CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 744

Seicentomila No

seicentomilaLa resistenza degli Internati militari italiani

 

“Vent’anni di dittatura fascista, alleata del nazismo, sono alla base di tutte queste tragedie che si incrociano e che sono commemorate con il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo. Sono convinto che dobbiamo continuare sulla strada tracciata con il Comitato Resistenza e Costituzione, in questi ultimi decenni, per non far cadere nell’oblio la Memoria e per fare chiarezza quando necessario. Come vicepresidente delegato al Comitato sono fiero di tutto questo”.

 

Con queste parole il vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Boeti, ha chiuso la presentazione del volume “Seicentomila NO. La resistenza degli Internati militari italiani”, che si è tenuta presso la Biblioteca Civica “Primo Levi”, alla Circoscrizione 6 della Città di Torino. La presidente della Circoscrizione e consigliera regionale, Nadia Conticelli, aveva aperto l’incontro spiegando quanto fosse “utile per mantenere il filo della Memoria unire le due ricorrenze allo scopo di evitare che fatti del genere possano ripetersi. Oggi parliamo di un’opera realizzata in onore dei soldati italiani che sono stati fedeli al loro Paese”.

 

Prima del dibattito è stata proiettata una versione ridotta del film-documentario “600.000. La resistenza degli internati militari italiani”, realizzato nel 2007 dall’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza (Ancr). Secondo quanto spiegato da Corrado Borsa dell’Archivio, il libro è un “unicum con il video” ed è uno dei pochi lavori che siano stati fino ad ora realizzati per contrastare l’oblio dell’epopea degli internati militari italiani.

 

Al dibattito hanno partecipato: Pensiero Acutis, presidente dell’Associazione nazionale ex internati (Anei) di Torino; Alessandra Fioretti consigliera nazionale dell’Anei; Palmiro Gonzato, partigiano presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) di Torino; Paola Olivetti dell’Ancr; Antonio Vatta, presidente della Consulta regionale Piemonte dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd).

 

Dalle toccanti testimonianze è emersa la drammaticità dei fatti storici e l’ingiusto oblio di tante vicende della nostra storia delle quali si dovrebbe fare tesoro per trasmettere i valori di identità, tolleranza, democrazia e libertà alle giovani generazioni, oltre alla consapevolezza del coraggio che tantissimi italiani hanno dimostrato riscattando, almeno moralmente, la sconfitta della Seconda guerra mondiale e il ventennio fascista.

 

Il libro, edito da Kaplan, è stato realizzato con l’appoggio del Consiglio regionale attraverso il Comitato Resistenza e Costituzione e curato da Pier Milanese, Andrea Spinelli e Paolo Favaro per la parte video, Corrado Borsa, Paola Olivetti e Cristian Pecchenino per la ricerca storica e Ferdinando Boccazzi Varotto per la parte multimediale.

 

www.cr.piemonte.it

L'epoca naive dei manifesti hard degli anni '70 e '80

hard2Al Fun.Kiglia  la mostra “Ginger @ Glamour” rappresenta un tuffo in un’epoca non lontana

 

“Ginger @ Glamour” è il titolo della mostra che ripropone un’ ampia collezione di manifesti vintage di pellicole cinematografiche a luci rosse risalenti agli anni Settanta e Ottanta, che fanno parte della collezione dell’artista Max Briga. Si tratta non soltanto di oggetti pop e glamour, ma di veri e propri documenti di cronaca e di analisi sociologica di un’epoca a noi ancora vicina, ma particolarmente naive.hard3

 

I soggetti del materiale promozionale della prima cinematografica hard possono essere fotografie o illustrazioni e sono sempre allusive,  ammiccanti, quasi mai esplicite, testimoni di un periodo in cui esisteva la trasgressione, a differenza dell’epoca contemporanea in cui tutto appare lecito.hard1

 

Oggi, infatti, la nudità,  come la diffusione della pornografia, non è più vissuta come oggetto di censura o tabù, ma è favorita, anzi spesso esasperata, dal progresso tecnologico rappresentato dai mass media. L’industria pornografica ha rappresentato nell’ultimo trentennio un grande boom economico,  andando di pari passo con la mutazione del senso del pudore e della morale. I film per adulti degli anni Settanta e Ottanta erano, al di là di tutto, un esempio di una forma di comunicazione che appare molto lontana da quella di oggi, ma che, proprio per questo motivo, merita di essere riscoperta attraverso i suoi manifesti. Francesca Canfora ha collaborato alla curatela della mostra.

