Testo e regia di Monica Luccisano Musiche di Hume, Holborne, Dowland, Locke, de Sainte Colombe, Marais, anonimi del XVI secolo
Da non perdere il nuovo spettacolo di teatro musicale La maschera di Amleto che l’Unione Musicale presenta lunedì 14 novembre 2016 al Teatro Vittoria (ore 20) per la serie l’altro suono. Lo spettacolo si concentra sulla figura del celeberrimo personaggio shakesperiano e ne offre una originale lettura: «La mia riflessione – afferma l’autrice e regista Monica Luccisano – si è focalizzata sull’interpretazione femminile del personaggio, già realizzata a teatro da Sarah Bernhardt e al cinema, nel primo Novecento, da Asta Nielsen nel film di Svend Gade. Poi mi ha folgorata la scoperta del libro di Edward Vining The Mystery of Hamlet apparso a fine Ottocento, secondo cui Amleto era in realtà una bambina travestita ed educata da maschio per ragioni dinastiche». Alla luce di questa inedita identità di genere tutto assume un nuovo significato e una nuova “maschera” per le inquietudini e le contraddizioni di Amleto, una stratificazione di significati sulla vicenda e sui rapporti con i diversi personaggi: la madre Gertrude, la donna che l’ama fino a impazzire Ofelia, l’amico o forse più che amico Orazio…Nella concezione dello spettacolo il ruolo della musica è centrale: «una costruzione parallela al soggetto e alla parola, un linguaggio – dichiara Monica Luccisano, pianista e musicologa– che mi permette di raccontare una vicenda con un continuo scambio di codici di comunicazione ma con un medesimo respiro». Il senso del dialogo si amplia musicalmente con l’incontro tra il repertorio rinascimentale e barocco (Hume, Dowland, Holborne), interpretato dalle quattro viole da gamba dell’Accademia Strumentale Italiana, e gli strumenti ritmici del percussionista Sbibu, che si nutrono di una pulsazione di assoluto presente. Veste i panni del moderno Amleto l’attrice Olivia Manescalchi (nota anche al pubblico televisivo per aver doppiato i personaggi di Olivia Pope in “Scandal”, Audrey Parker in “Haven”, Giulia Farnese in “I Borgia”, Ava Moore in “Nip/Tuck”) che restituisce un personaggio estremamente credibile, complesso e sfaccettato.
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poltrone numerate, euro 20
in vendita presso la biglietteria dell’Unione Musicale e online su www.unionemusicale.it
ingressi, euro 12
ingressi under 21, euro 5
in vendita il giorno del concerto presso il teatro Vittoria dalle ore 18.15
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BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI:
Unione Musicale – tel. 011 566 98 11 – info@unionemusicale.it – www.unionemusicale.it
martedì e mercoledì 12.30-17 – giovedì e venerdì 10.30-14.30
In occasione del 181esimo compleanno di Cesare Lombroso, (nella foto) si è tenuto a Torino, dal 4 al 6 Novembre, il Festival della Criminologia. Nella città più misteriosa d’Italia, professionisti italiani ed internazionali hanno cercato di spiegare al grande pubblico cosa si nasconde dietro al “male”, in che modo esso si manifesta e quali sono le tecniche d’investigazione attualmente esistenti
“addetta al settore”, ho trovato davvero interessante e ben delineata l’idea di creare una lente d’ingrandimento su quegli aspetti legati al crimine tanto osannati dai media, che spesso, presi dalla foga dello scoop momentaneo, tendono a veicolare false informazioni. Vivere in periferia può condurre con più probabilità alla messa in atto di condotte criminali? Com’è possibile tutelare i beni culturali ed artistici della nostra Nazione? Quanto la criminalità organizzata si è infiltrata sul territorio piemontese? In che modo la psicologia può essere impiegata nell’investigazione dei crimini violenti e non? Questi ed altri quesiti hanno trovato risposta attraverso gli interventi di insegnanti, esperti dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, criminologi, psicologi, medici, giornalisti, avvocati, giuristi, filosofi, artisti. Un bravissimo Picozzi, attraverso una chiacchierata intervallata dalla proiezione di spezzoni di film, ha spiegato cosa si intende per profiler, fornendo dettagli della sua vita personale e professione che hanno certamente arricchito il dibattito.
Di come, attualmente, esistono strumenti che permettono di combattere, con un’altissima percentuale di vittoria, il cybercrime; delle nuove macchine della verità e dei nuovi algoritmi che rappresentano la vera sfida del futuro perché attraverso il loro utilizzo sarebbe possibile prevedere il crimine. Minority report non è più fantascienza. Questi momenti di discussione si sono alternati con una rassegna cinematografica a cura dell’associazione Museo nazionale del Cinema e una mostra fotografica, estremamente suggestiva, intitolata “Torino nera: crimini e criminali d’altri tempi” in collaborazione con La Stampa e l’Archivio di Stato di Torino. Eventi culturali che arricchiscono ancora di più il popolo sabaudo, sempre incline ad assorbire nuove conoscenze. Anche le location che facevano da sfondo sono state scelte con cura. Ad esempio, nella Cornice di Palazzo Ceriana Mayneri, a contrapporsi
allo stile ottocentesco delle sale immense e adorne, ci si è interrogati,tra le varie cose, su come curare il male, donando un alone di mistero ed inquietudine ad un argomento che già di per sé ne era ricco. Sul sito del festival,
Grande affluenza di pubblico, domenica scorsa 6 novembre a Villa Giulia di Pallanza (VB), per la presentazione del romanzo di Felice Iracà “Dove finisce il mare”, edito da PUNTOLINEA.
