CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 761

MARCO CORDERO. NELL'ARIA SOTTILE

cordero montagna 2Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”

 

Con la mostra MARCO CORDERO. NELL’ARIA SOTTILE prosegue la rassegna d’arte contemporanea intitolata ARTE IN QUOTA curata da Riccardo Cordero, inaugurata con successo la scorsa estate dalla personale di Samuel di Blasi Lo scalatore di nuvole e proseguita con la mostra appena conclusa di Francesco Preverino Tra rumorosi silenzi.

 

Il progetto si propone di presentare al pubblico mostre di arte contemporanea inserite nel contesto espositivo del Museo medesimo. Filo conduttore della rassegna è l’interpretazione di temi ispirati alla montagna da parte di artisti esordienti o già affermati e fa parte di un nuovo percorso, dedicato all’arte contemporanea, intrapreso dal Museomontagna che in quest’ottica ha accolto per due anni consecutivi anche il progetto espositivo Passi Erratici nato nell’ambito del Festival Torino e le Alpi.

 

Marco Cordero – artista diplomato in scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con l’omonimo Riccardo Cordero e presente in numerose esposizioni personali e collettive – in questa occasione propone 12 installazioni inserite lungo tutto il percorso museale in uno stimolante dialogo natura-scultura. Le opere interagiscono con l’esposizione permanente con un discorso armonico senza creare forzature o strappi visivi e nulla sottraendo al progetto museale esistente.

 

Le sculture utilizzano, quale materia prima, non la pietra o il marmo, ma il libro. Come riferisce nel suo testo critico Maria Teresa Roberto: «…il libro è inteso come oggetto uno e multiplo: se lo osserviamo chiuso, la copertina e la rilegatura ce lo offrono come elemento dotato di una forma, di una dimensione, di un peso precisamente definiti, se lo apriamo ecco che appare il ventaglio delle pagine, senza peso, senza spessore, che possiamo far scorrere una dopo l’altra tra le nostre dita. Ma un libro è anche inchiostro, file di linee che percorrono le pagine a ritmo regolare, con interruzioni e pause che costruiscono nel bianco la traccia del silenzio – parafrasando Robert Bresson (“il cinema sonoro ha inventato il silenzio”), potremmo dire che è la griglia dei segni tipografici a dare forma al silenzio che attraversa ogni scrittura…».

 

Le opere in mostra sono legate da un filo conduttore lirico che è ben rappresentato dalla frase dell’artista di seguito riportata: «In pochi anni impariamo il nome delle cose, le parole. Tutto il resto del tempo per cercare di incontrarne i significati. Molte vengono abolite, col tempo diventano troppo forti, impronunciabili. Sembra quasi che quando si incontra veramente il significato di una parola, lo si vive, si cancelli la parola stessa. Non è più sufficiente, non è più necessaria. E’ fuorviante. E’ generica. E’ dolorosa.».

 

L’iniziativa del Museo Nazionale della Montagna, che si avvale del sostegno all’attività istituzionale della Compagnia di San Paolo attraverso il progettoTorino e le Alpi, è realizzata con la collaborazione della Città di Torino e del Club Alpino Italiano.

 

MARCO CORDERO. NELL’ARIA SOTTILE

a cura di Riccardo Cordero, testo critico di Maria Teresa Roberto una mostra del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” CAI-Torino con Compagnia di San Paolo Torino e le Alpi Città di Torino Club Alpino Italiano

Torino, Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”, 12 dicembre 2015 – 7 febbraio 2016 Inaugurazione: 11 dicembre 2015, ore 18.30.

TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, Piazzale Monte dei Cappuccini 7, 10131 Torino

Tel. 0116.604.104 / stampa.pr@museomontagna.org / www.museomontagna.org

Sull’orlo del precipizio

manzinimanziniLa storia di uno scrittore di grande successo che vede trasformare il suo mondo nel giro di pochi giorni, evocando scenari da “grande fratello” di Orwell

 

Antonio Manzini , attore e sceneggiatore oltre che giallista di successo, con il suo romanzo breve “Sull’orlo del precipizio” (Sellerio editore),pone una domanda: cosa accadrebbe se tutte le principali case editrici italiane si trovassero raggruppate sotto un’unica sigla? Il libro – avvincente e ben scritto – non pretende di dare una risposta ma propone, in chiave satirica,  la storia di uno scrittore di grande successo che vede trasformare il suo mondo nel giro di pochi giorni, evocando scenari da “grande fratello” di Orwell.  Attraverso il personaggio immaginario di Giorgio Volpe  – il più grande scrittore italiano – Manzini costruisce una storia paradossale e, al tempo stesso, allucinante dove emerge prepotente l’idea che il principio di libertà non può che essere garantito dalla pluralità delle possibili opzioni. Infatti, il protagonista del libro, alla consegna del nuovo romanzo ( che s’intitola proprio Sull’orlo del precipizio ) scopre che una cordata di investitori ha inghiottito la sua casa editrice. Ora al comando dell’azienda ci sono persone in completo scuro che pretendono di riscrivere i classici, odiano le metafore e “amano le saponette se il pubblico vuole saponette”. Cercando una via di fuga editoriale come un uomo che annega cerca l’aria, Giorgio Volpe affonda nel grottesco e nell’angoscia di chi vede messa in discussione la propria libertà di espressione. Quella di Antonio Manzini  è una satira spietata ed esilarante ma si riferisce ad un fatto reale : l’ acquisizione, da parte di Mondadori, della divisione libri della  Rcs Mediagroup per poco più di cento milioni di euro. Il gruppo editoriale controllato da Fininvest, che già possiede Einaudi, Piemme e Sperling & Kupfer, ha così acquisito i marchi Rizzoli, Bompiani, Fabbri e Marsilio. Oggi la Mondadori (o “Mondazzoli”, come qualcuno l’ha ribattezzata) è il nuovo gigante del mercato dell’editoria libraria, compreso di punti vendita, con una quota del 38 % del totale. La preoccupazione per come funzionerebbero le cose in un paese con un’unica azienda che controlla circa la metà del mercato, con l’altra metà frammentata in piccole e piccolissime case editrici, non è cosa da poco. E lo scenario non è più solo un’ipotesi letteraria. Ma, parafrasando Vasco Rossi, “c’è chi dice no” al  colosso ‘Mondazzoli’ , lanciando una nuova realtà editoriale. Elisabetta Sgarbi, per due decenni direttrice editoriale e anima della Bompiani, ha fondato con un gruppo di autori ed editori, fra cui spicca il nome di Umberto Eco, la casa editrice indipendente “La Nave di Teseo” che inizierà le pubblicazioni nel maggio di quest’anno. Fra i primi autori che hanno aderito all’iniziativa spiccano i nomi di Susanna Tamaro, Sandro Veronesi,Tahar Ben Jelloun, Michael Cunningham, Mauro Covacich, Furio Colombo, Hanif Kureishi. Un segnale di ribellione all’omologazione, dopo quello di Roberto Calasso che si è ricomprato la sua Adelphi, di cui ora è proprietario al 71%. Una sfida  alle fusioni e concentrazioni editoriali  di cui narra Manzini  ne “Sull’orlo del precipizio”. Una realtà che propone un valore che, di questi tempi, sembra fuori moda ma anche più che mai necessario: l’indipendenza ela libertà di espressione. È  stato Umberto Eco, su Repubblica,  a spiegare in modo chiaro e originale il senso di quest’avventura:  “Mio nipotino mi ha chiesto ‘Nonno perché lo fai?’. Gli ho risposto ‘Perché si deve’”.

Marco Travaglini

Tutto per il cane, ecco i consigli dell'addestratore cinofilo

 

enrico cani“TU PORTI LU O LUI PORTA TE !?” 

