CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 604

A Bardonecchia va in scena”How does it feel?”

Lunedì 6 agosto  Something about Bob Dylan con l’Accademia dei Folli
Il Paese delle meraviglie, spettacolo teatral-musicale itinerante

  
Nuovo appuntamento con Next to the border, rassegna di musica-teatro 

Alle 21 al Palazzo delle Feste L’Accademia dei Folli propone How does it feel? Something about Bob Dylan, uno spettacolo dedicato al grande cantautore americano.

I musicisti e gli attori dell’Accademia dei Folli ripercorrono la storia di Bob Dylan, quando ancora non era Bob DylanHow does it feel? è uno spettacolo tra musica e teatro, un viaggio di formazione attraverso l’America, le sue radici e il suo “rinascimento”.

La narrazione svela al pubblico il percorso umano e artistico di uno dei più interessanti e innovativi poeti del nostro tempo. Più che un tributo a Bob Dylan, un racconto accorato e insieme un reportage fotografico di un’epoca e dei suoi fermenti, una visita a quella fabbrica di idee e di arte che è il Village newyorchese degli anni Sessanta. Un racconto fatto dei suoni di celebri note, dell’eco di poetiche parole, di aneddoti e curiose vicende, che inizia in un’epoca lontana, quando l’artista si chiamava ancora Robert Zimmermann.  

Il viaggio parte infatti dalla città natale di Dylan, Duluth in Minnesota, conosciuta come la Terra dei Giganti, una strano scherzo del destino per chi è alto sì e no un metro e settanta. Allora non aveva scritto nemmeno una filastrocca ma, a sentire lui, da qualche parte le sue canzoni c’erano già, ed erano canzoni folk: doveva solo trovarle. 

Cambiò nome – Robert Allen – e si trasferì a Minneapolis, sempre Minnesota. Poi diventò Robert Allyn, con la ipsilon, che faceva più fine. Ma di canzoni nemmeno l’ombra. Bob Allyn? Per carità, sembrava il nome di un rivenditore di Cadillac usate. Finché un bel giorno Robert Thomas – è sempre lui – non incontrò qualcuno che gli cambiò la vita: Woody Guthrie. E allora sì che Robert Dillon – sempre lui – si mise a scrivere canzoni, e anche a cantarle, a New York, in una gabbia di matti universalmente nota come “Café Wha”. Un altro bel giorno Bob Dillon si trovò sotto il naso un mucchio di fogli con su scritto: Columbia Records. Era il contratto regolare che si offriva a ogni nuovo artista ingaggiato da loro. Lui doveva solo firmare.
E sapete cosa fece?  Prese la penna, e così, per istinto, automaticamente, senza neanche pensarci, ci scrisse sopra il suo nome: Bob Dylan, l’artista folk capace di conquistare prima il pubblico americano e poi quello di tutto il mondo.
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HOW DOES IT FEEL? SOMETHING ABOUT BOB DYLAN
6 agosto 2018 – ore 21.00
Palazzo delle Feste, piazza Valle stretta 1 – Bardonecchia
Ingresso 15€, ridotto con prenotazione 12€

con
Carlo Roncaglia voce e chitarra
e con Enrico De Lotto contrabbasso| Paolo Demontis armonica |Vincenzo Novelli chitarre | Giò Dimasi percussioni

testi Emiliano Poddi |musiche e arrangiamenti Enrico De Lotto |regia Carlo Roncaglia

Prenotazioni su www.accademiadeifolli.com

Biglietti in prevendita presso Ufficio del turismo di Bardonecchia – Piazza de Gasperi 1.

