Dall Italia e dal Mondo- Pagina 17

Ragazzo di 19 anni cade dalle scale e muore

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Cronache italiane

Era  ipovedente il giovane di 19 anni morto a Genova cadendo dalla tromba delle scale del palazzo dove abitava, un condominio  di Sampierdarena. Il ragazzo aveva anche problemi motori. Ieri ha preceduto sulle scale la mamma, con cui stava uscendo, per chiamare l’ascensore ma quando la donna è arrivata era ormai precipitato per diversi metri. Inutili i soccorsi per quella che è stata una tragica fatalità.

Cane muore dimenticato in auto per ore sotto il sole

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Cronache italiane

Dopo essere tornata a casa ha dimenticato il cane per alcune  ore dentro l’auto sotto il sole cocente

Accortasene, ormai era troppo tardi e per l’animale non c’era più nulla da fare. E’ accaduto nel Genovese, dove la donna ha lasciato il suo  golden retriever di  sei anni,  ed è andata a casa con il figlio. I passanti hanno visto l’animale in difficoltà e hanno chiamato gli agenti che  hanno provato a salvare l’animale bagnandolo e provando a farlo respirare ma senza riuscire salvarlo.

 

(foto archivio)

Srebrenica, ventiquattro anni dopo

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Ripensando all’11 settembre del 2001 la stragrande maggioranza delle persone si ricordano dov’erano, chi aveva al loro fianco, cosa facevano in quegli istanti drammatici, quali emozioni provarono di fronte all’assalto terroristico alle Torri gemelle del World Trade Center di Manhattan

Pochi, troppo pochi rammentano le stesse cose pensando all’11 luglio di ventiquattro anni fa quando, nella calda estate di guerra del 1995, cadde Srebrenica e iniziò l’ultimo massacro del secolo. Le vittime furono tre volte più numerose di quelle di New York, ma quasi nessuno se ne accorse. Non c’erano immagini, in quei giorni, in tv. Srebrenica, per troppi era un nome senza storia, quasi impronunciabile. Quella cittadina tra le montagne della Bosnia nord-orientale, enclave musulmana a pochi chilometri dalla Drina, cosa rappresentava? Poco o nulla, per chi non aveva nessun desiderio di sapere, conoscere. L’Europa era al mare, la Bosnia non faceva quasi più notizia, la guerra che aveva insanguinato i Balcani pareva stesse finendo.

E poi perché bisognava sapere ? Era più facile chiudere gli occhi o girare la testa da un’altra parte. In fondo tutti erano complici di quanto stava accadendo: l’Europa, le Nazioni Unite, la Nato, la civilissima indifferenza dell’Occidente. Così si lasciò che il massacro avvenisse. Oltre diecimila musulmani bosniaci maschi, tra i 12 e i 76 anni,vennero catturati, torturati, uccisi e sepolti in fosse comuni dalle forze ultranazionaliste serbo-bosniache e dai paramilitari serbi. Tutto avvenne in una decina di giorni dopo che la città, assediata per tre anni e mezzo, fin dai primi giorni del conflitto, era caduta il 10 luglio nelle mani criminali del generale Ratko Mladić. Nove anni dopo il Tribunale internazionale dell’Aja per l’ex Jugoslavia (Tpi) definì quello di Srebrenica “un genocidio”, il primo in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Ma da quel momento, tra omissioni e rinvii, è passato moltissimo tempo. Sono passati ventiquattro anni. Ora,sappiamo. Radovan Karadžić e Ratko Mladić, i due principali boia, sono stati condannati all’ergastolo per genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra. altri non hanno pagato per i loro crimini e, con il tempo, si tende a rimuovere,dimenticare. Restano però le tombe, il ricordo di uccisioni, saccheggi,

