LIFESTYLE- Pagina 104

La creatività corre… di fiore in fiore

FLOWER COLLECTION, OSPITE D’ECCEZIONE

DELL’ECO ART HOTEL STATUTO DI TORINO

Ci vuole un po’ di magia nella vita. Lo sappiamo tutti, tanto che spesso ci affidiamo con innocenza a tradizioni e credenze popolari per circondare di positività il quotidiano. In questi giorni a Torino, da cui scriviamo, abbiamo festeggiato il Santo Patrono San Giovanni, con i rituali fuochi mirabolanti. Per alcuni è stato un dolce piacere preparare anche la purificatrice Acqua fiorita di San Giovanni, resa propiziatoria di buone cose dai fiori lasciati immersi. L’universo fiori: miracolo naturale che si rinnova di stagione in stagione, tripudio di colori e profumi, esplosione di forme e volumi, simbolo vitale di gioia e perenne trasformazione, messaggi simbolici, ispirazione da sempre di artisti e artigiani. Ed eccoci arrivati alla Flower Collection, una nutrita “capsule” artigianale/artistica composta da articoli unici fatti interamente a mano e tutti nel loro genere, attraversati dal leitmotiv tematico dei fiori diversamente interpretati.

Come nasce a Torino Flower Collection? Da una forte volontà unita a passione e talento artigianale. Le autrici e autori hanno aderito con entusiasmo ad una proposta lanciata da Arianna Bonafini, che firma anche una piccola linea di borsette “ARTicoloUNICO – minicapsule collection”, che insieme a Fatto-a-mano, si è fatta entusiasta promotrice di un coeso gruppo artigianale e artistico, che ha appunto assunto il nome di “ARTicolo UNICO – Community” che proprio con tanti pezzi unici, personali ed esclusivi intendono arricchire il panorama artigianale torinese.

Condivisione e aggregazione sincera hanno sin da subito reso questo esperimento sociale e social vincente. Gli artigiani ed artisti vivono la loro creatività in solitudine ma sono tanti i problemi che questi settori vivono ogni giorno. ”Poterli affrontare insieme, cercare soluzioni comuni e poi riunirsi intorno a progetti condivisi è di sicuro una esperienza che incoraggia e ricarica di nuovi stimoli “, ci dice Arianna Bonafini con cui noi di Fatto-a-mano volentieri facciamo questo percorso.

Il passaggio successivo è stato entrare nel vivo della creatività, nel cuore pulsante del talento lanciando il tema floreale che è stato raccolto al di là di ogni aspettativa. E in breve la magia si è fatta realtà. Uno dopo dopo l’altro tanti articoli unici, fiori colorati ed eleganti hanno “vestito” oggetti, accessori moda, opere d’arte componendo come tasselli di un variegato mosaico una “collettiva” di qualità.

Altra magia! Come poterla apprezzare dal vivo? Coincidenza virtuosa. Entra in gioco un nuovo tassello. Le coincidenze non esistono, spesso disegnano realtà impreviste in modo inedito con un destino profondo. Il titolare di un innovativo Hotel di Torino, zona Cit Turin, vicino alla metro e stazione Porta Susa, l’Eco Art Hotel Statuto, ecosostenibile e votato alla promozione artistica, si è offerto di esporre la Flower Collection che ha trovato casa calda, accogliente ed ospitale. Il cerchio magico si chiude al meglio. Abbiamo sempre sostenuto che Torino è anche, e sempre più, città turistica. La sua anima artistico/artigianale, se promossa al meglio, non può che essere un volano efficace, una componente attrattiva per i turisti. L’Eco Art Hotel da sempre si contamina volentieri di talento. Quest’ultima scelta ne è conferma. Da venerdì 30 giugno fino a fine settembre la Flower Collection darà bella mostra di sé negli spazi dell’Eco Art Hotel. Grazie a chi l’ha voluta ospitare.

E’ giunta l’ora di presentare i tasselli del mosaico floreale. Autori e Articoli Unici, fatti a mano con sapienza e convinzione.

Da Onirico Bijoux di Valentina Malcangi grappoli di fiori in orecchini che regalano un tocco cromatico di carattere e che si avvolgono in bracciali al polso con eleganza. Ornamenti che per foggia e leggerezza si addicono molto bene ad impreziosire le ballerine di tango, altra passione di Valentina.

Sono firmate da Tulipanstyle di Francesca Chimento i foulard gioiello a tema floreale: quando l’accessorio riscatta un look. E non solo! Un esempio della maestria ed originalità di Francesca che firma una linea di abbigliamento con un tratto ben riconoscibile e che coniuga comodità e femminilità.

