CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 53

La trasversalità della sessantatreesima edizione dello Stresa Festival

 

 

Il ritorno della musica classica a Stresa con la 63esima edizione del Festival del lago Maggiore, che si può considerare un vero e proprio “arcipelago musicale”, di cui a luglio è stata data un’anteprima con contaminazioni di musica jazz, elettronica e altre musiche di confine, ora si concentra su due isole, la ‘antiqua’ e l’’isola classic”.

Il 17 agosto scorso il festival ha preso avvio con il ‘Giardino armonico’, prestigioso ensemble di musica barocca diretto da Giovanni Antonini che, su musiche di Haydn e Vivaldi, ha ospitato il violinista russo Dmitry Smirnov. Domenica 18 agosto la compagnia vocale e strumentale ‘La Tempete’, fondata e diretta da Simon-Pierre Bestion, presenta “Vespro. A Jubilant Sound Experience”, ripresa del capolavoro di Monteverdi “Vespro della Beata Vergine”, che garantisce una potente immersione sensoriale dell’ascoltatore al centro di una potente materia sonora. Lunedì 19 agosto sarà la volta, a Villa Ponti ad Arona, del concerto del duo formato da Teodoro Baù ( viola da gamba) e Andrea Buccarella (clavicembalo), su musiche di Corelli, Bach e Handel. La violoncellista ungherese Ditta Rohmann sarà protagonista delle meditazioni sulle Suite di Bach nella suggestiva cornice dell’Eremo di Santa Caterina del Sasso a Leggiuno il 21 e 22 agosto.

Lasciati gli ‘abiti antiqui’, Stresa vestirà gli ‘abiti classic’, con un progetto speciale realizzato in coproduzione con il Ravenna Festival e Opera Estate Festival di Bassano del Grappa. Si tratta di un omaggio intitolato “Un amico” e dedicato a Ezio Bosso, nato dall’inedita collaborazione tra Mario Brunello al violoncello, ( anche direttore artistico del Festival ), Maria Semeraro al pianoforte e la compagnia di danza di Virginio Sieni, in programma il 24 agosto.

Il cartellone di Stresa Festival 2024 vedrà come protagonisti anche la pianista russa Yulianna Avdeeva, il 25 agosto, vincitrice nel 2010 del Concorso Chopin di Varsavia, che eseguirà un programma musicale diviso tra Chopin e Prokof’ev. Il mezzosoprano Isabel Pfefferkorn e un quartetto di violoncellista, martedì 27 agosto, all’isola Madre si cimenteranno in un variegato repertorio, da Purcell a Richard Strauss, da Piazzolla ai Queen e Adele. Il britannico Barbican Quartet, il 28 agosto, già applaudito a Stresa lo scorso anno, proporrà musiche di Purcell, Ravel e Beethoven. Il Norrlands Nations Kammarkorr, diretto da Francesco Acquista, si esibirà il 30 agosto; si tratta di un coro di 34 elementi che dedicherà un omaggio del Festival ad Anton Bruckner. Atteso ritorno della Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, diretta da Myung Whun Chung, e del pianista Sir András Schiff, su musiche di Beethoven e Brahms, il 31 agosto.

I concerti di settembre vedranno protagonisti il Trio Chagall, il primo settembre, con pagine di Haydn, Weinberg e Mendelssohn, e il violoncellista Giovanni Sollima, che martedì 3 a Villa Bryner, a Lesa, si cimenteranno anche con la ‘barchessa’, uno strumento musicale insolito costruito su una vera e propria barca, una nassaroĺa, dotata di una tavola armonica di tre corde lunghe sei metri. Il 4 settembre appuntamento particolare con l’ultimo degli omaggi a Bruckner, reso da ‘Illumina’, nome che è stato dato a un quintetto d’archi, il cui progetto è nato a San Paolo del Brasile nel 2015 per iniziativa della violinista americana Jennifer Stumm, per coinvolgere giovani musicisti e artisti internazionali di spicco, dando vita ad un rinomato festival che ogni anno coinvolge migliaia di persone.