violenze, torture, sequestri, detenzione illegale e sterminio. Ci sarà mai una giustizia piena? Quasi cinque lustri dopo rimane l’amara sensazione di ingiustizia e di impotenza nei sopravvissuti e un pericoloso messaggio di impunità per parecchi dei carnefici di allora, in molti casi ancora a piede libero e considerati dagli ultranazionalisti alla stregua degli “eroi”. Ha fatto bene in questi giorni Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi e prete coraggioso, a rammentare le similitudini di quella vicenda con l’attualità brutale dell’oggi, con l’accanimento nei confronti dei migranti, con l’assurda violenza che si consuma contro le donne. Come tanti altri, in tutti questi anni mi sono impegnato a raccontare ciò che è stato fatto a Srebrenica affinché il grido di madri, mogli e figlie di chi venne ucciso nella città “dell’argento e del sangue” non resti inascoltato. Da anni queste donne coraggiose, durante le loro proteste non violente che si svolgono l’11 di ogni mese a Tuzla, pronunciano una parola: “Odgovornost”, responsabilità. Chiedono verità e giustizia, accertamento delle responsabilità,condanne per tutti i criminali. E’ un modo per offrire voce e forza a queste donne. Uno dei più grandi intellettuali balcanici, l’indimenticabile Predrag Matvejevic, scrisse: “I tragici fatti dei Balcani continuano, non si esauriscono nel ricordo come avviene per altri. Chi li ha vissuti, chi ne è stato vittima, non li dimentica facilmente. Chi per tanto tempo è stato immerso in essi non può cancellarli dalla memoria”. Quando ebbi la fortuna di conoscere Matvejević parlammo a lungo di Mostar, dell’Erzegovina, della storia della città del ponte che unisce le due rive della Neretva, del suo sentirsi cittadino europeo.

L’Europa, per lui, non era solo il futuro, ma la costruzione politica che avrebbe risolto i problemi del passato. Diceva: “ i Balcani sono la polveriera d’Europa, ma restano anche il barometro di quello che è l’Europa.Resto convinto che ora che i nazionalisti hanno portato tutti i popoli alla rovina, toccherà a noi salvare il salvabile”. Immaginava un’ Europa diversa da quella che erige muri, srotola fili spinati, rifiuta l’altro senza pensare, egoisticamente, che in fondo è solo l’immagine di se stessa con più disperazione, fame e paura. Sperava di non dover più vivere l’orrore e la tragedia di Srebrenica. Per questo, soprattutto ora che anche lui ci ha lasciati, il dovere della memoria ci obbliga a  non cedere le armi della giustizia e della ragione. 

Marco Travaglini

Le foto sono di Paolo Siccardi

Donna trovata morta per il caldo dopo una settimana

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Cronache italiane

Una anziana donna è stata trovata morta nella sua casa di Genova  Sampierdarena

 

Sarebbe morta da almeno una settimana e forse a causare il decesso potrebbe essere stato il caldo  dei giorni scorsi. L’allarme è stato dato dai vicini che hanno sentito un cattivo odore provenire dall’abitazione. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e il personale del 118.

Donna travolta e uccisa sulle strisce

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Cronache italiane

Una donna è stata travolta e uccisa da un’auto,  mentre attraversava sulle strisce pedonali. Secondo i primi accertamenti della polizia municipale, intervenuta sul posto, a Imperia, con il personale sanitario del 118, il conducente della vettura Peugeot che ha travolto l’anziana di 85 anni,  si sarebbe fermato all’altezza dell’attraversamento pedonale. Sarebbe però stato tamponato e spinto in avanti da una  una Volkswagen Polo.

Untorelli e popolo volubile

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E dagli all’untore.  Ma anche i nostri moderni (tanti) untori si devono arrendere ai Magistrati e soprattutto allo Stato di diritto e alle sue regole sulla divisione dei ruoli tra Politica e Magistratura
  Il gip non ha convalidato l’arresto della Capitana Carola. Rambo ( deluso ) Lui che aveva già anticipato la sentenza . Carola colpevole e condannata al pubblico ludibrio. Non funziona così. La scarcerazione non vuol dire che la Capitana sia innocente, si vedrà. Dopo il fascismo l’ autonomia tra Magistratura e governo e Parlamento è uno dei pilastri della nostra Costituzione e della nostra democrazia.  Ma i moderni untorelli non se ne dolgono e vanno avanti.  Aiutati dal web sono imperterriti.
Altri casi come il Sindaco Pd emiliano già condannato perché considerato al pari di coloro che gestivano i servizi per l’affido, arrestati. Da Pinerolo all’ Emilia.  L’accusa è concussione. Cioè avrebbe favorito chi è indagato. Ma di queste sottigliezze agli untori nulla importa. Dalla Capitana alla quelli che sono per antonomasia colpevoli. Gli untorelli sono tutto.  Poliziotti magistrati politici inquirenti e giudicanti.  Se poi il magistrato non conferma le loro tesi il magistrato è colluso.  Così come i poliziotti ed avanti di questo passo.  Gli untori hanno sempre ragione nello spargere la loro quotidiana peste.  E passi che una parte di popolo la pensi così.  Il popolo che dai tempo di Masaniello è volubile.
Incoronato il Re pescatore  poi lo vende ai Borboni per un pezzo di pane, felice della sua decapitazione. Proprio così, popolo volubile ed anche infingardo.  In fondo ci abbiamo fatto l’abitudine.  Ma non  con chi vuole e dice di governare. Per governare non  si deve spargere peste, ideologia e demagogia.  Ci risiamo:  un conto sono le idee e le opinioni.  Un conto sostenere che chi non è d’accordo è contro e dunque delinque.  Siamo in democrazia e ci dobbiamo rimanere.
Patrizio Tosetto

