CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 742

“Figure dell’Italia civile”, tour di presentazione

Il libro di Pier Franco QUAGLIENI “FIGURE DELL’ITALIA CIVILE”, Golem Edizioni,  tratteggia le figure di personalità importanti della cultura e della politica italiana del ’900.

 

 Il libro sarà protagonista, insieme all’autore, dei seguenti appuntamenti:

 

– Venerdì 10 marzo ore 17,30 a Loano
Sala Consiliare del Palazzo Comunale in piazza Italia, 2 – Loano.
Dialogano con l’autore: Gianni Ballabio, Claudia Ghiraldello.
Introducono: Maria Vittoria Barroero, Betty Bolognesi.
La vendita dei libri durante l’evento sarà a cura della Libreria del Conte di Loano.
 

– Lunedì 20 marzo ore 18 presso la Libreria Feltrinelli a Milano
La Feltrinelli in via Manzoni, 12 – Milano.
Insieme all’autore intervengono: Ugo Finetti, Dino Messina, Lorenzo Strik Lievers.
Modera: Alessandro Litta Modignani.
 

– Giovedì 23 marzo ore 18 presso la Libreria Feltrinelli a Torino
La Feltrinelli in piazza CLN, 251 – Torino.

L’autore presenterà il suo libro.
 

– Venerdì 31 marzo ore 17 a Massa Carrara
Biblioteca Istituto Tecnico Commerciale “D.Zagara” di Carrara.
Dialoga con l’autore: la giornalista Vinicia Tesconi.
 

– Sabato 1° aprile ore 18 presso la Libreria Ubik a Lucca
Libreria Ubik in via Fillungo 137 – Lucca.
Dialoga con l’autore: Carla Sodini.

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LA PRIMA EDIZIONE DEL LIBRO E’ ANDATA ESAURITA IN QUINDICI GIORNI.

E’ DISPONIBILE LA RISTAMPA IN LIBRERIA AL COSTO DI 16 EURO OPPURE PER CHI PREFERISCE LA VERSIONE DIGITALE L’EBOOK E’ ACQUISTABILE SU AMAZON AL SEGUENTE LINK:

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Per essere informati sulle future presentazioni in tutta Italia si può visitare la pagina Facebook “Figure dell’Italia civile”.

Centro Pannunzio – via Maria Vittoria 35H, 10123 Torino

WWW.CENTROPANNUNZIO.IT

L’Uomo e la Donna, confusi e sbiaditi, tra le tombe di un cimitero

“E non vi venne mai in mente che le tombe non erano fatte per i morti, ma per i vivi?”, chiedeva un personaggio all’interno di un testo pirandelliano del ’16. Forse se ne è ricordato nel 1998 il norvegese Jon Fosse inscenando in Sogno d’autunno la vicenda di un Uomo e di una Donna, il loro incontro tra le mura cimiteriali di uno sconosciuto paese del nord, l’interrogativo se questo incontro sia casuale oppure no, il matrimonio ormai a rotoli di lui, la solitudine di sempre di lei.

Si incontrano seduti su di una panchina mentre all’intorno in una sorta di muta Spoon River occhieggiano lumini e immagini che si portano appresso scampoli di storie passate, di ricordi, di vite che ormai non contano più nulla, si incontrano perchè sia lei a spingerlo a ricostruire una vita insieme. Noi che assistiamo a questa novità scelta dallo Stabile torinese, cominciamo dalla platea a chiederci se sia vita reale, se tutto si debba avvicinare al sogno del titolo, che qualche peso dovrà pur avere, se quei passaggi che traslocano inaspettatamente nel tempo e nei luoghi siano ricordi o tasselli di un racconto che si va formando.Nulla è abbastanza chiaro e Fosse gioca oltre il dovuto a rimescolare le carte, a confondere non soltanto lo spettatore ma pure se stesso. Compaiono anche i genitori di lui, mansueto e appartato il padre, una gran virago tra dramma e comicità la madre, mentre si devono preparare i funerali della nonna (ancora di lui), mentre la moglie (certamente, dell’Uomo) viene a piangere in proscenio con la notizia che il loro figlio è, grave, ricoverato in ospedale, mentre la recalcitrante Donna, che ha ormai visto maturare il proprio desiderio di convivenza, dovrebbe partecipare alla sepoltura dell’ava. In un arco di tempo che più zompettante non si potrebbe, in un presente che scavalca l’attimo per entrare in un nebbioso futuro senza risposte, ancora e sempre le presenze dell’Uomo e della Donna – privi ormai di qualsiasi spessore, se mai ne avessero cercato uno -, la morte di lui e il pianto finale che accomuna le tre donne della sua vita.

Materiale, troppo e disordinato, cucito insieme da dialoghi che in più di una occasione proseguono attraverso le loro fotocopie, neppure cercando di inventarsi un’intonazione, un piccolo cambiamento, un’invenzione, adottando un vocabolario che nella propria ripetitiva semplicità finisce con l’essere ridicolo, dando a volte (vedi i personaggi dei genitori) il dubbio che ci si ritrovi davanti agli Smith di ioneschiana memoria. Ed è quindi abbastanza deludente che l’innovazione teatrale odierna passi da queste parti e si riduca a simili prove. La regia di Valerio Binasco non può essere che corretta, legata al tentativo di dar forma ad un testo che vita non ha, incorniciandolo all’inizio e alla fine dentro immagini uscite da una moviola che fissa attimi del tutto sbiaditi.

