CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 742

"Torino '900. La città delle fabbriche" e la sua coscienza collettiva

novecento1Il libro, martedì 1 marzo, verrà presentato all’Unione Industriali di Torino

Martedì 1 marzo, alle 17.oo, nella sala “Torino” dell’Unione Industriali in via Fanti, verrà  presentato il volume di Enrico Miletto e Donatella Sasso “Torino ‘900. La città delle fabbriche” (Edizioni del Capricorno, Torino 2015), realizzato in collaborazione con l’ISMEL. Il libro, fino al 22 marzo sarà in edicola con “La Stampa”. Il volume raccoglie e propone una preziosa e inedita narrazione fotografica , ripercorrendo le tappe più significative della storia dell’industria a Torino,  i luoghi e i volti delle donne e degli uomini che hanno plasmato nel Novecento la città delle fabbriche, la sua coscienza collettiva, la sua identità storica, la stessa immagine. Un percorso suggestivo che ricostruisce la parabola della città- industria, accompagnando il lettore  nei luoghi della produzione e della socialità della Torino del  secolo scorso, da Borgo Dora a Regio Parco, passando per Vanchiglia e Barriera di Milano. Sullo sfondo, le barriere operaie e i movimenti migratori che hanno plasmato l’identità della città. E’ tra la fine dell’Ottocento e lo scoccare del “ secolo breve”  che  Torino conosce una tumultuosa e incredibile fase di espansione e crescita, mutando per sempre la sua fisionomia, connotandone il carattere più di qualsiasi altra città italiana. novecento2La capitale sabauda diventò la capitale dell’industria , dalle fabbriche tessili e alimentari delle origini allo sviluppo del settore automobilistico, dall’epopea cinematografica italiana (che all’inizio è anzitutto torinese) allo sforzo bellico della Grande Guerra, dalla nascita dell’industria chimica ai tragici bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale. E poi, quasi in arrembante sequenza,  la ricostruzione e il boom economico, le trasformazioni del modo di produrre che si riflettono nel tessuto urbano e sociale della città. E ancora:  la grande immigrazione e le crisi degli anni Settanta, il declino industriale e le trasformazioni della città nel terzo millennio, con la svolta delle Olimpiadi invernali del 2006. Una storia per molti aspetti unica, vista attraverso le immagini e le parole che fanno di “Torino ‘900. La città delle fabbriche” un documento prezioso.

Marco Travaglini

I racconti del treno, sui binari della Ceva-Ormea

LIBRO TRENO 2Il volume, nato da un’idea di Franca Acquarone, raccoglie dieci racconti, uno per ogni stazione della linea ferroviaria più quello relativo alla stazione di Oneglia in cui il treno non è mai arrivato, nonostante il progetto iniziale

Il treno corre da Ceva verso Ormea, supera ponti ad archi e gallerie scure in cui si infila per sbucarne quasi subito con un fischio acuto, vittorioso. Altri tempi, ora la ferrovia Ceva-Ormea, vera e propria opera d’arte costruita sul finire dell’Ottocento, considerata  un “ramo secco”, è stata soppressa. Dal 17 giugno del 2012 le rotaie aspettano, in silenzio, un convoglio che possa sferragliarli sopra. A ricordarla, promuovendo il territorio dell’alta Val Tanaro, è un bel libro, intitolato “I racconti del treno” (Araba Fenice,2014).  Il volume, nato da un’idea di Franca Acquarone, raccoglie dieci racconti, uno per ogni stazione della linea ferroviaria più quello relativo alla stazione di Oneglia in cui il treno non è mai arrivato, nonostante il progetto iniziale. I racconti, incorniciati dalla prefazione di Annibale Salsa, sono di scrittori locali e di fama nazionale: Paola Scola, Giammario Odello, Cristina Rava, LIBRO TRENOMariapia Peirano, Maria Tarditi, Romano Nicolino, Giorgio Ferraris, Franca Acquarone, Bruno Vallepiano, Ugo Moriano. Tutti, ognuno con il proprio stile e le proprie trame  narrative, hanno sviluppato vicende legate a situazioni, reali o di pura fantasia, che fanno riferimento al treno e al suo percorso. Così, in sequenza, viaggiando da una stazione all’altra, le “fermate” di susseguono da Nucetto a Oneglia, passando da Bagnasco, Pievetta, Priola, Garessio, Trappa, Eca Nasagò e Ormea. Un libro che, per un pendolare come chi scrive, insignito da Giorgio Ferraris ( che cura anche la parte finale del libro, sul futuro  della Ceva-Ormea) del titolo di “ferroviere onorario”, rappresenta un prezioso esempio di come un paese serio non dovrebbe abbandonare rotaie come queste se non vuole, un giorno, vivere di rimpianti. Comunque, mai dire mai: questo  libro si inquadra fra le iniziative di sensibilizzazione e di supporto alla rinascita della linea Ceva-Ormea in un’ottica di valorizzazione della Alta Valle Tanaro. Quindi, per dirla in gergo:incrociamo le dita e speriamo che chi può fare qualcosa lo faccia davvero.

