Da oggi è disponibile sul canale YouTube ufficiale dell’artista, il videoclip del nuovo singolo “Io non sono razzista ma..” del rapper torinese Willie Peyote (Guglielmo Bruno, classe 1985).

“Io non sono razzista ma…” è il terzo singolo estratto dall’ultimo album di Willie Peyote “Educazione Sabauda”, molto apprezzato da critica e pubblico. L’uscita di “Io non sono razzista ma…” segue quella dei singoli “Peyote451 (L’eccezione)” e “La dittatura dei Nonfumatori”. Il brano ironizza con amarezza sulle frasi fatte e gli slogan sull’accoglienza per svelare il razzismo che si cela dietro alcune prese di posizione. ll colorato videoclip del singolo, realizzato dal regista Stefano Carena, è stato girato a Lampedusa con il Patrocinio del Comune dell’isola.
Puoi guardare il videoclip di “Io non sono razzista ma…” al seguente link YouTube: https://youtu.be/dj9OL-6xPQ8
Quella di WILLIE PEYOTE è la storia di un artista che, con impegno e sacrifici, è emerso dall’ambiente musicale underground torinese diventando la nuova scoperta della scena rap italiana. Anche se definirlo un rapper è riduttivo in quanto Willie Peyote è anche un vero e proprio cantautore che racconta storie, dipingendo immagini dettagliate del mondo attuale e dell’Italia in cui viviamo con le sue rime pungenti, ironiche ma anche malinconiche.
La poetica dell’artista può essere riassunta in uno dei versi del singolo “Peyote451”: “A metà tra il rap hardcore e la canzone d’autore, non per essere il migliore ma l’eccezione!”. Willie Peyote è stato infatti il primo rapper a vincere il concorso per autori “Genova per Voi” e ad esibirsi al “Festival Giorgio Gaber”.
Il suo ultimo album “Educazione sabauda” ha conquistato un grande consenso di pubblico e critica. Il brano, contenuto nel disco, “C’era una Vodka” è rimasto per una settimana al primo posto delle canzoni più ascoltate e condivise su Spotify (classifica “Viral 50”), superando addirittura “Hello” di Adele, insieme ad altre 4 canzoni contenute nell’album.
(foto: Andrea NOSE Barchi)
Quella che racconta Renzo Sicco, direttore artistico di “Assemblea Teatro”, in “U-Boat 1277 – 3 giugno 1945,cronaca di una deriva”, è una storia straordinaria e vera, accaduta 71 anni fa in Portogallo
scafo, intrapresero il viaggio verso un paese neutrale. “Renzo Sicco è uomo di teatro che sa passare leggero sulle storie”, scrive il giornalista e critico teatrale Gian Luca Favetto.”Le assorbe dalla realtà attorno, dalle fantasie altrui, dai sogni di tutti. Un po’ le fa sue, le trasforma e le riflette in forma di spettacoli, di modo che possano conoscerle e viverle anche altre persone”. E Renzo Sicco, da artista giramondo qual è, questa storia è andato a pescarla nell’Atlantico e, settant’anni dopo, l’ha riportata in superficie. L’editore Aletti ha pubblicato il testo di questo lavoro teatrale che, oltre allo spettacolo e al libro, è diventato anche un cortometraggio di 23 minuti. Una bella storia di mare, segnata dall’amaro della sconfitta e dal bisogno della fuga verso la libertà e una vita nuova. Un’occasione importante per riflettere , come sottolinea Sicco “ sul dovere dell’accoglienza, sulle conseguenze della sconfitta”. E sul fatto che in guerra, parafrasando Don Milani, “l’obbedienza non è una virtù”. Per questo è importante raccontare la “disobbedienza” di un manipolo di giovani tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale.


