LIFESTYLE- Pagina 125

A proposito del Natale…

“Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento.
Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono.
L’unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne
sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi”
(Charles Dickens)

 

 

Lo sapevate che la storia del nostro Salvatore e il 25 dicembre non sono proprio originali perché in realtà si sono ripetute nei secoli prima dell’avvento di Gesù? Horus, in Egitto 3000 anni prima di Cristo, nasce il 25 dicembre dalla vergine Isis-meri, la sua nascita è annunciata da una stella proveniente da est, e tre re giunsero a salutare la sua nascita.     Aveva 12 discepoli che viaggiavano con lui ed eseguiva miracoli come curare i malati, camminare sull’acqua, era conosciuto come, Il figlio di Dio, l’Agnello di Dio, ecc. ecc., tradito fu crocifisso e sepolto per tre giorni, poi resuscitò. Sui muri del Tempio a Luxor ci sono immagini dell’Annunciazione, Immacolata Concezione, Nascita ed Adorazione di Horus, con Kneph, lo “Spirito Santo” che impregna la vergine; e con l’infante e la presenza di tre re, o magi, che portavano doni. Virishna nel Medio Oriente, 1200 anni prima di Cristo, nacque da madre vergine per immacolata concezione: quando nacque il tiranno di allora fece uccidere tutti i bambini suoi coetanei. Angeli e pastori presenziarono alla sua nascita in una grotta; compì miracoli come la trasformazione dell’acqua nel vino e resuscitò i morti; fu crocifisso alla fine in mezzo a due ladroni e resuscitò dopo tre giorni. Attis di Frigia 1200 aC, nato dalla vergine Nana il 25 dicembre, crocifisso e poi resuscitato….e tanti altri ancora…. Ci sono quindi tanti salvatori nati il 25 dicembre, per lo più da una vergine, che hanno effettuato miracoli, sono morti su croci, alberi, oggetti fatti di legno, poi sono risorti, e presentano tra loro delle somiglianze impressionanti. La domanda sorge spontanea: perché queste caratteristiche? Una spiegazione si basa sull’effettivo movimento degli astri ed è quella che gli studiosi ed archeologi chiamano l’antico culto del sole. Il 25 dicembre segna l’effettiva nascita del sole. La “stella d’oriente” che dà il messaggio della venuta del Dio, non è altro che Sirio, che il 24 dicembre di ogni anno, si allinea con le tre stelle più brillanti della cintura di Orione :“I tre Re”.    La linea retta descritta idealmente da queste 4 stelle indica esattamente il punto dell’orizzonte dove il sole sorgerà il 25 dicembre. Ecco da dove viene l’allegoria della stella che, insieme ai tre re che la “seguono”, indica il punto dove il sole (cioè la divinità del Sole) nascerà. Il 22 dicembre la “morte” del Sole si realizza completamente quando raggiunge il punto più basso nel cielo. Il Sole è morto sulla croce, morì per 3 giorni per poi risorgere e nascere di nuovo: da qui l’idea di crocifissione, morte per 3 giorni e resurrezione che è comune a tante divinità del Sole come Gesù.  Gli Apostoli sono le 12 costellazioni dello Zodiaco, assieme ai quali Gesù, essendo il Sole, viaggia. La madre vergine del Dio Sole è un tema anch’esso popolare in tutte le religioni dell’antichità: secondo il “mito solare”, infatti, il Sole nacque sotto la costellazione della VergineL’oro, l’incenso e la mirra, infine, erano i doni che gli antichi facevano al sole poco dopo la sua rinascita, in quanto con la sua nuova “luce” avrebbe promesso grano, raccolti e cibo nuovamente a sufficienza.

 

 M a u r i z i o  P l a t o n e

 

 

 

La Cotoletta alla piemontese conquista i ristoranti

La Cotoletta alla Piemontese è indubbiamente la novità culinaria dell’anno e in particolare della cucina piemontese. Il piatto ideato da Mino Giachino, il grande sostenitore della TAV, sta  rilanciando il consumo della carne di razza piemontese e dei formaggi tipici delle nostre vallate alpine.  Aumentano i ristoranti che l’hanno inserita nel menu in Città e nelle località di montagna. Accompagnata da un bicchiere di Nebbiolo giovane e dai grissini della collina piemontese sta trovando il suo spazio e incuriosisce piemontesi e turisti.

