CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 739

“Caporetto, 100 anni dopo”, convegno a Palazzo Lascaris

Uno storico con capacità comunicative straordinarie e un burocrate d’altri tempi impegnato volontariato: il docente universitario, scrittore e conduttore televisivo di Rai Storia Alessandro Barbero e l’ingegner Sergio Crescimanno, Segretario Generale del Consiglio regionale oggi in pensione ma attivissimo all’interno del Lions Club International, la più grande associazione di volontariato del mondo. Sono stati loro, ieri pomeriggio nell’Aula di Palazzo Lascaris, a Torino in via Alfieri 15, i protagonisti di un convegno che ha richiamato l’attenzione di oltre 150 persone. “Caporetto, 100 anni dopo” il titolo dell’incontro, organizzato dal Lions Club Pino Torinese, di cui Crescimanno è Presidente, e dal Club satellite Villarbasse.A introdurre il tema, Chantal Balbo di Vinadio, discendente diretta di Cesare Balbo, il grande uomo politico risorgimentale. “Caporetto”, la battaglia incominciata il 24 ottobre 1917 e conclusasi con le truppe austriache e tedesche attestate lungo la linea del Piave e 300 mila soldati italiani fatti prigionieri, nella storia militare italiana è diventato sinonimo di disfatta. “Una sconfitta che ha lasciato ferite aperte, che non si sono ancora rimarginate”, ha detto Barbero. Da cento anni la disfatta di Caporetto suscita le stesse domande: fu colpa di Cadorna, di Capello, di Badoglio? I soldati italiani si batterono bene o fuggirono vigliaccamente? Ma il vero problema è un altro: perché dopo due anni e mezzo di guerra l’esercito italiano si rivelò all’improvviso così fragile? Barbero ha offerto una ricostruzione della battaglia e di tutto lo scenario inedita e appassionante, frutto di anni di ricerca e di studio di documenti originali custoditi negli archivi storici di Stato.Crescimanno ha colto l’occasione per annunciare un importante evento per il prossimo 13 ottobre: Lions e Rotary poseranno presso la caserma Cernaia di Torino una campana appositamente forgiata per esaltare i principi della libertà e della pace da sempre fortemente sostenuti da entrambe le associazioni. “Un momento in cui l’associazionismo e le istituzioni militari e civili – ha precisato – sanciranno nuovamente un legame di fondamentale importanza per la nostra comunità”.

 

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

Le fidèle – Drammatico. Regia di Michael R. Roskam, con Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos. Quando Gino incontra Bénédicte, è amore a prima vista, appassionato, incondizionato. La ragazza lavora nell’azienda di famiglia e guida anche auto da corsa. Gino è quel tipo di ragazzo normale, attraente che tuttavia nasconde in sé un segreto. Quel tipo di segreto che può mettere in pericolo la propria vita e quella delle persone vicine. Gino e Bénédicte dovranno lottare contro il destino, la ragione e le proprie debolezze per salvare il loro amore. Durata 130 minuti. (Classico)

 

Gotti – Il primo padrino – Drammatico. Regia di Kevin Connolly, con John Travolta e Stacy Keach. Presentato a Cannes fuori concorso, fortemente voluto da Travolta, occasione per Al Pacino e Joe Pesci per darsela a gambe a lavorazione iniziata, questo è il classico esempio di film schiacciato dalla critica, in special modo quella statunitense, che ha visto una buona dose di ambiguità in quell’alternarsi di scene pronte a tratteggiare con amore un buon padre come il benefattore per cui i questuanti della grande città stravedono e il lato buio delle sparatorie, delle successioni a sangue freddo, dei processi in tribunale. Vedere e ricalibrare. Come l’interpretazione del divo: applaudita per le tante sfaccettature del personaggio o accusata di portare per tutto il film la stessa maschera, immobile e incartapecorita. Durata 112 minuti. (Massaua, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Hotel Transilvania 3 – Animazione. Regia di Genndy Tartakovski. Terzo capitolo, doveroso considerando il successo dei due che lo hanno preceduto, per l’occasione il conte Dracula si regala un periodo di vacanza con i suoi fedelissimi. Durata 97 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche in V.O.)

 

Lola + Jeremy – Commedia. Regia di July Hygrek, con Charlotte Gabris e Syrus Shahidi. Jeremy gestisce un’agenzia che fornisce alibi ai fidanzati infedeli, Lola lavora in un negozio di fumetti ed è appassionata di fumetti. Un bel giorno decidono di riprendere ogni momento della loro vita insieme e di costruire un video-diario, con la promessa di rivederlo soltanto tra una decina d’anni. Ma un bel giorno Lola non resiste alla tentazione e si imbatte in immagini che non avrebbe dovuto vedere. Jeremy farà di tutto per riconquistarla. Durata 85 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Uci)

 

Lucky – Drammatico. Regia di John Carroll Lynch, con Harry Dean Stanton e David Lynch. Stanton è scomparso un anno fa, a 91 anni, eccellente caratterista e indimenticabile interprete di Paris, Texas di Wenders nell’84. Questo film è il suo definitivo crepuscolo, anche un omaggio che passa attraverso le piccole azioni quotidiane di Lucky, ateo, che ha combattuto nel secondo Conflitto Mondiale, che ha trovato il proprio esclusivo angolo di mondo in Arizona, che quasi in un magico ed eterno rituale incontra il mattino con i suoi esercizi yoga, i cruciverba, prosegue con i bar e gli incontri con gli amici, mentre la sua giornata si chiude immancabilmente con un vecchio buon Bloody Mary. E’ l’inno al trascorrere lento della vita, alle abitudini ormai solidificate ma mai pesanti, all’amicizia e al piccolo divertimento: anche al confronto quotidiano con la paura del distacco, della morte. Durata 87 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Il maestro di violino – Commedia drammatica. Regia di Sergio Machado, con Làzaro Ramos. Da anni intenzionato ad entrare a far parte della più prestigiosa orchestra sinfonica dell’America Latina, il violinista Laerte, al momento dell’audizione si blocca e vede il suo sogno svanire. La sua nuova vita sarà il nuovo insegnante di musica in uno scuola di Heliopolis, problematico quartiere di San Paolo. Durata 102 minuti. (Romano sala 3)

 

