LIFESTYLE- Pagina 137

Ovada incontra Torino

 

Un territorio, la sua storia e i produttori dell’Ovada Docg.

Giovedì 05 Settembre 2024 dalle 15.00 – 21.00

presso Sede AIS Piemonte

Via Modena 23, 10153 Torino

 

 

 

Si è svolto un bell’incontro con banchi di degustazione presenti oltre 19 produttori del territorio ovadese e due Masterclass sul Dolcetto di Ovada .

 

In particolare alle 18.30 la Masterclass

Ovada: il racconto di un terroir che sfida il tempo

Ha dimostrato come il dolcetto di Ovada abbiamo raggiunto dei livelli qualitativi molto interessanti e che durano nel tempo .

Il disciplinare del 2013 comprende 22 comuni

Almeno 12 mesi di affinamento in acciaio/ legno

L’Importante influsso della brezza marina , presenza in alcune zone di terra bianca franco limosa ,terre rosse ( recente scoperta) vicino a Gavi, il clima secco portano l’Ovada ad avere

Colore rosso splendente, tannini significativi, acidità moderata, media struttura, potenziale evolutivo e versatilità in tavola .

Annate assaggiate dal 2021 fino al 2008 .

Ecco i miei preferiti tra quelli degustati in Masterclass e ai banchi:

ALVIO PRESTARINO 2020

Naso : viola , amarena , pulito

Bocca : piacevole, armonico , pulito, finale LTime

ALVIO PRESTARINO RISERVA 2018

15 g Buccie poi acciaio 24 mesi di tonneux vigna 30 anni ,terreno rosso argilloso

Naso: fresco e pulito

Bocca:tannicita’ elegante e complessa con un finale Ltime

CA DEL BRIC

TRE LUSTRI 2016

Mt 350 , terreno calcareo con Marne e arenarie su antico fondale marino

Vinificato in acciaio poi 50 mesi di Botti grandi di rovere poi 12 mesi di bottiglia

Naso: elegantissimo con note di ciliegie e lampone e di fragole di bosco.

Bocca: elegante, trama tannica , legno ben dosato

Il mio preferito della giornata!

PASCHETTA VINI

AMBIZIOSO 2019

6 giorni sulle bucce vinificato in acciaio per 18 mesi e poi bottiglia

Naso: vegetale, sentori di bosco e felce

Bocca: frutto ,fragole di bosco ,molto armonico

LA PIRIA

MONFERRATO 2018

80% Albarossa 20% Merlot

15 gg sulle Bucce , acciaio e poi almeno 12 mesi Barrique di Allier , vigne di 25 anni

Terreno marnoso con pietra sotto i 70 cm

Naso: frutta piacevole , con descrittori ben definiti

Bocca: frutta armonica , pulito  , bel finale elegante

Ovviamente l’organizzazione dell’Ais Torino è stata perfetta sia durante la Masterclass dove si è potuto anche assaggiare delle specialità gastronomiche di giovani chef e sia per il servizio durante tutta la manifestazione.

Alla prossima !

Luca Gandin

In viaggio con il gabbiano

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Liberato l’ormeggio il battello si preparava a far rotta verso l’isola Pescatori. L’Helvetia si muoveva al rallentatore, restia a prendere il largo

Pareva non voler lasciare l’attracco, confidando nell’accoglienza dell’imbarcadero per prendere fiato e riposare il suo scafo provato da decenni di onorato servizio sulle acque del Verbano.