Nella foto il manifesto affissione nei ristoranti firmato dall’assessore regionale alla agricoltura Protopapa

La colazione di Natale al Caffè San Carlo

A un anno dall’apertura , per il bar- caffé da sempre considerato uno dei  più rappresentativi della storia  di Torino, la pastry chef Andre Celeste Allione, ha realizzato due speciali brioches che raccontano il  dolce Natale sabaudo
 
Eleganza che fa rima con Torino, soprattutto nelle sue espressioni dolciarie , che accompagnano da secoli la regalità con cui, tuttora, la città si presenta ai suoi cittadini e ai turisti  che la apprezzano.
L’identitá sabauda che si respira in ogni angolo della cittá, soprattutto nelle zone centrali, si percepisce in modo particolare nel locale che si é dato nuova vita , poco più di anno fa, e che ha restituito a piazza San Carlo – ” il salotto di Torino – , quella luce ” gastronomica  ” che, nel tempo, i torinesi hanno visto affievolirsi proprio lì.
Il Caffè San Carlo, per la colazione delle feste ( ma non solo), propone due speciali brioches: una, la più elegante, come le signore di Torino e che, come delle care amiche, fanno compagnia in maniera sommessa ma con tante storie da raccontare e da ascoltare con attenzione,  la “Carla” ; l’altra, un vero e proprio alberello di natale, ma non da allestire con addobbi e luci, bensì da assaporare in tutte le sue gustose preparazioni.
A proposito della  Carla la pastry chef ci racconta : ” All’inizio la Carla non aveva questo nome, ma era in via di definizione. É nata con il nuovo San Carlo, per identificare l’essenza e la sontuosità informale del posto. Abbiamo pensato che il caffè rappresenta la colazione di tanti  : per questo, doveva trovare una collocazione di gusto fra lo sfogliato – la brioche, appunto,  che accompagna spesso il caffè – e il ripieno. Lo sfogliato è incassato alla francese ed è impastato con una ricchezza di ingredienti leggermente diverso dalle classiche brioches: miele, burro,  tante uova e zucchero di canna. Lo stampo che abbiamo deciso di utilizzare é sicuramente più grande e diverso rispetto al lievitato tradizionale ; e lo abbiamo pensato come da ” condivisione” ( anche se tanti la mangiano da soli…) , da dividere con piú persone.  L’interno é tutto da scoprire ed é tanto: crema pasticcera  e caramello al caffè, dove lo zucchero lo lavoriamo di piu per dare quel gusto leggermente amaro, in contrasto col dolce delle creme. Le farciture vengono preparate fresche giornalmente, così come la Carla e la selezione di croissant classici. 
L’altra novità per la colazione delle feste, firmato Caffè San Carlo, è il coloratissimo ” Alberello di Natale”, non solo da vedere, ma soprattutto da mangiare : buono,  leggero , una gioia per gli occhi e per il palato.
Col mio staff  – racconta sempre la pastry chef – , abbiamo deciso di dare una veste natalizia anche alla proposta per i lievitati: così, si é arrivati alla realizzazione di una brioche a forma di albero di natale, con lo stesso impasto che utilizziamo per i croissant tradizionali. 
All’interno una crema di zabaione, arricchita con perle croccanti al caramello salato così da dare croccantezza;  il colore verde –  a ricordare l’albero, appunto –  utilizzato nella sfogliatura della pasta matta che compone il prodotto. Per finire l’addobbo, sono state realizzate tante piccole palle di natale ” commestibili” a base di cereali”
 
 
Chiara Vannini

Cohousing all’insegna della sostenibilità

Cohousing

Da alcuni anni un neologismo è entrato nel nostro lessico: cohousing; vediamo di cosa si tratta.

Per poter comprendere il fenomeno nelle sue componenti, occorre innanzitutto analizzarlo alla luce di quelle che sono le attuali condizioni economiche, sociali, energetiche della società in cui viviamo.

