ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 97

Auto elettriche, disponibile il nuovo bonus

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

L’Italia vuole muoversi a grandi passi verso la transizione del parco auto all’elettrico, una richiesta più volte avanzata dall’Europa e che il Governo punta con forza a raggiungere. Non è di certo una strada in discesa, anzi, perché gli italiani sembrerebbero ancora restii all’acquistare auto elettriche, stando a quanto rivelano i numeri delle vendite del settore.

La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 19 ottobre 2023, giorno in cui verrà aperta sul sito del Ministero del Made in Italy il percorso verso la piattaforma per presentare la domanda per il bonus relativo alle colonnine di ricarica per le auto elettriche.

Si tratta di una misura pensata dal Governo per rimborsare tutti quei cittadini, privati o condomini, che hanno affrontato delle spese per installare postazioni di ricarica per le auto elettriche.

Il bonus rimborsa le spese per l’acquisto e l’installazione delle colonnine di ricarica, ma anche le spese per gli impianti elettrici, per le opere edili strettamente necessarie, per gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio, le spese di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi e i costi per la connessione alla rete elettrica, tramite attivazione di un nuovo Point Of Delivery (POD).

Il via libera alla misura è fissato per il 19 ottobre e ci sarà tempo fino al 2 novembre pre presentare le domande per ottenere il bonus. A poter presentare domanda saranno sia i privati che i condomini che nel 2023 hanno installato o installeranno le colonnine di ricarica. Ma a usufruirne potranno anche essere quelli che hanno sostenuto simili spese dal 4 ottobre al 31 dicembre 2022.

Come quasi tutti i bonus, per ottenere l’agevolazione ovviamente il pagamento deve essere stato effettuato con strumenti tracciabili, come bonifici e carte di credito e di debito. Alla domanda va allegata la fattura e la copia dell’estratto conto dal quale deve risultare la modalità di pagamento della fattura stessa. Per accedere alla misura bisogna quindi allegare la certificazione di conformità rilasciata dall’installatore, che attesti, appunto l’avvenuta installazione dell’infrastruttura. Nel caso di domanda fatta dal condominio deve essere aggiunta una copia della delibera di approvazione della spesa. Importante, poi, che le colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici siano nuove di fabbrica ed essere di potenza standard. La misura promette di rimborsare l’80% delle spese sostenute, ma ci sono comunque dei limiti. Per il bonus sono stati stanziati 40 milioni e nello specifico saranno massimo 1.500 euro rimborsabili per persona fisica richiedente, mentre per i condomini massimo 8.000 euro.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

A qualcuno piace calda

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

La caduta del muro di Berlino, nel novembre 1989 e, poco più tardi, la dissoluzione dell’Unione Sovietica hanno segnato la fine di un conflitto che aveva diviso per più di quarant’anni il mondo in due schieramenti.

La contrapposizione sempre più accesa tra gli Stati Uniti e l’URSS, iniziata dopo la seconda guerra mondiale, venne definita nel 1947 dal giornalista americano Walter Lippmann “Guerra Fredda” e così venne in seguito sempre ricordata.

Ad essere più precisi a coniare il termine era in realtà stato, pochi anni prima, lo scrittore George Orwell che aveva descritto il mondo sopravvissuto al secondo conflitto mondiale come sovrastato dall’ombra di una possibile catastrofe nucleare con una “pace che non è una pace.”

La “Guerra fredda” designava quindi una situazione dove lo scontro avveniva sul terreno delle relazioni diplomatiche, delle alleanze, della politica, della deterrenza (il possesso, da parte delle due parti in causa dell’arma atomica) e raramente (come avvenne in Corea e Vietnam) si traduceva in veri e propri fenomeni bellici, le cosiddette “guerre calde”.

La fase successiva, sino alla seconda metà dello scorso decennio, ha consentito un periodo di forte espansione economica, allargata ad aree del mondo virtualmente assenti fino ad allora dalla cartina economica (i Paesi emergenti, con la Cina a tirare la volata), che può essere racchiuso in un termine quanto mai abusato: globalizzazione.

Sebbene fosse stato introdotto per la prima volta dal settimanale The Economist nel 1962 sono stati proprio gli anni 90 a cogliere i frutti dell’appena nata libertà degli scambi, una volta cadute le frontiere politiche ed ideologiche.

Da qualche anno, però, abbiamo assistito al rallentamento della crescita degli scambi internazionali ed al ritorno di movimenti nazionalisti, a partire dagli Stati Uniti, che non hanno risparmiato nessun continente (anche la Cina, con Xi Jinping ne è stata fiera protagonista).

Che questa fase di “guerre commerciali” sarebbe stata seguita da un ritorno delle “guerre calde” non era certamente immaginabile, sebbene, vista con la lente della storia, non sembri oggi così sorprendente.

Le fasi economiche incerte producono insoddisfazione, squilibri sociali, derive nazionalistiche e (solo in passato, si sperava) guerre e rivoluzioni.

La debolezza occidentale (con il disimpegno statunitense dai principali scenari internazionali operato a partire dalla presidenza Obama) ha consentito, per citare solo gli eventi più recenti, il ritorno al governo del regime talebano in Afghanistan e, successivamente, il risorgere delle ambizioni imperiali (o sovietiche) nella Russia di Putin.

