CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 753

“ L’anciové sota sal”, il sogno dell'acciugaio della Val Maira

Va in scena sabato sera a Dronero lo spettacolo teatrale proposto dalla “Compagnia Marco Gobetti”
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Sabato sera,  2 aprile, alle  21.00, sul palcoscenico del Cinema Teatro Iris di Dronero andrà in scena “ L’anciové sota sal” , spettacolo proposto dall’Associazione culturale “ Compagnia Marco Gobetti” nell’ambitodella stagione “Il teatro fa il suo giro”, a cura di Santibriganti Teatro. “L’acciugaio sotto sale” è la storia di un uomo sogna una notte di essere un venditore di acciugheche finisce sotto sale fra le sue stesse acciughe, dentro al barile che le contiene. Un  sogno che lascerà il suo segno nella vita dell’uomo e in quella delle persone che incontrerà: “A val nen tant ël seugn: / col seugn a l’é la spluva ch’a ‘nvisca ‘l feau. / A val còsa ch’a l’é capitàie dòpgobetti1(Non vale tanto il sogno: / quel sogno è la scintilla che accende il fuoco. / Vale ciò che è capitato dopo). Marco Gobetti, porta con se sulla scena “l’anciové”, l’acciugaio: un burattino dagli occhi grandi e acquosi e dal naso triste, opera di Andrea Rugolo,   scenografo, illustratore e costruttore di pupazzi animati. L’attore torinese sperimenta un uso poetico e contemporaneo del dialetto piemontese, in un allestimento intrigante. Nell’”Anciové sota sal“si evoca un mestiere ormai scomparso, raccontandolo nel contesto di un’immaginaria vicenda attuale, dove la lingua piemontese e la trama della storia intrecciano il filo attorno all’incredibile vicenda degli acciugai della Val Maira. Loro, gli acciugai (anchoiers in occitano, anciuè in piemontese, anciuat in lombardo), sul  finire dell’estate, terminati i lavori nei campi o la monticazione sui pascoli alti , scendevano a valle per vendere acciughe e pesce conservato. La merce la compravano in Liguria, prima tappa del loro girovagare per il Piemonte, la Lombardia e talvolta persino in Veneto ed Emilia. Così, durante i lunghi mesi invernali, in attesa digobetti 4 tornare al lavoro dei campi, “battevano” strada per strada, cascina per cascina, di paese in paese, nelle campagne o nelle aspre vallate alpine, tirando o spingendo il loro “caruss” carico di pesce salato, alla ricerca di qualche acquirente. Sul carretto tipico, venivano caricati i barilotti e le latte con i prodotti da vendere. Robusto, capiente e adatto all’esposizione della merce, era abitualmente in legno di frassino e costruito a Tetti di Dronero.  Coprivano distanze importanti, gli acciugai, viaggiando anche trenta e più chilometri al giorno; e, giunta la sera, dormivano dove capitava, magari offrendo in cambio del ricovero qualche acciuga . Anche per i pasti si aggiustavano alla bell’e meglio, al risparmio, magari accompagnando con il pane qualche acciuga, dopo averla  sbattuta ben bene  contro le aste del carretto per far cadere il sale. Un pasto che portava sete e che richiedeva un goccio di vino ad accompagnare il tutto e, considerato che tra i suoi migliori clienti figuravano gli osti e i gestori delle trattorie, il vino non mancava. Così la storia narrata da Marco Gobetti cammina sul filo dei ricordi e “L’acciugaio sotto sale”, al suo  risveglio, sente il sale pizzicare sulla pelle e questa sensazione si traduce in bisogno e desiderio di comunicare. Da lì inizia  il suo nuovo viaggio, alla riscoperta degli altri e di se stesso. Una metafora gobetti2della vita, in fin dei conti, con l’acciugaio pronto a partire con il suo carretto carico di acciughe in barile e di parole nuove . Gira così le piazze , urlando il suo messaggio: “Un euro e cinquanta per due grissini e un’acciuga! Chi vuol comprare il buonumore!?”. Non conta più nemmeno il nome che si ha ricevuto in dono alla nascita: “il mio nome è libertà“, dice. E per essere liberi bastano il barile pieno di sale e acciughe, buone gambe e un cappello per le monete. Una libertà che si respira come aria buona, mentre scorrono i primi articoli della nostra Costituzione, dal primo al dodicesimo, a ricordarci pari dignità, diritti e doveri. La pièce teatrale comunica con sguardi e  gesti, oltre che con le parole. Così l’acciugaio di Marco Gobetti lascerà ad un suo simile il  carretto e la sua eredità, per compiere l’ultima tappa del viaggio alla ricerca di se stesso. Un viaggio a  piedi nudi per sentire la sua terra, per raggiungere gli “altri”, per spogliarsi di tutto e stringersi le mani in un saluto. Forse un addio, ma senza tristezza. Perché all’anciovè basta poco. Basta e avanza il profumo delle acciughe, anche se sono poche, anche se fosse  una sola.

Marco Travaglini

"Disegniamo l'arte", cultura per i più piccoli

risorgimento museo 3Una iniziativa pensata per chi ha l’Abbonamento Musei: protagonisti i bambini dai 6 ai 14 anni

Il 2 e il 3 aprile terza edizione di ‘Disegniamo l’arte’, iniziativa pensata per chi ha l’Abbonamento Musei: protagonisti i bambini dai 6 ai 14 anni. I mini abbonati, i loro amici e le  famiglie hanno la possibilità di scoprire i musei della Regione. Potranno  disegnare, avvalendosi di matite e pennarelli Faber-Castell, le opere, gli spazi e le architetture preferite. La manifestazione è promossa dal 2014 da Abbonamento Musei Torino Piemonte, il progetto dell’Associazione Torino Città Capitale Europea che ad oggi registra 145.000 tessere circolanti, 200 sedi convenzionate e 753.000 ingressi effettuati nel 2015 con la tessera.

(Foto: il Torinese)

Tutti al cinema, i film a Torino

Le trame dei film nelle sale di Torino 
 cinema sala

 

Attacco al potere 2 – Azione. Regia di Babak Najafi con Gerald Butler, Aaron Eckhart e Angela Bassett. Mentre il capo della sicurezza personale del Presidente americano decide di dare le proprie dimissioni visto che sta per diventare padre, il premier britannico muore all’improvviso. Con il convergere a Londra dei più importanti capi di stato, l’Internazionale Terroristica di radice islamica ha programmato un attentato. All’insegna sfrontata del “déjà vu”, con Gerald Butler produttore e protagonista in vena di sparacchiate e imprese eroiche negate con un po’ di naturale giudizio a ogni altro essere umano. Consigliatissimo agli amanti del genere. Durata 99 minuti. (The Space, Uci)

 

CLOONEY FILMAve, Cesare! – Commedia nera. Regia di Ethan e Joel Coen, con George Clooney, Josh Brolin, Scarlett Johansson e Ralph Finnies. Nella Hollywood degli anni Cinquanta, per conto dei grandi studios giorno e notte si muove Eddie Mannix a proteggere tutti quegli attori che per un motivo o per l’altro egli debba nascondere agli occhi dei divoratori di gossip: il caso più appetitoso e pericoloso diventa il rapimento di un imbranatissimo attore chiamato a ricoprire il ruolo di centurione in un film su Gesù. Durata 106 minuti. (Centrale v.o., F.lli Marx sala Harpo, Reposi, Romano sala 1, The Space)

 

