Di Pier Franco Quaglieni
Rimarrà aperta fino al 13 maggio (orari di apertura:dal lunedì al sabato: 9,30 – 12/ 14 – 18; domenica: 9,30 – 12) presso la Scuola Allievi Carabinieri di Torino nella storica caserma Cernaia(ingresso da via Valfrè 5) la mostra “Preso per il naso .Pinocchio e i Carabinieri” ,curata da Antonio Attini e Franco Balducci con la partecipazione della pittrice Teresita Terreno. Si tratta di opere pittoriche e grafiche, ma anche di un’esposizione di cimeli e oggetti che faranno rivivere magicamente la stagione di quella che Asor Rosa definì l’”Italia bambina”.

“Le avventure di Pinocchio “ di Carlo Collodi appartengono, insieme al “Cuore” di De Amicis, a quella letteratura per l’infanzia che contribuì ad educare più generazioni di italiani dopo l’Unità d’Italia.La grande opera di Alessandro Manzoni ,”I promessi sposi” era praticamente priva della presenza di bambini: lo scrittore lombardo pensava che la lettura fosse per i soli adulti. La storia dei Carabinieri, che affonda le sue radici nel Regno di Sardegna dopo la fine della dominazione napoleonica,è caratterizzata dalla partecipazione dei Carabinieri reali al Risorgimento e al consolidamento dello Stato unitario. Il tricorno del carabiniere era il punto di riferimento del nuovo Stato più vicino ai cittadini. E Collodi inserisce naturalmente i Carabinieri nella fiaba di Pinocchio. Egli che fu volontario a Curtatone e Montanara nel 1848 e partecipò come ufficiale di cavalleria anche alla II Guerra di indipendenza nel 1859,aveva altissimo il culto del Risorgimento e dello Stato unitario. Sentiva, con d’Azeglio, la necessità di “fare gli Italiani” anche se il suo apporto come scrittore seguirà una linea tutta sua. Il libro di Collodi è un libro per bambini,ma è anche un libro per gli adulti . E’ ambientato nella campagna toscana del paese di Collodi dal quale Carlo Lorenzini trae il suo pseudonimo,ma il suo valore è universale e può valere anche per i bambini di oggi . “Cuore”suscita pianto e commozione e per questo è stato iniquamente deriso da Umberto Eco.“Pinocchio”è altra cosa: Collodi sembra stare sempre dalla parte del burattino-monello,sembra voler solo divertire i suoi lettori con storie fantastiche,limitandosi al piacere del racconto. Ma le parole del Grillo parlante e della Fata dai capelli turchini sono di ammonimento a Pinocchio che, dopo mille avventure negative, diventa un bravo ragazzo in carne ed ossa. Pinocchio non è cattivo,è superficiale,credulone,senza carattere.Oggi “Pinocchio” non è più letto. Io, invece, ricordo con una qualche nostalgia la mia mamma quando mi leggeva “Pinocchio” e il “Cuore” e poi mi regalò due splendide edizioni di quei libri insieme al “Piccolo alpino” di Salvator Gotta, scrittore totalmente dimenticato.

Mio padre mi portò, bambino, a Vernante a conoscere Attilio Mussino, il più celebre illustratore del libro di Collodi che Ernesto Caballo definì lo “zio di Pinocchio”. Erano i primi anni Cinquanta e mi immersi nelle tavole di Mussino che era un uomo che aveva molto sofferto(gli era morto un figlio in guerra ),ma che aveva mantenuto intatto il suo estro fantasioso che l’aveva portato ad illustrare in modo diverso dagli altri “Pinocchio”: un mondo pieno di persone ben pasciute , un mondo che viveva il primissimo benessere dell’Italietta giolittiana ,mentre l’Italia contadina di Collodi soffriva la fame ed una delle massime preoccupazioni di Pinocchio e di Geppetto era proprio la pancia vuota. Oggi i bambini, per farli stare calmi, vengono messi davanti ad un pc o un tablet dove smanettano fin dalla più tenera età .Diventeranno dei maghi informatici, ma forse il messaggio di quei libri ottocenteschi rimarrà del tutto sconosciuto ai più. E non è un messaggio obsoleto.I genitori non hanno più tempo neppure di parlare con i figli, figurarsi leggere loro un libro. E’ cambiato tutto ,ma forse non sempre in meglio. Pinocchio si imbatte due volte nei Carabinieri: una volta, quando viene letteralmente preso per il naso da uno di loro perché era scappato di casa ed accusa Geppetto di violenza nei suoi confronti, facendolo arrestare. Una seconda volta