CONTEMPORANEA / di Maria Cristina Strati
Avete mai pensato a quali e quante sperimentazioni si possono mettere in atto attraverso le nuove modalità espressive a cui la rete e il mondo del web 3.0 e 4.0 ci consentono di accedere?
Il prossimo 2 novembre a Torino si inaugurerà un festival molto particolare. Si tratta del primo festival internazionale che si ripromette di raccontare la Gif art, cioé quella che gli stessi organizzatori definiscono come “l’avanguardia artistica degli anni dieci”.
Il festival si svolgerà a Torino dal 2 al 6 novembre, nel bel mezzo della settimana ormai tradizionalmente dedicata all’arte contemporanea, e si snoderà in differenti orari e location in giro per la città. Per ben cinque giorni, tra una fiera e l’altra e un giro in galleria, i visitatori potranno godere di mostre, convegni, feste e molto altro tutti incentrati sul tema delle gif intese come espressioni artistiche a tutto tondo.
L’iniziativa prende le mosse da un dato di fatto: la gif art è un vero e proprio fenomeno artistico di oggi. Nato tra le maglie della rete in tempi recentissimi, la gif art interessa artisti di ogni parte del mondo.
Anche se forse non tutti sanno che cosa esattamente significhi il termine GIF (che sta per Graphics Interchange Format), oggi le gif affollano abitualmente le timelines dei nostri social preferiti e sono venute a far parte della nostra normale e quotidiana percezione delle immagini.
Per intenderci, avete presente quando, nei primi anni del duemila, uscirono i film di Harry Potter? Ecco, e ricordate le immagini sulla Gazzetta del Profeta, che apparivano magicamente animate, perché si muovevano in loop? Ecco, anche senza bacchette e formule magiche, ora quel tipo di immagini, le GIF appunto, anche se non andiamo a Hogwarths, ce le abbiamo anche noi. Anzi, la loro circolazione e diffusione è stata fulminea a pervasiva al punto da farle diventare immediatamente un appetibile banco di prova per artisti e creativi di tutto il mondo.
In realtà, dal punto di vista informatico, le gif non sono esattamente una novità. Sono state inventate da almeno un trentennio e già da tempo circolavano su social come Tumblr. Tuttavia è solo di recente (forse da quando sono state implementate su Facebook?)che le gif sono entrate a far parte in modo massiccio della nostra quotidiana percezione delle immagini.
Da qui a fare della gif una possibile opera d’arte il passo è stato breve e la gif-art si è presto affermata come forma specifica di espressione creativa, in grado di fondere in sé due realtà del nostro vivere quotidiano: le immagini e la rete.
L’ambizione del festival torinese è quindi duplice. Da un lato si tratta da un lato di portare la gif art al di fuori della rete, dandole così la consistenza concreta del fenomeno non solo on ma anche off line. Ma poi la volontà è quella insieme di riflettere su quanto accade e, in senso buono, storicizzare il fenomeno gif art, riconoscendogli senza mezzi termini lo statuto di manifestazione artistica contemporanea a tutti gli effetti.
Il discorso è interessante, divertente, molto attuale. Ma soprattutto ha il merito di provocare nuove domande circa la sperimentazione artistica contemporanea, provando a delineare il panorama possibile di un mondo futuro che ci aspetta, e che in parte è già qui.
www.thegifer.org
http://www.thegifer.org/

Una curiosità : per il nome Morris si ispirò a quello di Luciano Locarno, sceriffo di origine italiana che visse tra il 1860 e il 1940. Oltre al fumetto sono state realizzate diverse serie animate, una serie Tv e due film diretti e interpretati da Terence Hill e Jean Dujardin. Ma sono i fumetti a fare davvero la storia. Decine e decine di albi d’avventure dove, accanto a Lucky Luke, sono comparsi anche personaggi “storici” del vecchio west (da Billy the Kid a Calamity Jane, da Buffalo Bill a Jesse James). Dopo la morte di Goscinny, nel 1977, in molti si cimentarono ai testi che accompagnavano le strisce
disegnate da Morris. Nel 2001 venne poi a mancare anche il creatore di Lucky Luke che, dall’inizio della sua lunga avventura, era stato il suo unico disegnatore. Prima di morire, il fumettista belga, espresse la volontà che la serie proseguisse anche dopo la sua scomparsa. Fu così che nacquero “Le avventure di Lucky Luke dopo Morris”. Ai testi si sono misurati Laurent Gerra, Daniel Pennac e Tonino Benacquista, mentre , per i disegni, l’erede dell’autore belga è stato individuato in Achdé (pseudonimo di Hervé Darmenton). Grazie a loro, a settant’anni dalla sua prima apparizione – tra fuorilegge, indiani, deserti e malfamatisaloon
Se scrivo questo articolo, posso farlo per due motivi: uno semplice e poco affascinante per il lettore, l’altro molto più coinvolgente. Il primo: lo stato di salute e la passione per la scrittura mi permettono ancora di farlo. Per il secondo, bisogna ripensare all’ultima guerra
Da questa settimana il Torinese inizia a pubblicare alcune poesie di Alessia Savoini
C’era una volta, in un definito punto del respiro cosmico, l’intima illusione di rimanere. Solo l’audace nel suo ammirare il blu cielo si chiede quanto lontano stia guardando e il suo fluire scorre nelle vene dell’universo. Pulsa nell’esplosione delle stelle e scalpita nei piedini del feto, che si fa largo nel grembo della madre terra, a germogliar sulle più alte vette un seme, a cui prima o poi verrà voglia di svegliarsi.