Lo Stresa Festival si concluderà il 6 settembre con l’esibizione della Freiburg Baroque Orchestra, con due solisti di eccezione, Isabelle Faust al Violino e Kristian Bezuidenhout al fortepiano, impegnati nell’esecuzione di due capolavori beethoveniani, il Concerto per violino e il Concerto per pianoforte n. 3.

Mara Martellotta

A Ivrea il “Festival Book San Gaudenzio”

FESTIVALBOOK SAN GAUDENZIO 4° EDIZIONE

Chiesa San Gaudenzio Ivrea(To)

Venerdì 6- sabato 7 – domenica 8 settembre 2024

Libri, musica, teatro e conferenze

Patrocinio Città di Ivrea – “Croass del Borghett – Associazione Luci – Edizioni Pedrini

 

A Ivrea(To) la Giornata Mondiale della Lettura con il “Festival Book San Gaudenzio”, 4° edizione. Il prossimo 6 settembre, in occasione della “Giornata Internazionale della Promozione della Scrittura “Read a Book Day”, prenderà il via la quarta edizione del “Festival Book San Gaudenzio” a Ivrea. L’evento, patrocinato dalla Città di Ivrea, da Torino Città Metropolitana, AEG Cooperativa e dall’associazione Croass del Borghet – quest’ultima gestisce anche il monumento storico della chiesa di San Gaudenzio – offrirà un’occasione per celebrare il piacere della lettura e il conseguente potere di arricchimento personale. La manifestazione, che si svolgerà nelle giornate di venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 settembre, vedrà la partecipazione di alcuni dei più affermati autori italiani, tra i quali Gianni Oliva, Pier Franco Quaglieni, Andreja Restek, Patrizia Durante, Maria Luisa Alberico, Marina Rota e Nanni Barbaro, quest’ultimo proveniente da Archi, Reggio di Calabria. L’obiettivo della kermesse – immutato fin dalla sua prima edizione – è quello di promuovere e presentare accanto a nomi celebri, anche autori e autrici emergenti del Canavese e della Valle d’Aosta, dando loro visibilità e portandoli all’attenzione di un pubblico più vasto. Saranno presenti anche autori locali, tra cui Dario Omenetto, Patrik Perret, Maria Grazia Yon e Laura Pellissier, solo per citare alcuni nomi. Tra gli eventi in rilievo programmati segnaliamo l’esposizione del fotografo piemontese Simone Gaetano, la partecipazione dell’associazione “Asini si nasce” e la conferenza di Sandra Baruzzi, ambasciatrice della ceramica di Castellamonte, insieme al presidente dell’Angi di Torino Chen Ming. Carla Aira – presidente Club Unesco di Ivrea – con lo scrittore Nanni Barbaro presenterà l’opera “Hopper si fermò ad Archi”. Il Festival sarà inoltre occasione per celebrare il 30° anniversario di attività del Gruppo Storico Medievale “LJ Ruset” e per ufficializzare il gemellaggio tra il “Festival Chateau Livres” di Issogne(Ao) e il Festival Book di san Gaudenzio. L’appuntamento è quindi fissato per venerdì 6 settembre: una tre giorni ricca di incontri, cultura e, naturalmente, libri, per celebrare insieme la bellezza della lettura. Maggiori informazioni al numero 3939988875) – www.edizionipedrini.com.

Il Conte Verde torna al Moncenisio con i suoi cavalieri

È un salto nel passato medioevale di Moncenisio che festeggia i suoi 800 anni dalla fondazione nel 1224. Incastonato in Val Cenischia lungo la via Francigena Moncenisio si chiamava un tempo Ferrera Cenisio. Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde, è l’assoluto protagonista dello spettacolo equestre che ogni anno nel piccolo comune (51 residenti) richiama centinaia di turisti e villeggianti. La festa, animata dal Gruppo storico dei cavalieri del Conte Verde, rievoca i viaggi e le spedizioni compiute da Amedeo VI per visitare i suoi numerosi possedimenti a cavallo delle Alpi. Per l’occasione i personaggi che danno vita allo spettacolo sono tutti rigorosamente vestiti di verde, destrieri compresi. Fin da ragazzo infatti Amedeo partecipava ai tornei equestri indossando abiti di colore verde. È il gran giorno del Conte Verde e dei suoi fedeli cavalieri tornati a Moncenisio dopo una lunga cavalcata attraverso le Alpi. Ognuno rappresenta un personaggio d’epoca con costumi medievali e con accampamenti, vessilli e spade che riproducono quelli originali curati in ogni dettaglio. Più volte in questi anni il gruppo storico ha attraversato le antiche strade delle terre dei Savoia sostando nelle dimore e nei castelli reali che si trovano lungo il percorso.