 

Mara Martellotta

 

La mostra inaugura giovedì 11 febbraio presso i locali di Fun.Kiglia,  in via degli Artisti 13.

Le rime migranti

POZZI LIBROIl tratto distintivo di queste composizioni è rappresentato dall’uso della lingua e di quello che, volgarmente, viene definito dialetto ma che – a ben guardare – , essendo “una varietà della lingua”, ne ha la stessa dignità, trasmette emozioni e calore, traduce i sentimenti in parole spesso più appropriate di quanto possano fare le lingue ufficiali

 

Le rime migranti” di Paolo Pozzi –  poeta, studioso di culture ed espressioni dialettali – sono raccolte in un piccolo, minuscolo e prezioso libricino di cento pagine che  si può definire, non a torto, un “breviario poetico”. Il tratto distintivo di queste composizioni è rappresentato dall’uso della lingua e di quello che, volgarmente, viene definito dialetto ma che – a ben guardare – , essendo “una varietà della lingua”, ne ha la stessa dignità, trasmette emozioni e calore, traduce i sentimenti in parole spesso più appropriate di quanto possano fare le lingue ufficiali.  Del resto, come dice il famoso linguista americano Noam Chomsky, le lingue “sono dialetti con un esercito, una marina e una bandiera”. Paolo Pozzi  usa le “varietà dellaconvento 2 chiesa suore lingua” che ben conosce con garbo e maestria, sia quella “bosina” – che svela la radice paterna, legata al territorio della provincia di Varese – che quelle friulane e istriane, rispettivamente della madre e della moglie, frutto del pluralismo linguistico che si trova sulla linea del confine orientale, dove la tradizione mitteleuropea sfuma nei Balcani.

 

Lì si toccano due mondi: l’Occidente, dove la verità è adeguamento della cosa all’intelletto; e l’Oriente, dove la verità è ciò che sembra che la cosa sia. Con un velo di malinconia perché, come ha scritto Paolo Rumiz, “in Europa l’Oriente non c’è più, l’hanno bombardato a Sarajevo, espulso dal nostro immaginario, poi l’hanno rimpiazzato con un freddo monosillabo astronomico: ‘Est’. Ma l’Oriente era un portale che schiudeva mondi nuovi, l’Est è un reticolato che esclude”. Nella poesia di Paolo Pozzi non c’è nulla di freddo, non esistono reti diverse da quelle dei pescatori e l’acqua salata dell’Adriatico si mescola con quella dolce del Maggiore.  Nella silloge “Le rime migranti” prendono corpo le atmosfere del Verbano, dove sente “l’acqua che sciaborda contro i sassi” ( vive a Brisino, sopra Stresa, dove si può spaziare con lo sguardo sul lago Maggiore) e dei monti che lo circondano ( “come stirate dalle dita del vento, delle nuvole grigie si strappano sulle cime della Val Grande”), così come quelle della Varese d’antan, della “dolce e aspra” Istria e del mare che ama (“Non si può solo camminare sulla riva per capire cosa vuol dire Mare! Ma con l’impeto di un’onda che ti spinge a vele tese, prova a navigare..”). L’amore – per Marisa, la moglie – è declamato un po’ ovunque, quasi fosse il lievito dell’impasto dei suoi pensieri, e così anche per la natura, sia che si presenti come l’immagine del cielo , sotto le spoglie di uno stelo di acetosella o nelle foglie che, sottovento, girano su se stesse in vortice, “macinate dalla tramontana”.

