CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 52

A Collisioni la prima Giornata giovani

Alba, 6 luglio – In arrivo uno dei momenti clou di Collisioni, con la prima Giornata Giovani. Il progetto di Collisioni e Banca d’Alba inaugurato nel 2021, torna per la sua quarta edizione e si prepara domani domenica 7 luglio a celebrare la musica e la voglia di stare insieme delle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno accorrono ad Alba da ogni angolo d’Italia.

Il cast sarà come sempre ricchissimo, con un calendario di ospiti che va da Silent Bob, il rapper di Pavia, autore di album come Piove Ancora e Habitat Cielo, Nayt, il raffinato rapper molisano cresciuto a Roma e apprezzato grazie al suo ultimo album anche dal pubblico americano e Mida, l’artista emerso nella nuova edizione di Amici. Per arrivare infine all’attesissimo head-liner della giornata, Tedua, senza ombra di dubbio l’artista rivelazione di quest’anno.

 

Il festival concluderà sabato 13 luglio con la seconda Giornata Giovani, dedicata ai giovanissimi: una maratona di oltre 5 ore di concerti non stop, con alcuni degli artisti di riferimento della fascia 15 – 23 anni.

A salire sul palco di Collisioni saranno il rapper campione di ascolti Capo Plaza per presentare in anteprima al pubblico del festival il suo nuovo attesissimo quarto album, Ferite. Ma anche Anna, regina della Trap italiana. E con lei Artie 5ive, rapper milanese classe 2000 di origini sierraleonesi, con il suo inconfondibile stile infl uenzato dalla scuola Drill di Detroit. Tony Boy, il rapper di Padova classe 1999 segnalato da Rockit come uno dei giovani artisti più interessanti d’Italia, fresco del suo 4° album in studio “Nostalgia” (Export). E Paky, rapper di Secondigliano trasferitosi a Rozzano all’età di dieci anni, arrivato al primo disco di platino con il singolo “Rozzi”.

 

I biglietti di Collisioni sono disponibili online su Ticketone e sugli altri circuiti o presso i punti vendita autorizzati.

La Farina, il siciliano sabaudo

Alla scoperta dei monumenti di Torino Una nota curiosa per quanto riguarda il monumento è la presenza, sul lato posteriore della balaustra, di un pannello decorato con il simbolo della Trinacria

Collocata all’interno di piazza Solferino, quasi all’altezza dell’intersezione con via Lascaris, la figura di La Farina è ritratta in piedi, appoggiata ad una balaustra. Le gambe sono leggermente sovrapposte in posizione rilassata ed indossa un cappotto chiuso dove sulla spalla sinistra, si dispiega un mantello che ricade sull’elemento architettonico. La Farina viene rappresentato mentre sta lavorando ad uno scritto: nella mano sinistra sorregge dei fogli che corregge con una penna stretta nella mano destra appoggiata anch’essa alla balaustra,mentre alle sue spalle un libro ferma alcuni fogli già letti. La balaustra presenta posteriormente un pannello decorato con il simbolo della Trinacria inquadrato tra due colonnine dal disegno complesso.

 

Nato a Messina il 20 luglio del 1815, Giuseppe La Farina fu un patriota, scrittore e politico italiano. Avvocato dalle idee liberali, sviluppò un interesse crescente per gli studi storici e letterari che lo portarono a pubblicare, lungo tutta la sua vita, numerosissimi scritti (tra i quali la Storia d’Italia dal 1815 al 1850) e a collaborare con giornali e riviste (è stato fondatore e collaboratore del giornale L’Alba che fu tra i primi a tendenza democratica-cristiana).

Nel 1837 cominciò a sostenere la causa per la liberazione della Sicilia, partecipando al primo movimento insurrezionale anti-borbonico. Dopo un periodo di esilio dall’isola, nel 1848 venne eletto deputato alla camera dei Comuni di Messina assumendo, in seguito, la carica di Ministro della Pubblica Istruzione; fece anche parte (assieme ad Emerico Amari) della missione incaricata di offrire la corona di Sicilia al Duca di Genova.