Tra fede e storia a Ponzano il bis dell’Unesco

Ponzano Monferrato è un piccolissimo comune monferrino che appartiene alla Valcerrina ed ha sul proprio territorio non uno, ma due, riconoscimenti Unesco. Uno gli derivata dal Sacro Monte di Crea, inserito nei circuito dei Sacri Monti e percorsi devozionali piemontesi e lombardi, l’altro per i Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte, Langhe – Roero e Monferrato
E sul territorio del capoluogo Ponzano e della frazione, Salabue, che un tempo era comuna a sé stante, ci sono giardini bellissimi, che si potrebbero chiamare benissimo “giardini nascosti”, non per qualche strana alchimia ma perché proprietà privata e come tali aperti solo per gentil concessione dei loro Signori. Il breve viaggio alla loro scoperta parte dal Parco del Castello Cavallero. Il complesso situato su un’altura dominante l’abitato di Ponzano, è documentato per la prima volta nel diploma del 1014 con cui Arrigo il santo fece dono del territorio alla chiesa di Vercelli, mentre a partire dal 1020 il complesso, identificato da alcuni studiosi come ricetto, fu feudo di alcune famiglie nobili. La presenza di giardini è attestata da un atto del 1588, non vi sono invece notizie sulla fisionomia del giardino antistante il fabbricato. Risale a fine XIX secolo la realizzazione del giardino sviluppato sul versante collinare posto a oriente del castello, caratterizzato da una serie di sentieri delimitati da siepi di bosso. L’originale soluzione di giardino su scarpata, unico nella zona del Monferrato Casalese è attestato da due giardini biellesi. Tra le piante c’è da segnalare quella cara al Maresciallo d’Italia Ugo Cavallero che, nelle ore libere, amava passare il tempo alla sua ombra.
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Nella frazione Salabue c’è invece un secondo Castello la cui origine, come complesso, è documentata per la prima volta nel 1349 quanto il Marchese del Monferrato investì Tommaso di Setaria del castro, villa e consorti di Ponzano e Salabue. Alla famiglia Cozio (conti di Salabue i cui eredi ne detengono attualmente la proprietà), si devono importanti modifiche che trasformarono l’antico Palazzo in residenza di rappresentanza e si presume che in questo periodo venne realizzato il giardino pensile posto a livello del piano nobile dal quale era possibile accedere al matroneo della chiesa per assistere alle messe e fu realizzato il parco paesaggistico sul versante collinare. Nel 1935 venne acquistato dai Davico e nel 1948 si provvide alla nuova sistemazione del giardino pensile, caratterizzato da un impianto formale, costituito da aiuole geometriche delimitate da siepi di bosso con numerose piante di rose, disposte attorno ad un antico pozzo in pietra. Il Giardino della Dimora Il Sagittario domina la vallata che separa il paese di Ponzano dal Sacro Monte di Crea. Edificata nella seconda metà del XVIII secolo fu dotata di una piccola chiesa (era il 1783) dedicata a San Bernardo, circondata da una ampia superficie a giardino di cui non si conoscono le caratteristiche dell’impianto originario. Un pergolato di glicine e rose chiude il giardino creando un piacevole passaggio. Nell’area antistante la residenza vi sono antichi esemplari arborei, alcuni dei quali – probabilmente – risalgono all’epoca della fondazione dell’edificio: un cedro del Libano, un ulivo, un faggio rosso.
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Ubicato nella corte interna della villa Il Cedro, non rilevabile dall’esterno, il giardino suscita nel visitatore inaspettata sorpresa. Il suo impianto risale al 1877, anno in cui la contessa Adele Roggeri Sannazzaro affidò all’ingegner Brocchi il progetto di ampliamento della “Casa di campagna” sita in Ponzano. Dall’analisi degli elaborati progettuali si evince che oltre alla residenza il progetto del Brocchi interessò anche il giardino. L’impianto, oggi ancora perfettamente conservato, prevedeva la realizzazione di aiuole dalle forme curve definite da basse siepi di bosso a contenimento di superfici tenute a prato. Grazie a un attento restauro attuato dagli attuali proprietari è stato recentemente ripristinato l’antico orto, dove cordoli di vecchi mattoni delimitano le aiuole coltivate con verdure di grande effetto decorativo. Infine c’è Villa Larbel, il cui nucleo originario documentato nel “Libro figurato ” del 1773, era costituito da una modesta casa appartenente alla famiglia di Francesco Maria Sapelli, che sul finire del XVIII secolo rivestì la carica di sindaco della comunità di Salabue. Si deve a Sebastiano Antonio Sapelli l’ampliamento della proprietà e l’edificazione dell’attuale residenza. Con l’inizio del XX secolo il toponimo fu trasformato in “villa Restano”, nome dei nuovi proprietari della villa. Il giardino, posto su un ampio terrazzamento antistante la residenza, faceva probabilmente parte del progetto di abbellimento della villa iniziato dal conte Sebastiano Sapelli. Per Giuseppe Niccolini era “la casa dal superbo giardino”. Oggi è Villa Larbel, e il suo giardino, come già nella seconda metà dell’Ottocento, a buon diritto può essere definito superbo: per la raffinata eleganza esaltata dal paesaggio incontaminato su cui si affaccia, come anche per la ricchezza botanica e la cura con cui viene mantenuto. Sui giardini del Monferrato Casalese (quindi anche della Valcerrina) è stata realizzata una pregevole pubblicazione “Il Giardino Diffuso – Alla scoperta dei giardini di interesse storico e botanico del Monferrato casalese”, a cura dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, cui qui si è ampiamente attinto.
Massimo Iaretti
 