Anche le ultime tragiche vicende israelo-palestinesi, pur nella loro stratificata complessità storica, hanno forse a che fare con una fase caratterizzata dall’assenza di una forte leadership (innanzitutto negli Stati Uniti, alleato storico del Paese di Abramo), insoddisfazione e debolezza interna (il governo di Netanyahu, molto sbilanciato a destra e molto criticato dai suoi connazionali), povertà e desolazione (nei territori palestinesi) e sottovalutazione dei pericoli (il primo ministro aveva destinato il grosso del potente apparato militare alla difesa dei nuovi, sgraditissimi ai palestinesi, insediamenti di coloni lasciando sguarnito il confine con la striscia di Gaza).

Stiamo forse assistendo ad un cambiamento di paradigma, dopo un trentennio di “pax economica”, che andrà seguito con grande attenzione.

La guerra fredda è alle nostre spalle, la globalizzazione è seriamente messa in dubbio ed a qualcuno, purtroppo, è tornata a piacere calda….la guerra.

I tempi e i modi con i quali la situazione si evolverà ci diranno se l’approdo di questa fase magmatica sarà un mondo più stabile (con una Russia più debole, fiaccata dal lungo conflitto e un Medio Oriente non troppo destabilizzato da quanto sta avvenendo) o un luogo più rischioso dove vivere ed investire.

A quest’ultimo proposito, i mercati finanziari hanno mantenuto per ora una relativa calma, con una modesta discesa dei prezzi azionari ed un aumento di pochi dollari del petrolio, nulla a che vedere con il panico generato giusto cinquant’anni fa dalla guerra del Kippur (quando forze egiziane e siriane entrarono nel Sinai innescando la reazione israeliana e l’impennata del greggio).

Il futuro rimane molto incerto e la possibilità di una moderata recessione sembra ora molto più concreta.

Gli investitori non hanno certo perso le speranze, fiduciosi nell’azione benefiche che potrebbe arrivare dalla politica delle banche centrali che, dopo 18 mesi di rialzi dei tassi, potrebbero presto invertire la rotta (cessando gli aumenti per poi iniziare un ciclo di ribasso dei tassi d’interesse).

L’inverno è alle porte ed una delle variabili che ha più spesso trascinato l’occidente in una recessione è stato l’aumento del prezzo del petrolio (ora alla vigilia dei suoi maggiori consumi stagionali) evento che si verificherebbe con l’allargamento del conflitto all’Iran.

Il coinvolgimento di Teheran potrebbe davvero fare perdere la calma agli investitori e provocare danni economici difficili da immaginare ma questo, per fortuna, non sembra essere un rischio così imminente.

Il quadro è decisamente nebuloso ma, come sempre quando la luce si affievolisce, non è il caso di muoversi freneticamente, in preda alla paura ma, piuttosto, di rimanere fermi sulle proprie posizioni.

Solo così eviteremo di procurarci danni maggiori urtando contro gli ostacoli che non riusciamo a vedere.

L’Executive MBA di ESCP al terzo posto a mondiale del Financial Times

 L’Executive MBA di ESCP Business School si posiziona al terzo posto a livello mondiale nella classifica annuale degli EMBA del Financial Times. ESCP scala due posizioni nel ranking delle migliori istituzioni di formazione executive al mondoconfermando la sua leadership.

 

L’EMBA di ESCP è classificato al 1° posto in Europa e occupa la prima posizione in tutti i Paesi in cui sono presenti i nostri campus: Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito. Questo conferma il suo status di uno dei programmi EMBA più prestigiosi d’Europa.

 

“Questo eccezionale traguardo dimostra l’impegno di ESCP nell’offrire un’esperienza di prim’ordine per formare business leader di alto livello”, afferma la Prof.ssa Véronique Tran, Executive Vice President and Dean for Executive Education“Siamo convinti che, nell’attuale panorama economico in rapida evoluzione, l’apprendimento continuo non sia un’opzione. Si tratta di un vantaggio competitivo e la chiave del successo futuro”.

Punto di forza dell’EMBA è la sua eccellenza internazionale, e per questo ESCP si aggiudica il primo posto nella classifica del FT, dando rilevanza alla preziosa esperienza internazionale dei suoi corsi. I partecipanti EMBA di ESCP prendono parte a un programma dedicato allo sviluppo della loro filosofia di leadership personale, imparando a valorizzare la loro carriera per ottenere il massimo impatto nell’attuale ambiente economico globale.

Questa forte prospettiva internazionale si riflette nella diversità delle classi e dei docenti dell’EMBA, grazie anche all’esclusivo modello multicampus di ESCP. I partecipanti entrano a far parte di un importante network formato da 75.000 alumni, presente in 200 paesi.

 

Il FT ha inoltre classificato l’EMBA di ESCP al 4° posto per l’avanzamento di carriera, calcolato in base alle variazioni del livello di seniority e delle dimensioni dell’organizzazione per gli alumni dell’EMBA. La percentuale di aumento di stipendio per gli alumni rispetto a prima dell’EMBA e ora è del 101%.