Ma le due eliche, mosse dalla potenza dei quattrocento cavalli a motore, fecero ribollire l’acqua e pur con un certo rimpianto e di malavoglia, partì. Con me era salita a bordo solo una coppia di stranieri. E più di tre quarti dei posti a sedere erano vuoti. Non c’era da stupirsi. La bella stagione era agli inizi e, per di più eravamo a metà settimana. Il lago era calmo e l’aria appena mossa da una leggera e piacevole brezza. Attraverso il tondo dell’oblò della porta d’accesso al ponte di coperta verso prua, dov’erano stivati i grossi e rigidi salvagenti, vidi un gabbiamo che si era posato vicino ai sugheri. Pur essendo uccelli di mare, diverse colonie di gabbiani vivono sui grandi laghi del nord, dal Maggiore al Garda. E quello lì,con una certa insistenza, mi guardava fisso con i suoi occhietti mobili. Ritto sulle zampette, se ne stava con fare allegro appollaiato sul parapetto, le lunghe ali raccolte, muovendo il becco   adunco e robusto. Sembrava mi parlasse, intendesse comunicare, desideroso di dispensare un saluto. Lo guardavo anch’io con curiosità. Forse troppa perché, qualche minuto dopo, prese il volo e si diresse verso il largo, lanciando le sue grida un po’ rauche. Il battello, dopo la breve navigazione stava per giungere all’attracco sull’isola quando un gabbiano planò sul ponte e mi fissò a lungo. Pareva in tutto e per tutto lo stesso di qualche istante prima che forse, con gesto garbato e cortese,non voleva far mancare un saluto prima dello sbarco.

Marco Travaglini

I retroscena della chirurgia estetica con la dottoressa Cacciatore

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SCOPRI -TO Alla scoperta di Torino 

Oggi siamo in compagnia della Dott.ssa Carola Cacciatore, nota specialista torinese che si occupa di medicina estetica, il cui motto è “equilibrio, armonia e naturalezza”. Proprio per questo approfondiremo insieme numerose problematiche che i trattamenti estetici possono portare se non fatti correttamente.

D) Buongiorno Dott.ssa Cacciatore, spesso non è chiara la differenza fra chirurgo plastico ed estetico, può spiegarcela?

R) Certo, molto volentieri; il chirurgo plastico è ricostruttivo come dice il termine, è quindi un chirurgo che ha una formazione specialistica, si occupa di correggere difetti, lesioni, traumi, disturbi dovuti a malattie come, per sempio, le problematiche oncologiche. Il medico estetico invece si occupa di migliorare l’aspetto della persona in generale e può venire da diverse specializzazioni prendendo un master in medicina estetica dopo aver conseguito la laurea in Medicina.

D) Molte persone quando iniziano un percorso di medicina estetica provano così tanta soddisfazione per il risultato da non riuscire più a farne a meno. Questo è dovuto ad un aumento di dopamina, quando siamo particolarmente soddisfatti di un acquisto o di qualcosa che abbiamo addosso l’ormone che ci fa provare soddisfazione cresce e spesso ne vogliamo ancora. Ecco che alcune persone così eccedono nei trattamenti. Come si fa quindi a non esagerare con la chirurgia estetica?

R) I pazienti si fidano di me, quindi io sono sempre molto sincera se un trattamento diventa esagerato non lo consiglio e mi è capitato diverse volte. Le persone devono star bene dentro e fuori, la medicina estetica è bella quando è naturale. Amo rispettare le linee naturali del volto del paziente e spesso arrivano clienti disperati con lavori fatti molto male e soprattutto mi capita di avere tante persone con eccessi di filler, quest’ultimo va fatto ogni tot mesi ma non tutti i medici lo dicono.

D) Si rischia anche poi di cadere nei disturbi della dismorfofobia, ovvero il non vedere bene una parte di noi che invece è normale agli occhi degli altri?

R) Assolutamente sì, ho pazienti che ne soffrono, infatti faccio sempre una consulenza preventiva per comprendere che le necessità siano reali ed effettive, diversamente consiglio professionisti che si occupano di seguire la parte psicologica.

D) Come mai molte donne hanno quell’effetto “labbra a canotto”, è normale?

R) No, non è normale, può avvenire per situazioni diverse, ad esempio se è stato fatto uno stravaso di filler, ovvero eccessivo acido ialuronico, che ha sformato i tessuti delle labbra, oppure, si presenta se si utilizzano tecniche non corrette, bisogna intervenire sul primo tessuto sottocutaneo per dare definizione in modo corretto e non tutti lo fanno, questo causa quel famoso difetto estetico chiamato anche “labbra a papera”.