Notte bianca al Borgo vecchio di Bardonecchia

Sabato 4 agosto con l’Accademia dei Folli. Il Paese delle meraviglie, spettacolo teatral-musicale itinerante 
  
Sabato 4 agosto il Borgo Vecchio di Bardonecchia si trasforma in un grande palcoscenico all’aperto per una notte bianca speciale. L’Accademia dei Folli presenta Il Paese delle meraviglie, spettacolo musical-teatrale a tappe con cena itinerante.  L’antico borgo di Bardonecchia, per una sera soltanto, diventa dunque uno scintillante teatro all’aperto e accompagna il pubblico in un viaggio teatrale ed enogastronomico lungo le vie, nei cortili e nei giardini segreti di un paese dove sembra che il tempo si sia fermato.  Ne Il Paese delle meraviglie sette attori danno vita uno spettacolo in sei stazioni, un prologo e un epilogo con cena itinerante, piccole scene teatrali e musicali, intervallate da momenti di degustazione. Il percorso è una passeggiata a tappe, dove a ogni stazione corrisponde un punto ristoro della cena itinerante.  L’atmosfera creata dallo spettacolo è quella delle fiere di inizio ‘900, dove il pubblico veniva attirato da cartomanti, giocolieri, clown, dove i racconti incredibili lasciavano a bocca aperta gli spettatori. Il pubblico viene introdotto in un mondo che non esiste più, un mondo non ancora raggiunto dal cinema, dalla televisione, da internet. Uno scalcinato circo arriva in città; un baraccone senza animali addomesticati e senza freaks, uno stralunato e rattoppato gruppo di attori che ce la mettono tutta pur di incantare il pubblico. Sono guitti fuori tempo massimo che potrebbero essere usciti dalla famosa pellicola di Carné del ’45 (Les enfant du paradis) con le loro storie da raccontare; perché lo spettacolo deve continuare anche se il Clown non è capace di far ridere, anche se una storia di fantasmi oggi non può competere con quelle di Hollywood, anche se nessuno più crede alla cartomante. Ai Folli piace pensare che questo mondo perduto sia ancora in un angolo del nostro immaginario e che possa ancora divertire, commuovere, stupire.

