CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 74

OSN, un bilancio della stagione con Paolo Cairoli

TORINO CITTA’ DELLA RADIO E DELLA TELEVISIONE / 2

INTERVISTA A PAOLO CAIROLI

La stagione 2024-2025 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale è stato un successo. Tra ospiti internazionali o appuntamenti sold out, l’Orchestra di Andrés Orozco-Estrada ha superato le aspettative anche quest’anno.

Il merito è anche di un programma originale e variegato, che attira un pubblico di ogni età. La scelta è ampia: le serate Rai NuovaMusica sono dedicate alla contemporaneità musicale, le Domeniche all’Auditorium alla musica da camera e gli appuntamenti di stagione ricchi di ospiti. A ciò si aggiungono i concerti Fuori Sede – alla Scala di Milano, ad esempio – e quelli con una tradizione di più di vent’anni, di Natale e di Pasqua.

Tutti i concerti vengono trasmessi in diretta su Radio3, alcuni su Rai5; gli appuntamenti si possono poi ascoltare gratuitamente in streaming su RaiPlay.

Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Paolo Cairoli, responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa dell’OSN, che ha raccontato tutte le sfumature che rendono l’Orchestra l’istituzionale nazionale che è oggi.

B: Siamo arrivati quasi al termine della stagione. Com’è andata?

P: Alla fine le serate di maggior successo coincidono con la proposta di brani più noti al grande pubblico. Un concerto che ha fatto registrare il tutto esaurito molti mesi prima di andare in scena è stato il concerto che prevedeva la Quinta di Beethoven e il terzo concerto di pianoforte con l’orchestra di Rachmaninoff, divenuto celebre grazie al film Shine (1996).
Un conto è il successo, un altro è la soddisfazione. A volte danno grande soddisfazione anche concerti inaspettati. Per esempio, l’anno scorso ha debuttato un direttore d’orchestra giovane e molto bravo, Thomas Guggeis, che ha avuto uno straordinario successo di pubblico ma anche presso l’orchestra. Questo è un altro fattore molto importante, l’entusiasmo con cui certi interpreti trascinano l’orchestra. In quel caso, un giovane direttore che è stato un po’ la rivelazione della stagione scorsa, ha avuto un grande successo.

In generale, il nostro direttore principale Andrés Orozco-Estrada è un grande musicista ma è anche un grande comunicatore e quindi ha un grande appeal sul pubblico, ed è molto apprezzato come direttore.

B: A proposito di comunicazione, come comunica l’orchestra oggi?

P: La comunicazione è integrata su diversi canali. L’orchestra è presente sia sui media tradizionali, quali televisione e radio, in quanto tutti i concerti sono trasmessi da Radio3 e molti concerti sono trasmessi in televisione su Rai5. Dopo la trasmissione televisiva, tutti i concerti rimangono disponibili sullo streaming; in ogni caso tutti i concerti, anche quelli non trasmessi in televisione, vengono trasmessi in streaming.

Esiste una grossa fascia di pubblico che non è a Torino o nelle città in cui suona l’Orchestra, che ci può seguire attraverso diversi media. Tradizionalmente, la radio è quella più antica, in quanto questa nasce come Orchestra della radio. Tuttavia, adesso è diventata anche un’Orchestra di internet. Inoltre, tutti i contenuti vengono (ri)lanciati anche attraverso i social media, che sono un ottimo mezzo per raccontare delle storie e far vedere e sentire quello che facciamo.

I social media sono canali che raggiungono pubblici diversi o comunque permettono di aggiornare le informazioni e far preassaporare quello che si andrà ad ascoltare. Per esempio, durante le prove si pubblica uno stralcio di una prova di un brano che poi si ascolterà in diretta sulla radio o in streaming il giovedì successivo.

B: Come ben sappiamo, oggi l’Orchestra Sinfonica Nazionale fa parte della famiglia di Rai Cultura. Come è cambiato il rapporto con la televisione nel corso degli ultimi anni?

P: Il rapporto con la televisione è abbastanza articolato, nel senso che Rai Cultura riprende e trasmette almeno 10 concerti l’anno, che trasmette su Rai5. Tuttavia, ci sono concerti che vanno su altri canali. Ad esempio, da più di vent’anni il concerto di Natale dalla Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, va in onda su Rai1 dopo la benedizione urbi et orbi del Papa.
Delle altre componenti che non sono cambiate sono la qualità e la cura nelle riprese: non bisogna pensare solo a dove si trasmette, ma bisogna pensare soprattutto a come si produce una ripresa.

Per riprendere un concerto occorrono sei od otto telecamere – ad eccezione dell’esclusiva streaming per cui ne servono solo quattro. Sono necessarie delle persone che seguono le prove, dei consulenti musicali con la partitura che indicano dove fare le riprese, quali strumenti riprendere e quando riprendere l’orchestra nella sua interezza, oltre ad un intero team di regia.

Inoltre, se il concerto viene post prodotto, servono dei professionisti che si occupano del montaggio e dell’editing. C’è tutto un mondo che cura la produzione che poi viene trasmessa su più canali diversi.

B: E’ quindi fondamentale poter contare su un team che sappia valorizzare l’orchestra attraverso riprese che finiscono successivamente su media differenti.

P: E’ molto importante la qualità della produzione della ripresa. Il concerto che viene trasmesso in diretta è così come lo si vede, il concerto che viene trasmesso magari un mese dopo viene post prodotto e rimane a disposizione in streaming su RaiPlay, diventando un documento storico. Ad esempio, ci sono esecuzioni storiche della Rai con interpreti che non ci sono più, o prime assolute di brani che sono diventati di repertorio.

B: Ennio Morricone, uno dei più grandi compositori italiani, ha diretto l’Orchestra Sinfonica della Rai nel 2013. Da Rigoletto (2010) di Bellocchio a Cenerentola (2012) di Verdone, l’OSN è stata protagonista di alcuni film-opera trasmessi in diretta su Rai1. Qual è il rapporto di oggi con il cinema?

P: L’OSN produce anche colonne sonore di fiction televisive e indice dei cd, c’è un’ampia discografia. E’ capitato anche che l’Orchestra abbia eseguito colonne sonore cinematografiche. Non è frequentissimo, ma può capitare che succeda.

B: Abbiamo del direttore attuale Andrés Orozco-Estrada, molto amato dal pubblico, che resterà fino al 2026. Qual è il processo di selezione dei direttori principali dell’OSN?

P: Si tratta di una scelta della direzione artistica tra i direttori ospiti che frequentano l’Orchestra, invitati per interpretare i brani di alcuni concerti della settimana. Se si crea un buon rapporto con l’Orchestra, si può valutare la posizione di direttore principale e valutare se si può percorrere un pezzo di strada assieme.

B: Avete notato un cambiamento nel pubblico negli ultimi anni, sia in merito di numeri che in base, ad esempio, all’età?

