LIFESTYLE- Pagina 125

Casa, come avere l’impianto idraulico in regola

 

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

La dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico rientra nella lista delle dichiarazioni indispensabili per accertare la regolare posa in opera degli impianti. Si tratta di una garanzia rilasciata dall’impresa installatrice, al fine di assicurare il rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza e il corretto funzionamento dell’impianto stesso.

La certificazione dell’impianto idraulico dunque è un documento obbligatorio, che viene rilasciato ogni qualvolta si realizza un impianto idrico ex novo, oppure si esegue una modifica dello stesso. Inoltre si tratta di un’importante tutela nel caso di vendita dell’immobile, sia per quanto riguarda l’acquirente che il venditore.

A ogni modo, nei prossimi paragrafi si analizzerà al meglio questo argomento, al fine di comprendere le caratteristiche e le modalità di attuazione della dichiarazione di conformità.

La dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico è una certificazione obbligatoria, che attesta la regolare esecuzione e il corretto funzionamento dell’impianto idrico.

Esattamente come le certificazioni emesse per gli altri impianti, anche questa deve essere redatta dall’impresa che ha eseguito il lavoro, al fine di affermarne la messa a norma delle opere svolte. Infatti la dichiarazione di conformità può essere eseguita soltanto dal professionista abilitato che ha installato l’impianto, rispettando le normative vigenti. Dunque, quando si affida l’incarico per la posa in opera di un nuovo impianto, è indispensabile accertare che il tecnico abbia le giuste qualifiche per poter emettere la corretta documentazione.

Una delle norme principali in materia di certificazioni di conformità è il Decreto Ministeriale 37/2008, che appunto stabilisce le regole che devono essere applicate per la progettazione, la realizzazione e la manutenzione degli impianti all’interno degli edifici, in particolare in quelli a uso civile. La medesima norma ha introdotto anche la dichiarazione di rispondenza che ha l’obiettivo di accertare la regolare installazione di un impianto già realizzato e privo della dichiarazione di conformità.

In ogni caso, queste certificazioni possono essere emesse solo da aziende qualificate e che siano in possesso di tutti i requisiti indispensabili.

La dichiarazione di conformità dell’impianto idrico sanitario può essere realizzata solo da un’impresa abilitata, che abbia le certificazioni idonee per la realizzazione degli impianti indicate nel camerale della società.

In particolare un esempio di dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico può essere quello realizzato in un documento precompilato, in cui occorre inserire i dati utili per l’efficacia della certificazione.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Il tartufo bianco d’Alba sposa i prodotti del territorio

E tornano le eccellenze del Piemonte in vetrina

Quinta edizione alla scoperta dei sapori unici delle province piemontesi. Per oltre un mese dal 23 ottobre fino a fine novembre tornano gli eventi di “Eccellenze sul territorio in vetrina”, per presentare il buono e il bello della regione Piemonte, che vanta una cucina di altissimo livello e produzioni di grande pregio. 

L’evento animerà i territori con un fitto programma dai tour tematici dedicati ai media specializzati in food, travel e lifestyle, alle masterclass negli istituti alberghieri del territorio, condotte dal giudice del Centro Studi Nazionali del Tartufo  fino al premio legato  al progetto “Dawn to earth”, attribuito quest’anno alla grande chef Manu Buffara e all’evento di chiusura del castello di Roddi.

Parallelamente la grande cucina  piemontese verrà interpretata da chef conosciuti in tutto il mondo con protagonista il Tartufo bianco d’Alba,  sentinella della biodiversità  e testimone  indiscusso della valorizzazione turistica internazionale di tutto il territorio. 

Il progetto, giunto alla sua quinta edizione, è ideato dall’Ente Fiera Internazionale del Tartufo bianco di Alba, in  collaborazione con Visit Piemonte, promosso dalla Regione Piemonte e realizzato in collaborazione con le ATL Alexala, ATL del Cuneese, Distretto turistico dei Laghi, Ente turistico Langhe, Monferrato e Roero,  ATL Terre dell’Alto Piemonte, Biella, Novara, Valsesia e Vercelli e ATL  Turismo Torino e Provincia.

