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Giro d’Italia europeo

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Proprio mentre sta per passare il Giro d’Italia nel Canavese, da dove sto scrivendo, mi vengono spontanee alcune riflessioni.

Da alcuni anni la partenza del Giro avviene all’estero (nel 2022 da Budapest, quest’anno da Durrës) per poi proseguire nel nostro Paese fino all’arrivo.

Certo, viene meno il significato di Giro d’Italia stante che una parte, benché minima, avviene in territorio straniero, ma a parer mio conta dove avvenga la maggior parte del percorso.

Analogamente avverrà con la Vuelta, analogo spagnolo del nostro Giro, che partirà da Venaria Reale e che nel 2023 partì dall’Olanda.

Una commistione di luoghi stranieri in un evento che da sempre è, invece, caratteristico di un Paese, con i suoi colori ben definiti (giallo per il Tour de France, rosa per il nostro Giro e rosso per la Vuelta) può significare molto, a seconda di quale metro si usi: abbattimento ideale dei confini e dei nazionalismi, inserimento nel percorso di difficoltà che, forse, nel proprio territorio non esistono (si pensi alle altitudini nostrane rispetto a quelle spagnole) o altro.

Resta il fatto che io, personalmente, sono incerto se accogliere con piacere questa innovazione o considerarla una modernizzazione fuori luogo di un evento storico.

Si potrebbe per esempio creare un Giro d’Europa settentrionale, uno per l’Europa meridionale e idem per quella centrale, oppure togliere l’attributo nazionale, chiamandole soltanto Giro o Tour.

La cosa che, però, veramente mi lascia interdetto è che questa modernizzazione avviene proprio mentre dal punto di vista politico l’Europa sta marciando in direzione opposta, ovvero nella direzione dei nazionalismi, del mantenimento delle tradizioni e delle identità nazionali.

Ad una prima analisi si potrebbe rispondere che gli eventi sportivi citati siano in realtà organizzati non dagli Stati in cui l’evento ha l’arrivo ma dai Giornali che possono, ora in un modo ora in un altro, essere filogovernativi o esserne antagonisti, com’è attualmente per la maggior parte dei nostri o da Associazioni come l’Amaury Sport Organisation che, in ogni caso, fa capo al quotidiano l’Equipe.

Occorre dire che gli eventi professionistici stanno allo sport come l’arte sta alla grande industria, per cui lo stesso gruppo un domani potrebbe smettere di seguire il ciclismo per dedicarsi alle regate.

Il motivo per cui da alcuni anni queste partenze non avvengano più in territorio nazionale non è chiaro e potrebbe proprio essere un segnale in controtendenza con la politica di chiusura attuata da alcuni Paesi.

Certo è che lo sport dovrebbe essere apolitico, apartitico e, soprattutto, unire i popoli anziché dividerli o porli su rive opposte; altrimenti si rischia di assistere nuovamente a episodi come quello delle Olimpiadi di Berlino nel 1936 dove moderni Hitler rifiuteranno di stringere la mano agli Owens di quel contesto.

Ed è simbolico che proprio l’Ungheria, attualmente uno dei Paesi più nazionalisti, abbia dato il via al nostro Giro nel 2022.

Non sarà, per caso, che dove arrivano sponsorizzazioni e ricadute economiche fantastiche la politica va in vacanza per qualche giorno? 

Sergio Motta

Il Gianduiotto di Torino, via libera all’Igp

Grande soddisfazione da parte del ministro Lollobrigida, del presidente della Regione Piemonte Cirio e dell’assessore Bongioanni

 

Il Giandujotto di Torino diventerà la decima lgp del Piemonte. E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana la domanda di registrazione che segna l’avvio ufficiale dell’iter nazionale per il riconoscimento lgp di una delle specialità dolciarie fra i simboli più noti della città e del Piemonte. Saliranno così a 90 i prodotti piemontesi a denominazione d’origine tutelata fra Dop, Igp, Docg, Doc e Ig.