 

convento 1 chiesaStupendo il parallelo tracciato nelle due poesie intitolate “controvento” – una in dialetto bosino, l’altra in friulano – dedicate al Convento delle Romite Ambrosiane sulla cima del Sacromonte di Varese (“Erta e dritta, alta sul bastione una croce di ferro antico,battuto e arricciolato, par che ti inviti a cercare Dio e a fermarsi:non è tempo sprecato..”) e al Convento sull’isola di San Francesco del Deserto, nella Laguna di Venezia ( “Una croce ti aspetta sulla riva fatta di legno, antico a tarlato, pare che ti invogli a cercar Dio e a fermarsi..non è tempo buttato”). Ci sono anche riflessioni sociali, immagini d’attualità sull’Europa e sul dramma dei migranti – segno di una sensibilità ricca, profonda, mai banale – in questo peregrinare tra le brume e le nebbie del lago e l’ombra del campanile “dritto e aguzzo” di Pinguente (la croata Buzet di oggi, che fu sede del potere veneziano in Istria). Da quel paese d’origine, la moglie – con la madre, due fratelli e tre sorelle – dovette emigrare durante il dramma dell’esodo forzato degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. Grazie ai consigli per “facilitare la lettura del dialetto bosino”, Paolo Pozzi invita non solo  a leggere questo prezioso “breviario poetico” ma a farlo ad alta voce perché – come scrive nell’introduzione Silvia Metzeltin – “la poesia dialettale, anche scritta, si può decifrare più facilmente con il ricorso dell’oralità, alla lettura a voce alta o sommessa”.

 

Marco Travaglini

Pianeta Minori: l'intervento dell'avv. Bocciolini

boccioliniIl “Torinese” ha intervistato l’ Avv. Daniele Bocciolini, membro della Commissione famiglia e minori del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma

 

1)      Avvocato, è di sempre maggiore attualità il fenomeno del cyberbullismo.  Il fenomeno è responsabile di abbandoni scolastici,  di malesseri fisici e psicologici, oltre che di difficoltà relazionali e sociali da parte di pre adolescenti e adolescenti che vengono a trovarsi in situazioni di dileggio da parte dei coetanei. Come può essere combattuto nella società e nella scuola?

Con la Commissione e con la Polizia Postale stiamo portando avanti un progetto per I licei della Capitale proprio per sensibilizzare i ragazzi a questo fenomeno molto diffuso. Nella maggior parte dei casi, riscontriamo la mancanza di consapevolezza: i ragazzi non si rendono conto che commettere atti di bullismo è un reato e che, una volta superati a 14 anni di età si è pienamente imputabili, rischiando così anche il carcere. I ragazzi sono molto curiosi, spesso ci spiazzano con le loro domande e ho la sensazione che non siano ascoltati: inizialmente fanno difficoltà a raccontare episodi che li riguardano, ma alla fine si aprono. Ho notato anche, con mio sommo dispiacere, una mancanza di interesse da parte dei genitori e degli insegnanti: come se a loro non riguardasse. Addirittura ricordo una preside che mi confidò di aver raccolto le prove di un gravissimo episodio di bullismo ai danni di un ragazzo con un ritardo cognitivo. Mi chiese cosa avrebbe dovuto fare con le registrazioni perché i genitori del “bullo”, pur essendo stati debitamente informati, non avevano preso alcun provvedimento. 

 

2)       Di chi è, secondo lei, la colpa?

Questo giustificare a tutti i costi le condotte dei propri figli è la prova che la famiglia ha oramai abdicato alla funzione normativa: non è più in grado di dare regole. E i professori si sentono lasciati soli e senza adeguati strumenti. I minori sembra che vivano in un mondo senza adulti, come ne “Il signore delle mosche”. Probabilmente la colpa è quella di averli “adultizzati” in maniera eccessiva. La situazione è preoccupante perché anche se il bullismo è sempre esistito, le conseguenze oggi, con la diffusione virale dei contenuti attraverso i social network, possono essere devastanti. Pensiamo anche ai recenti casi di cronaca. Prima del gesto estremo, i ragazzi inevitabilmente mandano dei segnali, attraverso i propri comportamenti: lo fanno in famiglia, in classe. Dobbiamo essere in grado di coglierli prima che sia troppo tardi. 

 

3)      Esistono disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto di questo fenomeno?  Sono già in vigore e si stanno dimostrando efficaci?