Eccellenze del Piemonte in vetrina è partito nel 2020 come progetto pilota e con gli anni è diventato un progetto diffuso. Ad aprire il calendario dell’edizione 2024 è  stato il 23 e 24 ottobre il Biellese, con esperienze sul territorio  e la cena al ristorante il Patio di Pollone della chef Sergio Vineis.

A questo primo appuntamento seguiranno il 7 e 8 novembre il fascino del Monferrato astigiano, il 12 e 13 novembre l’incontro con le eccellenze di Alessandria e del suo territorio, il 14 e 15 novembre le suggestioni del Cuneese tra le Valli Grana e Maira, il 20 e 21 novembre i tesori di Novara e del Novarese, il 25 e 26 novembre l’insolita Torino, il 26 e 27 novembre la magia di Varallo e della Valsesia, il 28 e 29 novembre l’incanto di Stresa e della Val d’Ossola.

Nei giorni di dicembre, al castello di Roddi, verranno sviluppate iniziative in continuità  con il playoff della 94esima edizione della Fiera Internazionale del Tartufo bianco di Alba “intelligenza naturale”. Grazie a esperienze di intelligenza artificiale in combinazione con quella naturale,  si potranno sperimentare nuove creatività e codici narrativi insoliti per valorizzare il tartufo bianco d’Alba e il patrimonio gastronomico territoriale.  In questo contesto l’ente Fiera organizzerà un evento il 3 dicembre al castello di Roddi con presentazione alla stampa, al territorio e agli istituti alberghieri.

“È sempre più discriminante il rapporto tra uomo e ambiente, tra natura e artificio. L’educazione e il rispetto della natura, fonte di sostentamento per l’intero pianeta, è imprescindibile. Il tartufo è  tra le sentinelle più importanti della biodiversità,  dove non ci sono le condizioni non prolifera. Siamo partiti da questo assunto per ribadire, anche attraverso la campagna di comunicazione “intelligenza naturale” il nostro impegno per salvaguardare un patrimonio di tutti, la biodiversità.  Anche quest’anno abbiamo attivato azioni concrete rivolte ad un pubblico allargato, non per forza consumatore del prezioso Tuber Magnum Pico. Solo con la sensibilizzazione  e l’esempio possiamo portare avanti messaggi importanti di salvaguardia e conservazione degli habitat” ha precisato Liliana Allena, presidente Ente fiera Tartufo di Alba.

“L’importante progetto “Eccelenze del Piemonte in vetrina” taglia il traguardo  della sua quinta edizione  – specifica Marina Chiarelli, assessore al Turismo, Cultura, Sport della Regione Piemonte- con un ricco calendario di appuntamenti  e un’inaugurazione d’eccezione con l’assegnazione del Premio “Dawn ti Earth” alla chef brasiliana Manu Buffara all’Accademia Alberghiera di Alba  Apro. L’importante riconoscimento  che, dal 2021, è  attribuito ogni anno dall’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba a personalità della gastronomia mondiale che si sono distinte nel campo della sostenibilità ambientale  e sociale,  apre quella che possiamo considerare una vera e propria festa della cultura del  cibo e del vino piemontese “.

Mara  Martellotta

Il senso di responsabilità è benessere

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Ci sono concetti, parole, modalità esistenziali che suonano antipatici, ostici e fuori luogo, in questo mondo che sembra aver fatto del divertimento continuo e di una malintesa ed eccessiva leggerezza lo stile di vita di moltissime persone. Sicuramente “senso di responsabilità” è uno di questi.

Abbiamo via via relegato il senso di responsabilità nell’ambito dei comportamenti inutili, controproducenti e fastidiosi. Non voglio dire che non sia giusto ricercare il nostro piacere, sapersi divertire e gustare la vita. Però tutto ciò dovrebbe accompagnarsi a una serie di attitudini e di comportamenti che contemplino anche un sano ed equilibrato senso di responsabilità.

Perché tra l’altro, a ben pensarci, avere senso di responsabilità è una componente importante del nostro stare bene con noi stessi e con gli altri, e quindi, in fondo, del nostro piacere. Un modo più profondo, più esteso e probabilmente anche più effettivo di ricercare il nostro appagamento.