 

Consigli cinofili

di Enrico Coscarelli

 

Il cane ci regala felicità, comprensione e fedeltà, ma purtroppo l’uomo non sempre è in grado di saper affrontare tutte le situazioni che si presentano, in maniera impeccabile. Ecco perché sono qui, a vostra disposizione, per potervi dare un sostegno in casi di emergenza

 

Buongiorno carissimi lettori, mi presento: sono Enrico e faccio l’addestratore cinofilo. Sin da bambino ho amato questo mondo, ho seguito lacane dog mia passione fino a farla diventare un lavoro. Ho studiato e vissuto il cane in tutte le sue sfaccettature, volete sapere perché? Perché il cane ci regala felicità, comprensione e fedeltà, ma purtroppo l’uomo non sempre è in grado di saper affrontare tutte le situazioni che si presentano, in maniera impeccabile. Ecco perché sono qui, a vostra disposizione, per potervi dare un sostegno in casi di emergenza.

 

Inizierei questo percorso con voi dalle basi, per poi salire ed affrontare problematiche più serie. Non ci può essere un inizio senza la scelta, e la prima scelta che dovete fare è questa: prendo un cucciolo o un cane cresciuto? Regola fondamentale. il cane non si regala, dev’essere una scelta consapevole, è una responsabilità, ha dei diritti che comportano dei nostri doveri; è come un bambino, che però non cresce mai, la sua vita dipenderà da noi dal momento in cui lo prendiamo.

 

L’adozione di un cane adulto è un atto molto generoso ed altruista, è una fortuna che ci siano persone che facciano questo gran gesto, tuttavia è una scelta che lascerei far fare a persone che hanno già avuto esperienze significative con altri cani, che sappiano come gestire delle problematiche; purtroppo prendere un cane adulto è un’azione delicata, perché il soggetto in questione ha un passato, delle esperienze, facilmente più negative che positive, e riportarlo indietro dopo avergli dato una casa sarebbe un delitto.cane neve

 

D’altro canto prendere un cucciolo, per chi è alle prime armi, può diventare un buon modo per imparare la sua gestione e manualità; discorso valido anche per cuccioli adottati in canile, l’unico allarme in questa situazione può incorrere nella presenza di malattie di carattere ereditario, problema che troppe persone, quando si presenta, “risolvono” con l’abbandono.

 

Tutt’altra storia quando si vuole acquistare un cane, qui bisogna fare delle valutazioni, capire come si evolve la propria giornata tipo, quali sono i nostri ritmi di vita, se siamo sportivi o più da divano, e soprattutto sapere che tipo di vita vogliamo fare insieme, se cerchiamo un animale solo di compagnia o per intraprendere una specialità agonistica insieme. Il cane ti cambia la vita, lui non ci sceglie, ma si affida a noi! Alla prossima puntata per l’arrivo del cucciolo nelle nostre case.

 

Facebook: Enrico Coscarelli

DogLand Camp

349 65 58 270

enrico.coscarelli87@gmail.com

BALLERINE: IL GRANDE DRAMMA DELL'UOMO MODERNO

ballerine teti

PUNTI DI

(S)VISTA /

di Tersilla Garella

 

Non parliamo di quando ad essere avversi alle ballerine sono dei veri e propri bonsai di un metro e dieci, i quali, non paghi di questa sventura che Madre Natura ha riservato loro, osano asserire che la donna che indossa i tacchi fa tutto un altro effetto

 

Mentre domenica ero seduta al tavolino di un bar in via Po, ho assistito involontariamente ad uno scambio di opinioni tra una coppietta che battibeccava a proposito delle ballerine. Da quanto ho potuto apprendere dalla discussione – e la mia esperienza personale non fa che confermare quello che ho udito – all’uomo medio questo genere di scarpa fa ribrezzo. Anzi, per essere più precisi, la ballerina è proprio la calzatura antisesso per antonomasia. L’uomo non fa neppure finta che queste scarpe gli piacciano, perché quando te le vede ai piedi, magari si sforza anche di sorridere, ma assume (in)consapevolmente l’espressione di chi abbia per sbaglio bevuto un sorso dalla bottiglia di quella che credeva fosse acqua e si è rivelata candeggina. Non parliamo di quando ad essere avversi alle ballerine sono dei veri e propri bonsai di un metro e dieci, i quali, non paghi di questa sventura che Madre Natura ha riservato loro, osano asserire che la donna che indossa i tacchi fa tutto un altro effetto.