A maggio è stato approvato con voto unanime in Senato, su iniziativa della sen. Elena Ferrara, un disegno di legge in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del cyberbullismo. Attualmente, però,  è fermo, all’esame della Camera.  Il decreto, tra le altre cose, regola la rimozione dei contenuti offensivi dalla rete, stabilisce quando debba intervenire il Garante della privacy e, soprattutto, introduce una misura di ammonimento nel caso di reati commessi da minorenni ma con età superiore ai 14 anni (il questore convoca il ragazzo insieme ai genitori e lo ammonisce sulla sua condotta). La finalità è quella di “responsabilizzare” tutti i soggetti coinvolti (minori, famiglie e scuola).

 

4)       Sono in aumento i reati contro i minori? 

Sono in aumento alcune tipologie di reati. Purtroppo sono in crescita i maltrattamenti e gli abusi di tipo sessuale. Sempre più frequenti sono poi i casi di adescamento on line (il cd. “grooming”) che consiste nel tentativo, da parte di una persona malintenzionata o di un pedofilo, di avvicinare un bambino o un adolescente per scopi sessuali, conquistandone la fiducia attraverso l’utilizzo della rete Internet, in particolare tramite chat, blog, forum e social networks. Il reato di adescamento di minorenni, recentemente introdotto nel nostro codice penale all’art. 609 undecies c.p. consiste nel compimento di qualsiasi atto volto a carpire la fiducia di un minore di età inferiore a sedici anni per scopi sessuali, attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante Internet o altre reti o mezzi di comunicazione. Nel nostro progetto per le scuole cerchiamo anche di informare i ragazzi proprio sui pericoli che si nascondono in rete.  

 

5)       Cosa ne pensa delle maestre recentemente arrestate a Pisa e a Pavullo, nel modenese, per maltrattamenti ?

C’è un inquietante tratto comune nelle indagini in qualche modo parallele delle maestre arrestate per aver picchiato i bimbi all’asilo: ovvero l’indifferenza, se non addirittura l’omertà, di alcune colleghe. E’ molto difficile che nessuno degli altri operatori si sia accorto di quello che realmente accadeva lì dentro. Le immagini riprese dalle telecamere che sono state sistemate successivamente dagli inquirenti sono agghiaccianti. Mi auguro che le pene siano esemplari. Un genitore, quando lascia un bambino a scuola, deve essere sicuro che sarà protetto e tutelato: non possiamo riempire gli istituti scolastici di telecamere perché vengono assunte persone totalmente incapaci e violente.

 

 Mara Martellotta

La scelta di Barbara: aiutare gli altri con il sorriso e fare della bellezza interiore il proprio mantra

silli3silli1silli2Incontriamo Barbara Silli a Ciriè. Ci sta attendendo con il più piccolo dei tre figli, Giulio che gioca con un trattore nuovo. Finalmente ci presentiamo. Ci colpisce naturalmente il suo sorriso, che è una delle chiavi per capire cosa pensa la dottoressa Silli, di professione medico all’ospedale di Lanzo e modella per amore della vita. Bionda, occhi verdi, alta. Un fisico da modella, appunto. Ma la sua vocazione è fare il medico e farlo con il sorriso

 

Dottoressa Silli, ci spieghi come è nata questa passione per i servizi fotografici?

Nel mio lavoro di medico ospedaliero ogni giorno mi prendo cura dei pazienti; sovente ti trovi a fare i conti con malattie gravi e sei chiamata giustamente a spiegare a chi ti sta davanti o ai loro parenti ciò che non vorresti dire in quel momento ed allora ecco che entra l’energia pura della vita che mi aiuta ad affrontare la giornata e dire la verità con dolcezza e con la massima comprensione e compassione per il prossimo. Le emozioni della vita che ritrovo nella bellezza della natura, in un bel tramonto o in un angolo del paesaggio delle miei valli di Lanzo . Analogamente accade nello spazio che mi riservo nel tempo libero a posare come modella; l’obiettivo fotografico immortala la mia immagine e in un certo senso coglie il mio stato d’animo per quello che sto facendo e mi aiuta a ricaricarmi e a ripartire.

 

Essere modella, per Lei, è quindi un modo per trovare le energie dentro se stessa ed è come fare il pieno di luce… quando ha iniziato?