P: Come è capitato un po’ a tutti, durante la pandemia c’è stato un grande calo, seguito poi da una ripresa graduale spunta dallo streaming, che è stato inserito proprio in quegli anni per esigenze che tutti noi conosciamo.
Per quanto riguarda l’età anagrafica, la nostra offerta di appuntamenti di musica contemporanea attira un pubblico giovane, interessato ad alcune serate in particolare. Poi ci sono i cosiddetti pubblici specifici, che seguono solo Bach o solo Wagner, ad esempio. Chiaramente, le serate che riscontrano un maggiore successo sono quelle dei grandi classici, come la Quinta di Beethoven.

B: Cosa si vede nel futuro dell’Orchestra?

P: A brevissimo presenteremo la stagione 2025-2026, che si inaugurerà ad ottobre. Ci saranno novità, nuovi programmi e tournée.

Non resta che consultare il programma ufficiale per non perdere gli ultimi appuntamenti della stagione, oppure recuperarli gratuitamente su Rai Play, nell’attesa di scoprire le novità del prossimo anno.

Beatrice Pezzella

La foto dell’Orchestra è di PiùLuce

La lettura è più bella, nel “Bosco dei Pensieri”

Riprendono le “Passeggiate Letterarie” organizzate dalla “Fondazione E. di Mirafiore” a Serralunga d’Alba

Giovedì 22 e giovedì 29 maggio

Serralunga d’Alba (Cuneo)

Due giornalisti – scrittori, uno per anni fra i volti più noti di “mamma Rai”, l’altro fra le penne più attente nel descrivere a fondo la condizione umana in tutte le sue più veritiere sfaccettature: Maurizio Mannoni e Antonio Pascale. Saranno loro i primi ospiti del “Bosco dei Pensieri”, nel “Villaggio Narrante di Fontanafredda”, in occasione della nuova edizione delle ormai celebri “Passeggiate Letterarie” organizzate dalla “Fondazione E. di Mirafiore”, creatura oramai quindicenne di Oscar Farinetti.

Ad inaugurare ufficialmente il programma 2025 sarà, giovedì 22 maggiodalle 18,30Maurizio Mannoni , uno dei volti più noti e nondimeno apprezzati del giornalismo televisivo italiano.

Spezzino di Migliarina e figlio del giornalista Ugo Mannoni, per oltre trent’anni protagonista dell’informazione targata Rai (sotto l’egida benefica dell’indimenticato Sandro Curzi) con il “TG3” e la rubrica “Linea Notte , Mannoni arriva a Serralunga d’Alba in veste di scrittore, con il suo sorprendente esordio narrativo: “Quella notte a Saxa Rubra” (“La Nave di Teseo”), un giallo sofisticato e avvincente ambientato nel cuore della Rai romana. Praticamente a “casa sua”. Il mistero del “giallo” in spazi che Mannoni naviga ancor oggi (che è in pensione) ad occhi chiusi. Al centro del romanzo, un misterioso suicidio avvenuto all’interno degli studi televisivi, che diventa occasione per indagare non solo un delitto, ma anche le dinamiche più oscure e sottili del mondo dell’informazione pubblica.

L’incontro con Mannoni sarà sicuramente una piacevole occasione per ascoltare dal vivo una voce autorevole del giornalismo di casa nostra, impegnata, come “giallista”, in un intrigo di eventi che Maurizio sa ben bene dominare con la consueta grande professionalità del narratore attento, meticoloso e appassionato, ma pur sempre abile maneggiatore di quella sottile ironia capace di imbastire pagine di assoluta intelligenza e gradevolezza.

E, dopo Mannoni, il “Bosco dei Pensieri” è pronto ad accogliere, giovedì 29 maggioAntonio Pascale, giornalista, scrittore, agronomo e blogger, in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Le cose umane” (“Einaudi”, 2025). Pascale, napoletano, oggi residente a Roma, scrive per il teatro e per la radio, oltre a collaborare con “Il Mattino”, “Il Foglio, “Limes”, il “Corriere della Sera” e a dirigere “Agrifoglio”, che racconta di “agricoltura innovativa”. Numerosi i libri pubblicati e tradotti in spagnolo, francese e portoghese. Il suo precedente romanzo “La Foglia di fico” (“Einaudi”, 2021) è stato finalista al “Premio Campiello” 2022. A Serralunga d’Alba, Pascale “condurrà il pubblico lungo i sentieri del bosco e della memoria, tra ironia, malinconia e lucidità”, attraverso pagine che raccolgono e sanno tenere abilmente insieme “una galleria di personaggi – è stato scritto – teneri, meschini, violenti, vulnerabili, impossibili da dimenticare perché veri”. Il fine del libro (ma forse possono essercene più d’uno) è quello di raccontare, attraverso una miriade eterogenea di personaggi, un cambiamento temporale che racconta e si sforza di spiegare con “vena malinconica e scanzonata”, più di ogni altra cosa, la trasformazione della nostra società. “Devo dire grazie – scrive lo stesso Pascale – al trattore di mio padre, il primo ad aver studiato, mio padre poteva andare a scuola perché il trattore lavorava per lui”. In queste semplici e poche parole è il cuore del libro: “la consapevolezza che la società del benessere è un traguardo, nonché un’eredità imperfetta che ci chiede onestà al raccontarla, senza retorica”.

Per info: “Fondazione E. di Mirafiore”, via Alba 15, Serralunga d’Alba (Cuneo); tel. 0173/626424 o www.fondazionemirafiore.it

Gianni Milani

Nelle foto: Maurizio Mannoni e Antonio Pascale

Il Festival della Televisione di Dogliani dal 23 al 25 maggio

Il Festival della Televisione di Dogliani, giunto alla sua 14esima edizione, si svolgerà in piazza Umberto I, piazza Belvedere e Carlo Alberto

Venerdì 23 maggio prenderà il via a Dogliani, in provincia di Cuneo, la quattordicesima edizione del Festival della TV, che proseguirà fino a domenica 25. Si tratterà di tre giornate intense e dense di incontri, spettacoli, dibattiti, e conversazioni, con oltre 130 protagonisti appartenenti al mondo dei media, della cultura, del giornalismo e dell’impresa.

Significativo il titolo del tema scelto per quest’anno “Ritrovarsi”, che vuole essere un invito a riscoprire il valore della presenza, dell’autentico confronto, della narrazione condivisa in un tempo dominato dalla velocità e dalla connessione virtuale. Dogliani si trasformerà ancora una volta in un laboratorio culturale a cielo aperto, dove il pubblico potrà ascoltare da vicino volti noti e voci nuove in un clima informale partecipato. Tra, i tanti ospiti attesi Enrico Mentana, Mara Venier, Carlo Conti, Francesca Fialdini, Ludovico Einaudi, Noa, in dialogo con Gad Lerner, Stefano De Martino, Diodato, Nek, Alberto Matano, Veronica Gentili, Ornella Muti, Corrado Formigli, Diego Bianchi, detto Zoro, Aldo Cazzullo, Pilar Fogliati, Elsa Fornero, Federico Basso, Case a prima vista e Cronache di spogliatoio e molti altri. Il programma, completamente gratuito e senza prenotazione, si svolgerà nelle tre piazze principali del paese: Umberto I, Belvedere e Carlo Alberto, e toccherà tematiche di grande attualità tra giornalismo e informazione, musica e memoria, intelligenza artificiale, televisione e cucina, turismo sostenibile, moda, impegno civile e cultura digitale.