 

Ora. Sarà sicuramente tutto vero, detto da voi che siete dei luminari in fatto di moda e abituali indossatori di tacchi, e da cotanta sapienza ammetto di avere solo da imparare. Preme farvi sapere, però, che è sufficiente recarsi in uno dei vivai di corso Allamano a Grugliasco per trovare bonsai che non parlano e che queste opinioni ce le risparmiano. E comunque, altezza a parte, anche noi non tolleriamo certi capi di abbigliamento maschile. Patiamo in maniera inenarrabile quando vi vediamo in slip. Per non parlare poi di quell’obbrobrio che avete l’arditezza di chiamare borsello, ma altro non è se non un marsupio a tracolla. Io ve lo dico, se continuerete ad andare in giro agghindati in questo modo, faremo la fine dei dinosauri. State mettendo seriamente a rischio la continuità della specie. Perché ogni volta che vediamo un soggetto così acconciato, un nostro ovulo decide di optare per l’eutanasia. Uomini di Torino, coraggio: sbarazzatevi di slip e borsello. Magari poi noi saremo più disposte a riparlare delle nostre ballerine.

Punto Insieme Sanità per gli anziani

Il think tank che riunisce gli attori del Sistema Sanitario per una sua evoluzione a misura di terza età

 

FEDER ANZIANIFederAnziani FA! Ovvero FederAnziani Senior Italia, in una logica di approccio costruttivo e di collaborazione istituzionale, ritiene proprio dovere aiutare il Sistema Sanitario, in tutti gli attori che lo compongono, a mettere in pratica quanto identificato come necessario dalla Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute.

 

Attraverso il think tank Punto Insieme Sanità, FederAnziani Senior Italia punta ad attivare sul territorio, nei diversi ambiti terapeutici identificati, progetti operativi di:

 

– formalizzazione di protocolli di gestione del paziente secondo logiche di salute, eccellenza del servizio e sostenibilità;

– organizzazione di grandi campagne di screening presso centri di eccellenza;

– attivazione a cavallo tra MMG e Farmacisti di una attività strutturata di medicina di iniziativa;

– promozione di condizioni di maggiore facilità di accesso alle cure da parte degli anziani, sia sul piano clinico, che farmaceutico, che assistenziale, attraverso voucher;

– “empowerment” della evoluzione della medicina generale in una medicina di gruppo capace di “presa in carico del paziente”;

– “empowerment” della evoluzione della farmacia nella direzione di un contenuto di servizio a dimensione dell’anziano;

– “empowerment” della assistenza sanitaria sul territorio;

– informazione e promozione di una cultura sanitaria superiore negli anziani.

 

Lo scopo di Punto Insieme Sanità è di implementare modelli avanzati di gestione delle malattie croniche nell’anziano, articolati sull’integrazione tra Ospedali, MMG, Farmacie Territoriali e Assistenza Sanitaria Territoriale, secondo una logica di eccellenza nella presa in carico del paziente cronico.

 

www.senioritalia.it

Trovato un lupo morto a Bussoleno

lupo mortoIl corpo dell’animale è stato preso in consegna dalle guardie forestali

 

www.lagenda.news

 

BUSSOLENO – Un esemplare di lupo adulto, morto presumibilmente per cause naturali, è stato rinvenuto nei pressi della regione Polveriera, a Foresto di Bussoleno. Il corpo dell’animale è stato preso in consegna dalle guardie forestali e sarà analizzato da un veterinario.