Si, è come se mi rigenerassi, dice sorridendo Barbara Silli. Una notte mentre il più piccolo dei miei figli non dormiva ho trovato su internet la possibilità di un servizio fotografico con un buono sconto. Ho deciso di provare, mi ha dato una grande emozione positiva e da allora coltivo l’hobby di fotomodella e passo dopo passo partecipo a sfilate e organizzo eventi. L’attività organizzativa è no-profit. Per “Stare Insieme” (pagina facebook) che nasce dall’amore e dalla volontà di stare insieme appunto nelle diverse occasioni, in qualsiasi evento e condividere lavori, interessi e passioni. Un modo per fare squadra in questo momento così difficile; aiutarci reciprocamente. E così proviamo a migliorare noi stessi e il mondo. Almeno ci proviamo!

 

Quindi possiamo dire madre, moglie, medico, modella e promotrice di eventi…

Si è proprio così. Cerco di conciliare tutto! Mi organizzo: il tempo per la famiglia, per il lavoro , e per i servizi fotografici e gli eventi come le sfilate. In primis mi occupo dei miei figli, naturalmente, come tutte le mamme. Giulio ha tre anni, Alessandro nove e Federica undici. Federica mi segue attivamente e partecipa anche lei con passione. Mi piace ricordare tra i tanti eventi che organizziamo quello avvenuto a San Carlo Canavese a cui hanno partecipato almeno 450 persone. Una presentazione di abbigliamento donna, uomo, bimbo e intimo con quattro negozi diversi. Ad fine agosto dello scorso anno a Cafasse una grande emozione collettiva ha pervaso la sfilata vintage di abiti da sposa in collaborazione con la pro-loco: più di cinquanta abiti sono stati reindossati e cosa dire delll’abito nero ( tempo di guerra) del 1944 di mia nonna che ho indossato per l’occasione: una felicità immensa!

 

Quali sono i sogni nel cassetto della dottoressa Barbara Silli?

Continuare ad impegnarmi in quello che sto facendo… E se possibile fare ancora di più! Vorrei viaggiare, conoscere tutte le culture, leggere un milione di libri e vedere mille spettacoli teatrali. Insomma… voglio continuare ad emozionarmi per la vita…che è meravigliosa.

 

Frambo

AL POLI 2,6 MILIONI DI EURO L'ANNO PER I DOTTORATI

politecnicoSi naugurerà l’anno accademico il 25 gennaio con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini

 

Il Politecnico avvia  un nuovo bando per dottorati di ricerca, definendo 1.300 euro netti mensili per l’importo delle borse, il più alto tra le Università pubbliche in Italia: l’investimento complessivo è di 2,6 milioni di euro l’anno. Il budget per i dottorati è aumentato del 50% rispetto all’anno scorso. Il Poli h inaugurato l’anno accademico il 25 gennaio con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

 

(Foto: il Torinese)

Islamic è fashion

islam moda2Nell’industria della moda islamica, esiste un’ assenza dei produttori occidentali: a lanciare collezioni per il Ramadan – il mese sacro di digiuno – sono state nel tempo griffe come DKNY, seguita da case che alla donna musulmana hanno dedicato parte delle loro linee, come Valentino, Dolce & Gabbana, Prada, Victoria Beckham, Yohji Yamamoto. Anche marchi più popolari come Zara, Mango, H&M hanno lanciato una collezione per il mercato islamico. Ma non basta

 

di Paolo Pietro Biancone *

 

Il mercato islamico si apre alle aziende che operano nel campo della moda e abbigliamento per collezioni ad hoc o per opportunità di investimento nel settore. La richiesta è di una moda semplice e sobria rispettosa dei valori cui si ispirano le donne e gli uomini musulmani. Le cifre sono considerevoli: nel 2015 la moda islamica ha generato un giro d’affari di oltre 300 miliardi di dollari e la spesa globale in abbigliamento islamico e calzature dovrebbe raggiungere 327miliardi di dollari entro il 2020.

 

Per dare un ordine di grandezza, se questo mercato fosse un Paese, sarebbe al terzo posto dopo i più grandi due mercati del mondo: la spesa globale degli Stati Uniti si aggira sui 400 miliardi di dollari; mentre, quella della Cina è di circa 310 miliardi di dollari.Tra i Paesi con il più alto numero di consumatori musulmani la Turchia si attesta al primo posto con un giro d’affari di 39,3 miliardi di dollari; secondo gli Emirati Arabi Uniti con 22,5 miliardi di dollari. La platea europea di fedeli ha superato i 25 miliardi di dollari di consumi”, conclude Montanari.