Batman V Superman – Fantastico. Regia di Zack Snyder, con Henry Cavill e Ben Affleck. Come si batman superman filmpuò mettere in cattiva luce Superman di fronte all’opinione pubblica? Ci pensa un cattivissimo e filosofeggiante (sul Bene e sul Male) Lex Luthor (Jesse Eisenberg) e Batman per un attimo non stenta a credere che il suo collega eroe potrebbe diventare un giorno in un genio del male, pericoloso per l’umanità. Molta avventura che lascia spazio agli attimi dolci tra Superman e Lois Lane, e poi inseguimenti, esplosioni, il pericolo e il terrore che serpeggiano tra la gente. Durata 151 minuti. ( Ideal, Lux, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Brooklyn – Drammatico. Regia di John Crowley, con Saoirse Ronan, Emory Cohen e Domhnall Gleeson. All’inizio degli anni Cinquanta, Eilis lascia la propria terra, l’Irlanda, per andare in cerca di fortuna a New York, dove conosce la nostalgia e l’amore di un giovane italoamericano. Quando sarà costretta a tornare nel proprio paese dopo la morte della sorella, riconoscerà gli affetti per i luoghi e le persone con cui era vissuta e allora sarà difficile prendere la decisione se restare o ripartire per sempre. Dal romanzo di Colm Toìbin, la sceneggiatura e firmata da Nick Nornby. Durata 113 minuti. (Ambrosio sala 2, Classico, F.lli Marx sala Groucho)

 

spotlight3Il caso Spotlight – Drammatico. Regia di Thomas McCarthy, con Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Michael Keaton e Lev Schreiber. Una serie d’articoli, un’inchiesta e un premio Pulitzer per un gruppo di giornalisti del “Globe” di Boston – a seguito dell’arrivo di un nuovo direttore, Marty Baron, pronto ad affrontare tematiche importanti e certo non comode – che tra il 2001 e il 2002 misero allo scoperto, dopo i tanti tentativi di insabbiamento da parte del clero e in primis delle alte gerarchie ecclesiastiche, i casi di pedofilia consumatisi in quella città e non soltanto. Oscar per il miglior film. Assolutamente consigliato. Durata 128 minuti. (Eliseo rosso, Romano sala 3)

 

condominio filmIl condominio dei cuori infranti – Commedia. Regia di Samuel Benchetrit, con Isabelle Huppert, Michael Pitt e Valeria Bruni Tedeschi. Un caseggiato della periferia parigina, bizzarri personaggi ed i loro incontri, un uomo su una sedia a rotelle, un’infermiera del turno di notte, un’attrice avvilita e un giovanotte che può farle ritrovare la gioia di vivere, un’immigrata del Maghreb e un astronauta americana la cui navicella spaziale atterra inaspettata sul terrazzo del condominio. Durata 100 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Nazionale sala 1)

 

FILM CORTELa corte – Comedia. Regia di Christian Vincent, con Fabrice Luchini e Sidse Babett Knudsen. Xavier Racine è definito il giudice “a due cifre” poiché non condanna mai a meno di dieci anni di reclusione. E’ chiamato a presiedere in tribunale un processo contro un uomo accusato di aver ucciso la figlia di sei mesi: è lì che rivede tra i giudici popolari Ditte, un’anestesista di origini danesi conosciuta anni prima. Miglior sceneggiatura e Coppa Volpi per l’interpretazione maschile alla Mostra di Venezia. Durata 98 minuti. (Centrale v.o., Eliseo grande, Massimo 1, Uci)

 

 

Forever young – Commedia. Regia di Fausto Brizzi, con Sabrina Ferilli, Fabrizio Bentivoglio, Teo Teocoli e Lillo. Un gruppo di amici “finti giovani” nell’Italia di oggi che non voglioni invecchiare, dall’avvocato che non rinuncia alla maratona nonostante i problemi di cuore all’estetista divorziata che si ritrova coinvolta in una relazione con Luca, di vent’anni più giovane, da Diego dj ultracinquantenne che deve combattere con un agguerrito rivale a Giorgio, anche lui ha superato i cinquanta, fidanzato con una ventenne ma pronto a tradirla con una donna della sua età. Durata 95 minuti. (The Space)

 

Fuocoammare – Documentario. Regia di Gianfranco Rosi. Gli sbarchi di Lampedusa visti con gli occhi del dodicenne Samuele. Orso d’oro al FilmFest di Berlino. Durata 107 minuti. (F.lli Marx sala Harpo)

 matrimonio grosso film

Il grosso grasso matrimonio greco 2 – Commedia. Regia di Kirk Jones, con Nia Vardalos e John Corbett. Chi nel 2002 ha fatto la conoscenza della folcloristica famiglia Portokalos può benissimo oggi rinfrescarsi la memoria. Sono tutti un po’ invecchiati, e mentre Toula e Ian sono alle prese con una figlia adolescente e con i suoi primi problemi di vita e di cuore, gli anziani nonni danno ancora un po’ di filo da torcere. Durata 94 minuti. (Ideal, Lux, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Heidi – Commedia. Regia di Alain Gsponer, con Anuk Steffen e Bruno Ganz. Orfana, Heidi viene affidata alle cure del nonno e ama davvero enormemente la sua vita tra i monti svizzeri e la compagnia delle caprette. Però un giorno l’arrivo della zia Dete significherà andare a Francoforte per iniziare un’istruzione e far compagnia alla piccola Klara costretta in sedia a rotella. (Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

jegg filmLo chiamavano Jeeg Robot – Fantasy. Regia di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli. Enzo è un ladruncolo romano che vive di espedienti. Una sera, inseguito dalla polizia, nelle acque del Tevere viene a contatto con un materiale radioattivo che gli conferisce sconosciuti ultrapoteri. Ad Alessia, appassionata di fumetti, piacerà considerarlo come un eroe dei suoi prediletti Manga nella lotta al male sempre in agguato, che questa volta ha le sembianze allucinate dello Zingaro. Opera prima. Durata 112 minuti. (Massimo 2, Reposi)

 

Kung Fu Panda 3 – Animazione. Regia di Jennifer Yuh Nelson e Alessandro Carloni. Po e suo padre raggiungono il paradiso segreto dei panda, facendo la conoscenza di nuovi personaggi. Ma il super-cattivo Kai minaccia e sconfigge tutti i maestri di kung fu. Dovrà essere Po a prendere in mano la disastrosa situazione e a passare al contrattacco. Durata 95 minuti. (Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Land of mine – Drammatico. Regia di Martin Zansvliet, con Roland Moller. Alla fine del secondo conflitto mondiale, sulle coste dello Jutland, i prigionieri tedeschi furono impegnati a disinnescare tutte quelle mine che i nazisti vi avevano posto. Drammi, mutilazioni e morti. Durata 100 minuti. (Eliseo blu, Greenwich sala 3, Uci)

 

La macchinazione – Regia di David Grieco, con Massimo Ranieri, Libero De Rienzo e Milena Vukotic. L’ultima estate nella vita di Pasolini, il montaggio di “Salò” e le pagine di “Petrolio” con i legami tra potere politico e potere economico, l’incontro con Pino Pelosi, il furto dei negativi del film, un tranello una sera nei dintorni di Fiumicino. Durata 100 minuti. (F.lli Marx sale Groucho e Chico, Uci)

 

Peggy Guggenheim: Art Addict – Documentario. Regia di Lisa Immordino Vreeland, con Peggy Guggenheim, Marina Abramovic. Vissuta tra gli States e l’Europa, Peggy ha rivelato e frequentato artisti di fama mondiale (Pollock, Dalì, Picasso, Jean Cocteau, Mondrian, Calder, Samuel Beckett), tutti esempi grandi della cultura del ventesimo secolo. Durata 80 minuti. (Centrale v.o.)