Mamma mia! Ci risiamo – Commedia musicale. Regia di Ol Parker, con Amanda Seyfried, Meryl Streep, Colin Firth, Andy Garcia e Cher. La stessa isola greca, per fortuna ancora le musiche e le canzoni degli Abba, passato e presente si rincorrono intorno alla vita di Donna, Cher chiamata a travestirsi da nonna, qualche vistosa forzatura per ripetere il successo del precedente appuntamento. Durata 114 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space Uci)

 

Mission Impossible – Fallout – Azione. Regia di Chrisopher McQuarrie, con Tom Cruise, Henry Cavill, Simon Pegg e Rebecca Fergusson. Si inizia a Belfast per il ritrovamento di una valigetta che contiene tre bombe al plutonio: ma ahimè soltanto una finirà nelle mani di Ethan Hunt e dei suoi amici eroi. Poi s’aggiunge al gruppo il personaggio ben solido che ha i tratti di Cavill (non per nulla Superman: qui da tenere parecchio d’occhio), un atterraggio sui tetti vetrati del Grand Palais parigino in notturna, la ricerca di John Lark colpevole d’aver rapito il barbuto scienziato terrorista Solomon Lane, già conoscenza nostra in Rogue Nation, una Vedova Bianca che pare Veronica Lake, epidemie scongiurate, voli in elicottero mozzafiato, lotte all’ultimo sangue sul ciglio del burrone, eccetera eccetera. Una gran bella materia, uscita dalla mente e dalla gran voglia di stupire del regista qui anche in scoppiettante veste di sceneggiatore, un’invenzione dall’inizio alla fine di trovate del tutto inattese, di sbandate intelligenti della storia, di personalità e facce che sono ben lontane dall’essere in realtà quelle che sino a quel momento abbiamo visto sullo schermo. In successone. In cui chiaramente si calano le acrobazie di Cruise che, non più verdissimo all’anagrafe, senza nessuna controfigura si lancia da altezze non indifferenti, guida mezzi nel cielo, corre a perdifiato tra i tetti londinesi sino a rimetterci una caviglia, si scazzotta in modo vertiginoso senza fare una grinza. Sempiterno. Da vedere per la gioia dei fan, per il ritmo che questa volta – più di ogni altro episodio – fa faville. Durata 147 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

La profezia dell’armadillo – Drammatico. Regia di Emanuele Scaringi, con Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto e Laura Morante. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta con ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti. La sua vita scorre sempre eguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro: quando torna a casa, lo aspetta la sua coscienza critica, un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna su cosa succede nel mondo. Alla notizia della morte di Camille, una compagnadi scuola e suo amore di adolescente mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”. Durata 99 minuti. (Massimo sala 1, Nazionale sala 2, Uci)

 

La ragazza dei tulipani – Drammatico. Regia di Justin Chadwick, con Alicia Wikander, Dane Dehann, Judy Dench e Christoph Waltz. Nella Amsterdam del 1634 una giovane donna viene strappata al convento e data in moglie ad un vecchio mercante, desideroso di accumulare ricchezze e di un figlio sopra ogni cosa. L’incontro con un giovane pittore farà scattare la passione tra i due, innestando una storia di sotterfugi, false gravidanze, fughe e false morti assai poco credibili ma regalate allo spettatore come se fossero le cose più normali di questo mondo. Nel pasticciaccio brutto che ne deriva, gli attori sono immancabilmente coinvolti, sia quelli che recitano in maniera piuttosto anonima (i giovani) sia i più vecchi che con un gran mestiere tentano si salvare la baracca. Non si resta che apprezzare costumi e ambientazioni, pollice verso per la fastidiosa voce fuori campo e il montaggio convulso. Tratto dal romanzo Tulip Fever di Deborah Moggach. Durata 107 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Resta con me – Drammatico. Regia di Balthasar Kormàkur, con Shailene Woodley e Sam Claflin. L’autore di Everest porta sullo schermo un’altra storia vera, quella che Tami Oldham Ashcroft ha narrato nel libro omonimo. Il suo incontro nel 1983, a Tahiti, con il giovane Richard, il colpo di fulmine e la comune passione per le barche e i viaggi in mare, la proposta da parte dei proprietari di riportare il loro lussuoso yacht sino a San Diego, la furia dell’Uragano Raymond, il compito della donna di salvare se stessa e il compagno gravemente ferito deviando il percorso in direzione delle Hawaii. Durata 96 minuti. (Massaua, Reposi, Uci)

 

Saremo giovani e bellissimi – Commedia. Regia di Letizia Lamartire, con Barbora Bobulova, Alessandro Piavani e Massimiliano Gallo. Un’opera prima che è la storia di Isabella, un tempo cantante di successo, brani che ti fanno ascoltare ogni giorno in radio e poi più nulla, oggi chiamata per poche serate in un locale, e del suo rapporto con il figlio che l’accompagna alla chitarra, Bruno, un rapporto strano, mentre lui e lei sembrano più fratello e sorella che madre e figlio. Finché non arrivano per entrambi due anime gemelle che porteranno aspetti sconosciuti a quella storia. Durata 92 minuti. (Massimo sala 2)

 

Sembra mio figlio – Drammatico. Regia di Costanza Quatriglio, con Basir Ahang e Dawood Yousefi. Da anni approdato in Italia, l’afgano Ismail continua a provare un senso di estraneità per la terra che lo ha ospitato, il tutto accresciuto da certe telefonate che gli giungono dalla madre rimasta nel paese d’origine. La donna, rimasta vedova, è ora sposata a un pakistano e dalle poche parole che pronuncia gli gli pare più serena e a proprio agio. Non resta ad Ismail che intraprendere un viaggio verso la patria di un tempo, nella necessità di ritrovare la sicurezza e la propria famiglia. Durata 103 minuti. (F.lli Marx sala Harpo)

 

Separati ma non troppo – Commedia. Regia di Dominique Farrugia, con Gilles Lellouche e Louise Bourgoin. Delphine e Yvan divorziano. Poiché la situazione economica di lui non gli permette di trovare una nuova sistemazione, si ricorda che in realtà è detentore del 20% della casa in cui vive ancora la ex moglie. Torna allora a vivere sotto lo stesso tetto con Delphine, in quel 20% che gli spetta: sarà in questya situazione particolare e per molti versi assurda che i due ex si renderanno conto della bellezza dei piccoli momenti di felicità in questa convivenza forzata. Durata 93 minuti. (Eliseo Blu)