Anche quest’anno il festival assegnerà tre riconoscimenti che verranno consegnati venerdì 24 maggio, nel corso del Festival. Domenica 25 maggio, alle 16, la giornalista e divulgatrice Donatella Bianchi riceverà il Premio Ambiente Coripet. Il premio va a Francesca Fialdini per la sostenibilità, ad Aldo Cazzullo per l’innovazione e a Donatella Bianchi per l’impegno ambientale. Tra le novità più curiose, sabato 24 maggio debutta la prima Dogliani TV Run, una corsa non competitiva per esplorare il territorio in modo attivo e condiviso. E’ organizzata da A.S.D. Pam Mondovì, in collaborazione con il Festival Comune di Dogliani. La manifestazione prevede una gara podistica di 10 km e una corsa camminata di 6 km aperte a tutti.

Dietro le quinte del Festival della TV c’è stato un anno di lavoro e un intero paese in movimento, dietro ogni incontro che riempie le piazze di Dogliani vi è un lavoro silenzioso che inizia quasi un anno prima. Costruire il programma di una manifestazione che vuole raccontare le abitudini e le tendenze e le prospettive della televisione e del giornalismo, e di nuovi linguaggi della comunicazione, richiede visione, intuizione e attenzione, ma anche capacità organizzativa, sensibilità culturale e cura dei dettagli. Il cuore pulsante del Festival è IL Idee al Lavoro, un gruppo quasi interamente al femminile, con Federica Mariani alla direzione artistica, Simona Arpellino a quella organizzativa, Angela Frigerio per il social media management, Carola Baiotti alla grafica e alla creatività. Un gruppo affiatato che lavora con passione alla selezione degli ospiti, al disegno delle piazze e all’equilibrio del palinsesto. In questo contesto è doverosa la menzione di Mauro Tunis alla direzione tecnica, che contribuisce a trasformare Dogliani in un grande teatro a cielo aperto. Sono circa 200 i volontari, i veri motori invisibili del Festival, che su una popolazione di 4 mila abitanti rappresentano qualche cosa di straordinario. Grazie a loro, al loro del tempo, delle energie e del senso di comunità, il Festival diventa anche un’esperienza: un’ospitalità discreta ma autentica, un’organizzazione puntuale e appassionata, una macchina che funziona con il calore umano al centro. Il pubblico, composto, rispettoso, attento e sempre partecipe è molto sabaudo, capace di mostrare entusiasmo senza oltrepassare il limite, curioso e pronto al confronto. E’ anche questo a rendere speciale l’atmosfera, quel senso di rispetto reciproco che unisce e racconta il mondo a chi ascolta con interesse, coltivando spirito critico. Un mix unico, fatto di idee, persone e territorio, rende il Festival della TV un’esperienza di comunità e cultura.

Le tre piazze di Dogliani ospiteranno oltre 56 panel, incontri, interviste, spettacoli a ingresso libero e gratuito. E’ tempo di recuperare il senso della realtà, ribaltare la scala dei valori, rimettendo al centro la comunità reale rispetto a quella virtuale. Vivere queste opportunità tecnologiche come strumenti per incidere ancora meglio sulla realtà, e non ridurci a strumenti di una tecnologia che prende il sopravvento sulle nostre vite. C’è bisogno di vita vera, di contatto fisico, di contraddittorio. C’è bisogno di ritrovare una profondità che si sta perdendo nell’informazione, oggi il più delle volte sopraffatte dalla velocità e dalla superficialità. Abbiamo l’opportunità di vivere tempi tecnologicamente straordinari e destinati a evolvere in maniera ancora più dirompente, verso scenari che richiederanno una sicurezza sempre più forte. Proviamo a non sprecare questa opportunità”.

La giornata inaugurale del Festival si apre nel segno dell’infanzia e della creatività, con un appuntamento riservato alle scuole di Dogliani. Alle 10.30, in piazza Umberto I, andrò in scena l’anteprima della nuova stagione de “Le ricette di Arturo e Kiwi 5”, produzione di Rai Kids. L’incontro, che unisce animazione e divertimento, è condotto dalla produttrice cinematografica Sonia Farnesi e Andrea Zingoni, regista e scrittore, ideatore di due iconici personaggi protagonisti della serie. Nel pomeriggio, la giornalista Francesca Fialdini, autrice e conduttrice, dialogherà con il giornalista culturale de La Stampa Alberto Infelise, in occasione del premio a lei dedicato. Alle 18.30 Ludovico Einaudi incontrerà Aldo Cazzullo, editorialista e vicedirettore de Il Corriere della Sera, in una conversazione che esplora il potere evocativo della musica, il rapporto con la memoria e l’importanza del silenzio nel mondo di oggi. Alle 17. 30 Ornella Muti, recentemente premiata con il David di Donatello alla carriera, si racconterà a Steve Della Casa. Alle 18.30 sarà dato spazio al mondo dell’editoria con l’incontro tra l’editore Urbano Cairo e Mario Calabresi, oggi direttore della Podcast Company Choramedia. I due dialogheranno sul presente e futuro del giornalismo, tra credibilità e nuove forme di racconto e sostenibilità economica dei media. Il pomeriggio si chiuderà con la partecipazione di Carlo Conti, e la giornata, in piazza Umberto I vedrà come ultimo incontro il dialogo tra Noa, cantautrice israeliana, e Gad Lerner, sui temi urgenti della pace, del ruolo dell’arte nei conflitti e dell’identità attraverso il linguaggio universale della musica.

 

Mara Martellotta

 

Dardust per l’apertura di “Città in note. La musica dei luoghi”

Al Toselli di Cuneo arriva 
Domani, mercoledì 21 maggio, prende il via la rassegna con oltre 30 appuntamenti in 6 giorni

20.05.2025 – Prende il via domani, mercoledì 21 maggio, la quinta edizione del festival “Città in note. La musica dei luoghi” che animerà il capoluogo della provincia Granda fino a lunedì 26 maggioPiù di 30 appuntamenti, in 6 giorni di programmazione, che celebrano l’unione tra la musica e il patrimonio storico della città con concerti, performance, workshop e incontri che trasformeranno alcuni dei più suggestivi luoghi della città in palcoscenici vibranti mettendone in luce il grande valore storico, architettonico e naturale. Una proposta che spazia, come sempre, tra diversi generi in un’ottica di ampliamento dell’offerta culturale e di una visione aperta e inclusiva del linguaggio musicale che si relaziona non soltanto con il pubblico e i cittadini, ma anche con lo spazio urbano, valorizzandolo attraverso performance site specific.

