Dall Italia e dal Mondo- Pagina 17

L’addio a Nadia Toffa

A 40anni appena compiuti se ne è  andata Nadia Toffa. Non in punta di piedi per non fare rumore, ma con estrema dignità e da combattente perché il male del secolo deve essere combattuto e, speriamo, presto anche vinto.

Toffa lo ha combattuto  ed è stata come una mirabile partita di tennis, con diversi set, con fasi alterne  e quando un giocatore pensava di aver vinto, c’era l’altro (il male) che  rimontava mentre chi, in quel momento, stava soccombendo sembrava non aver più le forze per reagire, ma poi cercava il tifo perché  non si rassegnava alla sconfitta e s’illudeva di vincere.

C’era pure chi, squallidamente, prendeva questa voglia di esternare come un mezzo per farsi pubblicità e la criticava e sghignazzava.

Del resto, era successo anche a Oriana Fallaci di essere derisa perché pareva fingesse.

Invece no, non era voglia di claque, ma desiderio di combattere  e avere una platea alla partita di tennis in cui una pensa, alla fine, di risultare vittoriosa.

La partita è finita e Nadia Toffa ha perso e son ci sarà rivincita.

Nella rincorsa della morte che insegue la vita, ci sarà il solito biglietto che scandisce: nata il.. e morta…

Ma non è così, fra i due momenti ci sono tante battaglie, tanti momenti belli e Nadia Toffa ha combattuto a testa alta, sempre!

 

Tommaso Lo Russo

 

Perchè gli Usa sganciarono l’atomica?

Un lettore ci scrive

 

Caro direttore,

nell’articolo sulle bombe atomiche pubblicato sul “Torinese”, non sono citati i motivi che costrinsero gli USA a sganciare le atomiche, motivi che tutti tacciono.  Il 6 e 9 Agosto, tutti o quasi i TG ed i quotidiani, ricordano le atomiche su Hiroshima e Nagasaki, ma NESSUNO ricorda perchè gli USA vi furono costretti. Nell’Agosto del 1945 il Giappone non si arrendeva, nonostante i bombardamenti,  con bombe classiche, sul territorio giapponese. Gli strateghi USA ritennero che solo  l’invasione del Giappone avrebbe costretto i nipponici alla resa. Gli USA calcolarono che almeno 550.000 giovani soldati americani sarebbero caduti. Decisero, allora, di far ricorso alla atomica, e fecero bene. Almeno, questo è il mio ultimo pensiero positivo sulle strategie belliche degli USA. Ricordate, quindi, i motivi che spinsero gli USA ad usare le atomiche. Solo dopo la seconda atomica su Nagasaki, costrinse l’imperatore Hiro Hito  ad annunciare la resa delle forze armate. Un cordiale saluto.

 
dott. Tommaso Acchiardi 

Presidente OCTOPUS (Org. Confederata tra Onlus Pazienti Ustionati)
Presidente Onorario GAU (Gruppo Assistenza Ustionati)
10100 Torino 

Nagasaki, 9 agosto 1945: il sole cadde nuovamente sulla terra

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*** Accadde oggi ***

Nagasaki si estende al centro di una lunga baia, che rappresenta il miglior porto naturale dell’isola di Kyūshū, nel sud del Giappone. Il suo nome, letteralmente, significa  “lunga penisola”.