Va detto innanzitutto che sono soprattutto i giovani ad abbracciare questa che, a tutti gli effetti, si configura come una scelta di vita che ricorda, per alcuni aspetti, le comuni hippy degli anni ’60 e ’70.

Il termine, tradotto letteralmente, significa coabitazione solidale: immaginiamo un condominio dove una parte, i singoli appartamenti, sono riservati ad ogni singola famiglia o individuo mentre gli spazi comuni sono a disposizione dell’intera collettività: orti condivisi, campi sportivi o piscina, laboratori per il bricolage, car sharing, cantine per la produzione di vino, asili per i bambini, infermerie e molto altro.

Nulla vieta, infatti, che vi siano spazi comuni per mangiare o preparare cibi da conservare (salsa, verdure sott’aceto o sott’olio, ad esempio), un cinema o una sala con Tv 100” con canali a pagamento, una sartoria, un’officina per il minuto mantenimento del condominio o un recinto nel quale allevare conigli, galline ed altri animali da alimentazione.

 L’aspetto più importante del cohousing è l’assenza di una gerarchia, essendo tutto gestito e ideato pariteticamente tra tutti i partecipanti al progetto; si tratta, sostanzialmente, di non penalizzare qualcuno a favore di qualcun altro garantendo parità di trattamento e di accesso alle risorse per tutti i partecipanti.

Il cohousing è concepito come un progetto di partecipazione sociale.
Viene così definito perché chi aderisce al progetto parteciperàdirettamente ad ogni fase del medesimo, dalla progettazione alla realizzazione, alla gestione, alla soluzione dei problemi.

Solitamente l’aggregazione e la gestione delle entità di cohousing non sono regolate da principi religiosi, politici o, comunque, ideologici.

Vigendo il principio di parità nella gestione della cosa comune, il cohousing rappresenta una realtà adatta anche alle fasce più deboli della società, tipicamente bambini ed anziani, che diventano parte del tutto anche nelle decisioni, essendo definiti fin dall’inizio in modo chiaro ed equo i ruoli di gestione e di responsabilità; la condivisione di spazi comuni, inoltre, consente la nascita e lo sviluppo di relazioni interpersonali che, specie per alcuni individui, può costituire uno stimolo ed un rimedio alla solitudine, all’abbandono ed alla mancanza di scambi interpersonali, tipici questi ultimi delle realtà condominiali urbane.

Per economia di scala, inoltre, l’acquisto di beni comuni e, perché no, anche di quelli individuali moltiplicati per il numero di cohousers consente di ridurre in modo significativo i costi, attribuendo un ulteriore valore aggiunto a questa forma di partecipazione sociale.

Qual è la situazione in Italia? Nel nostro Pese, il cohousing si sta diffondendo significativamente; in una società i cui individui sono spesso costretti a vivere lontano dal luogo natìo per motivi di lavoro o di studio è diventato disagevole vivere in una struttura di tipo tradizionale; la mancanza di tempo e, quindi, di incontrare altri individui, inoltre, limitano molto la possibilità di intessere relazioni e, realizzare una socializzazione soddisfacente.

I tre punti di forza del cohousing sono la sostenibilità sociale, ambientale ed economica: vediamoli in dettaglio.

La sostenibilità ambientale, di cui tanto si parla negli ultimi anni, è la capacità di un progetto (o azienda o altro) di rispettarel’ambiente in ogni ambito (domestico, lavorativo, alimentare). Pensiamo, a titolo di esempio, all’adozione di pannelli fotovoltaici o pale eoliche, la produzione di humus partendo dai rifiuti organici ed il riciclo di vetro, plastica e alluminio.

La sostenibilità sociale, invece, è la proprietà di un organizzazione, di un evento o di un progetto di garantire e consentire il rispetto e la comunicazione senza ledere gli interessi di una parte della società, ad esempio generando occupazione.
Lsostenibilità economica, infine, è la politica economica che consente di evitare sprechi, di autoprodurre i beni ed autogestire i servizi, riciclando gli oggetti non più utili o non di ultima generazione; questo aspetto si lega molto alla sostenibilità socialeed a quella ambientale perché permette anche a persone in stato di indigenza di accedere a beni e servizi altrimenti preclusi.

