CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 699

Italiani illustri visti da un vero liberale

L’Aula Magna dell’Università di Torino ha ospitato la presentazione del  libro di Pier Franco Quaglieni “Figure dell’Italia civile”, Golem Edizioni. Sono intervenuti Giuseppe Piccoli, Dino Cofrancesco, Sara Lagi e Francesco Tuccari. Il libro di Quaglieni, intellettuale liberale torinese,  tratteggia le figure di personalità importanti della cultura e della politica italiana del ’900.

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Da Einaudi a Giovanni Amendola, da Marchesi a Soleri, da Calamandrei a Chabod, da Burzio ad Adriano Olivetti, da Ernesto Rossi a Balbo di Vinadio. La parte più consistente del libro riguarda gli quaglieni 3“amici e maestri” che l’autore ha conosciuto e frequentato: Jemolo, Bobbio, Galante Garrone, Montanelli, Valiani, Venturi, Casalegno, Alda Croce, Primo Levi, Ciampi, Luraghi, Romeo, Spadolini, Pininfarina, Ronchey, Tortora, Pannella. Due capitoli molto densi concludono il libro, quelli dedicati a Soldati e Pannunzio. Si tratta di scritti che Quaglieni arricchisce ricostruendo la storia dei rapporti tra il Centro “Pannunzio” e le diverse personalità che animano il libro.

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Le figure delineate sono spesso ricordate con episodi del tutto inediti e poco convenzionali, in alcuni casi persino politicamente “poco corretti”, ma sempre equilibrati sotto il profilo storico. Ne viene fuori un ritratto a tutto tondo dell’Italia civile, che l’autore ritiene vada riscoperta e valorizzata come patrimonio culturale irrinunciabile anche per il futuro delle nuove generazioni.

Camaleontika, gli spettacoli di gennaio

Dopo il divertente spettacolo di cabaret del 7 gennaio con i Senso D’Oppio e Wuoz, la rassegna Camaleontika torna con altri due importanti appuntamenti per concludere il mese di gennaio, quali la “Apocalisse” con il bravissimo Ugo Dighero il 21 gennaio e con Elianto e Altre storie” il 22 gennaio, ovvero lo studio sulla nuova produzione della compagnia Fabula Rasa con i ragazzi africani del progetto Black Fabula ed altri ospiti. 

ALMESE TEATRO

CAMALEONTIKA 2016/2017 è la terza stagione teatrale organizzata ad Almese (TO) dalla compagnia Fabula Rasa diretta da Beppe Gromi, grazie al sostegno del Comune di Almese e della Fondazione Piemonte Dal Vivo. Una nuova stagione di colori per un Camaleonte che dal 15 ottobre 2016 al 7 maggio 2017 continua a giocare ridipingendo il paesaggio mutante che lo circonda sul palcoscenico del Teatro Magnetto di Almese, Nella bassa Valle di Susa, con spettacoli di teatro per tutte le età, cabaret, danza e musica. In questa edizione si è aperta una nuova importante collaborazione con “MEDICI SENZA FRONTIERE”, un sodalizio che aggiunge un tassello importante in una rassegna che sin dall’inizio si pone l’obiettivo di tenere acceso uno sguardo sul mondo dei più sfortunati. In tutti gli appuntamenti in programma vengono presentate alcune iniziative della nota associazione di aiuto umanitario con raccolta di offerte libere che andranno a sostenere le sue attività, oltre al progetto migrante Black Fabula che consiste in laboratori di teatro-danza condotti dalla Compagnia Fabula Rasa ed avviati nell’aprile del 2015 per rifugiati africani ospitati dal Comune di Almese.

Massimo Iaretti

Tutti intorno al povero defunto, una cinica partita di ipocrisia e avidità

Divertimento per parigini e no fin dal 1976, al suo esordio, “Alla faccia vostra!” (nell’originale, “A vos souhaits”) è una macchina teatrale perfetta, concepita dal francese Pierre Chesnot – già noto a noi per “L’inquilina del piano di sopra”, arriverà a metà marzo il suo “Quattro donne e una canaglia” con Gianfranco D’Angelo -, leggi uno spunto originale portato avanti con una buona dose di divertimento e una intrigante scrittura, con tanto di variopinti personaggi, con scambi di persone, con porte aperte e richiuse in tempismo perfetto, com’era d’obbligo un tempo, di colpi di scena inaspettati. Insomma, un meccanismo alla Feydeau, ben oliato, che ai nostri giorni, pur più smaliziati, continua a fare la sua bella figura.

alfierii rabbione

Nell’operazione vista all’Alfieri per il cartellone di Torino Spettacoli, in scena sino a domenica 22 gennaio, regia adattamento e traduzione firmati da Patrick Rossi Gastaldi, l’esito è di quelli che più che mai soddisfano il pubblico, forse senza troppe pretese ma certo in cerca di divertimento a ritemprare le giornate. E il divertimento certo non manca. Nella Roma caotica e menefreghista, e fermiamoci qui senza attaccarci all’elenco dei suoi tanti peccati di cui sono piene le cronache, alla radice il denaro, con avarizia, ipocrisia, equivoci, tutti intorno alla povera salma del grande scrittore settantenne a piangerlo e a fare mille progetti. Un infarto se l’è portato via. C’è il luminare della medicina con tanto di trasmissione in tivù che oltre a stendere l’atto di morte pensa anche che non sarebbe poi tanto male poter occupare quell’appartamento più grande; c’è il genero del defunto con moglie/figlia piagnucolante al seguito che cerca di coprire un grosso debito con un prestito della banca garantito dall’eredità della signora; c’è la giovane e avvenente vedova, che ha appena lasciato di corsa Costa Azzurra e amante francese e non accetta di vedersi scivolar via dalle mani il più che cospicuo lascito; c’è il banchiere che aspetta pure lui la sua parte. In un angolo la fidata governante che sinceramente in lacrime piange il suo padrone. Ma un fatto inaspettato, che non è certo giusto rivelare, scompiglia le aspettative e i progetti di tutti quanti. Cinicamente al vetriolo, “Alla faccia vostra”, senza prendersi troppo sul serio, è un trattatello di certo vivere quotidiano, un elenco di vizi privati e pubbliche virtù, con tanto di accaparratori e infedeli, commedia brillante che di tanto in tanto scivola nella farsa e accresce la gran dose di caos che già si porta appresso (chissà come la mettono in scena i francesi? o ve la immaginate sui freddi, geometrici palcoscenici inglesi?): ma tant’è, difetto simpaticamente cancellabile se il risultato è quello che abbiamo visto l’altra sera. Nella scena di Andrea Bianchi, tutta mogano scrivania e alte librerie, non pongono limiti ad andirivieni e intrallazzi gli sfrenati Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio, tutto disperazione e milioni da salvaguardare lui, capace di una bella prova lei, di piena e simpatica maturità tra singhiozzi e immediati sorrisi e panorami futuri. A loro, alla governante di Antonella Piccolo, adeguata contro immagine, ai loro compagni il pieno successo della serata.