In casa illumina e addolcisce con la grazia dei fiori: è la lampada realizzata da Paola Moltoni, che si accompagna ad altri complementi d’arredo e bijoux fioriti. Una storia che è una passione, quella per la raccolta ed essiccazione dei fiori, che parte da lontano. Declinazioni varie, dalla applicazione manuale alla stampa artistica e digitale. Passato e presente che si congiungono.

Le creative di Santa Pazienza, due sorelle che lavorano a quattro mani, firmano, le “Fiorite”, borsette tricot deliziose, curate con un dettaglio raro e dal sapore finemente retrò: il fiore è parte di un tutto originale. Ogni pezzo si declina e si scompone in più parti: sono borse nelle borse, accessori, spille. Pezzi davvero unici.

Giusi Saitta, in arte Jewelry Mood: collane delicate e versatili che trasformano il mood, l’umore. Abbinate a bracciali ed orecchini tutto in filo gioiello lavorato con sapienza e con attenzione raffinata agli abbinamenti cromatici.

Borsette e corpetti unici. Anche Eliene Dos Santos entra in campo con la sua tecnica. Maestria nell’intessere perle monocolore che, con aggiunta di pochi altri accessori, diventano pezzi unici dall’aspetto luminoso e dalla grande portabilità.

Claudia Rivetti, nei social Clar.o1008 : la nostra mascotte, la più giovane del gruppo. Artigiana molto talentuosa, sta intraprendendo una strada formativa importante e nel frattempo esercita il suo favoloso talento naturale realizzando capi interessanti: da lei shopper di successo!

Macraman, ovvero l’arte del nodo creativo che Jacopo fa suo per accessori anche da ambiente. Sapiente l’uso delle pietre. Trainante l’entusiasmo e la capacità di interpretare il mondo contemporaneo con stile, sia in contesti più raccolti sia nella vivacità dei mercati e mercatini.

Marina Tabacco è un’artista, di ambito pittorico, con una sensibilità al sociale che si ritrova sottesa in tutto il suo percorso artistico: anche il suo contributo, Arte 20×20, parla in questo caso il linguaggio dei fiori. Opere di piccole dimensioni che richiamano i suoi giganteschi carnosi fiori recentemente esposti in una personale.

Di ARTicolo UNICO – minicapsule collection, una shopper che trionfa in originalità. Merito dell’uso sapiente di scarti di tessuti di pregio, ricomposti con gusto, e degli accessori sempre presenti: borsette con spilla.

Valeria Votano, ovvero Vivi Unico con un trio: un acchiappasogni, creazione onirica nel significato e nella leggiadra realizzazione, si accompagna a due lanterne da appendere sempre in lavorazione macramè. Natura e naturalità nelle creazioni di Valeria. Un attaccamento alla terra e ai suoi colori.

L’Arte dei Sogni di Claudia espone pezzi che la rappresentano fortemente: uno specchio, oggetto che per lei ha costituito l’inizio della sua storia artigiana. Ed inoltre un originale quadretto fiorito. Alla base recupero ecologico di legno, in tutte le sue forme ed origini. Attenzione ai dettagli nascosti in ciascuna sua creazione.

Con New Leavings, Chiara ci porta nel suo magico orto, nel suo variegato vivaio: un’esplosione di fiori con uno zaino e un bellissimo grembiule da giardinaggio ci immergono in un mondo attento al recupero dei materiali, dai jeans al tessuto di ombrelli.

Elena Cacciabue, ovvero stampa botanica su tessuto, espone con altri due artigiani, Martina Consoli e Guglielmo Balzari, in un progetto comune; “l’arte di far fagotto” giapponese, portatrice di tutta la sua ancestrale simbologia, si declina nel tradizionale quadrato di stoffa in questo caso stampato naturalmente da Elena che si accompagna a meravigliose ciotole in ceramica e cucchiai in legno intagliato al coltello.

Criptodira (tartaruga), creazioni senza fretta di Maria Cristina: un fiorito completo estivo ci mostra come si può ridare vita ad alcuni capi nel senso della rielaborazione delle forme e del riciclo dei materiali. Completa l’esposizione una particolare borsa marsupio, adatta anche a momenti di danza, con elementi che arrivano dal passato artigianale di Cri che ci insegna anche ad andare con calma come le tartarughe!

Marina Coruzzi , un salto con lei nella natura ancestrale, in riti antichi, millenari ben espressi nel cuscino che presenta in collezione. Ma tante sono le creazioni di Marina, mosaici naturali su legno, stoffe, pelli che compongono il suo “Stagno del sè’”.

Fare pace con se stessi

Il monaco zen, poeta e costruttore di pace Thich Nhat Hanh ci insegna a guarire le ferite dell’infanzia e ad affrontare la vita adulta con serenità

Essere bambini è la fase più spensierata della nostra vita, quel momento in cui ogni parte di noi, almeno in teoria, dovrebbe essere dedicata alla gioia e alla serenità. Spesso è così, l’infanzia ci regala letizia e beatitudine, ma questo periodo dell’esistenza è, sfortunatamente, anche in grado di procurare ferite che ci seguono e ci accompagnano fino in età adulta creando in noi sofferenza e frustrazioni non sempre superabili con semplicità.