 

Marco Travaglini

Omaggio a Italo Calvino, un mese di eventi in città

CALVINO‘CALVINO E LE SUE RADICI/CALVINO AND HIS ROOTS’ 

Nell’ambito di ‘Omaggio a Italo Calvino’, un mese di eventi nella città di Torino dedicati a uno dei nostri più grandi Autori – la vita la scrittura, il lavoro editoriale, in Italia e all’estero- sabato 27 febbraio alle ore 16 presso la Biblioteca civica Villa Amoretti di corso Orbassano 200, si apre la
Mostra Calvino e le sue radici/ Calvino and his roots, per gentile concessione del Comune di
Sanremo Assessorato alla Cultura Biblioteca Civica Dott. Francesco Corradi.
Il progetto di mostra che viene presentato, frutto della partnership stretta con il comune sanremese sulle iniziative torinesi intitolate a Calvino, ripropone su totem e pannelli -in versione bilingue (italiano/inglese)-,estratti dal libro Il giardino segreto dei Calvino. Immagini dall’album di famiglia tra Cuba e Sanremo, a cura di Loretta Marchi e Paola Forneris e si snoda sull’idea centrale di recuperare le ‘radici’ dello scrittore,percorrendo parallelamente gli anni vissuti a Sanremo, la storia dei suoi genitori, la sua attività editoriale. La radice simboleggia l’attaccamento alla terra di origine e alla famiglia, ma è anche l’emblema dell’attività professionale dei genitori Mario ed Eva, che ritorna in molti scritti di Calvino. Il tema delle radici è dunque reale e simbolico: esso rappresenta il legame biunivoco fra lo scrittore e le sue origini
e lo lega indissolubilmente al tema del mondo vegetale e della natura. Saranno presenti le curatrici; è prevista la partecipazione dell’Assessore al Turismo, Cultura e Manifestazioni del Comune di Sanremo, Daniela Cassini. “L’Assessorato alla Cultura è onorato di partecipare a quest’iniziativa davvero importante e qualificata nel nome di Italo Calvino- dichiara l’Assessore Cassini – La nostra biblioteca civica conserva il prezioso patrimonio librario della famiglia donatoci da Italo e dal fratello alla morte dei genitori”. L’evento è parte del Programma della rassegna curata da Ocra Lab Idee per comunicare per raccontare uno dei più grandi autori del ‘900, con mostre spettacoli letture dal 13 febbraio al 24 marzo 2016, nella Rete delle Biblioteche civiche torinesi e nella Casa del Quartiere di San Salvario. Il Progetto di eventi per
Calvino, presentato in collaborazione con l’Associazione d’Arte e Cultura Leon Battista Alberti, viene realizzato con il sostegno della Regione Piemonte – Direzione Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport – Settore Promozione dei beni librari e archivistici, editoria e istituti culturali -, con la main partnership di Città di Torino – Biblioteche civiche e con le Partnership del Comune di Sanremo – Biblioteca Civica F. Corradi e della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.
Con il Sostegno di Main Partner Partner Assessorato alla Cultura
Biblioteca Civica “Dott. Francesco Corradi” Un programma vario, composto da linguaggi e territori plurali, che apre volutamente alle partnership di più soggetti culturali e territoriali, e con prestigiose collaborazioni artistiche e dal mondo dell’editoria: da Giuseppe Culicchia, scrittore, traduttore, curatore di eventi culturali noto al pubblico torinese e non solo; a Eugenio Pacchioli, già segretario generale dell’Archivio Storico Olivetti di Ivrea, Ideatore di 8 edizioni della Fiera della Parola per il comune eporediese, pittore e performer; a Nicola Stante, attore e autore di testi teatrali e canzoni, formatosi alla scuola GRM di Giovanni Moretti e Alfonso Cipolla. La mostra è a ingresso libero e resterà allestita fino al 24 marzo 2016, data che segnerà anche la conclusione del Ciclo di eventi intitolati al grande scrittore, con la presentazione negli stessi locali dell’allestimento di uno spettacolo di performance di lettura e pittura. Un Reading dai testi calviniani eseguito dell’attore Nicola Stante, accompagnato dalla Performance di instant painting di Eugenio Pacchioli.
Tutti gli eventi si svolgono a Torino, con il contributo della Città, Main partner attraverso le Biblioteche civiche”, spiega Cristina Ballerini, ideatrice e curatrice della programmazione.: “L’adesione di due partner extra moenia di prestigio, come Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e il Comune di Sanremo con i preziosi contributi delle mostre, – aggiunge-, ci fa capire che abbiamo lavorato nella direzione giusta, per porre le basi di future sinergie fra più soggetti culturali, anche al di fuori della Regione Piemonte. La mostra che presentiamo il 27 febbraio è il segno tangibile che esiste una volontà reciproca di dar vita a questo progetto”.