“Il sistema agroalimentare italiano – spiega il Ministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida – è composto di innumerevoli eccellenze del nostro territorio. Avere compiuto oggi un altro passo in avanti per il riconoscimento del GIandujotto tra i prodotti certificati lgp significa premiare il lavoro fatto. Il Giandujotto è un’eccellenza, espressione di sapienza tramandata di generazione in generazione, gusto unico e identità piemontese e italiana. Quando otterrà il disciplinare acquisterà ancora più forza sul mercato e ne verranno tutelate le sue caratteristiche inimitabili. Siamo orgogliosi di essere al fianco dei produttori”.

“Abbiamo lavorato per mesi per raggiungere questo risultato – afferma il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – un risultato che rappresenta il riconoscimento della storia e della tradizione di un’eccellenza del territorio. Valorizzare i nostri prodotti è fondamentale per farli conoscere sempre di più e anche per renderli più competitivi sui mercati internazionali”.

“Per il Piemonte è un traguardo che vale doppio – spiega con grande soddisfazione l’Assessore al Commercio, Agricoltura, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni – Una specialità che porta il nome di Torino e del Piemonte nel mondo vede finalmente riconosciuta la sua qualità, la tradizione manifatturiera dei nostri laboratori e soprattutto l’impiego tutelato della pregiata Nocciola Tonda Gentile prodotta nel nostro territorio, che trova una sua straordinaria possibilità di rilancio. Ringrazio personalmente il ministro Francesco Lollobrigida per aver seguito personalmente, insieme alla sua struttura, l’iter del disciplinare di produzione affinché rispondesse alle severe norme europee richieste per il riconoscimento.

Ora la strada è in discesa. Il GIangujotto di Torino lgp potrà entrare nel club degli ambasciatori di eccellenza della nostra regione e fregiarsi del brand “Piemonte is-Eccellenza Piemonte”.

Il disciplinare di produzione, già approvato dalla Regione Piemonte, era stato presentato lo scorso marzo al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e delle Foreste dal Comitato Giandujotto di Torino, che riunisce circa una quarantina tra artigiani e aziende del settore, presieduto dal maitre chocolatier Guido Castagna e con il coinvolgimento della storica azienda Lindt-Caffarel. I funzionari del Ministero hanno verificato la conformità del disciplinare ai metodi tradizionali di produzione durante una riunione di pubblico accertamento, confermandone la validità.

Il percorso per l’ottenimento dell’lgp era stato avviato ne lontano 2017, ma aveva subito alcune battute di arresto in seguito alle osservazioni presentate dal gruppo svizzero. Tra i punti centrali del documento l’esclusione del latte in polvere, coerentemente con le tecniche ottocentesche di produzione che si intendono salvaguardare, e l’obbligo di utilizzare una determinata percentuale di Nocciola Piemonte Igp.

In assenza di opposizioni il dossier pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale sarà ora trasmesso alla Commissione Europea, che avvierà la fase istruttoria a livello comunitario per il riconoscimento ufficiale dell’lgp.

Mara Martellotta

 

Il Mocha Mousse e i suoi abbinamenti. 1^ parte

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Proseguiamo a parlare del Colore dell’anno 2025, il Mocha Mousse, tonalità di marrone della quale ora, anche grazie alla sua diffusione, abbiamo ben percepito l’esistenza e stiamo conoscendo la versatilità.

Proprio questa è la caratteristica principale di questo colore: riuscire ad assumere connotazioni e, quindi, veicolare messaggi diversi a seconda degli abbinamenti con altri colori. E’ straordinario, se consideriamo che il Mocha Mousse è già di per sé un colore con caratteri originali, dei quali si è detto all’articolo precedente: un colore classico, raffinato, sofisticato.

Come si abbina il Mocha Mousse per avere effetti diversi?

Il carattere classico e senza tempo viene enfatizzato dagli abbinamenti con il marrone cioccolato, con marroni freddi, con i taupe, i crema, i beige, i cipria. L’abbinamento con i taupe e i cipria trasmette tranquillità. Gli abbinamenti con il cioccolato, il beige, il crema denotano maggiore personalità. Tutti sono sofisticati. Altrettanto lo è quello tra Mocha Mousse e il nero: splendido e sofisticato, trasmette autorevolezza.

