Dall Italia e dal Mondo- Pagina 39

WOPART-LUGANO ANNUNCIA L’AVVIO DI UNA COLLABORAZIONE CON BOLOGNA FIERE

WopArt – work on paper fair, la fiera che ogni settembre si svolge a Lugano (Svizzera), dedicata esclusivamente alle opere d’arte su carta, è lieta di annunciare l’avvio di una collaborazione con BolognaFiere

Nata nel 2016 con 37 gallerie, WopArt è cresciuta esponenzialmente, raccogliendo nel 2017 oltre 70 adesioni e nella terza edizione del 2018 94 gallerie provenienti da 14 Paesi del mondo. Oggi WopArt Fair è di fatto la prima fiera internazionale al mondo, per rilevanza e numero di operatori presenti, tra quelle dedicate esclusivamente ai Work on Paper.
 
L’edizione di WopArt Lugano 2019 – in programma dal 19 al 22 settembre – si avvarrà di una collaborazione con il gruppo BolognaFiere Spa.
 
BolognaFiere è tra i principali organizzatori fieristici internazionali (il primo in Italia per fatturato realizzato all’estero) con oltre 80 manifestazioni in Italia e nel mondo. La società ha sviluppato, accanto all’attività in Italia, il business internazionale sui mercati esteri più dinamici con propri eventi leader come COSMOPROF, che ha dato vita a un network espositivo presente oggi a Bologna, Las Vegas, Hong Kong e Mumbai, e la FIERA DEL LIBRO PER RAGAZZI, presente ora anche a New York (New York Right Fair) e a Shanghai con la China Shanghai International Children’s Book Fair (CCBF).

Gruppo BolognaFiere è attivo con numerose Società che realizzano una vasta offerta espositiva e che forniscono servizi specialistici e di promozione, indispensabili alle aziende per affrontare con successo ogni manifestazione fieristica.
 
L’attenzione di BolognaFiere verso WopArt – dice Antonio Bruzzone, Direttore Generale di BolognaFiere – rientra nell’impegno che il nostro gruppo riserva da molto tempo all’arte e alla sua diffusione, anche commerciale. Siamo specialisti nell’internazionalizzazione delle nostre fiere e vorremmo dare un contributo all’espansione di questa manifestazione dedicata alle opere d’arte su carta. Nell’edizione del 2019 attiveremo il nostro know-how tecnico-organizzativo per rendere WopArt adeguata a nuove sfide ma non solo: metteremo a disposizione di WopArt il network di relazioni internazionali che abbiamo costruito negli anni, per farne presto un format da esportare in molti altri Paesi”.
 
Il prof. Paolo Manazza, pittore italiano, esperto d’arte e ideatore del format WopArt, sottolinea “l’importanza di questa collaborazione con il Gruppo BolognaFiere nel segno di una crescita e di un rafforzamento di carattere industriale del progetto fieristico di WopArt nato solo tre anni fa a Lugano”. 
 
Complessivamente – dichiara Manazza – stiamo rinforzando sul piano industriale, finanziario e culturale un format fieristico sull’arte che ha dimostrato nei primi anni di vita una decisa propensione a crescere e diffondersi, in futuro, da Lugano verso altre città del mondo”.
 

www.wopart.ch

Donna muore dopo intervento all’intestino. Aperta inchiesta

DALLA TOSCANA

La procura di Firenze ha aperto una indagine sulla morte di una 54enne, deceduta il 22 gennaio in una casa di cura di Firenze, dove si trovava  per un periodo di degenza post operatoria dopo un intervento chirurgico all’intestino, effettuato  all’ospedale di Careggi. I primi accertamenti dell’autopsia non escluderebbero  responsabilità da parte del personale medico sanitario  che ha seguito la donna nel corso dell’operazione chirurgica e di quello che l’ha curata successivamente. Il fascicolo della procura sarebbe ancora a carico di ignoti.

Donna muore dopo intervento all'intestino. Aperta inchiesta

DALLA TOSCANA
La procura di Firenze ha aperto una indagine sulla morte di una 54enne, deceduta il 22 gennaio in una casa di cura di Firenze, dove si trovava  per un periodo di degenza post operatoria dopo un intervento chirurgico all’intestino, effettuato  all’ospedale di Careggi. I primi accertamenti dell’autopsia non escluderebbero  responsabilità da parte del personale medico sanitario  che ha seguito la donna nel corso dell’operazione chirurgica e di quello che l’ha curata successivamente. Il fascicolo della procura sarebbe ancora a carico di ignoti.