Si chiama “Terre d’Acaia, visioni e strategie per il vero Piemonte”. E’ un volume che raccoglie le linee guida dell’omonimo progetto
Per iniziativa del Centro Studi Piemontesi e della Fondazione Luigi Einaudi, lunedì 24 ottobre 2016, genetliaco di Massimo d’Azeglio, in Palazzo d’Azeglio, Via Principe Amedeo 34, Torino,alle ore 17: Introduzione alla storia di Palazzo d’Azeglio
Apre la mostra ‘La Belle Epoque’, con 170 opere di Toulouse Lautrec provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene
American Pastoral – Drammatico. Regia di Ewan McGregor, con Ewan McGregor, Jennifer Connelly e Dakota Fenning. Tratto dal romanzo di Philip Roth, è la storia di Seymour Levov, detto “lo svedese”, un uomo cui la vita ha regalato tutto, il successo non soltanto sportivo, una fortunata carriera come imprenditore, una moglie ex reginetta di bellezza, una famiglia di cui andare fieri. Il classico americano self-made man. Fino al giorno in cui questo mondo perfetto – siamo nel 1968 – scoppia e va in frantumi, allorché la figlia sedicenne, che appartiene ad un gruppo terroristico, fa esplodere un ufficio governativo procurando la morte di un uomo. Durata 108 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Massimo sala 1, The Space, Uci)
Bridget Jones’s baby – Commedia. Regia di Sharon Maguire, con Renée Zellweger, Colin Firth e Patrick Dempsey. Nuova avventura, tra i soliti problemi di peso e il sonno perso per qualche ritocchino di troppo, per l’imbranatissima single ultraquarantenne, portabandiera di una buona parte dell’universo femminile. Scomparso il bel tenebroso Hugh Grant, Bridget si ritrova ancora una volta a fare i conti con l’aristocratico Colin e, nuovo acquisto e rimpiazzo, con il facoltoso Patrick (tirato fuori da “Grey’s Anatomy”), nella speranza di affibbiare un padre al pargolo che è in arrivo. Sembra che si torni al divertimento della prima puntata della serie, quella “del diario” e che si siano abbandonati “i pasticci” davvero enormi del seguito. A tutti i fan, provare per credere. Durata 122 minuti. (Reposi)
Cicogne in missione – Animazione. Regia di Nichola Stoller e Doug Sweetland. Se una volta le cicogne portavano i bambini alle famiglie, oggi tutto è affidato ad una azienda specializzata e il motore è un sito di vendite on line. Junior con la voce del nuovo divo Federico Russo), il miglior impiegato dell’azienda, sta per ricevere una produzione quando per sbaglio attiva la Macchina Fabbrica-Bambini dando vita a una bimba non autorizzata. Prima che qualcuno se ne accorga, Junior con l’aiuto dell’amica Tulip (ha la voce di Alessia Marcuzzi) dovrà consegnare il prezioso fagotto. Durata 90 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, The Space, Uci)
Io, Daniel Blake – Drammatico. Regia di Ken Loach, con Dave Johnson, Hayley Squires, Natalie Ann Jamieson. Un falegname di Newcastle, ormai sessantenne, è costretto un giorno a chiedere un sussidio statale per una grave crisi cardiaca. Il medico gli ha proibito di lavorare e Daniel si ritrova a rivolgersi all’assistenza pubblica, ormai privatizzata, per un riconoscimento di invalidità. La macchina burocratica inglese lo costringerà a cercare lavoro, per aprirgli una lunga strada di umiliazioni e di ricorsi. Ancora un esempio del cinema politico e della rabbia di Loach. Premiato a Cannes con la Palma d’oro. Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., Eliseo, F.lli Marx sala Groucho, Romano, da venerdì 21 ottobre)