Importante avere presente che possiamo abbinare il Mocha Mousse sia a colori caldi sia a colori freddi e, in tema di abbigliamento – di cui si occupa questa rubrica – mai si possono indossare più di tre colori, in proporzione diversa, accessori compresi. Questo non è un dettaglio, ci aiuta a comprendere perché talvolta, guardandoci allo specchio, notiamo “qualcosa che non va”. Se riguarda il colore, può essere l’abbinamento, la proporzione tra i colori o la loro collocazione nella figura.

Altrettanto raffinati – e meno scontati – possono essere alcuni abbinamenti del Mocha Mousse con colori non in tonalità o non neutri.

Penso alle tante tonalità del rosa, fredde e calde. Ne ho scelte tre, che ravvivano il Mocha Mousse mantenendolo elegante, senza tempo e aggiungendo una nota di sottile vivacità. Come scegliere quello migliore per ciascuno? Sulla base della classificazione secondo l’Ora del Giorno, di cui ho scritto. Le nostre caratteristiche fisiche, insieme alle preferenze, ci indicheranno la tonalità (in questo caso del rosa) da scegliere.

Altra scelta da suggerire: il blu. Anche qui vi mostro tre tonalità di blu molto diverse tra loro da abbinare al Mocha Mousse per un effetto di contrasto sofisticato. Quale scegliere? Dipende dalle vostre caratteristiche. E il blu, anche nelle fantasie, è splendido con il Mocha Mousse anche nella stagione estiva, della quale parleremo nel prossimo articolo

Chiara Prele

 

 

Da Torino città ai campi tra i laghi: la favola agricola di Fabio Tofi e Alessandra Bernardi

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SCOPRI – TO   ALLA SCOPERTA DI TORINO

È torinese Alessandra e insieme al suo compagno Fabio ci accompagna alla scoperta del loro luogo magico, un luogo che ha conquistato il cuore di molti piemontesi: l’azienda agricola “La Terra dei Due Laghi”, incastonata tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta.
La terra dei Due Laghi non è solo una semplice realtà agricola; è il frutto di un sogno, della caparbietà di un ragazzo che ha deciso di costruirsi un futuro con le sue mani, partendo da zero.
Fabio aveva appena 18 anni quando ha preso una decisione che ha cambiato la sua vita: aprire un’azienda agricola. Mentre molti si chiedevano “cosa posso fare di nuovo?”, lui ha scelto una via inaspettata: coltivare zafferano. Ma non un qualsiasi zafferano: ha recuperato una varietà autoctona piemontese, quasi dimenticata, e l’ha fatta rinascere nei campi della sua famiglia.
Fabio ha cominciato la sua attività con la gavetta più dura, non arrivava da una tradizione di famiglia (il padre assicuratore, la madre medico) ma aveva un suo sogno e tanta caparbietà. Era presente nei mercatini più piccoli dove spesso ci rimetteva affrontando giornate in cui il costo del banco superava di gran lunga il ricavato dalle vendite. Tornava a casa a mani vuote, stanco, ma mai sconfitto. In quei momenti, in cui sarebbe stato facile mollare tutto, ha scelto invece di stringere i denti e andare avanti.
La svolta è arrivata quando il direttore di Coldiretti Novara lo ha notato e gli ha detto chiaramente: “Tu devi diventare presidente”. Così Fabio è diventato il più giovane presidente Coldiretti d’Italia, un riconoscimento che ha acceso i riflettori su di lui.
Poco dopo, in uno di quei mercati, un giornalista del Gambero Rosso lo ha definito “il re dello zafferano” in un articolo che gli ha aperto le porte del successo. Da quel momento, La Terra dei Due Laghi ha iniziato a diventare un punto di riferimento per gli amanti del buon cibo e delle storie autentiche.
All’inizio non c’era ancora un punto vendita fisico: Fabio coltivava, produceva e vendeva da casa o alle fiere. Oggi, invece, l’azienda ha un volto, un luogo curatissimo, costruito con materiali riciclati e decisamente accogliente. L’8 novembre scorso ha inaugurato il punto vendita e la nuova area dedicata agli aperitivi, immersi tra i filari di nocciole, i campi di zafferano e le vigne.
Lo zafferano resta il cuore dell’attività: l’azienda è oggi il terzo impianto italiano per produzione, con 6-7 chili annui. Ma attorno a questo oro rosso, Fabio ha costruito un vero e proprio ecosistema agricolo: prodotti a base di zenzero, nocciole, miele (grazie alle sue api), pasta, torte e dolci realizzati da terzisti di fiducia e poi selezionati per essere venduti o usati per gli aperitivi.
Oggi Fabio ha 24 anni e continua a non fermarsi: durante la stagione invernale lavora sulle piste da sci per mettere da parte il denaro necessario ad acquistare nuovi terreni in primavera. Si sporca ancora le mani, guida il trattore, cura ogni dettaglio, ma allo stesso tempo è un comunicatore naturale, capace di fare rete, coinvolgere mondi diversi e raccontare la bellezza della vita agricola con autenticità.
Non sono mancati i momenti difficili, quelli in cui avrebbe potuto gettare la spugna, ma Fabio ha capito una cosa fondamentale: nella vita non bisogna rincorrere il successo è il successo che arriva, se davvero nel proprio lavoro ci si dedica con tutto sé stessi, senza compromessi e senza scorciatoie. Lo si conquista quando si diventa così bravi da non poter più essere ignorati.
Accanto a lui c’è Alessandra, lei ha un altro lavoro, ma ogni volta che può è in azienda, per affiancare Fabio col suo spirito prettamente torinese analitico e concreto contribuisce con passione al progetto. Insieme Fabio e Alessandra trasmettono l’amore per una terra che non è solo lavoro, ma anche bellezza, identità e possibilità.
Una storia vera, fatta di fatica, visione e coraggio. Una storia che, nata tra i laghi del Piemonte, continua a crescere ed essere apprezzata e di esempio anche qui, a Torino.
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Noemi Gariano