Appello mondiale per il Venezuela

Libertà, Riconoscimento internazionale del Presidente ad Interim Juan Guaidò, Rispetto dei Diritti Umani e Aiuto Umanitario

Torino –  Si terrà sabato 2 febbraio alle ore 16 in Piazza Castello, una manifestazione in favore del popolo venezuelano. In questi giorni il Venezuela vive momenti drammatici. Per questo motivo i venezuelani, dentro e fuori il loro paese, scelgono di manifestare pacificamente nelle piazze d’Italia. Scenderemo in piazza continuando a lottare per quei valori spesso dati per scontati e che, ormai da troppo tempo, sono assenti in Venezuela: libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, riconciliazione nazionale, fine delle violenze e aiuto umanitario. In un contesto ostile e difficile, Juan Guaidò, ha preso in mano la situazione, assumendo l’incarico di Presidente ad interim sulla base di due fatti: in primo luogo perché è stato eletto Presidente del Parlamento Venezuelano, unico potere autonomo direttamente scelto dai cittadini nel 2015; in secondo luogo, a causa dell’impossibilità dell’ex Presidente Nicolas Maduro di continuare con un secondo mandato, poiché è stato rieletto con elezioni anticipate ed illegittime, non riconosciute dalla comunità internazionale. Mancano dunque i requisiti minimi per elezioni libere e attendibili (come richiesto dall’UE, l’OHCHR, l’OSA e il gruppo di Lima). I Venezuelani e italo-venezuelani del Piemonte si sono organizzati a Torino, così come in molte altre città italiane, per dar sostegno alla richiesta di riconoscimento, da parte dell’Europa, del presidente Juan Guaidò e per riportare il Venezuela ad una vita democratica e pacifica. Oggi è stata tracciata una rotta per il ripristino della democrazia, restituendo la divisione dei poteri esecutivo, giudiziario e elettorale, che ormai non esisteva più. Questa strada corre verso tre tappe: la fine dell’usurpazione, un governo di transizione e, infine, libere elezioni.Ci auguriamo, con il sostegno dell’Italia e della Comunità Europea, di poter avanzare rapidamente su questa rotta, nel nostro camino verso la libertà.

Associazioni promotrici:
Venezuela in Piemonte
piemonte.venezuela@gmail.com
Associazione di Pensionati Venezuelani Residenti in Italia
apevereit@gmail.com

Familia Futura
familiafutura@gmail.com

Permesso umanitario negato: migrante si suicida sotto un treno

Un ragazzo di 25 anni, nigeriano, si è suicidato lunedì a Tortona gettandosi sotto un treno: non gli era stato concesso  il permesso di soggiorno per motivi umanitari. La notizia  è stata comunicata da monsignor Martino, il responsabile della Migrantes di Genova, attraverso la chat dei parrocchiani. Il messaggio è circolato sui social e pubblicato oggi da alcuni quotidiani. I funerali si svolgeranno  domani mattina nella chiesa dell’Annunziata a Genova.