Prossimi appuntamenti in programma:
LUNEDì 29 FEBBRAIO ORE 21:00 CASA DEL QUARTIERE DI SAN SALVARIO
ITALO CALVINO E LE LEZIONI AMERICANE. INVITO ALLA LETTURA A cura di Giuseppe Culicchia
LUNEDì 14 MARZO ORE 21:00 CASA DEL QUARTIERE DI SAN SALVARIO
ITALO CALVINO E LE LEZIONI AMERICANE. INVITO ALLA LETTURA A cura di Giuseppe Culicchia
MARTEDI’ 22 MARZO ORE 17:30 BIBLIOTECA CIVICA ALBERTO GEISSER
PIERINO E LA STREGA. SPETTACOLO DI BURATTINI ISPIRATO alle FIABE ITALIANE raccolte da ITALO
CALVINO A cura della Compagnia Vecchia Soffitta, di A. Casaroli e L.. Cordima
GIOVEDì 24 MARZO ORE 18:00 BIBLIOTECA CIVICA VILLA AMORETTI
SPETTACOLO DI CHIUSURA: ‘ESTEMPORANEA DI PITTURA CON READING: Italo Calvino raccontato dai pennelli di
Eugenio Pacchioli e dalla voce narrante di Nicola Stante.

"Sulla scena del crimine", l'approccio scientifico alla fotografia

crimine fotoTre mostre ospitate tra cui una personale di Antonio Ottomanelli e scatti di Lise Sarfati

“Sulla scena del crimine.  La prova dell’immagine dalla  Sindone ai droni” è il titolo dell’esposizione che inaugura il denso cartellone di novità delle attività di Camera per il 2016, dopo la sua apertura, lo scorso autunno, con la personale di Boris Mikhailov.La mostra, curata da Diana Dufour, analizza la storia della fotografia forense e presenta un corpus di opere che coprono più di un secolo,  dalle prime immagini entrate nelle aule di un tribunale alle fotografie satellitari utilizzate dalle organizzazioni per i diritti umani per denunciare l’uccisione di civili, come nel caso dell’attacco da parte dei droni.

Camera ha selezionato undici casi-studio per illustrare l’approccio scientifico alla fotografia, in grado di renderla un indispensabile strumento giudiziario. Le immagini forti e a tratti violente dell’esposizione,  ospitata fino al 1 maggio prossimo presso il Centro Italiano per la fotografia, in via delle Rosine 18, sono il frutto di tre anni di indagini e studio presso gli archivi della polizia. La mostra invita a indagare le eventuali diversità presenti tra la fotografia artistica e quella forense. Se a entrambe è richiesto di fermare l’attimo rendendolo immortale, nel caso di quella forense la fotografia dovrebbe anche divenire un occhio infallibile per documentare la realtà. Di notevole interesse il video che ripropone immagini tratte dal film “Nazi Concentration camp”, sulla scoperta dei campi di concentramento da parte dei soldati alleati, riprese dai cameramen su ordine del generale Eisenhower,  seguendo un preciso set di istruzioni, in modo tale che potessero fornire un puntuale resoconto dello stato delle vittime e delle circostanze della loro morte. Tale documento fu mostrato al processo di Norimberga,  dove l’assetto classico dell’aula del tribunale fu rivoluzionato mettendo uno schermo in posizione centrale. I criminali furono così posti faccia a faccia con la loro infamia.

