata. È stato infatti osservato come in pazienti in cui sono state diagnosticate malattie infiammatorie oggi ben conosciute, come le epatiti, le pancreatiti croniche o il morbo di Crohn, presentano un rischio notevolmente elevato di sviluppare una neoplasia.
Solo nel 2008 che la relazione diretta tra infiammazione e cancro è stata confermata per la prima volta; gli studiosi sono giunti a tale conclusione valutando il comportamento delle citochine, proteine fondamentali per controllare la crescita e l’attività di altre cellule del sistema immunitario e delle cellule del sangue.
Quando vengono rilasciate, la loro presenza in circolo, fa si che si attivi il sistema immunitario per evitare che l’infiammazione cronica causi danni al DNA una condizione patologica che, se viene trascurata senza applicare le cure opportune, si sviluppa il cancro.
È nota, dunque, la correlazione fra citochine e cancro, anche se sfugge ancora l’esatto meccanismo con cui avvengano le varie reazioni che terminano con la comparsa della neoplasia.
L’ipotesi più accreditata e che le cellule tumorali riescano ad utilizzare la risposta infiammatoria per crescere indiscriminatamente, una condizione che termina con la comparsa del tumore
Se si verificano lesioni o danni di qualsiasi natura ai filamenti del delicato meccanismo del DNA, il nostro organismo ha le risorse per poterli riparare, ma solo entro certi limiti. Se il danno è di una certa entità può succedere che, le cellule danneggiate, non possano essere più riparate. Il fallimento del tentativo di riparazione cellulare può far si che possa iniziare a svilupparsi un tumore composto da un aggregato di poche cellule che però, si accrescono e si dividono, aumentano velocemente di numero e richiedono quantità via via maggiori di ossigeno e di sostanze nutritive, necessarie al loro sostentamento
Queste cellule crescendo e separandosi, richiedono quantità sempre maggiori di ossigeno e sostanze nutritive e il processo continua fino a che le cellule tumorali cominciano a rilasciare composti chimici , veri e propri segnali in grado di richiamare macrofagi e granulociti , cellule del sistema immunitario coinvolte nella risposta infiammatoria, facendo si che il processo infiammatorio, si cronicizzi, promuovendo in tale modo la risposta anomala ed eccessive delle cellule che conduce allo sviluppo del tumore.
L’attività infiammatoria cronica facilita inoltre la formazione di metastasi e questo avviene perché nei tessuti infiammati, le cellule tumorali possono staccarsi più facilmente dall’aggregato cellulare, potendo così raggiungere altri tessuti attraverso il flusso sanguigno e stabilirvisi, potendo venire trasportate in altri organi.
Durante l’infiammazione cronica, le cellule infiammatorie potrebbero dunque agire come promotori del tumore influenzando la sopravvivenza cellulare, la proliferazione, l’invasione dei tessuti adiacenti ed è questa la ragione per cui, alla luce delle attuali conoscenze, è doveroso evitare di trascurare qualsivoglia infiammazione nell’organismo, ma attuare tutto quel che suggerirà lo specialista, per evitare la degenerazione di una patologia che può essere risolta facilmente, evitando così di incorrere in guai ben più seri e pericolosi per la salute.

Rodolfo Alessandro Neri