Associazione Socratè: Cultura e Inclusione con Maria Antonietta Floscio

L’Associazione Socratè, attiva sul territorio da diversi anni, si distingue per il suo impegno nella promozione della cultura, del pensiero critico e dell’inclusione sociale. Fondata su valori di dialogo, partecipazione e crescita collettiva, l’associazione organizza regolarmente incontri, laboratori e progetti formativi aperti a tutte le età e provenienze.

Figura centrale dell’associazione è Maria Antonietta Floscio,Presidente e fondatrice,volontaria, attivista culturale, che con passione guida le attività di Socratè. Il suo approccio unisce rigore pedagogico e umanità, con l’obiettivo di offrire spazi di confronto e riflessione accessibili e stimolanti.
Grazie a Socratè, molte persone hanno trovato un luogo dove esprimersi liberamente, approfondire temi filosofici, letterari e sociali, e soprattutto sentirsi parte di una comunità attiva e accogliente. Un’associazione che, proprio come il filosofo da cui prende il nome, crede che la vera crescita passi dal dialogo.

Enzo Grassano

Il paradosso della tecnologia, ragazzi connessi ma sempre più soli

Come ogni strumento inventato dall’uomo, anche la tecnologia rappresenta due lati di una stessa medaglia e se vogliamo vedere l’aspetto buono, anziché quello nocivo, dobbiamo impararne il corretto utilizzo ed insegnarlo ai nostri ragazzi.

Sebbene all’origine di questi strumenti vi siano degli scopi militari, sia i computer che Internet sono nati come strumenti di difesa, la tecnologia moderna sembra rappresentare un aiuto per connettere le persone e semplificare le nostre vite in ogni ambito.

Se pensiamo alla possibilità di comunicare seduta stante con una persona dall’altra parte del mondo, alla domotica che ci aiuta a gestire le nostre case o ancora all’elettronica delle nostre auto, i vantaggi sono tanti. Tuttavia, quando avviene un abuso di questi strumenti, ecco che il lato nocivo della medaglia inizia a palesarsi.

Nel momento in cui la tecnologia aiuta le persone in modo eccessivo e totalitario, gli esseri umani iniziano ad adagiarsi e a dimenticarsi delle loro capacità: la videochiamata o il messaggio con l’amico lontano diventano una scusa per videochiamare e messaggiare anche l’amico vicino, senza doversi alzare dal proprio divano; la possibilità di usare Alexa per dare comandi come l’avvio del robot che pulisce la casa o l’accensione della tv, rappresentano altre strategie per non scomodarsi da dove si è, così come il display dell’auto che si accende durante la retromarcia porta ad adagiarsi all’utilizzo dei sensori, mettendo in secondo piano le nostra capacità di attenzione e di percezione del campo visivo.