L’ingresso con cena e spettacolo costa €25. L’ingresso al solo spettacolo costa € 15

La rassegna dei libri di luglio

Arriva, anche nel mese di luglio, il momento di scoprire cosa si legge nel gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Eleanor Oliphant sta benissimo, di Gail Honeyman  è il più apprezzato e commentato romanzo del mese, seguito, a debita distanza, da La ragazza con la Leica, di  Helena Janeczek, vincitore dell’ultima edizione del Premio Strega che, però, sta lasciando molte perplessità nei nostri iscritti, mentre continua ad essere amato e citato  Il linguaggio segreto dei fiori, di Vanessa Diffenbaugh, che torna, puntuale, tra consigli di lettura . Obiettivo Irlanda: molti post chiedono consigli su letture che raccontino la storia di questa splendida terra o vi siano ambientati. Ecco una piccola selezione di titoli meno citati, per lettori e viaggiatori curiosi e interessati alla storia contemporanea: Una stella di nome Henry è uno dei migliori titoli di Roddy Doyle e rivisita i fatti che portarono alla nascita dell’Eire rinunciando al tono edificante di certa letteratura più schierata, ma conducendo il racconto con perizia e la consueta vena ironia; lo stesso argomento è affrontato, in modo più didascalico, da 1916 , splendido affresco storico di Morgan Llywellyn del quale non esiste ancora una traduzione italiana; la questione Nord Irlandese è al centro della splendida storia di amicizia narrata da Robert McLiam Wilson in Eureka StreetAmanti dei saggi, ecco tre titoli, di genere molto diverso, per chi ama la lettura a carattere divulgativo: a chi interessa approfondire i meccanismi psicologici che regolano le gerarchie sociali e il ruolo del leader consigliamo La via di Shackleton, di Margot Morrel e Stephanie Capparel; ai lettori interessati alla biologia segnaliamo Il mondo d’acqua, di Frank Schätzing, una storia della Terra  con il racconto di teorie, ipotesi, scoperte; Salonicco, città di fantasmi, di Mark Mazower è invece il consiglio per gli appassionati di storia e politica. Ai lettori più curiosi ed esigenti, la nostra redazione consiglia: Chiamami col tuo nome, di André Aciman, dal quale è stato tratto un recente film; il classico della letteratura tedesca Woyzeck, di Georg Büchner; il drammatico Terra matta, di Vincenzo Rabito.Tra le discussioni più accese del mese vi invitiamo a partecipare a quella sui libri da leggere in spiaggia: leggeri passatempi o volumi impegnativi? Fateci sapere la vostra opinione iscrivendovi al gruppo Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri!

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Il podio del mese

Eleanor Oliphant sta benissimo, di Gail Honeyman (Garzanti) – La ragazza con la Leica, di Helena Janeczek (Guanda) – Il linguaggio segreto dei fiori, di Vanessa Diffenbaugh (Garzanti).

Obiettivo: Irlanda.  Una stella di nome Henry, di Roddy Doyle (Guanda) – 1916 , di Morgan Llywellyn (TOR) – Eureka Street, di Robert McLiam Wilson (Fazi).

SaggisticaLa via di Shackleton, di Margot Morrel e Stephanie Capparel (Sonzogno) –  Il mondo d’acqua, di Frank Schätzing (TEA) – Salonicco, città di fantasmi, di Mark Mazower (Garzanti).

Lettori esigentiChiamami col tuo nome, di André Aciman (Guanda) – Woyzeck, di Georg Büchner (Garzanti) – Terra matta, di Vincenzo Rabito (Einaudi)

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Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Torino Short Film Market si presenta a Venezia

La terza edizione del Torino Short Film Market (Torino 22/25 novembre 2018), organizzata dal Centro Nazionale del Cortometraggio in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema – Torino Film Festival, sarà presentato ufficialmente il 1° settembre, alle16.00, a Venezia al Festival del Cinema (Hotel Excelsior, Italian Pavilion)

 