Nonostante l’impegno degli interpreti, anche i personaggi rimangono sbiaditi, l’Uomo di Michele Di Mauro ritrova qualche sferzata, coma la Madre di Milva Marigliano, ma non si va oltre; spiace per Giovanna Mezzogiorno – chi scrive continua a considerarla una delle punte d’eccellenza del cinema italiano e sicuramente non bisognosa di partecipare, nome di richiamo, a imprese che finiscono con poggiare sul nulla – che è messa all’angolo dalla piattezza delle parole e delle impercettibili e subito dimenticate azioni della Donna. 90’ che fanno comunque l’occasione per ridimensionare il nome di un autore (di lui, classe 1959, avevamo già visto a Torino Inverno con Malosti e Cescon, di lui che la rete s’affretta a informarci come in patria sia l’autore più rappresentato dopo Ibsen) che sembra già essere troppo presto salito sugli altari del nostro panorama teatrale, non soltanto europeo.

 

Elio Rabbione

(Foto di Bepi Caroli)

Ambasciata del Terzo Paradiso all'”Oscar Romero”

All’Istituto Oscar Romero di Rivoli (Viale Papa Giovanni XXIII, 25) Michelangelo Pistoletto inaugura la nuova Ambasciata italiana del Terzo Paradiso all’interno di un Istituto a vocazione internazionale. Promosso da Cittadellarte e condiviso dal Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e innumerevoli altri soggetti, Il Terzo Paradiso (www.it.terzoparadiso.org) dal 2005, a partire dall’installazione sull’isola di San Servolo nell’ambito della Biennale di Venezia, si è esteso nel mondo come grande oper-Azione collettiva.


Ora giunge a noi e si stabilizza anche all’Istituto Romero di Rivoli, che ha un legame speciale con il Museo, sancito da una convenzione pluriennale che racchiude una ricca offerta formativa per gli allievi: al Museo e a Scuola sono proposte lezioni, visite, workshop, wall painting, peer education e Alternanza Scuola-lavoro. Il segno-simbolo del Terzo Paradiso ideato dal Maestro Pistoletto, dalla Terra presto raggiungerà anche il cielo grazie al sodalizio con ASI (Agenzia Spaziale Italiana) ed ESA (Agenzia Spaziale Europea), espandendo il senso sotteso all’origine del segno, fondato sulla ricerca dell’equilibrio tra gli opposti. Un messaggio universale che, se ricondotto all’apprendimento, comprende tutta la dimensione educativa, giacché la scuola per sua natura dovrebbe essere il luogo che accoglie e armonizza le diverse istanze, attraverso la condivisione del sapere e della cultura.

L’Istituto Oscar Romero saprà trarre profitto dal messaggio sotteso al Terzo Paradiso che identifica nel cerchio, collocato nella linea dell’infinito, il nuovo equilibrio tra natura e artificio, che nell’accezione specifica consente di cogliere l’innovazione pedagogica di introdurre il potente segno dell’arte contemporanea nella dimensione dei futuri professionisti. Un progetto che traduce l’utopia di Michelangelo Pistoletto in una dinamica realtà, che affida ai giovani e al loro ingegno la capacità di continuare a cartografare contrade a venire. Quel futuro che i giovani in formazione sono chiamati a progettare e che nell’incontro con l’arte può tradursi anche in nuovi modelli culturali e inediti stili di vita.

Con l’istituzione della nuova Ambasciata, anche negli ambienti della scuola sarà attuata una vera rinascita degli spazi, con i wall paintings realizzati dal Dipartimento Educazione e i ragazzi dell’Istituto Romero. Coinvolti nell’azione di pittura anche gli studenti del progetto Con il corpo conosco, che ha come destinatari i ragazzi disabili e i loro compagni, insieme protagonisti di un’avventura culturale e sportiva, da vivere dentro e fuori dalla scuola, in ambito museale e nelle diverse discipline.

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L’iniziativa è inserita nel progetto Sperimento l’arte! Musei e artisti nelle scuole a cura di AMACI Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani insieme a MIUR e MIBACT.

Il Grande Oz con musica dal vivo

Venerdì 10 marzo alle ore 19 ai MagazziniOz, in Via Giolitti 19/a a Torino, si terrà l’evento con musica dal vivo con la performance della colonna sonora originale del film “Il Grande Oz”Una serata a MagazziniOz con Paolo Gambino, musicista e arrangiatore, che ha deciso di affiancare Alessandro Avataneo, il regista del film “ll Grande Oz”, nella scrittura delle musiche originali del film. Dopo l’occhio del regista, l’orecchio del musicista racconterà un’acustica diversa del mondo della malattia e della cura, della straordinarietà e della quotidianità. La campagna di crowdfunding sulla piattaforma Eppela per la realizzazione del DVD del film continua fino al 18 marzo, e per aiutare CasaOz basta andare su www.eppela.com/ilgrandeoz oppure è possibile dare il proprio contributo durante la serata.