All’interno della Project Room è stata poi inaugurata la mostra intitolata “Oh Man” di Lise Sarfati, curata da Francesca Zanot,  e dedicata a questa fotografa francese formatasi a Parigi,  alla Sorbona, che ha realizzato una serie di scatti nella downtown di Los Angeles tra il 2012 e il 2013. Questa esposizione rimarrà aperta fino al 13 marzo, come quella dal titolo ” Kabul + Baghdad”, dedicata agli scatti del fotografo italiano Antonio Ottomanelli,  realizzati sul campo di scenari cruciali come Afganistan e Iraq.

A marzo seguirà una mostra di scatti dedicati all’architetto Carlo Mollino, che ha firmato il progetto del teatro Regio di Torino, e di cui per la prima volta saranno esposte fotografie scattate durante i suoi numerosi viaggi. Seguirà poi un’esposizione su Edward Weston e il minimalismo americano, vale a dire un’indagine sulle contaminazioni tra arte contemporanea e fotografia. In autunno è in programma una rassegna fotografica sugli archivi dell’Eni.

 

Mara Martellotta

Piero Portaluppi, il maestro dell’ architettura “elettrica”

 

Le sue centrali idroelettriche rappresentano un esempio di originalità assoluta e sono uniche nella loro architettura. Alla prima , quella di Verampio – nel comune di Crodo -, posta al punto di confluenza del fiume Toce e del torrente Devero, Portaluppi diede l’aspetto di un forte turrito a simboleggiare il feudo energetico dell’impresa Conti, che costruì la centrale

(Foto: Fondazione Piero Portaluppi  Milano – www.portaluppi.org)

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In Val d’Ossola, quasi a ridosso del confine con la Svizzera, nel primo quarto del secolo scorso, vennero realizzate delle imponenti infrastrutture per lo sfruttamento della principale fonte energetica naturale presente tra quei monti, cioè l’acqua. Tra queste spiccano dei veri e propri capolavori di architettura industriale  come l’impianto di Piedimulera – risalente al 1906 – tra le opere più interessanti dell’architetto milanese Gaetano Moretti o la centrale di Pallanzeno, costruita vent’anni dopo – nel 1926 – che s’impone all’attenzione per l’articolazione del suo ampio prospetto che richiama il modello ottocentesco dei palazzi aristocratici. Poco più a nord, oltrepassata Domodossola, s’incontra la centrale di Crevola d’Ossola, realizzata da Piero Portaluppi nel 1925. In valle Divedro è ubicata la centrale di Varzo, realizzata nel 1910 in muratura di pietra locale su progetto di Ugo Monneret de Villard. Nel territorio comunale di Crodo, in valle Antigorio, si trova la prima delle centrali realizzate da Piero Portaluppi per Ettore Conti.

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Nella centrale di Verampio, del 1910, Portaluppi rivelò pienamente la sua attenzione alle suggestioni neomedievali. Il modello di riferimento era la tipologia del palazzo-castello con torri, grandi bucature ogivali e bifore. Nelle successive centrali realizzate dal grande architetto milanese, localizzate più a monte nella valle (Crego, Valdo, Cadarese), si può notare invece un tratto già aperto alle influenze moderniste e liberty dell’architettura nordeuropea. A Formazza, infine, si trova l’imponente centrale di Ponte ( risalente al 1933). Ma chi era Piero Portaluppi, il maestro dell’ architettura “elettrica” della prima metà del Novecento.?  Nato a Milano il 19 marzo del 1888, nel 1905 si diplomò all’Istituto tecnico Carlo Cattaneo e si iscrisse al Politecnico. Negli anni dell’università si dilettò anche come caricaturista, collaborando con alcuni giornali satirici milanesi dell’epoca (“Il Babau”, “A quel paese”, il “Guerin Meschino”).