Essere responsabili, nei confronti nostri, degli altri, del mondo, dei nostri pensieri, delle nostre azioni, delle nostre decisioni, senza dare sempre la colpa a qualcun altro, a qualcos’altro di ciò che ci succede, ci rende affidabili e in grado di agire adeguatamente, guidati dai nostri valori morali e sociali.

Assumerci senza vittimismi il peso delle conseguenze del nostro agire, nel rispetto di noi stessi, degli altri, dell’ambiente in cui viviamo, è una modalità esistenziale che ci dona serenità e benessere, poiché significa anche armonia, completezza, maturità.

Il senso di responsabilità è frutto di una scelta libera e consapevole che ci induce ad avere naturalmente attenzione per ciò che facciamo, esponendoci tra l’altro a un minor rischio di errore, e non ha nulla a che fare con il senso di colpa, che, al contrario, condiziona negativamente pensieri e azioni e determina rigidità e obblighi.

(Fine prima parte)

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Facebook Consapevolezza e Valore

Rubrica su “Il Torinese” STARE BENE CON NOI STESSI.

Let’s twist

I cantanti, per lo meno quelli che tutti noi conosciamo, sono professionisti che guadagnano da vivere cantando, suonando o componendo canzoni; sembra un’ovvietà ma aspettate di leggere il seguito.

Chiunque abbia ascoltato almeno una volta De Andrè, Dalla, Battisti, De Gregori o gruppi come I Camaleonti, Nomadi, Pooh, I Dik Dik, I Cugini di Campagna, ecc. non può non aver colto in quella attività produttiva una vera missione, dove l’aspetto creativo era strettamente unito a quello divulgativo, poetico, letterario, non disgiunto da una giusta remunerazione.

Con il passare degli anni, la perdita di alcuni valori e la tendenza, mutuata da Paesi che meriterebbero di scomparire, anche lamusica è diventata un mezzo per produrre soldi, tanti, in breve tempo ed in un lasso di tempo ristretto (quanti “cantanti” sopravvivono a dieci anni di attività?).

Assistiamo perciò a fenomeni da baraccone, veri e propri artisti creati a tavolino, anzi a pc, che possono autodefinirsi cantanti grazie all’invenzione dell’auto tuning (un software che corregge le stonature in diretta), a discografici animati solo dall’avidità e a organizzatori totalmente inetti; i loro complici? Ascoltatori totalmente incompetenti.

Ecco, quindi, che chi ancora usa il cervello, e tra i giovani ce ne sono tanti, riscopre le canzoni di qualche decennio fa, italiane e straniere, e così si assiste ad una riscoperta di Abba, Lou Reed, Genesis, Pink Floyd, Gloria Gaynor, Donna Summer, Chicago, America e via dicendo.

Il motivo è in parte insito nella natura umana: la musica, da sempre, ha fatto da colonna sonora a determinati momenti della vita di ognuno: le vacanze da ragazzo con i nonni, la gita scolastica, il primo bacio, il viaggio di nozze, come pure momenti brutti, tristi.

Inevitabile, quindi, che anche a distanza di decenni ci si ritrovi ad ascoltare con piacere quelle musiche, quelle canzoni interpretate da chi, anche fuori dalle interviste concordate, sapeva esprimere un concetto, sostenere una tesi, propugnare un’idea; nell’estate 1997 incontrai Roberto Vecchioni, che trascorreva la vacanza nel mio stesso villaggio, e avemmo modo di scambiare spesso parole.Non solo per il fatto di essere docente di greco e latino, ma sicuramente per cultura personale, mostrava una capacità di analisi rara di qualsiasi tema (era appena morta Lady D) e un approccio alla cultura che molti neppure possono aspirare a raggiungere. Facile, dunque, capire cosa lo spingesse a scrivere simili canzoni e come ci riuscisse.

Ora, con un’attenzione morbosa agli utili, al denaro, ed una capacità pressoché nulla di creare, di trasferire in parole un sentimento ascoltiamo doglianze da parte di perfetti imbecilli, che odiano la Polizia e le istituzioni ma che, se gli rigano l’auto,corrono in Commissariato a denunciare l’atto vandalico e se li prendi a schiaffi si convertono alla religione solo perché gli haifatto sentire le voci, come accadeva a Giovanna d’Arco.