 

Elio Rabbione

Maratona Mozart, 50 ore di musica (gratuita)

mozart dogana vecchiaNel 1700 Mozart soggiornò a Torino con il padre all’hotel Dogana Vecchia dell’attuale via Corte d’Appello. E ancora una volta Torino, il 28 e il 29 gennaio, celebra il compleanno di quello che fu forse il più grande musicista di tutti i tempi, con un’originale manifestazione per appassionati di musica:  la Maratona Mozart, o Mozart Nacht Und Tag, una mozartiniziativa ideata 9 anni fa dal Teatro Baretti. Si tratta di una no stop di 50 ore, gratuita, con 100 appuntamenti con solisti, ensemble, orchestre e proiezioni cinematografiche, in tutto 280 artisti e  una diretta streaming sul sito web del Teatro Baretti coordinata da Corrado Rollin e Giorgio Griva. Molti gli enti, i teatri e le associazioni coinvolte.

 

(foto: il Torinese)

Oggi al Cinema

allied film2Le trame dei film nelle sale  di Torino 

A cura di Elio Rabbione

 

Allied – Un’ombra nascosta – Drammatico. Regia di Robert Zemeckis, con Brad Pitt e Marion Cotillard. Nella Casablanca in pieno conflitto mondiale, già tanto cara a Ingrid Bergman e a Humphrey Bogart, s’incrociano Marianne Beausejour, legata alla resistenza francese e avvenente spia pronta a fare l’occhio dolce al perfido tedesco, e Max Vatan, comandante d’aviazione di origine canadese e al servizio dell’Intelligence inglese. Avventure e amore tra i due, il trasferimento a Londra, un matrimonio e una bambina partorita sotto i bombardamenti. Ma ad un certo punto della storia iniziano gli indizi e i dubbi e forse non tutto è come sembra. Film perfetto, secondo i sacrosanti canoni dello spionaggio, tensioni e necessità di indagare (anche da parte dello spettatore), il Brad che comincia a far intravedere le rughe e gli anni, la Cotillard magnifica come sua abitudine. Durata 124 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Animali notturni – Drammatico. Regia di Tom Ford, con Amy Adams, Jake Gyllenhaal e Aaron Taylor-Johnson. A Susan, affermata mercante d’arte di Los Angeles, viene un giorno recapitato un pacco, un libro dal contenuto violento che l’ex marito le ha dedicato. Immersa nella lettura che s’accompagna ai ricordi di un loro passato, spinta a riconsiderare le scelte compiute, Susan avverte che un’altra vicenda s’allinea alla sua, dolorosa e crudele, capace di interferire e di sovrapporsi alla sua personale. Taylor-Johnson s’è aggiudicato recentemente il Golden Globe come miglior attore non protagonista. Dall’acclamato regista di “A single man”. Durata 115 minuti. (Classico, Massimo sala 2 V.O.)

 

Arrival – Fantascienza. Regia di Denis Villeneuve, con Amy Adams e Jeremy Renner. Louise Banks, linguista di chiara fama, guida con il fisico Donnelly un gruppo di studiosi per instaurare un ARRIVAL FILMlinguaggio, attraverso simboli scritti, e un rapporto con gli alieni occupanti di un oggetto misterioso proveniente dall’universo e atterrato nel Montana. Successo a Venezia, la Adams in odore di Oscar: e il regista è uno dei migliori nomi in circolazione nel panorama cinematografico di oggi, qualsiasi generi tocchi (“La donna che canta”, “Prisoners”, “Sicario”, in attesa di “Blade Runner 2049”). Insomma, una garanzia. Durata 116 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, F.lli Marx sala Harpo, Greenwich sala 1, Ideal, The Space, Uci anche V.O.)

 

Assassin’s Creed – Avventura. Regia di Justin Kurzel, con Michael Fassbender e Marion Cotillard. assassin-creed-filmUn’occasione per riunire il regista e gli interpreti di “Macbeth”, qui Fassbender in veste anche di coproduttore. Tratto dall’omonimo videogioco, il film è la storia del criminale Callum Lynch, segretamente salvato da una condanna a morte da un’organizzazione che è la moderna reincarnazione dell’Ordine dei Templari. È costretto da costoro a utilizzare l’Animus, un macchinario cui sovrintende la scienziata Sophia e che gli permette di rivivere i ricordi di un suo antenato, Aguillar de Nerha, un Assassino, vissuto nella Spagna del XV secolo. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Captain Fantastic – Commedia drammatica. Regia di Matt Ross, con Viggo Mortensen. La famiglia Cash è composta da padre, madre e sei figli che hanno avuto un’educazione “libera”, tra le foreste del nord America, lontano da consumismi e conformismi imperanti in ogni altrove civilizzato. Radiata ogni tecnologia “non utile”, i rampolli si affidano allo sviluppo della mente e del corpo, ad una cultura che spazia liberamente dal classico al più futuribile, dalla costituzione americana ad un linguaggio estremamente ricco: se non si celebrerà il Natale insopportabilmente consumistico, si potrà sempre celebrare il compleanno di Noam Chomsky. Una sorta di ideale paradiso che una tragedia potrebbe definitivamente cambiare. Durata 118 minuti. (Eliseo blu)

 

Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gaston Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Salas i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Uno spunto interessante, uno svolgimento condotto con partecipazione: spiace per la grande povertà della forma, la regia scarna, i luoghi comuni, e il presepe di piccoli personaggi chiusi in macchiette in troppe occasioni. Coppa Volpi veneziana al protagonista (di certo sopravvalutata). Durata 118 minuti. (Classico)

 

