CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 774

Unioni montane di Comuni, inizia il nuovo corso

MONTAGNE

Con una propria delibera, la giunta Chiamparino ha approvato il percorso di formazione di Unioni e sono solo una quarantina gli enti locali che non hanno aderito a questa forma di associazionismo

 

Un tempo c’erano le Comunità Montane. Adesso ci sono le Unioni montane di Comuni. In questo modo la Regione Piemonte ha messo un punto fermo su una vicenda che, vista con gli occhi del legislatore romano, non teneva conto delle caratteristiche peculiari di realtà come il Piemonte, dove grande parte della territorio è posto in montagna. E alle 28 Unioni inserite nella Carta regionale delle forme associative se ne aggiungono altre 13. Con una propria delibera, la giunta Chiamparino ha approvato il percorso di formazione di Unioni e sono solo una quarantina gli enti locali che non hanno aderito a questa forma di associazionismo.

 

La più grande Unione montana di questa seconda tranche è la Valle di Susa con 68.440 abitanti, la più piccola la Mombarone (TO) con 3.139 abitanti. Dovranno sostituire le Comunità montane dove è ancora in corso il lavoro di liquidazione da parte dei Commissari nominati dalla Regione. Solo in tre realtà il passaggio da Comunità a Unioni è stato diretto, pur con mille complessità, visto che il nuovo ente ha riunito tutti i Comuni che già facevano parte della Comunità montana: sono la Valsesia, la Valle Cervo e la Valle Elvo.

 

Secondo quanto previsto dalle leggi regionali 11/2012 e 3/2014 oltre alla legge nazionale 56/2014, le Unioni montane di Comuni devono organizzare per i Comuni che le compongono le funzioni fondamentali (dalla polizia municipale all’urbanistica, dai trasporti alla scuola) nonché le funzioni specifiche per lo sviluppo socio-economico della montagna, dalla gestione del patrimonio forestale ai progetti sulle energie rinnovabili, passando per l’armonizzazione dei gestionali informatici e l’uso dei fondi europei, attirando investimenti e coordinando macro progetti. Due percorsi paralleli sui quali si stanno concentrando i presidenti (sono tutti sindaci), le Giunte e i Consigli: nessun componente degli organi istituzionali riceverà indennità e compenso.

Massimo Iaretti

 

 

 

“Mediterraneo Interiore”, foto ma non solo

mediterraneo libro

E’ il quinto volume di una collana il cui fil rouge è l’ospitalità di charme nel bel paese e permette di scoprire 25 hotel sparpagliati per tutto l’italico stivale. Sono lontani dalle solite rotte turistiche, offrono un’ospitalità raffinata, sospesa tra sapiente recupero del passato e grande eleganza

 

A prima vista “Mediterraneo Interiore” (edizioni Adarte) può sembrare il solito bellissimo libro fotografico…..poi si rivela essere molto di più. Scorrendo le splendide immagini del fotografo torinese Adriano Bacchella, corredate dai testi di Franco Faggiani, scoprirete di avere tra le mani una guida preziosa (tutt’altro che la semplice guida turistica) per soggiorni in luoghi di sogno immersi nella campagna italiana.

 

E’ il quinto volume di una collana il cui fil rouge è l’ospitalità di charme nel bel paese e permette di scoprire 25 hotel sparpagliati per tutto l’italico stivale. Sono lontani dalle solite rotte turistiche, offrono un’ospitalità raffinata, sospesa tra sapiente recupero del passato e grande eleganza, tutto con contorno di ottima cucina e prodotti enogastronomici a km zero, spesso coltivati nelle stesse tenute in cui si soggiorna.

 

Così, dopo “Masserie” (dedicato ad antiche strutture riportate a nuova vita nella campagna pugliese), “Divino abitare” (focalizzato su quelle di Langhe, Monferrato e Roero), e i due volumi di “Camera con vigna” (alla scoperta delle aziende italiane produttrici di vini pregiati con corollario di ospitalità ad alto tasso di fascino), ora Bacchella ha scoperto un meraviglioso Mediterraneo interiore.

