Si racconta abbia scattato la sua prima foto semplicemente a una pila di ciottoli ammucchiati a terra per l’occasione. Era il 1928 e Robert Doisneau aveva solo 16 anni. Cominciò così, con quella particolare “foto di strada”, la lunga carriera (Doisneau nasce a Gentilly nel 1912 e muore a Montrouge nel 1994) di uno dei più grandi fotografi del Novecento; del “fotografo umanista” – così chiamato per la sua straordinaria capacità di raccontare, in chiave lirica spesso ironica e perfino surreale, la quotidianità della vita e delle persone – cui il valdostano Forte di Bard ( dove ormai da tempo sono di casa i blasonati maestri della fotografia internazionale) dedica una splendida mostra in collaborazione con l’Atelier Robert Doisneau di Parigi. Più di settanta le opere assemblate sotto il titolo che non poteva essere più esplicito di “Robert Doisneau. Icones”.
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Fil rouge del percorso espositivo è infatti l’iconicità delle immagini, scattate sempre on the road preferibilmente nella periferia parigina di Montrouge dove l’artista trascorse l’intera vita e che fin da subito seppero conquistare l’immaginario collettivo e il più vasto pubblico. A partire dal celebre “bacio” del 1950, “Le baiser de l’Hotel de ville”, commissionatogli dalla rivista americana “Life” per un reportage fotografico su Parigi, raffigurante una coppia di ragazzi che tranquillamente si baciano per strada fra l’indifferenza totale dei passanti e che non fu – come parrebbe – “foto rubata”. Ma scatto attentamente “premeditato”, con l’acuta regia dello stesso Doisneau che chiese ai due giovani (Françoise Bornet, studentessa di teatro, e Jacques Carteaud) di posare per lui. Scatto-icona per eccellenza, quel bacio che divenne il bacio più celebre nella storia della fotografia, come a inizi Novecento era capitato a quello di Gustav Klimt (“Der Kuss”) nella pittura. La vita di tutti i giorni, ogni goccia di vita anche quella più piccola e insignificante, ma solo per chi non ha occhi che parlano al cuore e un mare di fantasia capace di trasformare la realtà in gioco sagace irridente irriverente e amabilmente capriccioso, fu sempre per lui la storia più eccitante da raccontare. “Nessun regista –diceva – può inventare una trama così imprevedibile come quello che accade ogni giorno tra le strade di una città”. E ad ammaliarlo furono soprattutto le banlieue parigine, quelle periferie in bianco e nero degli anni Cinquanta, perfette per le trame noirs di Simenon e del suo Maigret, ricche e povere a un tempo, crudeli e poetiche, ciniche e spietate ma anche cariche di sottile e struggente poesia. Coglierne l’anima, al volo o in caparbia ed emozionante attesa, il suo compito. Neppur tanto arduo.

Dalle rive della Senna (“Pont d’Iéna”, 1945) fino alle periferie operaie, Doisneau cristallizza per immagini che non hanno scadenze temporali la Ville Lumière degli innamorati, quella dei bistrot (“Mademoiselle Anita”, 1951), degli atelier di moda e quella spassosa dei bambini di strada (“Les enfants de la Place Hébert“, 1957; “Les frères”, 1934) o seriosa degli scolari (“L’information scolaire”, 1956), regalandoci un monumentale affresco della “sua” Parigi e immortalando –attraverso un registro ironico mai disgiunto da quello poetico- gli aspetti più curiosi e le contraddizioni della società francese di allora. Il tutto attraverso una totale e spontanea full immersion in tutto ciò (persone e cose) che gli stava intorno: da attento “pescatore” (e non “cacciatore”) di immagini, come egli stesso amava definirsi. Qualità che fanno di lui, insieme ad Henry Cartier-Bresson, uno dei veri padri fondatori del fotogiornalismo di strada. Oltrechè su “Life”, molti suoi servizi vennero pubblicati anche su “Vogue” e frequente fu la collaborazione con scrittori come Blaise Cendras e Jacques Prevert. Di quest’ultimo, fra l’altro, la mostra di Bard ospita un intenso ritratto “au guèridon”, realizzato da Doisneau insieme ad altri scattati a celebri personalità del mondo culturale di allora come Picasso e Giacometti. “Quello che io cercavo di mostrare – scriveva l’artista – era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”. Un’importante lezione di vita, cui anche oggi è bello – ma non sempre facile – poter credere.