Com’è comprensibile, se il cohousing diventasse una realtà estesa, a guadagnarci non sarebbero soltanto i cohousers di questa o quella realtà ma l’intera società che potrebbe, ad esempio, ridurre i rifiuti e gli sprechi, occupare persone nella gestione e nella manutenzione della cosa comune, permettere con la coltivazione in proprio di ridurre la spesa necessaria per l’alimentazione e molto altro.

Sarebbe opportuno che gli Stati incentivassero la politica del cohousing, considerando il denaro utilizzato come un investimento e non come una spesa.

Sergio Motta

Il Torinese con la coda: Buon Natale!

Buon Natale

Buon Natale a tutte le persone che hanno deciso di condividere la vita con un amico a quattro zampe. 

Buon Natale a quelli che sono andati al canile e hanno salvato un cagnino, o un gattino, a chi ha deciso di prenderlo cucciolo, a chi ha scelto un animale adulto e Buon natale a chi ha deciso per un amico anziano. 

Buon Natale a chi ha scelto il proprio amico in un allevamento, ha pensato con attenzione e preparazione a quale razza fosse più adatta e ha atteso il cucciolo con pazienza. 

Buon Natale a chi non aveva programmato un bel niente ed un amico a quattro zampe è arrivato nella sua vita proprio in quel momento e proprio in  quel modo.

Buon Natale a chi ha dovuto salutare il suo animale, e adesso non ha proprio voglia di sostituirlo, ed è giusto così, che la perdita si elabori e si sedimenti. 

Buon Natale a chi invece proprio non ce la fa a non avere con se’ un cane o un gatto.

Buon Natale a chi ha solo un animale per volta e Buon Natale a chi ha una tribù pelosa.

Buon Natale a chi vorrebbe tanto un amico a quattro zampe, ma proprio non può tenerlo con se’, vedrete che prima o poi la vita farà giri strani e il vostro sogno si realizzerà.

Buon Natale a quelle persone, soprattutto anziane, che hanno solo il proprio animale come amico e Buon Natale a quelli che scelgono i propri amici in base al cane, o al gatto, che li accompagna.

Buon Natale a quegli amori nati al parco, passeggiando con i cani. Buon Natale a chi ha un cane che non va d’accodo con nessuno e le passeggiate le fa sempre da solo.

Buon Natale a chi lavora con il proprio cane e a chi vorrebbe, ma non può.

Buon Natale a chi fa volontariato e va al canile, o nelle colonie feline o semplicemente si dà da fare come può.

Buon Natale alle signore con il cagnino in borsetta. Buon Natale a chi si alza alle 6 della mattina per poter stare al parco con il cane il più possibile.

Buon Natale a chi dorme accoccolato al proprio gatto. 

Buon Natale a chi raccoglie palline di Natale per tutto il salotto.

Buon Natale anche a Babbo Natale, che comunque ha con se’ un sacco di renne!

Buon Natale alle persone educate e rispettose che quando vanno dal veterinario ascoltano ciò che gli viene detto e capiscono che spesso una diagnosi non si fa in 5 minuti e un problema non si risolve in due giorni.

Buon Natale a noi medici veterinari, che siamo spesso stanchi, ma ci adoperiamo per far stare al meglio i nostri pazienti.

Buon Natale a chi ha letto fino a qui.