All’interno del programma EMBA, la sostenibilità non è solamente una materia studiata in classe, ma è una costante, intessuta nell’intero programma di studi. Per ogni corso del programma EMBA, i professori hanno identificato da due a quattro SDG che il corso contribuisce a realizzare. Questi sforzi sono stati riconosciuti dal fatto che l’EMBA di ESCP si è classificato al secondo posto a livello mondiale per “Environmental, Social and Governance (ESG)“.

 

“Molti dei nostri alumni, dopo aver completato l’EMBA, sono passati a ricoprire ruoli chiave nel campo della sostenibilità o hanno avviato startup dedicate a iniziative legate alla sostenibilità. Questa trasformazione e i risultati di questo ranking sottolineano la profonda influenza che il nostro programma ha sulla formazione di leader che creano valore per le aziende e la società, tenendo conto delle questioni di sostenibilità e con un forte impegno ad avere un impatto positivo sul mondo. Per noi la sostenibilità è un concetto ampio e completo, incorporato in tutti gli aspetti del nostro programma EMBA, che comprende tutte le dimensioni dell’ESG, inclusi i fattori ambientali, sociali e di governance”, dichiara il Prof. Francesco Venuti, Direttore Accademico dell’EMBA.

 

“Il programma EMBA dell’ESCP fornisce agli executive le conoscenze e le competenze essenziali per realizzare appieno il loro potenziale di leader di livello mondiale impegnati a dare vita ad un impatto positivo”, afferma Manon Marinière, direttrice dell’EMBA. “Questo grande risultato nel ranking sottolinea la nostra dedizione alla leadership responsabile”.

 

Per maggiori informazioni sull’Executive MBA di ESCP Business School, visitare il sito: https://escp.eu/programmes/executive-mba.

 

Pensione integrativa: una proposta alternativa

 

La situazione previdenziale degli italiani è ancorata da sempre all’INPS, che raccoglie e gestisce i contributi versati dalle aziende e dai lavoratori per costruire una posizione personale che, al momento della maturazione dell’età pensionabile (o dell’uscita anticipata dal mondo lavorativo per agevolazioni o accordi) consenta di erogare una rendita vitalizia.

I contributi sono obbligatori e rappresentano una forma di “risparmio forzoso” nell’interesse del lavoratore che, a fronte delle trattenute, otterrà un capitale finale da godere nella sua vecchiaia.

Attualmente il sistema prevede che la rendita sia pagata tenendo conto dei contributi obbligatori versati.

Accanto alla “pensione obbligatoria” sono state istituite anche forme di previdenza complementare (i fondi pensione ed i Piani individuali pensionistici) con l’obiettivo di integrare il trattamento pensionistico di base).

Ma queste soluzioni hanno costi elevati, che spesso annullano i benefici dell’accumulo.

Ecco perché recentemente è stata pubblicata una proposta molto innovativa, formulata da un trio di studiosi (Arun Muralidhar, Fabio Galli e Giorgio Fano) che hanno pubblicato un interessante studio intitolato “Investi nel tuo futuro e nel futuro dell’Italia”, in cui lanciano l’idea di una nuova forma di Buoni del Tesoro finalizzati a costruire una forma pensionistica complementare svincolata dai tradizionali versamenti in “casse comuni” o in polizze vita.

I BTP (denominati Buoni del Tesoro Poliennali Previdenziali) avrebbero caratteristiche ben diverse da quelli tradizionali.

Per il periodo di accumulo il lavoratore potrebbe acquistare BTPPI che andrebbero a costituire un capitale finale in continua crescita grazie ai versamenti ed alla capitalizzazione delle cedole, che non sarebbero pagate ma calcolate ad incremento della posizione.

Al momento della messa in quiescenza (o dell’eventuale decesso anticipato) lo Stato erogherà per un periodo predeterminato (si ipotizzano 15 anni, pari alla presunta vita residua del pensionato medio) una rendita mensile pari al montante finale diviso i 180 mesi; rendita indicizzata in base al tasso d’inflazione per coprire i rischi della svalutazione.

Facciamo un esempio pratico.

Un lavoratore di 25 anni investe in BTPPI un importo di 100 euro mensili, dai quali ottiene ogni anno il 5% capitalizzato.

Dopo 40 anni, il montante è pari ad oltre 160.000 euro, con un esborso complessivo di 48.000 euro, e può fare affidamento su rate mensili di circa 900 euro per 15 anni.

Sarà un importo sufficiente per far fronte al costo della vita di allora? Probabilmente no, ma, come dice il proverbio, meglio poco che niente.

E per coprire l’eventuale perdita del potere d’acquisto, basterebbe incrementare ogni anno il versamento dei 100 euro in funzione del tasso d’inflazione rilevato dall’ISTAT. Con un tasso medio d’inflazione al 5%, i primi versamenti di 100 euro mensili salirebbero alla fine a circa 700 euro, ma ovviamente il capitale finale sarebbe ben superiore, arrivando a sfiorare i 350.000 euro, con una rendita finale mensile di 1.800 euro per 15 anni.

U n sistema semplice, già adottato in altri paesi come il Brasile dallo scorso gennaio, che ha ottenuto un immediato riscontro positivo.