 

sconosciuti cinemaPerfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Eliseo rosso, Greenwich sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Room – Drammatico. Regia di Lenny Abrahamson con Brie Larson. Jacob Tremblay e William H. Macy. Tratto dal libro di Emma Donoghue (anche sceneggiatrice) incentrato sulla recente storia dell’austriaco Josef Fritzl, condannato al carcere a vita, è la storia di Ma’ e Jack, madre e figlio segregate per anni in una stanza, senza alcun contatto con il mondo esterno. Una vita sotterranea, che Ma’ ha cercato d’inventare giorno dopo giorno, tra affetti e protezione. Un giorno gli rivelerà che al di là di quelle pareti esiste la vita, quella vera. Premio Oscar alla Larson come migliore interprete femminile. Durata 118 minuti. (Nazionale 2)

 

suffragette23Suffragette – Drammatico. Regia di Sarah Gavron con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep. Nella Londra di inizio Novecento, sono gli anni della Women’s Social and Political Union, la giovane Maud, fin da bambina al lavoro in una lavanderia, vittima di maltrattamenti e abusi, trovandosi un giorno a perorare la giusta causa dinanzi a Lloyd George in persona, prende coscienza della reale situazione in cui versano le donne e partecipa a scioperi e boicottaggi. Manganellate e arresti, nonché l’allontanamento dalla figlia che un marito insensibile e prepotente darà in adozione ad una coppia, non la distolgono dalla certezza di essere sulla strada giusta. Durata 106 minuti. (Romano sala 2)

 

The divergent series: Allegiant – Fantascienza. Regia di Robert Schwentke, con Theo James e Shailene Woodley. Terzo capitolo della saga in una Chicago da incubo e postapocalittica. Tobias e Beatrice si avventurano in una parte di mondo a loro sconosciuta, dove molti segreti restano ancora da decifrare e dove sono presi in custodia da un misterioso Dipartimento di Sanità Genetica. In attesa del capitolo finale, “Ascendant”, previsto per l’aprile del prossimo anno. Durata 110 minuti. (The Space, Uci)

 

FILM TRUTHTruth – Il prezzo della verità – Drammatico. Regia di James Vanderbilt, con Robert Redford, Cate Blanchett e Bruce Greenwood. Ancora un film di denuncia, come “Spotlight”, ancora un film a salvaguardare la voglia a raddrizzare i torti da parte di certo giornalismo americano. Mary Maper è la produttrice del programma “Sixty Minutes” per la Cbs e al suo fianco ha il celebre anchorman Dan Rather: insieme metteranno allo scoperto il passato di George W. Bush, allora (siamo nel 2005) presidente Usa, colpevole di essersi “rifugiato” anni prima nella Guardia Nazionale al fine di evitare la guerra in Vietnam. Bush venne rieletto e l’indagine, forse condotta in maniera non troppo approfondita, fece colare a picco chi l’aveva voluta e seguita. Durata 121 minuti. (Ambrosio sala 3, Reposi)

 

cassel filmUn momento di follia – Commedia. Regia di Jean-François Richet, con Vincent Cassel e François Cluzet. Antoine e Laurent, amici di vecchia data, trascorreranno le vacanze in Corsica con le figlie. Ma che succede se Louna decide di sedurre il vecchio amico di papà? Pruriti generazionali, remake di un successo di quarant’anni fa firmato da Claude Berri. Durata 105 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Un paese quasi perfetto – Commedia. Regia di Massimo Gaudioso, con Fabio Volo, Silvio Orlando e Miriam Leone. Paesino sperduto in terra di Lucania, Pietramezzana e i pochi abitanti che ancora lo abitano tentano di dar vita ad una nuova azienda. Ma ci vuole un medico: e se fosse un chirurgo estetico meneghino, obbligato con mezzi vari e anche poco leciti a stabilirsi lì? Opera prima. Durata 92 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Urge – Spettacolo teatrale. Di e con Alessandro Bergonzoni. La ripresa del monologo con cui l’autore e attore bolognese si scaglia contro tutto il vuoto che riempie la società di massa. Durata 100 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Weekend – Drammatico. Regia di Andrew Haigh, con Tom Cullen e Chris New. Un film datato 2011, precedente al successo di “45 anni”. Due trentenni, omosessuali, si conoscono in un locale di Nottingham e, fisicamente attratti l’uno dall’altro, passano la notte insieme. Un rapporto occasionale si trasforma in qualcosa di più profondo, sebbene esistano caratteri diversi, un diverso modo di intendere il rapporto con la propria omosessualità e la certezza che uno dei due dovrà partire di lì a pochi giorni per gli Stati Uniti e restarvi per un paio d’anni. Durata 97 minuti. (Nazionale 1)

Zootropolis – Animazione. Regia di Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush. Le avventure della coniglietta Judy nella capitale del mondo animale, nelle vesti di fresca poliziotta. Con la volpe Nick, fino a quel momento disposta a campare di espedienti, dovrà affrontare chi ha sequestrato i 14 animali che tutta la città sta cercando. Durata 108 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, Uci)

 

 

 
 
 

Il gran divertimento e l’ironia dei "tre moschettieri"

C’è un gran ritmo, niente e nessuno dà segni di stanchezza tanto da far supporre di voler abbassare le armi, tutto procede con divertimento e vivacità. Un divertimento confezionato pensando alla testa prima che alla pancia

MOSCHETTIERI - TEATRO

Il figlio di Alexandre Dumas diceva che suo padre era come un fiume, capace di sprigionarsi in una vivace vitalità senza confini. Arrivati alla quarta puntata del progetto promosso da Beppe Navello e dal suo TPE, la regista Myriam Tenant ricordandosi appieno dell’affermazione viaggia con il vento in poppa, grazie anche ai fatti avventurosi con cui ha a che fare e alla drammaturgia firmata a suo tempo da Ettore Capriolo. Nel quarto appuntamento in scena all’Astra sino a mercoledì 23 marzo ripercorriamo tra l’altro il viaggio solitario di D’Artagnan (i suoi compagni d’avventura e di viaggio, Athos Porthos e Aramis, sono stati per il momento messi fuori combattimento con vari tranelliMOSCHETTIERI TEATRO dalle guardie del Cardinale) a Londra per incontrare Buckingam e per informarlo della necessità di riconsegnare a Parigi i puntali alla Regina per salvare il suo onore, una volta tornato in tempo a corte per il gran ballo. I duelli emozionanti sono lì man mano che s’avanza, c’è ancora un gran cavalcare “a bordo” di cavalli bipattino e dalle teste finemente scolpite che corrono a zigzag attraverso il lungo spazio predisposto da una scenografia, un grazie a Luigi Perego (anche per i costumi, davvero belli), che ogni sera mOSCHETTIERI A TEATROsprigiona piccoli miracoli, dall’insidioso porto di Calais c’è una Manica da attraversare. Ed ecco quindi che, tra canzoncine e musiche orecchiabilmente piacevoli, una parte della scena si fa nave, place des Vosges lascia il passo alle vele sconquassate dal vento, finalmente s’attracca sulla costa opposta. C’è un gran ritmo, niente e nessuno dà segni di stanchezza tanto da far supporre di voler abbassare le armi, tutto procede con divertimento e vivacità. Un divertimento confezionato pensando alla testa prima che alla pancia. Quasi sempre se ne sente il bisogno. Con la convinzione che il pressapochismo giochi dei brutti scherzi. E se qui il movimento e l’avventura la fanno da padroni, con il coinvolgimento pieno dello spettatore, non da meno è stato nella terza puntata, anche se là si privilegiava il dialogo e i sentimenti e i duelli per un attimo tacevano. Il testo lo si doveva a quel gran uomo di teatro che fu Aldo Trionfo e la regia a Piero Maccarinelli, precisa, attenta, finemente calibrata, che ancora oggi ha saputo trarre un paio di momenti di eccellente messa in scena dai dialoghi tra il Cardinale e Bonacieux come tra quello e il sovrano, coinvolgendo Antonio Sarasso, Fabrizio Martorelli e Gianluigi Pizzetti in un perfetto gioco di perfidia, di timori e di vacuità tutto da godere. Insomma, aspettiamo di arrivare alla fine, ma certo il giudizio più che positivo non cambierà, perché è chiaro che I tre moschettieri continua a rivelarsi come una delle proposte teatrali più divertenti, ironiche e vitali dell’intere stagione teatrale.