Ecco perché bisogna insegnare ai giovani, i quali vivranno in un mondo ancora più tecnologico, a comprendere bene l’utilizzo di questi strumenti.
Diventa necessario per loro che venga insegnata la capacità di riflettere sull’utilizzo della tecnologia, di capire quando diventa un eccesso e di trovare modi e spazi per prendere le distanze e disintossicarsi da tutto questo.

Basterebbe iniziare con pochi e piccoli accorgimenti come lasciare il telefono in un’altra stanza per almeno quindici minuti al giorno, far notare loro come ci si possa sentire senza vincoli quando la tecnologia non li rende succubi, invitare alcuni amici a casa e suggerire di trascorrere del tempo insieme senza avere sempre gli smartphone a portata di mano.

Non è facile attuare degli accorgimenti di questo tipo, soprattutto se gli adolescenti sono già grandi, ma vale la pena provarci perché, se è quasi certo che oggi faranno fatica a capirci, è altrettanto probabile che un domani, invece, verranno a ringraziarci.

IRENE CANE

Psicologa

La crosta di mandorle rende il pollo prelibato

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Un secondo prelibato, particolarmente invitante, il petto di pollo intero reso appetitoso da una croccante crosta di frutta secca, mandorle, nocciole o pistacchi, a voi la scelta. Cotto in forno con pochissimi grassi risultera’ leggero e tenerissimo, da servire caldo o freddo, perfetto accompagnato da una fresca insalatina.

 

Ingredienti

1 Petto di pollo intero

1 uovo intero

80gr. di mandorle

1 rametto di rosmarino

Scorza di limone grattugiata

Sale, pepe, olio q.b.

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Nel mixer tritare finemente le madorle con gli aghi di rosmarino, sale e pepe. Sbattere leggermente l’uovo. Passare il petto di pollo prima nell’uovo e poi nel trito di mandorle al quale avrete aggiunto la scorza del limone grattugiata. Preriscaldare il forno a 200 gradi, sistemare il petto di pollo in una teglia foderata con carta forno, irrorare con un filo d’olio, cuocere per 15 minuti poi, abbassare la temperatura a 180 gradi e proseguire la cottura per altri 10 minuti. Buon appetito !

Paperita Patty

Tra natura e quota, Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane

Dopo il successo ottenuto al Trento Film Festival e l’avvio di un tour promozionale, arriva in anteprima regionale per il Piemonte, a Torino, il documentario “tra natura e quota – Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane”, scritto e diretto da Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon, prodotto da Cineblend in collaborazione con il Club Alpino Italiano CAI.

La proiezione è in programma lunedì 9 giugno alle 19 presso il Cinema Massimo di Torino, in concorso al 28esimo Festival Cinema Ambiente, alla presenza dei registi. Il documentario rappresenta un intenso viaggio visivo ed emotivo nel cuore delle Alpi Apuane, un territorio affascinante e impervio attraverso lo sguardo e l’esperienza di Giovanni Storti, noto attore italiano e grande appassionato di montagna. Con la sua consueta ironia e sensibilità, Storti accompagna lo spettatore in un percorso narrativo che affronta due tematiche di grande rilevanza e attualità, quali la tutela della biodiversità e la riduzione del rischio in ambiente montano. Nel corso del racconto si alternano le voci di esperti del territorio, Alessio Piccioli, Presidente della struttura operativa Sentieri e cartografie del CAI, Andrea Ribolini, dottore forestale e guida ambientale escursionistica, Elena Alberti biologa dell’orto botanico Pellegrini Ansaldi, Gionata Landi, guida alpina e tecnico del Soccorso Alpino, Alberto Grossi, esperto ambientale e Veronica Pierotti, Presidente della sezione CAI di Forte dei Marmi. Gli autori Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon, con il supporto di Cineblend Srl e la piena collaborazione del Club Alpino Italiano, dopo aver registrato il pieno interesse del pubblico in occasione delle centinaia di proiezioni del documentario sulla tragedia della Marmolada e sul mondo del Soccorso Alpino, hanno ritenuto necessario ritornare a parlare di ambiente e sicurezza in montagna, questa volta con leggerezza e ironia. Si tratta di due temi che sono stati vissuti, invece, in modo drammatico nel precedente lavoro “Marmolada 03 – 07 – 22”. Riflettere sul mondo montano in evoluzione, per effetto dell’antropizzazione o l’innalzamento delle temperature, e capire che per frequentarlo è necessario aggiornare le proprie conoscenze e attrezzature, è un argomento cui bisognava dare risposta, e la persona che più di tutte poteva portare questi argomenti al vasto pubblico con ironia e spensieratezza era Giovanni Storti. Un’ occasione per scoprire con ironia un territorio selvaggio e riflettere sui problemi che ne minacciano la conservazione. Filo rosso di questa avventura è la biodiversità, concetto coniato nel 1988 dall’entomologo Edward Wilson: l’interconnessione magica fra individui di tutte le specie che, come ricorda lo stesso Storti: “può essere definita come la ricchezza di vita sul nostro pianeta”. Secondo fil rouge è la riduzione del rischio in montagna, qui introdotta grazie all’ironia del comico, con il giusto equilibrio tra leggerezza e profondità. L’obiettivo è aiutare il pubblico e prendere consapevolezza di questo delicato tema, soprattutto in un momento di grande mutamento per il territorio.