Usare speciali emissioni di BTP consentirebbe di ottenere importanti risultati.

Lo Stato potrebbe fare affidamento su imponenti somme derivanti dalle sottoscrizioni per un periodo molto lungo: nella fase di accumulo almeno 30/40 anni, nella fase di distribuzione 15 anni (anche se con valori gradualmente crescenti per i pagamenti della pensione). Il costo della raccolta sarebbe uguale a quello dei BTP ordinari, con l’altro vantaggio di “risparmiare” il pagamento degli interessi per 30/40 anni (vantaggio di liquidità).

I lavoratori potrebbero fare affidamento su un accumulo certo, svincolato dall’alea degli investimenti che sono previsti dai fondi pensione e dai PIP. E’ vero che in teoria una buona gestione potrebbe rendere bene, ma è altrettanto vero che l’esperienza purtroppo insegna che non è sempre così, anzi! Ed i costi a carico dei sottoscrittori sono elevati, erodendo il rendimento lordo, tanto che in certi anni i risultati sono stati addirittura negativi.

La tassazione sul capitale maturato sarebbe agevolata (12,50% previsto per i titoli di Stato), non ci sarebbe imposta di successione in caso di premorienza del lavoratore, la rendita quindicennale sarebbe certa e piena anche per i familiari (mentre con le pensioni è prevista la decurtazione dell’importo versato agli eredi).

Signori governanti, volete prendere in considerazione questa proposta?

Per approfondire: Arun Muralidhar · Fabio Galli · Giorgio Fano- “Investi nel tuo futuro e nel futuro dell’Italia”

https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4486371

 

Gianluigi De Marchi

 demarketing2008@libero.it

Amazon: posizioni aperte per operatori di magazzino a  Torrazza Piemonte

Nel centro, operativo dal 2019, l’azienda ha già creato 1.750 posti di lavoro a tempo indeterminato,
superando le stime occupazionali annunciate all’apertura
L’azienda ha recentemente annunciato l’incremento della retribuzione lorda iniziale a 1.764€ per i
dipendenti della propria rete logistica in Italia
Milano, 16 ottobre 2023 – Amazon offre nuove opportunità di impiego per personale di
magazzino presso il centro di distribuzione di Torrazza Piemonte (TO). Nel sito, aperto nel 2019,
l’azienda ha creato 1.750 posti di lavoro a tempo indeterminato, superando le stime occupazionali
annunciate all’apertura.
La selezione è già in corso ed è gestita dalle agenzie per il lavoro che collaborano con Amazon.
Per candidarsi, è sufficiente cliccare uno dei seguenti link e seguire le indicazioni per inviare la
propria domanda di assunzione: Adecco; Gi Group.
Inoltre, è ora in corso la ricerca di alcuni profili per posizioni manageriali e funzioni di supporto e
ci si può candidare su www.amazon.jobs.
La posizione di operatore di magazzino prevede lo svolgimento delle attività di ricezione della
merce in entrata, catalogazione, movimentazione e stoccaggio dei prodotti, impacchettamento e
spedizione, nel pieno rispetto delle procedure di sicurezza e degli standard di qualità dell’azienda.
È gradita, ma non necessaria, esperienza pregressa in ambito logistico; verranno prese in
considerazione le candidature di personale precedentemente impiegato in un centro logistico
Amazon ed è prevista un’ampia formazione per tutti coloro che verranno selezionati.
“Ci apprestiamo ad entrare nel periodo pre-natalizio, durante il quale ricorrerà anche la celebre
giornata del Black Friday. La selezione in corso ci permetterà di assumere nuovo personale per far
fronte all’incremento negli ordini dei clienti che sempre interessa gli ultimi mesi dell’anno. In Italia
Amazon conta già oltre 18.000 dipendenti a tempo indeterminato che lavorano in un ambiente di
lavoro sicuro, moderno e inclusivo, e che ricevono salari competitivi e numerosi benefit sin dal
primo giorno” dichiara Matteo Conti, Responsabile del centro di distribuzione Amazon di Torrazza
Piemonte (TO).
A partire dal 1° ottobre Amazon ha aumentato a 1.764 euro la retribuzione lorda iniziale dei
dipendenti della rete logistica in Italia. Questa iniziativa rientra nella politica Amazon di revisione
annuale degli stipendi, affinché sia garantita una retribuzione competitiva ai propri dipendenti.
Dal 2011 l’azienda si conferma come uno dei principali creatori di posti di lavoro del Paese con
18.000 dipendenti assunti a tempo indeterminato a cui offre opportunità di carriera stabili e ben
remunerate, uno stipendio di ingresso tra i più alti del settore e numerosi benefit che includono
sconti sugli acquisti su Amazon.it e un’assicurazione sanitaria integrativa.
Nei suoi circa sessanta siti logistici situati in tutto il Paese, Amazon offre opportunità di crescita
professionale in una varietà di ruoli, dagli operatori di magazzino ai responsabili di reparto, dai
tecnici della manutenzione alle posizioni nelle risorse umane, nella sicurezza, nell’IT e nel team
che gestisce gli ordini dei clienti. Amazon offre ai propri dipendenti ulteriori opportunità, come
l’innovativo programma Career Choice che copre fino al 95% del costo delle tasse scolastiche e
dei libri di testo per coloro che desiderano specializzarsi in un settore specifico frequentando corsi
professionali, per un importo fino a 8.000 euro in quattro anni.