Da Torino a Chambéry e fino ad Altacomba, l’abbazia dove è sepolto Amedeo VI. È suggestiva e affascinante la rievocazione storica del passaggio del Conte Verde al valico del Moncenisio. Sono stati tanti i viaggi compiuti da Amedeo VI su e giù per le Alpi. Nell’autunno del 1350 accompagnò la sorella Bianca attraverso la Maurienne e il Colle del Moncenisio (2083 metri) in occasione del matrimonio di Bianca con Galeazzo Visconti, celebrato a Rivoli. Alcuni anni dopo valicò nuovamente il Moncenisio per accompagnare la nipote Isabella di Valois promessa sposa a Gian Giacomo Visconti. Non appagato dalle fatiche piemontesi il Conte Verde decise di trasferirsi nel vicino Oriente, di andare all’avventura in terre a lui sconosciute e di combattere contro nemici molto potenti, i turchi ottomani, la superpotenza dell’epoca che cominciava a penetrare nei Balcani. Si tratta della celebre spedizione in Oriente (giugno 1366 -luglio 1367) immortalata nell’imponente monumento di Pelagio Palagi di fronte al Municipio di Torino. La statua al Conte Verde in piazza Palazzo di Città ricorda appunto la sua partecipazione alla crociata contro turchi e bulgari. Fu una decisione presa sull’onda dell’entusiasmo e del fervore determinato dalle notizie che filtravano in Europa sull’espansione turca a danno dell’Impero bizantino e anche per la stretta parentela che univa Amedeo al cugino Giovanni V Paleologo prigioniero dei bulgari. Il Conte conquistò Gallipoli sullo stretto dei Dardanelli e la restituì ai bizantini dopo aver liberato Giovanni V imperatore d’Oriente. L’ultimo viaggio del Conte Verde attraverso il valico del Moncenisio avvenne nel 1383 quando la sua salma (morì di peste durante l’ennesima campagna militare) fu portata a Lanslebourg scortata con tutti gli onori dai suoi cavalieri e da lì ad Hautecombe dove fu sepolto.

Filippo Re

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno – Ritorno a Bardo – Il Pap’occhio – Lettere

Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno 

La visita di ferragosto al carcere torinese ha offerto l’opportunità ad un Pd ormai di sole donne al comando di uscirsene con dichiarazioni faziose e demagogiche aprioristicamente a favore dei carcerati, anche di quelli che hanno distrutto e saccheggiato il “Ferrante Aporti”, ignorando le gravissime imputazioni formulate dalla Magistratura che prevedono pene di molti anni di carcere. Ma una donna del Pd ha superato tutti, dicendo che “il carcere va raso al suolo e rifatto”.

Fosse almeno una esperta, ma è una insegnante di Latino sempre che non sia in aspettativa per mandato regionale. Non c’è neppure il senso del ridicolo: l’importante è difendere sempre e comunque i carcerati . Con questo personale politico il Pd non vincerà mai le elezioni. Pannella era un’altra cosa, oggi rimasto senza eredi e continuatori. Solo il garante dei carcerati Mellano evidenzia con obiettività che al “Ferrante Aporti” sono stati commessi gravi reati durante la rivolta che vanno considerati. La vice direttrice invece di tacere davanti ad un’indagine in corso rilascia una dichiarazione che suona quasi  come giustificatrice  dei rivoltosi. Incredibile, ma vero. Nessun pubblico funzionario l’avrebbe fatto.

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Ritorno a Bardo

Sono tornato dopo un anno a Bardonecchia che si è risollevata da sola dai devastanti danni dell’alluvione,  senza aiuti che finora non sono arrivati.