LEGGERMENTE. Il tempo di leggere ritrovato

CULICCHIAGiuseppe Culicchia presenta il libro “Torino è casa nostra” edito da Laterza

 

“Torino, nel corso degli ultimi anni, ha davvero cambiato pelle e ha cominciato a scrollarsi di dosso gli stereotipi che un tempo saltavano fuori solo a nominarla: la ‘grigia città industriale’, il ‘laboratorio’, la ‘culla dell’Azionismo’ capace di coniugare la ‘cultura operaia’ con il ‘catalogo Einaudi’. Più di ogni altra città italiana, Torino ha saputo rinnovarsi facendo un triplo salto mortale carpiato, e tra un’Olimpiade e una cementificaz… pardon, una riqualificazione urbana, si è magicamente trasformata nella ‘Città della Movida’. “Torino è casa nostra” racconta, tra momenti di comicità e spunti di riflessione, una città viva e piena di sorprese. Perché Torino è Torino, non è una città come un’altra”.

G. Culicchia

 

“Torino è casa nostra”. Con il libro di Culicchia il progetto LEGGERMENTE riparte per il nuovo anno, con proposte ricche e con tanti incontri con autori dedicati ai lettori e anche ai ragazzi delle scuole. Promosso dalla Circoscrizione 2, dalle Biblioteche civiche Torinesi e dalla Cascina Roccafranca, dalla libreria Gulliver il progetto è dedicato a promuovere e incentivare la lettura in tutte le sue forme e ad ogni età. Non esistono limiti e confini per i veri lettori: da 11 a 99 anni, questo progetto li coinvolge tutti e rappresenta il modo e l’occasione giusta per scoprire nella lettura il piacere di sognare, di conoscere e di incontrare. 

 

Leggermente è un progetto che nasce dai cittadini perché proprio sul territorio sono nati, e continuano a nascere, i gruppi di lettura che si inseriscono nel progetto e che, lavorando con i referenti di Leggermente,  danno vita ad un calendario strutturato di letture e di incontri con gli autori ricco, interessante, poliedrico. Uno spaccato dell’editoria del nostro paese, dal Piemonte alla Sicilia, attraverso le parole degli autori e le loro testimonianze. I lettori si incontrano, scelgono insieme i libri, contattano gli autori, li incontrano e insieme li intervistano, con loro dialogano e si confrontano.

 

Ospiti quest’anno grandi nomi: Michela Murgia, Mimmo Gangemi, Dacia Maraini, Paola Soriga e autori emergenti, best seller e piacevoli scoperte editoriali. Leggermente è l’occasione per tutti coloro che amano i libri di incontrare autori amati e conosciuti oppure emergenti, di seguire un vero e proprio percorso letterario, che si snoda da novembre ad aprile….

Pippo, il "re" di Barriera

pippobalon1tosetto

 

STORIE DI CITTA’ / 

di Patrizio Tosetto

 

Nato in provincia di Caltanissetta. Immigrato in città il 10 Aprile del 1960. Vive della pensione di invalidità e della solidarietà di un intero quartiere ed in particolare di Aldo che l’ha “adottato”. Tutti i mesi si reca all’ASL per una punturina di un forte sedativo. Case Atc e paga regolarmente l’affitto. Non è pericoloso, anche se qualche volta urla. Grande mangiatore va più volte al ristorante durante la settimana e non si fa mancare nulla: antipasto, primo, secondo, contorno, dolce, frutta, caffè e limoncello.  Da sempre iscritto. Prima al PCI. Poi ai Ds ed infine al pd torinese

 

Da tutti è chiamato Pippo. All’anagrafe fa Giuseppe Buttiglieri. Nato in provincia di Caltanissetta. Immigrato in città il 10 Aprile del 1960. Vive della pensione di invalidità e della solidarietà di un intero quartiere ed in particolare di Aldo che l’ha “adottato”. Tutti i mesi si reca all’ASL per una punturina di un forte sedativo. Case Atc e paga regolarmente l’affitto. Non è pericoloso, anche se qualche volta urla. Grande mangiatore va più volte al ristorante durante la settimana e non si fa mancare nulla: antipasto, primo, secondo, contorno, dolce, frutta, caffè e limoncello. 