Chi è nato dopo gli anni Cinquanta sul lago Maggiore non si ricorderà della Ferrovia Intra-Premeno (collegata poi con la Intra- Omegna): qualcuno di loro ne avrà sentito parlare, avrà visto immagini o cartoline oppure potrà informarsi sull’argomento, a partire dalle righe che sta leggendo.
cui ho fatto cenno le ha narrate, con dovizia di particolari, Paolo Dolcini la sera dello scorso 19 agosto nella conferenza tenutasi alla Chiesa di Roncaccio a Bée. Contemporaneamente, lo stesso Dolcini, docente di Geografia presso alcune Università della Terza Età della nostra zona, ha mostrato le foto migliori, talvolta suggestive, le stesse che sono rimaste esposte al pubblico fino al 20 agosto nella sala polivalente di Piazza Barozzi, a cura del noto fotografo verbanese Enzo Azzoni e della Pro Loco di Bée. A fine Ottocento, mentre cominciava a svilupparsi il turismo nell’entroterra di Intra (allora il nome Verbania non esisteva nemmeno) e mentre la stessa Intra conosceva un autentico boom industriale, l’unico servizio di trasporto possibile verso la fascia collinare era rappresentato dalla diligenza. Fu
l’Ing. Alfredo Pariani (1874-1963) che per primo ebbe l’idea di una ferrovia elettrica (non più a vapore, grazie alla costruzione delle prime centrali elettriche).Come lo stesso Dolcini ha poi descritto, dopo un’interruzione in fase progettuale – dovuta allo scoppio della Grande Guerra – la costruzione della linea ferroviaria prese corpo fino a giungere all’inaugurazione ufficiale, il 28 giugno 1926. La corrente elettrica, ossia l’alimentazione, proveniva dalla non distante Centrale di Ramello e il percorso era di poco superiore ai 13 chilometri. Alla dismissione della Intra-Premeno, avvenuta nel 1959, il tracciato fu sostituito da un’ampia strada provinciale a due corsie, certamente più adatta a veicolare il traffico delle prime automobili private e dei primi autobus. Chi volesse approfondire l’argomento, specialmente dal punto di vista delle immagini, può consultare il volume fotografico
Con il patrocinio del Consiglio regionale e della Regione Piemonte, nella Sala Viglione di Palazzo lascaris, il 30 settembre, si è tenuta la premiazione della III edizione del
Le trame dei film nelle sale di Torino
Al posto tuo – Commedia. Regia di Max Croci, con Luca Argentero, Stefano Fresi e Ambra Angiolini. Luca e Rocco, direttorei creativi di due aziende produttrici di sanitari, il primo bello, single e sciupafemmine, l’altro sempre sovrappeso e sempre a dieta, sposato e con tre figli: quando diverrà effettiva la fusione delle aziende ci sarà posto per uno soltanto di loro. Nell’imminenza, la dirigenza impone che si scambino la vita e i ruoli, famiglie e case, comportamenti e abitudini, per una sola settimana. E il risultato? Durata 90 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)
Ben Hur – Storico. Regia di Timur Bekmambetov, con Jack Houston e Morgan Freeman. Ancora una volta sullo schermo – ma il preciso punto di riferimento continua a essere il tocco Kolossal di William Wyler del ’59 con i suoi insuperati 11 Oscar – la vicenda di Giuda Ben Hur, prima amico fraterno e poi acerrimo nemico di Messala, conquistatore romano di Israele. La vita felice, la schiavitù, la sete di vendetta, la corsa delle bighe, i lebbrosi, la crocifissione, un copione tutto conosciuto a memoria ma che forse vale la pena di ripassare, nel bene e nel male. Sullo sfondo, tra l’altro, Matera, set perfetto. Durata 150 minuti. Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Café Society – Commedia. Regia di Woody Allen, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell e Blake Lively. Bobby, trentenne neyworkese e rampollo di una squinternata famiglia ebraica, dove circolano pure componenti malavitosi, corre a Hollywood per entrare a servizio dello zio, apprezzato agente di divi e divette. Si innamorerà della giovane segretaria di studio. Ma c’è già un altro nel suo cuore e le cose inevitabilmente si ingarbuglieranno. Uno sguardo al vecchio cinema, gli amori, le battute che piovono come se piovesse, tutto secondo i canoni di Woody, giunto bulimicamente al suo 47° film. Durata 97 minuti. (Ambrosio, Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala2, The Space, Uci)