 

Sulla mia pelle – Drammatico. Regia di Alessio Cremonini, con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora e Milvia Marigliano. Una tragedia dell’Italia recente, la tragedia della morte di Stefano Cucchi a soli 31 anni in un carcere italiano. L’arresto, il susseguirsi dei giorni di prigionia, il passato e il presente, il grande coinvolgimento della famiglia, soprattutto della sorella Ilaria. La prova di Borghi che si è ricreato appieno nel fisico (perdendo 18 chili) e nel calvario del ragazzo, come nella sua psicologia, la stagione dei premi cinematografici dovrà guardarlo con un occhio di riguardo. Da vedere per discutere. Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

The Equalizer 2 – Senza Perdono – Azione. Regia di Antoine Fuqua, con Denzel Washington e Melissa Leo. Agente della CIA ora in pensione, vive a Boston, porta avanti la sua vita in modo tranquillo dopo che s’è inventato un impiego di taxista, impensabile ma legge anche Proust, dà una mano ad un ragazzino che la solita giovane gang vorrebbe portare dalla sua. I guai ci sono, gli aleggiano attorno, ma cerca di restarne fuori. Ma se una vecchia amica viene uccisa tra le strade di Bruxelles, Robert sa che deve pareggiare il conto. Regista e interprete di Training day nuovamente insieme per il divertimento degli spettatori amanti degli eroi raddrizzatori di ogni torto. Durata 121 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space Uci (anche V.O.)

 

The Nun – Horror. Regia di Corin Hardy, con Demian Bichir e Taissa Farmiga. Altro successo inaspettato negli Stati Uniti questo film girato completamente in Romania, dove è ambientata la vicenda di un gruppo di suore, alla ricerca all’interno di un convento di una reliquia che dovrebbe portare serenità in un luogo dove sembrano al contrario governare forze malefiche. Dopo il suicidio di una monaca, il Vaticano invia là padre Burke e la novizia Irene. Dovranno combattere il Male con ogni loro forza. Durata 93 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Un affare di famiglia – Drammatico. Regia di Kore’eda Hirokazu. Palma d’oro a Cannes lo scorso maggio. Nella Tokio di oggi, una famiglia (ma la considereremo così fino alla fine?) sbarca il lunario facendo quotidiane visite ai supermercati: per rubare. Ruba il padre che si porta appresso il figlio (?), torna a casa da una moglie che ha accanto una ragazza che potrebbe essere la sorella minore e una vecchia dolcissima che tutti chiamano nonna. Sentimenti, aiuti reciproci, l’arte di arrangiarsi, il coraggio di tentare a vivere insieme. Finché un giorno il capofamiglia porta a casa togliendola al freddo e alla solitudine una ragazzina, abbandonata da una madre forse violenta che non si cura di lei. Il mattino si dovrebbe riconsegnarla, ma nessuno è d’accordo: la nuova presenza farà scattare nuovi meccanismi mentre un incidente imprevisto porta definitivamente alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che uniscono i vari componenti. Durata 121 minuti. (Eliseo Rosso, F.lli Marx sala Groucho, Nazionale sala 1)

 

Un figlio all’improvviso – Commedia. Regia di Vincent Lobelle e Sébastien Thiery, con Christian Clavier, Catherine Frot e Sebastien Thiery. Tornando a casa, i coniugi Prioux scoprono che un certo Patrick si è trasferito nella loro abitazione. Il ragazzo sostiene di essere loro figlio e di essere tornato per presentare la fidanzata: tutto bene se non per il fatto che i Prioux non hanno mai avuto figli. Allora chi è davvero Patrick? Un bugiardo? Un manipolatore? O forse i Prioux hanno dimenticato di avere un figlio? Durata85 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Romano sala 1, Uci)

 

Una storia senza nome – Drammatico. Regia di Roberto Andò, con Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassmann, Renato Carpentieri e Laura Morante. Valeria, giovane segretaria di un produttore cinematografico, scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo. Un giorno la ragazza riceve da uno sconosciuto, un poliziotto in pensione, la trama di un film. Ma quel plot è pericoloso, la “storia senza nome” racconta infatti il misterioso furto, avvenuto a Palermo nell’ottobre del 1969, di un celebre quadro di Caravaggio, “La natività”. Da quel momento, la sceneggiatrice si ritroverà immersa in un meccanismo implacabile e rocambolesco. Durata 110 minuti. (Eliseo Grande, Romano sala 2, The Space)

Moretti con “Santiago, Italia” chiuderà il Tff

/

Il film di chiusura della 36.ma edizione del Torino Film Festival (23 novembre – 1 dicembre 2018) sarà “Santiago, Italia” di Nanni Moretti. Il film-documentario racconta, attraverso le parole dei protagonisti e i materiali dell’epoca, i mesi successivi al colpo di stato dell’11 settembre 1973 che pose fine al governo democratico di Salvador Allende, e si concentra in particolare sul ruolo svolto dall’ambasciata italiana a Santiago, che diede rifugio a centinaia di oppositori del regime del generale Pinochet, consentendo poi loro di raggiungere l’Italia. Prodotto da Sacher Film, Le Pacte, Storyboard Media e Rai Cinema. Il film uscirà al cinema giovedì 6 dicembre 2018 distribuito da Academy Two.  