 

Dott.ssa Federica Ferro
Dott. Stefano Bo

“Chieri in luce” per le festività natalizie

Ritorna anche quest’anno  (e si amplia) il magico spettacolo del “video mapping” … con due preziose novità

Fino al 4 gennaio 2024

Chieri (Torino)

E’ ormai consolidata e piacevolissima tradizione natalizia. Il progetto di “video mapping” (tecnica di proiezione evoluta che ormai, in tempi di festività, va più che alla grande) “Chieri in luce” nasce infatti nel 2019 con lo scopo di valorizzare i più bei monumenti della città. E, puntuale, eccolo riproposto anche quest’anno, con due preziose, lodevoli, novità. Cinque anni fa si era cominciato con l’“Arco Trionfale” edificato nel 1580 e raro esempio di monumento celebrativo di età manieristica, uno dei pochi ancora esistenti in Piemonte. Il secondo intervento aveva invece riguardato la “Chiesa dei Santi Bernardino e Rocco”, gioiello barocco in piazza Cavour. Novità 2023: il completamento del progetto di “video mapping” sulla facciata della “Chiesa di San Guglielmo” e sul campanile del “Duomo”, entrambi realizzati dall’artista chierese Francesco Granieri e dal suo team “F2Alab”.

“Le video proiezioni – spiega Antonella Giordano, assessora alla Cultura – sono sempre più di moda e si stanno diffondendo in numerosi Comuni del Piemonte. Il nostro intende, però essere un vero progetto culturale, poiché oltre a regalare bellezza ai cittadini, sulle facciate presentiamo le splendide opere d’arte custodite all’interno delle chiese, così da ‘restituirle’ alla comunità, valorizzarle e attrarre l’attenzione delle generazioni più giovani e dei turisti”. Come dire: non trattasi di una semplice illuminazione “ma di una complessa e suggestiva proiezione artistica che guarda a consolidate esperienze straniere, per esempio Madrid, Lione e la ‘Fête des Images’ di Épinal, città francese gemellata con Chieri”.

E così, sui 50 metri d’altezza del maestoso Campanile del “Duomo” si proietteranno la cosiddetta “Pala Tana”, custodita all’interno del “Battistero” e tutto il ciclo di affreschi della “Cappella Gallieri”. Da ricordare che la “Pala” deve il suo nome al chierese Tommaso Tana, cavaliere “gerosolimitano” o “di Malta” morto a Rodi nel 1503. A realizzarla furono il pittore lombardo di Mombello Francesco Berglandi e il fiammingo Gomar Davers: venne fatta eseguire (come recita la scritta ai piedi della figura di S. Giovanni Battista) da Ludovico e Tomeino Tana in memoria del fratello Tommaso, morto nel 1503 in una battaglia navale contro i Turchi. La seconda parte del “videomapping” presenta il ciclo di affreschi dedicati a San Giovanni Battista custodito nella “Cappella Gallieri”, costruita fra il 1414 e 1418 per volere del nobile mercante e banchiere chierese Guglielmo Gallieri. Gli affreschi, recuperati con interventi di restauro nel secolo scorso, sono oggi osservabili nel loro antico splendore. La volta del soffitto “a crociera” presenta nelle sue vele i “quattro Evangelisti”. Le pareti, ordinate in senso orario a partire da quella che fronteggia l’ingresso, ripercorrono la vita di San Giovanni Battista dalla sua nascita, al battesimo di Gesù, fino alla sua decapitazione e sepoltura.

Sulla facciata della “Chiesa di San Guglielmo” è invece proiettata “L’adorazione dei Magi” del chierese Francesco Fea, uno dei principali allievi dell’astigiano da Montabone Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo” o il “Raffaello del Monferrato”. L’esecuzione dell’opera è anteriore al 1632, visto che essa era già presente sull’altare in occasione della visita pastorale di monsignor Provana di Leinì (signore di Druento ed Arcivescovo di Torino dal 1632 al 1640), avvenuta proprio in quell’anno.

Due proiezioni artistiche illuminano anche la facciata della “Chiesa dei Santi Bernardino e Rocco”. La prima è dedicata alla magia di suoni e luci del Natale, la seconda celebra il “Barocco” chierese e il patrimonio artistico custodito nella Chiesa attraverso l’animazione delle preziose “pale d’altare”, opera sempre di Guglielmo Caccia, e la musica dell’“organo”, il più antico della città, conservato nella chiesa monumentale (eretta tra il 1675 e il 1683, anche se la facciata è stata terminata nel 1792).

E infine torna ad essere illuminato anche l’“Arco Trionfale”, grazie a un video mapping che si ispira alla “trama di un tessuto” di inizio ‘900, il cui disegno preparatorio è conservato nell’“Archivio della Fondazione Chierese per il Tessile”.