 Sarà l’occasione per illustrare le principali caratteristiche dell’appuntamento torinese grazie al quale chi ha realizzato o vuole realizzare un corto può trovare un coproduttore, un distributore o un buyer. La deadline per iscrivere film e progetti all’edizione 2018 del TSFM è fissata per il 10 settembre. L’edizione dello scorso anno ha richiamato produttori, filmmaker e distributori da 36 Paesi, fra cui AustraliaBrasile,Canada, Cina, FranciaGiappone, Spagna e Stati Uniti, trasformando così il Torino Short Film Market in soli tre anni nel più importante evento industry italiano dedicato ai cortometraggi“Credo di poter affermare, senza timore di essere smentito, che il TSFM si possa definire un successo che scaturisce dal felice incontro tra la dimensione internazionale e lo spirito di innovazione” – afferma Jacopo Chessa, direttore del Centro Nazionale del Cortometraggio – “Per questo lavoreremo ancora per consolidare a livello internazionale il ruolo della manifestazione”.

 

 

Le call aperte sono:

 

Digita!, che prevede pitching di 7 minuti in inglese per i 10 progetti di contenuti digitali (VR e digital series) selezionati, incontri one-on-one e una tavola rotonda tra società di produzione nazionali e internazionali.

Distributors Meet Buyers, una sessione di pitching per i rappresentanti delle compagnie di distribuzione, durante la quale i selezionati avranno 7 minuti per presentare il loro catalogo di distribuzione. A seguito della sessione i partecipanti avranno incontri one-on-one con i buyers presenti.

 

Oltrecorto, la sezione dedicata ai progetti di lungometraggio o serie tv basati su un cortometraggio precedentemente completato. Anche in questo caso sono previsti pitch e incontri one-on-one.

Pitch Your Fest! è, infine, l’innovativa sessione di pitching per organizzatori di festival e rassegne che prevedano cortometraggi in programma.

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Il 3° Torino Short Film Market è realizzato con il sostegno di: MiBACT, Regione Piemonte, Istituto LUCE – Cinecittà, Film Commission Torino Piemonte, Camera di Commercio di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT.

Quaglieni presenta “Grand’Italia” a Bardonecchia

Il libro dedica un capitolo a Benedetto Croce che soggiorno’ in vacanza in Val di Susa

 

Sabato 4 agosto alle ore 16 alla biblioteca di Bardonecchia, via Bramafam 17, Giuseppe Piccoli, Emilio Papa, Gianna Passaggio presenteranno “Grand’Italia”di Pier Franco Quaglieni , ed.Golem, che raccoglie i ritratti di 31 donne e uomini importanti della storia italiana del ‘900 .Interverrà l’autore storico e giornalista , direttore del Centro Pannunzio. Il libro dedica un capitolo a Benedetto Croce che soggiorno’ in vacanza in Val di Susa a Bardonecchia e a Meana e un capitolo ad Aldo Garosci, storico e politico nativo di Meana .

Felice Cascione, l’autore di “Fischia il Vento”