PORTALUPPI36A ventidue anni si laureò in architettura e venne premiato con la medaglia d’oro che il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano conferiva al migliore laureato del Politecnico. L’anno seguente – era il 1911 – ottenne la nomina ad “assistente straordinario di Architettura superiore“, aggregato al corso di Gaetano Moretti, iniziando così la carriera accademica. Contemporaneamente avviò la sua attività professionale e quasi subito cominciò la lunga collaborazione con Ettore Conti, figura di primo piano dell’imprenditoria elettrica italiana. Per le Imprese elettriche Conti, e per le società ad essa collegate, Portaluppi progettò tra il 1912 e il 1930, numerose centrali idroelettriche, localizzate soprattutto nelle valli ossolane. Tra queste le più famose, e già citate,  a Verampio, Crego , Crevoladossola e Cadarese. Le sue centrali idroelettriche rappresentano un esempio di originalità assoluta e sono uniche nella loro architettura. Alla prima , quella di Verampio – nel comune di Crodo -, posta al punto di confluenza del fiume Toce e del torrente Devero, Portaluppi diede l’aspetto di un forte turrito a simboleggiare il feudo energetico dell’impresa Conti, che costruì la centrale. Nella costruzione riecheggiano aspetti neomedioevali, così come nei dettagli architettonici e decorativi quasi come desiderio di trasmettere un’immagine di grandezza e orgoglio del committente. Richiami che si trovano anche nelle strutture per il personale e nella palazzina  del direttore. Nel 1917 fu la volta di quella di Crego, sempre nel territorio di Crodo, che presenta pietre sbozzate e levigate, legni a vista, dentellature, riseghe, con l’alternarsi di superfici scabre e lisce. La centrale è affacciata sul Toce a ridosso di una roccia ripida, costruita in  granito.

portaluppi4La centrale di Crevoladossola fu realizzata, invece,  nel 1925 e presenta tre volumi distinti: la sala macchine, la cabina di trasformazione, la torre per il raffreddamento. Caratterizzata da accenti orientali, richiama una pagoda e il bugnato ( i blocchi di pietra sovrapposti a file sfalsate) si compone in trame a losanghe mentre le  finestre sono a forma di rombi. Infine, l’ impianto più vasto, l’ultimo ideato da Portaluppi: la centrale di Cadarese, nel comune di Premia. E’ lì che, secondo le direttive del geniale architetto, viene dato un ruolo dichiaratamente innovativo alla pietra. Il dettaglio dell’edificio è molto curato: dalle saette in ferro agli angoli, ai finti balconi in legno per richiamare lo stile abitativo montanaro, alle cornici di serizzo sui portoni. La centrale fu dedicata a Carlo Feltrinelli, presidente dell’azienda elettrica Edison. Portaluppi non si limitò alle centrali ma legò il suo nome ad un’infinità di opere architettoniche, in Italia e all’estero. Ma non vi è dubbio che le sue opere nell’estremo nord del Piemonte,  tese a dare  alla staticità della roccia una continua allusione al moto guizzante dell’energia, sono ammirate e studiate ancora oggi.

 

Marco Travaglini

 

Andare per monasteri

Viaggiando lungo la penisola, s’incontrano monasteri medievali, costruiti come fortezze, che hanno svolto molte funzioni: difeso civiltà, accolto pellegrini, celebrato la grandezza di dinastie aristocratiche
 