D) Bisogna quindi, affidarsi a mani esperte. So che ha seguito anche numerosi pazienti che hanno subito delle operazioni oncologiche e questi casi, sono per lei un grande stimolo a voler perfezionare sempre di più la tua bravura con l’obiettivo di rendere le persone serene e lucenti, ce lo può spiegare?

R) Certamente, ho molti pazienti oncologici anche perché vengo dalla chirurgia toracica, dove trattavo i tumori al polmone. Bisogna avere tanta delicatezza con i pazienti, dargli fiducia, tranquillità e spensieratezza, amo ridonare a questi pazienti luce sia dall’aspetto estetico sia a livello mentale. Per esempio ho seguito una ragazza con un tumore al seno, dopo le tante cure lei non si vedeva più bene con se stessa, la sua pelle del viso era cambiata, era tirata e si vedeva invecchiata, per questo motivo non usciva più, se non per andare al lavoro, si vergognava della sua immagine, odiava le foto e gli incontri con amici e parenti, con un mio percorso estetico e uno mentale che ha gestito con dei professionisti si è risentita finalmente bellissima, fiera del suo percorso e nuovamente sicura di sé stessa.

D) Qual è il percorso che attua nello specifico con questi pazienti?

R) La pelle con la radioterapia e la chemioterapia subisce delle trasformazioni importanti, i pazienti si vedono più stanchi, più lassi e con la medicina estetica vado ad operare in queste zone del viso con vitamine, filler, in base alla necessità, così da far ritrovare al paziente la morbidezza e la bellezza che aveva prima delle cure. Il mio lavoro è quindi utile a tantissime persone per far si che si sentano la loro miglior versione, sempre rimanendo loro stessi, perché ciò che ci rende belli è la nostra unicità.

Grazie Dott.ssa, è stata una bella esperienza conoscerla, Le auguro di implementare questa splendida carriera ricca di grandi risultati sempre col motto “equilibrio, armonia e naturalezza”.

NOEMI GARIANO

 

Tanto ci pensano loro

Da molti anni più nessuno parla di impegno politico, di partecipazione attiva alla vita della comunità alla quale appartiene, di impegnarsi in prima persona per i propri ideali.

Giorgi Gaber cantava

La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione

Ma parliamo, appunto, di oltre cinquanta anni fa.

Ora, assistiamo ad un esercito di leoni da tastiera, prevalentemente ignoranti anche scolasticamente parlando (non basta la laurea per essere colti, al massimo si è eruditi), che vogliono lasciare nella storia una piccola traccia del loro insignificante passaggio su questo pianeta e scrivono, sui social, volendo dimostrare che loro sanno come andrebbe fatto quello, che ti dimostrano perché non sia stato fatto bene se non fosse che, così facendo, dimostrano soltanto di non conoscere assolutamente la materia del contendere e, in aggiunta, si inimicano chi, al contrario, sa di cosa parla diventando così sempre più soli, sempre più isolati.

Come non bastasse, alcuni sprovveduti usano i social per diffamare o calunniare qualcuno, non consapevoli che aver usato un social costituisce un aggravante per il numero di persone potenzialmente raggiunte dal messaggio.

Sarebbe molto meglio per tutta la società, ed in particolare per questi casi pietosi, che in primis si contattasse chi davvero può agire per risolvere il problema o fornire informazioni attendibili (Ente pubblico, azienda fornitrice, Autorità di P.S., ecc) e, soprattutto, che non si fornissero informazioni fuorvianti che, nella migliore delle ipotesi, sviano le azioni opportune e ritardano la soluzione.

Appare palese che i social hanno solo dato il colpo di grazia ad un sistema già moribondo da anni, dove si delega lo Stato (nelle sue varie emanazioni) a provvedere a tutto, salvo poi lamentarsi che lo Stato non fa nulla (chi ha avvisato lo Stato che quel “qualcosa” non va)?