Le videoproiezioni continueranno fino a giovedì 4 gennaio 2024, tutti i giorni dalle ore 18 alle ore 22.

g.m.

Nelle foto:

–       Chieri: Facciata della Chiesa di “San Guglielmo”

–       Chieri: Il Campanile del “Duomo”

–       Antonella Giordano, assessora alla Cultura di Chieri

Scatta & Post@ per il Natale a Cesana

CESANA TORINESE – Dopo l’avvio da tutto esaurito a Cesana, ecco che il calendario delle manifestazioni natalizie porta subito alla ribalta una novità assoluta.

Parte infatti sabato 23 dicembre l’iniziativa “Scatta & Post@” che da libero sfogo a fotografi e videomaker per immortalare Cesana in periodo natalizio.

L’iniziativa è proposta dal Consorzio Fortur (Sauze d’Oulx, Cesana Torinese, Oulx, Claviere, Sauze di Cesana, Chiomonte, Exilles, Salbertrand) in collaborazione con l’Ufficio del Turismo di Cesana e con il patrocinio del Comune di Cesana.

La presidente del Consorzio Fortur Serenella Marcuzzo presenta l’iniziativa: “Per vivacizzare il periodo natalizio a Cesana e per valorizzare il suo territorio abbiamo pensato assieme con l’Ufficio del Turismo, a indire questa caccia fotografica ed anche video. Chi vorrà partecipare, dal 23 dicembre al 6 gennaio potrà realizzare fotografie e reel di Natale a luminarie, angoli a tema, la neve bianca ed il rosso Natale. Lo scopo è quello di scattare foto e realizzare reel di tutto ciò che è “Natale a Cesana”. Sarà poi sufficiente postare su Instagram le foto ed i reel del Natale a Cesana e taggare la pagina @comuneCesanaTorinese. Fatto questo i primi 100 partecipanti potranno passare direttamente all’Ufficio del Turismo di piazza Vittorio Amedeo a ritirare un omaggio di ringraziamento per la partecipazione”.

Il Sindaco Roberto Vaglio invita alla partecipazione: “L’iniziativa natalizia “Scatta & Post@ volutamente non è un concorso, ma un modo per andare alla scoperta di Cesana in periodo natalizio, ammirando le decorazioni, le nuove luminarie natalizie che come Comune abbiamo deciso di installare in paese e nelle frazioni per rendere ancora più magico il periodo delle feste. Invito quindi tutti i turisti a cimentarsi fotografi per un giorno e a individuare gli angoli più particolari del nostro paese. L’invito è anche ai Cesanesi che possono così andare a focalizzare l’attenzione sul loro posto del cuore. Non essendo un concorso non ci sarà una classifica, ma i primi 100 che posteranno su Instagram le immagini del nostro paese riceveranno un omaggio di partecipazione”.

Le foto di Solano e Gigli

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MAGNIFICA TORINO / In copertina il plastico di Torino in piazza Castello. Uno scorcio di Palazzo Reale. Le foto sono di Vincenzo Solano. Lo scatto del Monviso e della Via Lattea visti dal Lago Superiore è di Gianpaolo Gigli.

Una start-up rilancia la trota d’acqua dolce, delizia gastronomica

Non si tratta di idee. Si tratta di far sì che le idee si realizzino”. Dev’essere stato uno spirito molto simile quello che, una sera del 2017, ha motivato Lorenzo Quaccia ed Edoardo Zanutti a mettere in piedi Altura- Trota Alpina Affumicata una start-up unica nel suo genere nata Verrès (Valle d’Aosta) nel 2019. L’azienda è stata in grado di dare una nuova vita ad un’eccellenza gastronomica italiana, ovvero la trota d’acqua dolce, ormai quasi dimenticata. Altura non solo ha valorizzato gusto e sapore del prodotto ma si è specializzata sul processo di affumicatura. Il risultato è un prodotto in grado di garantire al consumatore un’esperienza culinaria sana e che, al contempo, rispetti il territorio alpino di provenienza. Edoardo, socio fondatore della società, ci ha raccontato cosa c’è dietro questo progetto.