Uncem: chiusura tunnel del Bianco, forte preoccupazione

PER VIABILITA’ SECONDARIA VERSO TUNNEL SAN BERNARDO E VERSO IL FREJUS IN VAL DI SUSA

“Non doveva chiudere, tra i proclami di tanti politici, e invece da oggi il Tunnel del Bianco chiude. Chiude davvero. Con una serie di conseguenze gravissime che ci preoccupano. Conseguenze immediate, su viabilità secondaria verso San Bernardo e Frejus. Conseguenze di medio e lungo periodo su un sistema alpino che, dopo vent’anni di indifferenza dei più, finisce per essere blocco verso l’Europa. Un problema gravissimo, per molto tempo sottovalutato. Sappiamo già che il nodo viario torinese, della Tangenziale in particolare, da oggi fino a fine anno sarà intasato. E migliaia di camion in più andranno verso la Val Susa e il Frejus, essendo bloccata la statale 28 in Alta Val Tanaro verso Ventimiglia e Nizza, essendo con limitazioni per la stagione invernale la statale 21 verso la Maddalena e pure il Gran San Bernardo chiuso di notte fino a marzo ai mezzi pesanti alti più di tre metri. Un bel caos, che ci dice una cosa. I rallentamenti dei lavori ai trafori alpini ferroviari, la non pianificazione infrastrutturale, la mancanza di coesione vera europea che guarda alle montagne quale luogo di sviluppo e crescita, flussi e transiti, pensano come non mai. E peseranno tantissimo, da oggi, sui sistemi economici di Valle d’Aosta e Piemonte. Ora, svegliandoci tutti di fronte alle emergenze, si torni a pianificare come sancito dal Trattato del Quirinale tra Italia e Francia e da strumentazioni istituzionali europee. Che smettendo di considerare la Strategia macroregionale alpina strumento per fare un po’ di progetti e incontri, forse finalmente si concentreranno – anche noi, tutti i Decisori politici e i Rappresentanti istituzionali – su reti, infrastrutture, Alpi che uniscono. È l’ora giusta, finalmente”.

Così Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, con il Presidente Uncem Piemonte Roberto Colombero, e il Consigliere nazionale Uncem Valdostano Jean Barocco.

Cala il numero delle imprese artigiane in Piemonte. “Fattore donna” è un valore aggiunto

Nel primo trimestre del 2023 le imprese artigiane piemontesi ammontano a 114.484, con una diminuzione rispetto alle 114.913 al 31/12/2022 ed alle 114.992 di un anno prima. Negli ultimi 12 mesi vi è stato un calo di 508 imprese artigiane.

 

241.268 occupati tra lavoratori autonomi e dipendenti, con una perdita complessiva di 59.789 posti di lavoro negli ultimi 15 anni.

  

Giorgio Felici (Presidente Confartigianato Imprese Piemonte): “Riforma del sistema formativo e potenziamento della Contrattazione collettiva sono gli strumenti su cui investire per tutelare imprese e lavoratori, andando a sopperire alle storture del mercato del lavoro”.

 

 

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte ha redatto il compendio dei dati statistici del 2023 analizzando gli indicatori relativi alla consistenza numerica dell’artigianato piemontese e del suo stato di salute.

 

Le rilevazioni contenute nelle indagini congiunturali del 2023, svolte dall’Ufficio Studi su un campione di circa 2.250 imprese artigiane piemontesi, fanno intravedere un timido miglioramento nel clima di fiducia del comparto. Rispetto ad un anno fa, infatti, gli scenari socioeconomici fanno sperare in una stagione di tranquillità, concentrando gli sforzi per non dover più implementare misure esclusivamente contingenti, ma potendo pensare ad iniziative di più ampio respiro.

 

“I dati vanno certamente letti con un occhio critico – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – perché se da un lato fanno ben sperare le stime a rialzo del Fondo Monetario Internazionale sul Pil dell’Italia, confermando l’efficacia di alcune delle iniziative di politica economica del Governo che spronano ad andare avanti su questa strada, non bisogna dimenticare che ci sono comunque problematiche enormi che continuano a flagellare il tessuto produttivo: basti pensare alla disoccupazione e alla distanza tra competenze ricercate e quelle offerte sul mercato, fenomeni che stanno diventando un fattore endemico e che rischiano di minare il corretto funzionamento del sistema produttivo. ”.

 

“In relazione al credito – continua Felici – è molto difficile guardare a ciò che sta accadendo con ottimismo, perché l’inflazione galoppante registrata in tutta la zona europea continua a rappresentare un cappio al collo per consumi e produzione, con un tasso di inflazione che a giugno 2023 si colloca a 5,5% in Eurozona, rimanendo lontano dal target del 2%. L’aumento del costo del denaro sta progressivamente salendo a seguito della stretta monetaria – con un aumento di 362 punti base su base annua, i tassi sui prestiti sono saliti al 5,70 – ed ha effetti enormi sia sui bilanci delle imprese che sulla loro produzione, colpendo in particolare le imprese di minori dimensioni che hanno da sempre avuto una difficoltà più accentuata ad accedere al sistema creditizio, con la conseguenza di un progressivo blocco degli investimenti”.