Il 9 agosto del 1945 diventò la seconda città su cui venne sganciata una bomba atomica. Il bombardiere B-29 Superfortress dell’aviazione americana (esemplare numero 44-27297, ribattezzato “Bockscar”) portava in pancia “Fat Man” (in italiano “ciccione“). Quel nomignolo era stato assegnato alla Model 1561 (Mk.2), la terza bomba atomica approntata nell’ambito del Progetto Manhattan, il secondo e ultimo ordigno nucleare mai adoperato in combattimento.In origine non era previsto che la città di Nagasaki finisse nel mirino dell’aereo pilotato dal  maggiore Charles W. Sweeney. Era, come si usa dire, “una seconda scelta”.L’obiettivo primario era la città di Kokura, non distante da Fukuoka, nella parte settentrionale dell’isola di Kyūshū, sede di un grande deposito di munizioni dell’esercito giapponese.  Ma il cielo era coperto di nubi e la visuale pessima. Così  si optò per l’alternativa e questa portava il nome di Nagasaki. Così la bomba finì  sulle acciaierie Mitsubishi situate poco fuori quella città.“Fat Man” esplose a un’altezza di mezzo chilometro sulla città e sviluppò una potenza di 25 chilotoni, quasi il doppio di “Little Boy”, l’ordigno sganciato dal bombardiere “Enola Gay” che esplose tre giorni prima su Hiroshima.Nagasaki era costruita su un terreno collinoso e il numero di morti fu inferiore a quelli prodotti dalla prima bomba. A Hiroshima morirono istantaneamente per l’esplosione nucleare tra le sessantaseimila e le settantottomila persone e altrettanti furono i feriti.Per due volte, in tre giorni, il sole cadde sulla terra.Un numero elevato di persone persero la vita nei mesi e negli anni successivi a causa delle radiazioni e molte donne incinte persero i loro figli o diedero alla luce bambini deformi. Il numero totale degli abitanti uccisi a Nagasaki venne valutato attorno alle ottanta mila persone, incluse quelle esposte alle radiazioni nei mesi seguenti. La sorte volle che tra le persone presenti a Nagasaki quel 9 agosto di settantaquattro anni fa  vi fossero anche un ristretto numero di sopravvissuti di Hiroshima. Entrambe città furono rase al suolo. Un disastro che costrinse, meno di una settimana dopo, il 15 agosto 1945, l’imperatore del Giappone Hirohito a presentare agli alleati la resa incondizionata.

Con la firma dell’armistizio, il 2 settembre del 1945, si concluse di fatto il secondo conflitto mondiale. Più di settant’anni dopo i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, due ospedali della Croce Rossa giapponese stanno curando migliaia di persone che continuano a patire le conseguenze di questi attacchi. Si calcola inoltre che diverse migliaia di queste persone continueranno ad avere necessità di cure nei prossimi anni per le problematiche legate alle radiazioni. In totale, tra i due centri sanitari sono stati ospedalizzati oltre due milioni e mezzo di persone per le conseguenze legate alle radiazioni. Il 63 % dei decessi registrati nell’ospedale di Hiroshima, in funzione dal 1956, sono stati causati da diversi tipi di cancro. Tra questi, il 20 % per cancro al polmone, il 18 % per cancro allo stomaco, il 14 % per neoplasie al fegato, il 7 % per cancro all’intestino e un altro 6 % dai linfomi maligni. Nell’ospedale di Nagasaki, che cominciò a funzionare nel 1969, i morti per cancro rappresentavano, fino a poco tempo fa, il 56% del totale. Secondo la Croce Rossa, l’incidenza di leucemia tra i sopravvissuti dei bombardamenti fu di quattro o cinque volte superiore rispetto alle persone non esposte alle radiazioni durante la prima decade, e diminuì successivamente. Una contabilità tremenda, eredità diretta di quello che fu l’inizio dell’era del terrore nucleare.Settantaquattro anni dopo, la memoria di ciò che è stato deve indurre a far sì che nessuno debba più scrivere, di fronte alle atrocità della guerra, quello che il copilota, capitano Robert A. Lewis , annotò sul diario di bordo del bombardiere “Enola Gay” dopo aver verificato con un binocolo gli effetti della bomba sganciata su Hiroshima: “My God what have we done?”, ““Dio mio, cosa abbiamo fatto?”.

Marco Travaglini

Corriere della droga bloccato dai baschi verdi

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Dalla Liguria

Un nigeriano, domiciliato in Italia, in possesso di un regolare permesso di soggiorno è finito in carcere per traffico di sostanze stupefacenti.

Il controllo effettuato dalla Guardia di finanza nei pressi della stazione di Genova Principe ha consentito di individuare un giovane che, alla vista dei Baschi Verdi, assumeva un atteggiamento nervoso che ha insospettito i militari.

La perquisizione personale e dei bagagli si concludeva senza che fosse rinvenuto nulla ma l’atteggiamento sospetto induceva i finanzieri a richiedere alla Procura della Repubblica di Genova l’autorizzazione a sottoporlo ad esami radiografici. E l’intuizione era giusta perché questi dimostravano la presenza di corpi solidi nell’apparato digerente.