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Ecco il link dell’appuntamento http://www.magazzinioz.it/paolo-gambino-il-grande-oz/

Sguardi su Moncalieri

Incontri per conoscere la città e il suo territorio. Alla Biblioteca Civica “A. Arduino” Via Cavour, 31. Sulle tracce dei fortunati incontri in Biblioteca sotto il titolo “Da Moncalieri al Piemonte. Itinerari di storia e cultura del territorio”, ideati in collaborazione tra la Biblioteca, l’Assessorato alla Cultura della Città di Moncalieri e il Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis di Torino, riprende il cammino attraverso la storia e le storie di Moncalieri e del suo territorio, per aprire nuovi “Sguardi su Moncalieri”, volti ad approfondire i temi legati all’identità territoriale, nella consapevolezza che è importante il riferimento alle comuni radici per rinsaldare il senso di appartenenza e di radicamento alla comunità. E questo vale per tutti, per i moncalieresi d’antan,ma anche per tutti coloro che qui sono venuti a vivere in anni più recenti. Avere poi lo sguardo aperto al territorio è la condizione naturale di un luogo crocevia di cultura e di culture, capace di creare sinergie come Moncalieri si è dimostrata attraverso i suoi secoli di storia. In collaborazione con la Cooperativa Culturalpe

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Tre gli appuntamenti per la primavera:

Giovedì 9 marzo ore 17,30 GUSTAVO MOLA DI NOMAGLIO Centro Studi Piemontesi Settecento anni fianco a fianco: Moncalieri e i Savoia da Tomaso II a Clotilde

Giovedì 23 marzo, ore 17,30 GIAN SAVINO PENE VIDARI Presidente Deputazione Subalpina di Storia Patria Moncalieri e il suo territorio nello sguardo di Clemente Rovere

Giovedì 6 aprile ore 17,30 MARIA TERESA PICHETTO I luoghi “moncalieresi” di Massimo d’Azeglio, un artista in politica.

Coordinamento ALBINA MALERBA. Negli appuntamenti successivi, in via di definizione, il percorso ci porterà in un viaggio ideale attraverso la città e i borghi di Moncalieri per seguirne i cambiamenti, i fatti sociali, i rivolgimenti ambientali: i luoghi cambiano, gli architetti e gli uomini trasformano il paesaggio urbano, cancellano, ridisegnano, e poi il tempo su tutto fa la sua parte. Ma nella “pietra che dura” risuona l’eco di quanti ci hanno preceduto e come “voce delle cose” le parole frantumano spazio e tempo e ci restituiscono immagini, gusto e fascino dello stratificarsi della nostra storia.

E’ tempo di Hispánica al Circolo dei lettori

Fa centro ancora una volta il Circolo dei lettori di Torino con il ciclo di incontri “Hispánica” che porta la letteratura spagnola a Torino.

Gli appuntamenti imperdibili sono con 4 grandi scrittori della levatura di Alicia Giménez Bartlett, Julio Llamazares, Javier Cercas e Almudena Grandes. Quattro voci delle vicina penisola iberica diverse tra loro, ma tutte strategiche e fondamentali per tracciare i cambiamenti del paese che, liberatosi della lunga dittatura franchista, è oggi una democrazia moderna la cui storia è stata segnata da boom economico e periodi critici. Stili, tematiche, universi narrativi e punti di vista diversi nei libri di questi 4 autori, ma denominatore comune la maestria della scrittura e la capacità di delineare spaccati della vita e della letteratura spagnola contemporanea.

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Si inizia domani 7 marzo alle ore 18,30 con Alicia Giménez Bartlett , la regina del giallo. Per molti la “Camilleri spagnola” che, lasciati i panni di professoressa di letteratura, si è immersa nella scrittura e ha dato vita ai polizieschi con protagonista l’ispettrice di Barcellona Petra Delicado. Un successo travolgente per la poliziotta attaccabrighe, ribelle, un po’ anarchica e decisamente testarda, alla quale fa da spalla il bonario viceispettore Fermin Garzòn.Ma la Bartlett ha scritto anche opere di narrativa di altissimo livello, tra le quali “Una stanza tutta per gli altri” (2003) e l’ultimo “Uomini nudi” (Sellerio) che nel 2015 le è valso il prestigioso Premio Planeta.Domani nelle sale del Circolo (in Via Bogino 9) l’autrice incontra i suoi lettori subalpini nell’appuntamento dedicato al genere noir di cui è maestra.

Martedì 11 aprile sarà la volta di Julio Llamazares, poeta e viaggiatore il cui sguardo punta al rapporto tra uomo e natura. Ha iniziato a scrivere poesie fin da giovanissimo e dopo la laurea si è trasferito a Madrid dove nel 1976 gli è stato assegnato il Premio Nazionale di Poesia Universitaria e tre anni dopo il Premio Antonio Gonzalez de Lama. Con “Memoria della neve” nel 1982 ha vinto il Premio Guillén.