L’autore di questo libro, candidato nel 1967 al Premio Nobel per la Pace da Martin Luter King ed esponente del Buddismo Impegnato, che mette insieme le pratiche di non violenza con l’attenzione ai problemi ambientali, cercando di non sottovalutare una problematica tanto complessa e comprendendo a pieno le difficoltà di tale percorso, vuole insegnarci a riconoscere  i traumi dell’infanzia, accettarli e  affrontarli attraverso alcune pratiche accessibili a tutti.

Rabbia, tristezza e paura, che spesso ci impediscono di vivere in maniera soddisfacente la nostra vita da adulti,  devono essere ascoltati con gentilezza e consapevolezza; quel bambino o bambina che è dentro di noi ancora sofferente ci sta chiedendo aiuto e vuole essere soccorso da un passato che lo ha fatto patire.

Thich Nhat Hanh ci insegna a calmare le emozioni dolorose, a lasciare andare, prendendoci cura di noi stessi risvegliando la gioia e accettando a vita così come è. Ci spiega come la meditazione, la respirazione, la camminata consapevole ci possono essere di supporto per ritrovare la serenità e ci dice quanto sia necessario dirigere l’attenzione sul momento che stiamo trascorrendo.

Infine ci invita a comunicare e a confortare il bambino ferito che è in noi, ci spinge ad instaurare un dialogo con lui o lei; secondo il monaco, infatti, è molto importante lasciare andare il passato, è determinante non lasciarci invadere da quel dolore che ancora da adulti ci può condizionare.

La riconciliazione è possibile avendo cura di noi, non facendoci influenzare da cosa dicono gli altri, smettendo di pensare troppo e vivendo il presente.

Molto significative le storie di guarigione, utili le meditazioni e gli esercizi di respirazione per sciogliere la tensione, generare gioia e rendere la mente felice.

Questo Libro, dunque, edito da Terra Nuova, è uno stimolo a guardare dentro di noi con gentilezza e poesia, per vivere in pace nel qui e ora.

Maria La Barbera

La leggerezza del vento e l’attraente delizia dell’invenzione

LIBERAMENTE  di Monica Chiusano

La dolce leggerezza del vento dona vigore alla bonaccia di un tempo incapace di evolversi…. immobile dinnanzi all’inettitudine di inventarsi la creatività del progresso.
Attraente diviene quindi la delizia dell’invenzione, quando dimostra la genialità e la caparbietà di vincere anche laddove tutto sembra morire…

La bicicletta, che storia!

Mai come in questo nostro tempo la bicicletta è diventata modaiola, una moda che abbraccia tutte le tasche ed anzi anche i governi dei vari Paesi europei ne incentivano l’uso con i bonus mobilità. Con lei ci si sposta nei centri urbani, la si usa per fare sport ma tutto questo rientra in un discorso piacevole, accettevole e ben venga !

Altro il discorso di chi la usa in modo improprio, senza regole né attenzione verso coloro con cui condivide la strada. Oggi l’esercito dei ciclisti urbani è sotto gli occhi di tutti, con il beneficio di un tasso di inquinamento decisamente più contenuto ma anche con i disagi che un cattivo uso del mezzo può comportare, qualora non vengano seguite le regole cui ogni mezzo in circolazione deve sottostare ! Ci si riferisce ad andare contromano, sbucare all’improvviso, passare con il semaforo rosso, fare il raso ai pedoni, pedalare sotto i portici e sui marciapiedi cittadini, viaggiare senza fanali ! E succede purtroppo !

Senza voler qui ovviamente ripercorrere la storia della bici oggi più che mai popolare e senza scomodare quel genio assoluto del nostro Leonardo che già nel 1490 aveva pensato e lavorato alla bozza di un mezzo simile alla bicicletta, un dato oggi salta agli occhi : il 26 Giugno 1819 è una giornata storica perchè venne brevettata l’antenata della bicicletta ! L’anno prima il barone Karl Von Drais aveva ideato un prototipo che chiamò ” macchina da corsa” , soprannominata poi Drasina in suo onore. Pesava 22 kg, in legno e acciaio, ma soprattutto era senza freni e senza pedali, quindi la si portava avanti con una veloce camminata, 13 Km all’ora, ma era munita di un manubrio che poteva permettere di sterzare !

Ci vollero ancora 50 anni per vedere la comparsa dei pedali, fatto questo per noi quantomeno impensabile ed incredibile ! E poi il velocipede fino ad arrivare alla bici elettrica ed alla pedalata assistita ed anche la storia di questo mezzo ovviamente continuerà, facendo il suo corso ed adeguandosi ai tempi.