 

Le rilevazioni del sistema Movimprese, il sistema Unioncamere di rilevazione delle variazioni trimestrali nell’Anagrafe delle Imprese Italiane, evidenziano che nel primo trimestre del 2023 le imprese artigiane piemontesi ammontano a 114.484, con una diminuzione rispetto alle 114.913 al 31/12/2022 ed alle 114.992 di un anno prima. Complessivamente, in sintesi, negli ultimi 12 mesi vi è stato un calo di 508 imprese artigiane nella nostra regione.

 

Dalle analisi dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, aggiornate a luglio 2023, si è osservata una decrescita nel numero di apprendisti rispetto all’anno, con il dato che ha raggiunto le 16.427 unità rispetto alle le 17.482 rilevate a luglio 2022.  Per quanto riguarda l’occupazione nel comparto artigiano piemontese, invece, gli ultimi dati disponibili dell’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte fanno registrare un dato che si attesta a 241.268 occupati tra lavoratori autonomi e dipendenti, con una perdita complessiva di 59.789 posti di lavoro negli ultimi 15 anni.

 

“Il dato sull’occupazione nel Piemonte – prosegue Felici – deve far riflettere sullo scollamento che si è registrato nelle dinamiche occupazionali degli ultimi decenni.

L’intero sistema formativo ha bisogno di un profondo rinnovamento, a partire dalle scuole di formazione tecnica sino ad arrivare al sistema universitario. Se vogliamo finalmente riuscire a vedere un dato in controtendenza rispetto alla dinamica negativa registrata negli ultimi anni, al di là delle eventuali variazioni positive determinate da fattori congiunturali, è essenziale mettere pesantemente mano all’intero sistema formativo italiano, riavvicinando i giovani alle imprese e fornendo strumenti efficaci per una formazione tecnica e teorica che sia realmente utile e necessaria”.

 

“Tengo a sottolineare una nota lieta – rimarca Felici – nel dato relativo all’artigianato piemontese: come nel resto d’Italia, l’imprenditoria femminile continua a rappresentare un valore aggiunto per la nostra regione. Basti pensare che al 31 dicembre 2022 le imprese femminili artigiane con sede in Piemonte ammontavano a 19.766, con una crescita di 119 unità in più (+0,6%) rispetto al 2019. L’imprenditoria continua a rappresentare anche uno strumento di integrazione nel tessuto socioeconomico locale, basti pensare che le imprese artigiane straniere femminili a fine dicembre 2022 ammontavano a 3.179, con una variazione di +125 unità rispetto al 2021 e +419 unità rispetto al 2019. Il dato deve far riflettere sulla forza che le imprese femminili continuano ad avere nonostante le annose difficoltà che devono affrontare quotidianamente”.

 

“Infine – conclude Felici – merita una nota il tema del salario minimo previsto per legge, che in queste settimane una parte della politica dipinge come la ricetta per tutti i mali del mondo del lavoro. Non bisogna dimenticare che le Parti sociali hanno costruito l’intero sistema di contrattazione collettiva su un sistema di tutele che va al di là della sola determinazione salariale, ma che è fondato su un sistema di protezione sociale funzionale che coesiste efficacemente con il sistema pubblico. Infatti, nel comparto artigiano e nelle imprese di minori dimensioni, al contrario di questa paventata soluzione semplicistica, la contrattazione collettiva definita dalle Organizzazioni più rappresentative, come Confartigianato Imprese, oltre a determinare salari rispettosi dell’art. 36 della Costituzione, è anche lo strumento che ha consentito di individuare soluzioni su misura per le esigenze organizzative e di flessibilità di imprese appartenenti a settori e con mercati spesso estremamente diversi fra di loro, assicurando, nel contempo, importanti tutele collettive ai lavoratori, anche attraverso il proprio consolidato sistema di bilateralità. Basti pensare ai numeri della bilateralità piemontese: solamente nel primo semestre del 2023 l’EBAP – Ente Bilaterale Artigianato Piemontese, ha approvato un totale di 6.102 richieste di prestazioni tra lavoratori dipendenti e titolari-soci-coadiuvanti, erogando direttamente prestazioni per un valore complessivo di 2.363.656,40 euro”.

 

Risultati indagine Censis (effettuata nel settembre 2023) relativa all’opinione degli italiani sull’artigianato:

 

Ø  alla domanda: “l’artigianato crea opportunità di lavoro interessanti e di qualità per i giovani?” l’83,1% ha risposto affermativamente. Le risposte affermative prevalgono soprattutto nella fascia over 65 (91,6%) mentre la percentuale più bassa (64,4%) si registra nella fascia 18-34 anni;

 

Ø  alla domanda: “Le piacerebbe che un figlio/nipote intraprendesse una professione nell’artigianato?” l’82,9% ha risposto molto o abbastanza mentre 17,1% ha risposto poco o per niente;

 

Ø  alla domanda: “l’artigianato è fatto da imprese più piccole in cui sono possibili rapporti più umani e condizioni di lavoro meno alienanti?” l’80,9% del campione ha risposto affermativamente.