Domani, mercoledì 21 maggio, alle 21, al teatro Toselli (via Giovanni Toselli, 9) ad aprire “Città in note” sarà Dardust. Pianista, autore, compositore e producer tra i più premiati al mondo della nuova generazione, dopo il successo del tour europeo “Urban Impressionism torna a teatro con un suggestivo e intimo live per piano e trio d’archi. Artefice di uno stile personalissimo e innovativo, in grado di ridisegnare i confini di classico e contemporaneo, ha gettato la sua musica ben oltre le definizioni, creando da sempre atmosfere non convenzionali in un equilibrio perfetto tra pianoforte ed elettronica. Biglietti disponibili in prevendita su ticket.it, al costo di 25 euro intero e 20 euro ridotto (under 25, over 65, possessori di abbonamenti alle stagioni a cura di Piemonte dal Vivo, iscritti all’associazione ACLI, iscritti FAI, possessori abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta). Salvo esaurimento posti, i biglietti potranno essere acquistati presso la biglietteria del teatro, la sera del concerto, a partire da un’ora prima.

Dardust
Ad anticipare la performance, nell’ambito del progetto di audience engagement e audience development rivolto alle scuole superiori di Cuneo The Youth Factor, alle 18, presso la Sala Michele Ferrero di Casa Betania, sede di Confindustria Cuneo, Dardust si confronterà con il pubblico sul tema della creatività con la conduzione della speaker radiofonica Margherita Devalle.
Evento già sold out ma si consiglia di monitorare comunque il profilo Eventbrite di Artea nell’eventualità che qualcuno annulli la sua prenotazione e si liberino dei posti.Alle 23, presso il complesso Monumentale di San Francesco (via Santa Maria, 10), Alessandro Cipriani, figura di rilievo internazionale nel panorama della musica elettronica sperimentale, sarà protagonista – in collaborazione con il METS, il Dipartimento di Musica Elettronica del Conservatorio “G. F. Ghedini” di Cuneo – di un concerto audiovisivo che si inserisce in un più ampio progetto formativo e di ricerca dell’ateneo cuneese, dedicato al tema della voce intesa come strumento naturale e digitale. Una performance dalla forte carica evocativa, in perfetto dialogo con gli ambienti di San Francesco, che si dividerà in due parti: la prima composta dall’esecuzione di AL NUR (La Luce) e AQUA SAPIENTIAE / ANGELUS DOMINI, basati rispettivamente sull’elaborazione elettronica di canti della tradizione religiosa islamica e del canto gregoriano, e una seconda che prevede la trilogia audiovisiva SHIPWRECKS / NAUFRAGI, in cui si intrecciano immagini di corpi e corde nel mare – evocazione simbolica delle tragedie del Mediterraneo – e paesaggi sonori composti da urla del crollo della borsa di New York, voci concitate delle radiocronache calcistiche, frammenti della vita-mercato e della vita-distrazione.

La rassegna, ideata e promossa da Fondazione Artea con il Comune di Cuneo, e la direzione artistica di Claudio Carboni coadiuvato da Carlo Maver, vede quest’anno, in una forma ancora più consolidata, l’importante coinvolgimento delle scuole e delle istituzioni musicali del territorio – Conservatorio “G. F. Ghedini” di Cuneo, Academia Montis Regalis, Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di SaluzzoIstituto Bianchi-Virginio, Insieme Musica, Palcoscenico Performing Arts Centre, Progetto Har e Voice Art Academy – che con le loro proposte di alta qualità troveranno in “Città in note” una rassegna ideale per presentare i giovani talenti della musica del futuro. Diverse le collaborazioni con le principali realtà concertistiche piemontesi: le cuneesi Orchestra sinfonica Bartolomeo Bruni e la Società Corale Città di Cuneola Corale Polifonica “Castello” di Rivoliil Coro Polifonico di Boves e il Gruppo corale “I Polifonici del Marchesato”.

Ad eccezione del concerto al Teatro Toselli, l’ingresso agli eventi è libero e gratuito, fino a esaurimento posti. Per informazioni consultare il sito www.fondazioneartea.org

Al Salone Mariù Safier, per anni voce e volto della RAI

Allo stand della FUIS, la Federazione Unitaria Italiana Scrittori, nell’ambito del Salone Internazionale del libro, la giornalista e saggista Mariù Safier, voce e volto per anni della RAI, ha presentato a Torino il suo nuovo romanzo intitolato: “La steccaia”. Autrice di numerose biografie sulle donne di Casa Savoia, ha pubblicato: “Scrigni, sipari, piume e velette.

 

Storia delle signore sabaude. Donne di casa Savoia nella storia del Piemonte e d’Italia”; “Candide perle e spume di merletti. La moda nel regno di Margherita di Savoia”; “Mafalda di Savoia Assia. Un ostaggio nelle mani di Hitler”; “Jolanda di Savoia, la Principessa del silenzio”, e da anni scrive storie vere ed altri racconti per il settimanale “Confidenze”. In televisione ha esordito giovanissima recitando nello sceneggiato “Ragazza mia” per la regia di Mario Landi mentre in radio è stata la conduttrice insieme a Carlo Massarini, Paolo Giaccio e Mario Luzzato Fegiz dello storico ed ascoltatissimo programma “Per voi giovani”.

Sempre in televisione la possiamo ricordare negli episodi di “Qui squadra mobile” per la regia del grande Anton Giulio Majano, nei panni dell’Ispettrice della Polizia femminile Patrizia Marinelli; ha poi fatto anche per un breve periodo l’annunciatrice e per anni dopo aver lavorato per il Gr, il Giornale Radio, la si poteva seguire quotidianamente quando conduceva e curava il notiziario sul traffico del CCISS – Viaggiare informati, ed è stata anche la doppiatrice, oltre che in telefilm, soap opera e telenovelas, del personaggio di Reika Sanjo nel cartone animato “Daitarn III”. “La steccaia” è un titolo simbolico racconta Mariù Safier: “si riferisce al nome di una casa che fa parte dell’infanzia e dell’adolescenza complicata e difficile della protagonista del romanzo, Marianna, in un periodo storico particolare che va dal 1965 al 1985”.

Niente telefonini, niente internet, niente di niente di tutto quello a cui siamo oggi abituati: in quei vent’anni – ci spiega Mariù – si forma la coscienza di Marianna e della sua amica Ada, due ragazze che si conoscono sui banchi di scuola in un istituto cattolico dove viene data loro un’impostazione morale che però stride ed è in contrasto con i tempi che avanzano, quelli del ’68, ovvero la grande rivoluzione culturale.”  È un periodo che si conosce poco: ma come l’hanno vissuto i ragazzi, ed in questo romanzo le due protagoniste che faranno un percorso insieme proprio in quegli anni? Succederà infine chiaramente qualcosa, non mancherà la suspence: “La steccaia” è anche un “noir”.

