LIFESTYLE- Pagina 170

Corso di cucina “Torte da Forno senza zucchero (o quasi…)” alla Rocca di Arignano

Il prossimo corso di cucina alla Rocca di Arignano è sabato 12 marzo dalle 10 alle 13:30. Ecco i motivi per cui iscriversi subito:

  • per golosità
  • per scoprire come fare una buona torta con la metà delle calorie, morbida e umida come se fosse piena di burro (ma non ne ha nemmeno 1g)
  • per sfatare la credenza per cui una cosa che non fa male alla salute sia triste da mangiare.

Ricette:
Il corso prevede ricette con alternative a zucchero, latte e burro:

  • Plumcake all’arancia con crema al limone
  • Torta morbida pere e cioccolato

La Cuoca Insolita racconterà come ha trovato la felicità quanda cucina e mangia (pur avendo il diabete di Tipo 1). Parteciperà la dott.ssa Viviana Contu dell’ospedale Gradenigo di Torino, esperta in Nutrizione. Con lei vedremo quanto sono importanti le abitudini a tavola per stare bene. Buone abitudini come stile di vita, senza diete frustranti.

Come iscriversi

Se hai deciso che questo è il corso che fa per te e…

  • se vuoi iscriverti, scegli il tasto info e iscrizioni.
  • se hai ricevuto una gift card o ne hai regalata una, scegli il tasto riscatta la tua gift card
Info e iscrizioni
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Come è organizzato il corso

  • Alla Scuola di Cucina si imparano a realizzare le ricette passo-passo in un clima rilassato e si assaggia ciò che è stato preparato.
  • non è necessario portare nulla: verranno forniti i grembiuli, le ricette stampate e tutto ciò che serve per cucinare insieme.
  • In questo periodo di emergenza Covid il lavoro verrà organizzato in modo che siano rispettate tutte le disposizioni di igiene personale e distanziamento. Per partecipare ai corsi di cucina, per i maggiori di 12 anni di età, è necessario esibire all’accesso il Super Green Pass.
  • Se questa volta non puoi partecipare, puoi consultare il calendario dei prossimi corsi di cucina:
Calendario dei prossimi corsi di cucina

Risotto classico agli asparagi

Gli asparagi ortaggi pregiati protagonisti della primavera, teneri germogli che simboleggiano il risveglio della natura, poche calorie, ricchi di sali minerali hanno proprieta’ disintossicanti, diuretiche ed antiossidanti. Il risotto agli asparagi e’ un primo delicato e raffinato generalmente realizzato con asparagi verdi, un grande classico della nostra cucina.

***

Ingredienti

300gr. di asparagi

200gr. di riso

40gr. di burro

30gr. di parmigiano grattugiato

1 scalogno

Brodo vegetale q.b.

½ bicchiere di vino bianco secco

Sale, pepe, q.b.

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Pulire e lavare gli asparagi poi tagliarli a tocchetti. In una larga padella sciogliere 20gr. di burro, rosolare lo scalogno finemente affettato, aggiungere il riso e lasciar tostare per qualche minuto poi, sfumare con il vino bianco. Aggiungere gli asparagi, mescolare, salare, pepare e poco alla volta bagnare con il brodo vegetale sino a cottura (circa 20 minuti). Togliere dal fuoco, mantecare con il burro rimasto, il parmigiano e servire subito.

Paperita Patty

I tiramisù di Eataly Lingotto per la Fondazione per la Ricerca sul Cancro

Quest’anno, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, il tiramisù Eataly diventa ancora più buono: dall’8 al 13 marzo, parte del ricavato dei tiramisù acquistati nei ristoranti a Eataly Lingotto sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, per sostenere la lotta contro i tumori femminili.