viene arrestato lui stesso per una lite tra compagni di scuola: il libro del burattino colpisce un alunno, tutti scappano e Pinocchio viene considerato colpevole, ma riesce a sottrarsi ai carabinieri. Al di là dei due incontri ,Collodi vuole mettere in risalto che i Carabinieri rappresentano la Legge, lo Stato, la sicurezza. La storia dei Carabinieri lo dimostrerà in ogni circostanza. Il libro di Collodi non è un libro moralistico, ma contiene tante lezioni di vita. Il valore della scuola e dell’istruzione che deve formare i nuovi italiani, è incompatibile con il ”Paese dei balocchi”. La lealtà e la sincerità sono valori importantissimi e le bugie non solo hanno le gambe corte -come mi ricordava spesso mio padre, citando proprio Collodi- ma fanno anche allungare il naso, come accade a Pinocchio. Questa parte è saltata, bisognerebbe aggiungerla : La nuova Italia doveva poter contare su cittadini laboriosi, pronti a sacrificarsi, in una parola,come è stato detto, aveva bisogno di buoni italiani. E’ un discorso laico, laicissimo in cui la Chiesa cattolica, fiera avversaria del Risorgimento, non aveva ruoli educativo, anche se il clero controllava una parte ingente di istituzioni scolastiche. La mostra dovrebbe essere visitata soprattutto da chi ,magari, non riterrà di farlo. In particolare dovrebbero visitarla i genitori che si schierano sempre dalla parte dei loro figli e concedono loro anche ciò che non dovrebbero ed a volte non possono concedere. Geppetto, nella sua infinita bontà e comprensione, è il modello sbagliato di padre:è la Fata dai capelli turchini a sostituire le funzioni della mamma che non c’è. Senza voler stiracchiare la favola di Collodi e renderla attuale ad ogni costo, molti genitori ,in primis, troverebbero motivi di riflessione e di insegnamento dalla sua lettura o rilettura. E molti bambini, se lasciassero il tablet e i videogiochi per quel libro forse si divertirebbero, scoprendo un mondo incantato che viene loro tenuto nascosto o sfigurato attraverso filmati che nulla hanno della grazia di Collodi. E forse imparerebbero ,divertendosi, che la vita comporta studio e fatica. Lo affermo’ anche Gramsci, anche se molti gramsciani lo hanno dimenticato. I Carabinieri eroicamente immolatisi sul Podgora nel 1915 e quelli caduti nella battaglia di Culqualbert nel 1941 avevano letto sia “Pinocchio” sia il “Cuore”.Quei libri avevano loro insegnato ad “Obbedir tacendo e tacendo morir”. Ecco un altro legame tra Collodi e i Carabinieri.
Le poesie di Alessia Savoini

coinvolgimento degli organizzatori anche di manifestazioni più piccole, ma che, pur non inserendo propri eventi in calendario, saranno comunque ospiti delSuperfestival
E’ una rassegna diffusa sull’intero territorio regionale che dal 4 al 31 maggio, in 13 diverse città e sale, propone 12 film realizzati in Piemonte in un cartellone di 28 giornate complessive di proiezioni.
Spoon River, la cittadina dell’Illinois nei pressi di Springfield con il suo piccolo cimitero sulla collina dove “tutti dormono, dormono”, resa immortale da Edgar Lee Masters, ha una consorella sulle sponde canavesane della Dora Baltea.
tra i ricordi delle persone più care. Anche la storia, quella con la “esse” maiuscola, s’intreccia con quella dei protagonisti quando uno di loro perde la vita nella strage della stazione di Bologna, il 2 agosto del 1980. Le rievocazioni delle vite dei personaggi del libro offrono così al lettore l’occasione per intraprendere anch’esso una “passeggiata interiore” lungo i propri viali della memoria. In fondo, quelle narrate con grande sincerità ne “Le voci del silenzio” potrebbero essere le storie di ognuno di noi. La morte viene affrontata e smitizzata, rendendola una cosa naturale, del tutto normale e in questo va dato merito all’autrice (con un suo personalissimo stile linguistico degno d’attenzione) di essersene cimentata con un certo coraggio. Un’ultima annotazione: dal tema trattato si potrebbe pensare ad un libro triste. Niente di più sbagliato: è un libro che, pur senza nascondere una vena di malinconia, è – per così dire – pieno di vita. E leggerlo può rivelarsi un vero piacere.