Giovedì 20 aprile appuntamento con il grande Javier Cercas, autore del famoso “L’impostore” (Guanda), docente di letteratura spagnola all’Università di Gerona. Lui definisce i suoi scritti “racconti reali” in cui finzione e realtà sono amalgamati, come nel nuovo “Il sovrano delle ombre” (Guanda) dove mescola storia e ricordi familiari. Scava nella storia della sua famiglia e apre una pagina scomoda del passato. Nel romanzo ripercorre la vita dello zio materno Manuel Mena che fu sottotenente falangista arruolato nell’esercito di Franco e morto a 19 anni, nel 1938, nella battaglia dell’Ebro, la più sanguinosa della guerra civile spagnola.

Giovedì 4 maggio a chiudere il ciclo “Hispánica” sarà Almudena Grandes. La scrittrice madrilena diventata famosa con il romanzo “Le età di Lulù” che nel 1990 ispirò l’omonimo film di Bigas Luna. E il feeling col cinema si è rinnovato con “Malena” (1994) da cui il film di Gerardo Herrero. Ancora successi per la Grandes con le opere successive “Atlante di geografia umana” (1998), “Gli anni difficili” (2002) e “Troppo amore” (2004). L’ultima fatica letteraria è “I baci sul pane” (2015) ambientato a Madrid durante la crisi del 2008; protagonisti coppie, famiglie allargate, single, giovani e meno giovani, spagnoli e stranieri. E l’autrice si concentra sull’esperienza umana di fronte ai grandi eventi storici.

Laura Goria

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Per informazioni: Il Circolo dei lettori

Via Bogino 9

Tel. 011 4326827

info@circololettori.it

A Palazzo si aprono le stanze della Regina Elena

Quest’anno l’8 marzo diventa l’occasione per riscoprire la figura della Regina Elenaprotagonista di questa giornata ai Musei Reali, che aderiscono ai festeggiamenti per la festa della donna riservando a tutte le visitatrici un ingresso gratuito. Saranno aperte in via eccezionale alle Stanze della Regina Elena.

Elena di Savoia, originaria del Montenegro e sposa per amore di Vittorio Emanuele III nel 1896, è stata una delle sovrane più amate dal popolo per la sua profonda umanità e per il suo impegno in numerose iniziative caritatevoli.

Affreschi dai temi mitologici, stucchi dorati, parati in seta alla cinese, porcellane, cristalli e un prezioso pavimento in marmi policromi: dieci sono le stanze di grande fascino che è possibile riscoprire nel corso della giornata con le visite guidate organizzate in collaborazione con gli Amici di Palazzo Reale, alle ore 10,11, 12, 15, 16, 17.

L’appartamento, collocato al piano terra di Palazzo Reale, è stato abitato fino alla seconda guerra mondiale, ma la sua origine risale alla fine del Seicento, quando Vittorio Amedeo II lo destina alle sue figlie e, per loro, le sale vengono decorate da Bartolomeo Guidobono e dal pittore viennese Daniel Seiter, autore della splendida volta dedicata al tema dei Quattro Elementi nella Sala di Parata.

Di grande fascino e di gusto già “borghese” la sala da bagno, decorata da delicati acquerelli eseguiti da Emma Biscarra, pittrice specializzata in fiori, appartenente a un’importante famiglia di artisti attivi a Torino nel XIX secolo.

Molte le personalità importanti che hanno soggiornato in questo appartamento: ai tempi di Napoleone I, vi alloggia il governatore di Torino; nel 1857 l’Imperatrice Alessandra Fedorowna di Russia, vedova di Nicola I, e dal 1890 Maria Letizia Napoleone, Duchessa d’Aosta.

 

(foto: L. Coda)

Passare il segno: opere di studenti e artisti

Una settantina di opere compongono una mostra che ha la sua origine nel Corso di Tecniche dell’Incisione – Grafica d’Arte dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ne sono autori ex studenti, molti dei quali oggi affermati artisti, formatisi nei laboratori della Scuola di Grafica, le cui profonde tradizioni e l’attuale vitalità le conferiscono un prestigio riconosciuto in ambito nazionale e internazionale.

“L’espressione grafica d’arte abbinata a tecniche dell’incisione”, scrive il curatore Franco Fanelli, docente del Corso, “ribadisce implicitamente la conservazione di un sapere come base su cui impostare lo sviluppo e l’innovazione; la futuribilità, in sostanza, di una scuola, di un metodo e di una disciplina. Contemporaneamente, la doppia definizione amplia dichiaratamente il campo delle opportunità di ricerca e dei linguaggi, laddove le tecniche tradizionali (calcografia, xilografia, litografia, serigrafia) si sviluppano in altre direzioni, ma ancora in base ai principi fondamentali della grafica d’arte: segno, riproducibilità, modularità. Qui sta la ragione del titolo di questa mostra: Passare il segno per osare, osare per conoscere, conoscere per creare. Ed è la ragione per cui il visitatore vedrà, insieme a molti fogli di grafica tradizionale, opere basate su più recenti procedimenti legati alla stampa; e s’imbatterà in libri d’artista, fotografie, sculture, installazioni, video e dipinti”.

