CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 603

Medioevo in Valcerrina

La prestigiosa rivista Medioevo, diretta da Andreas Steiner, a diffusione nazionale, dedica nel numero di agosto un ampio servizio al Monferrato e, in particolare, agli “Itinerari in Valcerrina”. L’articolo “Fra le colline e il fiume”, realizzato da Chiara Parente affronta un viaggio nella Valle a partire dal Santuario di Crea, con le sue ricchezze artistiche, architettoniche, ambientali ed il suo richiamo devozionale che si ripete da secoli, in direzione di Torino, verso altri due luoghi che sono di per sé testimonianza di una fede ultramillenaria, ovvero l’Abbazia di Santa Fede a Cavagnolo e la chiesa di Santa Maria di Pulcherada a San Mauro Torinese con all’interno un Cristo Pantocratore. Il viaggio artistico ed architettonico e l’obiettivo di Chiara Parente, però, scoprono altre ricchezze presenti in Valle, soprattutto in territorio del Monferrato Casalese, come il borgo di Mombello Monferrato, Gabiano con il suo castello che domina la vallata e la torre solitaria di San Quirico, campanile romanico, unica struttura superstite dell’omonima pieve del dodicesimo secolo, permettendo quindi – a turisti ed amanti d’arte – una lettura del territorio non convenzionale che nel Casalese va al di là del circuito Casale – Crea – Moncalvo ma si addentra anche in un’area che, pur circondata da tre Unesco (Langhe-Roero e Monferrato, Sacri Monti e Collina Po) tuttavia non vi appartiene. “Il fatto che una rivista come Medioevo, conosciuta e diffusa su tutto il territorio nazionale abbia dedicato uno spazio così significativo alla Valcerrina nel suo complesso – dice Massimo Iaretti, consigliere delegato al turismo dell’Unione della Valcerrina, che raggruppa sette comuni, Cereseto, Cerrina, Gabiano, Mombello Monferrato, Odalengo Grande, Ponzano Monferrato,Villamiroglio, tutti in provincia di Alessandria – è certamente significativo e va nella direzione di fare conoscere anche una parte di Monferrato, ricca di bellezze naturali, architettoniche, artistiche di prodotti enogastronomici, che è però marginale rispetto all’asse principale Casale – Crea – Moncalvo. Il collegamento tra quei tesori che vanno da Crea in direzione dell’abbazia di Santa Fede a Cavagnolo e del Cristo Pantocratore alla Pulcherada di San Mauro Torinese e viceversa, sono una via che porta a Torino e da Torino e sulla quale è intenzione di spingere. Per questo, dopo la pausa agostana, sarebbe utile una presentazione del numero e dell’intelligente lavoro di Chiara Parente in quella che è la casa di tutti i piemontesi ovvero il Consiglio Regionale”.

Red. To.

 

 

 

 

Ferragosto in musica ad alta quota

A Ferragosto le note di Stolz, Rossini, Tchaikovsky, Bizet e Bernstein interpretate dall’orchestra Bruni di Cuneo, risuoneranno tra valli e montagne ai piedi del Monviso a circa 2000 metri sul livello del mare, per un pubblico di escursionisti, ciclisti e appassionati delle alture e della musica classica, nonchè nelle case degli italiani, grazie alla diretta su Rai 3 a partire dalle 12.55. Sono gli ingredienti del tradizionale concerto di Ferragosto, in programma in Valle Po, nel Comune di Paesana e in località Pian Munè, sulle alture di Pian Croesio.

A sostenere l’evento la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo, la Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, la Camera di commercio di Cuneo ed Atl del Cuneese, insieme agli organizzatori Parco del Monviso, Unione montana dei Comuni del Monviso e Comune di Paesana. “Uno straordinario veicolo, grazie alla diretta Rai, di promozione turistica delle nostre montagne, nato da una intuizione geniale del violinista Bruno Pignata che portò la prima edizione sul rifugio Quintino Sella”, commenta l’assessore allo Sviluppo della Montagna della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia. Un concerto che si svolge nel ricordo del giornalista Rai Gianfranco Bianco, fra i promotori dell’iniziativa. L’evento è molto seguito e sempre in crescita: l’anno scorso, secondo i dati riportati dal caporedattore centrale Rai Tarcisio Mazzeo, l’ascolto medio ha superato quota 600mila e sfiorato il milione e mezzo di contatti. Quest’anno la durata della trasmissione salirà da 60 a 75 minuti. La diretta sarà realizzata con sei telecamere e l’assistenza di un braccio meccanico, un drone e due camere mobili per le esigenze dei telegiornali. Venticinque le persone impegnate del centro di produzione Rai di Torino. A condurre la diretta saranno Francesco Marino e Chiara Pottini. Per la trentottesima edizione del concerto l’orchestra città di Cuneo Bartolomeo Bruni si esibirà ai piedi del Re di Pietra con 61 elementi e proporrà una selezione di brani di grande presa sul pubblico. Si aprirà con la Marcia dell’Onu di Robert Stolz, scelta come sigla in riferimento al riconoscimento Unesco del sito del Monviso, per poi seguire con l’Ouverture da “La gazza ladra”, in omaggio a Gioacchino Rossini a 150 anni dalla morte. Dolci melodie napoletane sono alla base del “capriccio italiano” op. 45 di Piotr Tchaikovsky, mentre la “marcia slava”op. 31 del compositore russo ha un andamento “eroico”. A concludere il concerto, una selezione di temi e danze tratte dal musical di Leonard Bernstein “West side story”. L’evento si svolgerà all’insegna della sostenibilità, con diversi “ecopunti” dislocati lungo il perimetro e presidiati da volontari e migranti che risiedono a Paesana, e che saranno a disposizione del pubblico per informazioni sulla gestione dei rifiuti. Tutte le stoviglie distribuite saranno compostabili. Martedì 14 agosto si svolgeranno le prove a partire dalle 14. Mercoledì 15 agosto tutto il traffico degli automezzi e delle bici sarà bloccato a Paesana capoluogo, dove saranno allestiti parcheggi gratuiti. Da Paesana a Pian Munè il collegamento sarà garantito con 35 bus navette. Gli accessi alla zona del concerto saranno possibili anche dalla Valle Varaita attraverso il colle di Gilba, dopo una serata in compagnia degli astrofili e con una camminata di due ore. Accessi anche da Oncino e da Paesana con salita in mountain bike anche con pedalata assistita. Prevista anche un’area camper e tende, nonchè accessi per disabili.

Tutte le informazioni sulla logistica del concerto e sulla possibilità di pernottare in loco sono disponibili sul sito creato dagli organizzatori. e su Facebook nella sezione “eventi” della pagina del Parco del Monviso. Su instagram è attivo il profilo @concertodiferragosto. Le tre migliori foto pubblicate con l’hashtag #concertodiferragosto2018 vinceranno i premi messi in palio dall’organizzazione.

***

Per ulteriori informazioni: 0171690217 – 1 (Atl del Cuneese)
info@concertodiferragosto.it

 

www.regione.piemonte.it

“Non abbiamo armi per difenderci dalle emozioni”

Anche se qualcuno ci si difende benissimo, apparentemente, credendo che si possano gestire quei sentimenti cosi profondi, radicati …illuso. Siamo negli anni ’90, precisamente nel 1995, e un tale, Pino Daniele, pubblica un album di grande successo, “non calpestare i fiori nel deserto”. All’interno di quell’album, che ho riscoperto qualche mese fa nella mia collezione, v’è un brano, meraviglioso, una carezza direi: Resta cu’mme. Titolo questo che non può che segnare un successo, nasce di nuovo a Napoli, nel cuore palpitante della musica, dico di nuovo perchè 38 anni prima un’altra melodia, un altro testo portano lo stesso titolo e pare si tratti di una delle più belle canzoni che Domenico Modugno abbia scritto. Cambiano i tempi ma non cambiano le emozioni. Modugno venne censurato; oso’ troppo con la frase  Nu’ me ‘mporta dô passato, nu’ me ‘mporta ‘e chi t’ha avuto “ che fa riferimento alla verginità perduta e viene prontamente sostituito con  Nu’ me ‘mporta si ‘o passato, sulo lagreme m’ha dato “ Ma la canzone, attraversa 50 anni, e rimane immutata finchè non ne prende possesso Mina, nel 2001, che la ripurifica, ma questa è un’altra storia. Tornando al pop blues di Pino Daniele, che mescola il testo un po’ italiano ed un po’ inglese, racconta l’incontro tra un ragazzo napoletano ed una ragazza straniera di passaggio, che però sta andando via, a cui lui chiede di non partire anche se, in verità, per lui già è rimasta nel suo cuore. Amo ascoltare e cantare questo brano e mi commuovo ogni volta alla frase:” ci vuio talento per chiamarlo amore”. Lo dico sempre, ci vuole talento per tutto, non tutti siamo nati per vivere, per amare, per rubare o chissà che altro…c i sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che con l’aiuto della loro arte e della loro intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.  E poi, una gran quantità di talento viene sprecata nel mondo per mancanza di un po’ di coraggio. Ma si sa, anche il coraggio non è cosa per tutti. Vi invito all’ascolto dei due brani, completamente diversi ma assolutamente emozionali.
Chiara De Carlo


Chiara vi segnala i prossimi eventi …mancare sarebbe un sacrilegio! 
***
SABATO 18 AGOSTO 2018
Whitemoon-Lunatica
People & Alive
Via XX settembre 58, 10121 Torino
Ciposugar Band 
Pianissolo “Festa in Piazza” Roccavignale (SV)

Cesare De Michelis, un ricordo fuori dagli schemi

Di Pier Franco Quaglieni

.
E’ mancato a Cortina d’Ampezzo l’editore Cesare De Michelis, presidente della “Marsilio”. Stava per compiere 75 anni. Da trent’anni viveva con un polmone solo, affrontando con coraggio la vita.I suoi funerali si terranno nella chiesa valdese di Venezia il 14 agosto. Apparteneva ad una famiglia i cui fratelli erano tutti docenti universitari come lui, saliti in cattedra giovanissimi. Il più noto è Gianni De Michelis, ras del partito socialista nel Veneto, arrestato durante Tangentopoli, ideatore di quell’Expo a Venezia alla fine degli anni ’80 che avrebbe devastato la laguna. Anche Cesare si lasciò sedurre dalla politica e divenne assessore al Comune di Venezia. Il clan De Michelis si considerava padrone di Venezia  e ricordo che una sera il suo arrivo con un codazzo di sostenitori sconvolse il servizio di un noto ristorante dove finirono di trascurare i clienti che stavano cenando  per servire il Doge socialista.   Ho conosciuto e anche un po’ frequentato Cesare, non ho mai voluto avere nulla a che fare con Gianni di cui pure va riconosciuta l’ indiscussa intelligenza politica specie se confrontata con chi ci governa oggi. Cesare nel 1992 fu il curatore  di un’antologia degli scritti di Pannunzio precedenti al “Mondo” a cui io stesso collaborai con consigli e qualche suggerimento. Mi chiese di presentargli  il libro al Salone del Libro di Torino ,forse l’unica presentazione che ebbe in Italia quel libro che raccoglieva il Pannunzio minore. Rimanemmo in contatto e per un anniversario di fondazione del Centro “Pannunzio”,mi pare nel 2003  ricambiò la cortesia, scrivendo un pezzo per quella occasione. Poi la pubblicazione di un libro da parte sua interruppe piuttosto bruscamente il nostro rapporto in quanto quel libro era, sotto tanti punti di vista ,l’esatto opposto dell’antologia che aveva pubblicato su Pannunzio. Per un editore essere aperto a tutti era sicuramente  una virtù, ma io non gradii. Si era nel 2010 alla vigilia del centenario della nascita di Pannunzio e il clima era molto teso in quanto ci fu un esiguo gruppetto romano che cercò di monopolizzare il comitato ministeriale per il centenario, senza riuscirci. Quella del 2010 fu una battaglia memorabile che combattei con intransigenza ,se posso dirlo, leonina. Nel gruppetto purtroppo c’era anche De Michelis. Dietro quel gruppetto incredibilmente c’era la massoneria(che voleva mettere le mani su Pannunzio che, tra l’altro, non fu mai un massone ) e non escluderei a priori che anche Cesare fosse un affiliato come Zanone e l’ex ministro Maccanico che abbandonarono il Centro Pannunzio per seguire i “pannunziani” dell’ultima ora ,trovando la fermissima disapprovazione di Marco Pannella.

***

I nostri rapporti ripresero molto superficialmente  quando ,due anni fa ,Marsilio pubblicò un libro dell’amico Marcello Pera. Cesare era sicuramente uno spirito libero che seppe coniugare due attività di per sè incompatibili: quella di professore universitario e di imprenditore editoriale. Ma gli va dato atto che a Padova fu un ottimo docente di letteratura italiana contemporanea, considerato dai suoi allievi un vero maestro. E fu un editore aperto, non fazioso, non ideologico. In sintesi, una vera eccezione nel panorama editoriale italiano. C’è chi ha scritto che era l’opposto di Elio Vittorini che pretendeva di pubblicare solo i libri che gli piacevano.  Io aggiungerei che la “Marsilio” è stata una casa editrice che dal 1961,quando venne fondata da un gruppo di giovani professori tra i quali incredibilmente  anche Tony Negri , il teorico del terrorismo armato, si caratterizzò in modo opposto alla casa editrice Einaudi in cui i soliti intellettuali di estrema sinistra dettavano legge.  La Casa editrice di Giulio Einaudi naufragò miseramente, quella di De Michelis si sviluppò e acquistò prestigio.  Era un veneziano simpatico, senza la boria né dell’accademico, né del grande editore. Qualche volta ci siamo incontrati a Venezia ed è stato signorilmente molto ospitale con me.  Uno dei miei rammarichi è non aver mai pubblicato con lui un libro.  La vicenda del 2010 relativa a Pannunzio impedì di dar corso ad una sua proposta, quella di scrivere una biografia sul direttore del “Mondo”, servendomi anche delle testimonianze che avevo raccolto negli anni, frequentando la vedova e  gli amici di Pannunzio. Mi spiacque di dover far prevalere le ragioni del Centro “Pannunzio” anche nei confronti di un amico amabile come Cesare, ma non mi pento di averlo fatto. Sconfissi una lobby agguerrita ed arrogante: uno dei pochi meriti di cui sono orgoglioso. L’editoria italiana si priva di uno dei suoi protagonisti più lucidi e più limpidi. Non era facile ,essendo il fratello dell’ex ministro socialista, restare sè stessi, come egli seppe fare anche negli anni della burrasca che travolse il partito socialista. Era un gran signore veneziano e il suo essere valdese metodista lo portava naturaliter alla tolleranza.  Penso che questo mio ricordo così  fuori dagli  schemi  del coccodrillo non gli dispiacerebbe. Era un uomo di cultura che viveva fuori dagli stereotipi fastidiosi  di certa cultura impegnata e faziosa.

Alla scoperta di Mombello

Mombello Monferrato, il “monte della guerra”, come taluni fanno risalire il l’origine del suo nome ad un fatto d’armi (la tenzone del 1172 tra il marchese aleramico Guglielmo IV e le truppe alessandrine ed astigiane) e un centro della Valcerrina, arroccato, quanto al capoluogo, su un colle che offre suggestive vedute, storia ed arte. Ci sono inoltre sei frazioni (che non sono oggetto di questa tappa). In Mombello centro vi è da segnalare la chiesa di San Pietro Apostolo, elencata nel 1299, era anticamente incorporata nel complesso della residenza i Reggenti Monferrini, ora Palazzo Tornielli. Costruito a 3 navate, l’edificio è stato ricostruito nel 1845 ad un’unica aula. Nel 1906 è stata eretta la Cappella della Madonna del Carmine. All’interno ci sono alcuni dipinti attribuiti alla scuola di Guglielmo Caccia, “Il Moncalvo”, mentre la tela in fondo all’abside che effigia Cristo risorto on la Madre venerata da San Francesco è stata attribuita ad Orsola Maddalena Caccia, figlia del Moncalvo. Di particolare interesse è una Madonna con Bambino, opera del 1618, attribuita a Nicolò Musso, nato presumibilmente a Casale Monferrato e morto nel 1618 a Mantova, personaggio di spicco alla corte dei Gonzaga in quel periodo Signori del Monferrato. Da segnalare anche il Coro ligneo del 1647 ed un paliotto in scagliola dell’altare di Sant’Antonio da Padova.Di fronte alla chiesa di San Pietro Apostolo vi è, invece, il palazzo municipale, di costruzione risalente a prima del XVIII secolo. All’interno, sulla volta della sala consigliare si trova un affresco che raffigura il tema della giustizia.Vicinissima al centro storico è invece la chiesa di San Sebastiano, il cui oratorio è posto all’esterno delle antiche mura fortificate di cui vi sono soltanto poche tracce ai confini di quello che era l’antico borgo. Vi sono tracce che porterebbero ad un sacello con impianto romanico nel 1200, ad interventi nel diciottesimo secolo, alla seconda metà del diciannovesimo secolo. Un restauro conservativo degli anni Ottanta del secolo scorso ha consentito una lettura architettonica e storica dell’opera, nella sua attuale veste barocca.

La chiesetta di San Martino, raggiungibile da una scalinata, con accesso consentito da un’apertura nelle mura di cinta del borgo viene citata nel XVI secolo con funzioni di chiesa cimiteriale. L’oratorio ha connotazioni barocche ed un evidente pregi architettonico. Attualmente l’uso dell’edificio, ormai sconsacrato, è finalizzato a incontri con gruppi ristretti di persone, esposizioni e cerimonie civili.Nel centro storico una menzione particolare merita Palazzo Tornielli, già dimora – seppur non continuativa – dei signori del Monferrato, stabile edificato poggiando sulle mura difensive dell’antico borgo di Mombello. Proprietà privata ha nel suo complesso 3 infernot. A cavallo tra fine Ottocent ed inizio Novecento fu oggetto di restauro a parte dell’ingegner Vittorio Tornielli ed arredato con mobili d’epoca. Il Palazzo ha anche un aggancio con le campagne napoleoniche.

A Valle, lungo la provinciale 590 “della Valcerrina” si trova la Tenuta Gambarello, grande cascina a corte quadra di architettura, con facciata ne classica e cappalla gentilizia dedicata a Santa Adelaide. Dal 1933 è proprietà della famiglia Moscheni che la gestisce in forma privata come azienda agricola aprendola al pubblico in occasione del concerto organizzato dall’Associazione Idea Valcerrina che si tiene solitamente la seconda domenica di settembre. Per il 2018, questo appuntamento sarà sabato 8 settembre, alle ore 16, con l’Orchestra Leonore Fondazione Pistoiese Musica, diretta da Daniele Giorgi.Nei pressi della tenuta è emerso un sito archeologico romano – longobardo in località Mulino Nuovo. Qui, accanto ai resti romani di un rustico residenziale, sono state individuale strutture pertinenti ad un contesto abitativo artigianale longobardo del VI – VII secolo dopo Cristo.Si ringrazia per la collaborazione Augusto Cavallo, vice sindaco di Mombello Monferrato e guida escursionistica.

Massimo Iaretti

(foto di Augusto Cavallo)

Agosto di grande musica e spettacolo al Forte di Bard

L’appuntamento è sempre nell’ampia Piazza d’Armi con il cortile quadrangolare dell’”Opera Carlo Alberto”, il più alto dei tre “corpi di fabbrica” che danno forma all’imponente complesso fortificato fatto riedificare nel XIX secolo da Casa Savoia sulla rocca che sovrasta il borgo di Bard, in Valle d’Aosta

Qui, dopo il concerto (“La mia storia”) tenuto il 26 luglio scorso da Ornella Vanoni, ritornerà martedì 14 agosto, alle ore 21, la grande musica con la ventunesima edizione del “Festival Etétrad – Musique du monde en Vallée d’Aoste” organizzata dall’associazione “Etétrad” (fondata ventuno anni fa ad Aosta) e che, al debutto, vedrà protagonista d’eccezione Ginevra Di Marco con lo spettacolo “Donna Ginevra e le Stazioni Lunari” che ripercorre gli ultimi dieci anni di ricerca musicale dell’artista fiorentina. In programma pezzi – scoperti e riscoperti – della più rigorosa tradizione popolare, a partire dal bacino del Mediterraneo fino alle coste del Sudamerica e oltre. Introducono la serata Tartaraf + Esercizi di stile della Sfom Lab, l’aostana Scuola di Formazione ed Orientamento Musicale della “Fondazione Maria Ida Viglino”. Biglietti: 7 euro in vendita al Forte il giorno dell’evento. Il titolo di ingresso darà diritto all’acquisto dei biglietti ridotti per mostre e musei.

Domenica 19 agosto, sempre alle ore 21, ad esibirsi sul palco di Piazza d’Armi sarà invece Dario Ballantini, noto attore ed imitatore, autentica e geniale forza della natura, che porterà in scena il suo “Da Balla a Dalla. Storia di un’imitazione vissuta”. Lo spettacolo del mitico livornese è dedicato al suo rapporto con il celebre cantautore – scomparso il primo marzo di sei anni fa – nel quale si mescolano, e diventano un tutt’uno di magica suggestione, memorie imitazioni quadri di vita e aneddoti. Un omaggio che Balla-Ballantini rende all’amico e artista reinterpretando parte della sua straordinaria produzione artistica. Biglietti: 8 euro. Il biglietto include l’ingresso omaggio a scelta ad una delle mostre temporanee ospitate al Forte.

***

RAFTING AL FORTE

Si può fare! E le forti emozioni sono assicurate. E’ un’ulteriore e divertente opportunità per conoscere il territorio circostante il Forte di Bard in famiglia o con gli amici, solcando le limpide acque della Dora Baltea. L’iniziativa è promossa in collaborazione con il Centro Rafting Aventure di Villeneuve. Le partenze avvengono dal bar – ristoro “Il Laghetto” in frazione Echallod ad Arnad.

Prenotazioni: tel. 345/5179705 – info@raftingaventure.com

Per ulteriori info: Associazione Forte di Bard – tel. 0125/833811 – www.fortedibard.it

Gianni Milani

*
**
Nelle foto
– Ginevra Di Marco
– Dario Ballantini
– Rafting al Forte

 

L’or des pharaons

L’esposizione nello shop, che precede la mostra, di (molte) collanine, gioielli, statuette e talvolta statuone a tema egizio e di (pochi) libri o altri souvenir di maggior valore culturale può far inizialmente temere di assistere ad una opulenta celebrazione del lusso monegasco, dove la storia e l’archeologia finiscono in secondo piano rispetto all’estetica degli oggetti o, peggio ancora, al valore venale da capogiro di reperti egizi plurimillennari, in trasferta dai principali musei del mondo ma, in particolare dal Museo Egizio del Cairo, al Forum Grimaldi di Montecarlo dal 7 luglio al 9 settembre prossimo.Tuttavia la mostra riesce a vincere la sfida con se stessa e a non limitarsi all’accumulo e all’abbacinare i propri visitatori: i curatori riaffermano la scientificità dell’allestimento a partire dalle prime sale, dove vengono brevemente riassunti gli aspetti strettamente petrografici e mineralogici dei materiali che la mano umana ha poi trasformato in gioielli, per uomini e donne, sia nel piú fine cesello di oggetti di qualche centimetro sia nella creazione di pesantissimi e complessi monili rituali.  Ma, d’altra parte, la mostra “L’or des pharaons” è costretta, dal luogo che la ospita e dal tema su cui è imperniata, ad esibire l’opulenza di una antica civiltá di cui, si diceva, l’oro è la polvere delle proprie strade. Vedere in un unico luogo cosí tanti reperti, cosí celebri ed in un contesto che ne consente di goderne appieno, con luci soffuse, teche antiriflesso che si possono osservare a tutto tondo, è un’occasione più unica che rara, favorita dai lavori di trasferimento dello storico Museo Egizio del Cairo al nuovo museo ai piedi delle piramidi.

***

 

Il tema centrale è l’oro, ma anche le pietre preziose, il lapislazzuli, l’argento e l’intera maestria degli orefici egizi che per 3000 anni seppero fondere, incrostare, cesellare, inventare e scolpire minerali e metalli trasformandoli in gioielli dal significato religioso e magico, inno alla vita, all’immortalitá e alla divinità, perché l’oro e il lapislazzuli, non bisogna dimenticarlo, sono la materia di cui sono fatte le membra degli dei. La mostra, lunga e bellissima, inevitabilmente vince con la carta della ricchezza rispetto al concetto dell’esibizione museale consueta, ai tanti ragionamenti sulla prosopografia alla base del nostro Museo Egizio, alle chicche letterarie che si conservano a Berlino, alle grandiose statuarie del Louvre o del British Museum: in questa esposizione si celebra, in un certo senso, la lungimirante regolamentazione che, sin dall’Ottocento, grazie ai primi direttori del Museo cairota, Mariette e Maspero, previde il rigoroso controllo e la prelazione sulle scoperte delle tante missioni archeologiche, che permise di trattenere sul territorio nazionale le opere di fattura piú squisita, i capolavori piú ricchi in materiali e bellezza; ben pochi sfuggirono alla sorveglianza, come la celebre statua di Nefertiti imbruttita con il fango e contrabbandata ai limiti della clandestinità in Germania. Sono dunque rimasti in Egitto, e portati in Europa solo per la mostra, i pochi corredi faraonici sopravvissuti al saccheggio e quelli dei privati, come quello di Yuya e Tuya, il quale, pur nella maggiore ricchezza, è coevo e molto simile nello stile a quello della tomba torinese di Kha e Merit, la quale dunque non sfigura e si può godere a Torino, confrontando le due rispettive stupende e vivide maschere femminili. C’è poi il grande paradosso, il fatto che tali tesori non siano che una minima parte di tutto ciò che è stato saccheggiato in antichità: queste ricchezze sono dunque delle fortunate sopravvissute, cui dobbiamo guardare riconoscenti verso la sorte, immaginando che cosa dovessero essere i gioielli dei grandissimi faraoni dell’Antico, Medio e Nuovo Regno, di cui ci sono giunti soltanto scampoli, o neppure quelli, guardare il tesoro di Tutankhamon costringe a un impossibile esercizio di induzione per figurarsi quello di un Ramses, di un Thutmosi o di un Amenhotep, contemplare il raffinato diadema di una principessa del Medio Regno le corone poste sul capo di Cheope o Nefertari, le cui teste protette dal cobra che vegliava il loro popolo concepirono le vicende storiche della civiltà del Nilo.

***

La mostra prosegue alternando sezioni in cui basta “vedere” ed esaurire rapidamente il proprio vocabolario di aggettivi esprimenti apprezzamento estetico, a parti più da “leggere”, riflettendo sulla storia di una civiltà che, pure nella piena crisi delle ultime dinastie, riusciva a realizzare opere di primissimo ordine. Dopo una prima metà di mostra, la storia egizia viene ricapitolata in ordine cronologico dalla seconda metà della esposizione stessa in poi – che i curatori con la prima parte vogliano ironicamente esibirci tante ricchezze come se fossero un semplice assaggio o riscaldamento? – scoprendo le vicende giudiziarie dei ladri di tombe, con l’aiuto di una ricca papiroteca realizzata anche grazie ai documenti del Museo Egizio di Torino, che ci consente di mettere naso nella complessa burocrazia e nello spietato codice penale egizio, nella corruzione delle reti “mafiose” di ricettatori dei corredi trafugati e nella triste fine dei pesci piccoli che pagano per tutti. C’è spazio anche per la cultura materiale, sulla narrazione della quale si basa il museo torinese, con reperti da Deir el Medina, scorci familiari nella vita quotidiana degli artisti e la possibilità di ammirare gli attrezzi dell’orafo, crogiuoli in terracotta e semplici strumenti in metallo, completando, così, la scansione della mostra nelle due citate macro-sezioni, intervallate da una suggestiva veduta panoramica del Nilo nei pressi della Valle dei Re.Quando si sta quasi per tirare il fiato, ecco che si viene trascinati alla scoperta dell’ultimo grande tesoro, quello che Pierre Montet rinvenne a Tanis negli anni ‘30 (sí, “Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta” è ispirato alle vicende dell’archeologo francese) nella tomba del faraone Psusennes, dove è l’argento, rarissimo in Egitto ed importato, e non l’oro, proveniente in grande quantità dalla Nubia ( regione il cui stesso nome viene dalla parola egizia per il biondo metallo, nebu), a farla da padrone, gettando luce su un’epoca decisamente poco nota dell’Egitto, il terzo periodo intermedio, caratterizzata da alti e bassi storici e non liquidabile, si parla pur sempre di un millennio, con il generico termine di decadenza. Quest’ultima sezione, a sé stante, sa riunire, ancora una volta, la vicenda archeologica con i tesori di oreficeria, ricostruendo, passo a passo, le scoperte di Montet, le planimetrie, i telegrammi alla famiglia, le foto e i documentari dell’epoca, fino all’imponente sarcofago in argento del sovrano.  L’occasione è unica per vedere tali reperti poco lontano dall’Italia, ancorché breve, l’ideale per una gita estiva.  L’ultimo consiglio è di ascoltare le raccomandazioni dell’azzimato e gentile usciere che vi accoglierà osservando che lungo il percorso farà “un peu de froid” : i reperti sono tenuti a temperature controllate che hanno ben poco di egiziano, occorre mettere almeno un maglione o approfittare delle ampie coperte (“scialli”), che vengono messi a disposizione all’ingresso, sono sconsigliate per la stessa ragione le scarpe aperte.

 

Andrea Rubiola

Dettagli: http://www.grimaldiforum.com/fr/agenda-manifestations-monaco/l-or-des-pharaons#.W2rxdiPOM0

 

“Museiamo” a Ferragosto

DAL 13 AL 15 AGOSTO

L’iniziativa è singolare e allettante. Rivivere la storia dell’unificazione italiana, percorrendo in lungo e in largo le austere sale, con i tanti reperti e le collezioni (oltre 2.500 pezzi databili fra il 1706, anno dell’assedio di Torino, e il 1946, anno di nascita della Repubblica italiana) del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, accompagnati da guide eccezionali e francamente impensabili ma altamente verosimili, quali i più celebri personaggi risorgimentali – quelli che fecero l’Italia, per intenderci – guidati niente meno che da Giuseppe Garibaldi. Che potrà anche permettervi di accedere, con indubbia – da parte sua – cognizione di causa, a quella prestigiosa Camera dei Deputati del Parlamento Subalpino, attiva dal 1848 al 1860, ancora oggi intatta e con tanto d’arredamento d’epoca, compresi gli scranni dove sedettero parlamentari del calibro di un Cavour, di un Massimo D’Azeglio o di un Cesare Balbo, così come di un Vincenzo Gioberti o dello stesso leggendario “eroe dei due mondi”, sicuramente fra i personaggi storici italiani più celebri al mondo. E, del resto,quale migliore “cicerone” per visitare il più antico e importante Museo dedicato al periodo risorgimentale italiano e l’unico che possa ufficialmente fregiarsi del titolo di “Nazionale”? L’occasione è da prendere al volo per quanti – turisti e torinesi – trascorreranno questo Ferragosto all’ombra, mai tanto gradita come in questi giorni, della Mole. A Palazzo Carignano, l’edificio barocco del Guarini sede del Museo, queste speciali visite guidate (realizzate in collaborazione con Artò e Oikos Teatro) le hanno giustamente definite “teatrali”, con tanto di abiti e costumi d’epoca indossati da riconoscibilissimi personaggi altrettanto d’epoca, interpretati da attori-guida scelti a raccontare il Museo e la grande storia in esso custodita attraverso atmosfere, percorsi, suggestioni, aneddoti e curiosità assolutamente inconsuete e – perché no? – divertenti. L’appuntamento è per le giornate del 13, 14 e 15 agosto, alle ore 14,30 e 16. Il costo della visita teatrale è di 5 euro, da aggiungere al prezzo del biglietto di ingresso; è possibile prenotare allo 011/5621147. Da segnalare che il Museo resterà sempre comunque aperto durante il ponte di Ferragosto, dalle ore 10 alle 18. Anche per permettere ai visitatori di non perdersi gli ultimi giorni della mostra fotografica “Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni” allestita negli spazi museali fino al prossimo 9 settembre. In esposizione troviamo centodieci scatti realizzati dai fotoreporter Roberto Travan e Paolo Siccardi in alcuni dei luoghi del mondo devastati negli anni più recenti e ancor oggi da guerre. Un percorso di grande emozione che ricerca e racconta, come forse mai si sia fatto finora, un aspetto poco rivelato: la fede in un Dio e il dovere inspiegabile di combattere uccidere e morire in nome di quella stessa fede.

Gianni Milani

***

Museo Nazionale del Risorgimento Italiano – Palazzo Carignano, via Accademia delle Scienze 5, Torino; tel. 011/5621147 – www.museorisorgimentotorino.it

***

Nelle foto
– “Museiamo”
– Il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino
– Paolo Siccardi: “Siria”
Siria – Aleppo; 2012.; Giovani combattenti dell’esercito siriano di liberazione si lanciano in battaglia; al grido di “Allah Akbar”: “Allah è grande”.; (foto P. Siccardi)

 

Agosto al Museo Egizio

Dalle origini all’epoca delle piramidi

Giovedì 9 agosto alle ore 15:40, il Museo Egizio propone la vista guidata  “Dalle origini all’epoca delle piramidi”.

Il percorso si articola in modo specifico al Secondo Piano espositivo. La visita guidata illustra le caratteristiche delle comunità di villaggio che abitavano l’antica Valle del Nilo in Epoca Predinastica, ripercorrendo in sintesi le dinamiche che hanno condotto alla complessa unificazione del regno. Vengono esaminati i reperti più rappresentativi della cultura materiale del IV millennio a.C., generalmente sconosciuti al grande pubblico. Le più antiche tradizioni cultuali sono indagate nella loro evoluzione storica, fino all’analisi dei corredi e delle sepolture private di importanti personaggi legati all’ambiente di corte e funzionari (Tomba di Ignoti e Tomba di Iti e Neferu).

 

INFORMAZIONI UTILI

Dalle origini all’epoca delle piramidi

Pubblico: adulti

Data e orari: 9 agosto 2018, ore 15:40

Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)

Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.

Telefono: 011 4406903 – mail: info@museitorino.it

***

“Museo Egizio Nascosto”: una visita guidata alla scoperta del Museo, della sua fondazione e dei reperti che custodisce

 

Venerdì10 agosto alle ore 19:00, il Museo Egizio – via Accademia delle Scienze 6 – propone la una nuova visita guidata Museo Egizio Nascosto, un percorso per mettere in luce le curiosità più interessanti sulla fondazione del Museo.

La visita guidata, della durata di 90 minuti, ha come obiettivo quello di raccontare  il Museo Egizio, dalle origini della sede che lo ospita, alla natura dell’esposizione permanente. Durante il percorso, la descrizione dei reperti è accompagnata dalla narrazione di alcuni aneddoti che consentono di scoprire le meraviglie e gli aspetti più insoliti della cultura materiale egizia custoditi dal Museo

 

 

INFORMAZIONI UTILI

Museo Egizio nascosto

Pubblico: adulti

Data e orari: 10 agosto 2018, ore 19

Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)

Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.

Telefono: 011 4406903 – mail: info@museitorino.it

 

***

Al Museo Egizio appuntamento con “Geroglifici: che emozione!” per conoscere l’affascinante scrittura dell’antica civiltà dei faraoni

 

Sabato 11 e domenica 12 agosto, alle ore 10:10, il Museo Egizio propone ai bambini dai 6 agli 11 anni, accompagnati dai genitori, l’opportunità di intraprendere un viaggio alla scoperta dell’affascinante scrittura dei faraoni: i geroglifici.

La visita guidata, intitolata “Geroglifici: che emozione!”, offrirà ai piccoli visitatori la possibilità di conoscere in prima persona il profondo sapere faraonico celato nelle misteriose iscrizioni.

Aiutati dall’egittologo museale, i giovani visitatori e i loro accompagnatori saranno coinvolti nella scoperta del funzionamento base dell’affascinante scrittura geroglifica. Approfittando dell’occasione, inoltre, potranno osservare con attenzione i reperti egizi distribuiti lungo tutto il percorso della visita, alla ricerca di nomi e formule legate alle superstizioni e ai desideri degli antichi Egizi, talvolta sorprendentemente simili ai nostri.

Un percorso intrigante, capace di dare vita ai messaggi trasmessi da alcuni dei protagonisti della civiltà nilotica, che punta l’attenzione sul fascino della scrittura geroglifica, un’arte rivelata a pochi eletti grazie ad un lungo e complicato insegnamento.

 

INFORMAZIONI UTILI

Geroglifici: che emozione!

Pubblico: bambini (6-11 anni) accompagnati dai genitori

Data e orari: 11-12 agosto, ore 10:10

Durata: 90 minuti

Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)

Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.

Telefono: 011 4406903 – mail: info@museitorino.it

***

SESHEN: LUCE DI VITA ETERNA

 Appuntamento al Museo Egizio per conoscere i miti e i significati del fiore di loto

Sabato 11 e domenica 12 agosto, alle ore 15:00, il Museo Egizio – via Accademia delle Scienze 6 – organizza la visita guidata “Seshen: luce di vita eterna”.

“Seshen” è il nome con il quale gli antichi egizi chiamavano il fiore di loto. Si tratta di un simbolo fortemente connesso alla luce del sole e presente in molti miti faraonici: si narra, infatti, che fu proprio un loto, emerso dalle acque primordiali, a diventare la culla in cui ogni mattina nasce il sole.

 

Durante questa visita, il pubblico sarà guidato attraverso le sale del Museo, alla scoperta dei reperti più significativamente connessi a questo elemento: raffigurato nei corredi funerari, nell’architettura e nei prodotti artigianali, il fiore di loto simboleggiava per gli antichi egizi la rinascita dopo la morte, la vita eterna, il rinnovamento e la connessione con il sole.

 

 INFORMAZIONI UTILI

Seshen: luce di vita eterna!

Pubblico: bambini (6-11 anni) accompagnati dai genitori

Data e orari: 11-12 agosto

Durata: 120 minuti

Prezzo al pubblico: € 8,00 (biglietto di ingresso escluso)

 

A “Un mare di libri” si parla di ricette di guerra

Venerdì 10 agosto alle ore 21,15 presso il Chiostro Ester Siccardi di Albenga nuovo appuntamento con gli eventi di “Un Mare di cultura “ organizzati dal Centro Pannunzio e dal DLF. Il Prof. Pier Franco Quaglieni e il Dott. Nino Boeti, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, presenteranno il libro “Donne e cucina in tempo di guerra. Dal ’39 al ’45: il conflitto raccontato attraverso le ricette “della fame” (ed. Susalibri) di Bruna Bertolo. Il libro, corredato da un ampio apparato fotografico, è una vera e propria immersione nel quotidiano degli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale; accanto alle ricette ritrovate nei giornali o raccolte attraverso preziose testimonianze orali, è presente il racconto dei costumi di quegli anni, la narrazione di storie personali di coraggio e di sacrificio di un’Italia sofferente, devastata dai bombardamenti e obbligata a trasformare radicalmente le proprie abitudinialimentari. Nella prefazione, il Prof. Quaglieni spiega che questo libro «serve ai giovani per conoscere ed a chi ha un’età diversa per ricordare un passato che tanti italiani hanno dovuto affrontare». Sottolinea che le donne nutrivano i famigliari con le ricette del “poco e del senza”; le massaie italiane infatti, con molta fantasia e inventiva, riuscivano a rendere meno intollerabile la cucina “della fame”, fatta di pochissimi ingredienti, di scarti e avanzi. Questo libro dunque non solo propone spunti di riflessione riguardo alla sofferenza patita dai nostri avi e alla capacità tutta femminile di ricavare il meglio possibile da ogni situazione, ma invita anche a fare un confronto tra quelle condizioni di vita e le nostre, di generazione “privilegiata” che vive in pace e in una condizione di benessere. Al termine della presentazione saranno offerti degli assaggi tratti da alcune ricette del libro.