Elio Rabbione

 

Le stelle cadevano a briciole

ORTA1Dalla fine del cinquecento, il complesso religioso dedicato a San Francesco, proprio grazie a questa sua specificità – l’essere dedicato ad un santo anziché alla vita di Cristo o di Maria – si differenzia nettamente dagli altri Sacri Monti

Questa notte, diciassette novembre, il cielo verrà  illuminato dalle Leonidi, le “lacrime del leone”, stelle cadenti d’inverno. Il cielo è terso e si vedranno bene, qui dal Sacro Monte d’Orta. Chissà se sarà come due anni fa, quando all’improvviso lo sciame di luminoso fece irruzione nel cielo e migliaia di stelle caddero a briciole, ardendo in volo fino a dare l’impressione di spegnersi nei boschi che dominano le due sponde del lago. Come lucciole d’estate, belle ed effimere. Il lago è immobile, liscio, senza rughe. Pare un volto di ragazza. Non c’è vento e in cielo appaiono immobili quelle rare nuvole, di cui s’intuisce a malapena il color fuliggine. Né scure,né chiare. Sembrano le lenzuola della signora Beatrice quando, fresche di bucato, vengono lasciate stese dal Nando, suo marito, dalla parte sbagliata della casa; non sulla facciata che dà sul piccolo frutteto ma su quella opposta, a pochi metri ORTA2dalla ferrovia. Cammino e sento un peso in me, quasi portassi una croce. Forse perché sale ripida quest’antica via che da piazza Motta porta al bivio tra il viale del Sacro Monte e, sulla destra, il piccolo cimitero del paese. I miei passi risuonano appena sull’acciottolato , quasi che le foglie ingiallite fossero state sparse da una mano discreta per soffocare i rumori e non disturbare questo silenzio che avvolge e ovatta ogni cosa. Tra belle ville e case di pietra, in poco tempo  guadagno qualche centinaia di metri di questa salita . Mantengo un buon passo, nonostante la sensazione – non piacevole – che qualcosa non stia andando per il verso giusto. Più un fastidio che un male vero e  proprio. Dev’essere la pressione che mi provoca lievi vertigini. Poca cosa, solo un accenno. Molto meno di quelle che si provano uscendo dall’osteria della Maria , in quelle sere d’inizio autunno quando i bicchieri si riempiono di  quel vino novello fatto con l’uva americana. Asprigno e dolciastro,al tempo stesso; è un vino di contrasti e di piaceri. Ma, soprattutto, è un vino che tradisce chi lo beve. Non serve abusarne per farti segare le gambe e portarti, leggero come una piuma, a immaginare di  toccare le nuvole.  E’ “il vino degli aviatori”, come lo chiama Ludovico, l’usciere della Pretura che frequenta – pure lui – l’Osteria dei Gabbiani quando sente il bisogno “ di un buon bicchiere per cacciar via dalla gola tutta la polvere dei faldoni delle udienze”. Scaccio quest’ immagine dalla testa ORTA STELLEche mi gira. M’appoggio al vecchio muro, tirando il fiato. Non l’ho mai trovata così lunga  questa strada a salire. Nemmeno d’estate quando il caldo è soffocante o, nei giorni più freddi dell’anno, a gennaio, quando respirando a bocca aperta si prova la sensazione spiacevole dei polmoni  che prendono fuoco , arsi dall’aria ghiaccia. Riprendo a salire, senza fretta e finalmente arrivo al Sacro Monte. L’insieme delle cappelle sembra protendersi sul lago, sovrastando  l’abitato di Orta. Dalla fine del cinquecento, il complesso religioso dedicato a San Francesco, proprio grazie a questa sua specificità – l’essere dedicato ad un santo anziché alla vita di Cristo o di Maria – si differenzia nettamente dagli altri Sacri Monti. E’, come dire, più popolare, alla portata di tutti, credenti e non credenti. Senza voler togliere nulla agli altri Sacri Monti, per carità. Però questo di Orta ha un qualcosa in più che non saprei spiegarvi ma che si sente, si vede e quasi si può toccare. Il portone della chiesa è chiuso ma sento distintamente il canto dei vespri. Frate Gioacchino mi ha spiegato che sono la preghiera del tramonto , cioè una delle maggiori ore canoniche  della Chiesa.  Sono divisi in due parti: la salmodia, cioè il canto dei salmi, e una seconda parte con preghiere varie. Tra i canti, lo sento bene, s’erge poderoso il Magnificat. “Magnificat anima mea Dominum,et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo.Gloria Patri et Filio  et Spiritui Sancto, sicut erat in principio et nunc et semper  et in saecula saeculorum. Amen”.  Non sono un credente. Anzi, forse credo a modo mio, al di fuori dagli schemi e ORTA5dalle logiche di chi afferma di esserlo e lo fa sapere ai quattro venti. Io ho sempre creduto nel riserbo e nella misura. E comunque non è questo che conta o che possa interessarvi. Ascolto i canti ma non oso aprire il portone e varcare la soglia della chiesa. Restò lì, esposto all’alito freddo del vento. Mi vengono in mente tante cose. Ad esempio la frase del Cantico delle Creature di San Francesco che ho visto al Convento del Monte Mesma, non molto distante da quassù, ad Ameno: “Laudate sie mi Signore, per sora acqua, la quale è molto hutile, et humile et preziosa et casta”. Quanto sia utile e preziosa l’acqua lo sanno  bene i frati del Mesma. “Il fontanino” è l’unica sorgente naturale sul Monte e sebbene povera d’acqua, non è mai capitato che si prosciugasse completamente. I frati ,per sopperire alla mancanza d’acqua, già secoli or sono pensarono di utilizzare l’acqua piovana, quella che “la provvidenza regala generosamente ai buoni e ai cattivi”. L’ingegno, ai francescani, non mancava.  L’acqua piovana, da allora, è  raccolta con appositi canali nel primo chiostro. Da qui, passando attraverso a filtri di sabbia e di carbone, giunge purificata nel secondo chiostro in una cisterna che termina con una caratteristica costruzione a forma di tempietto.  Un’opera , quella dei due chiostri, ultimata nella prima metà del ‘600 e utilissima nei secoli a venire, con il pluviometro per la raccolta dei dati utili alle statistiche sulle precipitazioni in tutto il bacino del Cusio. Non so perché mi è venuto in mente questo fatto ma adesso sento che il freddo mi intorpidisce. Guardo giù verso il lago. E’ buio e si notano le luci nelle case e nelle vie. Paiono fiammelle tremolanti. Improvvisamente il cielo s’illumina al passaggio di due, tre, quattro stelle cadenti che, rapidissime, disegnano un arco che attraversa da parte a parte il lago. E poi altre, in sequenza, come quando scoppiano i fuochi di San Vito a Omegna. E’ uno spettacolo che lascia senza fiato: le “lacrime del leone”, al loro passaggio, arabescano il cielo. Anche quest’anno non mi hanno tradito. La fatica che ho fatto per arrivare quassù, per non mancare all’appuntamento, è stata ripagata.

Marco Travaglini

 

Baglioni è indisposto, rinviato concerto con Morandi

morandi baglioni “Purtroppo Claudio non sta bene, ha una forte laringite”

Gianni Morandi ha annunciato sulla sua pagina Facebook  la cancellazione del secondo concerto dei ‘Capitani Coraggiosi’ al Pala Alpitour: “Peccato per le 10 mila persone che stavano arrivando per sentirci  Forza Claudio, guarisci presto! Ci vediamo a Bologna, martedì! P.S. Il concerto sarà recuperato il 18 aprile”. Davanti  al Pala Alpitour ha voluto incontrare il pubblico scusandosi  del mancato concerto. “Purtroppo Claudio non sta bene, ha una forte laringite, non riesce a cantare e il nostro concerto è stato rinviato”.