E’ palese, quindi, che in una società permeata da pressapochismo e avidità, popolata da essere inutili, dove neppure gli imprenditori della discografia sanno fare il loro mestiere, chiunque abbia un QI appena normale si orienta verso qualcosa che ancora sappia destare emozioni, che trasmetta un messaggio, che sia gradevole per udito e vista (i testi, per chi sa leggere).

Da una statistica effettuata da un Centro studi del nostro Paese, è emerso come gli imprenditori di successo, le persone che nella loro professione sono emersi, i creativi siano persone che apprezzano uno stile di vita di alcuni decenni fa. Mi spiego meglio: il successo duraturo, la vera ricchezza non appartiene a quanti passano le giornate a tirare su lo specchietto insieme alla cocaina, a chi realizza profitti in tempo zero per poi perdersi nell’oblio; ebbene, questo studio ha evidenziato anche come queste persone ascoltino musica pop, rock (tassativamente non rap) se non addirittura classica.

Studi di anni addietro avevamo messo in risalto come, nelle stalle in cui veniva diffusa musica classica, la produttività del latte nei bovini era aumentata notevolmente; al contrario, musica rock o heavy metal portavano alla depressione degli animali.

Allo stesso modo, musica (si, purtroppo chiamano musica anche quella) rap, hard rock, heavy metal portano ad una totale inibizione di alcune aree cerebrali con il risultato che chi ascolta tali generi incontra serie difficoltà a trovare un lavoro, a produrre contenuti di qualità, a realizzare progetti a lungo termine, a relazionarsi positivamente col mondo circostante.

Sarà un caso? Dicono che due indizi facciano una prova: succedesse a poche persone sarebbe un caso.

Nel dubbio, perché non provare ad avvicinarsi al passato e, magari, a convertircisi?

Sergio Motta

Riscatto del titolo accademico, che cosa c’è da sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il riscatto della laurea è uno strumento grazie al quale si possono trasformare i propri anni di università in anni contributivi. Significa che è possibile integrare la propria posizione contributiva ai fini del calcolo e di tutte le prestazioni inerenti alla pensione. Ovviamente per riscattare la laurea è necessario aver completato il percorso di studio (universitario, diploma di laurea o servizio equiparato) e non è fondamentale avere un’occupazione stabile. La domanda, infatti, può essere presentata anche dai soggetti inoccupati. Parliamo di quelli che al momento della domanda non sono mai stati iscritti ad alcuna forma di obbligatoria di previdenza e non hanno iniziato a lavorare in Italia o all’estero. Detto ciò, ecco come funziona nel dettaglio il riscatto della laurea con opzione tradizionale e agevolata.

Il costo del riscatto agevolato della laurea nel 2024 ha subito un rincaro per colpa della crescita del minimale contributivo. Per il 2023, ad esempio, l’onere per il riscatto di un’annualità era di 5773,32 euro contro i 6.076,95 euro di oggi. Nonostante tale aumento, però, il riscatto della laurea fa gola a molti perché grazie a esso, in alcuni casi, è possibile andare in pensione prima e poi perché serve a ricalcolare quest’ultima.

L’operazione, però, conviene solo se si hanno in mente obiettivi prefissati che sono quelli appena indicati: andare in pensione in anticipo e incrementare l’assegno che si riceverà. Nel primo caso, bisogna però prima capire se in base alla propria storia contributiva è possibile anticipare la data di pensionamento. Se ciò non fosse possibile, il pagamento del riscatto potrebbe non convenire.

Qualora l’obiettivo fosse invece quello di provare ad avere un assegno più elevato, si dovrà effettuare la giusta valutazione dei costi e dei benefici.

Come spiega l’Inps, il costo per il riscatto della laurea cambia in base alle regole che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o contributivo. In quest’ultimo caso per riscattare i periodi che partono dal 1996 (1° gennaio) bisogna sapere che l’onere si determina in questo modo. Si applica l’aliquota contributiva in vigore nel momento in cui si presenta la domanda alla retribuzione imponibile nei dodici mesi meno remoti.