Gianni Milani
“Robert Doisneau. Icones”
Forte di Bard (Aosta); tel. 0125/833811 – www.fortedibard.it Fino al primo maggio
Orari: da mart. a ven. 11-18; sab. dom. e festivi 11-19; lun. chiuso
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Le immagini:
– Atelier Robert Doisneau: Les frères, rue du Docteur Lecène”, 1934
Sabato 28 gennaio nel Salone d’onore dell’Accademia Albertina, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico2016 – 2017 alla presenza della Ministra dell’Istruzione Università e Ricerca Valeria Fedeli sono stati conferiti i diplomi honoris causa a tre importanti protagonisti dell’arte e della cultura italiana
Paolini, dalla storica dell’arte e curatrice, Maria Teresa Roberto, docente dell’Accademia Albertina e per la coppia Ferretti – Lo Schiavo dallo stesso Direttore Bitonti, regista e docente di Regia e Storia del Cinema. Erano presenti e sono intervenuti la Sindaca della Città Chiara Appendino, il Presidente della Regione Sergio Chiamparino, ill Rettore dell’università Gianmaria Ajani, il Rettore del Politecnico Marco Gilli, il Presidente del Conservatorio Valentino Castellani e il Direttore Marco
Zuccarini. Nei panni della cerimoniera l’attrice Mita Medici. La Ministra Fedeli nel corso della cerimonia ha colto l’occasione per annunciare la nascita del Polo dell’Arte,una nuova grande realtà educativa culturale, che avrà luogo dall’accorpamento dell’Accademia Albertina e del Conservatorio. Nel suo personale intervento Dante Ferretti (vincitore
insieme alla moglie di tre premi Oscar: The Aviator nel 2004, Sweeney Todd nel 2008, Hugo Cabret nel 2012) ha dichiarato di essere orgoglioso di ricevere un premio così prestigioso e ha ricordato i criteri da lui seguiti nel processo di costruzione scenica attraverso la massima attenzione e studio del periodo storico considerato in un approccio di totale immersione.”Mi immergo nella ricerca come fossi un artista dell’epoca”. Ricordiamo anche le parole significative di Giulio Paolini, che nella sua prolusione ha detto che “la parola dell’arte è il silenzio. Penso sia superata la stagione delle prediche liberatorie…Ritengo che nessuno sia in grado di ‘fare arte’ perchè è l’opera, essa stessa, ad accedere alla cifra segreta e immutabile della propria esistenza”. 


Per la dignità della storia della cultura del nostro paese, che vuole cambiare per un definitivo passaggio giuridico e legale
Nell’ambito delle iniziative del Giorno del Ricordo 2017e del 70° Anniversario del Trattato di Pace,
Consiglio Regionale del Piemonte, Nino Boeti, il Presidente Polo del ’900, Sergio Soave, e Antonio Vatta dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia. Tra il dicembre 1946 e il marzo 1947, circa 28.000 dei 32.000 abitanti di Pola abbandonano la città dirigendosi lungo le sponde italiane del Mare Adriatico. A trascinarli via dalle loro case la notizia dell’imminente firma del Trattato di Pace di Parigi che, oltre a Pola, avrebbe assegnato alla Jugoslavia di Tito anche Fiume, Zara e quasi tutta la restante parte dell’Istria. Un flusso imponente che costituisce uno dei momenti più rappresentativi, anche sul
piano simbolico, dell’esodo giuliano-dalmata. Attingendo dal prezioso patrimonio dei cinegiornali dell’Istituto Luce, intrecciato con documenti d’archivio, immagini e contributi letterari, il documentario ripercorre, a settant’anni da quegli eventi, le vicende dell’esodo da Pola e quelle legate all’arrivo, all’accoglienza e alla difficile integrazione dei suoi esuli sul territorio italiano, inserendole nella cornice degli spostamenti forzati di popolazione che disegnano il frastagliato scenario dell’Europa post-bellica.Un lavoro importante, idoneo a celebrare nel miglior modo possibile il Giorno del Ricordo, cogliendo i riflessi e le sfumature di una delle pagine più drammatiche della storia italiana.