 

 

Personale sanitario: la Regione conferma fondi per duemila assunzioni

Incontro nei giorni scorsi al Grattacielo Piemonte con il presidente Cirio, i direttori delle Asr e i sindacati del comparto:
confermati 175 milioni per l’obiettivo di 2mila assunzioni entro il 2024. 
Già 226 le internalizzazioni per un valore di 9,5 milioni di euro e 1,5 milioni di risparmi generati.
A novembre un nuovo concorso per 440 potenziali infermieri neo laureati 
Si è riunito al Grattacielo Piemonte, l’Osservatorio per il personale della Sanità con i sindacati del comparto – Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Fiasl, Nursind, Nursing Up – per fare il punto sullo stato di avanzamento dell’accordo per l’assunzione di 2mila tra sanitari e medici entro il 31 dicembre 2024 e della reinternazionalizzazione del 20 per cento dei servizi attualmente affidati dalle Asl e Aso all’esterno per un totale di circa 27 milioni di euro. Presente il presidente della Regione Alberto Cirio, insieme  al direttore della Sanità Antonino Sottile, il coordinatore dell’Osservatorio Pietro Presti, i tecnici dell’Assessorato e idirettori generali delle aziende sanitarie regionali.
RISORSE
Confermati innanzitutto i 175 milioni per raggiungere l’obiettivo delle 2mila assunzioni, attraverso l’uso dei fondi Fsc assegnati al Piemonte dalla delibera Cipess del 3 agosto, che potranno essere usati per investimenti delle aziende sanitarie liberando così risorse dei loro bilanci da destinare alle nuove assunzioni. Entro novembre, in vista della prossima riunione dell’Osservatorio, verrà definito in accordo con i sindacati il fabbisogno potenziale di ogni azienda sanitaria per la ripartizione delle risorse. 
INTERNALIZZAZIONI
Già iniziato anche il percorso per ridurre le esternalizzazioni  dei servizi da parte delle aziende sanitarie: in particolare sono già state completate 226 internalizzazioni per un valore di 9,5 milioni di euro e un risparmio di 1,5 milioni, che rappresenta già il 35% dell’obiettivo concordato con le organizzazioni sindacali. L’operazione ha coinvolto l’Asl del Vco, Cn2, l’Azienda ospedaliera di Alessandria e il Mauriziano di Torino. 
Sono poi in corso reinternalizzazioni per ulteriori 12,8 milioni di euro: in particolare per un valore di 10,3 milioni all’Asl Città di Torino, 900 mila euro all’Asl To4, 800 mila all’Ospedale di Alessandria, 400 mila euro nel Vco, 300 nella To3 e 100 mila euro al Mauriziano di Torino. 
NUOVI CONCORSI
Proprio in questi giorni, si è concluso il concorso pubblico per infermieri dell’Asl Città di Torino, per conto delle Asl dell’area metropolitana di Torino: la  graduatoria dei promossi su 549 i candidati sarà deliberata nei prossimi giorni. A novembre sarà poi bandito un nuovo concorso per infermieri al quale potranno partecipare 440 potenziali neo laureati
«Continuano il lavoro e il confronto messi in campo grazie all’Osservatorio – sottolinea il presidente Cirio –. Per la prima volta dopo oltre dieci anni nella nostra regione si torna ad investire in modo serio e strutturato sulla spina dorsale della nostra sanità che sono le donne e gli uomini che ci lavorano ogni giorno».
A breve l’Osservatorio sarà riconvocato per proseguire il suo lavoro anche con le organizzazioni sindacali dei medici ospedalieri.

IX edizione della Fiera Agricola Zootecnica di Milanere

La riscoperta delle tradizioni passate

Domenica 22 ottobre allevatori, agricoltori e artigiani locali esporranno i propri prodotti per le strade di Milanere per raccontare le tradizioni del territorio e riscoprire la Barà Pustertaler, la razza bovina tipica del territorio valsusino.

È in partenza la 9a edizione della tradizionale Fiera Agricola Zootecnica dell’artigianato e dei prodotti del territorio a Milanere, frazione di Almese: domenica 22 ottobre allevatori, agricoltori e artigiani locali esporranno i propri prodotti per le strade di Milanere, che dall’alba fino alla sera saranno attraversate da migliaia di persone attratte da questa manifestazione così tipica e speciale.

Protagonista della Fiera agricola e zootecnica di Milanere è la Barà Pustertaler, razza bovina originaria della Val Pusteria e importata in passato nel nostro territorio. È una razza storicamente presente nelle vallate circostanti, particolarmente resistente e adatta al pascolo, importante produttrice di latte e carne. Marco Simioli, Assessore all’Ambiente, alle fiere e ai mercati, afferma che “grazie a un lavoro di valorizzazione che è stato portato avanti negli anni passati, la Barà Pustertaler è oggi molto presente negli alpeggi valsusini, dopo un periodo a rischio di estinzione a causa degli allevamenti intensivi che avevano dimenticato le razze ‘minori’. La Fiera di Milanere rappresenta quindi un appuntamento annuale per ricordare e raccontare le tradizioni agricole e zootecniche del nostro territorio, grazie agli allevatori che dalla Valsusa e dalla Val Sangone accorrono qui per esporre i propri capi di bestiame”.