 

Noi alterniamo vari argomenti di discussione al silenzio nell’ascoltarlo. Da sempre iscritto. Prima al PCI. Poi ai Ds ed infine al pd torinese. Ogni tanto un messaggino e ti racconta il suo essere in politica, fiero di conoscere tutti i leader. Bresso, Chiamparino, Fassino. Non gli parlare della Lega Nord. Comincia ad agitarsi.  Comunque sempre infastidito dei vicini  di casa non  italiani. E’ anche un grande tifoso della Juventus e ha inneggiano alla vittoria all’ultimo derby. 

 

Ha guidato pullman e per ovvi motivi ha dovuto smettere, incontrando solidarietà, una buona sanità e una Stato sociale funzionante. Sono convinto che in un altro paese avrebbe avuto insormontabili  difficoltà.  Ci tiene molto alla famiglia, alle sorelle e ai nipoti. Ha 20 radio, 12 orologi e 5 telefonini con relative schede telefoniche. Dopo aver pagato l’affitto si dà ai “vizi”. Chiedendoti dopo l’immancabile monetina che non sai rifiutargli. 

 

Ecco un altra storia di Barriera di Milano: questa Barriera che ha ancora dell’umano. Solidarietà che resiste nel tempo, dando a tutti dignità. 

 

(Foto: il Torinese)

 

New York (come non l’avete mai vista) e le sue storie

new york cognettinew york cognetti coperttinaNon è un caso che il 37enne scrittore milanese sia stato l’ospite d’onore della serata “Xmas in New York” organizzata dal Circolo dei lettori di Torino che, per l’occasione, si è trasformato nella città delle mille luci, tra musiche, installazioni video e libri

 

New York come non l’avete mai vista: attraverso 22 racconti di grandi autori che lo scrittore Paolo Cognetti ha scelto e condensato in “New York Stories” (Einaudi). Una bussola letteraria per orientarvi tra le pagine più belle sulla Grande Mela nel 900. Dagli anni ruggenti di F.S. Fitzgerald e Dorothy Parker alla grande migrazione, passando dall’”isola che galleggia su acqua di fiume come un’iceberg di brillanti” di Truman Capote all’età ribelle di Grace Paley e Joan Didion, per finire alla luminosa decadenza nelle pagine di Delillo e Whitehead.

 

Non è un caso che il 37enne scrittore milanese sia stato l’ospite d’onore della serata “Xmas in New York” organizzata dal Circolo dei lettori di Torino che, per l’occasione, si è trasformato nella città delle mille luci, tra musiche, installazioni video e libri.

 

Cognetti è infatti il condottiero ideale per scoprire gli angoli meno turistici della Grande Mela 2.0. Appassionato di letteratura americana (soprattutto ebraico – newyorkese) da anni esplora la capitale dei suoi libri e scrittori preferiti. L’ha raccontata in “Tutte le mie preghiere guardano verso ovest” (Edt) alla scoperta dei sapori della Big Apple; “New York è una finestra senza tende” (Laterza); e nella serie “Scrivere/New York” da cui è tratto il documentario “Il lato sbagliato del ponte”, affascinante viaggio tra gli scrittori di Brooklyn (nel dvd allegato al libro “New York è una finestra senza tende”)

Tra le tante definizioni letterarie, Cognetti preferisce quelle che delineano “una città in cui si arriva dopo un lungo viaggio, degli emigranti”; adotta volentieri il soprannome Gotham, con cui nell’800 Washington Irving, (alludendo alla cittadina inglese i cui abitanti si finsero pazzi per non pagare le tasse) ironizzava sull’eccentrica popolazione newyorkese; e a sua volta la definisce «Capitale del desiderio, di gente che vuole qualcosa, nella vita e nel lavoro. Quasi nessuno è nato lì, quasi tutti sono arrivati da altrove e questo loro desiderare è l’energia tipica che si sente moltissimo».