Tensioni in Eritrea: come ai tempi del Negus rosso

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“Sembra di essere tornati ai tempi di Menghistu Hailè Mariam, il Negus rosso che negli anni Ottanta governava l’Etiopia con il pugno di ferro e confiscava con l’uso della violenza i beni della Chiesa cattolica come conventi, scuole e centri medici”

 

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

 

Etiopi ed eritrei non dimenticano quanto accadde tra il 1977 e il 1991 sotto la sua dittatura comunista e oggi, in Eritrea, indipendente da Addis Abeba dal 1993, sembra di essere tornati a quei tempi. Funzionari governativi dell’Asmara hanno fatto irruzione nei conventi di suore dove si trovano molti centri sanitari, hanno messo i sigilli, hanno cacciato il personale e i pazienti, terrorizzando religiosi e suore che da decenni svolgono servizio in questi presidi sanitari. Il leader del regime di Asmara, il dittatore Isaias Afewerki, usa la forza contro dissidenti e cattolici e non si allontana molto dai metodi violenti del Negus governando con strapotere autoritario. In carcere sopravvivono oltre 10 mila prigionieri politici in condizioni pietose e non per nulla il regime è stato condannato dall’Onu per crimini contro l’umanità. Al potere dal 1993, anno dell’indipendenza, Afewerki guida una dittatura utilizzando sistemi oppressivi per limitare la libertà politica, di stampa e di associazione. Nessuna critica è ammessa verso il regime e dal 1993 non si sono più svolte elezioni presidenziali. La pace tra l’Etiopia e l’Eritrea raggiunta con l’Accordo di Algeri nel 2000 che ha posto fine al conflitto tra i due Paesi non ha cambiato i metodi della tirannia e ha lasciato irrisolte alcune questioni come la definizione dei confini tra le due nazioni. Le stesse religioni sono perseguitate e decine di eritrei appartenenti alle Chiese pentecostali, poste fuorilegge nel 2002, sono stati arrestati a maggio perchè pregavano in casa. Ora nel mirino del regime sono finiti tutti gli ospedali cattolici del Paese, chiusi d’autorità. Nel 2002 lo Stato eritreo (51% musulmani e 46% cristiani su una popolazione di poco più di 5 milioni di abitanti) ha ammesso quattro confessioni religiose: la Chiesa ortodossa, la Chiesa cattolica, la Chiesa evangelica luterana e l’islam sunnita ma i fedeli hanno una libertà di culto assai limitata. I cristiani incarcerati per la loro religione sono alcune migliaia e si può essere arrestati anche solo per il possesso di una Bibbia nella propria abitazione.