Patrizia Foresto

Kintsukuroi, dal Giappone l’arte di curare e aggiustare

L’usa e getta si è insinuato nelle nostre vite con grande prepotenza. Comodo in alcuni casi, seppur con conseguenze gravissime arrecate al nostro pianeta oramai visibili a tutti, in altri davvero incomprensibile o forse semplicemente insito e proprio delle moderne logiche di mercato che hanno condizionato le abitudini e  creato automatismi nella condotta quotidiana di gran parte delle persone. Non funziona più? Lo butto. Si rompe? Va nel cassonetto, senza appello, senza concedere una seconda possibilità. Il problema, la triste realtà è che l’ approccio al monouso si applica spesso anche alle relazioni, alle amicizie, ai rapporti con le persone e ricucire, in caso di conflitti o diversità,sta diventando sempre più difficile e inconsueto. Quel che si è rotto si è rotto passiamo al nuovo oggetto, cerchiamo nuove amicizie e relazioni all’insegna della perfezione e all’impeccabilità, cancelliamo e abbandoniamo.

Eppure il nostro percorso è fatto anche di delusioni, di ferite e di fratture, gli oggetti così come i rapporti sono per costituzionedelicati e frangibili, possono subire gli effetti del tempo e degli eventi provocando a se stessi crepe, a volte profonde. Il nostro viaggio su questa terra è fatto anche di ostacoli e di difficoltà, l’ideale è un’ ambizione spesso irrealizzabile e persino pericolosache ci espone a sentimenti di amarezza, siamo esseri imprecisi che producono cose difettose.

Dalla cultura giapponese, in netta controtendenza con le corrente vocazione alla sostituzione, ci perviene una vera e propria arte, il Kintsukuroi, che letteralmente vuol dire “riparare con l’oro”. Questo tecnica che mira alla rivalutazione degli oggetti, non soltanto ridandogli nuova vita ma elevandone persino il valore, è un metodo che può essere applicato anche  alle ferite dell’anima, utilizzato per curare le delusioni provocate dal comportamento umano, imperfetto, complesso, spesso contorto e incomprensibile.

Il Kintsuroi è una “metafora”, una filosofia per la vita quotidiana,  utile a farci accettare la fragilità e la vulnerabilità della nostra esistenza, l’unicità che ogni vita o cosa  possiede grazie ai suoi difetti, alle insicurezze, alle manchevolezze che, troppo spesso, ci provocano frustrazioni a causa del mito della perfezione che tanto celebriamo.

Lo psicologo Tomas Navarro, fondatore di un centro di consulenza per il benessere emotivo, ha dedicato un libro al Kintsukuroi dove ci spiega come guardare gli oggetti, così come a noi stessi, con occhi nuovi e dove fa incontrare questa saggia arte giapponese con la filosofia zen e la psicologia occidentale. Attraverso una scrittura gentile Navarro ci insegna come curare le ferite interiori con lo stesso metodo con cui si ripara con l’oro in Giappone, per fare di noi stessi “creature forti e preziose”.

“Ciò che si è rotto può essere ricomposto, la sua apparente fragilità si è trasformata in una forza manifesta”.

Maria La Barbera 

Cercate l’attrazione mentale

All’inizio di una relazione, o quando ci predisponiamo ad iniziarne una, diamo solitamente importanza all’attrazione fisica, all’eccitazione sessuale che l’ipotetico partner esercita su di noi o che potrebbe esercitare; cerchiamo, in altre parole, chi sia in grado di soddisfare i sensi con l’aspetto, una bella voce, una pelle profumata.

Raramente diamo importanza all’attrazione mentale, molto più difficile da scoprire, meno ricercata ma, in realtà, molto più importante.

L’attrazione mentale, infatti, gioca un ruolo determinante non soltanto nelle relazioni amorose ma anche in quelle di amicizia, in particolare tra le relazioni sane, non tossiche.

Nelle mie conferenze spiego come gli incontri ai nostri tempi non siano peggiori o migliori di quelli che si svolgevano 40 o 60 anni fa: allora ci si incontrava al ballo del Paese o in treno o ad una festa, ci si piaceva oppure no e, nel primo caso, dopo il gradimento fisico veniva la scoperta della parte mentale. Dalla voce al contenuto dei discorsi, dal titolo di studio alla professione, agli hobbies a eventuali meriti tutto poteva contribuireall’attrazione mentale tra due individui.

Oggigiorno, al contrario, stante il massiccio ricorso ai social ed ai siti di incontri, la prima impressione è determinata da fattori anagrafici, culturali (dichiarati…) e solo dopo un incontro dal vivo può nascere un’attrazione fisica.