Domenica 5 agosto 2018, alle 11 del mattino, ad Alto (CN) nel cuore della Val Pennavaire, sul confine tra Piemonte e Liguria, verrà ricordata la figura di “U Megu”, il  medico e partigiano imperiese Felice Cascione, ucciso dai nazifascisti il 27 gennaio 1944 dopo  uno scontro a fuoco in località Case Fontane, nei pressi di Alto. L’iniziativa, promossa dal Comune di Alto in collaborazione con l’Anpi di Cuneo, Savona e Imperia, patrocinata e sostenuta dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, fa parte del programma di eventi per il centenario della nascita di Cascione.La cerimonia si svolgerà in piazza San Michele dove sarà cantata “Fischia il Vento”, l’inno dei partigiani scritto proprio da Felice Cascione nel settembre del 1943 sulla musica della popolare canzone sovietica in lingua russa “Katjuša”, diffusa durante  l’ultima guerra mondiale. Porterà il saluto del Consiglio regionale del Piemonte il Presidente Nino Boeti. L’orazione ufficiale sarà tenuta da Carla Nespolo, Presidente nazionale dell’Anpi. Felice Cascione era nato cent’anni fa a Porto Maurizio (l’attuale Imperia), il 2 maggio 1918. Medaglia d’oro al valor militare, l’autore di “Fischia il Vento” fu un esempio di vita e di valori. Le azioni vittoriose contro gli occupanti e contro i fascisti si alternavano all’assistenza che il giovane medico – “bello e vigoroso come un greco antico”, come lo descrisse Alessandro Natta- prestava ai montanari delle valli da Albenga a Ormea. Fu proprio la sua generosità di medico a tradirlo. Cascione non consentì ai suoi partigiani di eliminare due prigionieri delle Brigate nere ( “Ho studiato venti anni per salvare la vita di un uomo, come posso acconsentire a dare la morte a due persone che hanno errato perché non hanno avuto, come noi, la fortuna di essere educati alla libertà, alla bontà, alla giustizia? I due prigionieri hanno salva la vita “) e pagò con la vita il coraggio di questa scelta, dopo che uno di questi fuggì e denunciò la presenza dei partigiani. “Il tuo nome è leggenda, molti furono quelli che infiammati dal tuo esempio s’arruolarono sotto la tua bandiera…”. Così scrisse un giovanissimo Italo Calvino, quasi a commento della scelta che fece insieme al fratello Floriano di arruolarsi nella seconda divisione d’assalto partigiana Garibaldi, intitolata allo stesso Cascione, proprio all’indomani dell’uccisione di “U Megu”. In piazza San Michele, ad Alto, una targa che ricorda che la canzone simbolo della Resistenza fu intonata per la prima volta in quello stesso luogo, il 6 gennaio 1944.

 Marco Travaglini

“Di’ qualcosa, sto rinunciando a te”

Secondo il poeta William Butler Yeats “La troppo lunga rinuncia rende di pietra il cuore”, mentre secondo la scrittrice americana Lauren Oliver “c’è sempre un po’ di sollievo nella rinuncia”
Io credo che arrendersi non significhi sempre essere deboli; a volte puo’ voler dire essere forti abbastanza da lasciar perdere. Nel giorno della mia resa sono a segnalarvi un brano incantevole nella sua delicatezza di espressione e ricco di malinconica sofferenza. Correva l’ano 2013 e veniva pubblicato questo singolo spettacolare che vanta una collaborazione importante con Christina Aguilera. Say Something è stato originariamente pubblicato l’11 febbraio 2011 all’interno dell’album di debutto della band di Ivan Axel This Is The New Year in collaborazione con la cantante Jenny Owen Young, ma la traccia non venne subito notata come possibile singolo, finché non venne utilizzato all’interno della decima stagione del popolare programma TV So You Think You Can Dance; tutto ciò ha provocato una reazione a catena inerente al possibile duetto tra il duo americano e Christina Aguilera. In un’intervista, Ian Axel dichiarò su Billboard il fatto che ha sempre considerato quella di Christina come una delle voci migliori al mondo, anche se la canzone non prevedeva la presenza della cantante, ma è stata la stessa Aguilera che, attraverso il suo account Twitter, comunicò la collaborazione, e perciò il brano venne registrato nuovamente due mesi prima della sua pubblicazione ufficiale. La canzone ha ricevuto il plauso generale dei critici musicali. Rick Florino di ARTIS direct ha assegnato al pezzo un punteggio massimo di cinque stelle su cinque, elogiandone le sonorità e la prestazione vocale della Aguilera, definendola “una performance magistrale” e notando come la cantante sia riuscita a mostrare una “voce molto più sensuale, matura e potente di prima”. La città di New York, nel freddo dicembre 1980 ci ha regalato la nascita di Christina Maria Aguilera e credo che lei possa dirsi parte del patrimonio musicale mondiale, anche per il fatto che venne inserita, dalla rivista Rolling Stone, al 58° posto nella lista dei 100 migliori cantanti al mondo. (Aretha prima ed assoluta a avrei da dissentire sulla totale assenza di George Michael e la presenza di John Fogerty al 72° posto n.d.r.) Sono arrivata a lei perchè non tutti sanno essere nota per il suo sound in continua evoluzione sia per quanto riguarda la musica, sia per i testi. Il sound, di genere bubblegum pop nel suo primo album, ha subito una trasformazione in quello successivo, Stripped. Il bubblegum pop (conosciuto anche come bubblegum rock, bubblegum music, youth music o semplicemente bubblegum) è un genere musicale che si stanzia nel pop. Caratteristiche tipiche del bubblegum pop sono le melodie orecchiabili, strutture musicali a tre accordi, armonie semplici, ritmi ballabili e riff ripetitivi. Dì qualcosa, sto rinunciando a te Sarò la persona giusta, se mi vuoi
Ovunque, Ti avrei seguito Dì qualcosa, sto rinunciando a te… Bene, andate ad ascoltare il brano e ditemi: quanto bello è !?
Chiara De Carlo
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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio! 
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VENERDI 3 AGOSTO
IMPIANTI SPORTIVI DI PORTE – Via Martellotto Loc. Malanaggio Porte To
Radiosonic Tribute Band Negramaro
info & prenotazioni 3470570073
SABATO 4 AGOSTO ore 22
PADIGLIONE 14 PARCO DELLA CERTOSA COLLEGNO
“ I LOVE ROCK”
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Gran finale allo Zero Festival Beer

Sul palco anche ‘Gli Sconnessi’ e ‘I 60 Beat’, successo per la Sesta Edizione che ha raccolto fondi per il ‘Museo del Grande Torino’

Gran finale per lo ‘ZERO Festival Beer’.A Pianezza (TO), in Via Torino 29/B presso l’area spettacoli ‘Vertigo’ dove questa sera sono di scena grandissimi nomi del miglior cabaret nazionale. A salire sul palco, infatti, saranno Beppe Braida e Gianluca Impastato, insieme a ‘Gli Sconnessi’, supergruppo di valenti attori comici torinesi, più la musica de ‘I 60 Beat’. Bilancio positivo, dunque, in termini di affluenza, per l’affermata kermesse divenuta con successo parte integrante del circuito delle grandi manifestazioni estive piemontesi che quest’anno prende il nome proprio da ‘ZERO’, il primo social utility network della storia nato a Torino da un’idea dell’imprenditore Cristiano Bilucaglia che, dal 2015, riesce ad azzerare le bollette di luce e gas, canone Rai e accise comprese, per la gioia dei consumatori. Conduce la manifestazione Claudio Sterpone, attore cinematografico e stimato cabarettista già nel cast di ‘Colorado Cafè’, ‘Zelig Off’ e molti altri. Media partner dell’evento è ‘Radio GRP’, storicamente la Radio più ascoltata e seguita in Piemonte, mentre la Direzione Artistica porta la firma di Andrea Carbonara e Marco D’Angeli. Per informazioni, è disponibile il sito www.scelgozero.it e la Pagina Facebook ‘ZERO FESTIVAL BEER’ (https://www.facebook.com/FestivalbeerDruento/).

 