Tre le sezioni. Nella scuola, raccoglie una quarantina di opere grafiche spazianti dalle tecniche tradizionali della calcografia (acquaforte, acquatinta, puntasecca, mezzotinto) alle tecniche di fotoincisione: è una panoramica sugli ultimi trent’anni di attività nei laboratori di tecniche dell’incisione dell’Accademia Albertina di Belle Arti, sede operativa ma anche “luogo dell’anima”, nel quale la conservazione di un sapere è continuamente abbinata alla sperimentazione e all’innovazione dei linguaggi.La sezione Altri segni riunisce gli esiti professionali di alcuni ex studenti (Stefano Marvulli e Stefano Farci) che dalla grafica tradizionale si sono spostati verso il digitale o verso la relazione con l’immagine in movimento, sino alla cinematografia. Qui trovano posto le opere su carta di Stefano Allisiardi, artista che ha mosso i primi passi nella scuola in un ambito prossimo all’illustrazione. È altresì documentata l’attuale o quanto meno una recente fase di ricerca di ex studenti che hanno mantenuto, come artisti, rapporti stretti con lo specifico della grafica, come Beatrice Piva, Simone Pizzinga, Anna Guazzotti, Paolo Venice e Valentina Biga.La terza sezione, Oltre il segno, è infine una sorta di “mostra nella mostra”, composta da artisti oggi affermati e altri nella loro prima maturità. Si tratta di Botto & Bruno e Francesco Barocco, che hanno lavorato in dialogo con le opere della Pinacoteca Albertina, Laura Pugno, che traspone l’incisione in ambito installativo,  Manuele Cerutti, Cornelia Badelita, che “disegna” utilizzando timbri, Nadir Valente, Fatma Bucak e i più giovani Macchieraldo e Palasciano, Anna Canale, Aurora Paolillo e Chiara Pigoni.

 

Il catalogo, edito da Albertina Press, oltre al contributo del curatore contiene testi degli artisti invitati.

Oggi al Cinema

Le trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Allied – Un’ombra nascosta – Drammatico. Regia di Robert Zemeckis, con Brad Pitt e Marion Cotillard. Nella Casablanca in pieno conflitto mondiale, già tanto cara a Ingrid Bergman e a Humphrey Bogart, s’incrociano Marianne Beausejour, legata alla resistenza francese e avvenente spia pronta a fare l’occhio dolce al perfido tedesco, e Max Vatan, comandante d’aviazione di origine canadese e al servizio

dell’Intelligence inglese. Avventure e amore tra i due, il trasferimento a Londra, un matrimonio e una bambina partorita sotto i bombardamenti. Ma ad un certo punto della storia iniziano gli indizi e i dubbi e forse non tutto è come sembra. Film perfetto, secondo i sacrosanti canoni dello spionaggio, tensioni e necessità di indagare (anche da parte dello spettatore), il Brad che comincia a far intravedere le rughe e gli anni, la Cotillard magnifica come sua abitudine. Durata 124 minuti. (Lux sala 3, Massimo sala 3 V.O.)

 

A united kingdomL’amore che ha cambiato la storia – Drammatico. Regia di Amma Asante, con David Eyelowo e Rosamund Pike. Già compagno di Nelson Mandela negli studi universitari compiuti a Johannesburg, poi proseguiti in Inghilterra, Seretse Khama, principe del futuro Botswana, incontrò sposò a Londra alcuni anni dopo la fine della guerra Ruth Williams, una donna bianca. In un periodo di dieci anni, dal ’47 al ’57, che vede la perdita dell’India e il Ghana diventare il primo stato indipendente dell’Africa britannica, è facile pensare come questa unione provocasse scandalo, quanto i disegni di un Regno Unito che non voleva inimicarsi un Sudafrica e una Rodhesia segregazionisti e chiaramente le opposizioni interne al giovane pretendente al trono abbiano fatto tutto quanto in loro possesso per far naufragare ogni cosa. Durata 111 minuti. (Romano sala 3)

 

Ballerina – Animazione. Regia di Eric Summer e Eric Warin. Félicie vive in un orfanotrofio in Bretagna. Un giorno fugge per raggiungere la Parigi della Belle Epoque, nella speranza di veder realizzato il suo sogni di diventare una étoile dell’Opera. Con lei l’amico Victor: il suo sogno è quello di diventare un famoso inventore. Durata 89 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci)

 

Barriere – Drammatico. Regia di Denzel Washington, con Denzel Washington e Viola Davis. Premio Pulitzer per l’autore August Wilson, successo a Broadway nel 2010, già interpretato dagli stessi attori che si guadagnarono un bel Tony Award ciascuno, è la vicenda amara e sconnessa di Troy nella Pittsburg della fine anni Cinquanta. Anni di prigione, aspirazioni nel mondo del baseball interrotte dopo esser stato respinto dalla squadra perché afroamericano, un legame coniugale con Rose ferito dalle infedeltà, una vita familiare che si rivale su uno dei figli con velleità sportive, un lunario sbarcato grazie al lavoro di netturbino. Film di chiaro impianto teatrale, uno di quegli esempi di questa stagione cinematografica che vede in primo piano una rivincita del cinema all black. Viola Davis premiata meritatamente con l’Oscar, Denzel che come attore tende a strafare e come regista correttamente “inquadra” dialoghi e scene. Durata 139 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo anche in V.O., Uci)

 