A proposito di Club e Centri per l’UNESCO

L’attenzione registrata in queste ore verso l’UNESCO ci dà l’occasione di offrire un contributo alla conoscenza del variegato mondo di attori che lo compongono e lavorano, a vario titolo, per perseguirne principi ed obiettivi.
Peculiarità dell’Agenzia delle Nazioni Unite UNESCO è che i suoi organismi istituzionali in tutti i Paesi sono affiancati e supportati dalla società civile organizzata in associazioni, i Club per l’UNESCO, che in Italia sono stati riuniti in una Federazione, la FICLU – Federazione Italiana delle Associazioni, Club e Centri per l’UNESCO, costituita il 4 ottobre del 1979 nella sede della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO a Roma dai primi dieci Club allora
attivi sul territorio italiano. La Federazione Italiana, legittimata dalla Commissione Nazionale in coerenza con il nuovo “Quadro Regolamentare” approvato nel novembre 2017 dalla Conferenza Generale, massimo organo decisionale dell’UNESCO, svolge da 40 anni la sua attività di coordinamento dei Club e Centri italiani che attualmente sono oltre 136 (con l’auspicio che presto altri in itinere si aggiungano), come è stato evidenziato dal presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO Franco Bernabè nella sua intervista al Corriere della Sera del 23 gennaio. Siffatto sodalizio di volontariato culturale e sociale di enorme importanza forse non è abbastanza conosciuto, perché agisce, in accordo allo spirito dei fondatori del primo Club per l’UNESCO, in Giappone, nel 1947, senza ricerca di clamori, piuttosto mirando a perseguire la diffusione di ideali, traducendoli in azioni concrete sul territorio, favorendo il dialogo per la comprensione internazionale nei campi di interesse prioritario dell’UNESCO (Educazione, Scienza, Cultura, e successivamente Comunicazione), con l’unica gratificazione di essere partecipi nel dare attuazione concreta alla delega ricevuta dall’UNESCO, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di diffondere e promuovere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Le variegate realtà italiane espresse dai Club si confrontano in seno alla Federazione e fanno rete elaborando progetti e modalità operative condivise per raggiungere gli obiettivi strategici di partenariato, definendo un piano d’azione comune validato dalla Commissione Nazionale per l’UNESCO. Significativi e ratificati sono i rapporti della Federazione con le Istituzioni ai vari livelli, dal locale al nazionale, all’internazionale: la FICLU è Ente di Formazione riconosciuto dal MIUR, ha sottoscritto protocolli d’intesa, tra l’altro, con ICOMOS Italia, ICCROM, Consiglio d’Europa – Ufficio di Venezia, l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale. E’ impegnata nell’azione di diffusione dell’Agenda 2030 realizzando seminari di formazione sugli Obiettivi di maggior interesse UNESCO: Educazione di Qualità, Pari Opportunità, conservazione degli oceani e protezione dell’ecosistema terrestre. Ha anche proposto alle Amministrazioni locali un Patto per lo Sviluppo Urbano
Sostenibile, già sottoscritto da numerosi Sindaci. La Federazione Italiana aderisce alla Federazione Mondiale, WFUCA, nel cui Consiglio Direttivo è rappresentata, ed alla Federazione Europea, EFUCA, della quale la presidente della Federazione Italiana è anche vicepresidente. La rete dei Club, Centri ed Associazioni per l’UNESCO è una importante ONG, partner dell’UNESCO con status associativo, una rete internazionale di organizzazioni di volontari, un sistema consolidato di coinvolgimento e collaborazione tra società civile e Istituzioni che condividono nel mondo l’impegno di perseguire gli ideali di pace ed uguaglianza propri delle Nazioni Unite e dell’UNESCO. La Federazione Italiana delle Associazioni, Club e Centri per l’UNESCO si prepara a celebrare in questo 2019 i suoi proficui 40 anni! Vuol mantenere il suo impegno senza tentennamenti, fortificata dallo spirito caratterizzante l’azione dell’UNESCO dal 1945, fondato sul basilare contributo della società civile, indispensabile anche per il successo delle candidature all’inserimento nelle Liste del Patrimonio Mondiale: siamo pertanto a disposizione di chiunque volesse approfondire i dati della nostra realtà.

Prof.ssa Maria Paola Azzario
Presidente Federazione Italiana delle Associazioni, Club e Centri per l’UNESCO

Prostituta spinge cliente al suicidio: arrestata

DALLA CAMPANIA   

L’uomo, un suo cliente,  è stato ricattato fino a commettere il suicidio. La prostituta, una donna romena di 42 anni, residente a San Giorgio del Sannio  è stata arrestata dai Carabinieri con l’ accusa di induzione al suicidio, estorsione e tentativo di estorsione. Ai domiciliari anche un uomo di 63 anni, di Benevento, per favoreggiamento della prostituzione. Era l’ottobre 2017 quando la vittima fu trovata impiccata in un capannone, dopo i continui ricatti della romena, che minacciava di raccontare alla moglie i rapporti avuti con lui.