Nella loro ignoranza questi soggetti si lamentano che “paghiamo le tasse quindi pretendiamo dei servizi” ma non conoscono assolutamente cosa sia un “patto di stabilità”, una “legge di bilancio” o una “spending review”; al contempo, però, si vantano di far parte del volontariato magari proprio nei settori della sanitào della protezione civile che sono alcuni dei settori ai quali è destinato il gettito fiscale maggiore.

E’ evidente che sia più che mai importante, per loro, apparire anziché essere, mostrare anziché fare, lamentarsi anziché provvedere; ovvio che da un tale comportamento, per imprinting, le nuove generazioni non possano crescere meglio dei genitori (il frutto non cade mai lontano dall’albero).

Abbiamo, quindi, ottime probabilità di peggiorare non soltanto la comunicazione ma anche, e soprattutto, la partecipazione attiva alla res publica; va da sé che se per noncuranza, disinteresse o pregiudizio verso la politica, deleghiamo le persone sbagliate otterremo  risultati disastrosi, che andranno a sommarsi a risultati precedenti altrettanto disastrosi, e così via.

Siamo passati nel giro di poco più di 40 anni dalle lotte femministe, i cortei studenteschi, gli scioperi operai e le stragi terroriste (definirle politica è dura, ma era un loro modo di intendere la politica), le manifestazioni contro la guerra in Vietnam al disinteresse più totale.

Se chiediamo ad un diciottenne quali siano i principali ministeri, da quanti membri siano composte le due camere parlamentari credo che poco più del 5% sappia rispondere correttamente; il ritorno dell’insegnamento dell’educazione civica, volutamente rimossa da governanti che avrebbero dovuto fare tutt’altro nella vita, fa ben sperare ma è in casa che deve nascere tutto.

Se siete ignoranti e non ve ne vergognate, affare vostro; se non vi interessa che il mondo peggiori ulteriormente, pensate almeno alle figuracce che faranno i vostri figli.

Sergio Motta

Dalla Gioconda ai Krumiri i baffi fanno storia

Tra i più in voga quelli alla Nietzsche, alla Dalì, alla Clarke Gable, persino, anche se meno frequente perché foriero di brutti ricordi, alla Hitler. Ma il baffo più famoso resta quello a manubrio di Vittorio Emanuele II

La moda dei baffi ha fatto storia e, simbolo di virilità e fascino, non tramonta, addirittura si son venuti a creare prototipi prendendo spunto da uomini famosi nel tempo. Tra i più in voga il baffo alla Nietzsche, alla Dalì, alla Clarke Gable, persino, anche se meno frequente perché foriero di brutti ricordi, alla Hitler ma il baffo più famoso resta quello a manubrio di Vittorio Emanuele II.

Immortalato in innumerevoli ritratti, monumenti, medaglie, monete, considerato” Il Re Galantuomo” da chi nutriva sentimenti patriottici grazie alla sua difesa della libertà costituzionale dopo la disfatta di Novara e l’abdicazione di Carlo Alberto nel 1849   ma anche molto chiacchierato per le avventure amorose, in particolare con la Bella Rosina e l’attrice Laura Bon, aveva davvero un phisique du role avvalorato dalla prestanza fisica ma anche dai particolari baffi che hanno colpito l’immaginario collettivo.

 

 

Tant’è che proprio nel 1878, anno in cui morì il Re, un pasticcere di Casale, Domenico Rossi, ebbe l’idea di creare biscotti con la forma dei suoi baffi. Talmente buoni e simbolici al punto di ottenere riconoscimenti quali la medaglia di bronzo alla Esposizione Universale di Torino nel 1884, il diploma di Provveditore della Casa Reale del Duca d’Aosta e della Real Casa d’Italia, oltre al Gran Diploma d’Onore dell’Esposizione di Casale nel 1900. La notorietà si accrebbe negli anni 20 quando l’azienda fu rilevata da Angelo Ariotti per poi raggiungere fama internazionale nel 1953 con la famiglia Portinaro che tuttora ha affermazioni straordinarie; fa testo la lettera del Presidente Americano Clinton che, omaggiato da un consigliere regionale del Piemonte di una scatola di Krumiri, come furono denominati i biscotti,  ringraziò con un entusiastico “ Wonderful Krumiri”.