Ancora una prima europea alla
trasmettere, attraverso un forte senso delle forme, “forme nelle forme”, abilmente giocate in solide, rigorose quasi scientifiche geometrie, una singolare ricerca stilistica che è per lui nuova sintassi-Sintax e “lingua specifica”, la sua e “solo” sua, fatta dal ripetersi maniacale di gesti carambolati sulla tela, in virtù di tecniche e processi assolutamente singolari legati alle magie della multimedialità e attingendo da realtà esterne-Reflux, di comune quotidianità: cose, oggetti, persone, architetture urbane, segnaletica stradale o pubblicitaria, immagini che si fanno concetti mentali, ma anche emozioni istinto empatia o sgarbi per l’occhio e per l’anima su cui val la pena fissare racconti di potente impatto cromatico. E c’è anche Torino (e perfino frammenti di Langa) nelle opere del giovane Shaw. La città va cercata – raccontano in Galleria- con occhio attento, ma c’è. E dalla tela ne emergono atmosfere e particolari (i ponti, lo scorrere del fiume) inaspettatamente decodificabili. Le opere, una decina in tutto, sono state infatti realizzate “site-specific” per la Galleria di San Salvario, durante un recente soggiorno
dell’artista sotto la Mole. Soggiorno che certamente è servito a regalargli spunti tematici particolarmente utili e nuovi nel solco di quell’ “Hard edge painting” (“pittura a contrasti netti”) che fonda le sue radici negli Anni ’60 in forte reazione al dilagare dell’espressionismo astratto e dell’action painting e che Shaw ha fatto sua seguendo percorsi al passo coi tempi privilegiando l’assoluta “visività” alla mera “espressività”, attraverso un astrattismo “prodotto di un articolato procedimento pittorico che avanza su susseguenti gradi di stratificazione di forme e colori”. Punto di partenza è uno schizzo, realizzato con i tools di editing dello smartphone, che Shaw riporta sulla tela dipingendo a mano con l’uso di pittura vinilica e acrilica. Quotidianamente poi fotografa il lavoro svolto e ridisegna sull’immagine digitale acquisita, riportando quindi sulla tela le sagome inserite e, ripetendo più volte quest’operazione (che alterna passaggi di tecnica analogica con quella digitale), così da creare
un’ingegnosa, impattante stratificazione di figure.“Il risultato è un intricato sistema di codici rappresentati da forme che, sebbene piatte e bidimensionali, rendono un sorprendente effetto di profondità, amplificato ulteriormente dal contrasto delle sagome sovrapposte e dei colori complementari”. Il tutto in certosini giochi astratti di elementare essenzialità o di più complessa strutturazione, come nella laboriosa e fitta all’inverosimile “Cornucopia” o in quell’“Ebb and Flow” (Flusso e Riflusso), omaggio forse all’omonimo brano dei Pink Floyd, dove il “fiume che corre senza fine” (“The Endless River”) è quello della musica, di una vita in note che continua oltre le leggi della vita. E, per Eric Shaw, della voglia incontenibile di fare arte. Comunque ovunque sempre. Le sue prossime personali sono già programmate a Sao Paulo in Brasile e a Tel Aviv, “capitali in grande fermento artistico– sottolinea Silvia Borella – nuovi riferimenti dell’arte contemporanea e del panorama culturale su scala mondiale”.