Tutti i film nelle sale di Torino

film cinemaLE TRAME DEI FILM

A cura di Elio Rabbione

 

Attacco al potere 2 – Azione. Regia di Babak Najafi con Gerald Butler, Aaron Eckhart e Angela Bassett. Mentre il capo della sicurezza personale del Presidente americano decide di dare le proprie dimissioni visto che sta per diventare padre, il premier britannico muore all’improvviso. Con il convergere a Londra dei più importanti capi di stato, l’Internazionale Terroristica di radice islamica ha programmato un attentato. All’insegna sfrontata del “déjà vu”, con Gerald Butler produttore e protagonista in vena di sparacchiate e imprese eroiche negate con un po’ di naturale giudizio a ogni altro essere umano. Consigliatissimo agli amanti del genere. Durata 99 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

film cesare2Ave, Cesare! – Commedia nera. Regia di Ethan e Joel Coen, con George Clooney, Josh Brolin, Scarlett Johansson e Ralph Finnies. Nella Hollywood degli anni Cinquanta, per conto dei grandi studios giorno e notte si muove Eddie Mannix a proteggere tutti quegli attori che per un motivo o per l’altro egli debba nascondere agli occhi dei divoratori di gossip: il caso più appetitoso e pericoloso diventa il rapimento di un imbranatissimo attore chiamato a ricoprire il ruolo di centurione in un film su Gesù. Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale v.o., Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala 1, The Space, Uci)

 FILM BROOKLIN

Brooklyn – Drammatico. Regia di John Crowley, con Saoirse Ronan, Emory Cohen e Domhnall Gleeson. All’inizio degli anni Cinquanta, Eilis lascia la propria terra, l’Irlanda, per andare in cerca di fortuna a New York, dove conosce la nostalgia e l’amore di un giovane italoamericano. Quando sarà costretta a tornare nel proprio paese dopo la morte della sorella, riconoscerà gli affetti per i luoghi e le persone con cui era vissuta e allora sarà difficile prendere la decisione se restare o ripartire per sempre. Dal romanzo di Colm Toìbin, la sceneggiatura e firmata da Nick Nornby. Durata 113 minuti. (Ambrosio sala 2, Classico, F.lli Marx sala Harpo)

 

Il caso Spotlight – Drammatico. Regia di Thomas McCarthy, con Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Michael Keaton e Lev Schreiber. Una serie d’articoli, un’inchiesta e un premio Pulitzer per un gruppo di giornalisti del “Globe” di Boston – a seguito dell’arrivo di un nuovo direttore, Marty Baron, pronto ad affrontare tematiche importanti e certo non comode – che tra il 2001 e il 2002 misero allo scoperto, dopo i tanti tentativi di insabbiamento da parte del clero e in primis delle alte gerarchie ecclesiastiche, i casi di pedofilia consumatisi in quella città e non soltanto. Oscar per il miglior film. Assolutamente consigliato. Durata 128 minuti. (Eliseo rosso, F.lli Marx sala Chico, Romano sala 3, Uci)

 

FILM CORTELa corte – Comedia. Regia di Christian Vincent, con Fabrice Luchini e Sidse Babett Knudsen. Xavier Racine è definito il giudice “a due cifre” poiché non condanna mai a meno di dieci anni di reclusione. E’ chiamato a presiedere in tribunale un processo contro un uomo accusato di aver ucciso la figlia di sei mesi: è lì che rivede tra i giudici popolari Ditte, un’anestesista di origini danesi conosciuta anni prima. Miglior sceneggiatura e Coppa Volpi per l’interpretazione maschile alla Mostra di Venezia. Durata 98 minuti. (Centrale v.o., Eliseo blu, Massimo 1)

 

Deadpool – Fantasy. Regia di Tim Miller, con Ryan Reynolds. Tratto dal fumetto della Marvel Comics. Niente a che fare con l’eroe tradizionale, l’opposto del politicamente corretto, umorismo e parolacce, il tutto condito da una buona dose di cinismo. Un B-Movie che negli States è un grande successo ai botteghini nonostante il suo divieto ai minori. Durata 107 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Forever young – Commedia. Regia di Fausto Brizzi, con Sabrina Ferilli, Fabrizio Bentivoglio, Teo Teocoli e Lillo. Un gruppo di amici “finti giovani” nell’Italia di oggi che non voglioni invecchiare, dall’avvocato che non rinuncia alla maratona nonostante i problemi di cuore all’estetista divorziata che si ritrova coinvolta in una relazione con Luca, di vent’anni più giovane, da Diego dj ultracinquantenne che deve combattere con un agguerrito rivale a Giorgio, anche lui ha superato i cinquanta, fidanzato con una ventenne ma pronto a tradirla con una donna della sua età. Durata 95 minuti. (Greenwich sala 3, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 
Fuocoammare – Documentario. Regia di Gianfranco Rosi. Gli sbarchi di Lampedusa visti con gli occhi del dodicenne Samuele. Orso d’oro al FilmFest di Berlino. Durata 107 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Massimo 2)
 
Lo chiamavano Jeeg Robot – Fantasy. Regia di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli. Enzo è un ladruncolo romano che vive di espedienti. Una sera, inseguito dalla polizia, nelle acque del Tevere viene a contatto con un materiale radioattivo che gli conferisce sconosciuti ultrapoteri. Ad Alessia, appassionata di fumetti, piacerà considerarlo come un eroe dei suoi prediletti Manga nella lotta al male sempre in agguato, che questa volta ha le sembianze allucinate dello Zingaro. Opera prima. Durata 112 minuti. (Massimo 2, Reposi)
 
Kung Fu Panda 3 – Animazione. Regia di Jennifer Yuh Nelson e Alessandro Carloni. Po e suo padre raggiungono il paradiso segreto dei panda, facendo la conoscenza di nuovi personaggi. Ma il super-cattivo Kai minaccia e sconfigge tutti i maestri di kung fu. Dovrà essere Po a prendere in mano la disastrosa situazione e a passare al contrattacco. Durata 95 minuti. (Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
 
Pedro galletto coraggioso – Animazione. Regia di Gabriel Riva Palacio Alatriste. Il sogno di Pedro, sin da quando era pulcino, è quello di battersi con un grande campione, Sylvester Pollone. Ma bisogna anche salvare la fattoria in cui vive dal disastro economico. Durata 98 minuti. (Uci)
FILM PERFETTI 

Perfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Eliseo sala grande, Ideal, Lux sala 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

Revenant – Avventuroso/drammatico. Regia di Alejandro Gonzales Iňàrritu, con Leonardo Di Caprio e Tom Hardy. Tratto da una storia vera. L’America dei grandi paesaggi e delle pianure sterminate, i pionieri alla ricerca di nuovi confini e delle pelli degli orsi. Uno di questi, Hugh Glass, nel 1823, viene attaccato da un grizzly mentre i suoi compagni lo abbandonano senza armi né cibo: il perfido Fitzgerald (Tom Hardy) gli uccide il figlio che ha avuto da una donna indiana. Di qui la sete di vendetta del protagonista, le imboscate, le uccisioni, gli stenti superati. Di Caprio, finalmente, in odore di Oscar, dopo essersi di recente già assicurato il Globe. Durata 156 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Risorto – Risen – Storico. Regia di Kevin Reynolds, con Joseph Fiennes e Tom Felton. Il tribuno militare Clavio è incaricato da Pilato di condurre a morte quel Yeshua che si proclama re dei Giusei, poi di far luce sulla sparizione del corpo del condannato dopo che è stato deposto nella tomba. Forse quegli accadimenti avranno il potere di mettere Clavio nel dubbio e di spingerlo al cambiamento della propria vita. Il medesimo soggetto dell’”Inchiesta” di Damiani, a metà degli anni Ottanta. Durata 107 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

ROOM FILMRoom – Drammatico. Regia di Lenny Abrahamson con Brie Larson. Jacob Tremblay e William H. Macy. Tratto dal libro di Emma Donoghue (anche sceneggiatrice) incentrato sulla recente storia dell’austriaco Josef Fritzl, condannato al carcere a vita, è la storia di Ma’ e Jack, madre e figlio segregate per anni in una stanza, senza alcun contatto con il mondo esterno. Una vita sotterranea, che Ma’ ha cercato d’inventare giorno dopo giorno, tra affetti e protezione. Un giorno gli rivelerà che al di là di quelle pareti esiste la vita, quella vera. Premio Oscar alla Larson come migliore interprete femminile. Durata 118 minuti. (Nazionale 2)

 