La presentazione del saggio su Matteotti del prof Quaglieni a Bardonecchia

I valligiani hanno saputo rimboccarsi le maniche come i veri piemontesi cantati da Nino Costa. Altri piemontesi, assai poco piemontesi, si occupano solo di carceri. La vita a Bardo è tornata normale dopo l’alluvione dello scorso anno e una conferenza riempie oggi una sala di un pubblico attentissimo, un segno del ritorno alla normalità della vita.

Io avevo proposto al mio Lions di intervenire con un service, ma il periodo feriale fece naufragare tutto: un cattivo esempio di inefficienza che mi aveva molto ferito perché questi club intervengono in Africa ma snobbano il Piemonte. Una pagina nera spero conclusa con una delle presidenze peggiori. L’importante è che Bardonecchia sia viva e piena di turisti fiduciosi. La Santanché a suo tempo non si interessò del caso, dimostrando la sua inadeguatezza come altri ministri piemontesi.

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Il Pap’occhio
Rai 3, la solita, eterna Rai 3, ha riproposto il film “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore con un  acerbo Benigni in atto di  eterna venerazione  di Gramsci. Il film venne sequestrato nel 1980 per oltraggio alla religione e al Papa Wojtyla portato di brutto nel film. Rivisto oggi esso è un oltraggio alla libera intelligenza ed è un inno alla noia. Un contributo devastante alla figura di Arbore che poi per sua fortuna  fece anche qualcosa di meglio. Se fosse per quel film, difeso allora da tutto il culturame con toni concitati, il nome di Arbore sarebbe finito male. Adesso è apparso nel filmato introduttivo il diploma di cavaliere di gran croce esibito  goffamente da Arbore,  è sperabile, non concesso per quel suo filmetto da strapazzo  oggi come nel 1980 non guardabile senza suscitare noia e disprezzo per un ‘ironia forzata e fuori luogo.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Il Regio di Torino

Vorrei capire come mai la Fenice di Venezia e il Petruzzelli di Bari sono stati ricostruiti come erano mentre il Regio di Torino è stato rifatto secondo l’estro di Carlo Mollino, un genio un po’ pazzo che ignorò con superbia il vecchio e storico teatro. Come mai?    Cinzia Turati

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Mollino non era adatto a ricostruire, lui voleva lasciare il segno. Non fece un brutto teatro, ma tradì la storia di Torino. I veri responsabili del tradimento furono i politici che scelsero quella strada. Quando la politica invade campi non suoi, fa errori.

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L’eroe di Giaveno

Ho appreso da un’ intervista del figlio 81 enne di Cordero di Pamparato che non fu Lei, professore, insieme al Rettore Bertolino ad ottenere una targa ricordo su palazzo Campana che svelasse il mistero di quel nome. Eppure io ricordo i suoi molti articoli in merito al Pamparato. Dovette subire la opposizione della Facoltà di Matematica. Zanone scrisse che se Pamparato veniva ricordato a Torino era merito del Prof. Quaglieni, cosa che adesso il figlio del tenente giavenese dimentica. Lei come l’ha presa?      Giovanni Ramello

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Non avevo letto l’intervista e l’amnesia del figlio non mi stupisce. È persona che evito di definire. E quasi quasi mi pento di aver perorato una causa che nessuno voleva sostenere. Poi ho capito il perché e a Giaveno lo sanno bene. Non confondiamo Pamparato con Montezemolo che fu un vero eroe. Anche chi riceve la stessa onorificenza non è uguale ad altri caduti come Montezemolo, il cui nome è sui libri di storia e non è circondato dall’oblio.

Brividi estivi a Bardonecchia

 

Anche quest’anno a fine agosto arrivano i giorni del brivido, del giallo, del mistero. Anche quest’anno torna Bardonoir, il festival letterario diretto da Giorgio Ballario e dedicato alla narrativa poliziesca nella città più a Ovest d’Italia.