Pochi ingredienti, di alta qualità e ricchi di gusto rendono il tiramisù preparato ogni giorno dagli chef di Eataly un fine pasto immancabile. Ecco i Savoiardi Giovanni Moro fatti a mano, il caffè il Supremo Presidio Slow Food della Cooperativa Sociale Pausa Café, la crema al mascarpone di Golosi di Salute e il cacao in polvere Due Vecchi di Venchi da pregiate miscele del centro e sud America. Un omaggio al dolce italiano più amato al mondo, così semplice ma anche così buono. E dall’8 al 13 marzo ancora più buono: sosteniamo insieme la ricerca!

Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro
La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus è stata costituita nel 1986 per offrire un contributo significativo alla sconfitta del cancro attraverso la realizzazione in Piemonte di un centro oncologico, l’Istituto di Candiolo (Torino), capace di coniugare la ricerca scientifica con la pratica clinica e di mettere a disposizione dei pazienti le migliori risorse umane e tecnologiche.
La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro si occupa di reperire le risorse economiche attraverso attività di raccolta fondi e organizza tutte le iniziative e le manifestazioni necessarie per raggiungere questo scopo.
L’Istituto di Candiolo è l’unico centro di ricerca e cura del cancro italiano realizzato esclusivamente attraverso il sostegno di oltre 300 mila donatori privati che, grazie alla loro generosità, ne hanno fatto un centro di rilievo internazionale. L’ Istituto di Candiolo è anche l’unico “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico” del Piemonte, riconosciuto dal Ministero della Salute, a testimonianza delle importanti scoperte fatte e pubblicate sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. È inserito nella Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta e le sue prestazioni sono fornite in convenzione col Servizio Sanitario Nazionale o in regime di libera professione. Ha iniziato la sua attività nel 1996 e da allora ha sviluppato nuovi spazi e servizi. Oggi si estende su 56.500 mq, di cui circa 10 mila dedicati alla ricerca. A Candiolo lavorano circa 800 persone tra medici, ricercatori italiani e internazionali, infermieri, personale amministrativo e tecnici.
La Fondazione ha previsto per i prossimi anni un importante piano di sviluppo che permetterà all’Istituto di crescere ulteriormente, dotandosi così di nuovi spazi da mettere a disposizione di medici, ricercatori e, soprattutto, dei pazienti e delle persone a loro vicine. L’obiettivo è di curare sempre più persone e sempre meglio.

Azotea, il nuovo concept di restaurant bar nel cuore di Torino

LA “TERRAZZA”  DA DOVE ESPLORARE CULTURE LONTANE MA VICINE.  

Torino porta con sé tante etnie e culture diverse: un meltin’ pop straordinario di cui, forse, dovremmo farne più tesoro. Popoli che si fanno conoscere soprattutto attraverso il cibo e la gastronomia del proprio territorio di origine e che stiamo imparando a conoscere attraverso i ristoranti che propongono le loro ricette tradizionali.
Da qualche mese, in città, è nato quello che potremmo definire un punto di riferimento importante per l’unione di culture gastronomiche diverse fra di loro, quella nippo – peruviana: Azotea, che in spagnolo significa ” terrazzo”, narra l’esplorazione visiva e gustativa di due mondi che tanto lontani sembrano non essere e dove la contaminazione di gusti apparentemente diversi danno vita a piatti, tapas e cocktail in perfetta armonia fra di loro.

