Alan Friedman è stato eletto 9° Presidente del Centro “Pannunzio”, l’associazione culturale fondata 50 anni fa a Torino da Arrigo Olivetti e Mario Soldati. Succede al dott. Camillo Olivetti che diventa presidente onorario.

Si tratta di un’associazione culturale rigorosamente apartitica di circa mille associati, diffusa in tutta Italia e che ha la sua sede centrale a Torino. Oltre a decine di eventi promuove annualmente, dal 1982, il Premio “Pannunzio”, che ha visto premiati, tra gli altri, Bettiza, Bocca, Piero e Alberto Angela, Mieli, Magri, Montanelli, Ronchey, Cipriani, Allegra Agnelli, Barbara Spinelli e lo stesso Friedman.
Friedman, giornalista, economista, politologo, autore di best seller di fama internazionale, è stato corrispondente dall’Italia e dagli Stati Uniti e tra le firme più autorevoli del “Financial Times”. Laureato alla New York University, ha studiato alla London School of Economics and Political Science e alla John Hopkins University School of Advanced International Studies di Washington. 
Vincitore per quattro volte del British Press Award (l’equivalente britannico del Premio Pulitzer), in Italia è commentatore di politica ed economia, collabora con testate giornalistiche ed è autore, conduttore e produttore di programmi televisivi. Nel 2003, insieme a Rupert Murdoch, Tom Mockridge e Emilio Carelli ha lavorato all’ideazione e al lancio di SkyTg24. Ha inoltre collaborato a lungo con Rai2, Rai3 e La7. Più recentemente, ispirato al suo libro “Ammazziamo il Gattopardo”, ha realizzato su La7, in collaborazione con “Il Corriere della Sera”, il programma omonimo in cui ha intervistato, in 6 puntate, gli ex Presidenti del Consiglio D’Alema, Monti, Berlusconi, Prodi, Amato e l’allora Presidente in carica Renzi. Il documentario da lui scritto, tratto dalla biografia “My Way. Berlusconi si racconta a Friedman” (Rizzoli, 2015), è stato distribuito da Netflix. Il suo ultimo libro, “Questa non è l’America” (Newton Compton, 2017), è una fotografia in tempo reale della società americana e un’analisi delle ragioni del passato e del presente che hanno portato all’elezione di Trump, il quale, a parere dello scrittore, nega la miglior storia americana snaturandola nel profondo.
Afferma il prof. Pier Franco Quaglieni, Direttore del Centro “Pannunzio”: «Per l’americano Friedman, Pannunzio è l’intellettuale liberale che durante la seconda guerra mondiale nel 1943, scrivendo un saggio su Tocqueville, dimostrava una irresistibile attrazione per la democrazia statunitense come patria di tutte le libertà».
«Friedman è uno dei successori – rileva in un comunicato il Centro “Pannunzio” – di Mario Soldati che, quando il fascismo divenne dittatura, emigrò negli Stati Uniti con l’intenzione di diventare cittadino americano per poter vivere in una libera democrazia. L’americano Friedman ha fatto dell’Italia la sua seconda casa, vedendo in questo paese una democrazia di cui contribuisce a denunciare con spirito indipendente i limiti e gli errori. Friedman è un fuoriclasse del giornalismo internazionale che non si lascia condizionare dalle logiche e dalle appartenenze ideologiche italiane, mantenendo una sua indipendenza dal potere, anche in questo ripercorrendo l’esempio di Pannunzio con “Il Mondo”. Il prof. Quaglieni ha assunto la carica di vicepresidente del Centro Pannunzio,lasciando la carica di direttore .