di alcuni brani del libro, è stato presentato dal direttore del settimanale Eco Risveglio, Andrea Dalla Pina, e dalla professoressa Silvia Magistrini. Dopo una breve introduzione del Prefetto del VCO Iginio Olita e di Monica Abbiati, Assessore alla Cultura del Comune di Verbania:” Ho ritrovato la freschezza espressiva di un libro precedente” ha detto Magistrini ” e la sua persona intrisa di umanità; tre sono i verbi che mi hanno colpito e si ricollegano al terremoto: resistere, sperare, rinascere”. Dal canto suo, Dalla Pina aveva sottolineato il fatto che “ ….il romanzo è composto da tanti piccoli quadri, che delineano un tipo di psicologia umana”. Gli stessi quadri, richiamano alla mente personaggi e situazioni de “i Promessi Sposi”, quasi a sottolineare corsi e ricorsi storici che si perpetuano nel tempo. “Un romanzo di mare e di cielo, che esplora l’eterno duello tra il bene e il male, la legalità e il malaffare…”. Felice Iracà, ingegnere e giornalista pubblicista, vive a Verbania dove è Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco del Verbano Cusio Ossola. Ha già scritto “Le Campane di San Leonardo”, dove si descrivono avventure di pompieri a Intra e Pallanza e, nel 2006 ,“Io ce l’ho un’anima – 10 storie di quotidiana anormalità “. Come ha detto lo stesso autore, l’idea di scrivere quest’ultimo romanzo, è “scoccata” circa 3 anni fa.
American Pastoral – Drammatico. Regia di Ewan McGregor, con Ewan McGregor, Jennifer Connelly e Dakota Fenning. Tratto dal romanzo di Philip Roth, è la storia di Seymour Levov, detto “lo svedese”, un uomo cui la vita ha regalato tutto, il successo non soltanto sportivo, una fortunata carriera come imprenditore, una moglie ex reginetta di bellezza, una famiglia di cui andare fieri. Il classico americano self-made man. Fino al giorno in cui questo mondo perfetto – siamo nel 1968 – scoppia e va in frantumi, allorché la figlia sedicenne, che appartiene ad un gruppo terroristico, fa esplodere un ufficio governativo procurando la morte di un uomo. Durata 108 minuti. (Centrale, anche V.O.)
Carrell e Blake Lively. Bobby, trentenne neyworkese e rampollo di una squinternata famiglia ebraica, dove circolano pure componenti malavitosi, corre a Hollywood per entrare a servizio dello zio, apprezzato agente di divi e divette. Si innamorerà della giovane segretaria di studio. Ma c’è già un altro nel suo cuore e le cose inevitabilmente si ingarbuglieranno. Uno sguardo al vecchio cinema, gli amori, le battute di Woody a raffica, tutto secondo i canoni di un autore giunto bulimicamente al suo 47° film. Durata 97 minuti. (Romano sala 3)
apprezzati in Italia, celebre per il suo “Buongiorno” lanciato dalla prima pagina della “Stampa”, volto televisivo del Circo Barnum firmato Fazio e oggi pure in autonomia (riempitiva da rimpicciolimento spazi). Un romanzo che è la perdita della madre da parte di un bambino di soli nove anni, una perdita che ha condizionato la vita di un uomo oltre i quarant’anni. Durata 134 minuti. (Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, Lux sala 2, Massimo 2, Reposi, The Space, Uci)
Genius – Drammatico. Regia di Michael Grandage, con Colin Firth, Jude Law, Laura Linney e Nicole Kidman. Nella New York della fine degli anni Venti, l’incontro e l’amicizia tra lo scrittore Thomas Wolfe e l’editor Maxwell Perkins, che già aveva fiutato giusto tra le pagine di Scott Fitzgerald e di Hemingway grazie ad un talento non comune. Tanto lo scrittore è stravolto di esuberanza nel carattere e in una scrittura che si porta appresso numeri impensabili di pagine, quanto Max è di poche parole, amante della vita familiare, di calmi sguardi paterni, di aggiustamenti, di desiderio di sfrondare quel troppo scrivere. Wolfe morì appena trentottenne, e i rapporti tra i due alla fine s’incrinarono parecchio, accusato l’editor di aver stravolto con tutte le rigacce lanciate sul foglio quel che più di impetuosamente genuino c’era nello scrittore. Bello il soggetto, interessante per quanto scarnifica di quel rapporto, ma la passione è altra cosa, sia quella delle immagini e dei dialoghi sia quanto quella che lo spettatore vede crescere in sé. Il tutto scardinato da una sempre più incartapecorita Kidman, che non riesce più a costruire uno straccio di personaggio, anche soltanto per brevi tocchi. Durata 104 minuti. (Massaua, Romano sala 2, The Space, Uci)