Suffragette – Drammatico. Regia di Sarah Gavron con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep. Nella Londra di inizio Novecento, sono gli anni della Women’s Social and Political Union, la giovane Maud, fin da bambina al lavoro in una lavanderia, vittima di maltrattamenti e abusi, trovandosi un giorno a perorare la giusta causa dinanzi a Lloyd George in persona, prende coscienza della reale situazione in cui versano le donne e partecipa a scioperi e boicottaggi. Manganellate e arresti, nonché l’allontanamento dalla figlia che un marito insensibile e prepotente darà in adozione ad una coppia, non la distolgono dalla certezza di essere sulla strada giusta. Durata 106 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Romano sala 2)

 danish film

The Danish girl – Biografico. Regia di Tom Hooper, con Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Einar Wegener fu un pittore paesaggista nella Copenhagen degli anni Venti, felicemente sposato a Gerda, pure essa pittrice. Un giorno posa per la moglie, sostituendo la modella e andando incontro a una seconda vita nelle vesti di Lili Elbe. L’amore di una coppia, una donna che guiderà il marito alla scoperta della sua autentica identità sessuale. Wegener sarà il primo uomo a tentare un’operazione per il cambio di sesso. Alla Wikander l’Oscar quale migliore attrice non protagonista: mentre personalmente mi chiedo se in maniera doverosa l’Academy non dovesse bissare l’eccezionale bravura di Redmayne e lasciare ancora una volta Di Caprio, benché professionalmente ineccepibile, a mani vuote. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 3, Reposi)

 

The divergent series: Allegiant – Fantascienza. Regia di Robert Schwentke, con Theo James e Shailene Woodley. Terzo capitolo della saga in una Chicago da incubo e postapocalittica. Tobias e Beatrice si avventurano in una parte di mondo a loro sconosciuta, dove molti segreti restano ancora da decifrare e dove sono presi in custodia da un misterioso Dipartimento di Sanità Genetica. In attesa del capitolo finale, “Ascendant”, previsto per l’aprile del prossimo anno. Durata 110 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

HATEFUL FILMThe hateful eight – Western. Regia di Quentin Tarantino, con Kurt Russell, Samuel L. Jackson, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth. All’indomani della Guerra di Secessione, tra le montagne del Wyoming, una tempesta di neve blocca in una stazione di posta una diligenza e nove persone, un cacciatore di taglie con la sua prigioniera da condurre alla forca ed un collega di colore un tempo arruolato a servire la causa dell’Unione, un generale sudista, un boia e un cowboy, un messicano e il conduttore della diligenza, il nuovo sceriffo di Red Rock. Tensioni claustrofobiche mentre qualcuno non è chi dice di essere, sino alla violenza finale. Musiche di Ennio Morricone, vincitore del Globe e dell’Oscar. Durata 180 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Tiramisù – Commedia. Regia di Fabio De Luigi, con Vittoria Puccini, Fabio De Luigi e Angelo Duro. Antonio è un grigio informatore medico che giorno dopo giorno tenta di vendere i propri prodotti senza un minimo di verve e di immaginazione. Vicino a lui l’amico idealista, il cognato che non bada a nulla pur di far la bella vita e una moglie paziente e rassegnata (ma non troppo) che prepara ottimi tiramisù per le public relations del consorte. Opera prima. Durata 95 minuti. (Uci)

FILM TRUTH 

Truth – Il prezzo della verità – Drammatico. Regia di James Vanderbilt, con Robert Redford, Cate Blanchett e Bruce Greenwood. Ancora un film di denuncia, come “Spotlight”, ancora un film a salvaguardare la voglia a raddrizzare i torti da parte di certo giornalismo americano. Mary Maper è la produttrice del programma “Sixty Minutes” per la Cbs e al suo fianco ha il celebre anchorman Dan Rather: insieme metteranno allo scoperto il passato di George W. Bush, allora (siamo nel 2005) presidente Usa, colpevole di essersi “rifugiato” anni prima nella Guardia Nazionale al fine di evitare la guerra in Vietnam. Bush venne rieletto e l’indagine, forse condotta in maniera non troppo approfondita, fece colare a picco chi l’aveva voluta e seguita. Durata 121 minuti. (Ambrosio sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Weekend – Drammatico. Regia di Andrew Haigh, con Tom Cullen e Chris New. Un film datato 2011, precedente al successo di “45 anni”. Due trentenni, omosessuali, si conoscono in un locale di Nottingham e, fisicamente attratti l’uno dall’altro, passano la notte insieme. Un rapporto occasionale si trasforma in qualcosa di più profondo, sebbene esistano caratteri diversi, un diverso modo di intendere il rapporto con la propria omosessualità e la certezza che uno dei due dovrà partire di lì a pochi giorni per gli Stati Uniti e restarvi per un paio d’anni. Durata 97 minuti. (Nazionale 1)

Zootropolis – Animazione. Regia di Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush. Le avventure della coniglietta Judy nella capitale del mondo animale, nelle vesti di fresca poliziotta. Con la volpe Nick, fino a quel momento disposta a campare di espedienti, dovrà affrontare chi ha sequestrato i 14 animali che tutta la città sta cercando. Durata 108 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Buon compleanno Museo! Cinque anni dal nuovo "restyling"

Per festeggiare i 5 anni del nuovo Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, venerdì 18 marzo 2016 alle ore 16.15 ingresso e visita guidata gratuita all’esposizione museale. Sabato 19 marzo apertura straordinaria fino alle ore 22.30 con ingresso a prezzo ridotto per tutto il giorno. In programma anche due visite guidate alle ore 15.30 e 18.30 e l’accoglienza dei giovani partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù della diocesi di Torino

FOTOSERVIZIO: IL TORINESE

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Venerdì 18 e sabato 19 marzo 2016  il nuovo Museo Nazionale del Risorgimento Italiano festeggia cinque anni dalla sua riapertura e organizza per il pubblico diverse iniziative. Venerdì 18 marzo alle ore 16.15 verrà gratuitamente offerto al pubblico l’ingresso e la visita guidata “I fili della storia: caratteristiche, idee, innovazione del percorso museale inaugurato il 18 marzo 2011”. I visitatori saranno così accompagnati a riscoprire ed ammirare il nuovo allestimento che valorizzando ancor di più la propria collezione ha trasformato il Museo del Risorgimento in un polo d’eccellenza del sistema risorgimento4culturale torinese.Per tutta la giornata, dalle ore 10 alle ore 16.15, varranno le consuete tariffe. Sabato 19 marzo il Museo sarà straordinariamente aperto dalle ore 10 fino alle ore 22.30 e per tutto il giorno offrirà l’ingresso a prezzo ridotto a soli 5 euro. Alle ore 15.30 e alle ore 18.30 verrà riproposta la visita guidata “I fili della storia: caratteristiche, idee, innovazione del percorso museale inaugurato il 18 marzo 2011”, al costo di 4 euro a persona da aggiungersi al prezzo del biglietto ridotto per un totale di 9 euro. Da vistare anche la mostra “Torino e la Grande guerra 1915-1918”, allestita nel corridoio monumentale della Camera dei deputati  italiana, che attraverso fotografie, tempere, manifesti, giornali e cartelloni pubblicitari racconta la risorgimento museo 3risorgimento museoprima guerra mondiale vista da Torino. L’esposizione, realizzata in collaborazione con l’Archivio Storico della Città di Torino, descrive in particolare la propaganda bellica e l’assistenza umanitaria  ai profughi e alle famiglie in difficoltà che la città seppe organizzare in quegli anni. Sempre sabato 19 marzo, alle ore 21 faranno tappa al Museo i giovani partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù della Diocesi di Torino, che avrà come tema “Non passare oltre!” ricordando l’invito rivolto da papa Francesco all’apertura del Giubileo. L’evento ospitato si intitolerà “L’Italia, l’Europa, il creato: a quali responsabilità chiama la Misericordia?”. L’accoglienza dei giovani della GMG diocesana in occasione del quinto anniversario conferma quella che è la mission del Museo Nazionale del Risorgimento: da una parte la conservazione e l’esposizione della memoria collettiva della nazione; dall’altra la funzione educativa, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni.