Lo straniero, a questo punto, veniva individuato come un vero e proprio corriere della droga avendo ingerito 97 ovuli di eroina, pari ad oltre un chilo di sostanza stupefacente.

E gli ovuli presentavano diverse diciture, probabilmente riportanti l’eventuale destinazione piuttosto che la qualità della sostanza contenuta.

L’uomo, oltre a finire in manette, veniva anche contestualmente ricoverato fino alla completa espulsione di tutti gli ovuli ingeriti.

 

Il reggae è patrimonio Unesco, la musica più lenta e felice del mondo

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Non è un caso se il reggae è patrimonio Unesco, nel bel mezzo della lista dei Beni immateriali dell’umanità: è la musica più lenta e felice del mondo. La felicità è un affiorare interiore; è un risveglio delle tue energie è un risveglio della tua anima , diceva Osho .

E la sera di lunedì 5 agosto nell’Arena Villa Peripato di Taranto, di energia positiva ce n’era tanta.

Mitchell Brunings, amatissimo protagonista di talent come The Voice, dall’Olanda alla Francia, con la “voce” di Bob Marley, si è esibito nello spettacolo “Il mito del reggae”, accompagnato dall’Orchestra della Magna Grecia diretta da Roberto Molinelli, e da una voce narrante, quella di Claudio Salvi, autore anche dei testi da lui letti su Bob Marley.

Il ritmo in levare, quel divertimento percussivo a volte veloce, altre lento o lentissimo, determina uno degli aspetti che maggiormente colpisce e stupisce del reggae.

È la forza del coinvolgimento emotivo, fisicamente tangibile, che suscita nello spettatore energia, contrapposto all’estrema semplicità dei mezzi musicali impiegati.

Si parte dal basso – come ci dice Salvi e l’orchestra ci ha fatto ascoltare eseguendo questa successione praticamente – poi si inseriva la chitarra in levare, quindi si aggiungeva anche l’organo in levare, poi la batteria componente essenziale, in rim shot ovvero un colpo dato prendendo con la stessa bacchetta sia la pelle del rullante sia il bordo in metallo del rullante stesso. Infine ovviamente la voce……e che voce in questo caso : quella di Mitchell Brunings.

Tutti sanno che la voce di Bob Marley è unica, ma Mitchell Brunings, ormai noto, va stupendo gli ascoltatori con la sua voce molto simile.

E alla fine del concerto, si è raggiunto il culmine. Nella serata “Bob Marley”, ultimo spettacolo della rassegna “Magna Grecia Festival”, la rassegna a cura di ICO Magna Grecia e del Comune di Taranto, c’è stato un crescendo di sensazioni sublimi e irrefrenabili.

Tutti coinvolti, voce, anima e corpo, tutti presi dal ritmo. Sul palcoscenico il sempre più trainante Mitchell Brunings, il maestro Roberto Molinelli, Claudio Salvi, il direttore artistico Piero Romano e l’assessore alla Cultura Fabiano Marti, che alla fine rompendo tutti gli schemi, hanno aggiunto le loro voci a quelle delle coriste, i musicisti tutti dell’Orchestra della Magna Grecia, e giù il pubblico in un divertimento unico e prolungato, in piedi, a ballare saltellando, a invocare le canzoni che vengono più volte rieseguite.

È uno spettacolo nello spettacolo. Battimani e coro arrivano dalla platea, e Brunings rompe il rituale scendendo fra la gente in un tripudio di eccitazione finale, non può farne a meno.

Il reggae sinfonico, una grande orchestra, una voce incredibile, una direzione sapiente. Sono alcuni degli elementi che hanno fatto dello spettacolo musicale “Il mito del reggae”, uno dei momenti più affascinanti della Stagione dell’ICO, l’istituzione concertistica orchestrale della Magna Grecia.

Mitchell Brunings, aveva già conosciuto il calore del pubblico di Taranto, essendo   stato già protagonista con successo, venerdì 12 aprile al teatro Orfeo, sempre con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Roberto Molinelli e con Claudio Salvi e le coriste.