La Battaglia di Hacksaw Ridge – Drammatico. Regia di Mel Gibson, con Andrew Garfield, Sam Worthington e Vince Vaughn. Tornando dopo dieci anni dietro la macchina da presa dall’ultimo “Apocalypto”, Gibson narra la vicenda pacifista di Desmond Doss, cresciuto secondo la fede degli Avventisti del Settimo Giorno, che all’indomani di Pearl Harbor decise di arruolarsi, con il netto rifiutare di imbracciare le armi. Insultato e osteggiato e umiliato fisicamente e moralmente dall’opinione pubblica come dai propri compagni, Doss riuscì sulle scogliere di Okinawa a far prevalere le proprie convinzioni, mettendo in salvo in una sola notte 75 tra i suoi commilitoni. Grandi emozioni, un credo senza se e senza ma, guardando a Hawks e a Kubrick, a Eastwood e a Malick. Sei candidature agli Oscar, Gibson ha dovuto accontentarsi di due premi com miglior montaggio e sonoro. Durata 131 minuti. (Lux sala 1, Uci)

 

Beata ignoranza – Commedia. Regia di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gassman e Marco Giallini. In una scuola italiana, Ernesto e Filippo, un professore di italiano e uno di matematica, il primo chiuso nelle proprie tradizioni e contrario a quanto l’uso della Rete gli possa offrire, il secondo è perennemente connesso al web, sempre a caccia di colleghe, adorato dagli alunni. Un passato non facile da dimenticare ha anche visto una donna indecisa tra i due. E se oggi il gioco delle parti cambiasse e le idee e gli interessi dell’uno diventassero quelli dell’altro? Durata 102 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

150 milligrammi – Drammatico. Regia di Emmanuelle Bercot, con Side Babett Knudsen e Benoit Magimel. Tratto da una storia vera. Nell’ospedale di Brest dove presta servizio, una pneumologia scopre che tra le morti sospette di alcuni pazienti e l’impiego di un farmaco commercializzato da oltre trent’anni ci sarebbero dei legami. È una lotta sempre più in crescita, da sostenere ogni giorno da parte di un gruppo di medici contro il Ministero della Salute francese e contro la casa farmaceutica che ha prodotto il farmaco. Durata 128 minuti. (Romano sala 3)

 

Cinquanta sfumature di nero – Erotico. Regia di James Fooley, con Jamie Dornan, Dakota Johnson e Kim Basinger. Sono cambiati sceneggiatore e regista per questo secondo capitolo della saga erotica inventata ad onor del proprio portafoglio dalla signora E.L. James, continua la ginnastica erotica di Christian e Anastasia, si preannuncia un nuovo grande successo grazie alle resse degli aficionados, tutto un gran mercato assai redditizio sulla scia dell’exploit dei 125 milioni di copie vendute del romanzo. In attesa delle sfumature di rosso. Durata 115 minuti. (Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gaston Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Salas i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Uno spunto interessante, uno svolgimento condotto con partecipazione: spiace per la grande povertà della forma, la regia scarna, i luoghi comuni, e il presepe di piccoli personaggi chiusi in macchiette in troppe occasioni. Coppa Volpi veneziana al protagonista (di certo sopravvalutata). Durata 118 minuti. (Classico)

 

Falchi – Drammatico. Regia di Toni D’Angelo, con Michele Riondino e Fortunato Cerlino. Due uomini, due poliziotti che fanno parte della Squadra Mobile napoletana, di poche parole e con metodi a volte spicci e spregiudicati, l’uno con l’ossessione dei cani, l’altro è un tossico, sempre in lotta contro la criminalità organizzata, a cavallo giorno e notte della loro moto a presidiare i quartieri più difficili. Ma anche errori nel lavoro di ogni giorno e sensi di colpa: qualcosa in entrambi cambia con il suicidio della figura paterna del loro commissario, accusato di rapporti con la camorra. Durata 98 minuti. (Uci)

 

Jackie – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Billy Crudup e John Hurt. I giorni che seguirono all’uccisione di Kennedy a Dallas, la ricostruzione dell’attentato, i ricordi e le immagini che invasero il mondo, il tailleur rosa di Chanel sporco di sangue, il ritorno a Washington e il trasloco dalla Casa Bianca, la lotta di una donna ormai sola contro l’establishment e la sua volontà indomita perché al presidente venissero fatti grandi, imponenti funerali di stato. Al centro della vicenda, di ogni inquadratura è la Jackie di Natalie Portman a raccontare quei giorni ad un giornalista di “Life Magazine”. Durata 99 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Blu, Reposi, Uci)

 

La La Land – Musical. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Emma Stone. La storia di due ragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante attrice che continua a fare provini. Si incontrano nella Mecca del Cinema e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, due canzoni indimenticabili e due attori in stato di grazia, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale (V.O.), Eliseo Blu, F.lli Marx sala Chico, Massimo sala 2, Reposi)

 