 

Tu a New York cosa cerchi, e l’hai trovato?

«Ci vado almeno una volta all’anno per scrivere e cerco di sfruttare i 3 mesi del visto. La vivo molto in solitudine, camminando nelle mie zone preferite. Scrivo tantissimo perché l’energia della città, e delle persone che ce la stanno mettendo tutta, è contagiosa e mi spinge a lavorare».

 

Il modo migliore per scoprirla?

«Fermarsi non solo a Manhattan. Stare vicino all’acqua, camminare lungo i moli e vedere cosa succede lì. Andare dall’altra parte dell’East River, a Brooklyn e nel Queens, per capire cos’era New York una volta. Il Queens ha oltre 3 milioni di abitanti di 15 etnie diverse: la linea 7, l’International Express, è la sopraelevata che lo attraversa fino a Flushing: il giro del mondo in 21 fermate.Scoprirlo dall’alto è un buon modo. Poi magari scendere ed esplorare qualche quartiere etnico».

 

Il tuo primo flash e le tue cartoline preferite della città?

«Le scale antincendio e le cisterne di acqua sui tetti sono il primissimo ricordo e le cartoline che, insieme ai ponti e al porto, amo di più. Sono legato all’idea novecentesca industriale di New York».

 

Il tuo posto del cuore e quello in cui, invece, ti senti più solo?

«Amo Red Hook, il vecchio porto di Brooklyn, dismesso dagli anni 60 in poi quando le navi erano troppo grandi per attraccare. Ma tutta la costa di New York è un immenso porto abbandonato, riprogettato in parchi, capannoni, gallerie d’arte e ristoranti. Mi sento solo a Times Square e nelle zone del turismo mondiale votato al consumismo più bieco».

 

Cosa potrebbe piacere della New York odierna a Fitgerald e Dorothy Parker?

«Temo ben poco perché negli ultimi 15 anni si è molto imborghesita ed è meno interessante».

 

Se potessi incontrare i tuoi scrittori preferiti cosa gli chiederesti?

«Più che altro vorrei fare delle cose con loro. Con Hemingway una partita di pesca, prendermi una bella sbronza con Carver, meglio ancora con Bukowsky. Farei l’autostop con Keruac e con la Parker andrei in qualche bettola di sua conoscenza».

 

Perché l’epicentro letterario oggi è Park Slope a Brooklyn e non Manhattan?

«Brooklyn, grande il triplo di Milano, ha quartieri di ogni tipo, tra cui Park Slope, dove molti artisti si sono spostati in base al mercato immobiliare più favorevole. Manhattan è carissima, proibitiva soprattutto per chi ha famiglia e vuole una casa più grande. Già nell’800 Park Slope fu progettato come quartiere per ricchi e gli architetti che hanno creato Central Park sono gli stessi che hanno pensato a Prospect Park come sua evoluzione».

 

Hai incontrato e filmato gli scrittori di Park Slope, che emozione è stata?

«Era necessario stare almeno una settimana con ogni autore. Alcuni, come Auster e McInerney dissero di no; in compenso quelli che acconsentirono, furono molto gentili e mi colpì la loro disponibilità. Ho scoperto che sono gran lavoratori, si alzano la mattina presto e si danno da fare. Niente a che vedere con l’idea romantica del genio ubriacone che scrive alle 3 di notte. E sono rimasto molto legato a Rick Moody».

 

Dove vivi a Brooklyn?

«Sempre nella casa di un amico italoamericano. Un luogo pacifico che ha le 2 anime di Brooklyn: se ti affacci da un lato vedi i classici back garden, bellissimi giardini interni con barbecue, orto e piscine gonfiabili; dall’altro invece la superstrada che taglia in due il quartiere, con il passaggio dei camion che fa vibrare la casa».

 

Tu hai due passioni, la montagna e NewYork: come le concili?