Ma sia lui, che Molinelli, Salvi,il pubblico e tutti gli intervenuti sul palco e non, in Arena Villa Peripato e c’è da pensare magari anche nelle aree esterne prospicienti, si sono scatenati più della volta precedente, approfittando degli spazi aperti che offre l’Arena Villa Peripato, pieni all’inverosimile.

L’altra sera, Bob Marley è stato celebrato da tutti i presenti in modo magistrale, semplice e immediato, ascoltando, cantando e ballando, alcune delle sue canzoni più belle, quelle che hanno contribuito in maniera sostanziale a farne crescere il mito e la leggenda.

Brani come No Woman No Cry, o Is this Love, o Get Up Stand Up, o Lively Up Yourself, e altri. Sono tante le canzoni memorabili di Bob Marley che sono entrate a far parte della cultura popolare, canzoni senza le quali la nostra vita sarebbe stata peggiore, sarebbe ancora peggiore, fino ad arrivare alla nostra serata, toccata dal fascino di questi brani e dall’atmosfera magica che si è creata.

Canzoni di libertà, di pace, di ribellione, di amore. Canzoni di verità e di sogno, di spirito e carne, di storia e leggenda, che ancora oggi risuonano senza sosta.

La musica ha il potere di cambiare le coscienze di chi l’ascolta, di unire la spiritualità e la fisicità, la politica e l’amore, la passione e la rabbia, la protesta e l’immaginazione, il sogno e la realtà.

E a fine serata si può ben dire che il sogno reggae di Bob Marley, che conquistò il mondo, il suo spirito libero portatore di messaggi di pace e uguaglianza al ritmo di roots e dub, si è sentito vibrare, ancora vivo!

Vito Piepoli

Scoperta dalla GdF evasione immobiliare per 100 mila euro

Nei giorni scorsi si è concluso da parte delle Fiamme Gialle in forza alla
Tenenza di Riva Trigoso un accertamento nei confronti di un cittadino italiano
– domiciliato a Londra ed iscritto all’AIRE -, proprietario a Sestri Levante di
numerosi appartamenti.
Le attività investigative hanno permesso di accertare che il medesimo, a
partire dal 2014, affittava a cittadini extracomunitari perlopiù del Bangladesh
o del Marocco i propri appartamenti (alcuni dei quali in condizioni fatiscenti)
completamente in nero o mediante dei fittizi contratti di comodato.
Tali importi venivano pagati dagli stessi inquilini mediante bonifico bancario
direttamente sui conti correnti del proprietario o consegnati in contanti a delle
persone di fiducia dello stesso e da questi delegate, che poi provvedevano a
versare gli importi sugli stessi conti correnti.
Gli accertamenti effettuati hanno permesso di acclarare l’omessa
dichiarazione dei proventi di tali locazioni ammontanti ad oltre 100.000€.
Il medesimo è stato anche deferito alle competenti Autorità per la violazione
dell’obbligo di comunicare i nominativi delle persone alloggiate (Art. 7 del D.L.
286/1998 e art 109 T.U.L.P.S.).
L’attività svolta dalla Guardia di Finanza si inserisce nell’ambito di un
programma, finalizzato alla tutela della legalità e della sicurezza dei cittadini,
di controlli alle strutture ricettive extra alberghiere, che negli ultimi anni hanno
contribuito ad incentivare la realizzazione di numerose attività sommerse.