Non voglio stigmatizzare in assoluto l’una o l’altra forma di attrazione, ma ritengo che l’attrazione fisica sia destinata a cedere il passo all’indifferenza in pochi anni.

In questi anni nei quali mi sono occupato di difesa delle donne, di analisi della loro condizione, ho potuto verificare come molti maschi, trascorso un primo periodo (più o meno lungo, è soggettivo) di attrazione fisica iniziano a mostrare indifferenza verso la fisicità della propria compagna, sia per il naturale invecchiamento sia per eventuali infortuni, malattie o accadimenti vari.

Se a tenere unita la coppia, invece, è l’attrazione mentale l’unione è destinata a durare maggiormente e questa consente di sviluppare ulteriormente, giorno dopo giorno, la relazione.

In altre parole, se inizialmente è l’attrazione fisica ad avvicinarci ad una persona, capiamo quale direzione prenderà la relazione soltanto quando aprirà bocca ed esprimerà qualche concetto.

Ma cos’è l’attrazione mentale? E’ la condizione, che si manifesta tra due persone, che porta a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda riguardo a gusti, progetti, idee e desideri, il che porta a convivere senza dissapori contribuendo entrambi ad un piano comune.

In alcuni casi l’attrazione mentale scatta subito, complici alcuni fattori come la partecipazione ad un evento che interessa entrambi, una comunione di interessi (lavoro, studio), un ideale comune (associativo, politico, sindacale). In ogni caso l’attrazione mentale non è in alcun modo legata all’aspetto fisico o a quello sessuale ma riveste un ruolo determinante nella relazione.

Certo, due persone possono provare contemporaneamenteattrazione fisica e mentale, ma non è un teorema.

Con il passare degli anni, sia per l’età che aumenta sia per il maggior tempo trascorso insieme, comunicare nella coppia sarà ancora più facile perché conosceremo meglio il partner e avremo idee più chiare su cosa intendiamo fare, sui nostri gusti, sui nostri limiti.

In realtà, l’affinità di idee, ideali, interessi è determinante ma non è l’unico livello coinvolto nell’attrazione mentale; spesso l’attrazione parte da un livello inconscio che, in quanto tale, è sconosciuto agli stessi individui che ne sono coinvolti; forse un legame chimico, forse un richiamo karmico, fatto sta che se è possibile creare un database di soggetti alti così, che pesino così, che abbiano i capelli di quel colore è, invece, impossibile crearlo per criteri che possano destare in noi attrazione mentale; si può, al massimo, verificare se all’interno di un gruppo nel quale ci sentiamo inclusi (interessi, gusti, affinità, ecc.) vi sia qualcuno in grado di far scattare in noi qualcosa che altri non suscitano.

Ma l’affinità mentale può durare tutta la vita? Come ho scritto prima, col passare degli anni l’affinità può aumentare e consolidarsi ulteriormente ma è anche vero, per contro, che modificandosi i gusti, gli interessi e le possibilità ci si può trovare disallineati su ciò che prima, invece, ci attraeva. In linea di massima l’affinità mentale può durare tutta la vita a differenza di quella fisica, destinata ad affievolirsi dopo un certo tempo.

Inoltre, se l’attrazione fisica può essere spesso sostituita da quella per un altro soggetto (non ha rughe, non ha la pancia, il seno non è cadente mentre nel precedente oggetto di attrazione ora sono presenti) quella mentale è difficilmente rimpiazzabile, perché occorre tempo per scoprirla.

Da parte dei maschi in particolare l’attrazione fisica può essere spesso oggetto di rivalutazione, mentre ad abbandonare qualcuna per cui si provi attrazione mentale questi sono più restii.

Una conditio sine qua non per godersi appieno, totalmente e intelligentemente l’attrazione mentale è ammettere che entrambi i partners sono umani, quindi imperfetti, soggetti ad errori e limiti, accettando ciò che ci attira senza aspettarsi la perfezione e senza pretendere che il partner diventi un nostro clone.

Sergio Motta

San Giovanni sulla terrazza social del Mercato Centrale

La festa patronale di Torino si celebra tra musica e winetasting a cura di Cantina Social, Tasting Brothers e Mercato Centrale.

 

Sabato 24 Giugno 2023, in occasione della Festa Patronale – San Giovanni – della città di Torino si apriranno le porte della terrazza del Mercato Centrale, in Piazza della Repubblica.

L’evento, alla sua seconda edizione, ha riscosso un tale successo da essere riconfermato per l’anno in corso. La possibilità di ammirare i fuochi d’artificio da una delle view più belle della città, nel cuore del Quadrilatero Romano, alle spalle del Duomo rende la location suggestiva e emozionante. La Terrazza del Mercato Centrale, situata al secondo piano dello stabile, consentirà agli avventori di poter gioire della bellezza della città e di godere di un’esperienza unica.