Nomadi dell’Asia, storie di donne e uomini

FINO AL 14 OTTOBRE

Un viaggio, lungo migliaia di chilometri nei Paesi dell’Asia Centrale e Settentrionale, che percorre e descrive in primo luogo e con la debita oggettività i sentieri logici e rigorosi del Paesaggio. Naturale ed umano. Ma che altresì vuol porsi (e ci riesce perfettamente) come accorato viaggio dell’anima. Un reportage fotografico di indubbio interesse scientifico oltreché artistico, ma anche una stupenda antologia di immagini, “tanto descrittive quanto evocative”, che incrociano occhi e cuore lasciando in chi le osserva segni profondi di grande impatto emotivo. Sono i cento– o quasi- scatti fotografici di grande formato realizzati da Carla Parato Milone e da Giorgio Milone (coppia perfetta di viaggiatori e fotografi torinesi che da sempre, macchina a tracolla, bruciano i sentieri più remoti del Pianeta alla ricerca di territori e di vite le più insolite e inimmaginabili che sia dato a pensare) esposte al Mao, Museo d’Arte Orientale di Torino, e dedicate alla quotidianità delle popolazioni che in territorio asiatico ancora oggi praticano il nomadismo. Fenomeno che, per ragioni culturali politiche e climatiche, ha ormai i giorni contati in quasi tutte le regioni del pianeta ma che assolutamente, al contrario di quanto potrebbe credersi, “è l’opposto della solitudine”. Raccontano infatti i Milone, coppia ben collaudata anche nella vita: “Non c’è alcuna forma di ospitalità più calorosa di quella ricevuta da una famiglia nenet o kirghiza, nulla di più festoso e scatenato del ritrovarsi dei popoli delle tende in occasione di feste, cerimonie religiose, corse di cavalli, gare di lotta o di tiro con l’arco. Questo viaggio per immagini incontra il nostro desiderio di purezza, di semplicità, di assoluto”. In mostra si alternano così piccole e grandi storie, che prendono avvio dai Monti Zagros in Iran per svilupparsi, seguendo le rotte dell’Asia centrale, in Kirghizistan, in India, nelle regioni himalayane e lungo le praterie mongole fino ad arrivare alla Cina e alla Siberia; storie di famiglie e di tribù, di imprese collettive e singole esperienze, momenti di riposo e di lavoro, con le donne che tessono e cucinano e cullano i bambini o adornano la casa – concedendosi pur anche lo sfizio d’indossare gioielli e abiti sontuosi – accanto agli uomini che cacciano con l’aquila, che si scambiano segni di amicizia o si occupano dei lavori più pesanti, dedicandosi con grande attenzione alle mandrie e agli animali, dalla cui presenza dipende tutto il loro esistere quotidiano. Dai tempi dei tempi, infatti, i nomadi dell’Asia perpetuano le tradizioni e le tecniche dell’allevamento. Che si tramandano di generazione in generazione. Solo a parole. Come i tracciati del loro peregrinare, sostando sull’erba o sulla neve o ai piedi delle montagne o sulle rive di laghi e di mari senza l’ausilio di una mappa né di alcuna bussola o sestante, spostandosi a piedi o a cavallo, a dorso di dromedari o in slitta, talvolta in barca, portandosi appresso tende, yurte e tutto ciò che serve per ricomporre, di volta in volta, in luoghi e in condizioni sempre diverse – spesso difficili e a volte estreme – il nucleo di una famiglia e di una comunità. Tutto questo troviamo nelle vivide immagini portate a casa da Carla e Giorgio Milone e ben contestualizzate nella mostra al Mao dall’esposizione degli antichi tessuti da collezione risalenti alla seconda metà del XIX secolo prestati dalla Galleria Battilossi di Torino. Fra i manufatti esposti, un qasqay iraniano, un kilim tagiko, una sacca shasavan curda, una guida da meditazione e un coprisella tibetani. A corollario della rassegna, il Museo di via San Domenico (Palazzo Mazzonis) offre anche la possibilità di visite guidate con la stessa Carla Milone, in programma sabato 15 settembre, sabato 6 e domenica 14 ottobre alle ore 17, oltreché la proiezione di un documentario a tema per mercoledì 3 ottobre, sempre alle 17.

Gianni Milani

***

“Nomadi dell’Asia. Storie di donne e uomini tra steppe e altopiani”

Mao – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436927 – www.maotorino.it Fino al 14 ottobre

Orario: mart. – ven. 10/18, sab. e dom. 11/19; chiuso il lunedì.

***

Nelle foto

– “Cavallo nella prateria, Mongolia”

– “Migrazione, Iran”
– “Case di nomadi Nenet, Siberia”
– “Donna che cucina, Gujarat, India”
– ” Festa dei cacciatori con l’aquila, Mongolia”

 

Un’”altra” famiglia nel lucido e doloroso sguardo del regista giapponese

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

Kore’eda Hirokazu guarda ancora una volta all’interno della famiglia nel suo natio Giappone, lo fa all’indomani di titoli che gli hanno dato la notorietà internazionale, Little Sister, Padre e figlio e Ritratto di famiglia con tempesta. Quella famiglia la camuffa, la sconvolge, la sovverte. Parlandoci altresì di valori e di certezze perdute, di classi sociali, di povertà, in un paese che ti appare lontano dagli schemi ormai avvalorati nel mondo occidentale. Ti spinge a dimenticare del tutto il significato che nella morale corrente le si riconosce, sceglie altre basi e differenti componenti, cancella la naturalezza del vecchio istituto e schiaccia i legami di sangue, inaspettatamente per lo spettatore, se non a tratti attraverso impercettibili segnali, antepone con serafico candore la scelta della convivenza. Ti confonde: e noi per larga parte della storia siamo ingannati, portati a ragionare e a “vedere” secondo gli antichi canoni. Inizialmente Kore’eda ci mostra Osamu e il giovane Shota – ancora un padre e un figlio – mentre entrano, in un rituale ormai consolidato, in un supermercato, per scambiarsi sguardi protettivi, per tener d’occhio questo o quel commesso, per afferrare quel che possono – Shoplifters (“I taccheggiatori”) è il titolo del film per il mercato inglese, da noi Un affare di famiglia”, Palma d’oro al Festival di Cannes nel maggio scorso. Un’azione innocente, abituale, dettata dalla necessità di sfamarsi e sopravvivere. Nel ritorno a casa, incrociano una bambina che sembra abbandonata, in strada, e decidono di condurla nella loro casa, piccola, disordinata, piena di oggetti ingombranti, dove vivono con una moglie/madre, con una nonnina che sfama il gruppo con il gruzzolo della sua misera pensione, con una ragazza che vende se stessa in localini di quart’ordine: ma in quella miseria c’è calore, in quel gruppo c’è solidarietà. Per non incappare nell’accusa di rapimento, il giorno dopo si pensa per un attimo di riportare la bambina là dove è stata trovata ma certe cicatrici sulle braccia spingono il gruppo a decidere diversamente. E allora si sviluppano e si consolidano altri nuovi rapporti, forse certi affetti, le giovani donne le diresti sorelle in vena di confidenze, padre e figlio in una allegra gita al mare si lasciano andare anche a pensieri intimi, la ragazzina scopre la felicità e la nuova attività di ladruncola. Ma tutto profuma di utopia, un salto nel vuoto taglia la storia in due parti nette (un taglio che coinvolge le interpretazioni, le luci e le immagini, il montaggio, anche il modo di raccontare suona diversamente) e razionalmente vuole sbriciolare una facciata di perfezione che rivela menzogne e squallori. Quella “famiglia” è lo specchio, nel suo chiuso, della povertà materiale e non solo che si riversa nei panorami che il regista verso il concludersi della storia ci propone, l’angusto degli spazi, la neve, gli alti caseggiati.