La legge della notte – Drammatico. Regia di Bey Affleck, con Ben Affleck, Sienna Miller, Brendan Gleeson e Elle Fanning. Joe Coughlin, reduce dalle crudeltà della Prima Guerra mondiale, decide di intraprendere la strada pericolosa del fuorilegge, costruendosi un impero tutto suo, rifiutando l’idea di dover sottostare a qualsiasi padrino, a nessuna famiglia. Solo contro tutti quindi, nella ricca Florida a rendere più che vantaggioso il contrabbando di rum con l’appoggio dei cubani. Anche amori contrastati, tradimenti e agguati in perfetto stile gangsteristico. All’origine il romanzo di Dennis Lehane (“Mystic River” a firma Eastwood e “Shutter Island” a firma Scorsese) che aveva già offerto a Affleck l’occasione di “Gone Baby gone” per il suo esordio alla regia. Durata 129 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Lego Batman – Il film – Animazione. Regia di Chris McKay. I mattoncini famosi in tutto il mondo si uniscono in questo film, tra citazioni cinematografiche e precisi riferimenti, da Robin al maggiordomo Alfred, da Batgirl al prode Batman che imparerà a valorizzare i rapporti affettivi cancellando il trauma che ha determinato la sua vita. Durata 104 minuti. (Uci)

 

Lion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, cercando di seguire il fratello più grande nel continuo tentativo di recuperare lungo le strade dell’India quel poco che aiuti alla sopravvivenza della sua famiglia, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Romano sala 1)

 

Logan – The Wolverine – Fantasy. Regia di James Mangold, con Hugh Jackman, Richard Grant e Patrick Stewart. Un film di congedo, un eroe che depone i propri artigli e vive quasi segregato in un luogo sperduto del Messico, accudendo al suo anziano mentore, il professor Xavier, con la compagnia di un mutante che di nome fa Calibano e vorrebbe uscire dalle pagine della “Tempesta” shakespeariana. Ma c’è un’ultima avventura da combattere, accanto ad una giovanissima Laura che ha gli stessi poteri di Logan. Durata 131 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Mamma o papà? – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Valeria, ingegnere, e Nicola, ginecologo, dopo tre lustri di matrimonio, hanno deciso di divorziare. Noia, arrivismo, nuovi compagni, le offerte di lavoro che arrivano dall’estero, tutto collabora a far naufragare l’unione. Anche i loro figli sono tre e di loro nessuno dei due ha intenzione di occuparsi. Durata 98 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Manchester by the sea – Drammatico. Regia di Kenneth Lonergan, con Casey Affleck, Michelle Williams e Lucas Hedges. Film in corsa per gli Oscar, sei candidature (miglior film e regista, sceneggiatura originale e attore protagonista, attrice e attore non protagonista), un film condotto tra passato e presente, ambientato in una piccola del Massachusetts, un film che ruota attorno ad un uomo, tra ciò che ieri lo ha annientato e quello che oggi potrebbe farlo risorgere. La storia di Lee, uomo tuttofare in vari immobili alla periferia di Boston, scontroso e taciturno, rissoso, richiamato nel paese dove è nato alla morte del fratello con il compito di accudire all’adolescenza del nipote. Scritto e diretto da Lonergan, già sceneggiatore tra gli altri di “Gangs of New York”. Durata 135 minuti. (Eliseo Rosso, Nazionale sala 2)

 

Moonlight – Drammatico. Regia di Barry Jenkins, con Naomi Harris, Mahershala Ali e Trevante Rhodes. Miglior film secondo il parere della giuria degli Oscar, film teso, crudo, irritante. La storia di Chiron – suddivisa in tre capitoli che delimitano infanzia adolescenza ed età adulta del protagonista – nella Miami povera, tra delinquenza e droga, prima solitario e impaurito dalla propria diversità colpita dai pregiudizi, infine spacciatore che non ha paura di nulla e che sa adeguarsi al terrificante e violento panorama che lo circonda. Attorno a lui una madre tossicomane, un adulto che tenta di proteggerlo, un giovane amico. Durata 111 minuti. (Centrale (V.O.), F.lli Marx sala Groucho, Nazionale sala 1)

 

Omicidio all’italiana – Commedia. Regia di Maccio Capatonda, con Capatonda, Herbert Ballerina, Nino Frassica e Sabrina Ferilli. Succede qualcosa di strano nel solitario paesano abruzzese di Acitrullo, dimenticato davvero da Dio e dagli uomini: un omicidio. Perché non sfruttare la situazione, si chiede il sindaco Piero Peluria, mentre arrivano folle di curiosi e soprattutto la televisione con la sua bella trasmissione “Chi l’acciso?”. Durata 99 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Rosso Istanbul – Drammatico. Regia di Ferzan Ozpeteck, con Halit Ergenç, Nejat Isler e Serra Yilmaz. Il regista turco torna a girare nella sua patria, a vent’anni di distanza dal “Bagno turco” e da “Harem Suaré”, ancora una volta avvolto nel suo realismo magico, con una storia che ha le proprie radici (rivisitate) nel romanzo omonimo, a cavallo dell’autobiografia, e che vede il ritorno a Istanbul da una Londra culla d’esilio dello scrittore Orhan richiamato dal regista Deniz al ruolo di editor per una sua nuova opera letteraria. Ma Deniz all’improvviso scompare e Ohran viene a contatto con il mondo di lui, con i suoi amici, con il suo passato. Malinconie, la realtà del quotidiano, i cambiamenti della Turchia, il passato e il presente che si guardano e si confrontano, le “madri del sabato” alla ricerca dei figli scomparsi. Durata120 minuti. (Eliseo Grande, Romano sala 2, Uci)