Un dolce baffo che può essere paragonato all’intuizione artistica di un pasticcere inventore che, senza rendersi conto, in qualche modo anticipò le allusioni Dada che elevavano a dignità d’arte oggetti quotidiani, in questo caso i biscotti. E, a proposito come non pensare al Duchamp della “ Gioconda coi baffi”?

Giuliana Romano

Barolo in festa

Un fine settimana in piazza fra musica, buon mangiare e buon bere e … magia, giocoleria, arti di strada e spettacolo

Sabato 7 e domenica 8 settembre

Barolo (Cuneo)

Cuore pulsante della Langa del Barolo (cui dà, a ragion veduta, il nome), l’antica gloriosa Barolo, fra i “Patrimoni UNESCO dell’Umanità” (il cui nome si dice derivare dal celtico “bas reul” – luogo basso”, come di fatto è rispetto ad altri paesi della zona) vivrà un weekend particolarmente intenso, sabato 7 e domenica 8 settembre, con due grandi eventi all’insegna della musica e dell’enogastronomia (ma non solo), in piazza Caduti per la Libertà(piazza del Municipio).

Ad aprire le danze, sarà Sonia De Castelliinsieme alla sua “Orchestra”, protagonista, sabato 7 settembre, di una serata a tutto “liscio” e all’insegna della “musica tradizionale” che promette letteralmente di infiammare la pista da ballo.

A partire dalle 19,30, sarà inoltre possibile degustare in piazza squisiti ravioli del plin artigianali, con battuta al coltello, insieme ai piatti della tradizione, grazie agli stand organizzati dalla “Pro Loco”, in collaborazione con la locale “Macelleria Sandrone”.

Savonese doc, cantante, intrattenitrice e presentatrice da 18 anni del fortunato programma televisivo del martedì “Ballando Le Cupole”Sonia De Castelli dopo alcuni anni in cui si è dedicata alla carriera televisiva, ha lanciato oggi una sua “Orchestra” che proprio in virtù della sua popolarità, ha subito raccolto grandi consensi, senza trascurare una produzione discografica, apprezzata in Italia e all’estero. 

 

Il piatto forte, domenica 8 settembre, con il ritorno, alle 16, di “Collisioni Circus”, seconda edizione, Festival gratuito dedicato, per eccellenza, ai più piccoli (oltre mille i partecipanti alla prima edizione dell’anno scorso) e alle loro famiglie, con una giornata di magia, giocoleria, arti di strada espettacolo dal titolo “The Incredible Magic Show”.

Sempre sotto la regia di Davide Demasi (in arte Mr David), fra gli ospiti troveremo Piero Osella (in arte Mago Budiní), Mago e prestigiatore influenzato dal cabaret tra i più apprezzati e amati in Piemonte, che “come il budino” può adattarsi a qualsiasi contenitore e al pubblico di ogni età. Ma anche Francesco Giorda, stand up comedian e comico torinese che da oltre 20 anni porta i suoi spettacoli nei teatri di tutta Europa.

Di forte richiamo anche Alp King, performer e busker italiano, capace di creare “bombe sonore” interattive con il pubblico mixando irresistibili gag al “rap” e al “freestyle”.

Ultimo, ma non per importanza, il grande Mago Contini, impegnato tra magia e cabaret che fa dell’interazione con il pubblico dei più piccoli il suo vero punto di forza.

Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito.

Per riservare i tavoli in occasione della serata di sabato 7 settembre con Sonia De Castelli, o riservare posti a sedere per la giornata dedicata ai più piccoli domenica 8 settembre, scrivere a: prenotazioni@collisioni.it

Oppure scrivere su whatsapp al numero 375/ 824735

 g. m.

Nelle foto: Immagine di piazza; Locandina Sonia De Castelli e Locandina “The Incredible Magic Show”

Reykjavik, una capitale vibrante

Arte moderna, murales e una vita sociale dinamica rendono felice la citta’.