Per tre giorni, dal 23 al 25 agosto, Bardonecchia diventa capitale del noir con un programma di incontri, presentazioni, interviste con gli autori e anche letture in strada a cura dell’Accademia dei Folli. Il cartellone del festival è stato studiato per offrire agli appassionati di questo genere letterario una giusta miscellanea tra autori più noti e altri ancora da scoprire, tra scrittori di respiro nazionale e internazionale e altri più legati al territorio, tra opere di puro intrattenimento e altre che non disdegnano la contaminazione con temi di costume e di carattere sociale.

Anche in questa occasione la “casa” di Bardonoir sarà la Base Logistica di viale Bramafam 60, che ha già ospitato numerose manifestazioni culturali, tra le quali l’edizione 2023 del Festival.

La manifestazione è organizzata nell’ambito del cartellone estivo Scena 1312 dal Comune di Bardonecchia e dell’Associazione Estemporanea.

Si comincerà subito con il botto: venerdì 23 alle 18,30 aprirà il festival lo scrittore astigiano Gian Marco Griffi, semifinalista al Premio Strega e autore del romanzo cult del 2023, “Ferrovie del Messico”, romanzo pluripremiato e pluritradotto all’estero. Griffi non è un autore noir, ma ci racconterà il suo rapporto – d’amore, d’odio, di indifferenza – con questo genere letterario.

Il giorno successivo, sabato 24, alle ore 11,30, si comincerà con un incontro dedicato al “non è mai troppo tardi”: tre autori torinesi – Patrizia Varetto, Cinzia Rita Gaza e Battista Gardoncini – che si sono scoperti giallisti in età avanzata e hanno conquistato il pubblico con romanzi di ambientazione inconsueta e originale.

Il clou del festival è in programma sabato pomeriggio: alle 15,30 Cristina Origone, autrice genovese, e Gian Luca Campagna, scrittore di Latina, spiegheranno come in un’opera noir si possono fondere intrattenimento e impegno sociale; alle 17 la scrittrice milanese Rosa Teruzzi racconterà della sua serie dedicata alla fioraia Libera, la detective improvvisata che si muove nei quartieri più tradizionali di Milano, come il Giambellino.

Infine alle 18,30 sarà ospite di Bardonoir Valerio Varesi, parmense, uno dei più noti e longevi giallisti italiani, molto amato anche all’estero (in Francia è una star) e autore della serie del commissario Soneri che anni addietro fu portata in televisione con il volto di Luca Barbareschi nella fiction Rai “Nebbie e delitti”. Seguiranno le letture al Borgo Vecchio a cura dell’Accademia dei Folli.

Il festival si chiuderà domenica 25 con altri due appuntamenti di rilievo. Al mattino, ore 11,30, parleranno del “fascino indiscreto” del noir di provincia due ospiti di primo piano come il varesino Emiliano Bezzon, autore di romanzi ambientati in Lombardia e Piemonte; e il veneziano Stefano Cosmo, che lo scorso anno ha debuttato con il botto raccontando il mondo delle lotte clandestine nel Nordest e vincendo numerosi premi letterari.
Nel pomeriggio, alle ore 15, concluderà il festival l’incontro con due autori che hanno saputo coniugare il genere noir con la fantapolitica e la spy-story: Gabriele Barberis, biellese, giornalista a Milano, autore di un fortunato volume che mette in relazione i tempi odierni con le vicende oscure del terrorismo degli anni Settanta; e Fabrizio Borgio, astigiano, che ha scritto gialli classici ambientati nel Monferrato ma di recente ha pubblicato per Segretissimo Mondadori un romanzo di spionaggio sui retroscena degli interessi italiani e occidentali dietro al conflitto libico.

 

Pistoletto e l’Imam Yahya Pallavicini dialogano su “Creazione e Paradiso”

SAUZE D’OULX – Una serata culturalmente di altissimo livello quella di sabato 17 agosto a Sauze d’Oulx. Alle ore 21 presso la Sala conferenze dell’Ufficio del Turismo in viale Genevris il Maestro Michelangelo Pistoletto e l’Imam Yahya Pallavicini dialogheranno sul tema “Creazione e Paradiso – Conversazione tra Arte e Spiritualità”. Modera l’incontro Francesco Monico, filosofo di archetipi dell’immaginario.