Il cliente – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Shahab Hosseini e Taraneh Alidoosti. Due cliente-film2coniugi, Emad e Rana, sono costretti a abbandonare il loro appartamento a causa di un cedimento strutturale dell’edificio. Nella ricerca di una nuova abitazione, vengono aiutati da un collega che con loro recita in una messa in scena di “Morte di un commesso viaggiatore” di Miller, un dramma di sogni e di disfacimenti morali e familiari. Nel nuovo alloggio, in precedenza abitato da una donna di dubbia reputazione, Rana subisce un’aggressione: se la donna ne esce duramente colpita non soltanto nel corpo ma soprattutto nello spirito per poi poco a poco quietamente rappacificarsi, da quel momento per Emad inizia una ricerca dell’aggressore, una esplicita vendetta in cui non vuole coinvolgere la polizia. Un capolavoro di ferma scrittura, di analisi, di descrizione dei piccoli, impercettibili fatti quotidiani, delle emozioni positive e negative che possono attraversare l’animo umano. Premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura e l’interpretazione maschile. Durata 124 minuti. (Nazionale sala 1)

 

collateral-filmCollateral beauty – Commedia drammatica. Regia di David Frankel, con Will Smith, Helen Mirren, Keira Knightley, Edward Norton e Kate Winslet. Nella New York di oggi, il pubblicitario Howard non riesce ad accettare la morte della sua bambina e tenta di ritrovare un salvifico sfogo nelle lettere che scrive e indirizza ad Amore, Morte e Tempo: gli amici, nella speranza di alleviarne il dolore, altro non fanno che ingaggiare tre attori che, impersonando gli stessi specifici concetti, gli suggeriscano le soluzioni più adatte alla sopravvivenza non troppo infelice. Durata 94 minuti. (Greenwich sala 2, Ideal, Lux sala 2, The Space, Uci)

 

Dopo l’amore – Drammatico. Regia di Joachim Lafosse, con Berenice Bejo e Cédric Kahn. Dopo 15 anni di vita in comune, Marie e Boris si stanno separando. La casa dove vivono con le loro due bambine è stata acquistata da lei, ma è lui che l’ha interamente ristrutturata. Sono costretti alla convivenza, dal momento che Boris non può permettersi un’altra sistemazione. E quando arriva la resa dei conti, nessuno dei due è disposto a mediare sul contributo che ritiene di aver dato alla vita coniugale. Durata 100 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Florence – Commedia. Regia di Stephen Frears, con Meryl Streep e Hugh Grant. Nella New York florence1-filmanni Quaranta, la storia vera di Florence Foster Jenkins, del suo appartenere all’altoborghesia americana, delle sue ricchezze, della sua passione per il bel canto. Ma la signora era alquanto stonata: tuttavia gli amici fidati presenziavano ai suoi concerti in stato di estasi, i critici venivano zittiti dal marito-manager. L’apoteosi avvenne al Carnagie Hall, con un pubblico in visibilio. Sguardo del cinema hollywoodiano su un personaggio toccato con (ben altra) grazia e humour da quello francese, con “Marguerite”, nella scorsa stagione. Dal regista di “Philomena” e “The Queen”. Prodotto di tutto rispetto, con qualche pennellata di limpido divertimento, gradevole nella descrizione di una società immersa nei tanti vizi e nelle piccole virtù: ma ogni cosa sembra essere presentata e detta sopra le righe, a cominciare dall’interpretazione della Streep, per una volta priva di certe minime sfaccettature che l’hanno sempre resa grande, donna affetta senza mezze misure da protagonismo, macchietta a tutto tondo, folle ed eccessivamente sognatrice. Se dovessimo scegliere la punta di diamante dell’intero film indicheremmo senz’altro il ritrattino del suo accompagnatore al pianoforte, l’eccellente, sbalordito e divertito Simon Helberg, pronto per noi a entrare nella cinquina degli Oscar. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 3, Greenwich sala 3)

 

Il GGG – Il Grande Gigante Gentile – Fantasy. Regia di Steven Spielberg, con Mark Rylance e Ruby Barnhill. Ultimo script della creatrice di “E.T.”, Melissa Mathison, scomparsa lo scorso anno all’età di 65 anni, tratto dal romanzo di Roald Dahl (autore ancora tra l’altro della “Fabbrica di cioccolato”), è la storia della piccola Sofia rapita in una notturna Londra dall’orfanotrofio in cui è cresciuta e della sua amicizia con il gigante (ma non troppo) buono – interpretato da Rylance, premio Oscar per “Il ponte delle spie” – che presto lei aiuterà nel proprio lavoro, ovvero catturare i sogni positivi e belli per trasmetterli ai bambini mentre dormono. Durata 117 minuti. (Classico – sabato e domenica -, Uci)

 

lion2-filmLion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, disubbidendo alla madre e cercando di seguire il fratello più grande, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 2, Uci)

 

Il medico di campagna – Commedia. Regia di Thomas Lilli, con François Cluzet e Marianne Denicourt. Jean Pierre ha dedicato tutta la vita alla sua professione, senza risparmiarsi. Quando gli viene diagnosticato un tumore al cervello, si rende conto che un mondo sta per finire, con i sacrifici, con la passione, con gli amici; e non sarà facile per lui accettare appieno la vicinanza e le interferenze di una giovane collega che non ha davvero l’intenzioni di mettersi da parte. Durata 102 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Mister Felicità – Commedia. Regia di Alessandro Siani, con Alessandro Siani, Diego Abatantuono e Carla Signoris. Martino, disoccupato cronico, vive alle spalle della sorella ma ad un certo punto riesce a inventarsi un’occupazione, sostituendosi ad un “mental coach”, un guru del pensiero positivo. La sua prima assistita sarà Arianna, una campionessa di pattinaggio in crisi in seguito a una caduta. Durata 101 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

peregrineMiss Peregrine – La casa dei bambini speciali – Fantasy. Regia di Tim Burton, con Eva Green, Asa Butterfield, Samuel Jackson, Rupert Everett, Judy Dench, Terence Stamp. Il giovane Jacob, alla morte del nonno, scopre che quelle storie che aveva sempre sentito raccontare, sono vere: esiste veramente in una piccola isola lontana, nel Galles, un gruppo di bambini orfani, dal talento speciale di cui forze malvagie vorrebbero impadronirsi, che vivono nella casa della misteriosa Miss Peregrine. Jacob farà di tutto per proteggere quei bambini e sottrarli ai loro nemici. Tratto dal romanzo omonimo di Ransom Riggs, ancora l’universo fantastici del regista di “Edward mani di forbici”, “Big Fish” e Alice in Wonderland”. Durata 127 minuti. (Uci)

 

Nebbia in agosto – Drammatico. Regia di Kai Wessel, con Sebastian Kock. Nella Germania dei NEBBIA AGOSTO FILMprimi anni Quaranta, il giovane Ernst, orfano di madre, sano e ribelle, finisce nell’ospedale psichiatrico di Kaufbeuren, dove viene praticato il programma dell’eutanasia che sopprime   gli adulti e i bambini colpiti da malattie mentali. Cadrà anche lui vittima di quegli orrori. Durata 126 minuti. (Massimo sala 1)