Tanti luoghi inviolati (dal becero turismo e dall’annesso abusivismo edilizio) immersi nelle campagne, e più o meno distanti dal mare. Ha cercato nicchie di fascino con paesaggi mozzafiato, echi della storia tra le mura e glamour a piene mani. Insomma il lifestyle che fa dell’Italia un paese unico.  Ed ecco che, da nord a sud, la campagna italiana si scopre ricca di luoghi in cui coraggio, passione e intraprendenza dei singoli imprenditori hanno ristrutturato abbazie, castelli, conventi, frantoi e masserie, li hanno trasformati in hotel di grande charme, aprendoli a nuova vita. Dal Piemonte alla Toscana, dall’Abruzzo alla Puglia, 25 Resort sono i protagonisti del libro, al quale Bacchella  prevede di dare seguito con un volume 2.

 

Intanto, sfogliando queste pagine, le mete sono tutte favolose, scegliere non è per niente facile. Si parte dal casale seicentesco Capannelle alle porte del Chianti, poi c’è l’eleganza di piccoli borghi come Casa San Ruffino nelle Marche; si entra in castelli, come quello di Tagliolo nel Monferrato, da 5 secoli abitato dalla stessa famiglia che lo condivide con gli ospiti, o nell’antico feudo della Commenda di San Calogero nella Sicilia orientale.  Ci sono eleganti Wine Resort come quello toscano dei Conti di San Bonifacio o il lombardo Prime Alture; masserie-borghi come Lama di Luna, condotta secondo i principi della bioarchitettura e tra le prime aziende pugliesi ad esportare il loro vino in America.

 

Tra le altre storiche aziende agricole, diventate hotel di lusso, ci sono Mandranova, nella Sicilia che rimanda al “Gattopardo”; il Relais della Villa Rossi Danieli a Viterbo; Villa Le Barone nel cuore del Chianti.  Ma il fascino continua e si snoda tra mulini del 500 diventati luoghi di ospitalità come la veneta Locanda Rosa Rosae e oasi da sogno, come Villa dei Papiri, vicino a Siracusa, tra maioliche, palme, olivi, agrumi e fichi d’india. Ma non finisce qui……questo è solo un piccolo assaggio dei tanti magici luoghi “interiori” che Adriano Bacchella ha scoperto e fotografato.…..a voi il resto del libro.

 

Laura Goria

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Piemonte invecchia? Nuova formazione per la sanità

anziani parco

La Regione farà la sua parte in collaborazione con l’Università di Torino  nel progetto europeo Sunfrail

 

Il Piemonte punta su nuovi modelli di formazione del personale sanitario, alo scopo di risondere alle nuove necessità legate all’invecchiamento della popolazione. La Regione farà la sua parte in collaborazione con l’Università di Torino  nel progetto europeo Sunfrail, appena approvato da Bruxelles e capitanato dall’Emilia Romagna, a cui partecipano anche la Liguria e l’azienda ospedaliera Federico II di Napoli. Il progetto, spiega l’Ansa, presenterà all’Ue proposte concrete di metodologie per individuare nella popolazione la presenza di fragilità legate all’invecchiamento e proposte di prevenzione. “Il Piemonte contribuirà a sviluppare nuovi modelli di formazione del personale sanitario come medici, farmacisti, infermieri, assistenti sociali e psicologi, tutto il personale coinvolto nella gestione di pazienti over 65”, commenta Giuliana Moda, della Regione Piemonte.

 

(Foto: il Torinese)

PersonAtelier, la colorata ed estrosa arte del bijoux

personatelier

personatelpersonatel2Intervista con Elena Augelli, designer bijoux

 

 

Quinta (ed ultima) puntata del viaggio nel mondo di “PersonAtelier”, il ciclo di seminari e workshop -tenuti da esperte di coaching, immagine e creatrici di moda e bijoux- che aiuta le donne torinesi a rinnovare look e atteggiamento.

 

 

Gli articoli precedenti sono pubblicati nell’archivio della rubrica MODA & MODI

 

 

Oggi incontriamo Elena Augelli, designer di bijoux; artefice di creazione colorate, estrose, facilmente indossabili e abbinabili, realizzate interamente a mano, con materiali accuratamente scelti. E’ titolare di due marchi: “I miei  bijoux” nato nel 2010, caratterizzato dai volumi, i colori e la versatilità della ceramica. Il secondo, più recente, è “Ri-corda” per cui utilizza le corde da arrampicata di montagna, fa leva sulla loro estetica (non sulla funzionalità), e crea gioielli lineari e colorati, caratterizzati dalle differenti trame delle corde intrecciate in modi differenti. Negli incontri di “PersonAtelier” proporrà entrambe le linee, abbinandole ai vari outfit e alle personalità delle partecipanti.