La “mezzaluna” del croissant e il “kapuziner” viennese

Correva l’anno 1683 quando Vienna – capitale dell’Impero d’Asburgo – venne circondata dalle truppe ottomane che, partite da Istanbul, serravano l’Europa in una morsa dalla  Spagna fino ai Balcani. La battaglia che ne conseguì  divenne il punto di svolta, a favore degli europei, nelle guerre austro-turche, segnando l’arresto della spinta espansionistica ottomana nel continente.

croissant4

E questa, come s’usa dire, è la storia.  L’evento fu accompagnato da tante leggende e alcune di queste sono davvero curiose. Le due parti in lotta basarono le sorti dello scontro anche sulla disponibilità delle scorte alimentari. L’assediato cercava di demoralizzare gli assedianti sfoggiando le provviste come se ne disponesse in abbondanza mentre gli assedianti,  a loro volta, per sfiancare l’avversario, cercavano di  tagliare  le vie di rifornimento ai generi alimentari di prima necessità. Si narra che i viennesi, per intaccare il morale dei turchi, s’ingozzavano platealmente con paste a base di burro e farina.  Erano i kipferl , gli antenati dei croissant, modellati a mezzaluna, molto simili al simbolo delle insegne arabe. Una scelta, quella della forma, voluta dai fornai viennesi per sbeffeggiare le insegne ottomane e festeggiare lo scampato pericolo e la croissant-2vittoria. Un’idea tanto semplice quanto straordinaria fino al punto di  condizionare abitudini e gusti culinari di mezza Europa. La ricetta e il nome del croissant ( “crescente”, come la luna)  per come è giunta a noi  trae origine dalla Francia dove, nel 1736,  un ufficiale austriaco –  August de Zong –  importò l’arte della pasticceria viennese, compresa la preparazione dei famosi kipferl, aprendo una Boulangerie Viennoiseal numero 92 della parigina rue de Richelieu. Un vero successo va comunque sudato e il croissant dovette attendere un bel po’ ( fino al 1891)  prima di essere menzionato in un libro di ricette e ancor oltre (nel 1938 ) per fare la sua comparsa ufficiale sul testo fondamentale della cucina francese: la croissant3Larousse gastronomique. Così, con tenacia e perseveranza, sbocconcellato o divorato in quattro e quattr’otto,  il croissant si è  fatto largo nella parte più dolce dell’arte culinaria. Le leggende legate alla battaglia di Vienna non si esauriscono nei panetti a mezzaluna ma ci raccontano anche di come i turchi , ormai in fuga, si lasciarono alle spalle le loro scorte di caffè. Un ufficiale polacco di origini ungheresi – Jerzy Franciszek Kulczycki –  apprezzando l’aroma dei chicchi che bruciavano negli incendi della  battaglia, decise di utilizzare  i sacchi di caffè abbandonati dall’esercito ottomano per aprire la prima caffetteria viennese, una rarità nell’Europa del tempo. Altra storia è quella che indica lo scontro consumatosi sul Monte Calvo come un’occasione in qualche modocroissant1 decisiva anche per l’invenzione del “cappuccino”, intestandola a Marco da Aviano, frate dell’ordine dei cappuccini, inviato dal Papa a Vienna con l’obiettivo di convincere le potenze europee ad una coalizione contro i Turchi che stavano assediando la città. Pare che durante il soggiorno viennese il religioso entrò nella già citata caffetteria e, gustando un caffè dall’aroma piuttosto deciso, chiese un po’ di latte per addolcirlo . Chi lo servì esclamò “Kapuziner!” , guardando lo strano intruglio bevuto dal frate. Vero o falso, storia o leggenda che sia, resta un fatto: prendere al mattino un cappuccino – o anche un caffè – con un croissant , equivale ad un ottimo avvio di giornata.

Marco Travaglini

Muore investito da auto mentre attraversa il cavalcavia

DALLA TOSCANA   Era originario del Marocco ma residente a Brescia, il 50enne morto ieri sera a causa dei traumi riportati dopo essere stato investito da un’automobile su un cavalcavia a Viareggio (Lucca). Si trovava sul vecchio cavalcavia che porta dalla periferia al centro città, e si muoveva a piedi. Pare abbia scavalcato il parapetto ai lati della carreggiata e abbia attraversato mentre stava arrivando una vettura che lo ha investito. E’ stato trasferito in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale Versilia dove successivamente è deceduto.