Igino Macagno

La natura esaltata di Carlo Emanuele I in vetrina a Torino

Letterato e collezionista di primo piano, Carlo Emanuele I fu uno dei principi più abili e colti della storia dei Savoia e per qualche decennio Torino divenne un importante centro di politica e cultura che destò l’attenzione di intellettuali e di artisti di altre regioni. Figlio di Emanuele Filiberto, duca di Savoia per ben 50 anni, dal 1580 al 1630, ambizioso e amante delle lettere, delle arti e delle scienze, il giovane Carlo Emanuele, appena diciottenne, sulla scia del padre che nel 1563 aveva trasferito la capitale sabauda da Chambéry a Torino, cominciò fin da subito ad animare la vita culturale ed artistica della città.
Amava circondarsi di poeti, letterati e artisti e alcuni di questi ultimi hanno realizzato all’inizio del Seicento una serie di Album naturalistici che possiamo ammirare all’interno della mostra allestita nelle sale Chiablese dei Musei Reali e aperta fino al 27 luglio “Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura e seduzione”, un viaggio attraverso la bellezza rappresentata nelle sue varie diversità (articolo di Elio Rabbione il 30 aprile sul Torinese). Due sale dell’esposizione esaltano la natura attraverso gli straordinari Album naturalistici seicenteschi della Biblioteca Reale con fiori, uccelli e animali acquatici commissionati da Carlo Emanuele I e che facevano parte della “camera delle meraviglie” del duca. Ci sono i pesci del Mediterraneo tra cui squali di carta lunghi tre metri ma anche pesci d’acqua dolce, rettili, mammiferi, molluschi, crostacei, stelle marine e ricci di mare. C’è il Kingfish, l’aragosta, la razza, la tartaruga e tanti altri. È l’Album dei pesci, formato da settantacinque tavole dipinte a tempera su carta e ogni esemplare, con il suo nome, è incollato su una carta di grandi dimensioni. C’è anche l’Album degli uccelli con civette, tucani, germani reali, aironi e ibis, che Carlo Emanuele I fece realizzare dagli artisti che lavoravano alla corte sabauda.
Ha quattro secoli di vita ed è stato realizzato in sedici fogli da abili imbalsamatori. Il cosiddetto Album dei fiori è formato da 53 tavole, tutte illustrate ad acquerello su carta. I disegni sono riferibili soprattutto a fiori e piante comuni ma anche a specie esotiche e non mancano fiori e piante importate in Europa dall’America. La passione per l’arte classica è uno dei pilastri della politica culturale di Carlo Emanuele I. Le raccolte d’arte del sovrano vanno ben oltre gli Album naturalistici e sono ricche di incisioni, centinaia di dipinti, ritratti, oggetti antichi, affreschi, bronzi, miniature, sculture, libri illustrati, preziose legature, armi e armature, gioielli, arazzi, busti romani, carte geografiche, tutte le meraviglie del mondo raccolte dal Duca attraverso le quali la dinastia affermava l’importanza dello Stato sabaudo mettendolo al pari delle grandi potenze dell’epoca. Un favoloso patrimonio parzialmente giunto fino a noi e ora custodito in gran parte nei Musei Reali di Torino.
Filippo Re  

L’Aeropittura di Michele Falanga, un originalissimo artista che reclama una scoperta

Alla Galleria Pirra, una mostra curiosa e imperdibile

È il risultato di una ricerca improvvisa e di un innamoramento da parte di Daniela Pirra, dei successivi colloqui con uno dei bisnipoti, Daniele (settembre 2024), e di un viaggio con un aereo che di lì a pochi giorni partiva per Catania, la scoperta di Michele Falanga (1865 – 1937), di origini calabre ma trasferitosi a Messina per insanabili rapporti con il padre. Una vita trascorsa in gran parte nel grande laboratorio di pellami e scarpe, attraversata drammaticamente soprattutto dal terremoto del 1908 nella città siciliana, evento dal quale Falanga uscì vivo (sepolto sotto le macerie ma portato in salvo da un amico) ma perse due dei suoi figli: da quell’evento significativo e distruttivo gli nacque una complessa concezione della vita e del destino, il desiderio a dedicarsi alla scrittura prima attraverso testi in prosa e poesia e alla pittura poi, immersa in quella corrente del Futurismo che in Sicilia conosce le prove di Pippo Rizzo e Giulio D’Anna. Dagli anni Venti, con bozzetti, disegni, progetti e opere pittoriche s’addentra sempre maggiormente all’interno di quel mondo, inteso anche come “forma di testimonianza storica”, apprezzando nella corrente anche “una rivoluzione tecnologica e una nuova visione del mondo, dove velocità, dinamismo e potenza si fondono con una ricerca estetica che celebra sia la modernità che l’eredità del passato”, ha sottolineato Tommaso Polleschi nella presentazione alla mostra che la Galleria Pirra offre nei propri spazi sino al 6 luglio prossimo.

È in primo luogo un sobrio quanto perfetto “artigiano” Falanga, capace di posare la sua pittura su mezzi inusitati: non tele e non tavole, ma la semplicità di un mezzo altrettanto importante, la carta di giornale, in gran parte quegli stessi fogli di quotidiano che ogni mattina possono essere passati sotto la sua mattutina lettura (si va dal 1910 al 1935). Altri capitati nel suo studio chissà come. Metodicamente come con un estro pieno d’invenzioni, Falanga dà luogo ad aerei futuristi, ad architetture monumentali (vede Messina risorgere a poco a poco dalle macerie e tutti i suoi moderni cambiamenti) e a paesaggi siciliani, coglie tutto il movimento in queste nuove quanto innovative forme a cui dava vita per un divertimento e una necessità personali, per donarle agli amici, senza mai il pensiero di una vendita. Una produzione rara (in totale circa 150 soggetti), che d’improvviso prende giusto valore e che, dopo le recenti presenze in mostre a Lecco e Como, è ospitata con due esemplari nella mostra intorno al “Mondo Futurista” curata al Castello di Desenzano del Garda da Giordano Bruno Guerri e Matteo Vanzan, visitabile sino al prossimo 26 ottobre, accanto a Balla e Boccioni, a Plinio Nomellini e a Italo Fasulo e a Cesare Andreoni, agli scritti di Marinetti.