 

-I bijoux cosa aggiungono ad una donna?

«Personalità, perche possono esserci look non necessariamente minimal, comunque poco appariscenti, che vengono completamente stravolti e valorizzati a seconda del  bijoux indossato».

 

-Quanto può esser un lusso proibitivo il bijoux?

«Dipende. Io non compro mai low cost e credo che acquistare una catenina per esempio da H&M o da OVS, per quanto bella sia, comunque si traduca in buttare via dei soldi. Ma non sono neanche d’accordo con lo strapagare alcuni marchi, assolutamente sovrastimati per rapporto qualità/prezzo».

 

-Qual è la tua ricerca dei materiali?

«E’ chiaro che anche nella componentistica della bigiotteria e delle forniture è entrato prepotentemente il mercato cinese. In Italia, in parte ci sono galvaniche proprie; in parte sono distributori di prodotti d’importazione. Si comprano sacchi  di monachelle (a quintali) e poi sono rivendute in pacchettini da 20. Bisogna stare molto attenti a quello che si sceglie».

 

-Il rapporto tra gioiello vero e bijoux?

«Il gioiello è qualcosa di molto importante; può essere anche da tutti i giorni se è un piccolo punto luce, con brillantini o perla, per es. un bell’anello. In realtà sono abbinabili anche perché oggi non  è più di moda la parure completa di gioielli, e comunque non sono incompatibili coi bijoux».

 

-Se una donna non è abituata a indossare bijoux, come ti regoli?

«Cerco di capirne la personalità e i tipi di volume che può amare. Se, per esempio, è una donna sportiva e dinamica, magari  le propongo un braccialetto o qualcos’altro che non invada troppo  la sua sfera personale. Perché chi  non è abituato a portare orpelli, non è che da un giorno all’altro si mette un “collanone”; meglio iniziare con un piccolo accessorio».

 

-Se invece è abituata a gioielli diversi dai tuoi, come la convinci?

«Giocando con varie proposte. Anche perché spesso le donne entrano in atelier convinte di stare benissimo con un certo accessorio e un vestito a palloncino, poi escono con un tailleur e orecchini a chandelier. Se sono consigliate bene riescono anche ad  immaginarsi ed interpretarsi in un modo diverso rispetto allo schema che hanno in mente. Ed è proprio questa la filosofia di “PersonAtelier”».

 

-Tutte possono osare tutto o ci sono precise tipologie di donne più indicate per i bijoux?

«E’ sempre una questione di equilibrio. Sicuramente  io punto molto sulla personalità, ma considero anche le  proporzioni. E’ chiaro che, una donna non altissima e con un collo non da cigno, magari  con un orecchino troppo grosso e colorato non la vedo bene».

 

-I punti da tenere sempre presenti quando scegliamo un bijoux?

«Ti do più che altro una risposta personale. 1) Cercherei di capire quanto e quando lo metterei: per esempio, è per un’occasione importante o da indossare con piacere più volte?

2) Fare un discorso di proporzioni e chiedersi quanto sia armonico con la propria figura.

3) Valutare la qualità dei materiali e magari spendere un po’di più, ma scegliere qualcosa che non faccia allergia. 4) E se poi voglio fare un colpo di testa, allora lo faccio; anche perché per un bijoux non si dilapida un patrimonio»

 

-Gli errori da non fare mai?

«Considerando che il bijoux, ancora più  dell’abito, si accosta all’incarnato, bisogna stare attente ai  colori. Per esempio, un orecchino come quelli ultimamente di moda, in plexiglas a forma di teschio,  verde acido fluorescente, non lo accosterei ad una carnagione olivastra. Piuttosto, se proprio si vuol  pagare pegno alla tendenza, allora meglio mettere una catena lunga con al fondo quel teschio».

 

-Un bijoux, quanto può raccontare della personalità di chi lo porta?

«Se scelto bene, molto. Se invece si sceglie una cosa low cost che tutti hanno, probabilmente vuol  dire che si preferisce essere uguale agli altri».  