Tra le giornate di questo percorso, nella prima si sarò immersi nelle fragranze dell’Orto Botanico Pellegrini Ansaldi, per poi arrivare, nel pomeriggio, al rifugio Puliti. La seconda giornata è dedicata al Monte Nona, il terzo giorno alla mitica ferrata del Monte Procinto, la più antica d’Italia.

 

Mara Martellotta

Zoom Torino inaugura “Farmland”

La nuova fattoria didattica immersiva dove la natura incontra la sostenibilità

 

Il bioparco Zoom amplia la propria offerta educativa e naturalistica con una grande novità per il 2025, Farmland, la nuova fattoria didattica immersiva all’interno dei Giardini Meraviglia, l’area tematica dedicata alla sostenibilità inaugurata lo scorso anno e già sede dell’Oasi delle Farfalle.

Farmaland, con una superficie di oltre 3 mila metri quadrati, rappresenta un vero e proprio viaggio nella natura e nelle tradizioni agricole, pensato per adulti e bambini. Qui i visitatori potranno entrare in contatto diretto con gli animali da fattoria, in un percorso walking through immersivo, dove scoprire l’importanza della specie da allevamento e dell’agricoltura locale, con un’attenzione speciale ai temi della sostenibilità e biodiversità rurale. Si tratta di un nuovo habitat che rappresenta molto di più di una fattoria, è un laboratorio a cielo aperto dove bambini, famiglie e scuole possono conoscere da vicino il mondo rurale e le pratiche sostenibili che lo preservano. L’interazione con gli animali diventa strumento di apprendimento attivo stimolando curiosità, empatia e rispetto per la natura.

Con l’inaugurazione di Farmland, Zoom Torino conferma la propria missione di educare divertendo, promuovendo la conservazione della specie, la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale e una nuova consapevolezza ambientale.

Oltre alle specie già presenti nel parco, come lama, alpaca e capre tibetane, Farmland ospita nuove razze affascinanti e cariche di valore educativo:

la pecora Texel, originaria della costa del Mare del Nord, una razza ovina rinomata per la sua lana pregiata e per la produzione di un formaggio artigianale presidio Slow Food;

la pecora d’Ouessant, la più piccola razza ovina al mondo, proveniente dalla Bretagna, docile e curiosa, è perfetta per attività didattiche. Simbolo di resilienza, è stata salvata dall’estinzione negli anni Settanta. Infine l’asino, straordinariamente intelligente, riflessivo, dotato di grande memoria, è un compagno fidato ed empatico, il cui latte è noto per essere simile a quello umano.

Farmland ospita trenta animali, distribuiti in diverse aree, l’area walk-in di capre tibetane e pecore d’Ouessant (14 capre e 6 pecore), l’area asinelli due esemplari, Pecore Texel 4 esemplari; area lama e alpaca 2 lama e 5 alpaca

Cattive abitudini e relazioni sbagliate con i nostri amici a quattrozampe

DIRITTI DEGLI ANIMALI

Il Garante per i diritti degli animali della Regione Piemonte Paolo Guiso ci parla di temi attuali e problematiche da affrontare.