Noi de ” Il Torinese” abbiamo intervistato insieme il bar manager e titolare del locale Matteo Fornari, e lo chef, che i più a Torino si ricorderanno per averlo conosciuto ai fornelli della cucina del Carlina Restaurant, e che vanta notevoli esperienze sia in Piemonte che addirittura in Arabia Saudita, Alexander Robles, di origini peruviane.
1. Com’è nato il progetto di Azotea? 
MF:  E’ nato nel 2017, su volontà mia e di mia moglie, a Laigueglia dove gestivamo già un cocktail bar dove la cucina era solo un contorno, un di più rispetto alla nostra reale proposta. E già il locale portava il nome di ” Azotea” , proprio per la presenza di questa grande terrazza a vista sul mare. La volontà di trasferire definitivamente il locale a Torino, è stata dettata anche dalla necessità dare continuità al rapporto coi clienti – la maggior parte torinesi – e la valorizzazione della parte “food” è stata rivolta proprio per dare completezza ai cocktail ai quali mi sono dedicato lungamente e con molto studio alle spalle. E poi, ora come ora, Torino – dal punto di vista urbano e di vivibilità – è davvero molto più ordinata: questo aspetto, dando seguito anche ai miei studi in grafica pubblicitaria, è stato maggiormente di stimolo ad insediarsi qui. E ho trovato  tanta voglia di cambiamento
AR: E’ stato amore a prima vista con Matteo e sua moglie Noemi. Mi trovavo in un periodo di cambiamenti lavorativi e trovarmi da Azotea è stata la mia fortuna. Ci siamo capiti sul mio modo di cucinare e il loro modo di completarla con la parte liquida: ciò che davvero mi ha conquistato e che mi ha fatto subito entrare in empatia con la proprietà è stato un cocktail realizzato appositamente per me a base di alloro e funghi shiitake peruviani che, fino a quel momento, conoscevo solo per l’utilizzo in cucina. I profumi e il perfetto mix tra i componenti mi ha addirittura ricordato i profumi del ragù di mia nonna in Perù : un vero cocktail sensoriale ed emozionale. Il mio ingresso in questo locale è stato da me fortemente voluto perchè poteva darmi la possibilità di concentrare il mio lavoro a partire dalle mie origini nippo- peruviane ( la mia bisnonna era giapponese) : il mio attaccamento alla città di Torino e le importanti esperienze di lavoro che ho svolto da Davide Palluda nelle Langhe e a Villa Tiboldi, sempre sotto la sua consulenza, nonchè anche in Arabia Saudita dove ho assunto il ruolo di chef, mi hanno permesso di riprendere in mano il mio ” curriculum” e di metterlo a disposizione in questa nuova avventura gastronomica e culturale.
2. Il Perù ospita la seconda comunità giapponese del sudamerica. Quali sono i caratteri della cucina peruviana che trovi si uniscano meglio alla cucina giapponese?
AR: Senza dubbio l’utilizzo del particolare tipo di peperoncino peruviano, dalle note fruttate, e le sue varie intensità, è l’ingrediente da cui parto per arrivare alla giusta contaminazione. Questo ingrediente, però, sia nei piatti che nei cocktail, non risalta la nota piccante spiccata ( come ad esempio accade nella cucina messicana)  ma, al contrario, fornisce una nota di aromaticità. Al tecnicismo, che contraddistinguono le lavorazioni della cucina giapponese, si contrappone l’equilibrio e la fantasia culinaria proveniente dai gusti tipici del Perù. Ad esempio, nel nostro ” Ceviche mexclado” , ho dovuto equilibrare con attenzione l’acidità e la piccantezza sia del peperoncino sia dello zenzero, insieme all’intensità data dal coriandolo: molta gente per la prima volta assaggia i nostri piatti nikkei- peruviani e così devo necessariamente far sì che tutto sia in equilibrio per soddisfare tutti i palati
MF: Per la cocktaileria, invece, non abbiamo un ingrediente preciso da cui partire: lo scegliamo e da lì , io e il mio staff del bar, costruiamo il cocktail da far conoscere al pubblico. Ad esempio, quando ho assaggiato il tomate de àrbol, pomodoro peruviano dove, assaggiandolo, ci sono un sacco di sentori ( tra cui, molto curioso, la liquirizia) , con una pelle molto dura e amarognola e, dopo averlo lavorato, abbiamo capito che potevamo inserirlo in un drink semplice, il pisco sour, dando vita, così, al ” Tomato de Pisco” : un gusto particolare, che nulla ha a che fare con il Bloody Mary, ma dona una freschezza aromatica ed erbacea inaspettata. Nel processo di bilanciamento di tutta la nostra proposta sia food che drink, in questo preciso cocktail la ” bilancia” pesa forse di più verso l’utilizzo delle acidità con il lime, in contrapposizione con la dolcezza del pisco. Ecco, questa continua ricerca dell’ equilibrio e di rispetto per le ricette originali, fa comprendere come l’espressione ” nikkei” e tutto ciò che di culturale appartiene, è una componente sempre presente in ogni nostra espressione.