 

Laura Goria

L'Italia nelle due guerre spiegata ai giovani

cine guerra 2cine guerraIl Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte, in collaborazione con Aiace Torino, propone per l’anno scolastico 2014-2015 la XXVIII edizione della rassegna cinematografica I diritti di tutti, rivolta alle Scuole Secondarie di II grado di 15 realtà piemontesi

 

”La manifestazione – precisa Nino Boeti, Vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte – quest’anno s’intitola L’Italia nelle due guerre. I grandi conflitti del Novecento raccontati dal cinema per capire il presente, e verte sul centenario della Prima Guerra Mondiale e sulla contemporanea ricorrenza del Settantesimo della fine della Seconda Guerra Mondiale, entrambi declinati sia in senso storico che nei suoi collegamenti con il presente”.

 

In questo ambito sono stati selezionati due film storici della produzione italiana, recentemente restaurati, che con stili cinematografici completamente diversi propongono rappresentazioni evocative e intense dei luoghi, degli eventi e delle atmosfere riferibili alle due guerre, costituendo un valido paradigma interpretativo sia degli aspetti storici, sia degli aspetti culturali e sociali: La grande guerra (Monicelli, 1959) un capolavoro della commedia all’italiana che vinse il Leone d’oro alla Mostra di Venezia, e Roma città aperta (Rossellini, 1945), film manifesto del Neorealismo italiano, con una carica drammatica ancora stupefacente.

 

Nelle passate 27 edizioni la rassegna si è caratterizzata per le circa 2480 proiezioni e gli oltre 560 mila spettatori, tra studenti ed insegnanti. Non solo: l’evento è stato accompagnato dalla pubblicazione di 13 volumi della collana di approfondimento “Cinema e società civile”, edita con la CELID.

 

Su www.cr.piemonte.it il calendario delle proiezioni

Partecipa al progetto "Buon Cittadino a 4 Zampe®"!

cane

Al  Canile Sanitario di Grugliasco, con ingresso da piazza Morselli 2

 

Riceviamo e pubblichiamo

 

Incontro gratuito, aperto a tutti, martedì 24 Marzo 2015, dalle 17 in poi presso il Canile Sanitario di Grugliasco, con ingresso da piazza Morselli 2. Ti ricordiamo che la prenotazione è obbligatoria! Ti presenteremo finalità e svolgimento del progetto, e soprattutto conosceremo il tuo cane, per coinvolgerti nel gruppo di pratica più adatto a te e per rendere questo percorso un bellissimo cammino di crescita con il tuo compagno a quattro zampe. Vuoi maggiori informazioni sul Buon Cittadino? 

Clicca subito qui!

Filiera del legno, serve una nuova legge

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1 milione di ettari di bosco devono essere fonte di reddito e di sviluppo economico

 

 

Per elaborare un nuovo testo normativo più snello dell’attuale. Unioni montane di Comuni i soggetti da coinvolgere per rendere le imprese più forti e competitive. Il settore forestale deve essere trainante per il Piemonte. 1 milione di ettari di bosco devono essere fonte di reddito e di sviluppo economico: gestione forestale attiva, certificazione del materiale estratto, pianificazione ventennale degli interventi, utilizzo plurimo del legno per scopi artigianali, industriali ed energetici, tutela del territorio grazie alla funzione ambientale protettiva del bosco, difesa dell’assetto idrogeologico dei versanti. Sono solo alcuni dei fronti sui quali porre l’attenzione. Lo deve fare la politica, la Regione, d’intesa con gli enti locali, in primis le Unioni montane di Comuni. Lo devono fare le imprese con le loro rappresentanze che nelle scorse ore hanno scritto alla Regione chiedendo maggiore attenzione per il settore. Uncem condivide molti dei temi sollevati da Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Confartigianato, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Cna e Areb. I numeri del settore che le associazioni di categoria evidenziano sono imponenti: oltre 100 milioni di euro il valore del materiale estraibile ogni anno senza intaccare il patrimonio storico, 2.000 nuovi posti potenziali di lavoro (dati Regione) lungo la filiera, 400 imprese professionali esistenti, almeno 30 aziende dell’indotto che producono in Piemonte macchine per il settore ad alto valore aggiunto tecnologico, esportate in tutt’Europa.

 

(Cuneo Cronaca)

PersonAtelier, quanto è difficile vestire una donna?

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personalatelier562Intervista con la stilista Elena Pignata

 

Quarta puntata del nostro viaggio nell’universo di “PersonAtelier” che, con un ciclo di seminari e workshop -tenuti da esperte di coaching, immagine, creatrici di moda e bijoux- aiuta le donne torinesi a rinnovare look ed atteggiamento.