I movimenti religiosi cosiddetti “non ufficiali” secondo il governo eritreo sono considerati strumenti di sovversione, e quindi non sono tollerati ma lo stesso discorso vale per tutte le organizzazioni della società civile che non sono allineate alle direttive del regime di Asmara. Secondo le organizzazioni dei diritti umani le forze di sicurezza continuano a fare irruzioni nelle case private dove fedeli di religioni non riconosciute si riuniscono a pregare e l’unico modo per essere rilasciati è quello di ripudiare la religione. Le prospettive per la libertà religiosa sono tutt’altro che rosee. “Il fatto che il governo abbia portato avanti la stessa politica di stretto controllo sulle istituzioni religiose, continuando a limitare le loro attività, dimostra, scrive l’Acs, l’associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” nel Rapporto 2018 sulla libertà religiosa nel mondo, che negli ultimi anni ben poco è cambiato. A causa di divieti e restrizioni è particolarmente difficile trovare informazioni riguardanti l’attuale situazione della libertà religiosa in Eritrea e nulla suggerisce che in Eritrea possano registrarsi cambiamenti positivi nel prossimo futuro”. Rincara la dose il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che lo scorso anno ha incluso l’Eritrea tra i Paesi che destano particolare preoccupazione a causa delle gravi violazioni della libertà religiosa. Ma cosa è accaduto? La Chiesa sarebbe stata colpita come vendetta per le critiche mosse al governo eritreo il quale ha subito reagito con violenza ordinando alla Chiesa cattolica di consegnare allo Stato tutte le strutture sanitarie gestite dalla Chiesa. Agenti del governo si sono presentati nelle strutture cattoliche e hanno chiesto agli amministratori di firmare un documento che sancisce il passaggio di proprietà delle strutture. La tensione è salita alle stelle, gli amministratori si sono rifiutati di firmare e hanno chiesto agli uomini di Afewerki di confrontarsi con le autorità cattoliche. A quel punto i funzionari pubblici hanno chiuso i centri sanitari, evacuando il personale e lasciando molti malati senza assistenza medica. Il provvedimento ha suscitato molta preoccupazione nelle comunità cattoliche e nella popolazione. Una legge del 1995, in realtà mai entrata in vigore, prevedeva che tutte le strutture sociali come scuole e centri medici fossero amministrati dall’autorità pubblica.

 

Questa disposizione ha però iniziato a essere applicata solo negli ultimi anni. Tra il 2017 e il 2018 sono state chiuse otto cliniche cattoliche. I Vescovi cattolici, nell’aprile scorso, avevano chiesto “un processo di riconciliazione nazionale che garantisse giustizia sociale” per tutti e che il governo eritreo realizzasse profonde riforme per aiutare la popolazione più povera ma queste parole non sono state ben accolte dai vertici del regime. Ecco dunque ciò che sarebbe successo. “Quella lettera, aggiungono i prelati, apriva alla riconciliazione e al dialogo nazionale per superare insieme le difficoltà del Paese. Nelle nostre parole non c’era quindi un intento critico ma piuttosto costruttivo. Probabilmente il regime ha interpretato la lettera come un attacco e ha reagito di conseguenza”. La Chiesa cattolica gestisce in Eritrea 40 tra ospedali, centri sanitari e ambulatori, tutti a servizio della popolazione, senza alcuna distinzione di etnia o religione, che forniscono cure quasi sempre gratuite. In una lettera inviata al Ministro della Sanità Amna Nurhsein i vescovi eritrei hanno espresso perplessità e rincrescimento nei confronti della decisione del governo: “dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà le nostre istituzioni e quanto fa parte della loro dotazione. Privare la Chiesa di queste e simili istituzioni vuol dire intaccare la sua stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi, le religiose, i laici”.

Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

Capitale malata, Paese allo sbando

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Una veduta di Roma di notte, zona Monte Vecchio.  Diciamo non molto edificante. Il mattino dopo continui il tuo giro a piedi e lo spettacolo non muta.  Da Porta Portese a Trastevere, una costante
 La situazione migliora a Testaccio ma ritorna ad essere preoccupante verso le periferie. Ad occhio e croce emergenza sanitaria.  Fermate centralissima come Barberini e Spagna chiuse I turisti e i romani ringraziano.  Poi sali su un taxi e fai mille domande al tassista.  Sintesi delle risposte: sono 10 anni che faccio questo lavoro e da quando c’ è la Raggi la situazione è notevolmente  peggiorata.  Poi come nelle migliori tradizioni buche in strada e buche nei marciapiedi, una slogatura alle caviglie non si nega a nessuno, con un certo egualitarismo di fondo.  Sia i ricchi che i poveri trattati male allo stesso modo. Roma caput mundi è oramai un lontano ricordo. Sempre nella Capitale si aggira un manipolo di eroi.  Sono i pedoni che attraversano sulle strisce pedonali.  Rischiano la vita tutte le volte. Ma Roma è anche questo. Sarebbe un peccato buttare via sia l’ acqua sporca che il bambino.  Mi allieta un altro tassista.  50 anni di lavoro sulle strade romane. Accidenti, lei di esperienza ne ha.  Attuale problema? La gente si è incattivita.  E giù di aneddoti.  Come quando Gianni Agnelli gli chiese d essere portato da un certo Giulio Andreotti e sornione disse: vado a chiedere soldi al Divino.
Poi continuando : non ci sono più artigiani e i nostri figli non trovano lavoro stabile.  Ma questa è un altra storia, quella di un Paese che aveva voglia di fare e di essere.  Ora mancano i soldi di ieri.  Mancano anche le intelligenze di ieri. Tra l’Appendino e la Raggi la solita gara a chi fa peggio. Nella Capitale, per antonomasia c’ è il Governo.  Nella Capitale c’ è lo Stato centrale, c’è il Governo supremo della Magistratura. Ci sono gli Alti Comandi Militari.  Che fanno? Si girano dall’altra parte, tanto con i vetri oscurati delle auto di servizio non sono visti e fanno finta di non vedere. Povero, veramente povero, questo Bel Paese.
Patrizio Tosetto

La motovedetta salva il turista

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DALLA LIGURIA

Alle ore 10.53 del 2 luglio la Sala operativa della Capitaneria di porto di Genova riceveva segnalazione da parte del numero di emergenza operativa di un turista in preda a crisi di panico e con sospetto infarto sulla spiaggia di San Fruttuoso a Camogli

Immediatamente veniva contattato il 118 e disposta l’uscita in mare di una motovedetta Sar Cp 833 ed elicottero Elidrago con personale medico a bordo.

Dopo i contatti effettuati, dai quali il personale medico intervenuto sul posto accertava uno stato di salute complessivamente buono della persona soccorsa, questa veniva trasportata a Camogli dalla motovedetta e, successivamente, al San Martino di Genova per ulteriori accertamenti ed eventuali cure.

Massimo Iaretti

Il boom delle crociere green

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Secondo Crocierissime il 35% degli italiani le preferisce. Navi a emissioni ridotte e programmi per l’ambiente: le novità dalle varie compagnie

C’è una larga fetta di turismo sempre più green ed ecosostenibile, attento all’ambiente, alla conservazione della flora e della fauna, al rispetto e al sostegno delle popolazioni locali e delle loro tradizioni, e questo vale anche per il settore crocieristico. Non solo, secondo un recente sondaggio realizzato da www.crocierissime.it, il primo sito italiano interamente dedicato al mondo delle crociere, il 35% dei vacanzieri italiani prenoterebbe più volentieri sapendo di poter scegliere una crociera con queste caratteristiche.

Un dato confermato e supportato dalla tendenza del mercato a livello mondiale. La stessa Clia, l’associazione internazionale dell’industria crocieristica, ha annunciato l’impegno formale di ridurre entro il 2030 le emissioni di carbonio del 40% da parte di tutte le navi da crociera del mondo. E di progressi in questo senso ne sono stati fatti e se ne stanno facendo molti. Costa Crociere, ad esempio, a novembre 2019 festeggerà la nuova Costa Smeralda con il suo viaggio inaugurale. La nuova Ammiraglia della compagnia, oltre al lusso, al comfort e al design, vanta il sistema di combustione LNG (gas naturale liquefatto), il combustibile più pulito al mondo, che gli consente di raggiungere importanti obiettivi per il rispetto dell’ambiente. Msc, dal canto suo, si è fortemente impegnata, nell’ambito del Plastics Reduction Programme, a eliminare il più possibile articoli in plastica, sia a bordo delle navi sia a terra, sostituendoli con articoli ecocompatibili; riorganizzando anche le sue grandi cucine.

Soluzioni e innovazioni di cui cercano di dotarsi anche le compagnie internazionali. Come Royal Caribbean che si propone di utilizzare prodotti biodegradabili o riutilizzabili a bordo e carburante Bio-Diesel per le navi, con un consistente risparmio energetico. Inoltre, grazie a una partnership con National Geographic, organizza avventure particolari, come spedizioni alle Galapagos per poche persone, con lezioni sulla conservazione della flora e della fauna durante le quali si mangia solo pesce allevato in modo sostenibile e cibo locale.