Tutte le informazioni sul Museo sul sito www.museorisorgimentotorino.it

Una storia che continua     

risorgimento5Inaugurato il 18 marzo del 2011 in occasione delle celebrazioni per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, in questi primi cinque anni il nuovo allestimento del Museo è stato visitato da circa 850.000 persone, con una media di 170.000 visitatori all’anno: numeri che lo collocano tra i musei più visitati in Piemonte e tra i primi 50 in Italia. Fondato nel 1878, è il più antico e noto museo di storia patria italiana, l’unico che abbia la qualifica di “nazionale” per la sua importanza, ricchezza e rappresentatività delle collezioni. Dal 1938 è ospitato a Palazzo Carignano e nel suo percorso comprende le due aule parlamentari autentiche ivi esistenti: la Camera del Parlamento Subalpino, l’unica in Europa tra quelle nate dalle costituzioni del 1848 ad essere sopravvissuta integra, monumento nazionale dal 1898, e la grandiosa aula destinata alla Camera del Parlamento del Regno d’Italia, con le volte affrescate da Francesco Gonin, costruita tra il 1864 e il 1871.

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Il Museo possiede un patrimonio di oltre 54.034 opere conservate, una biblioteca specializzata conosciuta in tutto il mondo con 168.920 libri e opuscoli e con 1.916 testate di periodici del XIX secolo, un archivio storico con 220.000 documenti, un gabinetto iconografico con 46.625 stampe e incisioni dal XVI al XX secolo. Il nuovo allestimento, esponendo 2.579 oggetti in 30 sale su 3.500 mq di superficie a pavimento e 5.300 mq a parete, è realizzato con contenuti, percorsi, tecniche espositive e di comunicazione tutti rinnovati. L’evoluzione è stata completa anche sul piano scientifico edrisorgimrnto3 interpretativo. Sono stati aggiunti tre aspetti essenziali: poiché questo è il Museo della Nazione, ne è stata rafforzata la dimensione italiana, sia dal punto di vista geografico, sia di tutte le anime e le forze in campo nel Risorgimento, vincitori e vinti. E’ poi aumentata la presenza della storia delle istituzioni, della società, della cultura, dell’arte, della tecnica, della mentalità, rispetto alla precedente esclusiva storia politica, militare e diplomatica. Ed infine è stata aggiunta ex-novo l’Europa: questo è l’unico museo di storia in Italia e uno dei pochissimi in tutto il continente a raccontare le vicende in una comparazione europea. All’esposizione museale si aggiungono tre suggestivi saloni destinati all’ospitalità di eventi e appuntamenti di grande pregio: in cinque anni ne sono stati organizzati duecento. Dal 2011 il Museo Nazionale del Risorgimento ha inoltre incrementato il suo patrimonio grazie a un notevole sviluppo delle donazioni, che sono state circa 900. Un numero davvero significativo che dimostra la grande notorietà del Museo.

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L’antifascismo di Piero Chiara e il racconto del "povero Turati”

L’Italia, alla metà degli anni ‘30, era ormai sotto la dittatura fascista e il narratore luinese, da tempo, per il suo spirito aperto e liberale, aveva fama di antifascista e , accusato di essere un “mormoratore”, subì intimidazioni e vessazioni , al punto da essere deferito alla commissione per il confinoed espulso dal Partito, cui era stato iscritto d’autorità in quanto dipendente statale, con grave pregiudizio per la sua carriera

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Piero Chiara fu un atipico antifascista. Un “liberale storico”, in campo ideologico come in quello politico, con una spiccata vena anticlericale. Nei suoi racconti, spesso ambientati negli anni del ventennio, a cavallo tra le due guerre mondiali, Chiara narra un antifascismo pigro e colto; anche in questo rappresenta un mondo a parte all’interno della letteratura italiana che, spesso, ha privilegiato l’antifascismo militante. Prima di approdare alla narrativa, diventando un maestro “della misura breve”, Chiara aveva lavorato nell’amministrazione della Giustizia , come aiutante di cancelleria, assegnato nel 1932 alla pretura di Pontebba e successivamente ad Aidùssina, al confine iugoslavo, a Cividale del Friuli e infine alla pretura di Varese. L’Italia, alla metà degli anni ‘30, era ormai sotto la dittatura fascista e il narratore luinese, da tempo, per il suo spirito aperto e liberale, aveva fama di antifascista e , accusato di essere un chiara1“mormoratore”, subì intimidazioni e vessazioni , al punto da essere deferito alla commissione per il confinoed espulso dal Partito, cui era stato iscritto d’autorità in quanto dipendente statale, con grave pregiudizio per la sua carriera. Venne infatti “congelato nel grado e nello stipendio”. Si prese però la sua rivincita il 26 luglio 1943, alla caduta del fascismo, quando staccò dai muri del tribunale di Varese i ritratti del duce e li radunò nella gabbia degli imputati, esponendoli al ludibrio. Dopo l’8 settembre a trattenerlo dall’espatrio fu il timore di lasciare soli gli anziani genitori. Così descrisse quei giorni: “ L8 settembre ha sorpreso me come tutti i varesini di allora, in una giornata bellissima di autunno. Ero seduto al caffè e vedevo arrivare degli autocarri militari: chiedevano a noi la strada per la Svizzera. Era una fuga: l’esercito italiano si stava dissolvendo. Venivano mandati a Ponte Tresa, Laveno, Gaggiolo e molti di questi militari trovarono rifugio sul monte San Martino.Mi toccò vedere da Luino le bombe che cadevano sulla vetta del San Martino e polverizzavano l’antica, millenaria chiesetta e snidavano quegli eroici soldati che si erano lasciati assediare sulla cima del monte. Una buona parte riuscì a penetrare in Svizzera: fu la prima colonna che si inoltrò nella nazione neutrale, seguiti da borghesi, in gran parte israeliti, politici, antifascisti e militari sbandati”. Qualche mese dopo, il 23 gennaio 1944, per sottrarsi a un ordine di arresto emesso tre giorni prima dal Tribunale speciale provinciale di Varese “per atti di ostilità verso il Partito Fascista Repubblicano”, è costretto ad attraversare clandestinamente il confine e cercare riparo in Svizzera. Quel giorno si presentò alle autorità di Lugano, che avviarono le pratiche per riconoscergli lo stato di rifugiato politico. Dal verbale di interrogatorio, redatto in francese, risultaronochiara2 quelle le “colpe” di cui si era macchiato. Nel verbale, infatti, Piero Chiara, dopo aver dichiarato di avere sempre nutrito sentimenti antifascisti, affermava, tra le altre cose, che dopo la caduta del fascismo si era impegnato, in quanto cancelliere, a “far sparire dal Tribunale di Giustizia di Varese tutti i ritratti di Mussolini” e di aver preso posizione contro “il giudice Michele Poddighe, membro del Tribunale fascista provinciale”. Pochi giorni dopo, grazie all’intervento del vescovo di Lugano, Chiara venne accettato come rifugiato dalla Confederazione. Ai primi di febbraio fu trasferito a Lugano e, successivamente, nel campo di Büsserach, nella Svizzera tedesca e ancora, a marzo, in quello di Tramelan, nella Svizzera francese: e fu lì che lo raggiunse la notizia della condanna, comminatagli in contumacia dal  Tribunale speciale di Varese, a 15 anni di reclusione, “per aver, in epoca successiva al 26 luglio 1943, messo il ritratto del Duce nella gabbia degli imputati del Tribunale di Varese, esponendolo alla berlina, derisione e furore popolare”. Nell’agosto del ‘44, riconosciuto colpevole di aver promosso uno sciopero dalle attività lavorative tra gli internati, venne assegnato al campo di punizione di Granges-Lens. Nel settembre, scontata la pena, passò nella casa per rifugiati di Loverciano, ma ottenuta la liberazione, nel febbraio 1945, andò a Zug, al Knaben-Institut Montana, a chiara4sostituire l’amico Giancarlo Vigorelli, come insegnante di lettere, fino alla fine dell’estate del 1945, quando fece  ritorno in Italia. Nonostante queste vicissitudini, coerentemente al suo carattere e allo stile della sua narrativa, l’avversione di Piero Chiara al fascismo e a ciò che rappresentò non si espresse mai in un’invettiva forte, diretta, quanto piuttosto in una sottile ironia , dissacratoria e con una vena persino comica. Un esempio illuminante lo si trova nel racconto Il povero Turati , uno dei ventitre racconti che compongono la raccolta “L’uovo al cianuro e altre storie”, scritti da Chiara fra il 1963 e il 1969, apparsi singolarmente in giornali o riviste e successivamente rielaborati come capitoli di un unico romanzo. Una storia in cui si narra di un’adunata nei pressi di Varese per ascoltare il discorso del gerarca AugustoTurati, segretario del Partito Nazionale Fascista in visita nel capoluogo. Una vicenda che ha inizio nel clima solenne dell’evento, con il folto pubblico assiepato lungo il pendio erboso del Monte Màrtica ( “montagna nuda e liscia come un ginocchio, all’inizio della Valganna”) e, in fondo, il palco per le autorità. Cosa accadde?  “Suonò una squilla e si fece silenzio su tutta la montagna. Era arrivato Turati. Il palco si animò e nel mezzo, isolato, con le mani appoggiate a un drappo di velluto nero, apparve il segretario del Partito. Alzò il braccio nel saluto romano e lo tenne in alto un paio di minuti. Subito scoppiarono le acclamazioni ripercosse dai monti circostanti”. Quando Turati era sul punto di iniziare il suo discorso, accadde un sorprendente imprevisto, che la felice penna di Chiara descrive così: “Si udirono improvvisamente delle grida sopra la nostra testa, proprio in vetta alla montagna. Un’anguria era sfuggita di tra le gambe di un camerata e scendeva a grandi balzi in un crescendo di velocità. Qualche coraggioso aveva tentato di fermarla o di deviarla gettandosi sulla sua strada, ma l’anguria era passata come una palla di cannone ed era ormai volata sopra di noi, sfiorando a tratti il terreno e diretta verso il palco. Un urlo la seguiva da tutta la montagna. […] Augusto Turati l’aveva vista. Allontanò il federale che voleva farli scudo col suo petto, e con le mani puntate sul piano dov’era steso il drappo nero, aspettò..Preso l’alzo sull’ultima balza del prato, l’anguria entrò come un tiro di rigore nel palco e andò a colpire nel mezzo la traversa superiore, proprio sopra la testa del segretario del Partito. Crollò un trofeo di bandiere, tremò tutta l’impalcatura, e una doccia di sugo scese sopra il gruppo delle autorità schierate in prima fila. Turati, che stava per riprendere la parola, ne ebbe la maggior parte; e subito si videro i fazzoletti bianchi del federale e del prefetto che lo asciugavano. Fu la prima scossa al regime, il primo colpo andato a segno; benché la stampa non lo registrasse e la storia solo oggi possa metterlo, se non tra i fatti decisivi, almeno tra i presagi sicuri”. Come si è lett
o, nessun’indulgenza all’invettiva ma un esercizio d’ironia pungente al punto da sfociare nello sberleffo sarcastico, senza sottacere un sottile ma fermo giudizio sul fascismo e  le sue esaltazioni di virilità  maschilista e militaresca.