3. Che importanza ricopre il procedimento del cocktail e del food pairing nella vostra proposta menù?
MF: Fondamentale. La prima cosa che ci siamo detti io e lo chef, quando abbiamo stretto l’accordo di lavoro, è che il piatto e il drink dovevano essere complementari uno all’altro. E non è un capriccio perchè, proprio a livello molecolare ,alcuni ingredienti sono particolarmente affini ad altri e, se l’abbinamento è fatto a regola d’arte, l’esaltazione del piatto è massima.  Il drink è divertente sul piatto e viceversa: il pubblico sta dimostrando di apprezzare questo gioco.
AR: L’intesa e il confronto con Matteo è molto forte su questo aspetto: i miei piatti, dopo averli assaggiati, sono associati subito a un drink di sua realizzazione. Il bar ormai è come la cucina: come io, ad esempio, lavoro con le estrazioni o con delle cotture particolari, il barman le riporta in forma liquida. Gli ingredienti, che spesso non sono abituati ad utilizzare in un cocktail, riesco ( per lo meno spero) a stimolarli e a farglieli conoscere.

4.Qual è il vero ingrediente che unisce Perù e Giappone ? 
AR : Inaspettatamente, la salsa di soia, ovviamente, giapponese. Ne esistono tantissimi tipi che qui in Italia non conosciamo. In Perù viene prodotta ma non è così popolare come in Giappone. Le varietà più aromatiche, insieme a determinati tagli di pesce, che ne garantiscono maggior morbidezza durante la masticazione, le utilizzo per esaltare i piatti più spiccatamente peruviani
MF: Per i cocktail utilizzo varie infusioni di tè giapponese e lo yuzu, agrume favoloso molto aromatico, che unisco al tamarindo peruviano, frutto con un’acidità importante, che dà molta forza al drink. E poi, sicuramente, l’uso del sake in unione sempre con altri ingredienti della tradizione peruviana, sono i cocktail a cui puntiamo per darci identità.
Azotea – Cocktail bar e Cucina Nikkei 
Via Maria Vittoria 49/B- Torino
Tel. 328 8015231
Chiara Vannini

I fagioli della nonna

Un secondo a base di legumi, semplice e nutriente, valida alternativa alla solita fettina

 

 Ottimo servito fumante con un bel crostone di pane casereccio abbrustolito e un buon bicchiere di vino rosso.

Ingredienti

500gr. di fagioli borlotti lessati
4 cucchiai di passata di pomodoro
100gr. di pancetta affumicata a dadini
1 peperoncino
1/2 cipolla
1 carota
1 costa di sedano
1 spicchio di aglio
1 foglia di alloro
Sale e olio q.b.

Preparare un bel soffritto con la cipolla, la carota, il sedano, l’aglio, la foglia di alloro ed il peperoncino. Unire la pancetta, lasciar rosolare, aggiungere i fagioli precedentemente lessati e la salsa di pomodoro, cuocere a fuoco lento per circa un’ora. Aggiustare di sale, se troppo asciutto aggiungere poca acqua. Servire bollente con crostoni di pane abbrustoliti.