Quando il Turco dominava il Mediterraneo

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FOCUS INTERNAZIONALE

di Filippo Re

Acque agitate nel Mediterraneo e tensione alle stelle tra la Turchia e l’Unione Europea per le trivellazioni che le navi turche compiono nei fondali di Cipro alla ricerca di nuovi giacimenti di gas violando le leggi internazionali. La potenza turca mostra i muscoli nel Mediterraneo orientale inviando navi da guerra al largo di Cipro per bloccare le navi dell’Eni e di altri Stati ma così facendo Erdogan allontana sempre di più la Turchia dall’Europa. Ma è l’intera politica estera del sultano di Ankara a preoccupare la comunità internazionale. Occupa territori in Siria e in Iraq, minaccia i greci rivendicando decine di isole dell’Egeo, alza il tiro con Cipro, Grecia, Libano e Israele per sondare le ricchezze sottomarine, fa la voce grossa anche nel Mediterraneo centrale, lungo il litorale nordafricano, mandando droni armati anti Haftar, mezzi militari e consiglieri in Libia in appoggio al governo di Tripoli. Vuole imporsi da Cipro al nord Africa, riscoprirsi grande potenza mediterranea, un po’ come quando il Turco dominava il Mediterraneo nel favoloso Cinquecento. Guarda a sud l’uomo forte di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, la cui ambizione è quella di contare di più non solo in Medio Oriente ma nello stesso Mar Mediterraneo dove un tempo i corsari barbareschi venuti da Tripoli, Tunisi e Algeri, del calibro di Khair ed-Din, detto Barbarossa, grande ammiraglio e creatore della potenza navale ottomana, il flagello Dragut e il rinnegato calabrese Uccialì dettavano legge seminando terrore e morte sulle coste italiane.

Sono gli eroi di Erdogan che insieme ai sultani hanno fatto grande l’Impero della Mezzaluna. Nel corso del Cinquecento la squadra navale ottomana era affiancata dalle flotte degli Stati corsari mentre il Maghreb era diventato il teatro della contesa tra il fronte cristiano e quello musulmano. Torri di avvistamento, leggende, canzoni popolari e opere liriche come “L’italiana in Algeri” di Rossini ci ricordano che la guerra corsara, dal XVI secolo in poi, ha segnato in profondità i rapporti tra cristiani e musulmani lungo tutto il Mediterraneo. Ben sappiamo che il super presidente turco vorrebbe riportare in vita l’Impero turco e ridisegnarlo sulla carta geografica ma non potendo farlo si accontenta di strappare qualche pezzo di terra qua e là, un tempo appartenuti a Costantinopoli. Erdogan vuole essere presente proprio lì, nel Mare Nostrum, dove cerca un ruolo da protagonista con una massiccia presenza militare imitando i sultani che alcuni secoli fa muovevano sui mari la flotta più potente del mondo. Di fronte alla strategica isola di Cipro, la cui parte settentrionale fu occupata dai militari turchi che già nel 1974 pensavano di allargarsi a sud dei confini nazionali, Erdogan compie azioni di disturbo e provocazione creando allarme tra l’Europa sud-orientale e il Levante. Guarda alla storia Erdogan e non dimentica che sotto Solimano il Magnifico il dominio ottomano si estese anche al Mediterraneo orientale e poi, attraverso le incursioni dei corsari barbareschi e la conquista di Algeri e Tunisi, al Mediterraneo occidentale. Nel XVI l’Impero raggiunse il suo apogeo e con la conquista di Rodi nel 1522, strappata ai Cavalieri cristiani, il Mediterraneo diventò un “lago ottomano” in cui i corsari assalivano barche e compivano razzie con gravi danni per i cristiani.

Solimano era il Gran Signore, il sultano e il padishah del Mediterraneo, del Mar Nero, dell’Anatolia, di Persia e di Damasco, dell’Egitto e di Gerusalemme e la supremazia navale appartenne a lungo ai turchi contrastata solo in parte dalla flotta di Carlo V. Oggi Erdogan attua il suo piano di leadeship nel Mediterraneo destabilizzando molte aree e in particolare le acque del mediterraneo orientale attorno all’isola cipriota. Nel 2004 la parte greco-cipriota entrò a far parte dell’Ue mentre Cipro nord è riconosciuta solo dalla Turchia e non dall’Onu. I fondali marini, secondo i trattati internazionali, appartengono alla Grecia e a Nicosia greca ma Ankara rivendica i diritti di sfruttamento scavalcando le leggi comunitarie e manda le cannoniere a difendere le trivellazioni sottomarine. Le ambizioni del sultano della Mezzaluna non si fermano qui e si spingono oltre fino a chiedere di ridisegnare le mappe delle acque territoriali intorno a Cipro nonchè la revisione del Trattato di Losanna del 1923, che scade nel 2023, l’anno del centenario della Repubblica turca, per rivendicare alcune isole greche nell’Egeo davanti alla costa turca. La sfida in corso nel Mediterraneo deteriora ulteriormente le relazioni tra la Turchia e l’Europa. Il Consiglio affari esteri dell’Ue ha deciso di interrompere le relazioni diplomatiche con i turchi in segno di protesta contro le azioni provocatorie di Erdogan vicino alle coste di Cipro alla ricerca di nuovi giacimenti di gas dopo aver scoperto i primi depositi nel 2011. Una mossa ritenuta dall’Unione Europea come una violazione del diritto internazionale e della sovranità di Cipro.
Filippo Re