A chi si chiede se il riscatto della laurea è deducibile per intero dal proprio reddito, la risposta è si. È detraibile inoltre per i lavoratori autonomi in regime forfettario ma per loro il risparmio è più basso. Il motivo è che l’aliquota di tassazione è del 15% (fissa). Ricordiamo infine che per il riscatto della laurea, si può anche scegliere l’opzione fino a 120 rate mensili erogabili fino all’età in cui maturerà la pensione. Se si sceglie tale opzione non saranno addebitati gli interessi.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Martuscelli, quando la determinazione ti cambia la vita

SCOPRI – TO       ALLA SCOPERTA DI TORINO

Nino Martuscelli, imprenditore nato a Genova e cresciuto a Torino, rivela a noi de “ll Torinese” la sua scalata verso il successo, con un’azienda che nasce in un grave momento di crisi economica, in un sottoscala alle porte di Torino e che pian piano con fatica e impegno è arrivata oggi ad essere conosciuta da tutto il Piemonte e non solo, il suo nome? “Hydra”.

 

L’INTERVISTA A NINO MARTUSCELLI

D: Benvenuto su “Il Torinese” Sig. Martuscelli, è corretto dire che con caparbietà e tenacia i sogni nel cassetto che una persona ha da giovanissimo possono avverarsi?

R: Felice di essere stato invitato da Voi. E’ vero, già all’età di 14 anni volevo aprire un’attività mia, in particolare un bar, per questo per ben 8 anni lavorai fin da piccolo lavorai come barista. In seguito, diventai rappresentante di bibite ed altre attività collegate che mi permisero di capire quanta fatica ci sia dietro ognuna di queste e quanto sia determinante l’amore per il lavoro che svolgi per accrescere in credibilità e successo con i clienti.

D: Ecco perché in seguito ebbe per molti anni un centro assistenza di una nota marca di birre e bibite, ma proprio quando tutto sembrava andare a gonfie vele e i suoi sogni si stavano realizzando, improvvisamente accadde qualcosa…

R: Vero; attraversai un periodo difficile quando persi mio fratello e nello stesso periodo il famoso marchio di birre per cui lavoravo decise di chiudere i suoi centri di assistenza; in quell’anno mi crollò il mondo addosso.

Qui scoccò la scintilla, mi rimboccai le maniche e ripresi in mano un progetto di depuratori d’acqua che creai nel 2002 e, vista la tanta richiesta di bar e ristoranti a cui fornivo il servizio assistenza bibite, vidi la luce in fondo al tunnel.

D: In un sottoscala insieme ad altri quattro soci creò quindi un’azienda sua personale, il cui prodotto fu il depuratore d’acqua. Questa nuova realtà diventerà quella che tutti oggi conosciamo come “Hydra”, ma da dove deriva il nome?

R: “Hydra” nasce proprio dalla passione di 5 soci che volevano portare nei ristoranti un prodotto a lungo richiesto. Il nome nasce per gioco ad una cena dove chiesi ad amici e parenti di scrivere su un bigliettino un nome che gli veniva in mente per quest’attività. Mio figlio piccolo Eros, che all’epoca aveva 10 anni, scrisse Hydra e colpì tutti i commensali che lo ricordarono anche nei giorni a seguire, da lì capii che il nome giusto doveva essere quello!

D: Da quel sottoscala come è cresciuta la sua attività e cos’è oggi “Hydra”?

R: All’inizio, la fornitura di Hydra era solo per i ristoranti, nel 2010 si ampliò dedicandosi anche al privato, ai bar, pub, pizzerie, aziende, eventi ecc. ecc., siamo partner de “il Sonic Parc di Stupinigi”, “Ritmika” e molti altri, diventando oggi una realtà sempre più in espansione. Con l’esperienza acquisita sul campo ed i giusti collaboratori, con orgoglio posso dire che Hydra oggi è sinonimo di qualità e cortesia con un qualificato servizio pre e postvendita e una proposta di depuratori d’acqua con un sistema di microfiltrazione garantito e autorizzato dal Ministero della sanità in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.

D: Qual è l’insegnamento più grande che ha tratto da questa esperienza?