 

Gli articoli precedenti sono pubblicati nell’archivio della rubrica MODA & MODI

 

Oggi incontriamo la stilista Elena Pignata che è proprio come l’avete vista (ed apprezzata) tra i concorrenti di Project Runaway. Un talento innato, grande carica umana, capacità di far tesoro  delle critiche e un carattere che, pur non lasciandosi mettere i piedi in testa, le ha permesso la convivenza con gli altri concorrenti, non sempre liscia come l’olio. Tutte doti che l’hanno condotta nell’Olimpo dei finalisti, a un solo passo dalla vittoria. Lei è così: sorridente, grondante entusiasmo, con due occhioni immensi spalancati sul mondo e, in automatico, fa subito simpatia. Il  suo curriculum è di tutto rispetto. Dopo aver lavorato per grandi marchi (tra cui Malloni, Jaggie, La Martina, Cotton Belt) nel 2006 ha fatto il grande salto e creato il suo brand “Ombradifoglia”, la cui anima è uno stile minimalista di fattura rigorosamente sartoriale.

 

Del suo ruolo a “PersonAtelier” ci dice: «E’la parte pratica in cui la coach Daniela Prandi mi ha chiesto di consigliare le donne nel modo più giusto rispetto a ciò che va di moda, e che non è detto  stia bene addosso a tutte. Come stilista e avendo un atelier, spesso mi capita di lavorare su misura per le clienti. E’ molto importante l’interazione che si crea, entrare in stretto contatto, capire le varie esigenze delle donne e suggerire il meglio per loro, proprio come farò a PersonAtelier».

 

-Per una donna, quanto può essere strategico farsi fare un abito su misura?

«Se per esempio c’è la paranoia dei fianchi  troppo larghi o si è insicure per qualche difetto, non esistono solo taglie 38 e 40; il posto giusto in cui andare è l’atelier e lasciarsi guidare da una professionista. Farsi fare un abito su misura vuol dire ragionare su quello che si ha in mente; può essere un discorso legato al carattere, allo stile di  vita e così via, allora il mio apporto è perfetto. Non è lo shopping compulsivo in un negozio perché si ha voglia di un vestito nuovo».

 

-Il tuo modo  di lavorare?

«Avendo la mia collezione, parto sempre dalla mia identità stilistica. Cerco di aiutare le clienti ad orientarsi rispetto alle tante proposte modaiole del momento. Poi creo l’abito su misura, pensato per stare bene addosso a quella cliente; scegliamo insieme un po’ tutto, dalla stoffa al colore, alla fascia di prezzo. Ma la mia non è una sartoria, quindi non faccio  riproduzioni di quello che magari si è visto alle sfilate: se piace un abito di D&G, io non lo copio. ».

 

-Quanto è difficile vestire una donna?

«Fondamentale è che la cliente si affidi a me, lasciandosi indicare i capi che le starebbero meglio. Alcune lo fanno; altre, invece, si fidano poco, hanno già in mente idee precise di cosa gli piace, anche se non sempre è quello che poi gli sta bene addosso. In questo caso diventa tutto più  difficile».

 

-Alcune buone regole da seguire?

«Una per tutte: dimenticarsi di quello che piace perché sta bene all’amica, alla modella o alla valletta di turno. Pensare piuttosto a cosa mettereste veramente, se quell’abito vi rispecchia, se lo volete davvero nell’armadio e se è adatto all’occasione a cui è destinato».

 

-Quando crei un abito a che tipo di donna pensi?

«Un po’ androgina, che non ostenti la sua femminilità e non sia fissata con scollature, moda e griffe. Una donna con un occhio attento a forme nuove, decostruite, magari con taglio più maschile; sensibile a linee un po’ più particolari e meno usuali».

 

-I tuoi colori preferiti?

«Al momento sono il rosa e mix inusuali, ma sto entrando nella fase del verde; anche se poi io mi vesto solo di nero».

 

-Cosa mi dici della tua esperienza a Project Runaway?

«E’ stata super formativa e mi è rimasto un ricordo bellissimo. Ci sentiamo ancora anche con  quei concorrenti con i quali la convivenza non è stata facile».

 

-Ma il mondo  della moda è davvero così spietato  come appariva nel reality?