Holland America, poi, è particolarmente avanti nelle politiche di gestione dei rifiuti e per il risparmio energetico, oltre a incoraggiare costantemente i propri clienti a riutilizzare gli asciugamani della cabina. Tutto il suo staff è eco-friendly e preparato per insegnare anche agli ospiti a bordo come comportarsi per rispettare l’ambiente, anche con piccoli gesti, come l’ottimizzare l’uso dell’acqua. E, come se non bastasse, saponi e detergenti per le pulizie sono a base di soia, banana, estratti di arance, ecc. Anche Disney Cruise, tra le altre cose, si è impegnata a tagliare le emissioni energetiche, a usare sostanze naturali, luci a basso impatto e acqua rigenerata dal sistema dell’aria condizionata per la lavanderia. E c’è un ufficiale a bordo che ha il compito di educare e promuovere politiche ecosostenibili.

Celebrity Cruise, invece, adotta pannelli solari, ha ascensori hi-tech che consentono di risparmiare energia fino al 50% e navi particolarmente aerodinamiche, quindi più efficienti, che consumano meno carburante e sono organizzate per riciclare in modo intelligente materiali come vetro e alluminio. Norwegian Cruise, infine, ha dei sistemi avanzati di trattamento di tutte le acque reflue a bordo, un sistema rigoroso di gestione dei rifiuti in cui si predilige il riciclo, tecnologie per il risparmio energetico e un ridotto consumo del carburante. Oltre ad avere a bordo un ufficiale ambientale (Ua) il cui compito include l’implementazione, la formazione, la supervisione e il controllo del rispetto delle norme ambientali sulla nave e il fornire assistenza a terra per lo sviluppo di politiche e procedure ambientali. Questa figura è sempre pronta a rispondere alle domande degli ospiti sulla materia, e prepara l’equipaggio assicurandosi che rispetti tutte le norme e i programmi per l’ambiente.

Insomma, ognuno cerca di adottare politiche ecosostenibili con tecnologie efficienti e all’avanguardia ma ci sono piccole cose che tutti i crocieristi responsabili possono fare nel loro piccolo. Crocierissime.it ha elencato alcune regole per essere “green” anche a bordo di una nave: non sprecare cibo e non riempirsi troppo il piatto come invece viene da fare davanti a un grande e variegato buffet; preferire le scale agli ascensori che sono sempre in attività tra i vari ponti e consumano molta energia; riutilizzare per quanto possibile gli asciugamani in cabina e i teli mare o piscina; risparmiare sul consumo dell’acqua, sia quando si fa la doccia che quando ci si lava i denti; evitare di usare oggetti di plastica monouso, magari portati dall’esterno se la nave li ha banditi dalla vita di bordo e partecipare attivamente ai programmi sul riciclo e la corretta gestione dei rifiuti. Gesti semplici, che dovrebbero diventare quotidiani: basta ricordarsi che il mare, elemento indispensabile per le crociere, è una risorsa da tutelare e salvaguardare, così come in generale il nostro Pianeta.

Abbiamo a disposizione diverse foto di questa notizia. Se ne avete bisogno, sono disponibili fino al 4 LUGLIO a questo indirizzo: <<https://we.tl/t-rxO2zHYZ6g>> o potete chiederle direttamente a: esancho@opennewsturismo.com

Su Crocierissime:
Crocierissime.it nasce dall’esperienza pluriennale nel mercato crocieristico internazionale dei suoi fondatori con un progetto altamente innovativo nel campo del turismo online: sviluppare anche in Italia le migliori tecnologie di servizio ai consumatori mettendo a disposizione una piattaforma web interamente dedicata al mondo delle crociere, la prima in Italia.

Crocierissime è parte di lastminute.com Group, una delle principali online travel agency (OTA) europee presente in oltre 35 paesi in tutto il mondo. Le tecnologie all’avanguardia sviluppate dal gruppo e l’offerta integrata per il viaggio e il tempo libero permettono agli utenti di ricercare e prenotare le soluzioni più adatte alle proprie esigenze in maniera intuitiva e veloce.