Le fiamme gialle trovano piccolo arsenale a domicilio

I militari della Guardia di Finanza di Rho, nel corso di una perquisizione nell’abitazione di un 35enne residente nella stessa città, hanno rinvenuto un piccolo arsenale, composto da due pistole con le relative munizioni (36 cartucce), coltelli, tirapugni, manganelli.

Le armi da fuoco erano prive di matricola e una, originariamente a salve, era stata modificata e resa idonea a sparare proiettili veri.

L’uomo, incensurato, è stato arrestato per armi clandestine e, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, portato nel carcere di San Vittore.

Le armi, invece, sono state sequestrate e sono in corso accertamenti per verificarne il possibile impiego in azioni criminali.

 

La GdF arresta pusher con droga e denaro

DA MILANO

Nel corso di attività per il contrasto ai traffici illeciti e allo spaccio di sostanze stupefacenti in zona Arco della Pace – Sempione, i finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Milano hanno arrestato un pusher di origine senegalese, trovato in possesso di oltre 200 grammi di sostanze stupefacenti tra hashish e marijuana.

 

L’uomo, in compagnia di un suo connazionale, si aggirava con fare sospetto all’interno del Parco. Immediatamente a seguito del controllo dei due, i Baschi verdi rinvenivano nella disponibilità di uno di loro 198 grammi di hashish, suddivisi in due panetti di forma rettangolare ancora confezionati e circa 5 grammi di marijuana, occultati all’interno delle tasche posteriori del pantalone e degli slip. Inoltre, all’interno del suo zaino sono state trovate numerose banconote di vari tagli per un totale complessivo di circa 700 euro risultati essere provento dell’attività illecita.

 

La droga, unitamente al denaro, è stata posta sotto sequestro penale e il responsabile è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. L’Autorità Giudiziaria ha disposto il giudizio per direttissima che si concludeva con la misura della restrizione personale in carcere.

 

Nell’ultimo periodo i Baschi Verdi nella sola zona di Arco della Pace – Sempione hanno denunciato 14 persone di cui 3 in arresto.

 

Caso Sea Watch 3, parla il legale di Carola

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Abbiamo intervistato l’avvocato Leonardo Marino difensore, con il collega Alessandro Gamberini, di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3

 

1) Perché ritenete sia legittimo avere forzato il blocco per fare sbarcare i migranti?

Il comandante della Sea Watch ha sempre sostenuto di essere stata obbligata per stato di necessità, anche perché la situazione a bordo stava per precipitare. Il giudice che non ha convalidato l’arresto è andata oltre, ritenendo che fosse stata screditata la condotta del comandante in quanto si è limitata ad adempiere il suo dovere di capitano nel soccorrere i migranti e nel rispetto delle convenzioni internazionali.

2) Come valuta la posizione della procura di Agrigento secondo la quale la scarcerazione di Carola Rackete è una “conclusione contraddittoria, errata e non adeguatamente motivata”?

La Procura ha di fatto impugnato soltanto l’aspetto cautelare della convalida dell’arresto ritenendo che il provvedimento del giudice non sia corretto e non richiedendo nessuna misura cautelare.Sarà la Cassazione a vedere se effettivamente il gip di Agrigento ha operato correttamente o meno.

3) È confermata la volontà di chiedere risarcimenti in denaro per gli insulti ricevuti sui social?
Stiamo valutando di intraprendere un’azione legale nei confronti dei soggetti che quasi quotidianamente diffamano l’onore e l’immagine di Carola e della Sea Watch. Cosa certa è la denuncia nei confronti del Ministro dell’Interno italiano per diffamazione e associazione a delinquere.