Un dialogo organizzato da COREIS Comunità̀ Religiosa Islamica Italiana e dalla Fondazione Pistoletto Città dell’Arte Biella con il patrocinio del Comune di Sauze d’Oulx.

Yahya Sergio Yahe Pallavicini è presidente e imam della COREIS Comunità̀ Religiosa Islamica Italiana, una delle principali organizzazioni di rappresentanza istituzionale del culto islamico in Italia con vocazione alla formazione teologica, all’ecumenismo e all’educazione interculturale.

Michelangelo Pistoletto è un artista, pittore e scultore italiano, animatore e protagonista della corrente dell’arte povera. Nel 2003 l’artista scrive il manifesto del Terzo Paradiso e disegna il simbolo costituito da due cerchi contigui agli estremi di un altro cerchio centrale maggiore: si tratta di una rielaborazione del segno matematico dell’infinito che viene poi presentato ufficialmente alla Biennale di Venezia nel 2005 e che si può ammirare, tra gli altri, nel bosco di San Francesco ad Assisi ed in Valle di Susa sulla spianata del Forte di Exilles e da poche settimane anche all’Abbazia della Novalesa.

Quaglieni presenta “Matteotti” ad Alassio

Sabato 17 agosto alle ore 21,15 nell’Auditorium della Biblioteca sul Mare di Alassio (piazza Airaldi e Durante 7), lo storico Pier Franco Quaglieni, in dialogo con il Gen. Franco Odello e la dr. Maria Vittoria Barroero, presenterà il libro da lui curato su GIACOMO MATTEOTTI a 100 anni dal delitto di cui fu vittima per mano di un “commando” di fascisti. Il saggio di Quaglieni, edizioni Pedrini, e’ un’opera storica e non ideologica che intende ricostruire la figura di Matteotti nella sua interezza al di la’ delle faziose appropriazioni politiche che lo hanno penalizzato e si distacca nettamente dalle opere uscite per il centenario Matteottiano. Ingresso libero.

Corconio, il lago d’Orta e “l’esilio rigeneratore” di Soldati e Bonfantini

 

Corconio è una frazione in collina di Orta San Giulio dove, tra il 1934 e il 1936, Mario Soldati e Mario Bonfantini trascorsero un lungo periodo dopo averlo scelto come luogo di volontario “esilio rigeneratore” per uscire da “storte vicende sentimentali”. Nel 1934 Mario Soldati aveva 28 anni, era già stato in America, si era sposato con Marion Rieckelman  – una sua allieva della Columbia –  e da qualche tempo scriveva sceneggiature per la Cines-Pittaluga di Roma. Ma, sfortunatamente, era incappato in Acciaio, film tratto da un soggetto di Pirandello, diretto da Walter Ruttmann: più che un insuccesso, un vero disastro. Si ritrovò licenziato, senza una lira e per di più anche un po’ sospetto agli occhi del Regime. Così prese una decisone netta, pur essendo per indole poco incline agli atti estremi: lasciò Roma e raggiunse l’amico Bonfantini a Novara e da lì,  in bicicletta, pedalando su strade sterrate e polverose “con ritmo quasi da professionisti” arrivarono al buen retiro di Corconio, stregati da panorama tra il lago, le montagne e le antiche case di pietra. Quel posto divenne il suo luogo dell’anima, del vino, delle carte : ci rimase due anni, lontano da Roma e dal cinema, in compagnia di Mario Bonfantini  (“vivendo la scrittori”) e della gente del posto. Nel racconto Un lungo momento magico lo scrittore torinese rievocò le circostanze che lo avevano spinto a cercare rifugio sul Lago d’Orta. Lo fece dopo la morte di Bonfantini, “ponendo fine al silenzio su quell’esperienza dovuto forse a quella forma di pudore cui si ricorre a volte per proteggere le cose più care”.