MONASTERI SCARAFFIA“Andare per monasteri” è il bel libro scritto da Lucetta Scaraffia per “Il Mulino”. L’autrice, già docente di  Storia contemporanea alla Sapienza,  editorialista per il Messaggero e L’Osservatore Romano, ofre al lettore un “cammino di Santiago” tutto italiano, alla ricerca dell’autenticità della vita spirituale dei monasteri. Un cammino sulle tracce dei luoghi dove la vita è scandita da un ritmo lento e secolare, dove vige l’esperienza del silenzio, della pace interiore e del contatto con la natura. Un itinerario che non è completo ma che consente di incontrare i monasteri italiani storicamente piu’ importanti, che richiamano quest’atmosfera di raccoglimento e preghiera. Viaggiando lungo la penisola, s’incontrano monasteri medievali, costruiti come fortezze, che hanno svolto molte funzioni: difeso civiltà, accolto pellegrini, celebrato la grandezza di dinastie aristocratiche. Ci sono costruzioni che risalgono al medioevo e monasteri rinascimentali e barocchi, così come  edifici nuovi che testimoniano della recente rinascita monastica. Luoghi che – come secoli fa – ci regalano l’esperienza del silenzio, che sanno trasmettere anche solo con la conformazione degli spazi, con la scansione della giornata che si svolge secondo ritmi millenari. Da Novalesa a Camaldoli, da La Verna a Subiaco e Praglia, da Rosano a Campello, a Grottaferrata: l’itinerario si snoda fra luoghi storici e luoghi recenti del monachesimo italiano, tutti animati da una vita spirituale autentica. Un bel richiamo, è dedicaro alla comunità monastica di Bose, sul confine tra biellese e canavese,  dove i monaci guidati dal priore Enzo Bianchi, sin dalla fondazione,  promuovono un intenso dialogo ecumenico fra le differenti chiese e denominazioni cristiane. “Andare per monasteri” può essere utilizzato come una guida ma è anche molto di più: esplora e analizza l’incredibile atmosfera che si respira tra queste mura, offrendo una promessa di elevazione interiore e  capaci, come a Bose, di attrarre anche persone che non si riconoscono nella fede.

Marco Travaglini

“Madonne in Piemonte”

fassino madonnaUna mostra fotografica all’Urp dell’Assemblea regionale
 

È dedicata alle raffigurazioni di Maria, “umile e alta più che creatura / termine fisso d’eterno consiglio”, la mostra fotografica “Madonne in Piemonte”, che s’inaugura lunedì 29 febbraio alle 17.30 all’Urp di via Arsenale 14/G, a Torino.L’allestimento, curato dalla Parrocchia torinese di Sant’Antonio Abate, propone una ventina di scatti di statue mariane provenienti da tutta la regione: dalla “Consolata” di Torino alla “Madonna del melograno” del Battistero del Duomo di Chieri (To); dalla “Madonna dello schiaffo” della Cattedrale di Sant’Eusebio, a Vercelli, alla “Madonna dei fiori” del Santuario diocesano di Bra (Cn).“Con questa iniziativa – sottolinea il parroco, don Felice Reburdo – ci piacerebbe non solo documentare una serie di testimonianze artistiche care alla devozione popolare ma anche offrire un’occasione per un percorso mirato a una maggiore valorizzazione della figura femminile alla luce di Colei di cui Dante scrisse ‘In te misericordia, in te pietate, / in te magnificenza, in te s’aduna /quantunque in creatura è di bontate’”.La mostra è visitabile fino a mercoledì 23 marzo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16.

www.cr.piemonte.it – foto: archivio

Piemonte Movie gLocal Film Festival edizione n. 15

ventavoliSono 56 i film proposti, anche anteprime assolute, come nel caso di  ‘Mio cugino è il sindaco di New York’

A Torino dal 9 al 13 marzo prossimi si tiene la 15a edizione del Piemonte Movie gLocal Film Festival, promosso dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, dove è stato presentato. La rassegna è incentrata sulla creatività cinematografica piemontese con particolare riguardo al cinema indipendente italiano. Sono 56 i film proposti, anche anteprime assolute, come nel caso di  ‘Mio cugino è il sindaco di New York’ di Vincenzo Lerose, girato a Grassano (Matera), paese del sindaco di New York Bill de Blasio. In programma l’omaggio a due registi piemontesi, Claudio Caligari e Guido Chiesa e  la presentazione di ‘Venanzio Revolt. I miei primi 80 anni di cinema’, sulla vita di Lorenzo Ventavoli,  intervistato da Steve Della Casa con  voce narrante di Nanni Moretti.

SPIRITELLI, AMORINI, GENIETTI E CHERUBINI

accorsi mostraAllegorie e decorazione di putti dal Barocco al Neoclassico al Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto

La Fondazione Accorsi – Ometto dedica alla fortuna del tema iconografico dei putti una mostra che, affidata alla cura di Vittorio Natale, sarà allestita nelle sale espositive del museo dal 19 febbraio al 5 giugno 2016; l’argomento  –  pur avendo attirato in passato l’attenzione di eminenti studiosi –  non è mai stato oggetto di una iniziativa espositiva monografica in Europa.