Jason Bourne – Azione. Regia di Paul Greengrass, con Matt Damon, Alicia Vikander, Vincent Cassel, Tommy Lee Jones. A dirigere chi, per la “vicenda Bourne”, ha già retto con la solida professionalità i precedenti “Supremacy” e “Ultimatum”: il che è una sicurezza. Un Damon sempre alla ricerca della propria memoria, con tra le mani questa volta dei file che potrebbero in qualche modo spiegargli la morte violenta del padre. Menzogne e mezze verità, perfidi dirigenti della CIA e un immancabile killer che ha la feroce ruvidezza di Cassel, un’ambigua agente dei Servizi Segreti in vena di far carriera, che ha i tratti un po’ spenti della nuova star Wikander, pronta a lasciare aperta la porta che fa ben sperare in altra/e avventura/e. Forse spiace, nel divertimento generale e nel caos che ne deriva, che Greengrass e sceneggiatori abbiano privilegiata la grancassa e abbiano messo la sordina al disordine mentale e interiore del protagonista. Durata 123 minuti. (Ideal)
Se permetti non parlarmi di bambini – Commedia. Regia di Ariel Winograd, con Maribek Verdù e Diego Peretti. Un padre separato e tutto il suo amore per la figlioletta: peccato che la nuova fiamma non voglia proprio sentire di prole. Non rimarrà che nascondere l’esistenza della piccola alla nuova intrusa. Un successo del cinema argentino. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 2, Uci)
Trafficanti – Commedia. Regia di Todd Philips, con Jonah Hill e Miles Teller. Il regista della fortunatissima terna di “Una notte da leoni” mantiene anche in quest’ultima opera tutto il divertimento di buone radici goliardiche che l’hanno reso celebre. Qui aggiunge inoltre una buona amarezza “seriosa”, facendo incontrare, durante un funerale, due vecchi amici. L’uno, dall’avvenire ottimamente avviato, spingerà l’altro ad entrare in quel mercato delle armi – con contratti a suon di dollari con il Pentagono – che si prospetta quantomai fortunato e che vede i propri redditizi panorami in Iraq, Albania e Afghanistan. Da una storia vera. Durata 114 minuti. (Reposi, The Space, Uci)
Creare musica utilizzando come strumento il vetro, componendo i suoni rubati da una fornace di Murano (Venezia). Da qui nasce il progetto Glasstress (Musica Di Vetro), un’esperienza musicale realizzata da due grandi “artigiani del suono”: Max Casacci (produttore, compositore e fondatore dei Subsonica) & Daniele Mana (musicista e produttore elettronico di culto conosciuto con lo pseudonimo Vaghe Stelle), in arte MCDM
sensazioni, tra congegni, utensili e i tintinnii del vetro. Un ritratto autentico e lucido sulla nascita di un materiale vivo, fragile e resistente allo stesso tempo, che trova oggi, in occasione dell’evento a Palazzo Madama, la sua perfetta ambientazione nella Camera di Vetro. Una sala tematica – curata dal conservatore del museo Simonetta Castronovo e riaperta al pubblico il 19 marzo dopo un integrale lavoro di riallestimento finanziato da Rotary Club Torino con un contributo di 55.000 euro – che, attraverso l’esposizione di oltre 200 preziose opere in vetro soffiato, dipinto e dorato, si presenta oggi al pubblico come una moderna Wunderkammer. “L’idea di realizzare la performance musicale Glasstress nella Camera dei Vetri – precisa il Direttore di Palazzo Madama Guido Curto – va nella direzione di dar voce alle opere d’arte che, troppe volte, ammiriamo in una condizione d’imbarazzante e algido silenzio. Già nel mese di agosto abbiamo sonorizzato con canti gregoriani la sala che ospita il coro dell’Abbazia di Staffarda. In futuro ci piacerebbe animare la splendida Camera di Vetro e il museo con altre colonne sonore. Un modo anche questo per avvicinare maggiormente i giovani a Palazzo Madama”. I due eventi live di Max Casacci & Daniele Mana a Palazzo Madama saranno accompagnati da un vj-set a cura del regista torinese Gabriele Ottino che, durante la performance sonora, proietterà sulle pareti della sala / sugli schermi immagini e dettagli degli incredibili oggetti in vetro e smalto custoditi in museo. Dalle ampolle e balsamari prodotti in Siria e Egitto nei primi secoli del Cristianesimo ai caleidoscopici vasi realizzati nelle vetrerie di Murano alla fine dell’Ottocento.



La regia è affidata a Alex Olle’, celebre regista de La Fura dels Baus