Eclettico e fantasioso, nei quotidiani e nei settimanali come La Stampa (la Cronaca Cittadina del 28 settembre 1933 mostra un’illustrazione di Felice Vellan circa l’imminente inaugurazione del Monumento all’Arma dei Carabinieri nella parte esterna dei Giardini Reali) e La Gazzetta del Popolo (in una prima pagine del 28 febbraio 1935 s’allineano “La potenza dell’Italia caposaldo della pace europea”, “Il fraterno omaggio alla giovinezza grigioverde” che si deve “alle gloriose memorie delle Ardenne e di Verdun” e “Il saluto del popolo di Messina al vessillo e alle truppe partenti”, secondo la grammatica altisonante dell’epoca), Le peti journal (che il 5 novembre 1926 ci informa, allo stesso tempo, in prima pagina, di una turista americana a Parigi vittima del furto di una borsa contenenti valori per 300 mila franchi suddivisi tra gioielli e denaro e dello scoppio di una mina che ha ucciso cinquanta minatori) e L’Avvenire d’Italia (ai primi di gennaio 1909, squilla il titolo “Sulle ruine bagnate di pianto”), La Domenica del Corriere (Beltrame raffigura “La conquista della Libia: ricognizione pacifica all’interno per amicarsi le popolazioni e riconoscere i luoghi”) e testate dell’isola (“Il luminoso sorriso di una bella bocca è sempre elemento primo di bellezza, vanto di chi usa la classica Pasta Dentificia Erba”, recita una pubblicità) come su cartine dell’Africa Orientale di cui esistono tre soli esemplari: è su questi “supporti” che Falanga opera. Aerei soprattutto, che si alzano tra le nubi o sorvolano campi disseminati d’alberi dalle ricche chiome verdi, magari occasioni per una pubblicità di un amaro o di una marca di calze, diversamente colorati a pastello, che si mescolano a onde azzurre più o meno alte, degne del miglior Hokusai, e poi vulcani e ponti e bianche costruzioni che sono di volta in volta chiese grandiose e palazzi che potremmo trovare all’Eur di Roma, agglomerati urbani, la scenografia di certe piazze e le architetture piacentiniane, un veliero e le stilizzate figure di coraggiosi carabinieri, ancora aerei rossi e verdi a mescolarsi, tra le colonne del “Nuovo Giornale”, ai “Nuovi prezzi della Rinascente”: tecnica mista e collage impressi sulle pagine del 30 maggio 1927.

Originalissimo (si veda anche quel collage firmato e apposto sul coperchio di una piccola valigia, molto in “area dada”), curioso e inaspettato, l’omaggio a Falanga è la scoperta di un passato che con ogni probabilità reclama ancora studi e occasioni maggiori, di una modernità e di un’estetica estremamente vivaci, di una figura che nel dinamismo e nelle nuove sperimentazioni esprime tutta se stessa. È la conferma di certi azzardi che i galleristi devono osare e costruire, dell’offerta che può essere artisticamente data al visitatore non frettoloso e in cerca ancora una volta di quella novità che mai ci si aspetterebbe.

Elio Rabbione

Nelle immagini: di Michele Falanga, “Aeropittura su pagina de La Stampa del 1910 (1933-1937), tecnica mista, 43×59 cm; Aeropittura su pagine de La Stampa del 1933 (1933.1937), tecnica mista, 86×59 cm (da notare in alto a sinistra un’illustRazione di Felice Vellan dell’imminente inaugurazione del monumento all’arma dei Carabinieri nella parte esterna dei Giardini Reali); Aeropittura – Crociera aerea del 1933 (1935-1937), tecnica mista su pagine della Gazzetta del Popolo del 1935, 86×60,5 cm.

“Parlarne tra amici”, il podcast letterario che emoziona: il live dal Salone del Libro

Parlarne tra amici”, il podcast letterario che emoziona: il live dal Salone del Libro 2025

Al Salone del Libro di Torino è andata in scena una puntata speciale, rigorosamente live, di Parlarne tra amici, il podcast letterario prodotto da One Podcast con protagonisti Daria Bignardi, Stefano Sgambati e Silvia Righini. Un’occasione per svelare non solo i retroscena della realizzazione del format, ma anche il legame profondo – e spesso emotivamente acceso – tra chi lo fa e i libri che sceglie di raccontare. “Litighiamo tantissimo” confessano sorridendo Bignardi e Sgambati. Ma è chiaro che dietro a quei confronti accesi si cela una passione autentica, quella stessa energia che ha portato il podcast a diventare un punto di riferimento per tanti lettori.
Bignardi racconta che il progetto è nato dal desiderio di ricreare le conversazioni di ogni giorno “al bar sotto casa”, dove si parlava di romanzi con leggerezza e trasporto. L’idea era semplice: incontrarsi per condividere letture amate, in un clima da club del libro intimo, dove contano più le emozioni che le trame. “La preparazione di ogni puntata non è semplice,” ammette, “e implica la lettura di molti testi”. Gli autori del podcast hanno poi svelato al pubblico la genesi del titolo Parlarne tra amici, un nome che custodisce in sé l’eco di un romanzo amatissimo di Sally Rooney, a cui è stata anche dedicata la prima puntata.  La scelta era stata immediata, ma come accade nei brainstorming notturni e nei vocali infiniti, sono emersi altri titoli. Uno, in particolare, li ha messi d’accordo per escluderlo: Letto tra noi. “Era semplicemente orrendo,” ricordano ridendo. Alla fine, è rimasto il primo nome, quello più istintivo. Parlarne tra amici aveva già dentro tutto: confidenza, profondità, quotidianità.

Successi virali e critiche feroci

Tra gli episodi più discussi, quello dedicato a La catastrofica visita allo zoo di Joël Dicker, best-seller da oltre 44.000 copie a settimana. La clip in cui il podcast ne parlava è diventata virale – superando il milione di visualizzazioni – anche per via della critica di Daria Bignardi a un libro molto amato dal pubblico. “Non volevo sovraespormi,” ha ammesso, “ma la maggior parte degli ascoltatori ha capito l’intento della nostra critica”. Anche Il giorno dell’Ape Murray, presentato da alcuni come il “Franzen europeo”, ha sollevato polemiche. “Ci ha dato fastidio quel paragone,” raccontano, “era fuorviante.” Eppure, accanto alle critiche, ci sono anche i messaggi che fanno bene. Come quello di una lettrice colpita da un infarto improvviso, che ha portato con sé proprio uno dei libri raccontati nel podcast. “È il potere della lettura,” commenta Bignardi. “Quel mondo dei lettori è piccolo, ma potentissimo”.

Libri che fanno luce

Tra gli ospiti più apprezzati del podcast, c’è stato lo scrittore Antonio Moresco, autore di Lettere d’amore a Giacomo Leopardi. Durante l’episodio, ha raccontato il suo difficile percorso personale, la solitudine dell’infanzia e la rivelazione avuta leggendo L’Infinito di Leopardi. “Mi trascinava in un regno in cui non ero mai stato. Capivo che c’era un posto anche per me nella vita,” scrive nel suo libro. Bignardi riflette: “È una delle grandi magie della lettura: sentirsi riconosciuti, non più soli”. Il podcast è diventato così una sorta di grande lettura collettiva, con una regola chiara: raccontare solo libri molto recenti. Tra questi, anche Triste Tigre, romanzo di rara potenza, in cui l’autrice parla del dolore e del male subito, e del rapporto con il padre abusante. “Ha parlato del male come poche altre volte abbiamo sentito” dicono.