Dopo 15 giorni di viaggio da sud a nord e viceversa , sfiorando il circolo polare artico, alla scoperta dell’Islanda, siamo approdati a Reykjavik, la capitale dell’isola. Le aspettative, riguardo alla vitalita’ e alla esuberanza della citta’ erano piuttosto modeste, i centri visitati durante il giro, infatti, compresi Akurery e Hafnarfjörður, sono apparsi essenziali e molto semplici sia riguardo l’urbanistica che da un punto di vista culturale e ludico. D’altronde l’Islanda, terra meravigliosa e unica ( e ancora non molto visitata), attrae e richiama un turismo votato alle sue prerogative naturali: vastissime praterie, molteplici sorgenti geo-termali, crateri e tracce laviche disseminate per tutta l’isola, ghiacci che arrivano fino al mare; insomma un sistema ecologico complesso, che regala scenari unici che sorprendono anche per la frequenza con cui si alternano, e un ambiente che ospita diverse specie animali incantevoli come foche, orche, balene, pulcinelle di mare oltre ad alci, pecore, meravigliosi cavalli e mucche.

Entrando nel cuore di Reykjavik abbiamo trovato, contrariamente a quanto previsto, un centro coloratissimo, vivace e pieno di dettagli interessanti e singolari. La “baia dei fumi” (significato del nome della citta’ dato dai suoi colonizzatori vichinghi, nell’ 870 circa, in virtu’ dei vapori geotermici tipici della zona) e’ una citta’ cool, per usare un termine attuale che include diverse qualita’, invitante e in grado di rendere gradevole la vita a diversi target di persone, dai piu’ giovani ai meno green.

Tra i siti da visitare quelli che saltano decisamente all’occhio da un punto di vista architettonico sono:

la Hallgrimskirkja, una chiesa situata in centro città che possiede una torre di 73 metri (visitabile pagamento). La sua forma e’ ispirata alle colonne di basalto della cascata di Svartifoss e desta molta attenzione perche’ crea la sagoma classica di una chiesa nordica attraverso l’utilizzo della tipica roccia nera di origine vulcanica.

L’edificio dell’ Harpa, inaugurato nel 2011 dopo la crisi finanziaria islandese, e’ un simbolo che rappresenta la rinascita. La sua facciata di vetro si affaccia sulla costa, sul porto di Reykjavík e bacia i cieli dell’Artico. Questo moderno contenitore ospita recital, spettacoli, concerti e mostre.

Il Perlan, invece, e’ una costruzione ultramoderna con una cupola di vetro che vista dall’alto sembra una margherita. E’ stato costruito sopra 5 serbatoi cilindrici di stoccaggio dell’acqua geotermica e al suo interno è allestito uno dei più popolari musei della città, il Viking Saga Museum.

Il centro citta’ e’ diviso in tre zone: il porto, area suggestiva e autentica, il quartiere vecchio e la strada Laugavegur, tutte e due molto animate e costellate da negozi di artigianato e abbigliamento tipico e foderate da deliziosi locali dove fare una pausa o consumare i pasti principali. Questi ultimi sono una delle grandi attrazioni di questo luogo sia per la loro ottima cucina, ma soprattutto per l’energia che regalano a questa citta’. Ragazzi, famiglie e anche molti anziani godono della compagnia degli amici e dello splendido scenario seduti all’interno o all’esterno di pub, ristoranti o Kaffe (bar islandesi).

Concerti, festival ed eventi di ogni tipo, come le sfilate di auto d’epoca, rallegrano e danno a Reykjavik un tono frizzante, cosi’ come la vita notturna nei vari locali, travolgente e spensierata. Nel week end, inoltre, e’ possibile visitare il mercato delle pulci Kolaportid dove non si puo’ andar via senza aver comprato maglioni tipici islandesi (lolapeysa).