Le trame dei film nelle sale di Torino
perfido tedesco, e Max Vatan, comandante d’aviazione di origine canadese e al servizio dell’Intelligence inglese. Avventure e amore tra i due, il trasferimento a Londra, un matrimonio e una bambina partorita sotto i bombardamenti. Ma ad un certo punto della storia iniziano gli indizi e i dubbi e forse non tutto è come sembra. Film perfetto, secondo i sacrosanti canoni dello spionaggio, tensioni e necessità di indagare (anche da parte dello spettatore), il Brad che comincia a far intravedere le rughe e gli anni, la Cotillard magnifica come sua abitudine. Durata 124 minuti. (Massaua, Eliseo Rosso, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)
linguista di chiara fama, guida con il fisico Donnelly un gruppo di studiosi per instaurare un linguaggio, attraverso simboli scritti, e un rapporto con gli alieni occupanti di un oggetto misterioso proveniente dall’universo e atterrato nel Montana. Successo a Venezia, la Adams in odore di Oscar: e il regista è uno dei migliori nomi in circolazione nel panorama cinematografico di oggi, qualsiasi generi tocchi (“La donna che canta”, “Prisoners”, “Sicario”, in attesa di “Blade Runner 2049”). Insomma, una garanzia. Durata 116 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, F.lli Marx sala Chico, Greenwich sala 1, Ideal, The Space, Uci anche V.O.)
Assassin’s Creed – Avventura. Regia di Justin Kurzel, con Michael Fassbender e Marion Cotillard. Un’occasione per riunire il regista e gli interpreti di “Macbeth”, qui Fassbender in veste anche di coproduttore. Tratto dall’omonimo videogioco, il film è la storia del criminale Callum Lynch, segretamente salvato da una condanna a morte da un’organizzazione che è la moderna reincarnazione dell’Ordine dei Templari. È costretto da costoro a utilizzare l’Animus, un macchinario cui sovrintende la scienziata Sophia e che gli permette di rivivere i ricordi di un suo antenato, Aguillar de Nerha, un Assassino, vissuto nella Spagna del XV secolo. Durata 115 minuti. (Uci)
coniugi, Emad e Rana, sono costretti a abbandonare il loro appartamento a causa di un cedimento strutturale dell’edificio. Nella ricerca di una nuova abitazione, vengono aiutati da un collega che con loro recita in una messa in scena di “Morte di un commesso viaggiatore” di Miller, un dramma di sogni e di disfacimenti morali e familiari. Nel nuovo alloggio, in precedenza abitato da una donna di dubbia reputazione, Rana subisce un’aggressione: se la donna ne esce duramente colpita non soltanto nel corpo ma soprattutto nello spirito per poi poco a poco quietamente rappacificarsi, da quel momento per Emad inizia una ricerca dell’aggressore, una esplicita vendetta in cui non vuole coinvolgere la polizia. Un capolavoro di ferma scrittura, di analisi, di descrizione dei piccoli, impercettibili fatti quotidiani, delle emozioni positive e negative che possono attraversare l’animo umano. Premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura e l’interpretazione maschile. Durata 124 minuti. (Nazionale sala 2)
Collateral beauty – Commedia drammatica. Regia di David Frankel, con Will Smith, Helen Mirren, Keira Knightley, Edward Norton e Kate Winslet. Nella New York di oggi, il pubblicitario Howard non riesce ad accettare la morte della sua bambina e tenta di ritrovare un salvifico sfogo nelle lettere che scrive e indirizza ad Amore, Morte e Tempo: gli amici, nella speranza di alleviarne il dolore, altro non fanno che ingaggiare tre attori che, impersonando gli stessi specifici concetti, gli suggeriscano le soluzioni più adatte alla sopravvivenza non troppo infelice. Durata 94 minuti. (Ideal, Lux sala 2, The Space, Uci)
diciassettenne Lucinda è accusata di un crimine che non ha commesso e per questo è rinchiusa in riformatorio. Qui incontra due giovani mentre inizia ad avere strane visioni che le faranno scoprire il suo passato e la vera natura dei due ragazzi. Durata 91 minuti. (Massaua, The Space, Uci)
Florence – Commedia. Regia di Stephen Frears, con Meryl Streep e Hugh Grant. Nella New York anni Quaranta, la storia vera di Florence Foster Jenkins, del suo appartenere all’altoborghesia americana, delle sue ricchezze, della sua passione per il bel canto. Ma la signora era alquanto stonata: tuttavia gli amici fidati presenziavano ai suoi concerti in stato di estasi, i critici venivano zittiti dal marito-manager. L’apoteosi avvenne al Carnagie Hall, con un pubblico in visibilio. Sguardo del cinema hollywoodiano su un personaggio toccato con (ben altra) grazia e humour da quello francese, con “Marguerite”, nella scorsa stagione. Dal regista di “Philomena” e “The Queen”. Prodotto di tutto rispetto, con qualche pennellata di limpido divertimento, gradevole nella descrizione di una società immersa nei tanti vizi e nelle piccole virtù: ma ogni cosa sembra essere presentata e detta sopra le righe, a cominciare dall’interpretazione della Streep, per una volta priva di certe minime sfaccettature che l’hanno sempre resa grande, donna affetta senza mezze misure da protagonismo, macchietta a tutto tondo, folle ed eccessivamente sognatrice. Se dovessimo scegliere la punta di diamante dell’intero film indicheremmo senz’altro il ritrattino del suo accompagnatore al pianoforte, l’eccellente, sbalordito e divertito Simon Helberg, dimenticato dalla cinquina degli Oscar. Durata 111 minuti. (Greenwich sala 3)
ragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante attrice che continua a fare provini. Si incontrano a Los Angeles e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale (V.O.), Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho e Harpo, Reposi, The Space, Uci)
Lion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, disubbidendo alla madre e cercando di seguire il fratello più grande, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Eliseo Blu, Romano sala 2)
Oceania – Animazione. Regia di John Musker e Ron Clements. Coraggiosa, femminista che la metà basta, non certo alla ricerca del principe azzurro, la principessa Vaiana sogna di poter andare ben oltre la barriera corallina per avventurarsi nell’oceano. La sua prima sfida è salvare il suo popolo dalle malefatte del vanitosissime semidio Maui che per avere un giorno rubato il cuore di una dea rischia ora di portare quel paradiso terrestre all’aridità. Ma l’eroina è pronta combattere e a vincere. Durata 127 minuti. (Massaua, Uci)
L’ora legale – Commedia. Interpretazione e regia di Ficarra e Picone, con Leo Gullotta e Tony Sperandeo. Votazioni per l’elezione del sindaco a Pietrammare. Ma le cose vanno davvero male se quello in carica è maneggione e colluso e quello candidato i comizi li pronuncia al grido di “Onestà, onestà”. Persino il parroco, prima convinto di un cambiamento radicale, diviene avversario senza se e senza ma quando il vincitore gli impone di pagare l’IMU sulla chiesa che lui ha trasformato in albergo. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Ambientato nella prima metà del XVII secolo. Due giovani sacerdoti gesuiti, padre Rodrigues e padre Garrupe, si recano nel lontano Giappone per svolgere opera di evangelizzazione e alla ricerca di chi li ha istruiti e guidati, il padre Ferreira. Incontrano una terra dove i cristiani sono perseguitati, costretti ad abiurare la propria fede o a subire il martirio. I dubbi, le certezze che cominciano a non essere più tali, la presenza/assenza di un Dio che non interviene o non cancella il Male, la solitudine: al termine, un ritrovato padre Ferreira che già s’è allontanato dalla Chiesa troverà un fertile terreno nelle debolezze di Rodrigues, che più di tutti ha lottato e creduto nel proprio apostolato. Durata 161 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala 1, Uci)
che unisce in sé 23 diverse personalità, che si alternano nella mente e nel corpo, in cura da una psicologa che non ha compreso come in lui stia sempre più prendendo importanza la ventiquattresima, la Bestia, la più pericolosa, che tende a sovrastare ogni altra. Un giorno Kevin rapisce tre ragazze. L’autore del “Sesto senso” e di “The village” gioca con i differenti generi, dal thriller al soprannaturale, dal dramma psicologico allo studio medico, non dimenticando Lynch o il viso e la risata del Nicholson di “Shining”. Durata 116 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)
Voce recitante per il Concerto della Giornata della Memoria
questa parte viene affidata a un baritono, questa volta all’attore Gabriele Lavia, che di recente si è cimentato nella regia dei Pagliacci di Leoncavallo, sempre nell’ambito della stagione lirica del Teatro Regio di Torino. Lavia ha previsto ritmi di estrema precisione e l’orchestra farà ampio uso di tamburi, castagnette, xilofono, tutti strumenti di forte impatto drammatico. Nel finale si levera’ un coro maschile in lingua ebraica.
“Abbiamo accolto e condiviso con piacere la proposta di Marisa Cortese di animare, per 5 settimane, lo spazio di Villa Giulia con un calendario di incontri, formazione ed eventi,
visitatori”: così l’Assessore a Cultura, Turismo, Istruzione, del Comune di Verbania, Monica Abbiati, all’inaugurazione di
anche per il nostro turismo?” : “Certamente!” , ha risposto Abbiati.
Emanuela Mezzadri, Donatella Mora, Marco Nifantani, Florine Offergelt, sono alcuni nomi dei partecipanti agli spazi delle prime settimane. Una raccolta, un susseguirsi incalzante di installazioni, quadri dell’800 e contemporanei, ologrammi in movimento, sculture, fotografie
gioielli, libri d’artista.