Altura nasce, prima di tutto, dalla storia di un’amicizia

Sì, io e Lorenzo eravamo compagni di liceo e amici di vecchia data. Nel 2017 io mi ero appena laureato in economia, mentre lui lavorava come ristoratore. Entrambi avevamo il desiderio di sperimentare qualcosa di nuovo. Per questo abbiamo unito le nostre competenze e abbiamo così deciso di intraprendere una avventura creando una start- up di affumicatura della trota d’acqua dolce.

Si parla spesso di start-up giovanili: com’è andata la vostra esperienza?

Inizialmente non è stato facile gestire il ginepraio burocratico necessario per avviare un’attività di impresa. Al contempo, essendo nati in un territorio alpino, siamo stati facilitati dalla molteplicità di enti e strutture che favoriscono la nascita dell’imprenditoria di montagna. La svolta effettiva è arrivata quando abbiamo partecipato al concorso ReStartAlp,un campus di incubazione e accelerazione di impresa del territorio alpino italiano, promosso e organizzato da Fondazione Edoardo Garrone e Fondazione Cariplo. Un’altra chiave di svolta è stata la Pépinières d’Entreprises che ci ha aiutato a sviluppare e gestire le fasi di avvio del progetto imprenditoriale.

Con conseguenti pro e contro

Tra gli aspetti migliori di questo lavoro c’è la soddisfazione di veder crescere la propria impresa e continuare a migliorare. Al contempo ci sono stati numerosi momenti di sconforto, come in ogni lavoro, perché si hanno progetti in testa che poi non si realizzano come vorresti. In Valle D’Aosta abbiamo la possibilità avere un continuo dialogo con le istituzioni locali in quanto non siamo controllati da un ente ittico a livello nazionale come invece succede per il mercato del pesce di mare.

La vostra impresa ha investito su un prodotto unico nel suo genere. Da che cosa è stato motivato tale investimento?

La trota è un pesce d’acqua dolce che si trova in molti torrenti e fiumi montani della Valle D’Aosta e la sua affumicatura è una tradizione che esiste da sempre nei nostri territori. Questa era, però, confinato ai ristoranti. Abbiamo visto visto come un’opportunità quella di riportare in tavola tale tecnica e al contempo di offrire al consumatore un’eccellente alternativa al classico prodotto di mare.

E’ un prodotto alternativo anche perché la scelta degli allevatori avviene con una certa cura

Sì, la scelta degli allevatori avviene seguendo particolari criteri oggettivi. Per il momento ci stiamo focalizzando sulle realtà del Piemonte e della Valle D’Aosta. Seguendo altri modelli imprenditoriali già in essere, abbiamo sempre prediletto degli allevamenti a bassa intensità ove sia garantito l’utilizzo di acque di sorgenti pure e ricche di ossigeno.

Che ha conseguentemente portato interesse nel consumatore

Il cliente è più attento e consapevole a cosa viene portato in tavola, quindi, anche la cura nella scelta della materia prima è apprezzata. Anche se il percorso è ancora lungo, puntiamo a crescere. Ci sono poche regole da rispettare nel nostro settore essendo un prodotto di nicchia, ma cerchiamo ugualmente di conformarci al massimo alle certificazioni IGP. Il cliente è sempre molto attento a capire la provenienza della pescato che porta in tavola.

Avete intenzione di espandervi anche estero?

Speriamo in futuro, ma per ora il progetto si limita al territorio nazionale perché la catena del freddo ha una difficile organizzazione logistica alla base. Per ora abbiamo iniziato a sperimentare una nuova produzione ovvero la “Mocetta di Trota” un vero e proprio salame di pesce. L’intento è quello creare una molteplicità di prodotti di modo da poter soddisfare tutte le esigenze del cliente.

Altura Trota Alpina Affumicata, che conta ad oggi due soci e tre dipendenti, un negozio e uno store online, è l’esempio di come la capacità e le competenze possano unirsi e far riscoprire il gusto di antichi sapori.

VALERIA ROMBOLA’