 

Split – Thriller. Regia di M. Night Shyamalan, con James McAvoy. La storia di Kevin, uno psicopatico che unisce in sé 23 diverse personalità, che si alternano nella mente e nel corpo, in cura da una psicologa che non ha compreso come in lui stia sempre più prendendo importanza la ventiquattresima, la Bestia, la più pericolosa, che tende a sovrastare ogni altra. Un giorno Kevin rapisce tre ragazze. L’autore del “Sesto senso” e di “The village” gioca con i differenti generi, dal thriller al soprannaturale, dal dramma psicologico allo studio medico, non dimenticando Lynch o il viso e la risata del Nicholson di “Shining”. Durata 116 minuti. (Uci)

 

The Founder – Commedia. Regia di John Lee Hancock, con Michael Keaton e Laura Dern. Con un passato di commesso viaggiatore di scarso successo, nel 1954, di fronte alla ristretta attività dei fratelli Dick e Mac McDonald a San Bernardino in California, un povero chiosco di hamburger confezionatore di spuntini veloci per altrettanto pubblico frettoloso e dal poco spendere, il signor Ray Kroc pensa di allargare, in qualità di socio, l’attività dei pionieri su scala nazionale. Sappiamo tutti com’è andata a finire, successo successo successo, unendo artigianato e voglia di sperimentazione unita a una fragorosa mania di grandezza. Un avventura americana, una sfida e il sogno sempre ricercato, un’altra bella prova per il resuscitato Keaton, già pedina vincente di titoli quali “Birdman” e “Il caso Spotlight”. Durata 115 minuti. (Classico)

 

The Great Wall – Avventuroso – Regia di Zhang Yimou, con Matt Damon, Tian Jing e Willem Dafoe. Banco di prova per coproduzioni cino-statunitensi, un gruppo di sceneggiatori hollywoodiani, un regista tra i più acclamati, un divo: ma sembra che il gioco non abbia funzionato. Una vicenda che gira intorno alla Grande Muraglia, costruita per mettere al riparo non soltanto il grande paese ma altresì il resto del mondo da orde di creature dall’aspetto animalesco in vena di enormi distruzioni. Stupisce che un regista come Yimou (“Lanterne rosse”) si sia addentrato in una simile avventura, tra kolossal e arti marziali. Durata 103 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci anche in 3D)

 

T2 Trainspotting – Drammatico. Regia di Danny Boyle, con Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller e Ewen Bremmer. Il precedente “Trainpotting” aveva lasciato Mark Renton scappava con il malloppo, abbandonando i compagni in un un mare di rabbia, di droga e di sballo. Non tutti l’hanno digerita. La nuova puntata di quel film che è diventato un cult vede il nostro nel tentativo di riallacciare i contatti, e per quanto si può in vera pace, con loro rimettendo piede a Edinburgo. Quello che non ha proprio voglia di incontrare è Begbie (Carlyle), appena uscito di galera, il più legato al mondo di un tempo. Durata 117 minuti. (Ambrosio sala 2 e sala 3, Greenwich sala 3, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Tra ponente e levante – Documentario. Regia di Lorenzo Giordano. Un paese ligure, isola di terraferma tra le montagne e il mare, un luogo dove i ricordi si mischiano al presente, dove si varano navi enormi e si demoliscono cantieri densi di storia. Una visione poetica del passato e del presente vista con gli occhi di un raccoglitore di memorie. (Classico)

 

Vi presento Toni Erdman – Commedia. Regia di Marin Ade, con Peter Simonischek e Sandra Hüller. Un padre davvero sui generis che, abbandonando la sua vera identità di Winfried per assumere quella del titolo, compare all’improvviso a Bucarest dove la figlia, donna in carriera solitaria e senza uno straccio di relazione amorosa a farle da supporto in un’esistenza senza troppe luci e molte ombre, sta trattando un grosso affare. Un rapporto e una storia fatti di comicità e di tenerezza, un incontro che scombussola, un chiarimento di intenti e di futuro. Durata 162 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Massimo sala 2)

 

“Le regole del buongoverno” al Pannunzio

Lunedì 6 marzo alle ore 18, al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, Sara Lagi e Pier Franco Quaglieni presenteranno il libro di Alberto Giordano “Le regole del buongoverno. Il costituzionalismo liberale nell’Italia repubblicana”, Edizioni De Ferrari. Come andrebbe disegnata una Costituzione per tutelare i diritti dei cittadini e favorire lo sviluppo di una democrazia matura? Esistono meccanismi capaci di scongiurare gli abusi di potere? La nostra Carta Costituzionale li contempla appieno? E che spazio assegna ai Partiti politici? Domande attualissime alle quali i liberali hanno tentato di rispondere sin dai tempi dell’Assemblea Costituente e lungo tutta la “prima Repubblica”. Il volume ricostruisce questa storia con un’attenta analisi del costituzionalismo liberale tra il 1943 ed il 1985: un viaggio attraverso le piccole e grandi “eresie liberali”che hanno costellato quarant’anni di vita italiana. Alberto Giordano insegna Storia dell’opinione pubblica presso l’Università di Genova.