 

Nell’industria della moda islamica, esiste un’ assenza dei produttori occidentali: a lanciare collezioni per il Ramadan – il mese sacro di digiuno – sono state nel tempo griffe come DKNY, seguita da case che alla donna musulmana hanno dedicato parte delle loro linee, come Valentino, Dolce & Gabbana, Prada, Victoria Beckham, Yohji Yamamoto.

 

Anche marchi più popolari come Zara, Mango, H&M hanno lanciato una collezione per il mercato islamico. Ma non basta: è necessario che le aziende della moda italiane, piemontesi, si impegnino in uno studio più attento dei consumatori musulmani che consenta ai brand intenzionati a investire nella moda islamica di ottemperare ad alcuni requisiti e fare in modo che i potenziali clienti sappiano dove rivolgersi per i loro acquisti. Per esempio, è opportuno tenere presente che gli abiti alla maniera ‘islamica’ sono ricchi, pieni di stile e design e la domanda di questi è in continua ascesa: puntare al mercato islamico è un’opportunità da cogliere in ottica strategica e di sviluppo del business.

 

I punti nevralgici per affrontare questo tipo di mercato sono legati alla caratterizzazione religiosa di questo tipo di settore moda: lo sforzo da parte delle aziende del settore è adottare una prospettiva più ampia nel recepire i valori islamici in tutta l’intera catena di valore, dalle materie prime ai vendita al dettaglio.Adattarsi al rapido mutamento di tendenze e tecnologie della moda è chiave di successo.Occorre, inoltre, puntare sulla commercializzazione dei prodotti moda islamica online: sono la piattaforma ideale per le parti interessate in un mercato frammentato come l’Islamic.

 

I consumatori musulmani rappresentano un mercato molto eterogeneo, in termini di reddito, area geografica, e ciò richiede vari adattamenti dell’offerta di prodotti esistenti e dei processi di business, che deve essere valutata dalle aziende di settore.Con l’implementazione di valori islamici in tutta la catena del valore dell’industria della moda musulmana

 

gli operatori del settore hanno l’opportunità – e la responsabilità – di essere leader in materia di moda etica per riflettere veramente il termine ” islamico moda”. Andando oltre discussioni sulla estetica della modesta della moda, la moda musulmana industria dà la possibilità di trascendere gli standard e le pratiche del settore moda attuali per riflettere altri valori islamici come la giustizia, l’umanità, e la cura per l’ambiente. Per questo un’area di opportunità da tenere in considerazione è l’abbigliamento ecologico.

 

* Director of the European Research Center for Islamic Finance

Editor in Chief European Journal of Islamic Finance

Department of Management

University of Turin

Per gli anziani arriva l'infermiere di famiglia e comunità

medico sanitaL’infermiere effettuerà una valutazione complessiva dei bisogni di ogni singolo assistito, mediante una check-list standard, in collaborazione con il medico di famiglia e, se presenti, uno o più famigliari. La periodicità delle visite a domicilio sarà stabilita in base alle necessità

 

Inizierà nella seconda metà di febbraio in Val Maira e in Val Grana, nel Cuneese, la sperimentazione dell’infermiere di famiglia e dii comunità, che dovrà aiutare gli anziani a vivere autonomamente nel proprio domicilio il più a lungo possibile offrendo loro supporto nelle attività della vita quotidiana, nella promozione dell’inclusione sociale, nella prevenzione degli incidenti domestici, nell’assistenza nelle terapie, nel monitoraggio dei vari indicatori di salute, come ad esempio la glicemia. Il budget complessivo disponibile è di 2 milioni di euro.

