Scopri – To Alla scoperta di Torino
La città di Torino fondata nel terzo secolo A.C dai Taurini fu poi tasformata in colonia romana dall’Imperatore Augusto che le diede il nome di Iulia Augusta Taurinorum passò sotto vari domini, fino a diventare nel 1861 la prima capitale del nuovo Stato unitario ovvero del Regno d’Italia. Torino è conosciuta in Italia e nel mondo con uno stemma raffigurante un toro, derivante dall’araldica medievale che nel 1360 scelse questo simbolo per la città perché assomigliava al nome della stessa. Numerose sono le leggende legate al nome della città, fra cui la narrazione di un drago che attaccò la città e un enorme toro che la portò in salvo. Nel 1300 nacque anche lo stemma con base azzurra a cui si sovrappone un toro in movimento e sormontato da una corona d’oro con nove perle. Il toro è diventato negli anni un vero e proprio simbolo della città, vi sono più di duecento fontane con questo simbolo (chiamate “Turet”) e in Piazza San Carlo, nel 1930, in onore di San Carlo Borromeo, è stata posta al suolo l’immagine in bronzo del toro, dove si crede che passandoci sopra si possa essere più fortunati.

IL TORO E LE SUE VARIANTI
Un’altra opera curiosa e molto conosciuta che si rifà al simbolo della nostra Città si intitola “T’oro” e si trova in via delle Orfane 20, l’opera rappresenta un toro con le corna dorate che esce diettamente da un muro. L’opera è stata creata dall’artista Richi Ferrero, il quale voleva raffigurare una città che sfonda e supera il passato trovando un nuovo futuro con occhi diversi. Vi è poi il “Toro tricefalo”, una scultura dello scultore francese Georges Faure su una balconata di C.o Vittorio Emanuele 58, che rappresenta un toro a tre teste, creato nel 2006 per la Biennale dei Leoni, Lione-Torino. Un’altra opera a forma di toro molto famosa è “Toh”, un manifesto della nuova società torinese che comunica i valori dell’inclusione e della pace, l’opera rappresenta un toro in metallo con dei pezzi di fontana che gli cingono il collo. Toh è stato creato dall’artista Nicola Russo che si è fatto ispirare dai “Turet” le fontane a forma di toro presenti nella città sabauda; Nicola ha immaginato tutti i torinesi che conoscono bene quel toro ma ne conoscono solo il volto e mai il corpo o lo stato d’animo, lo stesso toro immaginandolo rinchiuso nella fontana vivrebbe sensazioni negative di smarrimento e mestizia, proprio per questo crea una statua con un toro che rompe il metallo della fontana. Ecco, quindi, che il “Toh” diventa il simbolo non solo dei torinesi, ma di tutti coloro i quali vogliono uscire dagli schemi e guardare avanti evidenziando le proprie diversità, che in quanto tali li rendono unici. Parte dei proventi delle opere “Toh” va alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro.
GLI ALTRI SIMBOLI DELLA CITTA’
Oltre al toro uno dei simboli classici di Torino è sicuramente la “Mole Antonelliana” situata nel centro storico della città, ed edificata dall’architetto Alessandro Antonelli nel 1863. Anche la Basilica di Superga è un simbolo del Capoluogo Piemontese oltre a molti altri edifici e monumenti storici come Il castello del Valentino, Palazzo Madama e la Porta Palatina risalente al periodo dell’Imperatore Augusto detta anche Porta Capitolina, ma comunemente nota ai torinesi col nome plurale di Porte Palatine. Torino ha numerosissimi simboli che rappresentano la città, ma è anche molto conosciuta per le numerose leggende esoteriche che riguardano la magia bianca e la magia nera, in particolare in un punto preciso di piazza Castello si dice che converga la magia bianca…ma questa è un’altra storia… che richiede una narrazione a parte.

NOEMI GARIANO





In un Paese benedetto da tanta bellezza come l’Italia, giustamente considerato un museo a cielo aperto, si possono scoprire luoghi sconosciuti e presenze inattese cariche di storia e di cultura. Chivasso, a pochi chilometri da Torino al confine tra il Canavese ed il Monferrato vale una gita fuori porta per scoprire e visitare un vero e proprio gioiello settecentesco unico per bellezza ed armonia. E’ il Teatrino Civico che trovò il suo spazio ideale nel cuore di questa millenaria cittadina di grande importanza strategica e di secolari vicende eroiche, già feudo dei Marchesi del Monferrato, crocevia di eventi politici, storici e culturali.

Due associazioni unite dalla medesima finalità, quella di porre particolare attenzione al territorio regionale in tutte le sue sfaccettature ed offerte culturali. Nel 2003 il Teatrino è stato oggetto di un attento restauro che gli ha donato un fascino senza precedenti, curato dall’Architetto Donatella D’Angelo, nota firma indiscussa nel mondo dei restauri conservativi e della rivalutazione dei centri storici, che ha qui messo cuore e mano a questa importante e delicata impresa dopo attenti studi, ricerche storiografiche e tecniche per rivalutare e proporre la vera essenza di questo esempio di teatro all’italiana che fiorì appunto nel Settecento in tutte le regioni così come in Piemonte con questo pregevole esemplare che Chivasso custodisce. Un lavoro complesso realizzato con sensibilità e cura estrema di tutti i dettagli tecnici ed artistici, con lavori di recupero nei paramenti lignei dei palchi e dell’affresco del soffitto raffigurante le allegorie della Musica, della Commedia e della Tragedia, opera del pittore Pietro Silvestro. L’effetto voluto è stato pienamente raggiunto: un’ autentica bomboniera, un mondo di stucchi ritrovati, di linee ridisegnate sull’antica traccia, di legni dorati riportati al loro splendore, di velluti e tenui colorazioni antiche nelle tonalità del “ blu Savoia “ nelle sue sfumature, colore divenuto il filo conduttore degli ambienti e che riprende quelli originali per dargli un luminoso soffuso risalto. Anche la scelta accurata delle belle poltroncine Frau della platea e degli sgabelli Thonet della balconata, scelti nella stessa sfumatura di colore con la massima attenzione, hanno contribuito ad accrescere il fascino raggiunto da questo restauro abbellendo in tutti i particolari il Teatrino e riuscendo ad offrire la massima capienza in un totale di 99 sedute.
Dalle antiche perfette proporzioni che i nostri avi avevano innate nasce quel gioco di pura armonia che in questo ambiente è espresso perfettamente e che è stato pienamente rispettato e completato. L’effetto finale si potrebbe paragonare a quello di una conchiglia rovesciata, pensata per ospitare e racchiudere un mondo dove gli elementi si fondono tra il palcoscenico e la platea in una sorta di intesa reciproca perché uno sta all’altra proprio come la conchiglia sta al mare che l’accoglie e ci si aspetterebbe di veder uscire da quel sipario con i suoi vaporosi tendaggi che nascondono per poi rivelarli mondi straordinari, il grande, indimenticabile Gigi Proietti che invita tutti con la sua famosa frase : ” Benvenuti a teatro, dove tutto è finzione ma niente è falso ” e che senza alcun dubbio avrebbe amato questo Teatrino, esempio perfetto di armonia e storia.