Nata come una piccola esposizione dei prodotti locali, oggi la fiera è gestita da un eccezionale comitato di volontari costituito sia da giovani sia da persone con più esperienza nel settore e conoscenze del mondo dell’agricoltura e dell’allevamento di un tempo: età e competenze anche molto diverse si incontrano, collaborano e operano quindi per dare vita a una manifestazione che nell’edizione passata ha contato il passaggio di 10.000 persone.

Come da tradizione, la giornata si aprirà con la transumanza dei capi di bestiame, che partiranno da Villar Dora per arrivare a Milanere intorno alle 10:00, passando per Piazza Martiri ad Almese. Lungo tutta la giornata sarà possibile degustare i prodotti tipici del territorio, che saranno anche esposti e acquistabili presso i banchi dei produttori. Alle 20:00 si terrà la cena di chiusura nel Centro Sociale (via della Chiesa, 1, Milanera – Rivera di Almese): il costo è di 35 a persona che sarà da versare al momento della prenotazione. Per prenotarsi occorre recarsi al Centro Sociale di Milanere nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 18:00 alle 21:00. Per informazioni è possibile contattare i seguenti numeri nelle ore serali: 3382970962 (Marika), 3357072446 (Alberto), 3451157952 (Stefano).

In caso di maltempo la Fiera sarà annullata, mentre il pranzo presso i ristoranti e la cena di chiusura si terranno regolarmente.

Tavolo Ambiente contro sagra cinghiale: “Nessun rispetto per la vita senziente”

Cari Direttore,

il Comune di Venaria, dopo aver approvato nel luglio 2022 la mozione che prevedeva l’istituzione di una fiera basata sul consumo di carne di animali selvatici, considerati dalla giunta comunale “quale prodotto maggiormente identitario rispetto alla storia del nostro territorio”, ha deliberato il 10 Ottobre scorso la “1a edizione della ‘Reale Sagra del cinghiale del Parco Naturale La Mandria e dei prodotti tipici del territorio’. Tale manifestazione si svolgerà nel centro di Venaria (TO) domenica 29 Ottobre prossimo, come “occasione per valorizzare le eccellenze culinarie locali ed in particolare quelle del Parco della Mandria”. Quindi si presume che verranno cucinati ed offerti al pubblico non solo cinghiali ma anche altri animali selvatici. Oltretutto non sapendo la provenienza certa dei cinghiali si potrebbe creare un focolaio di PSA considerando che l’uomo è un portatore sano di questa malattia.

Si fa notare inoltre che la pressione venatoria indotta nei confronti dei cinghiali aumenta la loro mobilità e di conseguenza contribuisce pesantemente alla diffusione del virus della PSA  in aree ancora non interessate dalla sua presenza.

Il Tavolo Animali & Ambiente esprime il suo dissenso per questa nuova fiera, non richiesta dai cittadini, che si prevede verrà organizzata ogni anno dal Comune con i soldi pubblici, invece di farsi promotore di manifestazioni sul rispetto della vita in tutte le sue forme e sulle possibili soluzioni al dramma ecologico che stiamo vivendo.

In un momento in cui la sopravvivenza del pianeta dipende soprattutto dalla salvaguardia della natura, riteniamo estremamente diseducativa e anacronistica questa sagra di animali abbattuti, in particolare nel Parco La Mandria, che dovrebbe avere come finalità la cultura della tutela ambientale e animale. Questa fiera rappresenta sicuramente la celebrazione della caccia selvaggia voluta dal Governo con il decreto pubblicato il 1° luglio u.s. sulla G.U. che prevede un piano quinquennale di abbattimenti di animali tutto l’anno, anche nelle aree protette e nei parchi, con qualunque mezzo. Alla luce di questo piano e dei piani di controllo delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano, sempre più vite umane, anche nei centri urbani, saranno esposte al pericolo con il concreto rischio di andare ad aggravare il bilancio delle decine e decine di persone che ogni anno vengono colpite dalle armi da caccia. A titolo di esempio si pensi che nei soli 5 mesi della stagione venatoria 2022-23 sono state ben 60 le persone ferite e 19 quelle uccise dalle armi da caccia.

Per questi motivi, il Tavolo Animali & Ambiente ha organizzato un corteo di protesta contro la Caccia Selvaggia che avrà luogo a Torino il 28 OTTOBRE 2023 alle ore 14 da Piazza Arbarello a Piazza Castello.

In virtù dell’articolo n. 54 del D.lgs. 18/8/2000 n. 267 abbiamo chiesto ai Sindaci l’emanazione di provvedimenti volti a vietare la caccia garantendo così la sicurezza dei cittadini e prevenendo i comportamenti lesivi della pubblica sicurezza e quiete, al fine di eliminare potenziali pericoli di incidenti e danni a persone e cose legati all’attività venatoria, e tutelare anche la salute e il benessere animale.

Invitiamo, quindi, i cittadini ad esprimere il loro dissenso e a disertare la Fiera di Venaria.

Per il Tavolo Animali & Ambiente:

Marco Francone

LAV Torino