La Regione Piemonte è stata la prima in Italia a istituire il Garante per i diritti degli animali, con compiti dettagliati nella L.R. n. 6/2010 rappresentando un punto di riferimento per la tutela dei diritti degli animali a livello locale. In ambito nazionale con l’articolo 727 del codice penale la modalità di trattamento degli animali è cambiata e questa norma si è perfezionata e ampliata nel 2004 con la legge 189 che ha introdotto il principio delle “condizioni incompatibili” con la loro etologia ovvero situazioni contrarie alla loro natura e produttive di grandi sofferenze.

Le funzioni ricoperte del garante sono diverse come, ad esempio, la ricezione di segnalazioni e reclami da parte di cittadini o associazioni che desiderano comunicare atti lesivi nei confronti degli animali, la trasmissione ufficiale alle autorità giudiziarie di quelli che possono configurarsi come reati, la diffusione delle norme locali, regionali e internazionali relative alla tutela degli animali e , infine, eventuali suggerimenti sull’adozione di provvedimenti da adottare alla Giunta e al Consiglio regionale, ma anche al Comune. Altre attività importanti che svolge questo ente è l’analisi delle condizioni degli animali, la mappa dei servizi dedicati agli animali.

Paolo Guiso, medico veterinario di Moncalieri, che dal 2022 ricopre la carica di Garante per i diritti degli animali della Regione Piemonte, ci spiega quali sono i temi e le problematiche che affronta quotidianamente questa importante figura istituzionale “il Garante si occupa di tutti gli animali e non solo di quelli domestici da compagnia. Se si osserva la città dall’alto si possono vedere quegli animali che vengono denominati sinantropi, ovvero quelle specie che vivono vicino all’uomo, ma che non sono propriamente integrati nella vita degli esseri umani come i topi, i piccioni, i gabbiani, le nutrie, gli scoiattoli grigi, i cinghiali e i lupi che sono aumentati nel corso del tempo anche a causa del Covid che a causa delle restrizioni ha lasciato loro maggiore campo libero”.

Questi animali sono alla ricerca di cibo e vengono a cercalo, soprattutto la notte, proprio nei centri abitati trovando dei veri e propri ristoranti, per esempio, tra l’immondizia che purtroppo viene lasciata in strada. Questo fenomeno, a cui non si era abituati, può creare problemi sanitari che devono essere tenuti sotto controllo attraverso l’analisi delle condizioni di salute delle vare specie. Un altro problema che è al centro dell’attenzione e della discussione è il tema dell’accattonaggio con gli animali, cani perlopiù, purtroppo non ancora risolto a causa di una norma perentoria che punisca chi li utilizza per fare soldi. Guiso chiosa “dovrebbe essere genericamente vietato accattonare con gli animali con un’unica condizione che è quella di proteggere coloro che li posseggono come animali da compagnia e affezione, che sfortunatamente sono finiti in strada per motivi personali e che spesso rinunciano ad andare nei rifugi o negli ospedali per non lasciarli. È assolutamente necessario proteggere questa categoria di persone che hanno con l’animale un rapporto di affezione”.

Un altro argomento molto interessante di cui ci parla il garante è di un fenomeno piuttosto recente ovvero il rapporto anomalo che si sta instaurando con gli animali domestici “gli animali hanno il loro modo di vivere, non hanno le nostre stesse abitudini. Si pensa che il rapporto affettivo con loro sia reciproco e vissuto con le stesse modalità, ma non è così. Molto spesso riversiamo sui nostri compagni di vita la tendenza a volere esercitare il controllo, decidiamo cose per loro di cui in realtà non hanno voglia né bisogno come decorarli o fargli la festa di compleanno. È un tema che sempre di più sta interessando la psicologia e la psichiatria perché’ un rapporto in cui l’uomo decide per l’animale in tutto e per tutto ignorando le sue esigenze reali può essere sintomo di disagio per il padrone e procurare disturbi comportamentali all’animale”.

MARIA LA BARBERA