 

Come annuncia l’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, “la Regione Piemonte, come capofila in collaborazione con istituzioni pubbliche sanitarie e accademiche di Francia, Croazia e Austria, ha vinto questo importante progetto europeo all’interno del programma Spazio Alpino proponendo proprio il tema dell’infermiere di famiglia e comunità come supporto agli anziani in una società che cambia”-

Tutti gli anziani over 65 anni residenti, sia quelli con patologie o non autonomi, sia quelli in salute, vengono assegnati ad un infermiere di famiglia e comunità. Il numero verrà concordato in base alle peculiarità del territorio (dispersione, isolamento, viabilità) e alle attività che si deciderà di effettuare ma non sarà superiore a 500. L’infermiere effettuerà una valutazione complessiva dei bisogni di ogni singolo assistito, mediante una check-list standard, in collaborazione con il medico di famiglia e, se presenti, uno o più famigliari. La periodicità delle visite a domicilio sarà stabilita in base alle necessità.

 

“Mi aspetto che la sperimentazione funzioni e si dimostri utile per tutto il Piemonte – commenta Saitta – Un modello che da un lato produca riduzione della spesa sanitaria, grazie alla diminuzione dei ricoveri ospedalieri evitabili, e in generale al ricorso ai servizi sanitari, ma soprattutto il miglioramento della qualità della vita degli anziani. Per questo fin dall’inizio svilupperemo un modello di studio di popolazione impostato alla valutazione di efficacia. Il territorio delle valli cuneesi verrà confrontato con altre zone limitrofe in base a diversi indicatori di risultato: mortalità, ricoveri ospedalieri, istituzionalizzazioni, indicatori di qualità della vita, e verrà effettuata un’analisi economica del risparmio in termini di costi diretti e indiretti”.

 

Piero Mora

piero.mora@regione.piemonte.it

E' tempo di “Cinema in Verticale”

cine montagnaI 15 appuntamenti di questa edizione, come sempre ad ingresso gratuito, si svolgeranno nei Comuni di Caprie, Condove, Gravere, San Giorio di Susa, Salbertrand, Sant’Antonino di Susa e Villar Dora in Valle di Susa e nei Comuni di Giaveno e Orbassano nella limitrofa Val Sangone

 

Tra l’11 febbraio ed il 2 aprile 2016 si svolge la diciottesima edizione di “Cinema in Verticale”, rassegna sul cinema e la cultura di montagna che viene organizzata dall’associazione Gruppo 33 di Condove come anteprima del Valsusa Filmfest, festival sul recupero della memoria storica e sulla difesa dell’ambiente la cui XX edizione si svolgerà nel mese di aprile.La rassegna affronta varie tematiche legate alla montagna come l’alpinismo e altri sport legati alla verticalità, l’esplorazione, la salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali, la cultura, la vita e le abitudini di piccole e grandi comunità montane. In ogni appuntamento, oltre alla proiezione di filmati, sono presenti ospiti quali autori e protagonisti delle immagini, alpinisti, guide alpine, scrittori ed esperti per dibattere ed attualizzare i temi. La rassegna è stata ideata come anteprima del Valsusa Filmfest nel 1999 per riservare attenzioni e riflessioni specifiche alla montagna che per gli abitanti della Valle di Susa riveste significati importanti. Nel corso degli anni è diventato un appuntamento molto atteso che richiama un numeroso pubblico e svolge anche un’importante funzione di aggregazione e divulgazione culturale.

 

I 15 appuntamenti di questa edizione, come sempre ad ingresso gratuito, si svolgeranno nei Comuni di Caprie, Condove, Gravere, San Giorio di Susa, Salbertrand, Sant’Antonino di Susa e Villar Dora in Valle di Susa e nei Comuni di Giaveno e Orbassano nella limitrofa Val Sangone.Gli ospiti sono Nico Valsesia, Marzio Nardi, Stefano Cordola, Roberto Mantovani, Linda Cottino, Carlo Alberto “Cala” Cimenti, Stefano Rogliatti, Dante Alpe, Alberto Bolognesi, Il gruppo 71° Parallelo e Luigi Cantore.La rassegna si aprirà giovedì 11 febbraio con Nico Valsesia, che presenta al Cinema Comunale di Condove, con supporto di fotografie e filmati,  le sue imprese “Salar” e “Aconcagua 7000” con le quali ha stabilito record mondiali e alle quali ha partecipato Giovanni Storti del celebre trio Aldo Giovanni e Giacomo, che da anni lo segue  con il fondamentale ruolo di “motivatore speciale”. Nico Valsesia, maestro di sci, runner, trailer, ciclista, ideatore e organizzatore di gare, è il più noto rappresentante italiano di trail running, uno sport che si differenzia dal ciclismo su pista e su strada in quanto si effettua su sentieri che sono abitualmente usati per l’escursionismo e perciò molto faticoso.