«Sono entrambi luoghi avventurosi e selvaggi, dove spesso sto volontariamente da solo. Dei ritiri in cui concentrarmi sulla scrittura. Ho sempre con me un quaderno e quando sono a Brooklyn, più che prendere appunti, mi capita di sedermi in un bar e scrivere sulla montagna; viceversa, sui monti, guardo i boschi e scrivo di Brooklyn. Mi serve una certa distanza dalle cose».

 

Il tuo prossimo viaggio a Gotham?

«Spero molto presto, per presentare il libro».

 

Consigli di lettura per scoprire la città?

«Libri non scontati. Tutti quelli di Mario Maffi, “Bartebly lo scrivano” di Melville, e per chi legge in inglese “Up in the old hotel” di Joseph Mitchell».

 

E i musei?

«Quelli sull’immigrazione. A Ellis Island; poi il Tenement Museum sulle case popolari, nel lower east side; e l’African Buriel Ground, vicino a Wall Street, costruito su uno dei primi cimiteri afroamericani del 700».

 

Laura Goria

Breviario mediterraneo

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mediterraneo1Leggerlo equivale a sfogliare le pagine di un dizionario di gerghi, espressioni, idiomi

 

Più che un libro è una finestra spalancata sul Mediterraneo, sui moli e le banchine, sulle sagome delle chiese e l’architettura delle case, sui fari delle coste e gli itinerari delle carte nautiche. Leggerlo equivale a sfogliare le pagine di un dizionario di gerghi, espressioni, idiomi.  Nel suo “Breviario mediterraneo”, Predrag Matvejević ricostruisce pazientemente la storia di una parola – “Mediterraneo” – e rievoca gli infiniti significati che essa include, guidando il lettore alla scoperta della sua geografia, dei saperi – concreti, importanti – della cultura dell’olivo e il diffondersi di una religione, le tracce permanenti della civiltà araba ed ebraica, le parlate che cambiano nel tempo e nello spazio. Matvejević ,nato a Mostar, in Erzegovina, da madre croata e padre russo, impegnato intellettuale, docente universitario a Zagabria, alla Sorbona di Parigi e alla Sapienza di Roma,  raffinato e cosmopolita, in “Breviario mediterraneo” ha scritto pagine memorabili.  Claudio Magris, che ne ha curato la presentazione, l’ha definito  “trattato poetico- filosofico, romanzo post-moderno, portolano, diario di bordo” . Il libro, uscito per la prima volta nel 1987 e arricchitosi nel tempo, edizione dopo edizione, riassume storia, geografia, culture di questo mare e dei Paesi che lo circondano. Parla del Mediterraneo non come “un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”.  

 

Il testo è diviso in tre parti: Breviario – Carte – Glossario; attraverso esse l’autore rievoca, scandagliando documenti e informazioni, le usanze, le caratteristiche di questi luoghi descrivendone il tempo atmosferico, le giornate con le albe, i crepuscoli e poi i mille e mille aspetti: dalla natura delle nuvole alle correnti e alla spuma marina, dalle onde ai venti che le originano, dalle isole, luoghi di raccoglimento e quiete, ai porti, ai moli ed ai modi in cui le navi vi si accostano. Dalle pagine esce l’odore del mare, si percepiscono onde e risacche, si studiamo le rose dei venti, s’incontrano coralli e  saline; e poi le ceramiche, gli ex voto, il vino e l’olio ,le preghiere della sera e i nomi delle strade e degli angiporti e i viaggi avventurosi delle parole e delle loro trasformazioni da un popolo all’altro nel tumulto delle civiltà. Il Mediterraneo di Predrag Matvejević è anche il mare delle tempeste dei conflitti, dei viaggi dei migranti in fuga da guerre e miseria, ma soprattutto il mare delle culture che si sono incontrate e si sono sovrapposte tra loro come un groviglio e una mescolanza di dialetti. Sarà pur vero che è chiuso tra le sue coste, ma forse è davvero “il mare più ricco e più libero del mondo”. 

 

Marco Travaglini