Marco Travaglini

Fleurs de Musettes per la serata inaugurale del rinnovato Jazz Club

Apollinaire e Aragon sono i poeti francesi i cui versi accompagneranno le note jazz di un concerto organizzato in collaborazione con l’Alliance Francaise di Torino

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Un quartetto inedito sarà l’anima della serata inaugurale, venerdì 18 marzo prossimo, del rinnovato Jazz Club di Torino, in piazzale Valdo Fusi. Alle 21.30 lo spettacolo musicale intitolato “Fleurs de Musettes” , nato dalla collaborazione tra il Jazz Club e l’Alliance Francaise di Torino, vuole celebrare con sonorità di ispirazione francese la riapertura di un locale che è ormai uno storico punto di riferimento non soltanto nazionale per gli amanti della musica jazz e swing, fondato nel 2009 da Gianni Basso e Fulvio Albano, a sua volta fondatore dei Festival jazzistici di Avigliana e Briancon. L’evento si iscrive nell’ambito della programmazione proposta a Torino dall’ Alliance Francaise in occasione delle celebrazioni internazionali promosse dal ministero della Cultura e della Comunicazione della Repubblica Francese, per la XIV settimana della lingua francese e della Francofonia, dal 12 al 20 marzo. La voce narrante della serata sarà Giorgia Cerruti della Piccola Compagnia della Magnolia, per la lettura di testi poetici, che scandiranno le tappe di un affascinante viaggio che, partendo dalla Parigi di inizio Novecento, approderà all’Italia del secondo dopoguerra. Si susseguiranno lo swing, i valzer Musettes tradizionali francesi, in accordo con gli accenti jazz del celeberrimo Django Reinhardt, capaci di raccontare il trascorrere del tempo, gli amori, la nostalgia, in un fluire musicale attraverso brani di Koger, Renard & Scotto, Bernie & Pinkard, Edith Piaf, Charles Trenet e Fred Buscaglione. A sospendere i ritmi swing e a introdurre il pubblico alle quattro epoche diverse, con le rispettive differenti atmosfere, saranno i versi di Guillaume Apollinaire di “Pont Mirabeau” e quelli di Louis Aragon, tratti da ” Tu n’en reviendras pas “, ” L’Affiche rouge” e ” Blues”. Il tema principale del ” Pont Mirabeau “, che fa parte della raccolta Alcools, scritta nel 1912, è il rapporto tra il fluire dell’acqua, così lento e stanco, e lo scorrere di un tempo senza ritorno. Su di esso padroneggiano gli sguardi eterni degli innamorati. È anche presente la figura del poeta, che si afferma contro lo scorrere dell’acqua. Da qui nasce l’importanza nella lirica del verbo “demeure”, letteralmente traducibile con “farsi casa”, di cui il traduttore Giorgio Caproni ha messo ben in luce la musicalità. Le poesie dello scrittore francese Louis Aragon, che aderì, insieme a alcuni membri del gruppo surrealista, al Partito Comunista francese, furono ispirate all’amore per la moglie Elsa Triolet, poetessa di origine russa.

Mara Martellotta

IL PROGRAMMA

Le Pont Mirabeau (Guillaume Apollinaire) – voce: Giorgia Cerruti
 
1        La Java bleue (valse, Koger, Renard & Scotto)
2        Chez Jacquet (valse, Django)
3        Sweet Giorgia Brown (swing, Bernie & Pinkard)
4        Minor Swing (Django & Grappelli)
5        Venez donc chez moi (swing, Féline & Paul Misraki)
6        September Song (med swing, Kurt Weill)
 
Tu n’en reviendras pas (Luois Aragon) – voce: Giorgia Cerruti
 
7        Artillerie lourde (swing, Django),
8        Je suis seul ce soir (med swing, Noel, Casanova & Durand)
9        J’attendrai (med swing, Dino Olivieri)
10      Que reste-t-il de nos amours? (med swing, Charles Trenet)
11      Nuages (med swing, Django)
 
L’Affiche Rouge (Louis Aragon) – voce: Giorgia Cerruti
 
12      La Marseillaise (swing, version Django)
13      Padam… Padam (valse, Edith Piaf)
14      La Vie en Rose (med swing, Edith Piaf)
15      Ménilmontant (swing, Charles Trenet)
16      Coquette (swing, Green & Lombardo)
 
Blues (Aragon) – voce: Giorgia Cerruti
 
17      Django’s Tiger (swing, Django)
18      Troviamoci domani a Portofino (med swing, Fred Buscaglione)
 
…et encore un peu de swing s’il n’est pas trop tard!
 
Fleurs de Musette