Paperita Patty

“Affini Daily Opening – Vintage Market”, il mercatino estemporaneo

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Domenica 6 marzo a partire dalle 12 in Via Belfiore 16C

“AFFINI DAILY OPENING – VINTAGE MARKET”:

IL SAPORE E IL SAPERE ARTIGIANALI PROTAGONISTI DA AFFINI SAN SALVARIO

 

Dalle specialità enogastronomiche del brand Distillerie Subalpine, con la presentazione ufficiale del nuovissimo “Amaro San Salvario”, e della filiera di “Artigiani Gentili” di Affini, fino alle eclettiche proposte di sartoria e moda vintage di giovani stilisti torinesi come “Barone Ostu” e “Al Fresco Vintage”.

Domenica 6 marzo, a partire dalle 12, Affini San Salvario (in Via Belfiore 16 C) mette in mostra “Affini Daily Opening – Vintage Market” un vero e proprio mercatino estemporaneo dell’artigianato autentico, appropriandosi per tutta la giornata di uno spazio importante nel cuore del quartiere – laboratorio di San Salvario.

 

Un’iniziativa fortemente voluta da Davide Pinto e Michele Marzella di Affini, frutto di uno degli insegnamenti più importanti ricevuti dall’emergenza pandemica: la necessità di fare sistema, di mettere insieme diverse professionalità e discipline per sostenersi e affrontare il percorso assieme.

“Affini Daily Opening –  Vintage Market” sarà l’occasione per assaporare per tutto il giorno le prime creazioni di Artigiani Gentili di Affini, progetto nato a fine 2021 con l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica dei propri locali e dell’intera filiera, come i tomini a pasta molle e quelli più stagionati, ma anche il miele di castagno e il miele millefiori di montagna. I numerosi e gustosi liquori artigianali di Distillerie Subalpine, tra cui spicca il nuovissimo “Amaro San Salvario”, creato appositamente per rendere omaggio al quartiere di San Salvario, culla e rampa di lancio del Gruppo Affini.

 

Non solo sapori ma anche eccentriche e sorprendenti proposte di abbigliamento vintage, grazie alla presenza di due giovani e creative realtà torinesi che presenteranno le loro affascinanti idee di moda, nel segno dello stile e della sostenibilità ambientale e sociale.

 

Barone Ostu, considerato il primo stilista vintage ed anche il creatore del “cheapest vintage shop on Instagram”, è diventato un punto di riferimento per la moda vintage grazie alla sua ampia proposta di abiti unici nel loro genere, alle sue creazioni su misura in base alle richieste dei clienti, ma anche per la sua costante presenza al Balon di Torino e all’East Market di Milano, di cui è uno dei protagonisti più conosciuti e apprezzati.  Barone Ostu ha inoltre da poco aperto il suo primo punto vendita all’interno di Green Pea, dove ha l’esclusiva per l’abbigliamento vintage.

 

Al Fresco Vintage è invece una realtà tutta al femminile, nata dall’idea di Letizia e Cristina che hanno abbandonato i loro posti fissi per tuffarsi a capofitto nel loro sogno. Presenti costantemente al Balon di Torino, proprietarie di uno showroom in zona Santa Giulia, propongono un vero e proprio tuffo nel passato attraverso capi d’abbigliamento originali e fantasiosi, con un occhio all’ambiente e alle tematiche sociali.

 

Per rendere omaggio a questi due affascinanti brand torinesi, Affini in occasione di “Affini Daily Opening –  Vintage Market” proporrà due cocktail creati ad hoc per l’occasione: Barone Spritz, in omaggio a “Barone Ostu”, a base di Green Bee, Nuvolari, aceto e kombucha, e Alfresco Sour, in omaggio a “Al Fresco Vintage”, a base di gin, the, lemongrass e burlesque bitter.

 

“Affini Daily Opening –  Vintage Market”

Domenica 6 marzo a partire dalle 12

Affini San Salvario, Via Belfiore 16 C a Torino

Il Grissino: da Napoleone a Madonna, tutti pazzi per il Rubatà!

Il Grissino ha conquistato nei secoli schiere di “fans”. Un autentico marchio di fabbrica torinese, ai suoi piedi Re e Regine… ma non solo!