 

Massimo Iaretti

 

Palla e nascondino, ecco come giocare con i cuccioli

coscarelli cane2

“TU PORTI LU O LUI PORTA TE !?”

 Consigli cinofili di Enrico Coscarelli

 

Il gioco è il momento più importante per instaurare un legame unico; dedichiamogli del tempo, ma sappiate che quando lo fate non dovete avere distrazioni, tu e lui; bastano piccole sessioni da qualche minuto

 

Buongiorno carissimi lettori, il cucciolo è entrato nelle nostre case e la nostra vita prende un’altra piega.Il piccolo si è ambientato, le prime notti sono passate, e già ha incominciato ad amarci, la cosa più bella che possiamo fare è non tradire la sua fiducia e garantirgli una vita divertente, appagante e salutare; sembra un compito arduo e complicato, ma con le giuste nozioni è semplice, pare brutto detto così, però al cane basta poco.cane gioco

 

La cosa fondamentale a questo punto è il gioco, momento più importante per instaurare un legame unico; dedichiamogli del tempo, ma sappiate che quando lo fate non dovete avere distrazioni, tu e lui; bastano piccole sessioni da qualche minuto, in questo periodo il cucciolo si stanca velocemente quindi sarebbe inutile sfiancarlo, giochiamo e lo si fa riposare un po’.

 

Una cosa molto carina da proporre è il nascondino, quando è distratto andiamo a nasconderci e chiamiamolo, si cimenterà a cercarci, ad iniziare ad usare il fiuto, che è vero, è sviluppatissimo, ma dobbiamo incentivarlo ad usare, altrimenti rimarrà una dote potenziale non sfruttata, ed una volta averci trovato tante coccole e bocconcini; così facendo capirà anche il suo nome più velocemente.

 

I giochi più semplici che posso consigliarvi, ma credo che anche per le persone alle prime armi non sia una scoperta, sono: la pallina, a me piace averne a disposizione due uguali, non necessariamente dello stesso colore, due perché il cane può avere nel sangue l’indole al riporto, magari ci sarà anche colui che la riporta sin da subito, tanto meglio, però non per tutti è cosi, quindi gliene si tira una, il cucciolo la rincorre e la afferra, a quel punto aspettate che la molli per tirare l’altra in direzione opposta e così via, inizialmente l’autonomia del cane è di qualche lancio, fate in modo che siate voi a decidere quando smettere, in maniera tale che abbia sempre voglia quando glielo proponete; e poi lo straccio, molti ci vedono del male in questo gioco, io non sono d’accordo, gli insegniamo ad afferrare e lasciare, più che alzare l’aggressività gli apriamo la mente, certo è fondamentale rispettare le regole, quindi, glielo proponiamo, lo muoviamo, come se fosse una preda, il piccolo si incuriosisce, lo afferra, lo agitiamo un po’ e gliela diamo vinta per fargli prendere sicurezza, la volta successiva lo afferra, lo agitiamo un po’ e ci cane gioco 2fermiamo finché non molla e lo premiamo con un bocconcino, alterniamo queste due fasi, ma solo in questo periodo iniziale per far crescere l’autostima al cucciolo.

 

Un errore che commettono in molti è quello di lasciare i giochi a sua disposizione, evitate, teniamoli da parte, facciamogli capire che si gioca quando e quanto lo decidiamo noi, solo in questa maniera il cucciolo non vedrà l’ora che vi avviciniate a quel cassetto favoloso pieno di tante cose belle, tutte da condividere; vi sembrerà una sciocchezza ma questa è la base per avere un cane equilibrato e sereno.

Un cane che si diverte col proprio padrone non ha motivo di vagare in giro come se voi non esistesse.

 

Alla prossima puntata con l’inizio dell’uscita senza il cucciolo, come evitare l’ansia da separazione.

 

Enrico Coscarelli

 

DogLand Camp

349 65 58 270

enrico.coscarelli87@gmail.com