Gli amanti del vino avranno la possibilità di degustare 15 diverse cantine piemontesi abbinate a tapas, taglieri e piatti della tradizione piemontese, in un contesto ludico dove il vino è alla portata di tutti. Tutto questo grazie alla consolidata sinergia tra Cantina Social e Tasting Brothers.

A raccontare la seconda edizione saranno i blogger de Le Strade di Torino.

La Location sarà divisa in due aree: una esterna e una interna.

La sala interna sarà adibita stile “mercato” dove si concentrerà la zona food and beverage.

La sala esterna, invece, sarà dedicata alla dancefloor. La serata musicale vede come protagonisti due dj della scena torinese: 4mina e Dawid Gurbowitz.

Inizio evento ore 18.00

Acquisto ticket in loco o tramite link costo: 15 euro due calici

https://bit.ly/43Q4PAP

Il turismo esperienziale di Casa Martini

LA SEDE STORICA DELL’APERITIVO ITALIANO, INAUGURA UN PROGETTO SPECIALE CON ViA(E)PER VIAGGIARE

A pochi chilometri da Torino, Casa MARTINI è un vero e proprio viaggio alla scoperta di un brand storico, da 160 anni protagonistadell’aperitivo italiano, tra tradizione e innovazione.

Meta ideale per chi ama il bere di qualità e ne vuole scoprire i segreti.

Un percorso unico che invita a conoscere la storia dell’azienda, le diverse fasi di produzione,
i metodi di selezione delle materie prime, la loro accurata miscelazione, fino al tasting dei cocktail più famosi e amati

Dal 2019 ViA(E) per Viaggiare si afferma, come progetto turistico di promo-commercializzazione che, partendo dall’ideale concetto delle antiche vie romane che univano territori, popolazioni e tradizioni diverse, lavora con un team di operatori specializzati nell’incomingturistico per rendere disponibili proposte ed esperienze sia per il mercato turistico (oltre 2000 agenzie di network già affiliate) sia per il pubblico finale. I partner di ViA(E), tra Consorzi Turistici, ATL, Associazioni, DMO/DMC coprono ormai tutto il Piemonte, la Liguria e diverse aree della Lombardia (Lomellina, Oltrepò Pavese, sponda bresciana del Lago di Garda), lavorando per consegnare agli operatori della Direzione Tecnica di ViA(E) suggerimenti e proposte di esperienze sempre aggiornate ed integrabili con quelle dei territori limitrofi.

Dalla commistione tra queste due realtà nasce la collaborazione di Martini con ViA(E) per Viaggiare in un progetto unico di turismo esperienziale, dove ai luoghi magici di Piemonte, Liguria e Lombardia si abbinano i tour e le visite di Casa Martini, ma soprattutto la possibilità di vivere delle vere e proprie esperienze immersive insieme ai migliori Master Blender e conoscitori di Martini.

Siamo felici di accogliervi in Casa MARTINI, da 160 anni cuore della storia e della produzione dei nostri prodotti. Un percorso imperdibile per chi visita il Piemonte, studiato per dare la possibilità ad appassionati e neofiti di scoprire cosa si celi «dietro le quinte»: ingredienti e piccoli segreti di produzione di una storia ricca di aneddoti, visione imprenditoriale e innovazione. Una vera e propria esperienza a 360° che conduce passo dopo passo il visitatore in un viaggio emozionante all’origine dell’aperitivo italiano. Vogliamo che Casa MARTINI sia meta di tutti coloro che amano il bere di qualità e desiderano scoprire un marchio diventato icona del Made in Italy, tra natura, legame con il territorio, tradizione, sapienza artigiana, ma anche innovazione e attenzione ai nuovi trend”.

afferma Marco Budano, General Manager di Casa MARTINI

Il nostro territorio e i territori a noi vicini sono ricchi di realtà che hanno fatto la storia dell’impresa italiana, aziende come Borsalino o le eccellenze del distretto orafo di Valenza, per citarne alcune dell’area di competenza dell’ATL che rappresento, hanno contribuito a costruire la rete socioculturale locale e non solo ed è positivo che oggi possano continuare a vivere e a raccontarsi come proposta turistica d’eccezione. Per questo siamo felici di accogliere la collaborazione di un’azienda come Martini che ha perfettamente colto questo messaggio, consentendo ancora una volta ai nostri operatori di dare al turista una proposta unica, unendo il meglio di territori diversi ma vicini“.