 

Oceania – Animazione. Regia di John Musker e Ron Clements. Coraggiosa, femminista che la metà basta, non certo alla ricerca del principe azzurro, la principessa Vaiana sogna di poter andare ben oltre la barriera corallina per avventurarsi nell’oceano. La sua prima sfida è salvare il suo popolo dalle malefatte del vanitosissime semidio Maui che per avere un giorno rubato il cuore di una dea rischia ora di portare quel paradiso terrestre all’aridità. Ma l’eroina è pronta combattere e a vincere. Durata 127 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

ORA LEGALE FILML’ora legale – Commedia. Interpretazione e regia di Ficarra e Picone, con Leo Gullotta e Tony Sperandeo. Votazioni per l’elezione del sindaco a Pietrammare. Ma le cose vanno davvero male se quello in carica è maneggione e colluso e quello candidato i comizi li pronuncia al grido di “Onestà, onestà”. Persino il parroco, prima convinto di un cambiamento radicale, diviene avversario senza se e senza ma quando il vincitore gli impone di pagare l’IMU sulla chiesa che lui ha trasformato in albergo. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Passengers – Fantascienza. Regia di Morten Tyldum, con Jennifer Lawrence e Chris Pratt. La nave spaziale “Avalon” sta viaggiando, un lunghissimo viaggio, verso una colonia lontana, a bordo passengers-filmcinquemila ospiti. Addormentati, programmati a risvegliarsi 120 anni dopo. 90 anni prima dell’arrivo, due di loro, Aurora e Jim, lei una giornalista newyorkese alla ricerca di un nuovo spunto per il suo prossimo romanzo, lui ingegnere meccanico di Denver, per un guasto si risvegliano, unici e soli, si innamorano. Non soltanto avventure solitarie e no nello spazio senza confini, anche inquietudini filosofiche e quesiti morali, imposizioni e libertà, il desiderio di stare con qualcuno o il suo rifiuto, l’amore e il tempo, l’azzeramento dei tanti progetti e la noia, la realtà quotidiana e la sua cancellazione, in un viaggio pericoloso e senza prospettive. Durata 116 minuti. (Greenwich sala 3, Reposi, Uci)

 

Qua la zampa! – Commedia. Regia di Lasse Hallstrom, con Dennis Quaid. Tratto dal romanzo di W. Bruce Cameron “Dalla parte di Bailey”, il mondo e gli umani visti dall’universo canino, ovvero attraverso una serie di reincarnazione un cane viene in contatto con più persone riuscendo a migliorare il loro sguardo sulla vita. Nell’edizione sui nostri schermi la voce del simpatico amico dell’uomo è di Gerry Scotti. Durata 120 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Rogue One: A Star Wars Story – Fantascienza. Regia di Gareth Edwards, con Diego Luna, Forest Whitaker, Mads Mikkelsen e Felicity Jones. Un gruppo di eroi in missione per sottrarre i piani della più potente arma di distruzione di massa mai ideata dall’Impero Galattico, la Morte Nera. Primo film della serie “Star Wars Anthology”, una collezione di film a se stanti ambientati nell’universo di “Guerre stellari”. Durata 143 minuti. (Ideal, Reposi, Uci)

 

Silence – Drammatico. Regia di Martin Scorsese, con Andrew Garfield, Adam Driver e Liam Neeson. silence1Ambientato nella prima metà del XVII secolo. Due giovani sacerdoti gesuiti, padre Rodrigues e padre Garrupe, si recano nel lontano Giappone per svolgere opera di evangelizzazione e alla ricerca di chi li ha istruiti e guidati, il padre Ferreira. Incontrano una terra dove i cristiani sono perseguitati, costretti ad abiurare la propria fede o a subire il martirio. I dubbi, le certezze che cominciano a non essere più tali, la presenza/assenza di un Dio che non interviene o non cancella il Male, la solitudine: al termine, un ritrovato padre Ferreira che già s’è allontanato dalla Chiesa troverà un fertile terreno nelle debolezze di Rodrigues, che più di tutti ha lottato e creduto nel proprio apostolato. Durata 161 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala 1, The Space, Uci)

 

Sing – Animazione. Regia di Garth Jennings. Una esausta porcellina, madre di 25 maialini, un gorilla, un topo, un timidissimo elefante, tutti partecipano ad un debuttanti allo sbaraglio, un nostrano X Factor per intenderci, messo in piedi dal koala Buster Moon al fine di mettere in salvo dal fallimento il proprio teatro. Durata 110 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Le stagioni di Louise – Animazione. Regia di Jean-François Laguionie. Al termine della stagione balneare, un’anziana donna perde l’ultimo treno che la porterebbe in città. Decide di vivere sulla spiaggia, in compagnia di un cane, in attesa venga a riprenderla. Durata 75 minuti. (Centrale)

 

Sully – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Tom Hanks, Aaron Eckart e Laura Linney. Ovvero la storia dell’eroe Sullenberger, che il 15 gennaio 2009 portò in salvo, alla guida del suo aereo, 155 passeggeri, facendolo ammarare nelle acque del fiume Hudson. Un’opera raccontata da Eastwood con una lucidità davvero geniale, essenziale, precisa nella descrizione dei fatti e dei sentimenti contrastanti del protagonista, un Tom Hanks partecipe e immedesimato come raramente lo ricordiamo, la sua sicurezza e la sua battaglia contro chi lo riderebbe un incompetente, lo sguardo sui giudici e la replica a quelle simulazioni di volo che, nel processo cui fu sottoposto Sully con il suo copilota, non tenevano assolutamente conto del fattore umano, di una decisione che andava presa nel giro di una manciata di minuti: ad ogni inquadratura facendo partecipare lo spettatore, ad ogni attimo della vicenda – le notti nella stanza d’albergo, le telefonate a casa alla moglie, i dubbi, i timori, la felicità tutta chiusa dentro nell’apprendere che tutti quei passeggeri sono sani e salvi, nessuno escluso – che pur ha, a quasi otto anni dal suo sviluppo, un esito conosciuto. Durata 95 minuti. (Romano sala 3)

 