Durante l’episodio live al Salone, i tre hanno consigliato anche un’altra lettura intensa: Io sono lei di Lucy Sante, storia autobiografica di un uomo che ha scelto di iniziare il percorso di transizione a 67 anni. “Ci ha messo così tanto tempo” raccontano, “perché non voleva perdere le parole.” Un libro scritto con straordinaria lucidità e grazia.

Orbital, gatti e  “la vita normale”

Non mancano i suggerimenti nati per caso, magari su consiglio di un amico. È stato Stefano Sgambati a spingere le due colleghe a leggere Orbital di Samantha Harvey. “Pensavamo fosse un romanzo di fantascienza, invece no. È un libro che ti fa abbracciare la Terra,” dicono. Un romanzo che ha colpito così tanto da lasciare frasi “capaci di distruggerti e farti vedere il mondo con occhi diversi”. A chiudere la puntata, l’amore dichiarato per La vita normale di Reza, un romanzo che ha lasciato il segno. E per il futuro? La Righini propone spin-off: un podcast tutto dedicato ai gatti. Il titolo, naturalmente, è già pronto: Parlarne tra mici.

Parlarne tra amici non è solo un podcast: è uno spazio intimo e autentico dove i libri diventano strumenti per raccontare il mondo e se stessi. Sul palco del Salone, questo progetto ha mostrato tutta la sua forza: quella della condivisione tra lettori, dove la letteratura non consola soltanto, ma illumina.

Valeria Rombola’

“Contrasti. Racconti di un mondo in bilico” in mostra al “Forte di Bard”

La nuova rassegna fotografica realizzata in collaborazione con l’“Agence France-Press”

Da sabato 8 marzo a domenica 20 luglio

Bard (Aosta)

Tanto audace da imbambolarti e tanto bella e geniale da apparirti impossibile! Il “Salto dell’atleta paralimpico francese Arnaud Assoumani davanti alla Piramide del Louvre, in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024”, opera del fotografo parigino Franck Fife, è solo una delle 84 fotografie ospitate, fino a domenica 20 luglio, nelle Sale dell’“Opera Mortai” del “Forte di Bard”, che con questa rassegna torna a rinnovare la stretta collaborazione con l’“Agence France-Press”, una delle principali e più autorevoli e pluripremiate “Agenzie di Stampa” al mondo, fondata a Parigi nel 1835 (con la denominazione di “Agence des feuilles politiques, correspondance générale”) dal banchiere Charles-Louis Havas e oggi rappresentata da una rete di oltre 450 fotografi sparsi in tutto il mondo e completata dalle produzioni di oltre 70 Agenzie partner.

La mostra dal titolo “Contrasti. Racconti di un mondo in bilico”, segue (e di sicuro è destinata ad ottenere non minor successo) la precedente “Non c’è più tempo”, realizzata, dal 29 marzo al 21 luglio del 2024, sempre in collaborazione con l’“AFP” (curata dal giornalista, responsabile della promozione dei contenuti multimediali dell’Agenzia, Pierre Fernandez) e rivolta ad indagare, anche in quel caso attraverso un’ottantina di mirabili scatti, le conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici sul Pianeta, nostra “Casa comune”. Obiettivo di entrambe le rassegne, scuotere le coscienze ed offrire spunti di riflessione sulle vicende che tendono a ‘mortificare’ o, in qualche modo, a ‘creare speranze’ rispetto all’attualità e alle attese future del mondo contemporaneo, evidenziandone le contrapposizioni e le diseguaglianze che ne segnano a fondo, dalle Americhe all’Europa all’Asia e all’Africa, le varie società.

Ecco allora, accanto alla succitata – pagina aperta a svolazzi di gioia e speranza – foto di Franck Fife, quella del messicano di Puebla, Pedro Pardo, con la toccante dolorosa immagine della “Famiglia di migranti che attraversa il muro di confine fra Messico e Stati Uniti”. Scatto del 25 novembre del 2018. C’è un padre, una madre e un piccolo che, con aria incredula, neppur tanto impaurita, passa a fatica di braccia in braccia. “Contrasti”, per l’appunto. E altri bimbi troviamo nelle foto del nigeriano Benson Ibeabuchi, di Sergei Chuzavkov e di Bashar Taleb. A firma del primo, la struggente delicata poetica immagine di una “fanciulla che si allena nelle povere, terrose strade di Ajangbadi, sobborgo di Lagos, in Nigeria”; non meno capace di prenderti il cuore e l’anima, l’immagine di Chuzavkov, con quella “bimba in monopattino, ancora l’incredulità negli occhi, tra le case del villaggio di Horenka, nella regione di Kiev, colpito dai bombardamenti russi”. E che dire, ancora, del “gruppo di bambini che corre tra le case distrutte lungo una strada di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza”, immagine fermata nel tempo e nella parte più amara dei ricordi dal fotoreporter Bashar Taleb? “Racconti di un mondo in bilico”, come ci ricorda e ci palesa davanti agli occhi, il sottotitolo della rassegna.

Mostra che t’inchioda al soggetto. Che ti impone la domanda, domanda d’obbligo Ma come farà un fotoreporter a scattare tali fotografie? A trovarsi nel posto giusto al momento giusto? Sempre. E, soprattutto, intuire che quello, proprio quello, è il posto giusto e il momento giusto. E riuscire a raccontare e a trasmettere emozioni, gioie, sogni, illusioni e disillusioni in un semplice sguardo rubato in un nanosecondo. E cristallizzato a vita! E poi, piccole storie, a raccontare tutto un mondo.

 

Nei suoi molteplici aspetti. Dall’economia alla guerra, dalle tradizioni culturali al mondo dell’arte, dello sport e dello spettacolo, senza tralasciare l’emergenza climatica e l’inarrestabile urbanizzazione. Temi, tutti quanti, che ritroviamo raccontati per immagini nel “progetto espositivo” oggi realizzato al “Forte” valdostano, vero “Polo Culturale” delle Alpi occidentali. Temi comuni, in fondo, in piccola o in grande parte, a realtà sociali assai diverse e assai lontane tra loro. Pedine di un grande gioco, spesso “gioco al massacro” simile ad “un grande affresco di un mondo sempre più in bilico: il nostro”.