Le chiese di Odalengo Grande

La Valcerrina è sempre stata, per la sua conformazione e la sua posizione, terra di castelli, ma prima ancora è stata terra di chiese e di luoghi di devozione. E Odalengo Grande, paese il cui nome denota chiare origini longobarde derivando dal termine “Adelingi” (che indicava i nobili discendenti da antiche famiglie da cui dipendevano gli arimanni( non ne è da meno. Su un territorio comunale che, a dispetto di una popolazione che supera a malapena le quattrocento anime, è abbastanza ampio e suddiviso nelle frazioni di Sant’Antonio, Vallestura, Cicengo, Pozzo, Casaleggio, Frostolo e Torre San Quilico, oltre al capoluogo, ci sono ben quindici chiese, costruite in tempi differenti ma che stanno a testimoniare la religiosità della Valle. Sul piano secolare, invece, la prima testimonianza scritta dell’esistenza di Odalengo Grande è del 14 marzo 940: da un documento storico risulta che al “Placito” di Asti siano intervenuti due nobili cavalieri: Gunterius e Vuilelmus de Adelingo. La conferma che Audelingo sia l’attuale Odalengo si ha dal fatto che il nome del paese nel dialetto locale faccia “Audaleng”. I primi insediamenti nell’attuale territorio comunale però, sono antecedenti e derivano probabilmente da un antico pago romano; infatti, ci si trova sulla strada che univa le importanti città romane di Vardagate ed Industria ed inoltre i longobardi erano soliti occupare solo punti strategici e fortificati che gli permettessero il controllo del territorio nonostante il loro ridotto numero. Venendo, invece, a passare in rassegna i luoghi di culto, e partendo dal capoluogo, arroccato sulla collina si erge la chiesa di San Vittore, che sorge non lontano dal castello. L’attuale sito venne costruito per volontà del marchese Luigi Gozani, con la posa della prima pietra benedetta il 14 aprile 1785. Si è ipotizzato un intervento del Magnocavalli.

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Presso il camposanto di Odalengo Grande c’è un’altra chiesa dedicata a San Vittore, forse ne fu la prima parrocchiale.In Regione Scarfenga si trova, invece, la chiesa intitolata a San Grato, proprietà privata (è l’unica non di proprietà diocesana), difficilmente raggiungibile, citata in atti della Diocesi di Vercelli del 1299. L’attuale edificio è stato eretto intorno al 1890.Sul colle di Moncucco, “inglobata” nel bosco sorge la chiesa della Madonna della Grazie, con annesso Romitorio. Recentemente è stata teatro di un concerto con l’intento di ravvivarla e c’è intenzione da parte del Comune d’intesa con la Parrocchia di provvedere ad un recupero del luogo e della chiesa. Nella frazione Vallestura sorge invece la chiesa intitolata a San Grato, già parrocchia dal 1734, poi soppressa nel 1986- Lungo la strada provinciale, ex strada statale 590 della Valcerrina che porta, nelle sue direzioni, verso Casale Monferrato e Torino, c’è la chiea di san Quilico, tra Vallestura e Pozzo. E’ una cappella in stile eclettico, costruita alla fine del secolo XIX a fianco del campanile, unico resto dell’antica chiesa. Edificata in tempi recenti è quella della Madonna Assunta nella frazione Pozzo, con il contributo degli abitanti, e funzionante dal 26 maggio 1963 Nella frazione Casaleggio si trova la chiesa intitolata a Santa Liberata, Santa festeggiata il 18 gennaio. Il luogo di culto è utilizzato soltanto durante il periodo estivo. Presso il camposanto di Cicengo c’era una antica chiesa, si pensa risalente intorno al Mille, già chiesa parrocchiale ed intitolata a San Secondo. E’ stata riaperta al culto nel 2008. Sempre a Cicengo si trova una chiesa intitolata a San Sebastiano, parrocchia intorno al 1632, ampliata nel 1667 come testimonia un’epigrafe in terracotta. Si sviluppa su tre navate. A cinquecento metri ad Ovest di Odalengo Grande nella Valle c’è la chiesetta di San Martino, isolata ed abbandonata, A Riovalle “frazione” di Sant’Antonio si trova invece la Santissima Trinità, del secolo XVIII, attualmente non utilizzata. In passato aveva un paliotto in scagliola del 1737 di Francesco Soleri, trasferito nella parrocchiale di Sant’Antonio. A Sant’Antonio il luogo di culto è intitolato a Sant’Antonio Abate. E’ stato costruito tra la fine del Settecento ed il 1819. Presenta una facciata neo – classica in mattoni a vista, un campanile in mattoni a vista, altare maggiore ottocentesco e coro ligneo nell’abside. Presso il cimitero della frazione ci è la vecchia chiesa pure dedicata a Sant’Antonio Abate. Infine da segnalare la chiesa di San Rocco edificata nel 1880.

Massimo Iaretti