R: Che l’amore e la dedizione per quello che fai portano a grandi risultati. Da quando ero piccolo ho sempre pensato che nella vita tu debba sapere esattamente quello che vuoi e andare avanti finché non lo ottieni, purtroppo il percorso spesso presenta delle insidie che bisogna saper gestire con sangue freddo e non arrendendosi mai. Ho sempre amato tantissimo il mio lavoro; attualmente non ho più i soci ma ho con me i miei due figli Ivan ed Eros, ai quali sono felice di aver trasmesso questo mantra ed insieme a loro e alla massima cura dei dipendenti cerchiamo di offrire al pubblico un prodotto ed un servizio d’eccellenza.

D: Che consiglio darebbe alle nuove generazioni imprenditoriali?

R: Consiglierei ai ragazzi di avere sempre un obiettivo chiaro e di non spaventarsi della mole di ore di lavoro e di tutti i sacrifici necessari, perché con il tempo l’impegno verrà sempre ripagato.

I sogni per essere realizzati richiedono uno sforzo, spesso si guarda al risultato ma nessuno nota il percorso, la fatica, le notti insonni, le delusioni, le tasse, se si tiene duro e veramente si crede in sé stessi e al proprio obiettivo prima o poi il risultato arriva!

Grazie Sig. Martuscelli per la sua disponibilità e per le sue parole, ne faremo tesoro!

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NOEMI GARIANO

“Quando inizia la felicità” di Gianluca Gotto

Recensione dell’ultimo libro dello scrittore torinese

Quando inizia la felicità“, ognuno di noi potrebbe avere una propria risposta, oppure potrebbe trovarsi in difficoltà nel capire cosa pensare esattamente, trasformando la frase in una vera e propria domanda: Quando inizia la felicità?

L’autore torinese e cittadino del mondo Gianluca Gotto, già molto noto per altre sue opere come “Succede sempre qualcosa di meraviglioso”, “Le coordinate della felicità”, “La Pura Vida” e non solo, ha fatto della frase “Quando inizia la felicità” il titolo del suo ultimissimo libro, uscito all’inizio di questa estate 2024.

Fondatore del blog “Mangia Vivi Viaggia” e autore di numerosi best seller e podcast, Gotto ha saputo trasformare il viaggio in uno stile di vita, diventando un punto di riferimento per chi desidera cambiare rotta e intraprendere un percorso di crescita personale.

Con oltre mezzo milione di copie vendute, i suoi libri rappresentano un manifesto generazionale per tutti coloro che si sentono “fuori posto” in una vita ordinaria e sognano di vivere secondo la propria vera natura.

L’autore racchiude nelle pagine di Quando comincia la felicità diversi capitoli intitolati con una domanda, come ad esempio: “Tra 10 anni quale decisione ti darà meno rimpianti?”, “Stai lasciando la porta aperta al destino?”, “Hai bisogno davvero di tutte le risposte ora per andare avanti?”, “Se dovessi morire oggi quanti rimpianti avresti?” e molti altri capitoli/quesiti.

Perché questa scelta?

Ad ogni capitolo, Gianluca risponde parlando di diverse sue esperienze nel mondo e del suo percorso buddista, insieme alla sua compagna di sempre Claudia.

Attraverso i suoi vagabondaggi, condivide i suoi viaggi interiori, gli insegnamenti di vari maestri e quelle di diverse persone incontrate lungo il suo cammino.

In questo modo, fornisce risposte chiare e comprensibili alle questioni affrontate nelle sue diverse argomentazioni, stimolando i lettori a riflettere, porsi domande e cercare risposte profonde.

Gotto invita anche a confrontare le proprie esperienze e opinioni con quelle del lettore, creando un dialogo significativo e personale che arricchisce il percorso di chi legge.

E’ un libro consigliato? Da recensione positiva o negativa?

I libri sono sempre soggettivi.

Da lettrice ( e non solo), posso dire che è un’opera molto positiva.