commenta Roberto Cava, presidente ATL Alexala. “

ViA(E) è stata una scommessa, ora vinta, a cui pochi credevano nel 2019. Oggi è un esempio virtuoso di collaborazione tra Enti pubblici e privati. Il ruolo dei consorzi, Piemonte Incoming rappresenta oltre 3.000 imprese della filiera turistica del Piemonte, è ancora una volta determinante nel creare rete e opportuna commerciali per i propri associati. ViA(E) è un progetto unico a livello italiana sia da un punto di vista della sua governance, sia nel ruolo centrale che ha voluto dare ai tour operator e alle agenzie di viaggio. ViA(E) da un progetto di comunicazione è diventato un progetto di promo-commercializzazione dove i benefici economici ricadono direttamente sugli operatori, che siano strutture ricettive, ristorazione o servizi. Nei prossimi mesi continueremo a lavorare con altri marchi storici del made in Italy e con altre regioni italiane per essere sempre più attrattivi per il viaggiatore internazionale.

continua Andrea Cerrato, presidente Piemonte Incoming, Federazione Consorzi Turistici del Piemonte

 

3 le Experience uniche a Casa Martini, abbinabili ai diversi pacchetti culturali, wellness e lifestyle selezionati tra Piemonte, Liguria e Lombardia dal team di ViA(E) per Viaggiare in esclusiva per i visitatori, in base al particolare abbinamento tra il carattere di alcuni dei prodotti di punta e le esperienze di viaggio.

Martini Privilege Tour: i visitatori potranno scoprire la storia di Martini dalle origini ad oggi attraverso la visita guidata tra i segreti del vermouth, lo stabilimento produttivo e in conclusione potranno godere di una degustazione firmata Martini.

Martini Cocktail Experience: la master class d’eccezione per imparare la preparazione dei cocktail più iconici Martini, il Martini NegroniCocktail, l’Americano e il Martini Fiero&Tonic, nella suggestiva cornice della Bar Academy. Visita libera alla scoperta del Mondo Martini inclusa.

Martini Vermouth Class: un’immersione totale nel mondo del vermouth e nelle antiche ricette Martini, per imparare come creare l’equilibrio perfetto attraverso le note aromatiche degli estratti e dei distillati e portare con il ricordo del proprio twist. Visita libera alla scoperta del Mondo Martini inclusa.

Il catalogo è disponibile su richiesta a info@viaeperviaggiare.it e sarà in distribuzione in tutte le fiere e i principali eventi di settore dove i partner ViA(E) saranno presenti. Le proposte sono tutte consultabili anche online sulla sezione dedicata del portale www.viaeperviaggiare.it

Per le richieste di prenotazione, preventivo o costruzione proposte su misura per gruppi ed individuali è disponibile l’indirizzo commerciale@viaeperviaggiare.it

PER MAGGIORI INFORMAZIONI:

CONTATTI CASA MARTINI

casamartini@bacardi.com

011 19 27 26 00

visitcasamartini.com

11.00-19.00 escluso martedì e mercoledì

IG @visitcasamartini #casamartinilive

“…E la Lippa roteava nell’aria”

Mai capitato di sentirvi dire, in varie forme dialettali, “…ma vai a giocare a lippa ! “, che era poi – spesso – un modo come un altro per esprimere una scarsa considerazione nei mezzi e nelle qualità del prossimo ?

Riordinando i ricordi dei giochi d’infanzia, da “praticare” all’aperto, nei prati ( dove non c’erano vetri da rompere e, di conseguenza, non c’erano nemmeno botte da prendere..), un posto di tutti rispetto va assegnato – per simpatia e particolarità – alla “Lippa”. Mai capitato di sentirvi dire, in varie forme dialettali, “..ma vai a giocare a lippa ! “, che era poi – spesso – un modo come un altro per esprimere una scarsa considerazione nei mezzi e nelle qualità del prossimo ? Un modo, a dire il vero, piuttosto improprio ed ingeneroso vista la discreta abilità che era richiesta ai praticanti della “lippa”, vera antesignana – secondo alcuni – del baseball. Ma, tralasciando l’aspetto storico sul quale ritorneremo dopo, vediamo in che cosa consiste il gioco. Si comincia dagli attrezzi, che sono due: il bastone e la “lippa” vera e propria, entrambi di legno, non di rado ricavati da un manico di scopa o, in mancanza, da qualsiasi ramo purché diritto ( era molto diffuso l’uso del nocciolo, flessibile, sinuoso e robusto ). La “lippa”, di solito lunga una spanna e mezza, aveva due punte che permettevano – colpendone una con il bastone – di alzarla e batterla al volo per “tirarla” il più lontano possibile. E la “lippa”, roteando nell’aria, tesseva la fitta trama del gioco. Il bastone – lungo più o meno un metro – aveva due funzioni: da una parte quella, già detta, di “battere” la lippa e dall’altra quella di fungere da unità di misura nella determinazione dei punti. Il gioco era aperto a tutti, da due ragazzi in su, e ci si accordava innanzitutto sulla scelta del campo, sulla direzione del tiro e sul numero dei punti necessari a vincere la partita.