Grissino, mon amour! Il legame dei torinesi con questo prelibato bastoncino affonda le sue radici fin nel Seicento: per alcuni avrebbe origini molto popolari, per altri addirittura “regali”!

Ecco tutti i personaggi che hanno contribuito a rendere popolari i grissini in Italia e nel mondo.

 

Un Grissino alla corte del Re Vittorio Amedeo

grissino
Re Vittorio Amedeo II

La ghërsa, madre del grissino, era la classica forma di pane allungata, simile alla baguette francese, prodotta secondo tradizione dai fornai sabaudi dell’epoca.

Uno di questi, Antonio Brunero, sarebbe l’artefice della trasformazione della ghërsa in goloso bastoncino friabile, che accompagna sempre (o quasi) i pasti della famiglia torinese media. La storia – o la leggenda – vuole che il Brunero, su esplicita richiesta della corte sabauda, si dovette ingegnare per  offrire un prodotto facilmente digeribile al giovane principe Vittorio Amedeo II.  Il rampollo di casa Savoia, futuro eroe dell’Assedio del 1706, aveva infatti non poche difficoltà a digerire il cibo, tanto da essere affetto da continue gastroenteriti. Furono prese diverse iniziative per curare Vittorio Amedeo II, ma con poco successo. Don Baldo Pecchi di Lanzo, medico presso la corte ducale, pare avesse perfino esposto il giovane alla Sacra Sindone, invano.

Siamo nel 1679: il medico conferì con Antonio Brunero, panificatore di Lanzo, ed ebbe l’ispirazione: dispose di eliminare il pane – piuttosto pesante – dai pasti del giovane erede al trono. Venne quindi sostituito il pane con questi lunghi bastoncini di pane croccante, molto leggeri e ben lievitati. La risposta del principe non si fece aspettare: il sapore era gradevole, la fragranza conquistò rampollo ed i problemi digestivi svanirono.Si aprirono dunque le porte del grande successo ai grissini (in dialetto piemontese, i gherssin): divenuto Duca, e successivamente Re di Sardegna, Vittorio Amedeo era solito sventolarli amabilmente in ogni occasione, addirittura portandoli con sé nelle sue uscite a cavallo. Il giovane Re creò una vera tendenza gastronomica tra sovrani e cortigiani, che cominciarono ad adorarli, con i fornai ben lieti di replicarli.

 

 

Il Grissino nella storia…

Re Luigi XIV di Francia 

Il “Re Sole”, senza alcun dubbio l’uomo più potente d’Europa, di fronte alla bontà dei grissini obbligò i suoi cuochi di replicare i “petits bâtons de Turin”, senza ottenerne però grandi soddisfazioni.

Madama Felicita di Savoia

Amante della specialità torinese fino all’ingordigia, la figlia del re Carlo Emanuele III meritò l’appellativo di “principessa del grissino”, avendo posato per un quadro con il noto bastoncino in mano.

Napoleone Bonaparte

L’Imperatore riteneva i grissini un “must” a tavola, e non esitava a spedire corrieri a Torino per farne scorta continua, per poterli degustare sempre freschi e fragranti.

Imperatrice Maria Luigia d’Austria

Si dice che amasse sbriciolarli nel brodo. La zuppa le venne servita nella “tasse de l’accouché” (tazza della puerpera), regalatale da Napoleone e che oggi possiamo ammirare al museo Glauco Lombardi di Parma.

Re Carlo Felice

Dopo Vittorio Amedeo, il Re pare diventasse quasi “maleducato” in presenza dei grissini: in barba all’etichetta, sgranocchiava di continuo e ovunque. Persino dal palco reale del Teatro Regio, incurante del fastidio che arrecava ai vicini e delle voci imbarazzanti che giravano sul suo conto.