I capitoli di questo libro possono essere apprezzati in modo diverso a seconda delle risposte che si cercano nel momento di vita in cui lo si legge. Alcuni argomenti potrebbero risultare più facili da assimilare rispetto ad altri, e certi messaggi potrebbero arrivare con maggiore chiarezza e immediatezza. Tuttavia, ciò non esclude che, rileggendo certi capitoli in un altro periodo della propria vita, si possa trovare una nuova sintonia con quei contenuti.

Al di là dei consigli buddhisti o delle esperienze personali di Gotto, l’opera è indubbiamente un buon compagno di viaggio, per chi lo legge.

Quindi si, è assolutamente un libro consigliato.

CRISTINA TAVERNITI

“Orti Slow Food nelle scuole”, festa a San Mauro

Lunedì 11 novembre 2024 a partire dalle ore 9.00 alle ore 18.00
Scuola primaria “Catti” Via Magenta, 9 – San Mauro Torinese (TO)

Anche quest’anno, nel giorno di San Martino, la scuola primaria “G. Catti” dell’IC 2 San
Mauro Torinese in collaborazione con l’amministrazione comunale celebrerà la festa degli “Orti
Slow Food nelle scuole” nell’ambito del progetto legato all’ educazione alimentare e ambientale
proposto da Slow Food che ha come punto saliente la coltivazione di orti scolastici con l’uso
di metodi biologici naturali.
Per questa occasione si terrà una manifestazione in cui studenti, insegnanti, genitori, nonni,
esperti, commercianti e produttori locali si riuniranno per festeggiare insieme “l’estate di San
Martino”: periodo tradizionale in cui avveniva la messa a riposo degli orti e la chiusura dei contratti
dei braccianti.
Durante tutta la giornata scolastica le classi a rotazione saranno coinvolte in laboratori, giochi
con l’associazione “Amjs ed la Frola”, sport con l’associazione Stella Polare per il basket in
carrozzina, momenti di formazione a cura della Croce Verde, della Protezione Civile, della Polizia
municipale e dell’Unità cinofila. In collaborazione con gli Alpini ci sarà una castagnata mentre la
Proloco offrirà cioccolata calda, the, popcorn e merende durante l’arco dell’intero evento. La
collaborazione tra questi soggetti e nonni volontari diventa un punto d’incontro e di condivisione di
saperi diversi, legati al mondo agricolo e gastronomico.
Si partirà intorno alle 9.00 del mattino con un fitto programma per i bambini.
Attività diversificate e strutturate in 6/8 per classe, in base all’età degli studenti e che
termineranno con la fine della giornata scolastica.
Mentre alle 16.30, il cortile della scuola si aprirà alle famiglie che troveranno i banchetti dei
prodotti dell’orto dei bambini, i prodotti realizzati con esperti esterni, produttori locali e altro ancora
per festeggiare la stretta correlazione fra uomo e natura, piante e animali. Questa festa è l’unica
occasione in cui il territorio si unisce con l’obiettivo di formare le generazioni future ad un consumo
consapevole e di qualità.
Alla “Catti” il progetto, curato da un team di insegnanti e da una formatrice Slow Food , non si
limita al laboratorio orto, ma si completa con una serie di attività, circa un’ottantina, volte a
conoscere il cibo in tutto il suo percorso, dalla terra alla tavola. I temi affrontati sono vari: cereali,
legumi, miele e api, educazione sensoriale del gusto, cioccolato, stagionalità, spreco, storia
della gastronomia legata a civiltà antiche e a culture diverse. In questo modo i bambini scoprono
cos’ è ciò che mangiano, imparano a curare ciò che vive grazie alla terra, all’acqua, all’energia del
sole e all’aria, a conoscere i tempi della natura e a rispettare l’ambiente. E ne traggono beneficio.
Nella giornata saranno coinvolti più di 450 bambini e le loro famiglie.
Il progetto Orti Slow Food a scuola, denominato prima “Orto in Condotta”, si prefigge l’obiettivo di
creare una comunità dell’apprendimento. Studenti, insegnanti e genitori, insieme a volontari
ortolani, Pubblica Amministrazione, “Condotta Slow Food Torino” , produttori locali, mercati
e soggetti che vivono sul territorio hanno l’opportunità di contribuire all’educazione
alimentare delle nuove generazioni e contemporaneamente alla salvaguardia del territorio e della
sua identità.