Una filosofia inaccettabile in un alternarsi senza freni di giusto e di sbagliato, di si deve e non si deve, che Kore’eda sa raccontare non certo come una favola bensì come un mondo alternativo, diverso e sbagliato ma costruito su angoli di poesia che pervade la casa e chi la abita, di naturalezza e di semplicità delle azioni di ogni giorno, di quotidianità in cui gli attori entrano con facilità, riflessioni che l’autore offre allo spettatore guardando con lucidità al mondo di oggi.

 

Corso di base culturale sull’Islàm

Le iniziative culturali organizzate dal Centro Peirone della Diocesi di Torino e dall’Ufficio Scuola della Diocesi 

 

Contenuti e   obiettivo: Il   corso intende fornire   nozioni basilari delle   diverse   culture   arabo-   islamiche, stabilendo talora il confronto con le istituzioni giuridiche e culturali della società italiana d’inserimento degli immigrati, onde consentire ad un pubblico eterogeneo una sapiente considerazione dei diversi elementi che interagiscono nel rapporto fra mondi culturali.

 

Metodo: lezione frontale, uso di powerpoint, breve sintesi della conferenza, approfondimento di temi a richiesta.

 

PROGRAMMA DEL CORSO

  • 1- Vita di Muhammad e il Corano (Prof. Negri don Augusto)
  • 2- La Shari’a, legge e diritto islamico (Prof.ssa Silvia Scaranari)
  • 3- Le chiese cristiane nel Medio Oriente (Dott.sa Luigia Storti)

8 Ottobre 2018

15 Ottobre

22 Ottobre

 

  • 4- Il jihād (Prof.ssa Silvia Scaranari) 29 Ottobre
  • 5- Gruppi e correnti dell’islam classico e moderno: Sunniti, Sciiti, Salafiti antichi e moderni, Sufi, Islàm degli Stati, Islam politico, jihadismo (Prof. Negri Augusto) 5 Novembre

6 – Convegno Internazionale : La fine del Medio Oriente e il destino delle minoranze    12 Novembre 7- Presenza attuale dell’islàm attuale in Italia. (Prof. Negri don Augusto)    19 Novembre 8- Tradizioni e costumi: culto, feste, macellazione, cibi, vestiario e velo, anno lunare e anno solare, arte calligrafica, musica ecc. (Prof.ssa Silvia Scaranari) 26 Novembre 9L’infibulazione, diffusione tra le donne immigrate di varia appartenenza culturale-religiosa: islamica, cristiana, animista (Dott.sa Clara Monzeglio Ospedale Sant’Anna di Torino e Prof.ssa Simona Taliani, Università degli studi di Torino)  3 dicembre 10- Islam e jihadismo in Africa (Prof. Valter Maccantelli)  10 dicembre Il Corso si svolgerà ogni Lunedì   dalle h 18.00 alle   h 20.00 presso   il Centro Federico Peirone, Torino, Via Mercanti, 10. Tel. 011/5612261. Email: info@centro-peirone.it.it Web: www.centro-peirone.it

Eccetto il Convegno Internazionale : La fine del Medio Oriente e il destino delle minoranze, che si svolgerà presso l’Aula Magna della Facoltà Teologica in via XX Settembre 83 dalle ore 17.30 alle ore 20.30 L’iscrizione è obbligatoria entro il 6 ottobre 2018 La quota d’iscrizione è di 40 €. Al termine del corso verrà rilasciato l’attestato di partecipazione approvato con D.M.

 

CONVEGNO

 

Il Centro studi Federico Peirone che da oltre vent’anni cura studi e ricerche sull’Islam e promuove il dialogo islamo-cristiano, a Torino e in Piemonte organizza, con la collaborazione della Fondazione Pontificia ACS, a Torino, il 12 novembre 2018 presso l’aula magna della Facoltà Teologica di Torino, via XX Settembre 83 dalle ore 17.30, un convegno internazionale dal titolo:

LA FINE DEL MEDIO ORIENTE E IL DESTINO DELLE MINORANZE

 

Al convegno parteciperanno personalità di primo piano :

 

  • Sua Beatitudine, il Cardinale della Chiesa Cattolica Mar Louis R. Sako – Patriarca di Babilonia dei Caldei- Baghdad
  • Salvatore Pedulla, Senior Political Affairs Officer presso l’ufficio dell’Inviato speciale Onu per la Siria Staffan De Mistura- Ginevra
  • Samir Barhoum, direttore del Jordan Times-Amman
  • Michel Touma, direttore de L’Orient-Le jour- Beirut
  • Lucio Caracciolo, direttore di Limes- Roma
  • Modera il giornalista Paolo Girola, direttore de Il Dialogo- Al Hiwar

 

Nel 1916 con gli accordi franco-inglesi ( detti “Sikes–Picot”) cui seguì nel 1917 la dichiarazione Balfour che preconizzava un “focolare ebraico” in Palestina si gettarono le basi per l’attuale Medio Oriente. La prima guerra del Golfo, la seconda, la guerra civile in Iraq, l’avvento dell’Isis dopo le primavere arabe, il conflitto siriano ci lasciano un Medio Oriente disgregato e diviso, dove le potenze locali, Iran, Arabia Saudita, Turchia e le grandi potenze (Usa e Russia) stanno giocando una sanguinosa partita per la supremazia. Migliaia i morti, milioni gli sfollati, molti dei quali arrivano sulle nostre coste e nelle nostre città. Vittime di questi conflitti anche le minoranze etnico-religiose, che erano una ricchezza culturale e spirituale del vecchio Medio Oriente e che rischiano di scomparire. Il tema è stato scelto sia per la sua grande attualità, sia per la natura degli studi e delle ricerche condotte in questi anni dal Centro Peirone in Italia e all’estero.