Dulcis in fundo, non possiamo non citare i meravigliosi murales che caratterizzano le strade, le case e la personalita’ di questa citta’. Ce ne sono moltissimi e di tutti i tipi, sorprendono per la loro bellezza e la loro capacita’ di inserirsi perfettamente in una citta’ dalle geometrie semplici. Si viene totalmente coinvolti dalla pittura e dalle dimensioni di queste opere d’arte che raccontano storie, miti, esprimono l’arte moderna, volti e simboli della citta’. Non c’e’ bisogno di cercarli, sono ovunque, nelle vie principali e quelle meno di passaggio, decorano abitazioni, negozi e strade, rappresentano una straordinaria manifestazione di gioia e un mezzo efficace di comunicazione.

MARIA LA BARBERA

Che buono il pane proteico! La ricetta de La Cuoca Insolita

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Rubrica a cura de La Cuoca Insolita

Introduzione Al pane noi italiani non possiamo proprio rinunciare. Questa ricetta si può usare per un pane da tagliare a fette anche sottilissime, perché non si sbriciola. Adatto sia a tavola che per colazione o per uno spuntino, è morbido, profumatissimo e si conserva anche per 3 settimane in frigorifero! Il lievito madre lo rende ancora più digeribile. Da provare subito!

Tempi: Preparazione (15 min); Lievitazione (3 h); Cottura (30 minuti)
Attrezzatura necessaria: 1 ciotola grande, 1 teglia per plumcake, forno, 1 coltellino a lama liscia
Difficoltà (da 1 a 3): 1
Costo totale: 3,50 €/kg

Perché vi consiglio questa ricetta?

  • Il bello del pane proteico è che ha meno carboidrati rispetto al pane tradizionale, fatto di farina di grano, acqua e poco altro. Confrontato con il classico pancarré parliamo del 20% di carboidrati in meno e sei volte di più di fibre.
  • Risultato? Il suo indice glicemico (IG) è più basso e la glicemia si alzerà molto meno velocemente.
  • Perché questa è una bella notizia? Perché glicemia che si alza in fretta = maggiore possibilità di prendere peso e problemi di fame dopo 2 ore. Ancora: per chi soffre o è a rischio di diabete gli sbalzi glicemia vanno tenuti a bada il più possibile.
  • È preparato con il lievito madre = lievitazione naturale, sapore più intenso e meno gonfiore di pancia. Clicca qui per sapere come fare il lievito madre in casa.

È adatto anche per fare dei panini o toast, perché si possono tagliare delle fette anche sottilissime, che non si rompono. Ottimo sia per panini dolci che salati.

Ingredienti per il pane proteico

  • Farina di farro integrale – 140 g
  • Farina Manitoba – 160 g
  • Farina di lenticchie rosse – 45 g
  • Farina di semi di canapa – 30 g
  • Farina di semi di lino – 30 g
  • Lievito madre appena rinfrescato – 250 g
  • Acqua tiepida – 200 ml
  • Olio extra vergine di oliva – 3 cucchiai
  • Sale – 7 g (1 cucchiaino raso)
  • Semi di zucca interi – 35 g

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link.

In caso di allergie…

Allergeni presenti: cereali contenenti glutine

Come preparare il pane proteico

Fase 1: MESCOLA E IMPASTA

Aggiungete tutte le farine nella ciotola insieme all’acqua tiepida.  Amalgamate bene con le mani e, quando l’impasto sarà meno appiccicosa, unite il lievito madre, quindi l’olio e il sale. Aggiungere i semi di zucca e amalgamateli bene nella palla di pasta cruda.

Fase 2: LA LIEVITAZIONE

Formate un salame e praticate dei tagli con il coltello sulla superficie. Disponete nella teglia da plumcake unta di olio e cosparsa di farina e mettete in forno spento a lievitare, con un pentolino di acqua bollente. Lasciate lievitare per 3 ore o comunque fino a quando il volume sarà raddoppiato.

FASE 2: LA COTTURA

Accendete il forno a 180 gradi ventilato e cuocete per 30 minuti circa. Se a fine tempo la superficie del pane è troppo dura, inumidite subito la superficie del pane con acqua, usando uno spruzzino. Lasciate raffreddare, possibilmente su una griglia, prima di tagliare il pane a fette.