The Founder – Commedia. Regia di John Lee Hancock, con Michael Keaton e Laura Dern. Con un passato di commesso viaggiatore di scarso successo, nel 1954, di fronte alla ristretta attività dei film founderfratelli Dick e Mac McDonald a San Bernardino in California, un povero chiosco di hamburger confezionatore di spuntini veloci per altrettanto pubblico frettoloso e dal poco spendere, il signor Ray Kroc pensa di allargare, in qualità di socio, l’attività dei pionieri su scala nazionale. Sappiamo tutti com’è andata a finire, successo successo successo, unendo artigianato e voglia di sperimentazione unita a una fragorosa mania di grandezza. Un avventura americana, una sfida e il sogno sempre ricercato, un’altra bella prova per il resuscitato Keaton, già pedina vincente di titoli quali “Birdman” e “Il caso Spotlight”. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

xXx – Il ritorno di Xander Cage – Azione. Regia di D.J. Caruso, con Vin Diesel, Toni Collette e Samuel L. Jackson. Xander, dato per morto in un incidente, in realtà è più vivo che mai, pronto a recuperare il “Vaso di Pandora” che fa pure gola al suo nemico Xiang. Per gli appassionati di dei muscoli di Diesel e del suo faccione sempre un po’ a corto di espressioni accettabili. Durata 110. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci anche in 3D)

Quanto hanno contato Giuseppe Pellizza e Angelo Morbelli per Giacomo Balla

ARCO BALLALa mostra di Balla in corso ad Alba alla Fondazione Ferrero evidenzia i rapporti iniziali dei Futuristi con il Divisionismo, poiché determinante fu l’incontro di Balla con Pellizza all’Accademia Albertina nel 1891 presentati dal fotografo Oreste Bertieri.

 

 

In quei giorni il pittore di Volpedo, soggiornando a Torino, preda di nostalgia del paese natale, scriveva “Qui mi sento un uccello in gabbia, mentre in campagna tutto mi parla d’amore” ma in compenso si sentiva fortemente partecipe del clima di socialismo unitario caldeggiato in città da Giovanni Cena ed Edmondo De Amicis. Il successivo incontro nel 1895 a Roma, dove Sibilla Aleramo e lo stesso Cena stavano organizzando scuole per i contadini analfabeti dell’Agro Pontino, resero ancora più intensa la loro amicizia, accomunati dall’ afflato umanitario verso emarginati, poveri, derelitti e umili lavoratori, soggetto dei loro dipinti.

 

I temi proposti da Balla ne” Il polittico dei viventi” (giornata dell’operaio, il mendicante, la pazza, il contadino) dipinti poco dopo il “Quarto Stato” di Pellizza del 1901 e pure “Venduta”,” Bambina malata” e “Per ottanta centesimi” di Morbelli sono affini per tecnica e contenuti anche se Angelo, pur partecipe emotivamente, è più realistico, meno polemico e utopistico.

 

Altro motivo di unione d’intenti è l’amore per la fotografia: Balla era fotografo come il padre, Pellizza dava spesso tagli in diagonale alle opere, Morbelli riteneva questo mezzo indispensabile supporto da tenere sotto gli occhi per completare il dipinto in sostituzione dell’ausilio degli schizzi en plein air.

La prova dei rapporti tra il Divisionismo e gli anni iniziali dei Futuristi è soprattutto esplicita se confrontiamo” Il sole” di Pellizza e “Lampada ad arco” di Balla: stessi i colori divisi per dare una luminosità colta con mescolanza ottica secondo la tecnica del neo impressionismo, diverso lo spirito contenutistico e simbolico.

 

Nell’uno la luce è solare, pensata attraverso il lirismo panteistico della natura e, come asseriva Primo Levi, ” metafora del sole dell’avvenire di giustizia sociale” mentre nell’altro, ormai firmatario del Manifesto dei pittori futuristi del 1910, è esaltazione delle invenzioni moderne che, all’insegna della dinamicità, come auspicava Marinetti, “uccidono il chiaro di luna” inteso come passatismo.

Però il ricordo dei primi anni divisionisti ritornerà in qualche modo ancora in Balla, dopo l’euforia modernista, quando si dedicherà ancora al figurativo che aveva abbandonato per una trentina d’anni.

 

Cristiano Bussola.

“L’Italia civile” di Pier Franco Quaglieni

 quaglieniGiovedì 19 gennaio alle ore 17,30 nell’Aula Magna dell’Università di Torino (Via Verdi, 8), Dino COFRANCESCO, Sara LAGI e Francesco TUCCARI presenteranno, in dialogo con l’autore, il libro di Pier Franco QUAGLIENI “FIGURE DELL’ITALIA CIVILE”, Golem Edizioni. Coordinerà Giuseppe PICCOLI.

Il libro di Quaglieni tratteggia le figure di personalità importanti della cultura e della politica italiana del ’900, da Einaudi a Giovanni italia 2Amendola, da Marchesi a Soleri, da Calamandrei a casalegno1Chabod, da Burzio ad Adriano Olivetti, da Ernesto Rossi a Balbo di Vinadio. La parte più consistente del libro riguarda gli “amici e maestri” che l’autore ha conosciuto e frequentato: Jemolo, Bobbio, Galante Garrone, ciampiMontanelli, Valiani, Venturi, Casalegno, Alda Croce, Primo Levi, Ciampi, Luraghi, Romeo, Spadolini, Pininfarina, Ronchey, Tortora, Pannella. Due capitoli molto densi concludono il libro, quelli dedicati a Soldati e Pannunzio. Si tratta di scritti che Quaglieni arricchisce ricostruendo la pannellastoria dei rapporti tra il Centro “Pannunzio” e le soldati2diverse personalità che animano il libro. Le figure delineate sono spesso ricordate con episodi del tutto inediti e poco convenzionali, in alcuni casi persino politicamente “poco corretti”, ma sempre equilibrati sotto il profilo storico. Ne viene fuori un ritratto a tutto tondo dell’Italia civile, che l’autore ritiene vada riscoperta e valorizzata come patrimonio culturale irrinunciabile anche per il futuro delle nuove generazioni.

FISH&CHIPS, malizia al cinema

FISHFestival Internazionale del Cinema Erotico e del Sessuale

 

La 2a edizione del Fish&Chips Film Festival, unico festival in Italia dedicato al cinema erotico e del sessuale internazionale, sarà inaugurata giovedì 19 gennaio 2017 con il titolo cult d’animazione Belladonna of Sadness di Eiichi Yamamoto e proseguirà fino a domenica 22 gennaio a Torino, per 4 giorni con 55 film in 22 proiezioni, 4 incontri, 2 mostre e 1 progetto fotografico liveFish&Chips Film Festival è un progetto indipendente realizzato dall’Associazione Fish&Chips, grazie a coloro che credono nell’importanza di dare attenzione a un elemento fondamentale della vita di ognuno come il sesso, senza discriminazioni, attraverso la fascinazione del cinema e delle immagini: il partner Museo Nazionale del Cinema, il main sponsor Pornhub, lo sponsor Gold Tattoo, gli sponsor tecnici 001 Edizioni, La Valigia Rossa, Bijoux indiscrets, Tempietto Tantrico e Stramonio, i media partner Lacumbia, Agenda del Cinema Torino, Radio Banda Larga e Taxidrivers; e grazie anche alla collaborazione del DAMS di Torino e di Giovani per Torino.