«E’ anche peggio e le difficoltà per emergere aumentano se sei donna. L’ho riscontrato ancora recentemente, durante una presentazione in show room a Parigi, in  cui mi si faceva continuamente notare che ero l’unica stilista».

 

-I segreti per sfondare?

« Tenacia, sempre e comunque. Non smettere mai di lavorare e non  disperdere le energie, ma restare concentrati: questo lavoro è un po’ come essere in missione».

 

-Le tue soddisfazioni  più grandi?

«Il pubblico finale, ovvero le clienti che tornano e ritornano e si vestono con le mie creazioni: è questa la conferma da cui non si scappa».

 

Laura Goria

 

 

 

 

 

Ecco il vocabolario della Social innovation

Mixura

innovationIl format scelto per il Vocabolario è innovativo: si gioca con una grafica divertente che spezza la rigorosità del vocabolario e dove il significato di ogni parola viene arricchito da un logo specificatamente creato per facilitarne la comprensione

 

Mixura, società di Management Consulting, ha ideato e realizzato il primo “Vocabolario italiano della Social Innovation” sotto il coordinamento di Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte. L’obiettivo è quello di rendere accessibile a tutti, e non solo ad un pubblico “esperto”, le idee e i principi della social innovation in modo da raggiungere nuovi soggetti e ispirare nuove azioni.

 

Mixura è parte attiva del processo di innovazione sociale, sia facendosi veicolo di questa espressione culturale (organizzazione di attività formative, convegni e iniziative di divulgazione), sia supportando soggetti pubblici e privati realmente motivati al cambiamento, nello sviluppo di progetti di si, ad esempio realizzando, al fianco delle PA, Laboratori di Innovazione Territoriale  o, come braccio di imprese orientate alla CSI, contest ad hoc per far emergere nuove iniziative imprenditoriali.

 

Il format scelto per il Vocabolario è innovativo: si gioca con una grafica divertente che spezza la rigorosità del vocabolario e dove il significato di ogni parola viene arricchito da un logo specificatamente creato per facilitarne la comprensione.  Sono anche presenti approfondimenti tematici (PA, Finanza, imprese) che scorrono lungo le pagine, come una storia continua, e che contestualizzano il significato delle parole stesse.

 

Il volume è scaricabile on line direttamente dal sito internet di Mixura (www.mixura.com) in una modalità “light” per consentire una stampa più sostenibile e, su richiesta, disponibile anche in formato cartaceo.

“Euralp. Le Alpi guardano all’Europa, l’Europa guarda alle Alpi”

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Incontro promosso da Uncem Piemonte. Oggetto dell’analisi sarà la Strategia macroregionale alpina (8 Stati, 17 milioni di abitanti)

 

“Euralp. Le Alpi guardano all’Europa, l’Europa guarda alle Alpi” è il titolo del convegno che si svolge lunedì 9 marzo, dalle ore 9 alle 13, al Centro congressi dell’Hotel Fortino, promosso da Uncem Piemonte. Oggetto dell’analisi sarà la Strategia macroregionale alpina (8 Stati, 17 milioni di abitanti), ovvero l’armonizzazione delle politiche della montagna fra i diversi Paesi dell’Unione Europea. Interverranno Daniele Viotti, Eurodeputato; Alberto Valmaggia, Assessore regionale alla Montagna; Antonio Ferrentino, Consigliere regionale e Presidente Gruppo Amici della Montagna; Enrico Borghi Deputato e Presidente Uncem; Lido Riba, presidente Uncem Piemonte. A seguire, due tavole rotonde. La prima dal titolo “Regioni per l’Europa: una nuova via per l’Unione” con Raffaele Raja, Regione Lombardia, coordinatore in Eusalp delle Regioni Italiane; Nicolas Evrard, Segretario generale Associazione europea degli eletti della montagna; Marco Onida, DG Regio Commissione europea; Davide Donati, Dirigente Affari UE della Regione Piemonte; Paolo Bertolino, Direttore Unioncamere Piemonte. La seconda, su “Enti locali e Strategia, quale rapporto e sinergia” con Federico Borgna, Sindaco e Presidente Provincia di Cuneo; Stefano Costa, Presidente Provincia Verbano Cusio Ossola; Roberto Colombero Sindaco di Canosio e Presidente Unione montana Val Maira; Carlo Grosso Sindaco di Mosso e Presidente Unione Montana Biellese Orientale; Franco Revelli Unione montana Alpi del Mare.

 

Massimo Iaretti