 

CENA DI SOLIDARIETÀ

La stessa sera del convegno, il 12/11/2018, alle ore 21.00 si terrà a Palazzo Barolo una Cena d’Onore per beneficienza alla presenza di Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Sako, dei relatori del convegno, di autorità e personalità del mondo culturale, economico e sociale e dell’On. Prof. Alfredo Mantovano, presidente di ACS (Aiuto alla Chiesa che soffre), Istituzione Pontificia. Il ricavato sarà destinato alle popolazioni cristiane fuggite dalla Piana di Ninive (Iraq), che devono ricostruire i loro villaggi distrutti dall’Isis.

 

Costo di partecipazione alla cena: 80 € pro capite. La quota è da versare entro martedì il 30 Ottobre a conferma di partecipazione mediante bonifico bancario IBAN: IT74 V033 5901 6001 0000 0017612 intestato a Centro Federico Peirone. Indicare nella causale di versamento nell’ordine: Cognome e nome dei partecipanti – Cena d’onore Palazzo Barolo. Si prega di confermare l’avvenuta prenotazione con mail a info@centro-peirone.it inviando la ricevuta di eseguito bonifico.

“Scorrere in alto”. Ritorna Isao festival

DA SABATO 22 SETTEMBRE A DOMENICA 14 OTTOBRE

Alla capacità dell’uomo di “scorrere in alto”, ovvero di opporre resistenza alle brutture del quotidiano e affermare i suoi diritti, in primo luogo quello alla felicità, è dedicata la venticinquesima edizione di ”ISAO Festival - Il sacro attraverso l’ordinario”, organizzato da MZL – Mutamento Zona Castalia (Associazione di Cultura Globale) e in programma a Torino e provincia dal prossimo sabato 22 settembre fino a domenica 14 ottobre. Con la direzione artistica di Giordano V. Amato ed Eliana Cantone, il Festival è il primo in Piemonte rivolto da sempre alle tematiche del sacro, o meglio alla ricerca di ciò che di sacro alimenta la quotidianità dell’esistenza. Fra teatro, cinema, musica e arte i numeri dell’edizione 2018 si articolano in sintesi in 15 giorni di programmazione e 26 appuntamenti, tra cui 8 proiezioni di film e 15 spettacoli teatrali. Diverse le novità per festeggiare il 25° compleanno del Festival: il tema, innanzitutto, “Scorrere in alto” teso ad abbracciare questioni di toccante attualità come i confini e le migrazioni; le sette prime teatrali (italiane, regionali e torinesi, tra cui uno spettacolo scritto da Erri De Luca sulla ex Jugoslavia); i lavori multidisciplinari che contaminano teatro, cinema e musica, come il progetto dedicato alle Isole Svalbard, le terre abitate più a nord del pianeta; i film e gli spettacoli teatrali che mettono in dialogo Federico Fellini, a venticinque anni dalla scomparsa, e registi dalla Polonia e Repubblica Ceca, con un focus particolare sul prolifico Marek Koterski; le nuove collaborazioni con realtà culturali di rilievo come il Museo Nazionale del Cinema e Assemblea Teatro; la cooperazione con compagnie teatrali estere provenienti da Polonia e Repubblica Ceca; la proposta di lavori teatrali realizzati con le fasce deboli della società, come i detenuti del carcere di Saluzzo, i giovani immigrati di seconda generazione, i giovani africani richiedenti asilo e infine la mostra di sculture in pietra (titolo:“Materia Intesa”) realizzate da Mattia Bosco e ospitate a Torino, in San Pietro in Vincoli Zona Teatro. Primo appuntamento, sabato 22 settembre, con la prima assoluta (ore 20,30) alla Mole Antonelliana di “Svalbard, la terra dove nessuno muore”, nuova produzione di Mutamento Zona Castalia che intreccia i linguaggi di teatro, cinema e musica, comprendendo una performance teatrale e un concerto, un album musicale, un documentario e un cortometraggio. Sempre nella giornata di sabato 22 settembre il Festival inaugura il progetto “Teatro in valigia in giro per l’Europa”, che attraverso spettacoli teatrali e proiezioni di film in lingua originale riporta l’attenzione sui valori della pace e della libera circolazione della cultura e degli esseri umani. Si parte con la rassegna cinematografica che nelle sale del torinese Cinema Massimo (via Verdi, 18) propone i film di Federico Fellini, in dialogo con le pellicole di autori contemporanei polacchi e cechi, primo fra tutti il regista polacco Marek Koterski, classe 1942, autore cinematografico e teatrale molto noto e apprezzato in patria, ma ancora poco conosciuto in Italia. Si inizia alle ore 16 proprio con una pellicola di Koterski, “Zycie wewnetrzne” (“La vita interiore”), girato in Polonia nel 1986, in cui si affronta il tema della solitudine e dell’isolamento all’interno della famiglia. Alle ore 18 viene proiettato il film di Federico Fellini “La Strada” (Italia, 1954), l’opera che diede notorietà internazionale al regista e che ottenne l’Oscar al miglior film straniero, pellicola di sensibile finezza sull’innocenza e la violenza. Il progetto “Teatro in valigia in giro per l’Europa” è promosso da Mutamento Zona Castalia con lo stesso Koterski e l’attrice polacca Malgorzata Bogdanska, insieme con la compagnia teatrale italo-polacca Mangrova Teatro, in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema (che sosterrà il Festival anche nel 2019 e 2020 con rassegne cinematografiche), Istituto di Cultura Polacca di Roma, Consolato Generale Polacco in Milano, Consolato Onorario di Polonia a Torino ed Istituto di Cultura Italiana di Varsavia.

Per info: tel. 011/484944 – Il programma completo di “ISAO Festival” su:

www.isaofestival.it www.mutamento.org

 

g.m.