Inferno – Azione. Regia di Ron Howard, con Tom Hanks, Felicity Jones e Omar Sy. Arrivati alla terza puntata, ormai gli intrighi di Dan Brown, la spettacolarizzazione di Howard e il faccione di Hanks/Robert Langdon, prezioso professore di simbologia ad Harvard che invecchia con saggezza sono una vera garanzia. A tutto questo s’aggiungano le cornici di Firenze Venezia Istanbul, gli enigmi che hanno inizio con la Sala dei Cinquecento e con l’affresco del Vasari, il capolavoro del Poeta, gli amici e i nemici che indossano differenti maschere, un virus letale di cui vorrebbe servirsi un pazzo per dare un taglio netto alla sovrappopolazione: molto, moltissimo materiale perché il pubblico, già prodigo verso il “Codice da Vinci” e “Angeli e demoni”, corra al cinema. Durata 121 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Chico, Greenwich sala 1 V.O., Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Jack Reacher – Punto di non ritorno – Regia di Edward Zieck, con Tom Cruise e Robert Duvall. Personaggio inventato dallo scrittore Lee Child (il cinema aveva già considerato quattro anni fa “La prova decisiva”), Reacher è un ex maggiore della polizia militare, fuori di ogni inquadramento. Una nuova vicenda, questa volta tra Afghanistan e le gerarchie militari di Washington che hanno affibiato una accusa di spionaggio alla collega Susan Turner, colpevole d’aver messo il naso in certe questioni poco pulite. Durata 118 minuti. (Ideal, Lux sala 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Neruda – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Luis Gnocco, Alfredo Castro e Gael Garcìa Bernal. Il governo di Videla, nel Cile del 1948, incarica un poliziotto di inseguire e catturare lo scrittore Pablo Neruda, in fuga con la moglie. Tra realtà e poesia, un’opera che pone ancora una volta l’attenzione sul talento dell’autore di “Tony Manero”, del “Club” e del prossimo “Jackie”, presentato e premiato a Venezia. Durata 107 minuti. (Nazionale sala 1)
Qualcosa di nuovo – Commedia. Regia di Cristina Comencini, con Paola Cortellesi, Micaela Ramazzati e Edoardo Valdarnini. Lucia e Maria, due amiche da sempre reduci da relazioni con il sesso forte un po’ squinternate e infelici: poi una notte Maria, la più disinvolta, si porta a letto il liceale Luca, appena lasciato dalla fidanzatina, con l’aggiunta che il ragazzo ha alzato troppo il gomito e il mattino successivo scambia Lucia per Maria, costruendo con quest’ultima un rapporto dove davvero l’eros non trova posto. Malintesi, equivoci amatori senza fine. Comencini ha tratto il film dalla sua commedia “La scena”, le interpreti teatrali erano Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti. Durata 93 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Massimo sala 2, The Space, Uci)
Quando hai 17 anni – Commedia drammatica. Regia di André Techiné, con Kacey Mottet Klein, Alexis Loret e Sandrine Kiberlein. Ambientata in Francia, la storia di due ragazzi, l’uno vive con la madre medico (il padre è in missione in Afghanistan, skype è di grande aiuto), l’altro è un magrebino, adottato da una famiglia di agricoltori. Il loro rapporto, all’inizio fatto di ostilità, via via lascerà il posto a sentimenti decisamente diversi. Durata 116 minuti. (Classico)
Enrico Camanni – scrittore, romanziere, alpinista – con il suo ultimo libro,“Alpi ribelli – Storie di montagna, resistenza e utopia”,edito da Laterza, propone un percorso a ritroso nella storia secolare delle Alpi
Rossa, sindacalista e scalatore, la giornalista Tina Merlin e la sua inchiesta sul disastro del Vajont, Nuto Revelli, Giovanna Zangrandi e tanti altri e altre. Questo libro racconta le loro storie. Sono voci fuori del coro, animate da idee forse utopistiche, testardamente impegnate a non cedere al consumismo delle “terre basse”. Voci che, di tanto in tanto, riprendono vigore e si manifestano in movimenti dalle forme nuove e dirompenti, rivendicando la loro diversità geografica e culturale. E così le montagne, come un tempo, diventano il rifugio ospitale di diversi, ribelli, eretici e resistenti. “Cinquant’anni fa qualcuno sognava l’Europa unita e nel sogno immaginava di aprire la frontiera alpina alle merci e alle persone; adesso c’è chi vorrebbe richiuderla con recinti e muri, per impedire il passaggio di chi ha bisogno e viene da molto lontano”, dice Camanni. E fa intendere che, in fondo, non è vana la speranza di una nuova e potente eresia che metta in movimento resistenze contro le intolleranze e solidarietà nei confronti di chi richiede asilo, senza confini tra le montagne.