 

I “Fans” di oggi

Chi l’avrebbe detto? Dopo le “teste coronate“, il grissino ha conquistato Vips da ogni parte del mondo. I cosiddetti Breadsticks hanno valicato l’oceano e sono andati alla conquista degli USA, dove sono diventati un vero e proprio “cult”!
La catena di ristoranti statunitense Olive Garden – specializzata in cucina italo-americana – ha stabilmente inserito i grissini nei suo menu “all you can eat”. Secondo la rivista People, il popolare anchorman Tv Jimmy Fallon pare sia devoto alle zuppe ed insalate accompagnate dai nostri amati bastoncini. Se poi pensiamo che l’amore per il grissino ha portato all’istituzione di una giornata dedicata, il Breadstick Day (ogni 26 ottobre), è chiaro come il fenomeno sia diventato globale!

 

grissino
Madonna

Numerose Stars sono state immortalate mentre si accompagnavano con un grissino o semplicemente lo hanno citato come loro prelibatezza. L’attrice Jessica Biel, durante i Critics’ Choice Awards di Hollywood, addenta golosamente un grissino.

L’icona del football inglese Alan Shearer, interprete di un video virale in rete, festeggia la vittoria della sua Nazionale ai campionati del mondo di Russia 2018, cantando “All night long”, impugnando un grissino come microfono.

Ed infine, la leggenda musicale Madonna.

Durante i red carpets al MET Gala 2016 (uno dei più grandi eventi del calendario mondiale della moda), alla richiesta della giornalista di E! News’ Zuri Hall, avrebbe confidato di essere lì soltanto per un motivo… “The bread sticks!”.

 

Ucraina, Azotea dona un dolce alla Croce Rossa

L’omaggio alla pastry ucraina,  Dinara Kasko 

 

Da oggi fino all’8 marzoda Azotea, restaurant-cocktail bar nikkei di Torino, si potrà ordinare il dolce Supernova, pensato dalla co-proprietaria, anima della sala e della pasticceria Noemi Dell’Agnello per omaggiare l’Ucraina e, simbolicamente, la Festa Internazionale della DonnaL’intero ricavato del dessert andrà alla Croce Rossa Italiana, per supportare le persone che stanno combattendo la battaglia in Ucraina.  

La ricetta prende spunto dal geometrico dolce AntiPavlova cake della pasticcera ucraina, che sta raccontando la guerra attraverso i suoi canali social, Dinara Kasko, da qui la scelta di chiamare il dolce proprio Supernova. “Ho conosciuto Dinara sui social grazie a questo dessert” – ha dichiarato Noemi Dell’Agnello – “e ho pensato non potesse esserci occasione migliore per proporre la mia versione in omaggio a lei e ai suoi connazionali vittime di una violenza che non ha nulla di umano nella sua genesi”. 

L’INIZIATIVA BENEFICA 

La scelta di donare, con il proprio lavoro, un contributo alla causa dell’Ucraina è nata in maniera spontanea. “Vista la passione che nutro per i dolci di Dinara da ormai 7 anni a questa parte” – era il 2015 quando creò questa rivisitazione della Pavlova – “ho pensato che anche noi, nel nostro piccolo, potevamo aiutare l’Ucraina sensibilizzando i nostri clienti sul tema” ha detto Noemi Dell’Agnello.

La donazionepari a 9 € per ogni dolce ordinatova nelle casse della Croce Rossa Italiana, un’Organizzazione di Volontariato componente della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale, che in questo momento si è prefissata l’obiettivo di sopperire ai bisogni che stanno colpendo numerose persone in Ucraina.

“Alla luce dell’intensificarsi delle violenze e della conseguente emergenza umanitaria” si legge sul sito dell’Organizzazione “la Croce Rossa Italiana lancia un’urgente raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità cui stanno dando risposta senza sosta i volontari della Croce Rossa Ucraina. Manca acqua, cibo, elettricità”. È proprio a questa raccolta fondi che Azotea intende unirsi, con il contributo dei propri clienti che ordineranno il dolce.