 

Anche quest’anno Fish&Chips Film Festival proporrà al pubblico proiezioni, incontri ed eventi che difficilmente troverebbero spazio nei circuiti mainstream.” dichiara la direttrice artistica di Fish&Chips, Chiara PellegriniL’attenzione è rivolta a produzioni indipendenti e di qualità, in cui la tematica principale è la sessualità nelle varie forme e declinazioni: mostreremo erotismo esplicito e anticonvenzionale, film che indagano modi alternativi di vivere l’eros e le relazioni. Da Giuliana Gamba a Four Chambers, da Los Angeles a Bangalore, passando per l’Iran, daremo spazio a registe e registi che raccontano il vasto e complesso mondo del sesso, attraverso generi cinematografici eterogenei e visioni personali.

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Fish&Chips ha scelto di portare avanti la propria mission e sdoganare quello che sotto molti aspetti rimane ancora un tabù, la sessualità, attraverso l’immediatezza e la fascinazione del cinema.

Immagini dal forte valore estetico, come quelle del film d’apertura Belladonna of Sadness (Kanashimi no Belladonna, Giappone, 1973-2016, animazione, 86’) di Eiichi Yamamoto, presentato in anteprima nazionale nella versione restaurata in 4k in lingua originale (v.o.s. ita), giovedì 19 gennaio ore 21.00, al Cinema Massimo 1 (Via Verdi 18). Il film è un anime psichedelico e underground dall’erotismo esplicito, in cui scene crude e conturbanti si fondono in raffinate illustrazioni chiaramente influenzate dall’Art Nouveau. Liberamente ispirato a un saggio dello storico francese Jules Michelet sull’oppressione della donna nel tardo Medioevo, Belladonna of Sadness fu presentato alla Berlinale e uscì in un momento cruciale per il Giappone, raggiunto dal movimento di liberazione sessuale che stava travolgendo l’occidente. Ad anticipare il film, la proiezione del cortometraggio del regista Rino Stefano Tagliafierro, giurato del festival e ospite all’inaugurazione, Peep Show in cui i dipinti classici si animano in omaggio all’arte erotica e lo spettatore, come se spiasse dal buco della serratura, è testimone di una mostra privata in cui l’arte è oggetto del desiderio.

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La 2a edizione del Fish&Chips Film Festival proseguirà fino a domenica 22 gennaio con i concorsi per lungometraggi e cortometraggi, mostre, incontri e gli omaggi a due signore del porno: l’attrice statunitense Marilyn Chambers e la regista italiana Giuliana Gamba.

Giuliana Gamba è stata la prima donna a sperimentare il genere hard nel nostro paese come regista, sceneggiatrice e produttrice, contribuendo a quella rivoluzione sessuale che il porno – negli anni ‘70 e ’80 – ha incarnato in Italia. Nel 1981 esordisce con Pornovideo sotto lo pseudonimo Therese Dunn e poi dirige Claude e Corinne, un ristorante particolare; l’anno successivo firma come John Costa La lingua di Erika. Il suo percorso artistico la porta dall’hard verso il cinema erotico nel 1989 con La cintura tratto da un testo di Alberto Moravia e interpretato da Eleonora Brigliadori: in programma a FISH&CHIPS giovedì 19 gennaio ore 18 al Cinema Massimo 3, con una proiezione speciale in pellicola anticipata dal trailer di Pornovideo.

Marilyn Chambers, scomparsa nel 2009 a 57 anni, viene ricordata soprattutto per il suo debutto nel cinema hardcore con il film Behind the Green Door (domenica 22 ore 16.30 al Cinema Massimo 3) che ottenne successo anche al Festival del Cinema di Cannes nel 1973 e la rese una celebre pornostar della “Golden Age of Porn”. Nonostante una carriera segnata nel cinema porno, Marilyn Chambers fu scelta da David Cronenberg come protagonista di Rabid – Sete di Sangue del 1977 (sabato 21 ore 22 al Cinema Massimo 3), film intriso di riferimenti sessuali in cui la Chambers diede prova delle sue capacità attoriali.

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Da film che hanno cambiato il punto di vista sull’erotismo e la sessualità negli ultimi decenni, lo sguardo si sposta sulla scena contemporanea grazie ai CONCORSO per lungometraggi e cortometraggi. Sono 11 e tutti in anteprima nazionale i lunghi in concorso per l’omonima categoria: documentari e film di fiction provenienti da Argentina, Australia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia, che si addentrano tra le innumerevoli sfaccettature dell’eros e trascinano lo spettatore nel mondo del sesso passando per amore, erotismo e pornografia. Gli 11 finalisti sono stati selezionati tra circa 110 iscritti e si contenderanno il Primo premio di 1.000 € assegnato dai giurati Ayzad (massimo esperto italiano nel campo dell’eros insolito, scrittore, giornalista, organizzatore di eventi e personal coach), Chiara Borroni (collaboratrice per la rivista Cineforum e redattrice della versione online, social media manager per Torino Film Festival – di cui è anche selezionatrice -, Museo del Cinema e TGLFF) e Silvia Magino (progettista in ambito sociale e culturale, specializzata in cinema e audiovisivo come strumenti di sensibilizzazione).

La sezione dedicata ai cortometraggi, quest’anno si presenta nella duplice veste corti e corti XXX, quest’ultima caratterizzata da un approccio e una potenza visiva decisamente più hard, e propone in tutto 32 cortometraggi che raccontano il sesso in modo esplicito o con lieve ironia, ma sempre con una visione peculiare e dando anche una rappresentazione di come viene vissuto il sesso nel mondo.

Tra questi lavori, scelti tra i 500 che hanno risposto alla chiamata di FISH&CHIPS, la giuria composta da Enrico Petrilli (sociologo specializzato in alcol e droga, e sul piacere nei club di musica elettronica), Rino Stefano Tagliafierro (regista e videoartista che nel 2016 ha realizzato il corto Peep Show) e Cikiti Zeta (visual artist in live VJing, pittrice e illustratrice protagonista di numerose pubblicazioni ed esposizioni) sceglierà i vincitori del Primo premio CORTI di 300 € (Offerto da Gold Tattoo) e del Primo premio CORTI XXX, sempre di 300 €.