Sotto le variate spoglie di spiritelli, amorini, genietti o di cherubini – come recita il titolo della mostra – i  putti, ispirati all’arte antica romana, hanno trovato ampia diffusione soprattutto a partire dal Rinascimento, dilagando durante il Sei e il Settecento con funzioni decorative, ma anche allegoriche, e caratterizzando in vario modo sia l’arte profana che quella sacra.

La mostra raccoglie sessantatrè selezionatissimi oggetti provenienti da collezioni pubbliche italiane e private (italiane e straniere) ed è articolata in sei sezioni tematiche che sviluppano il tema dal punto di vista privilegiato delle committenze sabaude e piemontesi.

Nel percorso, che si articola  partendo dall’ origine e diffusione del tema  e passando poi per le sezioni dedicate a Nelle vesti di Amore, Allegorie profane, Angioletti e cherubini, Giochi di putti, Putti e arti decorative, sono esposti dipinti, sculture in terracotta, in marmo, in legno policromo, mobili, stampe, bronzi e argenti.

Accanto ad opere anche di Guido Reni, Isidoro Bianchi, Bartolomeo Guidobono, Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, Francesco Cairo, Francesco Ladatte,  Vittorio Amedeo Rapous, Ignazio e Filippo Collino, lo sguardo viene allargato in alcune sezioni al contesto internazionale, con opere anche di Charles Amédée Philippe  Van Loo, Camillo Rusconi e di Paul Heermann.

L’organizzazione della mostra è stata occasione per alcuni significativi recuperi di opere, individuate nei depositi di collezioni pubbliche e restituite alla pubblica fruizione, anche futura, grazie a specifici restauri.

È  il caso dei dipinto ricondotto alla committenza del Cardinal Maurizio di Savoia con tre putti allegorici, finora conservato nei depositi del castello di Racconigi, il cui intervento di restauro è stato realizzato grazie a un finanziamento della Associazione Amici di Racconigi; ma è anche il caso di altre opere, che sono state restaurate con il contributo della Fondazione Accorsi-Ometto: il dipinto di Claudio Francesco Beaumont, ritenuto un bozzetto per l’Allegoria della  Concordia che orna la volta della Galleria delle Battaglie di Palazzo Reale, proveniente dai depositi di Racconigi, o la Vanitas con  Amore dormiente di Bartolomeo Guidobono, appartenente al Museo del Territorio di Biella, o, ancora, una serie di quattro piccole tele conservate nei depositi di Palazzo Madama, le quali raffigurano putti che reggono attributi, accompagnati da cartigli con iscrizioni, riferite a un pittore emiliano attivo nel secondo quarto del secolo XVII, forse identificabile in Francesco Gessi.

Informazioni per il pubblico: 011 837 688 int. 3.

info@fondazioneaccorsi-ometto.it

Piemonte da leggere in biblioteca

Durante il primo incontro che si svolgerà mercoledì 2 marzo alle ore 17.00, verranno presentati i libri:  “Un’indagine coi baffi” di Graziella Ardizzone e “I Pelagra” di Giuseppe Furlano (entrambi editi da Baima Ronchetti)

libriRiprendono presso la Biblioteca della Regione in via Confienza 14 a Torino, gli appuntamenti legati al progetto “Piemonte da leggere”, dedicato alla presentazione di volumi di diversi autori ed editori, accomunati da un unico filo conduttore.Durante il primo incontro che si svolgerà mercoledì 2 marzo alle ore 17.00, verranno presentati i libri:  “Un’indagine coi baffi” di Graziella Ardizzone e “I Pelagra” di Giuseppe Furlano (entrambi editi da Baima Ronchetti).

Si prosegue tutti i mercoledì con ingresso gratuito sino a esaurimento posti.La Biblioteca della Regione vanta, inoltre, un patrimonio di circa 53mila libri, con caratterizzazione giuridico-amministrativa, e mette a disposizione degli utenti volumi, periodici, banche dati e opere di consultazione dedicate al diritto, all’economia, alle scienze sociali e in particolare alle questioni regionali e delle autonomie locali. Tra le novità l’attivazione di MediaLibraryOnline (Mlol), la prima rete in Italia dedicata al prestito digitale gratuito, consultabile all’indirizzo Internet

 
http://crp.medialibrary.it/home/home.aspx.
http://www.consiglioregionale.piemonte.it/web/comunicati-stampa/comunicati-stampa-2016/411-febbraio-2016/4945-piemonte-da-leggere-2