Nelle foto

– “Svalbard, la terra dove nessuno muore”
– Federico Fellini: “Ginger e Fred”
– Marck Koterski: “Tutti siamo dei Gesù Cristo”
– Malgorzata Bogdanska
– Erri De Luca

 

Ercole e il suo mito

FINO AL 10 MARZO 2019

Eroe greco dalla forza prodigiosa e sovrannaturale, semidio nell’antichità – il primo mortale a diventarlo – figlio di Giove e della regina Alcmena, e ancora eroe romano e poi cristiano nel Medioevo, fino a diventare possente icona dell’arte del Rinascimento e del Barocco via via fino ai giorni nostri, con le fantastiche imprese raccontate dal cinema negli anni a metà del secolo scorso: a Eracle – l’Ercole latino – e al suo mito che, inossidabile, ha resistito all’urto dei tempi e delle civiltà, la Reggia di Venaria dedica un’importante mostra ospitata nella “Sala delle Arti” e visitabile fino al 10 marzo dell’anno prossimo. Curata da un comitato scientifico presieduto da Friedrich-Wilhelm von Hase e organizzata dalla “Swiss Lab for Culture Projects” (sapientemente guidata da Paolo e Lidia Carrion), la rassegna acquista un particolare significato alla luce dei lavori di restauro, attualmente in corso, della “Fontana d’Ercole”, fulcro del progetto secentesco dei Giardini della Reggia, un tempo dominata proprio dalla Statua dell’ “Ercole Colosso” (tre metri e 37 centimetri d’altezza in marmo bianco di Frabosa) voluta da Carlo Emanuele II di Savoia e realizzata da Bernardo Falconi intorno al 1670 su progetto di Amedeo di Castellamonte. E proprio di qui può idealmente partire un percorso espositivo che, intorno alla figura del grande eroe mitologico, mette insieme, attraversando oltre 2500 anni di storia, una settantina di opere, fra reperti archeologici, gioielli, opere d’arte applicata, dipinti e sculture e manifesti e filmati e tant’altro ancora. Al periodo compreso fra il 560 ed il 480 a. C. (siamo all’origine del mito in epoca pagana) può farsi risalire una serie di ritrovamenti archeologici di notevole raffinatezza come vasi, anfore e coppe realizzate nella regione greca dell’Attica, provenienti dall’”Antikenmuseum” di Basilea e raffiguranti le imprese canoniche dell’eroe; a spiccare la monumentale anfora del Pittore di Berlino – fra le massime espressioni della ceramica ateniese – e l’hydria attribuita al Gruppo dei Pionieri. Alcune statuette in bronzo o in terracotta, così come una testa colossale di Ercole in riposo – copia della seconda metà del I secolo a. C. di un’opera di Lisippo risalente al 320-310 a. C.– o ancora il calco in gesso del gruppo bronzeo di “Ercole con la cerva di Cerinea” di Lisippo (dalla “Skulpturhalle” di Basilea) testimoniano invece la diffusione della leggenda erculea in ambito romano. A chiudere la sezione due coppe in oro e argento del grande Gianmaria Buccellati, sbalzate e cesellate con le “fatiche” dell’eroe. Di particolare interesse anche gli spazi dedicati al recupero del mito di Ercole da parte del Cristianesimo medievale, quando la figura del semidio viene associata a quella del Salvatore e la discesa, ad esempio, agli inferi per strappare Alcesti a Thanatos prefigura la discesa di Cristo nel Limbo, così come le sue vittorie contro gli animali mitologici annunciano la vittoria del Redentore sul demonio. Qui si ammira anche un prezioso cofanetto in avorio dell’XI secolo raffigurante l’eroe che strangola il leone e solleva Anteo, proveniente dal “Museo Archeologico Nazionale” di Cividale del Friuli. L’epoca moderna è contraddistinta in particolare dai dipinti e dalle sculture del Rinascimento (esemplare “L’Apoteosi di Ercole” del Garofalo); ben rappresentati anche il Seicento (con la scultura di scuola romana “Ercole fanciullo con il serpente”) e il Settecento, con due preziosi manufatti in terracotta dorata di Lorenzo Vaccaro, oggi custoditi nel “Museo Filangieri” di Napoli. Imperdibili per la potenza dell’impronta narrativa tutte le cinque grandi tele realizzate da Gregorio De Ferrari, eccelso pittore del barocco genovese, raffiguranti le più celebri fatiche di Ercole e provenienti dalla “Galleria Nazionale” di Palazzo Spinola di Genova. Infine Ercole al cinema. A chiudere la rassegna è infatti una curiosa sezione che ricostruisce un ambiente di foyer cinematografico anni ’50-’60, con i grandi film, cosiddetti del “peplo”, prodotti a Cinecittà in quegli anni e ancora recentemente a Hollywood, che videro impegnati attori quali Giuliano Gemma o Arnold Schwarzenegger, oltre alla trasposizione in disegni animati di Walt Disney.

Gianni Milani

“Ercole e il suo mito”

Reggia di Venaria – Sala delle Arti, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino), tel. 011/4992333 – www.lavenariareale.it

Fino al 10 marzo 2019

Orari: fino al 14 ottobre, mart. ven. 10/18; sab., dom. e festivi 10/19,30; chiuso il lunedì. Dal 15 ottobre, mart. – ven. 9/17; sab., dom. e festivi 9/18,30; chiuso il lunedì

***

Nelle foto

– “Eracle con la cerva di Cernia”
– “Hydria attica a figure rosse”, attribuita al Gruppo dei Pionieri, 510 a. C. ca.
– Gregorio De Ferrari: “Ercole e l’Idra di Lerna”, fine XVII sec.
– Ercole nel cinema
– La statua di Ercole colosso nei Giardini della Reggia

 

Atteso ritorno (con sorpresa) di Noseda al Regio

Prima stagione concertistica  per il nuovo Sovrintendente della Fondazione, William Graziosi 