puntata, ormai gli intrighi di Dan Brown, la spettacolarizzazione di Howard e il faccione di Hanks/Robert Langdon, prezioso professore di simbologia ad Harvard che invecchia con saggezza sono una vera garanzia. A tutto questo s’aggiungano le cornici di Firenze Venezia Istanbul, gli enigmi che hanno inizio con la Sala dei Cinquecento e con l’affresco del Vasari, il capolavoro del Poeta, gli amici e i nemici che indossano differenti maschere, un virus letale di cui vorrebbe servirsi un pazzo per dare un taglio netto alla sovrappopolazione: molto, moltissimo materiale perché il pubblico, già prodigo verso il “Codice da Vinci” e “Angeli e demoni”, corra al cinema. Durata 121 minuti. (Greenwich sala 1, The Space, Uci)
una cicatrice e un occhio che non ha più e accudisce la madre malata. Ogni giorno scene in città a raccontare storie fantastiche, come quella di suo padre, un eroico samurai di cui nessuno ha più avuto notizie, e a guadagnare qualche soldo. Il ritorno a casa, alle prime ombre della notte, nasconde le insidie che gli tendono il vecchio nonno che con le odiose zie vorrebbe cavargli l’altro occhio: Kubo dovrà difendersi, mentre andrà alla ricerca della spada magica di suo padre come del proprio passato. Durata 101 minuti. (Ideal, The Space, Uci)
Serraiocco. Libero è appena uscito di prigione per spaccio, crede in una propria riabilitazione e incontra Giulia, giovane testimone di Geova. L’amore che nascerà tra i due ragazzi porterà la ragazza a rompere ogni rapporto con tutti. Durata 104 minuti. (Nazionale 2)
7 minuti – Drammatico. Regia di Michele Placido, con Ottavia Piccolo, Ambra Angiolini, Violante Placido e Fiorella Mannoia. Tratto dal testo teatrale di Stefano Massini, il film narra del passaggio di un’azienda tessile italiana nelle mani di una nuova proprietà estera, che esclude i licenziamenti ma pone un’unica richiesta: quanti lavorano all’interno della fabbrica dovranno rinunciare a sette minuti della pausa pranzo. Toccherà al consiglio di fabbrica avallare o no la richiesta. Durata 92 minuti. (Eliseo rosso, Greenwich sala 2, Uci)
The Accountant – Thriller. Regia di Gavin O’Connor, con Ben Affleck, Anna Kendrich e J.K. Simmons. Christian Wolff, genio matematico, lavora sotto copertura in un piccolo studio come contabile per il crimine organizzato. Accetta di seguire gli affari di un nuovo cliente, una società di robotica dove si sono scoperti ammanchi per milioni di dollari. Non appena Christian inizia a intravedere i responsabili e la soluzione, parecchie persone sono tragicamente coinvolte. Durata 128 minuti. (Greenwich sala 2, Uci)
Sabato 12 novembre alla Biglietteria del Teatro Regio (dalle 10,30 alle 16) inizia la vendita dei biglietti per tutte le recite dei seguenti titoli:
Lenti avanzammo su di quel grigio asfalto
Ti sarai ormai decomposto
Presso l’Associazione LaborART di Piedimulera (Vb) si inaugurerà sabato 12 novembre la mostra ““I Longoni”, con opere di Alberto Longoni, Lidia Josepyszyn Longoni, Elisa Longoni. La presentazione dell’evento sarà a cura di Giuseppe Possa e Michela Cerizza.
Piedimulera (Orari: da giovedì a domenica 16,00/19,00- o su appuntamento telefonico 349.3991962 – 342.7554065). Capostipite di questa famiglia di artisti – con la moglie e la figlia – Alberto Longoni (nato a Milano nel 1921 e morto a Miazzina nel 1991) scrisse ed illustrò libri ( tra i quali “Il gioco delle perle di vetro” di Hermann Hesse, una delle opere che contribuirono ad attribuire all’autore di “Siddharta” il Nobel per la letteratura ), eseguì incisioni, graffiti ( dipinti, illustrò
riviste italiane e straniere, copertine di dischi, realizzò multipli, ceramiche, sculture e collaborò all’architettura di giardini. Durante la guerra , militare a Creta, fu fatto prigioniero dei tedeschi e internato in Germania nel campo di concentramento di Buchenwald,
a due passi da Weimar, dove incontrò una ragazza polacca, Lidia Josepyszyn, diventata poi sua moglie. Un’ esperienza durissima, terribile, che si può leggere nella prima sala del Museo Monumento al Deportato di Carpi, dove si trova un suo graffito grande come tutta la parete che raffigura centinaia di deportati. L’occasione offerta dalla mostra di Piedimulera è dunque un vero e proprio evento che – seppur per sole tre settimane – consentirà di ammirare alcune opere di grande interesse e rilievo culturale e artistico come raramente capita agli appassionati d’arte.