L’ultimo rifugio di Jacques Prévert

Il faudrait essayer d’être heureux, ne serait-ce que pour donner l’exemple”.Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro per dare l’esempio.Così diceva Jacques Prévert. E’ possibile che una parte di felicità la trovò davvero a Omonville-la-Petite, piccolo borgo di case in pietra poco distante dal Cap de la Hague, la parte estrema del Cotentin, in bassa Normandia. E’ lì che il grande poeta francese , uno dei più popolari del XX° secolo, scelse di vivere gli ultimi suoi anni in una casa circondata da un giardino fiorito. L’ultima dimora del poeta  dell’amore, della libertà, della fantasia e della satira pungente contro i potenti, si trova lì. A poca distanza della casa c’è la piccola chiesa di Saint-Martin con il suo minuscolo cimitero dove riposano, insieme, i Prévert : Jaques,la moglie Janine e la figlia Michelle. A settant’anni, nel 1970 ( il poeta era nato nel 1900 a Neuilly-sur-Seine,alle porte di Parigi), decise di comprare questa casa nel luogo dove il suo grande amico, lo scenografo Alexandre Trauner, abitava già da qualche tempo.Un anno più tardi, i Prévert si stabilirono lì. Jaques aveva frequentato quelle zone già nei primi anni ’30, amando l’oceano e quei paesaggi selvaggi, spazzati dai venti, con i pascoli delimitati dai muretti a secco, a fianco di vertiginose falesie e splendide insenature. A Omonville-la-Petite, con i suoi 128 abitanti, la vita scorre tranquilla. La zona è poco conosciuta perché bisogna proprio scegliere di andarci, deviando decisamente dalle solite mete turistiche. I colori di questa terra sono talmente forti da stordire. Il cielo è cangiante e passa dal celeste intenso al grigio ferro delle nuvole che, sulla Manica, portano a tratti pioggia e vento. Le viuzze tra campi, giardini e vecchie mura, sono strette e dall’entroterra scendono verso le rocce e le spiagge.  Un paesaggio, quello della Hague, capace di sedurre chiunque. Anche il poeta dell’amore. Per capire la magia di questi luoghi basterebbe recarsi sulla punta di La Hague, accarezzata dal raz blanchard, l’ondata “biancastra”, una delle più forti correnti di marea del mondo. La vita di Prévert, in quegli anni, venne scandita da un tempo lento, dedicato alle passeggiate, agli ultimi lavori, alle visite degli amici più stretti come Yves Montand, Juliette Greco, Raymond Queneau, Joseph Losey e Serge Reggiani.  Appassionato dei collage, compose e regalò questi montaggi d’immagini di volta in volta spassosi, satirici o decisamente sovversivi. Le sue ultime pagine, “tra gravità e tenerezza”,  ne descrivono la ricerca sui temi dell’infanzia e dell’amore, del confine stretto tra la vita e la morte, con  quel segno indelebile che ne accompagnò tutta l’esistenza e la produzione poetica e letteraria: l’irriducibile desiderio di rivolta e d’insubordinazione nei confronti delle ingiustizie. Fino alla fine, divorato da un cancro ai polmoni causato dalle immancabili, troppe sigarette, continuò a scrivere e lavorare. Morì lì, in quella casa,  l’11 aprile del 1977. Nella “maison Jacques Prévert” – al n.3 Hameau Le Val , aperta solo di pomeriggio – si possono visitare le stanze, il suo atelier, il giardino e  vedere un film sulla sua vita. Un incredibile percorso artistico, quello di Prévert. Dagli anni del surrealismo alle scenografie per il  cinema, dove collaborò con Jean Renoir, Andrè Cayatte, Claude Autant-Lara e soprattutto Marcel Carné (un sodalizio, il loro, che ci ha regalato, film-capolavoro come Il porto delle nebbie e Alba tragica) fino alle sue poesie che in molti casi sono state tradotte in canzoni. Un’esistenza intensa che sintetizzò in un aforisma: “La vita è una ciliegia. La morte il suo nòcciolo. L’amore il ciliegio”. Negli scaffali del suo studio ampio e luminoso si ammirano le varie edizioni – tantissime – delle sue opere: le raccolte di versi di maggiore successo, come Parole (1945), La pioggia e il bel tempo(1955), Alberi (1976); le antologie tradotte in italiano Le foglie morte e Poesie d’amore. Mentre calano le prime ombre della sera, bagnate da una pioggerella fine e insistente, viene quasi voglia di attendere il buio e rileggere le Trois allumettes: “Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte/Il primo per vederti tutto il viso/Il secondo per vederti gli occhi/L’ultimo per vedere la tua bocca/E tutto il buio per ricordarmi queste cose/Mentre ti stringo fra le braccia”.

Marco Travaglini