Potete anche provare a fare dei piccoli da 50 g, cuocendoli a 180° C per 15 minuti. Verranno morbidi e buonissimi. Mettete sempre un pentolino di acqua nel forno durante la cottura e spruzzate a fine cottura la superficie del pane con lo spruzzino.

CONSERVAZIONE

In frigorifero: 3 settimane
Nel congelatore: tagliate a fette e mettete nel congelatore, in una busta gelo. Si conserverà perfettamente per mesi.

Dopo il Palio di Asti è tempo di sagre

Dopo il Palio di Asti è tempo di sagre e la Città è pronta ad ospitare la 50esima edizione delle sagre cittadine in calendario sabato 7 e domenica 8 settembre prossimi. Si tratterà di un intero weekend che farà rivivere il meglio della tradizione enogastronomica astigiana. In piazza del Campo ci si troverà di fronte al più grande ristorante a cielo aperto d’Italia. Saranno 28 le Pro Loco del territorio a intervenire. Un intero weekend per rivivere le atmosfere del mondo contadino tra Otto e Novecento attraverso esperienze culinarie tipiche e una rievocazione storica unica.

L’allestimento del villaggio gastronomico reca una nuova logistica più ordinata rispetto alla situazione precedente. Sono presenti quattro isole ai vertici di un ideale rettangolo nella piazza, con le casette disposte schiena contro schiena, rivolte o all’interno o alll’esterno della piazza. 150 tavoli d’appoggio saranno posti sotto le piante presenti sul perimetro esterno della piazza per consentire ai presenti di consumare piatti e godere della frescura

Per la sfilata le Pro Loco Astigiane metteranno in scena scorci del mondo contadino, utilizzando figuranti che vestiranno abiti dell’epoca. Saranno presenti attrezzi e macchinari autentici dell’epoca pre industriale e ne nascerà una sorta di museo del mondo rurale semovente.

Un’altra novità che persiste dagli scorsi anni sarà la ruota panoramica, capace di offrire a turisti e astigiani un punto di vista inedito sulla città.

Il villaggio gastronomico sarà aperto dalle 18.30 alle 23.30.

La sfilata in costume partirà domenica alle 9.30 e il villaggio aprirà dalle 11.30 alle 22.00.

Ci sarà la possibilità di assistere seduti alla sfilata in piazza Alfieri con un biglietto da 5 euro.

Il biglietto è acquistabile in piazzetta Italia angolo Via c Leoni Grandi.

MARA MARTELLOTTA

 

Turisti a casa nostra, per over e non solo

TORINO OVER

È facile fare i turisti quando siamo in viaggio o in vacanza ma lo è altrettanto farlo a casa nostra. La nostra città offre veramente tanti spunti e sono certa che molti di noi tanti punti della città addirittura li ignorano.
Fondamentale per poter accedere facilmente a mostre e musei è la Carta Musei che ha durata annuale e si ripaga con le prime visite.
L’abbonanento per gli over 65 è di € 52 comprende l’ ingresso gratuito a oltre 80 musei, mostre, monumenti.castelli, fortezze e Residenze Reali in tutto il Piemonte e Valle d’Aosta.
Ci sono poi molte associazioni che nel loro intento hanno proprio di portati a scoprire i punti meno conosciuti.

Una di queste è CAUS Centro Arti Umanistiche e satiriche www.caus.it.
Che con un iscrizione gratuita organizza periodicamente gruppi con
guida in punti difficilmente visitabili privatamente.Ad esempio per domenica 8 settembre è in programma la visita al quartiere Pietra Alta di Torino con visita al villaggio Snia, ex area Dazio, fermata sotterranea Gtt linea 4 e le Torri Di Vittorio primi grattacieli della città.
Per tenersi aggiornati consiglio anche i siti di Guida Torino, Turismo Torino, e
sfogliare virtualmente il nostro giornale quotidianamente, su Il Torinese ogni giorno scorci nuovi e notizie sempre aggiornate sugli eventi in città.

GABRIELLA DAGHERO