LE TRAME DEI FILM
Kline, Stanley Tucci e Dan Stevens. Bella finisce prigioniera nel castello governato da un giovane principe tramutato in bestia come punizione del suo cuore senza sentimenti e per il suo egoismo. Fa amicizia con i servitori anch’essi divenuti un candelabro, un pendolo, una teiera, un clavicembalo, uno spolverino. Insieme a loro, saprà guardare al di là dell’aspetto orribile del principe che a sua volta svelerà un animo gentile. Durata 129 minuti. (Reposi, The Space, Uci)
ricostruzione, tra immagini di repertorio e ricostruzioni perfette, dell’attentato che sconvolse la città di Boston il 15 aprile 2013, durante la 117ma Maratona, ad opera di due fratelli kirghizi e che fece tre vittime e più di duecento feriti. Durata 133 minuti. (Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)
testi “insegnano ai giovani a pensare con le proprie teste”, due figli, al giro di boa dei sessanta, si ritrova a fare i conti con un marito che ha deciso di abbandonarla per una più giovane amante, l’età avanzata della madre con il bisogno continuo di attenzioni, un editore che non ha più bisogno di lei e dei suoi saggi. Con la vicinanza e la complicità intellettuale di un giovane ex studente, dovrà reinventarsi un percorso per il futuro. Durata 102 minuti. (Centrale anche in V.O., Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Romano sala 2)
Huppert che a detta di molti avrebbe ben avuto diritto a tenere per il ruolo un luccicante Oscar tra le mani. È una scalpitante imprenditrice di mezza età nel ramo videogiochi, obbligata a gestire una più che variopinta compagine familiare, a cominciare da un ex marito di poca fama nel campo letterario, da una madre che vede non di buon occhio l’età che avanza, da un figlio che non vive certo secondo le sue aspettative, di un amante che le è venuto a noia. Da un padre che in passato con un gesto sanguinoso ha cambiato la sua esistenza. Anche la sua vita ha un segreto, lo scopriamo fin dall’inizio: un uomo mascherato, una sera, si introduce nel suo appartamento e la violenta. Chi è quell’uomo? E perché la donna non va alla polizia per una denuncia, continuando la vita di sempre? Durata 140 minuti. (Ambrosio sala 3)
Clémence Poésy. Ancora un’avventura per l’interprete un po’ sballato e dal cuore d’oro di “Quasi amici”. Questa volta, in quattro e quattr’otto, abituato all’allegria dell’animatore turistico, si ritrova padre di una neonata, sua figlia, il frutto di una relazione improvvisa quanto frettolosa. Che sulle prime non vorrebbe, ma poi l’amore di un padre ha il sopravvento e con l’amore i piccoli gesti della vita di ogni giorno: fino a che mamma, dopo otto anni, non si ripresenta l’uscio a reclamare la creatura. Con la vecchia domanda: di chi sono i figli, di chi li alleva o di chi li mette al mondo? Con la modernissima massima secondo cui l’amore c’è dove c’è famiglia. Durata 118 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)
Mariano Rigillo, Valentina Cervi e Max Gazzè. Una famiglia allargata, molto moderna, tre sorelle con i loro amori e loro separazioni, Viola e un figlio da festeggiare con una grande festa, il desiderio di raggruppare tutti, una ospitale villa all’Elba, arrivi e partenze, difetti e pregi, baccano e riflessioni, unioni civili e musica, affetti vecchi e nuovi, passioni sempre respinte, ex e attuali compagni, forse un po’ di autobiografia. Durata 92 minuti. Massara, Ideal, The Space, Uci)
omanzo di Milena Agus, ambientato dalle terre di Sardegna alle pianure di lavanda della Provenza. Gabrielle è spinta dalla famiglia a sposare un operaio spagnolo, Juan, rifugiatosi in Francia a seguito della guerra civile, ma il matrimonio dopo il soggiorno della donna in una clinica per curare i calcoli renali da cui affetta naufraga: con la malattia ha incontrato un ufficiale reduce dall’Indocina e là ricoverato. Durata 116 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)
Favino. Sofia e Andrea, lei conduttrice tv lui neurochirurgo, sposati da dieci anni, un esperimento scientifico non proprio riuscito fa capitare lei nel corpo e nei panni di lui e viceversa. Due vite ormai interscambiabili, le abitudini che passano da uno all’altra, con i tic, le azioni quotidiane, le relazioni, gli affetti, le comprensioni, le ansie, le antipatie. Durata 100 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci)
fine degli Trenta, le due sorelle Laura e Kate, sensitive, incontrano a Parigi un potente produttore cinematografico che le scritturerebbe per un film sui fantasmi. Ma Laura scoprirà ben presto che le intenzioni dell’uomo sono ben diverse. Durata 105 minuti. (Romano sala 3)
Victoria – Drammatico. Regia di Sebastian Schipper, con Laia Costa, Frederick Lau e Burak Yigit. Victoria, una ventenne spagnola che vive da qualche tempo a Berlino, incontro una sera fuori di un locale notturno Sono e i suoi amici. Sono berlinesi “veri”, così si definiscono e possono mostrarle la città che gli stranieri non conoscono. Victoria li segue divertita fino a quando qualcuno si fa vivo per esigere dal gruppo un credito: devono compiere una rapina all’alba in una banca. Cosa deciderà di fare la ragazza. Durata 93 minuti. (Classico)
Ritornano per l’immancabile appuntamento del giovedì con Zelig Lab i comici presentati da Elisabetta Gullì. Seguendo il filo delle risate si è giunti al penultimo incontro dedicato alla comicità tutta italiana: