CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 573

Restiamo aggrappati al frutto della colpa. Le confessioni di Monica

Lorena Senestro per il Teatro della Caduta
Restiamo aggrappati al frutto della colpa, forse perché nel gusto della proibizione si cela il relitto della nascita. Che i moti dell’anima sempre furono ricerca nel disincanto, da sempre inseguiamo l’ombra che ha preceduto il nostro equinozio e, in seno agli angoli dell’erranza, chiamiamo Dio l’immagine assopita della nostra memoria. Dio, questo eterno sconosciuto, da sempre fu alibi di senso ed il primo uomo al nutrirsi di quel frutto avea, con il suo peccato, cominciato a vedere sé stesso. Allo stesso modo, un die, nel tempo in cui fu il tuo corpo sostanza mortale, dolce Monica il cui sguardo lacrima il tuo sentire, l’animo scapestrato di tuo figlio solcò il palmo elitario nella noia della carne, fece della sua espiazione la sua ispirazione, impugnando il delitto dell’inganno in una conversazione interiore con l’incognito. Potessimo dunque, oh Monica, redire un heden, a quali frutti oggi seguiranno le tue confessioni? Quale peccato sarebbe al centro del più bell’albero, che all’avvento di un tripudio condurrebbe alla tacita congiunzione? Quale, Monica, quale erroneo traguardo sarà la struttura delle nostre considerazioni? “D’ambire”, fu il sussurro delle tue testimonianze. 28 settembre 2019, Lorena Senestro inscena “Le confessioni di Monica a Sant’Agostino”, presso l’Abbazia di Vezzolano (AT). In questa nuova produzione del Teatro della Caduta, Monica, madre di Agostino, rivolge al pubblico il suo atto di cura, di fede in qualcosa che non ci avvicini alla verità quanto piuttosto al significato che vi diamo, alla consistenza del limite, all’enfasi dell’introspezione, dando voce a “un luogo mitico, di un’idea nostalgicamente abbandonata”.
Alessia Savoini

Moving Tff , cinema in movimento

VIII EDIZIONE / 28 SETTEMBRE – 31 OTTOBRE

TORINO, BIELLA, COLLEGNO, SALUZZO

L’ottava edizione di Moving TFF sta arrivando! Dal 28 settembre al 31 ottobre 17 proiezioni ospitate in 12 spazi culturali e aggregativi con la collaborazione di 22 partner.

Moving TFF propone un mese di iniziative “in movimento”, per la città e tra le provincie piemontesi, legate al multiforme universo del cinema e intente a valorizzare la storia del Torino Film Festival. La manifestazione è organizzata da Altera e realizzata in collaborazione con UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci),  Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival.

L’ingresso alle proiezioni è sempre gratuito. Tesseramento gratuito e contestuale presso la Bibliomediateca Mario Gromo. Nei circoli Arci è richiesta la tessera associativa.

Info:

www.movingtff.it – info@movingtff.it – www.facebook.com/movingtff – www.alteracultura.org

MOVING TFF – IL TORINO FILM FESTIVAL IN GIRO PER LA CITTA’ (e non solo)

Come ormai d’abitudine, nel mese di ottobre Moving TFF animerà quartieri e spazi associativi di Torino, Biella, Saluzzo e Collegno, proponendo film presentati nelle edizioni passate del Torino Film Festival e non sempre abbastanza visibili nei circuiti di distribuzione.

Alla sua ottava edizione, la rassegna proporrà sedici appuntamenti per altrettanti titoli in dodici spazi, fra loro molto diversi: accanto alle due sale propriamente dette (Magda Olivero a Saluzzo e L’incontro-Suburbana a Collegno), siamo ospitati infatti alla Casa Valdese a Torino, all’interno di circoli e associazioni culturali (Artemuda, Hydro etc) o di spazi aggregativi (CasArcobaleno) e in due luoghi maggiormente inconsueti per delle proiezioni cinematografiche quali la galleria commerciale Area12, al confine fra Torino e Venaria, e la palestra dell’ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica).

Così come sono variegati gli spazi che ci ospitano, altrettanto lo sono gli interessi dei partner che permettono le proiezioni aprendo le loro porte al cinema: i film proposti riflettono su politica e società (Una scuola italianaPer tutta la vita) anche al di fuori dell’Italia (Santiago, ItaliaHidden photos, Aqui, em Lisboa), ci parlano di arte in diverse forme (La pazza della porta accanto, conversazione con Alda Merini, SEXXX), mostrano interpretazioni alternative del paesaggio urbano, come quelle operate dagli skater in Pro loco, o punti di vista “rovesciati” sulla quotidianità come nella commedia brillante What we do in the shadows, raccontano storie di profonda umanità (Nos bataillesOvunque proteggimi). Accanto a questi, la Bibliomediateca Mario Gromo dedicherà cinque appuntamenti al sessantennale della Nouvelle Vague (Donne facili, Tirate sul pianista, Cléo dalle 5 alle 7, Le petit soldat, Les parapluies de Cherbourg), e grazie alla collaborazione con Torino Factory potremo mostrare i teaser dei prossimi progetti prodotti e il cortometraggio vincitore della prima edizione del concorso, Tempo critico di Gabriele Pappalardo.

La rassegna si apre sabato 28 settembre a CasArcobaleno: prima di spegnere le luci e augurarvi una buona visione, vi aspettiamo dalle 19.00 per l’aperitivo di inaugurazione. Sarà l’occasione per incontrarci, ascoltare un po’ di musica e chiacchierare di cinema ovviamente!

Moving TFF è un progetto culturale che per una scelta precisa mantiene gratuito l’accesso alle proiezioni, coprendo i costi vivi e i diritti d’autore con modalità di finanziamento diverse dallo sbigliettamento come il crowdfunding, la raccolta di donazioni o partnership: la campagna di raccolta fondi online, su Produzioni dal Basso, è attiva fino al 31 ottobre quando si concluderà anche la rassegna. Per chiunque volesse sostenerci, è possibile fare una donazione durante le serate o online a questo link http://sostieni.link/22584

Grazie alla collaborazione con Torino Factory, a introdurre le proiezioni Moving TFF 2019 ci saranno i teaser degli 8 video finalisti della 2a edizione del Glocal Video & Lab Contest per Filmmaker Under 30: GLI SCARAFAGGI di Marco De Bartolomeo e Navid Shabanzadeh HIC SUNT LEONES di Davide Leo, Giorgio Beozzo, Stefano Trucco e Fabrizio Spagna LA RAGAZZA CINESE di Guglielmo Loliva  /MÀ-DRE/ di Stefano Guerri  MANUALE DI STORIE DEI CINEMA di Bruno Ugioli e Stefano D’Antuono  SCHELETRI di Fabiana Fogagnolo e Luigi De Rosa SELENE di Sara Bianchi  THE SONG di Tommaso Valli, Andrea Cassinari e Virginia Carollo.

IL PROGRAMMA

Sabato 28/09 a partire dalle 19.00

APERIMOVING 2019 – APERITIVO DI INAUGURAZIONE DELLA VIII EDIZIONE DEL MOVING TFF

Alle 21.30

PER TUTTA LA VITA  

di Susanna Nicchiarelli, Italia 2014, durata 52’, proiettato al 32° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Arcigay Torino.

Tre generazioni riflettono sul contratto matrimoniale a quarant’anni dall’introduzione della legge sul divorzio. Attraverso immagini del Paese di allora e testimonianze del presente, il documentario si e ci interroga sui vincoli e sull’ipocrisia di quel “per tutta la vita”.

A distanza di tempo, il referendum del 1974 diviene la materia per ragionare sul dogma della monogamia: scelta volontaria oppure condizione necessaria per l’accettazione sociale?

CasArcobaleno – via Bernardino Lanino 3A, Torino

Giovedì 3/10 alle 15.30

DONNE FACILI

di Claude Chabrol, Francia 1960, durata 105’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Quattro giovani commesse di Parigi vivono le loro esistenze in un’assordante monotonia, ma ognuna di loro cerca di sottrarvisi rifugiandosi nella speranza di una vita migliore o nel desiderio. Ginette, aspirante vedette dello spettacolo, canta ogni sera in un music hall; Jane si concede a uomini di passaggio; Rita cerca di sistemarsi con un uomo benestante e Jacqueline crede di aver trovato l’amore eterno in un motociclista misterioso.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Venerdì 4/10 alle 21.00

WHAT WE DO IN THE SHADOWS (VITA DA VAMPIRO)

di Jemaine Clement e Taika Waititi, Nuova Zelanda 2014, durata 86’, proiettato al 32° TFF.

Quattro amici dividono una villa a Wellington. La convivenza è piuttosto pacifica e ogni sera in casa c’è una festa. Peccato che si tratti di party che finiscono sempre con spargimenti di sangue: i quattro sono infatti vampiri di diverse età, o per meglio dire secoli, alla costante ricerca di nuove vergini che possano appagare i loro appetiti. E quando la prospettiva è quella della vita eterna sono in pochi a non porgere il collo.

Area12 Shopping Center – Strada Altessano 141, Torino

Giovedì 10/10 alle 15.30

TIRATE SUL PIANISTA

di François Truffaut, Francia 1960, durata 80’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

La fine tragica del matrimonio porta il talentuoso musicista Charlie Kohler ad abbandonare una brillante carriera e a suonare il piano in un locale notturno di Parigi. Nel corso di un tragicomico duello, Charlie uccide il proprietario del bistrò, anch’egli innamorato della cameriera Lena. Il musicista è quindi costretto a fuggire dal locale con l’aiuto della donna. Una volta raggiunta la casa paterna, la vicenda prende nuovamente una svolta drammatica.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Giovedì 17/10

Alle 15.30

CLÉO DALLE 5 ALLE 7

di Agnès Varda, Francia 1961, durata 90’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

L’attesa per la diagnosi di un male incurabile diventa per la giovane cantante Cléo un pretesto per scoprire con occhi diversi il mondo che la circonda e per rivalutare il suo rapporto con gli altri.

Il dramma di Cléo è raccontato attraverso le due ore che suggellano il cambiamento interiore della donna, con la rinuncia a ogni forma di frivolezza e l’inizio di una nuova vita.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 21.30

NOS BATAILLES (LE NOSTRE BATTAGLIE)

di Guillaume Senez, Belgio 2018, durata 98’, vincitore al 36° TFF del Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità, attribuito dalla Giuria Interfedi. V.O. con sottotitoli in italiano.

Olivier è un instancabile lavoratore, a fianco dei suoi compagni nelle lotte sindacali. L’abbandono da parte di sua moglie del tetto coniugale, ormai troppo consumata dalle faccende domestiche, costringe Olivier a confrontarsi con queste nuove responsabilità e a dover cercare un nuovo equilibrio tra casa e lavoro.

Casa Valdese – corso Vittorio Emanuele II 23, Torino

Venerdì 18/10 alle 21.30

TEMPO CRITICO

di Gabriele Pappalardo, Italia 2018, durata 19’, proiettato al 36° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Torino Factory.

I casermoni che delimitano il quartiere, frutto del periodo dell’espansione urbanistica, fanno da sfondo ai protagonisti del racconto: Luca, cresciuto dalle zie, adesso vive con la nonna e taglia i capelli agli abitanti della zona per “sbarcare il lunario”; Fazza, invece, pensa al suo domani, a “mettere su famiglia”. Il documentario racconta un’intera generazione che ha perso ogni punto di riferimento. Giovani che vivono in un perenne stato di incertezza e utilizzano il rap per raccontare la quotidianità.

A seguire

PRO LOCO

di Tommaso Lipari, Italia 2016, durata 61’, proiettato al 34° TFF.

La linfa vitale di un luogo viene documentata attraverso le acrobazie di alcuni skater, che abitano lo spazio urbano alla costante ricerca del trick perfetto. Lo schema ripetuto, segnato dalle ruote dei loro skate, traccia nuove “coordinate”, alcune già conosciute e altre ancora da scoprire: osservare

gli skater in azione significa cogliere ogni cambiamento nell’esecuzione dei movimenti.

Circolo Hydro – via Serralunga 31, Biella (BI)

Domenica 20/10 alle 21.30

UNA SCUOLA ITALIANA

di Angelo Loy e Giulio Cederna, Italia 2010, durata 75’, proiettato al 28° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Ecoborgo Campidoglio.

Bambini tra i tre e i cinque anni ci vengono mostrati durante lo svolgimento delle loro attività quotidiane con le maestre. Questi bambini, tutti nati in Italia da genitori stranieri, frequentano la scuola materna Carlo Pisacane nel quartiere romano di Torpignattara. Mentre fuori si intensifica il conflitto sociale per l’incidenza delle comunità straniere sul territorio, la scuola diviene un’isola felice e rappresenta la prova tangibile che l’integrazione è un fatto possibile e concreto.

Associazione dei Sardi in Torino “A. Gramsci” – via Musiné 5/7, Torino

Giovedì 24/10

Alle 15.30

LE PETIT SOLDAT

di Jean-Luc Godard, Francia 1960, durata 88’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Ginevra, sono gli anni della rivoluzione algerina. Bruno, disertore dell’esercito francese, riceve da un’organizzazione terroristica l’incarico di uccidere un commentatore della radio svizzera che sostiene i ribelli algerini. L’uomo cerca di opporsi, ormai deciso a vivere pienamente la propria storia

d’amore con Veronica. Non solo sarà costretto a ubbidire con la forza, ma questo causerà anche un tragico epilogo.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 21.30

LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO, CONVERSAZIONE CON ALDA MERINI

di Antonietta De Lillo, Italia 2013, durata 50’, proiettato al 31° TFF.

In un racconto intimo e familiare, la scrittrice Alda Merini svela gli aspetti più significativi della sua vita: dall’infanzia agli amori, dalla maternità al suo rapporto con i figli fino alla pazzia e alla sua più chiara concezione dell’arte e della poesia. Una carrellata di immagini evidenzia il volto, i dettagli degli occhi, delle mani e del corpo della poetessa, tratteggiando in modo inedito la figura di una delle più importanti artiste del secolo scorso.

Associazione ArTeMuDa – via Drusacco 6, Torino

Venerdì 25/10 alle 21.30

AQUI, EM LISBOA – EPISÓDIOS DA VIDA DA CIDADE

di Denis Côté, Dominga Sotomayor, Gabriel Abrantes, Marie Losier, Portogallo 2015, durata 88’, proiettato al 33° TFF. V.O. con sottotitoli in italiano. Proiezione a cura dell’Associazione italo – portoghese Tucátulá.

Diverse visioni di Lisbona si uniscono in un percorso attraverso i differenti linguaggi cinematografici utilizzati da cineasti di provenienza canadese, francese, portoghese e cilena. Quattro cortometraggi fanno trasparire lo spirito vivace di una città che mantiene immagini inedite.

Arci Torino – via Giuseppe Verdi 34, Torino

Sabato 26/10 alle 21.30

SEXXX

di Davide Ferrario, Italia 2015, durata 72’, proiettato al 33° TFF. Alla proiezione sarà presente un rappresentante del “Balletto Teatro di Torino” diretto da Loredana Furno.

Ispirato dalla visione dello spettacolo di danza Sexxx, coreografato da Matteo Levaggi e andato in scena alla Lavanderia a Vapore di Collegno, il regista Ferrario “radiografa” da vicino i corpi di sei ballerini che riflettono con la loro danza sulla sessualità: il risultato è un documentario che riprende in maniera inedita la performance artistica, focalizzandosi sulla tensione vitale dell’esecuzione, composta dalla matericità carnale di quei corpi marmorei e dalla tecnicità dei movimenti.

ISEF – piazza Bernini 12, Torino

Lunedì 28/10 alle 21.00

SANTIAGO, ITALIA

di Nanni Moretti, Italia 2018, durata 80’, proiettato al 36° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con il Circolo Ratatoj.

Attraverso le testimonianze dei protagonisti e le immagini di repertorio, il documentario racconta il periodo successivo al colpo di stato che pose fine al governo democratico di Allende nel 1973. Il ruolo dell’ambasciata italiana a Santiago fu fondamentale per offrire rifugio a centinaia di richiedenti asilo.

Cinema Teatro “Magda Olivero” – via Palazzo di Città 15, Saluzzo (CN)

Martedì 29/10 alle 21.00

OVUNQUE PROTEGGIMI

di Bonifacio Angius, Italia 2018, durata 90’, proiettato al 36° TFF.

Alessandro, un cantante cinquantenne con un pubblico sempre più esiguo, lascia trascorrere la propria esistenza attraverso l’abuso di alcolici e il gioco alle slot machine. Durante il suo ricovero in ospedale conosce Francesca, una giovane donna che lotta per riottenere l’affidamento di suo figlio. Quell’incontro darà un nuovo senso alla sua vita.

Circolo L’incontro – Suburbana – via Bendini 11, Collegno (TO)

Giovedì 31/10

Alle 15.30

LES PARAPLUIES DE CHERBOURG

di Jacques Demy, Francia 1963, durata 92’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Il film narra la storia di un amore impossibile tra due giovani: Geneviève, figlia di un’ombrellaia di Cherbourg e, Guy, garagista richiamato alle armi in Algeria. Durante l’assenza di Guy, Geneviève scopre di essere incinta e viene convinta dalla madre a sposare Roland Cassard, un giovane e ricco mercante di diamanti. Ferito, Guy rientra dalla guerra e trova conforto sposando Madeleine. Tre anni più tardi incontra per caso Geneviève, ma entrambi scoprono di non aver più niente da dirsi.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 18.30

HIDDEN PHOTOS

di Davide Grotta, Italia 2016, durata 68’, proiettato al 34° TFF. V.O. con sottotitoli in italiano. Alla proiezione sarà presente il regista.

Il giovane fotografo cambogiano Kim Hak, sta cercando di cambiare la rappresentazione iconografica del proprio Paese nell’immaginario collettivo, distaccandosi dai “soliti” Angkor Wat e Khmer rossi. Nhem En, fotografo del regime dei Khmer rossi e autore di circa 14.000 fotografie delle vittime del regime, sta cercando di entrare nel business del turismo macabro. Quale immagine è dunque la migliore per restituire l’identità e la storia di un luogo?

Arci Torino – via Giuseppe Verdi 34, Torino

Il Museo Accorsi-Ometto ha un nuovo Direttore

Il 26 settembre 2019 si è riunito il consiglio d’amministrazione della Fondazione Accorsi-Ometto che ha ratificato le ultime volontà del Cavaliere Giulio Ometto, nominando Direttore del Museo e del Consiglio artistico Luca Mana, attuale responsabile delle collezioni museali.

L’incarico sarà effettivo dal I ottobre 2019.

Luca Mana, 38 anni, è storico dell’arte. Ha studiato a Torino e a Bologna. Vincitore nel 2009 della borsa di studio CRT “Master dei Giovani Talenti della Società Civile”, dal 2015 è responsabile delle collezioni del Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino, del quale, in questi ultimi anni, ha curato il riallestimento delle sale e gli allestimenti delle mostre.

Curatore e co-curatore di esposizioni dedicate alla cultura figurativa italiana tra Seicento e Ottocento, è autore di saggi e di articoli che spaziano dall’evoluzione dei repertori ornamentali alla storia delle arti decorative.

“Sentieri e narrazioni espressive” a “La Scuoletta”

Collettiva degli allievi di Franco Raga  in via Bagetti a Torino. Da sabato 28 settembre a venerdì 18 ottobre

Otto pittrici e un pittore. Sono nove gli artisti in mostra. Tutti allievi di Franco Raga, artista e docente di lungo corso, essi raccontano attraverso opere realizzate con le tecniche più varie ( dall’olio all’acrilico alla grafica, indirizzata soprattutto all’uso di pastelli, acquerelli, chine e carboncini) esperienze di avvicinamento all’arte – quella praticata in concreto – di estremo interesse sotto l’aspetto di tecniche e linguaggi espressivi mutuati dalle parole e dalle “dritte”, che sono sempre atti d’affetto e di amicizia, del Maestro, ma che non di meno lasciano spesso e volentieri campo libero a voli fantastici indirizzati a singolari sperimentazioni stilistiche e concettuali, assolutamente incoraggiate e aiutate nel loro processo di germinazione. Processo meditato, mai casuale, avvicinato, tentato (forse a lungo con ostinata perseveranza) compiuto e perfezionato all’interno de “La Scuoletta”, il Laboratorio d’arte – dal nome assolutamente “grazioso” e accattivante – aperto una ventina d’anni fa dallo stesso Raga (allora docente di Educazione Artistica alla Scuola Media “Pascoli” di Torino), nei locali dell’Associazione Musicale Artistica e Culturale “erremusica”, fondata nel ’96 da Marisa Rivera, in via Bagetti 27, a Torino.

E proprio qui verrà inaugurata, sabato 28 settembre (ore 17), la collettiva o mostra – saggio dei nove “Raghiani” – mi si passi l’amichevole termine – dal titolo, perfetto che di più non si può, “Sentieri e narrazioni espressive”. La rassegna si rivela, infatti, come itinerario estremamente suggestivo e articolato in percorsi (anche inusuali e inaspettati) che portano alla luce “una ricchezza straordinaria – racconta Raga – di forti personalità e capacità estetiche”. Il tutto facilitato da un’atmosfera di “collaborativo sodalizio che fa della nostra ‘Scuoletta’ un luogo dove ritrovarsi, soprattutto come amiche e amici– continua Raga – uniti da una comune passione per l’arte e in cui ciascuno trova subito l’opportunità di collocarsi e identificarsi secondo le proprie linee personali, approfondendo le singole attitudini espressive insieme alle tecniche più adatte ad esprimerle”. Nel complesso sono una quarantina le opere assemblate in via Bagetti e tutte si fanno osservare con piacevole attenzione, accompagnate dalle paterne parole del Maestro. Le firme sono quelle di: Maria Vittoria Crosazzo, Maria Gangemi, Valentina Giarlotto, Rosalinda Guida, Carla Guidi, Matteo Marinacci, Valentina Miola, Anna Maria Raga e Loredana Vergini.

g.m.

“Sentieri e narrazioni espressive”

La scuoletta – Associazione erremusica, via Bagetti 27, Torino; www.erremusica.it

Dal 28 settembre al 18 ottobre

Visita su appuntamento: tel. 349/5763141

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Nelle foto
– Franco Raga
– Allieve al lavoro

Il Ninja. Ti aspetto dove il tempo si è fermato

LIBRI / Incontro con la scrittrice Stefania Panetta

“Il Ninja” è un romanzo che racconta di come sia sufficiente un attimo a cambiarti la vita.

E’ stata proprio l’autrice, Stefania Panetta, classe 1991 di Torino, laureata in Scienze della Comunicazione, a spiegarci il perché:

Il Ninja viene considerato un romanzo d’amore. In realtà oggi, dopo averlo riletto più o meno un centinaio di volte, penso che sia più la storia di una crescita personale, quella della protagonista. E’ un invito a imparare a conoscere se stessi, ma soprattutto a capire che tipo di persona desideriamo affianco a noi.
Il libro parla di una ragazza, Serena, che ha deciso di percorrere una strada “lineare”: ha studiato all’università, ha trovato un lavoro ed è fidanzata da circa otto anni con il suo primo amore. Nessun ostacolo sembra interrompere il suo cammino, finché un giorno cambia tutto e le sue certezze si sgretolano una dopo l’altra sotto i suoi occhi. E’ a questo punto che Serena comincia a crescere e a chiedersi se quella che aveva vissuto fino a quel momento, fosse davvero la vita che desiderava. In questo percorso incontra Matteo, un uomo più grande di lei che le fa guardare il mondo da un’altra prospettiva. Inutile dire che tra i due inizia un rapporto decisamente particolare, che sarà ricco di colpi di scena!

Perché questo titolo, Il Ninja?

“In effetti potrebbe essere fuorviante, ma se ci pensate bene, ognuno di noi è stato un po’ Ninja nella vita. Nella concezione che abbiamo noi di questa figura, il ninja è un personaggio chiave nei film perché arriva nel momento in cui la situazione sembra disperata, la risolve e scompare in una nuvola di fumo. Credo che ognuno di noi si sia comportato così o abbia incontrato qualcuno così almeno una volta nella vita.”

Quanto c’è di te in questo libro?

“Molto. Chiaramente tante cose sono state romanzate, ma considero Serena (la protagonista del libro) come la parte più nascosta di me, quella più vera, che può permettersi di essere pessimista o di vedere il mondo da una prospettiva diversa da tutti gli altri.”

Anche la tua famiglia ha avuto un ruolo importante nella pubblicazione del libro, giusto?

“Assolutamente. E’ grazie a loro se mi sono convinta a mandare il manoscritto alle case editrici ed è grazie a loro se ho coltivato la mia passione per la scrittura fin da bambina. La mia famiglia mi ha insegnato che sognare è giusto ed è un dovere anche se i giovani della mia età vengono educati ad accontentarsi.”

Ci sarà un seguito del romanzo?

“C’è una nuova storia in cantiere e posso anticiparvi che parlerà sempre d’amore, in fondo è quello il motore che fa muovere il mondo, no?”

 

“Il Ninja” lo trovate in tutti gli store online e su Amazon:

https://www.amazon.it/ninja-aspetto-dove-tempo-fermato/dp/8885529453/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=2G1TNXUVV0AVH&keywords=

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“In una limpida e attonita sfera” al Collegio San Giuseppe

Il tema della “luce” nelle opere di ventidue artisti. In mostra  fino al 18 ottobre

Il titolo della rassegna graffia la suggestione dei versi ungarettiani di “Preghiera” (da “L’Allegria”, ultima edizione 1942) e ci introduce da subito al filo conduttore che lega le oltre sessanta opere assemblate, fino al prossimo 18 ottobre, negli spazi del Collegio San Giuseppe di Torino: il tema della “luce”, simbolo frequente nell’arte e nella letteratura d’ogni tempo. Qui, nelle sale espositive del prestigioso Istituto di via San Francesco da Paola, lo ritroviamo come cifra stilistica e messaggio portante nei lavori di ventidue artisti assemblati nella quarta mostra della terza serie di esposizioni d’arte organizzate e curate da Alfredo Centra (direttore del Collegio), Francesco De Caria e Donatella Taverna. Opere tutte accompagnate da attinenti citazioni liriche – soprattutto di grandi poeti del ‘900– selezionate e ripescate nella memoria, con paziente e saggia indagine ricognitiva, dalla stessa Taverna.

Arte figurativa e grande poesia. Insieme. Luce come sacralità di vita, soprattutto, ed immagine simbolica del Divino, di un esistere e ritrovarsi fra le cose finite del mondo, in virtù di un “Oltre” – infinito ed eterno – cui tendere ed ispirarsi in ogni secondo di esistenza terrena. In un viaggio di ampio, totalizzante e accogliente respiro culturale e fideistico che s’apre con la gestualità astratta di Helen von Allmen (svizzera di Basilea) fortemente ispirata ad antiche tradizioni religiose collegate al “Mandala”, così come alle vivide informali esplosioni di luce create dagli impasti di carta con foglio d’oro di Isidoro Cottino o dall’olio (“Astrazione”) di Susanna Fisanotti e dai delicati ma corposi pastelli di Elsa Lagorio (Torino, 1930– 1992).

Ai simboli islamici della luce si rifanno invece le ceramiche di Elvio Arancio (origini tunisine e profonda praticata fede musulmana), accanto agli stupendi vetri della chierese Monica Dessì: entrambi, a modo loro, autori di una “Fenice” che è fuoco di colore per il primo, tenuto a freno in una sottile poetica iridescenza del vetro fuso per la seconda. L’iter espositivo prosegue, attraverso riferimenti più o meno espliciti alle Scritture, con un dipinto grandioso come la candida “Figura femminile” di Luigi Rigorini Jr. (moderna Samaritana, accanto alla fonte – pozzo di Giacobbe?), sconvolta dal messaggio di luce accecante che l’investe e che tanto s’avvicina alla drammatica “Ultima luce” di Ottavio Mazzonis (Torino, 1921 – 2010), essenza spirituale del Cristo morto, “aurora radiante – recitano accanto i versi di Neruda – coi suoi bei colori” che “annuncerà alle anime che l’Amore è venuto”. Grande famiglia d’arte, quella dei Rigorini è rappresentata in rassegna anche da un armonico disegno déco del nonno Luigi Rigorini Sr. (Novara, 1879 – Torino 1956) e dai paesaggi di forte impronta turneriana del padre Antonio Rigorini (Torino, 1909 – 1997).

Superbo nella sua struggente malinconica bellezza l’“Autoritratto rosso e oro” di Pino Mantovani, critico d’arte e pittore, fra i più interessanti esponenti dell’innovazione figurativa novecentesca. Il viso segnato dal tempo emerge dallo spazio rosso di un taglio astratto, protetto da tre angeli (o spettri?), realizzati nell’imponenza delle ampie informi tuniche su tela grezza che lascia filtrare misurate impronte di luce. A seguire la cupa grafia, interrotta da minimi barbagli luminosi, di Mario Gomboli (Firenze, 1946 – Torino, 2014), l’ansiogeno surrealismo dell’alessandrino Vito Oliva e la prorompente   informalità della canavesana Rita Scotellaro. Composta e solare è di contro la “Venezia” di Anna Maria Palumbo, come splendida e “scientifica” la “Montagna di luce” di Eugenio Gabanino; tutt’altro dai tormentati “miraggi” di Valeria Carbone e dell’esile cometa che fatica a spezzare il buio infinito in cui viaggiano i “Magi” dell’oristanese Ilio Burruni (Ghilarza, 1917 – Torino, 2016). Simboli di luce perfetta, sono infine i geometrici “acciai” di Massimo Ghiotti, accanto alla tenera malinconia de “L’addio” di Carla Parsani Motti e alle sospese essenziali atmosfere dell’alsaziano Jean Louis Mattana (Reims, 1921 – Torino, 1990). A chiudere il percorso, la stupenda “Crocifissione” di Laura Maestri (Alessandria, 1919 – Torino, 1986): blu e nero, corpi grevi e senza volto, abbandonati alla morte e al dolore, ma sorvegliati dall’alto da una grande sfera di luce. La certezza dell’“Oltre”. A commento, dall’“Apocalisse” (22, 3-5): “Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello; i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli”.

Gianni Milani

“In una limpida e attonita sfera”

Collegio San Giuseppe. Via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino al 18 ottobre

Orari: dal lun. al ven. 10,30/12,30 e 16/18; sab. 10,30/12. Ingresso libero

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Nelle foto

– Monica Dessì: “La Fenice”

– Luigi Rigorini Jr.: “Figura femminile”
– Ottavio Mazzonis: “Ultima luce (XIV Stazione Via Crucis)”
– Pino Mantovani: “Autoritratto rosso e oro”
– Jean-Louis Mattana: “Tramonto”
– Laura Maestri: “Crocifissione”

Demarchi espone a Firenze

Al Convitto della Calza rivive lo spirito rinascimentale nell’opera dell’artista astratto torinese

Approda a Firenze l’arte astratta del pittore torinese Roberto Demarchi con una raffinata mostra curata da Niccolò Fiesoli, che si terrà sabato 28 settembre prossimo nella storica sede del Convitto della Calza, in piazza della Calza 6, nel cuore del capoluogo toscano.

Il convitto vanta un chiostro del Cinquecento e sale affrescate, quali il Cenacolo dipinto da Francesco di Cristofano detto il Franciabigio, che ha operato sotto l’influsso di Raffaello ed Andrea del Sarto, con il quale collaborò a partire dal 1510.

Lo storico dell’arte Antonio Paolucci scriveva, nel 2007, che “esiste una linea riconoscibile che attraversa tutta la storia della pittura italiana, a volte si inabissa come un fiume carsico per poi riemergere in gloria e splendore (…). Di questa tendenza stilistica riflessiva e speculativa, fondata sulla felicità del ritmo e delle proporzioni, sull’appagata filosofica contemplazione della natura delle cose, partecipa il torinese Roberto Demarchi”.

È ben riconoscibile, così, un sottile fil rouge tra l’opera di Demarchi e la grande arte rinascimentale, come dimostrano le parole con cui Paolucci introduceva la mostra di questo artista, dal titolo “Genesi”, ospitata all’Archivio di Stato di Torino nel 2007. La sintesi di pensiero, forma e tecnica, rimanda allo stesso intento presente nell’arte rinascimentale, quello di instaurare una comunicazione tra opera d’arte ed osservatore, capace di coinvolgere quest’ultimo in una esperienza globale fatta di armonia e bellezza.

 

Mara Martellotta

Io Vergine, tu Pesci?

In scena giovedì 3 ottobre ore 21.00, biglietto unico € 13,00

Teatro Q77. Di e con Giuseppe Sorgi

 

Per ulteriori info e prenotazioni:

info@tlon.it – 338.45.323.99 – https://tlon.it/events/ioverginetupesciottobretorino/

Dopo i tre appuntamenti della scorsa stagione all’insegna del costante tutto esaurito, torna a Torino lo spettacolo di Giuseppe Sorgi, che fonde una conferenza astrologica con la stand-up e il teatro comico di qualità.

Parlare d’amore senza buonismi, coniugando l’astrologia col teatro e col sorriso. Troppe lacrime, troppi sentimentalismi, troppi deliqui e pochi sentimenti. E questa povera, spremuta, sfottuta astrologia, invocata nel tentativo di trovare l’anima gemella nel mese fortunato! Chi vuol sentirsi raccontare, invece, attraverso i segni zodiacali il peggio del proprio carattere e delle proprie tanto accorate quanto nefaste scelte sentimentali? Il gioco allora si fa piccante e poco romantico. Decisamente sconsigliato a permalosi e casi di sindrome da crocerossina. In scena dodici segni come dodici tipi umani o dodici comiche, spietate maschere. L’applicazione dell’astrologia in ambito psicologico non è una novità, inizia con Jung e prosegue fino ai giorni nostri per una strada tempestata di scetticismi, puzze al naso e fastidi vari. Traslare il tutto dentro una confezione teatrale comica invece è decisamente nuovo.  Alla domanda su quali siano i riferimenti di questo “astrocomico” monologo, la risposta fornita da Giuseppe Sorgi è stata: Miss Marple. Sì, avete letto bene: Miss Marple. La zietta, frutto del genio di Agatha Christie, valuta infatti la nostra specie secondo ‘tipi umani’, osservando gli sconosciuti e trovando in loro quei punti di somiglianza con quanti conosce personalmente. Con questo sistema, mentre sferruzza, zia Jane asciuga la vicenda giungendo all’essenza dei fatti. Seguendo la stessa logica, segno dopo segno, Giuseppe Sorgi mette in scena una guida pratica per affrontare e conoscere colui o colei che ci fa tanto palpitare il cuore o che il cuore lo essicca. Senza tralasciare noi stessi, però. E i nostri moventi. Perché abbiamo posato gli occhi su quella persona? Stiamo sperimentando finalmente un nuovo modo di affrontare una storia? Oppure riproponiamo per l’ennesima volta gli stessi, disastrosi, schemi amorosi di sempre?  Un esperimento folle quello di “Io Vergine, tu Pesci?”, eppure gradito vista la quantità di repliche. Lo spettacolo infatti si avvia infatti al terzo anno di repliche a Roma e Milano con un totale, ad oggi, di oltre 4.000 spettatori.

Apre la nuova aula Confucio

PRESSO L’ISTITUTO MARIA AUSILIATRICE

Piazza Maria Ausiliatrice, 27 Torino

Grazie al supporto di Hanban (istituzione statale affiliata al Ministero dell’Istruzione cinese) e dell’Istituto Confucio dell’Università di Torino, l’Istituto Maria Ausiliatrice diventa Aula Confucio, coronando un percorso di sette anni di insegnamento del cinese con nuove opportunità di scambio e di crescita da offrire ai propri studenti. Inaugurazione venerdì 27 settembre alle ore 18.00.

Le Aule Confucio sono punti di riferimento per lo studio della lingua e della cultura cinese presso le scuole medie inferiori e superiori del territorio che collaborano con gli Istituti Confucio. Realizzano, sotto la supervisione dell’Istituto Confucio di appartenenza, attività didattiche e culturali volte a favorire lo sviluppo dell’insegnamento e dello studio della lingua cinese, nonché occasioni di scambio interculturale fra Italia e Cina.

Oltre a corsi di lingua cultura cinese, le Aule Confucio organizzano incontri di aggiornamento e formazione del personale docente, sessioni d’esame volte a conseguire le certificazioni internazionali di lingua cinese, e mettono a disposizione per la consultazione materiali utili all’apprendimento della lingua o della cultura cinese in generale.

La cerimonia si concluderà con il recital “Il vecchio che vedeva con gli occhi dell’armonia”, con l’esecuzione di brani di cetra cinese interpretati dall’artista Cheng Yu, reduce dal recital presso il MAO di Torino.

L’artista: CHENG Yu

Nata a Pechino nel 1964, ha iniziato ad accostarsi alla musica sin da bambina ereditando la passione del padre e seguendo le orme del maestro Li Xiangting. Cheng Yu è stata solista di “liuto” pipa e guqin per la rinomata China National Orchestra di Pechino e oggi è una acclamata musicista, nonché etnomusicologa e specialista in musica cinese. Ha conseguito un dottorato di ricerca con un lavoro di carattere etno-musicologico incentrato sul pipa e il guqin presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra; in seguito, ha fondato il Chinese Music Ensemble del Regno Unito, la London Youlan Qin Society e il pluripremiato Silk String Quartet. Ha tenuto concerti in oltre 40 paesi proponendo brani di musica tradizionale cinese e contemporanea ed è autrice di numerose pubblicazioni musicali e accademiche. Le sue collaborazioni l’hanno vista esibirsi al fianco di artisti del calibro di Lang Lang, Matthew Barley e Damon Albarn. Cheng Yu ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi progetti e le sue esibizioni, conferiti da istituzioni quali Arts Council of England, Women in Music, Arts and Humanities Research Council Nel 2019, ha intrapreso una collaborazione con London Symphony Orchestra e Third Orchestra in un ensemble interculturale contemporaneo al Barbican Art Centre di Londra. Cheng Yu risiede attualmente a Londra dove insegna e fa ricerca presso la SOAS.

Tarantino ancora una volta si diverte a riscrivere la Storia

Nelle sale “C’era una volta… a Hollywood” con Di Caprio e Brad Pitt

 

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

A chi non ha mai avuto un debole per l’idolatria e s’è sempre rivelato un pallido tarantiniano, veder   usati all’indomani della proiezione a Cannes o oggi in occasione dell’uscita in casa nostra termini come “capolavoro” o espressioni come “colpo di fulmine” o ancora qua e là cascate di stelline e pallini neri, beh, tutto questo ben di dio a proposito di C’era una volta… a Hollywood risulta un po’ inspiegabile. Senza far sì che ti vengano a travolgere troppo facili entusiasmi, l’ultimo Tarantino è un divertente, irriverente quanto accattivante prodotto da seguire normalmente in sala con un buon carico di disponibilità da parte dello spettatore, ormai abituato alle gradassate del rampollo doré del cinema d’oltreoceano, ai suoi punti di riferimento irrinunciabili e ai suoi divertimenti fuori misura, alla sua convinzione in un cinema inteso come pillola miracolosa capace di stravolgere anche la storia, alla sua cinefilia che lo ha nutrito fin qui e che affonda le proprie radici più intime in un B-movie di stampo italiano da altri a lungo snobbato. Essendo qui palpabile in primo luogo che la scrittura dell’autore non ha l’invenzione, la finezza e l’irruenza che ad esempio ti faceva pochi anni fa maggiormente sospirare per Bastardi senza gloria.

Siamo nella Mecca del cinema, la grande macchina dell’industria cinematografica va a meraviglia, l’anno è il 1969, l’anno in cui Neil Armstrong posa il piede sulla luna ma anche della strage di Cielo Drive 10050 a Bel Air (era il 9 agosto), Sharon Stone e i suoi quattro ospiti trucidati dalla mano di Charlie Manson e dalle sue giovanissime adepte. Anche gli anni dove già s’intravede il tramonto degli studios e l’alba di un cinema americano che sarà diverso. È la storia di Sharon (Margot Robbie), stellina venuta da Dallas, giovane moglie di Roman Polanski, della sua allegria, della sua voglia di farsi conoscere e riconoscere, di andarsi a rivedere su di uno schermo (danno un film della serie “Matt Helm” con Dean Martin) e inorgoglirsi divertita alle risate del suo pubblico; è la storia di Rick Dalton (un Leonardo DiCaprio in gran vena, tra la presunzione e la frustrazione, alla ricerca della battuta dimenticata e della grande prova del riscatto), attore televisivo di seguitissime serie western, stella di successo ma ormai irrimediabilmente relegato in un secondo firmamento, che nel cinema vero e proprio non ha mai saputo sfondare, già consapevole (e frustrato: mai avrebbe attraversato il red carpet, mai “winner is…” lo avrebbe sentito in attesa del suo nome) di essersi incamminato sulla strada di un non lontano viale del tramonto (se uno straordinario manager Al Pacino non gli facesse sentire il profumo dei quattrini e della fama (oh quanto passeggera!, quattro film e a casa) nel cinema italiano di Sergio Corbucci e Anthony Dawson al secolo Antonio Margheriti. È la storia di Cliff Booth (Brad Pitt, che a tratti sembra prendere spazio al collega per diventare il vero eroe di tutta la storia), suo sincero amico, controfigura di sempre e a tempo libero autista e confidente e pronto anche alla riparazione dell’antenna di casa, allegro e disinvolto, qualche macchia alle spalle (un processo con il sospetto d’aver fatto fuori la moglie), pronto a dire pure pane al pane mentre si scazzotta con Bruce Lee. Mai vuote macchiette ma personaggi autentici come i tanti che hanno costruito una certa storia a Hollywood.

In una ricostruzione esatta e parcellizzata e simpaticamente vivificata che è il punto di forza e più convincente dell’intera operazione nostalgica di Tarantino – ci sono i vecchi villaggi western e le sparatorie, le roulotte scalcagnate, il bianco e nero quasi d’obbligo, le feste a bordo piscina tra le conigliette di Hugh Hefner con Steve McQueen a fare da guest star, ci sono i drive in e le grandi insegne luminose dei cinema a reclamizzare quei titoli che abbiamo visto e che oggi compiono cinquant’anni, ci sono i figli dei fiori e le audaci e spericolate ragazzine con le avances a portata di mano -, la storia di Rick e Cliff s’incrocia con quella di Sharon, con una ventata di buonvicinato che non può che aiutare, là dove (Hitler ha finito di sghignazzare mentre si guardava le immagini di Orgoglio della nazione nel cinema parigino in Bastardi senza gloria) ancora una volta Tarantino si diverte ancora una volta a dare un nuovo corso alla storia. È l’atto di ribellione di Rick Dalton che va inaspettatamente a segno, forse la sua consacrazione, il frustrato perdente che si appresta a diventare un astro. Forse. La potenza del cinema, la passione di Tarantino per il cinema, inarrivabile.