In quel tempo Soldati scrisse il suo primo e bellissimo libro, America primo amore, diario e racconti del giovanissimo intellettuale europeo della sua esperienza di vita negli Stati Uniti, tantissimi articoli e vari altri scritti tra cui la prima parte de La confessione. Soggiornarono all’albergo della famiglia Rigotti , quasi adottati da quella famiglia, dove Angioletta e sua sorella Annetta, la “Nitti”, mandavano avanti l’attività , perché il padre, pa’ Pédar, “badava alla campagna, alle bestie, a fare il vino, a distillare la grappa clandestina, a commerci vari, a divertirsi e battere la cavallina”. Corconio, cento abitanti allora, fu un luogo importante per Soldati e Bonfantini, in grado di offrire sorprese e meraviglie tra le pieghe più insospettabili della vita quotidiana, in prossimità del lago e sotto il “meraviglioso miraggio” del Monte Rosa. Lì condivisero con la comunità del piccolo borgo la vita, lenta e piacevole, scandita dalle partite di bocce e dalle “lunghe giornate al tavolino, ore interminabili proficue, difese e ovattate dal silenzio delle lente nebbie”. Conoscono personaggi eccentrici, ascoltando i loro racconti: il Nando, un “matto pacifico” che credeva di essere un genio della politica e si riferiva a se stesso in terza persona; il Cesarone, un uomo che aveva venduto sua moglie a un ricco capo mastro emigrato negli Stati Uniti. Insomma, fu un periodo d’incontri e di lavoro in un atmosfera dove Mario Soldati, cresciuto negli ambienti della borghesia sabauda, scoprì i valori della civiltà contadina, restandone influenzato. Soldati riconobbe l’importanza di quell’esperienza , parlando dell’antica amicizia con l’altro Mario, quando scrisse:..il momento più importante della nostra amicizia e forse anche della sua e della mia vita è tra l’autunno del 1934 e la primavera del 1936, quando il destino ci appaiò, ci assecondò nella scelta di un volontario esilio sul lago d’Orta: quell’autoconfino rigeneratore, quel delizioso paradiso perduto e ritrovato che accogliendo lui e me, Mario il vecchio e Mario il giovane, ci salvò in extremis da strazianti, estenuanti, storte vicende sentimentali e restituì l’uno e l’altro al suo vero se stesso. Fa bisogno di dire che recuperammo allora, e conservammo poi per sempre, il senso della realtà, della bellezza, della vita”. Sul finire della lunghissima parentesi romana, a metà degli anni Cinquanta, poco prima del suo “rientro al Nord”, Soldati frequentò assiduamente le zone della giovinezza come “villeggiante fuori stagione”, sul lago d’Orta e sul Maggiore, dove nacquero – ad esempio – i racconti de La Messa dei villeggianti.

A Orta e Corconio, Mario Soldati tornò anche per girare nel ’59 Orta mia, un magnifico cortometraggio della collezione Corona Cinematografica, di grande ed elegante narrazione, girato in un superbo Ferraniacolor. Già nel  1941 aveva scelto il lago per realizzarvi le scene conclusive del film Piccolo mondo antico e, successivamente, vi ambientò alcuni dei suoi Racconti del Maresciallo. Il filmato di Orta mia si chiude sulla terrazza di una vecchia osteria affacciata sul lago, richiamando il luogo che aveva accolto i due amici tanti anni prima. Per una significativa coincidenza, anche Mario Bonfantini, nel suo volume Il lago d’Orta del 1961, scelse di congedarsi dai suoi lettori con la stessa immagine di Soldati, descrivendo così l’albergo Rigotti: “Una modesta casa di belle linee dove era fino a non molti anni fa una cortese locanda: v’è chi sostiene che dalla sua lunga terrazza si gode, in ogni stagione, la più bella vista del lago”. Ora l’albergo non c’è più, ma tutto il resto è rimasto più o meno come allora. Dalla Chiesa di S. Stefano alla seicentesca villa della famiglia Bonola. La stazione , col quel rosso ferroviario dei muri sempre più smunto, da tempo è una casa privata: lì, i treni che sferragliano sulla Domodossola-Novara, non si fermano più da una vita. Ma se i muri delle case potessero parlare chissà quanti racconti avrebbe in serbo Corconio. Storie per chi sa ascoltare e non ha fretta. Come non ne avevano, a quel tempo, i due Mario.