Gianni Milani

“Contrasti. Racconti di un mondo in bilico”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/83381 o www.fortedibard.it

Fino al 20 luglio

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19

Nelle foto: France Fife “Un salto dell’atleta paralimpico Arnaud Assoumani davanti alla Piramide del Louvre”; Pedro Pardo “Una famiglia di migranti attraversa il muro di confine Messico – USA”; Benson Ibeabuchi “Una ballerina nelle strada di Ajangbadi , un sobborgo di Lagos”; Sergei Chuzavkov “Una bambina in monopattino tra le case di Horenka – Kiev, colpita dai bombardamenti russi”; Bashar Taleb “Bambini che corrono tra le case distrutte di Khan Yunis, nel Striscia di Gaza”

L’isola del libro. Gialli a firma italiana

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Gabriella Genisi “Una questione di soldi” -Sonzogno- euro 16,00

Ormai quando pensiamo alla protagonista dei gialli della scrittrice Gabriella Genisi, automaticamente, la commissaria barese Lolita Lobosco assume le splendide e fascinose sembianze di Luisa Ranieri, e aspettiamo di ammirarla nelle prossime puntate della Fiction Rai di successo.

Nell’attesa questo è l’ultimo romanzo fresco di stampa in cui la Genisi dedica -ancora più del solito- attenzione e spazio alla vita privata e sentimentale della bella poliziotta che sa come esaltare la sua considerevole femminilità.

La morte su cui si trova ad indagare è particolarmente inquietante, in particolare, proprio per lei. Una dirigente di banca sembra essere caduta in circostanze poco limpide dal balcone di un palazzo. In un primo tempo si potrebbe pensare a un suicidio, poi invece si parlerà di delitto. Il punto è che la donna morta, tal Margherita Colonna, assomiglia in modo impressionante a Lolita, che rimane -a dir poco- sconcertata.

Nelle pagine che seguono emergono dettagli sulla vittima. Separata da un marito che mal la sopportava, poco amata da parenti e colleghi perché considerata avida, egoista e per nulla empatica.

Inoltre pare fosse ossessionata dai soldi e dal lusso, spendacciona in modo smodato e compulsivo, amante soprattutto di rinomate e costosissime griffe. E, quel che è peggio… artefice di operazioni bancarie avventate e, per non tralasciare nulla, anche parecchio indebitata.

Mentre Lolita Lobosco mette in luce e riordina i dettagli che potrebbero condurre alla soluzione del caso, anche la sua vita sentimentale subisce qualche cambiamento che, però, non va anticipato.

 

 

Alessia Gazzola, nata a Messina nel 1982, medico legale diventata scrittrice di crescente successo, continua a non sbagliare un colpo ed ogni protagonista che mette al mondo “letterario e televisivo” si incammina sulla via maestra verso il trionfo.

Gazzola di strada ne ha percorsa parecchia da quando ha fatto scendere in campo la sua prima creatura Alice Allevi (portata sugli schermi televisivi da Alessandra Mastronardi nella fiction “L’allieva” dallo share piglia tutto).

Ora, invece, in libreria ci sono i primi 3 volumi della serie che ha al centro la giovane Miss Bee, divertente ed elegante nuovissima protagonista immersa nell’Inghilterra degli Anni ’20.

 

Miss Bee & il cadavere in Biblioteca” -Longanesi- euro 14,90

Beatrice Bernabò, detta Miss Bee, è una brillante 20enne, da poco trasferita dall’Italia a Londra, insieme alle due sorelle, tutte al seguito del padre Leonida, professore di Italianistica.

Beatrice è decisamente una ragazza sveglia, che riesce velocemente e con una certa facilità ad essere accettata nel cerchio magico dell’aristocrazia londinese, notoriamente elitaria, molto chiusa ed esclusiva.

Si dà il caso che si ritrovi suo malgrado -e per pura coincidenza- sulla scena di un misterioso omicidio e coinvolta anche in un intricato triangolo amoroso.

Le atmosfere sono quelle di altri tempi. Londra nel 1924, dopo l’incubo della Grande Guerra, città elegante e in rapida trasformazione.

Il mondo aristocratico della capitale (ma non solo) sta cercando di riprendersi e superare il dramma del conflitto; rinsalda così tutta una serie di convenzioni sociali su cui poggia anche il ruolo autorevole delle stirpi blasonate.

Al giallo e al viaggio storico un po’ nostalgico si aggiunge la trama rosa che vede Miss Bee non solo sospesa tra i due mondi

-quello della sua classe e generazione e quello della società londinese altolocata- ma anche tra uomini molto diversi tra loro che l’attraggono.

 

 

Miss Bee & il principe d’inverno” -Longanesi- euro 14,90

Le avventure di Miss Bee proseguono e si spostano nel Derbyshire dove si rifugia per allontanarsi da Londra e dallo scandalo di essere stata quasi incolpata di un delitto (quello del cadavere rinvenuto nella biblioteca al centro del mistero del libro precedente).

La giovane si trova nella gelida e nobile storica dimora di campagna di Alconbury Hall, in piena atmosfera pre-natalizia. Magnifica tenuta dalle atmosfere sontuose, i cui ritmi quotidiani sono scanditi in base alle ataviche tradizioni. Tra cene eleganti e invitati affascinanti.

Miss Bee è stata assunta come assistente e segretaria personale di Lady Millicent Carmichael che le detta le sue memorie, da pubblicare in forma anonima, con l’intento di colpire chi di dovere, tra lo scandaloso e una sottile perfidia.

L’eccentrica Lady Carmichael non sopporta nessuno, ma ha un debole per la scimmietta Fanny che gli ha portato dall’India l’adorato nipote Julian Lennox.

Proprio lui, XI visconte di Warthmore e proprietario di Alconbury Hall, (due anni più di Beatrice) le aveva procurato l’incarico presso la zia.

Sempre veleggiante tra toni romance, romanzo storico e un pizzico di mistery, la storia prosegue.

Ad ingarbugliare la trama e gli stati d’animo c’è poi l’arrivo del bellissimo e tenebroso cugino di Julian.

E’ il nobile russo, autentico “principe d’inverno”, Alexander.

Ma non finisce certo qui….prepararsi a colpi di scena continui, tra tentati omicidi, sparizioni e….tantissimo altro…

 

 

Miss Bee & il fantasma dell’ambasciata” Longanesi- euro 14,90

Siamo di nuovo a Londra nel 1925 e il padre di Beatrice le ha procurato un impiego in qualità di segretaria all’ambasciata italiana, nella speranza che finalmente si tenga lontana da guai e misteri.

Ovviamente non sarà così, perché nei corridoi e nelle sale dell’ambasciata non solo serpeggiano intrighi e complotti, rivalità, trame occulte e scorretti giochi di potere.

In occasione di un importante ricevimento Beatrice rivede, tra gli illustri e selezionatissimi invitati, il visconte Julian Lennox. E’ accompagnato dalla sua promessa sposa, Lady Octavia, e questo aumenta ulteriormente le palpitazioni di Mis Bee, i cui sentimenti verso il giovane continuano ad essere contrastanti.

A complicare la scena poi, strani fenomeni di inspiegabile natura: sussurri nell’ombra, rumori sinistri, ombre che si muovono in modo misterioso ed inquietante. Che sia un fantasma? E inutile dire che la situazione non potrà che precipitare ulteriormente.