                    LA RICETTA DEL DOLCE SUPERNOVA 

La ricetta Supernova è firmata da Noemi Dell’Agnello, che si è ispirata al dolce della pastry chef ucraina Dinara Kasko AntiPavlova cake, in cui sono ben visibili la formazione da architetto della pasticcera ucraina e il gusto estetico davvero singolare, che le ha permesso di innovare un classico della tradizione pasticcera mondiale come la Pavlova, “grazie al lavoro sugli inserti e sulla modalità di presentazione delle meringhe”.  

Il dessert contiene inserti di mango e frutti di bosco come nell’analogo ucraino, dal quale si differenzia per alcuni aspetti, come l’utilizzo di latte di cocco al posto del mascarpone. Completano il dessert spikes di meringa alla francese, una mousse al cocco e vaniglia, una dacquoise alla mandorla, un gel lime e della polvere di lamponi, tutte preparazioni che ben si inseriscono nella filosofia di cucina di contaminazione nippo-peruviana che Noemi Dell’Agnello e il suo compagno e co-proprietario Matteo Fornaro propongono nel proprio locale, sia nei piatti che nei cocktail. Ultimo aspetto che non cambia rispetto al dolce originale è l’estetica, che a Noemi ha suggerito il nome da dare al dessert, SupernovaCome la stellache speriamo illumini presto le menti dei protagonisti di queste due battaglie, la guerra russo-ucraina e la violenza contro le donne.

Attiviamo idee preziose per la Pace

LIBERAMENTE  di Monica Chiusano

Noi tutti, o quasi…stiamo diventando esseri umani ormai travolti dalla paura, troppo indeboliti da un tempo inesorabilmente amaro, Non commettiamo l’errore di limitarci a piangere sotto il velo dell’omertà, ma rendiamoci attivi conservatori dei valori più autentici volti allo spettacolo amabile della vita per la vita.. Facciamolo anche tramite le piccole cose.

In un tempo così impestato di continue lotte a confronto, dolorose, ingiuste, assurde e folli….rendiamoci
attenti e solidali sostenitori di un obiettivo intelligente, volto all’unione del mondo.
Attiviamo idee preziose e costruttive tra di noi, per una positività incline alla solidarietà e alla pace.
Il rischio di un feroce cambiamento è ormai globale e dilaga giorno per giorno.
“LORO”, i demoni….che assetati da quel potere insaziabile, non riescono a contenere (nell’era
dell’emancipazione e dell’innovazione più sorprendente) la smania votata alla devastazione assoluta,
senza neppure provare a rasentare una strategia diplomatica, dedicata ad un pragmatismo più saggio e
intelligente, capace di allontanare il rischio volto alla distruzione di TUTTO e di TUTTI.
La storia insegna ormai…ma non basta!!!
“LORO”, non fanno parte di un mondo leale…divengono incontenibili e mostruosi esseri senza scrupoli,
protagonisti ormai soltanto di una vendetta spietata.
I territori perdono il loro valore più autentico, le città vengono dilaniate, gli innocenti muoiono, i bambini
anche : delicate creature inermi, vittime di un agghiacciante destino costruito da un’umanità
sconcertante che non chiama certo il profilo amabile appartenente ad un’anima profonda, intelligente,
sana e matura. Rimane solo più la realtà di un appostamento fanatico concentrato sull’arrivismo di fragili
confini, dove l’avidità più disumana dilaga, incapace di attivare velocemente una degna risoluzione volta
al rispetto per la vita.
Chiamiamo quindi a rapporto la logica volta ad una finalità più corretta e costruttiva.
Preghiamo per un futuro che non ignora gli orrori e le conseguenze di una guerra che dovrebbe portare i
tatoo di una storia ormai nota anche ai più inetti. Rammentiamo il vero valore per il diritto umano e quindi
per la vita, l’unico davvero capace di insegnarci: LA PACE. E che pace sia!!!!