Marco Travaglini

Clara Cipollina il 19 agosto a Voltaggio con il libro su Matteo Vinzoni

Lunedì 19 agosto, alle ore 21, la biblioteca civica di Voltaggio (Al) organizza nel giardino delle scuole un incontro sul libro A passi andanti. Matteo Vinzoni cartografo della Serenissima Repubblica di Genova. Sarà presente l’autrice Clara Cipollina che dialogherà con il professor Luigi Pagliantini. Il volume  della scrittrice nata a Gavi e residente a Novara è la realizzazione di un progetto importante dove l’autrice ha ripreso il filo delle ricerche negli archivi storici e gli incontri con il geografo Massimo Quaini che fu suo professore all’Università di Genova. Scorrendo le pagine del libro edito da Sagep si ripercorre la storia di questo ligure – nato a Montaretto, frazione di Bonassola (La Spezia) il 6 dicembre 1690 e deceduto a Levanto nel 1773 – che rivoluzionò la storia della cartografia, rendendola meno arida e asettica. Lo studio dell’attività di Matteo Vinzoni cartografo proposta da Clara Cipollina si intreccia alla riflessione sulla sua esperienza del mondo e della vita come uomo del suo tempo, si focalizza sui percorsi del viaggiatore impegnato a mappare i territori della Serenissima, percorrendo nel corso della sua lunga vita, con la minuziosità di un agrimensore, il dominio genovese, prendendo misure di notte, in incognito, per anticipare le mosse avversarie, spostandosi tra terra e mare, interfacciandosi con una folla di personaggi minori e con gli abitanti dei territori stessi, validissimi confidenti.

Cartografo ufficiale della Repubblica di Genova il Vinzoni realizzò non solo carte geografiche dello stato ligure (che comprendeva parte del basso Piemonte e altri possedimenti) ma anche cartine di molte città. Una attività minuziosa, incredibilmente precisa e sorprendente per la qualità delle raffigurazioni considerando i pochissimi mezzi di cui poteva disporre a quell’epoca. La repubblica della Lanterna contando sulle sue innate qualità, gli affidò gli incarichi più svariati: dirimere controversie sui confini di Stato, come quello con il Regno di Sardegna, o interni con i Feudi Imperiali, progettare i restauri delle fortezze, individuare percorsi di strade senza dazi, predisporre i lavori per l’arginamento dei corsi d’acqua, controllare mulini e un’infinità di altre missioni che lo tennero sempre lontano dalla sua casa di Levanto. Matteo Vinzoni, con le sue innovative riproduzioni, influenzò le basi della cartografia moderna, utilizzando anche gli acquarelli per colorare le sue precise e artistiche mappe. Nell’introduzione a A passi andanti la geografa spezzina Luisa Rossi scrive che quella di Clara Cipollina non è solo interessante sotto il profilo scientifico-culturale ma ripropone in chiave odierna lo studio su Vinzoni che significa “offrire la possibilità di scoprire il legame diretto fra paesaggi del passato e paesaggi contemporanei”. Un testo quindi molto importante per riscoprire l’enorme contributo del grande cartografo nel quale Massimo Quaini vedeva incarnati” aspetti del Barone rampante di Calvino”: come quel personaggio che, pur partecipando agli avvenimenti e alle criticità della collettività, sapeva vedere la realtà dall’alto, operando scelte audaci, fuori dagli schemi e dalle consuetudini nelle quali era spesso obbligato a rientrare, con il vantaggio di aver scelto autonomamente le procedure e con il rischio di vivere momenti di separatezza e persino di isolamento. Clara Cipollina con la scrittura al tempo stesso lieve e profonda che la contraddistingue ha idealmente percorso a passi andanti con il Vinzoni molta strada, concentrandosi soprattutto sui territori interni, su di un paesaggio, quello ligure, in cui è ancora facile ravvisare l’armonia cromatica delle tavole dell’Atlante dei Domini della Serenissima Repubblica di Genova e Terraferma, forse il più importante lavoro che Vinzoni approntò con il figlio Panfilo.

Marco Travaglini