Tutti i vincitori del Fish&Chips Film Festival 2017 saranno proclamati durante la serata di premiazione di domenica 22 gennaio alle 21.00 al Cinema Massimo 3. A chiudere il festival, un focus sul progetto FOURCHAMBERS ideato e concretizzato della performer Vex Ashley, pioniera del porno sofisticato che, attraverso l’omonima piattaforma, realizza video raffinati, ricchi di simbolismo e dalla profonda cura estetica, seguendo le richieste dei suoi numerosi amatori ai quali regala, così libertà creativa e un coinvolgimento unici.

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Erostismo ed estetismo si fondono in diverse forme d’arte durante il Fish&Chips Film Festival, grazie alle proiezioni, ma anche a due mostre: IL PUNTO Q. Sollecitazioni e provocazioni dell’artista spagnolo Luis Quiles, a cura di 001 Edizioni, vede per la prima volta esposta in Italia una selezione di 40 opere di uno degli autori più dissacranti del web, noto per le sue illustrazioni provocatorie che mostrano una visione cruda della società, e A HUMBLE BOW. Un umile inchino in cui le opere del fotografo torinese Tomaso Clavarino, restituiscono l’indagine compiuta all’interno del mondo del BDSM in Italia, tra sesso e psicologia.

La mostra su Luis Quiles sarà inaugurata giovedì 19 gennaio alle 18 allo studio Spacenomore (Palazzo Graneri della Roccia – Via Bogino 9, Torino) alla presenza dell’artista e per l’occasione verrà presentato il suo ultimo libro “RIOTS”, edito da 001 Edizioni. Sempre giovedì 19, alle ore 19 alla Tonin Gallery (Via San Tommaso 6), si aprirà anche la mostra A Humble Bow di Tomaso Clavarino, visitabile dal martedì al venerdì (sabato su appuntamento), dalle ore 10.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 19, fino al 21 febbraio. Inoltre la 2a edizione di Fish&Chips proporrà anche 4 incontri aperti a tutti: Il genere pornografico nell’epoca dei porn tubes in cui si parlerà della “crisi” dell’industria pornografica e il consumo del porno 2.0; Tantra e dintorni, una tavola rotonda dove alcuni esperti in materia interagiranno con il pubblico per scoprire questa disciplina orientale al di là degli abusati luoghi comuni; La Valigia Rossa presenta la sessualità soft bondage e grazie a esperienza e un pizzico di ironia, le consulenti LVR mostreranno le magie del soft bondage; infine Cake is better then sex. Il piacere secondo gli asessuali, progetto artistico a cura di Irene Pittatore, proporrà una cake-performance e un confronto sul tema del piacere, per promuovere la conoscenza e il dialogo sull’asessualità.

 

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Info

FISH&CHIPS FILM FESTIVAL

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA EROTICO e DEL SESSUALE

2a edizione

19 – 22 gennaio 2017, Torino

 

Luoghi del festival

Cinema Massimo, Via Verdi 18

Spacenomore – Palazzo Graneri della Roccia, Via Bogino 9

Tonin Gallery, Via San Tommaso 6

Laboratorio Multimediale Guido Quazza, Via Sant’Ottavio 20

 

Modalità d’ingresso

– Massimo 1: singolo intero € 7,50 / singolo ridotto € 5,00 (Aiace, studenti universitari e Over 60)

– Massimo 3: singolo intero € 6,00 / singolo ridotto € 4,00 (Aiace, studenti universitari, Over 60)

I biglietti sono acquistabili presso le casse del Cinema Massimo il giorno della proiezione oppure in prevendita online.

– Abbonamento: Intero € 33,00 / Ridotto: € 22,00 (studenti universitari e Over 60)

Tutte le proiezioni si tengono al Cinema Massimo 3, ad eccezione della serata di apertura in Sala 1.

Tutti i film stranieri saranno proiettati in v.o. sottotitolati in italiano. Ingresso vietato ai minori di 18 anni.

Gli incontri e le mostre sono a ingresso gratuito.

 

Contatti

www.fishandchipsfilmfestival.com

fishandchipsfilmfestival@gmail.com

Facebook facebook.com/fishandchipsfilmfestival e Twitter twitter.com/fish_chipsff

 

Con Scorsese, nel seicentesco Giappone, disperati dubbi tra religione e martirio

Sul finire degli anni Ottanta, Martin Scorsese si ritrovò tra le mani Silence, un romanzo dello scrittore giapponese Shusako Endo, dato alle stampe vent’anni prima, forse l’esempio più efficace e pregnante delle idee di un uomo convertito al cattolicesimo all’età di undici anni, più per compiacere la madre che per ferma propria convinzione, del suo rapporto con la fede, dei legami tormentati e delle discordanze che univano e che separavano il cristianesimo e la cultura nipponica.

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Alla lettura, Scorsese decise di tradurre in immagini quelle parole del romanzo che bene si addicevano ad un suo personale percorso spirituale, altresì fatto di certezze e di profondi dubbi (a 24 anni entrò in seminario per uscirne poco dopo), un percorso che avrebbe attraversato titoli come L’ultima tentazione di Cristo pronto a scandalizzare il mondo cattolico e Kundun intorno alla vita e all’esilio del Dalai Lama. A sceneggiatura iniziata, con la collaborazione di Jay Cocks (il suo nome è pure legato all’Età dell’innocenza e a Gangs of New York), altri progetti arrivarono sul suo tavolo per concretizzarsi poco dopo, i finanziatori non erano al momento disponibili per un grosso budget, gli attori interpellati non erano più liberi per un progetto dai tempi lunghi e indefiniti. E per anni la vicenda non ha potuto prendere forma. È il silenzio di Dio al centro del film che esce ora, la presenza/assenza di un essere muto, la sua indifferenza al male e alle pene, il confine che divide il Bene e il Male, le false suggestioni, il sovrapporsi di una fede in qualche modo conquistatrice di valori già fortemente consolidati, di credenze improvvisamente cancellate. Al centro di certezze e di dubbi, in un Giappone colto nella prima metà del XVII secolo, sta il giovane gesuita padre Sebastian Rodrigues che dal Portogallo là si reca con il confratello padre Francisco Garrupe con il compito dell’evangelizzazione e nella ricerca del suo maestro di un tempo, il padre Cristobal Ferreira – figura storicamente esistita -, in odore di abiura.