A seguito della riconquista borbonica della Sicilia, l’anno successivo si rifugiò in Francia da dove continuò la sua attività letteraria. Nel 1854 si stabilì a Torino e poco dopo fondò la “Rivista Enciclopedica Italiana”, il giornale politico “Piccolo Corriere d’Italia” e nel 1857 la Società Nazionale Italiana, un’associazione politica finalizzata a realizzare l’unità del Paese sotto la guida della Casa Savoia. La Società Nazionale Italiana aveva come presidente Daniele Manin e come vice presidente Giuseppe Garibaldi.

Dal 1856 venne chiamato a collaborare con Cavour che, nel 1860, gli affidò il delicato incarico di rappresentare in Sicilia il governo; dopo essere rientrato a Torino nel 1861, venne eletto al Parlamento italiano e nominato vice presidente della Camera dei Deputati. Muore a Torino il 5 settembre 1863. Subito dopo la sua scomparsa un comitato, composto da alcuni uomini politici, iniziò a sostenere l’erezione di un monumento alla sua memoria ma la proposta venne sospesa a causa dei lavori collegati al trasferimento della capitale da Torino a Firenze.

Nel novembre del 1866, grazie a Filippo Cordova (a quel tempo ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio), l’idea venne ripresa e fu aperta una pubblica sottoscrizione a livello nazionale; nel dicembre 1868 il Comitato promotore per l’erezione del monumento a Giuseppe La Farina, incaricòGiovanni Duprè, autorevole scultore toscano, della realizzazione dell’opera. Tuttavia fu solo dopo dieci anni e cioè nel 1878, che il progetto cominciò a prendere vita; Giovanni Duprè venne sostituito dallo scultore e scrittore palermitano Michele Auteri Pomar, che con le 24.000 lire raccolte, creò un monumento di una certa rilevanza.

Il monumento venne collocato nell’aiuola a mezzogiorno di piazza Solferino e fu inaugurato il 1 giugno del 1884, esattamente sedici anni dopo l’approvazione del progetto; il giorno precedente l’inaugurazione, i rappresentanti del Comitato promotore lo donarono con atto ufficiale alla Città di Torino.  Nel febbraio 1890, a seguito del progressivo distacco delle lettere bronzee che compongono l’epigrafe, il testo dell’iscrizione venne inciso sul fronte del basamento.

Una nota curiosa per quanto riguarda il monumento è (come già ricordato prima) la presenza, sul lato posteriore della balaustra, di un pannello decorato con il simbolo della Trinacria. Questo antico simbolo (Triscele per i greci e Triquetra per i romani), raffigura una testa gorgonica, con due ali, dalla quale si dispongono in giro simmetrico tre gambe umane piegate. La sua presenza sul monumento ricorda non solo le origini siciliane del personaggio, ma anche l’impegno da lui profuso nella lotta per l’indipendenza della Sicilia, durante la quale il bianco vessillo gigliato dei Borboni fu sostituito dal tricolore che recava al centro il simbolo triscelico.

 

Avendo già accennato la storia riguardante Piazza Solferino, grazie alle precedenti opere di cui abbiamo parlato, aggiungerò semplicemente che il monumento commemorativo a Giuseppe La Farina, dopo essere stato inaugurato nel 1884 all’interno dell’aiuola centrale meridionale, vi rimase fino al 2004, anno in cui la statua fu spostata per permettere alla piazza di ospitare i padiglioni Atrium per i Giochi Olimpici Invernali 2006. Il monumento fu provvisoriamente ricoverato all’interno di un deposito comunale per poi essere ricollocato, all’interno della piazza, il 16 giugno 2013. Oggi il monumento si erge in tutto il suo splendore all’interno di piazza Solferino.

 

Anche per oggi il nostro viaggio in compagnia delle opere di Torino termina qui. L’appuntamento è sempre per la prossima settimana per la nostra (mi auguro) piacevole passeggiata “con il naso all’insù”tra le bellezze della città.