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Prima di dare il via alla sfida bisognava “segnare” la base, cioè un cerchio di circa 150 centimetri di diametro, da tracciare “grattando” il terreno con il bastone, muovendosi su se stessi in senso rotatorio come in una sorta di “compasso vivente”. Sorteggiato l’ordine di battuta dei giocatori, la “lippa” poteva cominciare, ovviamente rispettando le regole che non erano poche.Vediamole, nella successione dei “gesti”. Il battitore si poneva dentro la base con lippa e bastone in mano, gli avversari si disponevano ad una distanza – ritenuta dagli stessi “giusta” – per poter valutare direzione e lunghezza del tiro. Il battitore, che disponeva di un solo tiro, chiedeva l’apertura del gioco pronunciando una parola convenzionale ( da noi diceva “lippa” ) e gli altri gli esprimevano il loro consenso rispondendo con un’altra parola ( nel caso che ricordo era “dàgla”, cioè dagliela.. intendendo la bastonata ), ma potevano anche rispondere diversamente, per ingannare il battitore e – secondo le regole – eliminarlo qualora questo avesse iniziato ugualmente il gioco. Tuttavia il battitore, a scanso di spiacevoli sorprese, sventava le insidie mettendosi al riparo con la formula liberatoria ed universale del ” Tutto vale! “. Sgombrato il gioco da preliminari e trabocchetti, avveniva il lancio della “lippa” che, colpendola a mezz’aria, si voleva mandare il più lontano possibile dalla base. Se sbagliava il tiro lo si dichiarava “cotto” e doveva lasciare il passo a chi seguiva. Se il tiro era valido, gli avversari tentavano di acchiappare al volo la “lippa” e se l’operazione aveva successo il battitore era “cotto”. Nel caso che la presa al volo falliva bisognava recuperare la “lippa” dal punto di caduta e rispedirla al battitore che doveva , a sua volta, ribatterla al volo e mandarla il più lontano possibile per “difendere” la base e poter avere ancora in mano gioco e battuta. Scontato che, se non riusciva, la cosa si faceva più complessa: se la “lippa” cadeva entro il perimetro della base o entro la misura di un bastone dalla medesima, il battitore era “cotto”; se cadeva oltre queste misure il battitore aveva diritto a tentare tre tiri alzando e battendo al volo la “lippa” dal punto in cui era caduta. I punti venivano calcolati in modo piuttosto singolare. Se il battitore andava a segno, proponeva lui stesso un numero di punti equivalente ( a sua valutazione ) a tante misure di bastone quante ne intercorrevano tra la base ed il punto di caduta della “lippa”. Gli avversari accettavano la proposta ? I punti venivano assegnati.

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Gli avversari però potevano fare una controproposta ( ovviamente inferiore.. ) : se il battitore l’accettava quella diventava legge, se la rifiutava si arrivava alla misurazione. Se la distanza risultava più vicina a quella proposta dal battitore i punti che aveva richiesto venivano raddoppiati, se viceversa era più giusta la controproposta il battitore restava con un palmo di naso e all’asciutto. Un bel regolamento, vero? In realtà il gioco della “lippa” offriva tre varianti: quella soltanto “battuta”, in cui si cercava di far arrivare la “lippa” in un certo punto o alla massima distanza – con delle gare molto semplici in cui ognuno giocava per se – , la versione della “lippa” in cui un giocatore la tirava e l’altro doveva afferrarla al volo ed infine la “lippa” tirata, afferrata e rilanciata, la più complessa ed anche la più bella, che abbiamo prima descritto. Ed è lei, per tornare al punto di partenza, la probabile antenata del baseball. Il gioco più famoso d’America – che in origine venne chiamato Town-ball, successivamente New York Game e dal 1839 con l’attuale Baseball – deriva dal Cricket portato in America ( come il Bowling… ) dai coloni inglesi. E se il “nobile Cricket ” discendesse dalla popolare “lippa”? Il cerchio sarebbe chiuso. E tutto torna, com’è successo per il Baseball. Dall’Europa si trasferì in America dove si rifece un nome per poi tornare nella terra d’origine. In Italia l’americano Max Ott ( forse una modifica anglofona di Massimo Ottino.. ), nel 1919, a Torino, organizzò la prima squadra italiana di Baseball. Una prova della “capacità migratoria” della lippa ? Di quella lippa che in Italia aveva molti nomi a seconda delle regioni ( dall’Aré Brusé fiorentino alla Bricca canavesana ) ed una comune radice antica ? Non saprei rispondere. So però che mentre mister Ott organizzava il Baseball tricolore con più o meno le stesse regole della “lippa”, i nostri bisnonni ed i nostri nonni ( allora ragazzini ) almeno qualche volta provavano la battuta al volo. E non è detto che non riuscissero a fare anche un bel po’ di punti.

Marco Travaglini