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I tempi non sono certo facili, i sacerdoti sono obbligati a nascondersi e a vivere di stenti, le persecuzioni colpiscono chi abbia abbracciato la fede cristiana (la lettura di un nostro quotidiano è esplicita), tutto resta allo stesso modo confuso se troppi intendono il paradiso come un luogo di tranquillità, di abolizione della ferocia e delle tasse, calpestare le immagini religiose significa aver salva la vita, affidarsi con fermezza a Cristo significa il martirio. In una scrittura e in una trasposizione cinematografica che s’affidano entrambe prima alle parole e ai resoconti inviati in patria da parte di padre Rodrigues e poi nel finale ad una narrazione esterna, la lotta verbale e di sopraffazione avviene tra il religioso e l’Inquisitore, in un’atmosfera che riporta alle pagine dei dostoevskiani Fratelli Karamazov, laddove il primo tenta di fortificare le basi della propria spiritualità mentre il secondo ribatte con la necessità di abiurare al fine di salvare quei cristiani condannati al martirio. Ma i dubbi e la disperazione di Rodrigues sono lì con la loro forza e il loro sopravvento e il ritrovato padre Ferreira, che ha abbandonato il cristianesimo per vivere in una nuova vita con una moglie e un figlio tra le abitudini e i costumi del luogo, non fa fatica a spingere il suo antico allievo verso il gesto estremo dell’abbandono, dell’abiura.

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Silence è un grande progetto, forte, che fa parte di una letteratura e di una cinematografia immerse a tutto tondo nella morale, nella religiosità, nel rovello che colpisce gli spiriti alti. È una narrazione limpida, concretissima, irta e inquieta, diremmo faticosa ma nel significato più bello e liberatorio del termine, è una narrazione dove storia e finzione coabitano senza forzature, dove trovano posto le simbologie (le tante scene immerse nel biancore delle nebbie), la crudezza e la drammaticità del martirio (l’acqua, il fuoco, il sangue che danno la morte), la solitudine (il villaggio distrutto dove sono soltanto i gatti a passeggiare) e il sogno debordante (alle fattezze del religioso riflesse nell’acqua si scorsesesostituiscono quelle di Cristo): soprattutto quei dialoghi che costruiscono la debolezza di un individuo, e se la parte di avvio del film appare di minore spessore, messa lì ad avviare una storia, proprio quei dialoghi danno allo spettatore tutta la forza di Scorsese e del film. Pregevole ancora una volta l’apporto di Dante Ferretti con Francesca Lo Schiavo per le ambientazioni e i costumi, della bellissima fotografia di Rodrigo Prieto, a tratti impalpabile, in altri momenti distesa nei chiaroscuri e nei primissimi piani, nei piccoli particolari che fanno il momento. È Silence un’opera che lega ed emoziona anche per la intensa prova interpretativa di un vulnerabile Andrew Garfield, coraggioso ma altrettanto perso e disperato, eccellente. Accanto a lui Adam Driver e Liam Neeson, come vittima l’uno e come chi, l’altro, ha compiuto a suo tempo “il più doloroso degli atti d’amore”, ovvero l’abiura per porre in salvo altre vite umane altrimenti destinate alla morte.

 

Elio Rabbione

“Assassinio sul Nilo”: libertà teatrali, ma la tensione rimane la stessa

Torino Spettacoli vanta, come ognuno ben sa, non trascurabili successi per le proprie incursioni nel mondo letterario di Agatha Christie, le stagioni dove immancabilmente trovano spazio le tappe di “Trappola per topi” e “La tela del ragno” ne sono la testimonianza. Sale piene, pubblico più che soddisfatto e per questo capace di ritornare sul luogo del delitto stagione dopo stagione, decisione a furor di popolo di prolungare le repliche, e sino ad una data insuperabile per il semplice fatto che già la programmazione di altri titoli è d’obbligo.

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Oggi s’è varato “Assassinio sul Nilo” (repliche prolungate all’Erba sino al 22 gennaio per le ragioni di cui sopra), altro grande successo della britannica scrittrice, signora in giallo per eccellenza, dato alle stampe nel 1946 e approdato al cinema nel ’78 per la regia di John Guillermin ed un cast di stelle hollywoodiane in gran forma. E con la benedetta sceneggiatura di Anthony Shaffer, raffinato scrittore che rasentò l’Oscar con “Gli insospettabili” e che nel mondo di pistolettate, soffocamenti e pugnalate se l’è sempre cavata un gran bene, leggi per tutti l’hitchckockiano “Frenzy”, “Delitto sotto il sole” e l’“Assassino sull’Oriente Express” (quest’ultimo titolo non accreditato, ma era pur anche farina del suo sacco).

Scegliendo tra i titoli della Christie, Shaffer si prese altresì non poche libertà, inserendo particolari nuovi, eliminando personaggi e vicende legate a costoro, attribuendo a qualcuno quel che l’autrice affidava ad altri. Libertà sacrosante, anche se niente e nessuno pensava di eliminare il perno della narrazione e dell’indagine, il baffuto Hercule Poirot, la testa d’uovo della letteratura, il sofisticato ragionatore per eccellenza, l’anima insostituibile. La trasposizione che oggi vediamo – e applaudiamo come tutto il pubblico che dallo scorso dicembre ha continuato ad affollare la sala – sul palcoscenico s’è presa anche questa libertà, affidando a Piero Nuti, pure in veste di regista, di tirare le fila dell’intero plot nelle vesti del non identificato canonico Pennefather, non esente pure lui da qualche leggera ombra. Non è quindi il caso di gridare al tradimento, semmai di sottolineare una riscrittura che, sulle linee limpide dell’originale, inquadra con particolare ricchezza i vari personaggi, che analizza e srotola situazioni, che sfrangia la storia di tipi e di vittime, che corre verso il drammatico finale con concreta sicurezza. Ogni pedina della vicenda, dei due perfetti calcolatori che per raggiungere il loro scopo non badano a qualsivoglia ostacolo, con buona pace dei loro compagni di viaggio, è ben risistemata al proprio posto, con eccellente tensione, tenendo sempre ben sveglia l’attenzione dello spettatore, e questo è quel che più conta. Nella scena fissa firmata da Gian Mesturino, ricordiamo le prove di Luciano Caratto, Micol Damilano e Barbara Cinquatti con il ritrattino dell’anziana zitella tutta pretese, la signorina ffoliot-ffoulkes (il minuscolo ci spiega lei stessa è d’obbligo), disegnato con gusto e misura da una frizzantissima Patrizia Pozzi.

 

Elio Rabbione