Anche quest’anno una ricca stagione concertistica, giunta alla sua ventiduesima edizione, affiancherà, con dodici appuntamenti, la stagione lirica 2018/19 del Teatro Regio di Torino. Reduce dal successo della tournée estiva a Montrux, l’ Orchestra del Teatro Regio, accanto alla Filarmonica di Torino, sarà impegnata in un programma in cui più concerti vedranno anche quale protagonista il coro, con la presenza di ben due Requiem, di Brahms e di Faure’. Il primo sarà inserito nella serata del 27 ottobre, per la direzione del maestro Pinchas Steinberg, ospite delle maggiori istituzioni musicali internazionali, e che vanta un rapporto artistico privilegiato con il teatro Regio. Mercoledì 20 febbraio 2019 il Requiem di Faure’ sarà affiancato alla musica di Petr Il’ic Cajkovskij in un concerto dove Orchestra e Coro del Teatro Regio saranno diretti da Michele Mariotti. Il 17 novembre di quest’anno sarà protagonista di un concerto il compositore e pianista Ezio Bosso, con la sua “Sinfonia Oceans”. Bosso è sicuramente una delle voci più interessanti tra i compositori contemporanei e le sue partiture sono eseguite nei templi della musica classica, quali la Royal Opera House ed il Bolshoj. Il 30 gennaio prossimo sarà presente al Regio Valery Gregiev ed il 18 aprile 2019 Roland Boer con l’ Oratorio “Elias” di Mendelssohn. Il maestro concertatore Sergey Galaktionov, anche violino solista, dirigerà l’Orchestra del Teatro Regio in un ricco programma comprendente brani di Mozart e Sostakovic, tra cui l’intensa Sinfonia da camera op. 110 a, la trascrizione effettuata da Rudolf Barsaj del Quartetto per archi n. 8 op. 110. Lo spartito reca un sottotitolo piuttosto significativo, dedicato alle ” ittime del fascismo e della guerra”, includendo al suo interno molte autocitazioni di lavori precedenti del compositore, quasi che Sostakovic si ritenesse vittima di quelle tirannie. Tra le peculiarità della stagione concertistica la sonorizzazione, già sperimentata da cinque anni, di un film in diretta. Questa volta la scelta si è concentrata su “Il Circo” di Chaplin, che verrà musicato il 4 marzo prossimo sotto l’attenta guida del maestro Timothy Brock. Concerto prenatalizio il 17 dicembre prossimo dal titolo “Profumo di Natale”, in cui Nuno Coelho dirigerà Orchestra e Coro delle Voci Bianche del Regio e del Conservatorio. Jazz ed arrangiamenti saranno poi i protagonisti del concerto che aprirà il nuovo anno, il 14 gennaio 2019, con gli Swingle Singer, con ensemble vocale ed orchestra. Atteso ritorno sul podio, infine, per il maestro Gianandrea Noseda, per un concerto a sorpresa, proposto nella sua formula a sorpresa per il quarto anno consecutivo, sempre accolto molto favorevolmente dal pubblico.

 

Mara Martellotta

Crea vista con gli occhi di uno storico fotografo

La tappa di questo viaggio nella “Valcerrina Sconosciuta” è leggermente paradossale perché il luogo è Crea, sede di Santuario e Sacro Monte, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 2004 insieme agli altri Sacri Monti e percorsi devozionali piemontesi e lombardi

Ma è una Crea vista con gli occhi di un casalese diventato famoso nella storia della fotografia per avere inventato il teleobiettivo, Francesco Negri. Si tratta di quel Francesco Negri che, nato a Tromello in Lomellina, nella Provincia di Pavia, il 18 dicembre del 1841, dopo aver frequentato il liceo a Vigevano, si trasferì a Torino, dove conseguì la laurea in giurisprudenza nel 1861. L’anno successivo si stabilì a Casale Monferrato per esercitare l’avvocatura. Accanto a questa sin dal 1863 si occupò di fotografia, studiando processi nuovi riguardanti la fotografia a colori. Per primo adattò alla macchina fotografica uno speciale cannocchiale, creando il teleobiettivo. Era il 1880, che costruito da Koristka a Milano prese il nome di teleobiettivo Negri – Koritska. Fatta questa doverosa premessa su Frnacesco Negri, che ha lasciato anche un ponderoso Fondo alla Biblioteca Canna di Casale Monferrato. Fatta questa doverosa premessa sull’autore, va ricordato anche che Francesco Negri su particolarmente attento ai valori espressi dalla cultura di Casale e del Monferrato e, letteralmente, “amò” Crea. Di qui il Santuario di Crea in Monferrato, apparso una prima volta sulla rivista di Storia Arte Archeologia delle Province di Alessandria ed Asti dell’anno 1902, riprodotto in stampa anastatica integrale anni fa dalla casa editrice Il Portico di Casale Monferrato in una pubblicazione “Santuario di Crea. Arte e Storia nel Monferrato”, arricchito da una prefazione della studiosa (e consigliere regionale negli anni Ottanta) Anna Maria Ariotti e da una ricca appendice di fotografie tratte dalle lastre conservate nel Museo del Santuario di Crea e della Biblioteca Civica di Casale Monferrato. Nel suo scritto l’autore tratta delle origini di Crea andando ad indivuarlo: “Questo Santuario attualmente formato da 23 cappelle, oltre alla chiesa e convento, sorge sul colle che, a forma di elissoide, con direzione da ponente a levante, è fiancheggiato da un lato dalla Valle Stura, dall’altro a mezzodì da quella percorsa dalla linea ferroviaria Casale – Asti. La sua elevazione massima è di 450 metri circa dal livello del mare e di metri 212 dalla stazione di Serralunga di Crea, di dove si parte la strada di più breve accesso al Santuario. Dall’alto del colle la vista è incantevole. Fanno corona le Alpi, dalle marittime alle carniche, e l’Appennino all’orizzonte, la vasta pianura padana a mezzanotte e levante , e la variata sequela dei colli monferrini e torinesi a ponente e mezzodì”. Una descrizione precisa nella quale ci si potrebbe trovare ancora oggi ad oltre un secolo di distanza. Nel suo saggio l’autore descrive poi la chiesa, il santuario, le cappelle ed i romitori, soffermandosi sui tre principali artisti che hanno contribuito alla grandezza del Sacro Monte con le loro opere, Guglielmo Caccia detto “Il Moncalvo”, Giovanni Tabacchetti e Nicola Tabacchetti. Si tratta di un’opera che ha costituito una pietra miliare nella storia di Crea e che era giusto non fare cadere nel dimenticatoio. Sul Santuario e sul Sacro Monte si ritornerà in altre tappe del viaggio in Valcerrina.

Massimo Iaretti