#globalcommunity

n occasione di LOV Vanchiglia Open Lab, Miraggi Edizioni anima Vanchiglia
Savigliano
una cinquantina di Comuni delle province di Torino, Asti e Cuneo, impegnati a valorizzare il territorio sotto il profilo culturale e turistico. Tra i suoi progetti, finanziati in parte dagli organismi europei, spicca il Mùses Accademia Europea delle Essenze, che oggi è un grande spazio museale
all’interno dello storico edificio saviglianese. Storia e leggenda, dipinti e reperti si intrecciano idealmente nell’esposizione a Palazzo Taffini che un tempo accoglieva i regnanti e oggi ospita oggetti e sculture di grande valore provenienti dai principali musei etruschi del Lazio, della Toscana e dal Museo di Antichità di Torino. Gli antichi affreschi del Seicento sono ora visibili al pubblico e descrivono le gesta di Enea, eroe troiano progenitore dei Romani, intrecciandole con la celebrazione di Casa Savoia e della famiglia Taffini all’epoca di Maria Cristina di Francia. Trionfano il mito di Enea, l’origine etrusca dei Troiani
e la storia della fondazione di Roma che danno vita a un mitico racconto in cui i Duchi di Savoia e la famiglia Taffini vengono esaltati e glorificati insieme. Gli otto affreschi mostrati ai visitatori rievocano alcuni episodi tratti dall’Eneide di Virgilio e dalle Historiae di Tito Livio e riguardano le armi di Ettore, Enea e Didone, la discesa di Enea agli Inferi, la madre Venere che consegna le armi a Enea, lo scudo di Enea: Orazio Coclite, l’assedio dei Troiani, il soccorso al campo di Troia e il duello finale tra
Enea e Turno colpito a morte dalla spada di Enea. La rassegna è arricchita da splendidi gioielli, da un olfattorio di 24 vasi di vetro di Murano che ricordano i vasi etruschi, contenitori di rari e preziosi profumi, e da un omaggio ai personaggi di Caterina de Medici e Maria Cristina di Francia, duchessa di Savoia, rappresentate con lussuosi vestiti storici. La mostra è curata da Umberto Pecchini (Associazione Le Terre dei Savoia) , Loredana De Robertis, Gabriella Pantò e Simona Rafanelli con il sostegno della Cassa di Risparmio di Savigliano, proprietaria di Palazzo Taffini. É visitabile fino al 7 gennaio 2018, dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.
bombardamento aereo danneggia le opere e l’edificio di corso Galileo Ferraris che le ospitava, il museo chiude i battenti. Nel 1950 viene indetto il bando di concorso per la costruzione di una nuova sede per la Galleria: a vincerlo sono i giovanissimi architetti ferraresi Carlo Bassi e Alfredo Boschetti che, azzardando, presentano un progetto innovativo e sperimentale, capace di colpire la commissione giudicatrice. Conclusa la costruzione del nuovo edificio di Via Magenta 31, che ancora oggi è la sede del museo, e portati a termine i lavori di allestimento e ordinamento della nuova GAM, nel 1959 il museo nato dalle macerie della Seconda guerra mondiale viene nuovamente aperto al pubblico e viene celebrato come una delle istituzioni culturali più moderne d’Europa.
La volontà di mantenere intatto tale importante primato ha spinto i direttori che si sono succeduti nel corso del tempo a compiere delle scelte all’insegna dell’innovazione e della sperimentazione. Così, dal 2009 le opere della GAM non sono più ordinate secondo la tradizionale successione cronologica, ma sono disposte secondo un ordinamento non convenzionale, di tipo tematico. La visita all’interno del museo si suddivide perciò in quattro differenti percorsi, ciascuno dei quali dedicato a un tema. Al primo piano si incontrano i percorsi dedicati all’infinito e alla velocità, concetti trasversali indagati sin dal XIX secolo impiegando differenti tecniche artistiche. Le ampie e luminose sale al secondo piano ospitano invece le opere che raccontano tutte le possibili declinazioni dell’etica e le molteplici forme della natura. Fanno parte di quest’ultima sezione opere di straordinario valore artistico come Aprile, paesaggio malinconico di Antonio Fontanesi, Bianco e Sacco, opere polimateriche di Albero Burri, e L’aratura, dipinto realizzato nel 1926 da Fortunato Depero che, facendo propria la lezione dei futuristi, elabora uno stile personale dal tratto geometrico inconfondibile.
adulti e bambini. Ormai è divenuta una consuetudine la partecipazione alla Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo, che quest’anno verrà celebrata domenica 8 ottobre affrontando un tema di stretta attualità, «La cultura abbatte i muri». Protagoniste della giornata saranno le opere prodotte dalla fine degli anni Cinquanta dagli artisti giapponesi del movimento d’avanguardia Gutai, che ha aperto una profonda riflessione sul rapporto tra l’arte orientale e le produzioni artistiche dell’Occidente dimostrando che, esattamente come accade ancora oggi, le frontiere da abbattere sono innanzitutto quelle che esistono nella mente delle persone.
Movimento” è un’eccezionale iniziativa che valorizza ulteriormente la magnificenza dei Giardini della Reggia e che consente ai visitatori di ammirarli in un’ottica differente, palcoscenici naturali ma anche protagonisti di poetiche creazioni. Alle compagnie artistiche vengono richieste esibizioni site specific, trasformate e riadattate ai bellissimi spazi, che diventano così essi stessi attori di magiche ed uniche rappresentazioni. Una fusione armoniosa tra la bellezza della natura e dell’arte, dell’antico con il contemporaneo e dell’uomo con l’universo che crea nuovi immaginari per il pubblico e ne suscita nuove sensibilità.
Si è aperto martedì il Festival di Torinodanza 2017 realizzato dal Teatro Stabile di Torino con un classico senza tempo, Romeo e Giulietta. Lo spettacolo è firmato Angelin Preljocaj, coreografo di fama internazionale che per la sua intensità e capacità di contaminare stile classico e contemporaneo è stato paragonato al grande Bejart
contrasta con le divise nere dei militari e i panni logori e colorati dei popolani, tutti curati dallo stilista francese Azzedine Alaïa.
Hans van Manen, Lucinda Childs, Trisha Brown, Ohad Naharin, Nacho Duato, Hofesh Shechter, Emio Greco, Sharon Eyal, Gai Behar. Da non perdere la prima assoluta di due spettacoli di Arteballetto e la Serata di Gala dedicata ai premiati di Danza&Danza, storica rivista fondata a Milano nel 1986. La Candoco Dance Company ci trasporterà nell’universo della diversa abilità nella danza e il Collectif Petit Travers ci proietterà in un mélange di danza e giocoleria. Ci sarà posto anche ad un omaggio al re dell’afrobeat, Fela Kuti, con Serge Aimé Coulibaly e al nuovo lavoro di Philippe Decouflé e Emio Greco con l’immortale Boléro. Torinodanza non dimentica i giovani talenti italiani: Daniele Albanese e Annamaria Ajmone che indagano nuovi linguaggi innovativi. Anche quest’anno la consueta Parata sabato 16 a Torino e il giorno dopo a Chàmbery darà il segnale di partenza del Festival. “La Parade Moderne” di questa edizione si ispira agli artisti della prima metà del Novecento: Magritte, Ernst, De Chirico, Léger, Munch, Arp, Brauner, Malevich.