 

 

Simona Pili Stella

All’abbazia di Novalesa il Terzo Paradiso di Pistoletto

Nell’abbazia di Novalesa ha trovato la sua realizzazione una nuova installazione del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, artista e   scultore appartenente alla cosiddetta corrente dell’Arte povera, da poco 91 enne. Nel realizzare l’opera l’artista ha utilizzato frammenti costruttivi residui conservati nel sito, e l’ha resa una estensione rigenerativa e creativa dell’abbazia benedettina.

L’inaugurazione,  alla presenza dello stesso artista, dei monaci benedettini che abitano e animano l’abbazia e dei rappresentanti della Città Metropolitana di Torino avverrà  l’11 luglio, giovedì,  alle 17. La Città Metropolitana di Torino rappresenta l’Ente proprietario di questo gioiello architettonico, che è  capace di unire arte e cultura, sito in val Cenischia.

Pistoletto ha scritto il manifesto del Terzo Paradiso nel 2003, disegnandone il simbolo nella sabbia, una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito. L’anno seguente, in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte della Città  di Torino ha annunciato il Terzo Paradiso come nuova fase del suo lavoro, condotto intessendo una folta rete  di collaborazioni con numerosi partner. L’abbazia di Novalesa rappresenta l’ultimatappa in ordine di tempo di questo progetto dell’artista.

MARA MARTELLOTTA 

Collisioni, il festival dei nuovi linguaggi

Al via COLLISIONI 2024, il festival capace di sintonizzarsi con il pubblico dei giovani e dei giovanissimi, per abbattere le barriere e mettersi in ascolto dei nuovi linguaggi come è sempre stato nello spirito del festival. È questo il senso della 16ª edizione che, da venerdì 5 a sabato 13 luglio, si prepara ad accogliere ad Alba, in piazza Medford, decine di migliaia di spettatori in arrivo da tutta Italia per prendere parte a un grande happening generazionale.

 

Il primo head-liner estivo a cui sarà affidata l’apertura di venerdì 5 luglio in Piazza Medford ad Alba, è il re dell’indie italiana Calcutta con la sua unica data estiva in Piemonte e Liguria. Il cantautore originario di Latina, noto per la sua voce unica e le sue canzoni cariche di emozioni, tornerà a Collisioni per farci ascoltare i brani del suo nuovo disco, “Relax”, uscito il 20 ottobre 2023, oltre ai successi che hanno segnato la sua carriera, per rendere come sempre la nuova edizione del festival indimenticabile.

 

Il live è un trionfo di voci ed emozioni: anche davanti a un pubblico di decine di migliaia di persone, Calcutta riesce a creare intimità con i fan tramite una miscela ammaliante di sicurezza e vulnerabilità, umorismo e sincerità. La potenza della sua voce e la solidità della sua live band, associata a visual di ultima generazione, rendono ogni performance memorabile.

 

Si prosegue sabato 6 luglio con la musica dei Club Dogo. Dopo i 10 sold-out consecutivi al Forum di Milano e la pubblicazione del nuovo album di inediti “Club Dogo” – in poche settimane doppio disco di platino in vetta alle classifi che Fimi – i Dogo faranno tappa ad Alba per la loro unica data in Piemonte portando sul palco di Collisioni vecchi e nuovi successi.

 

A completare la line-up del primo weekend di Collisioni torna domenica 7 luglio la prima Giornata Giovani, un progetto di Collisioni e Banca d’Alba inaugurato nel 2021 che torna per la sua quarta edizione a celebrare la musica e la voglia di stare insieme delle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno accorrono ad Alba da ogni angolo d’Italia.

Il cast sarà come sempre ricchissimo, con un calendario di ospiti che vanno da Nayt, il raffi nato rapper molisano cresciuto a Roma e apprezzato grazie al suo ultimo album anche dal pubblico americano, Silent Bob, il rapper di Pavia, autore di album come Piove Ancora e Habitat Cielo, Mida, l’artista emerso nella nuova edizione di Amici. Per arrivare all’attesissimo head-liner della giornata, Tedua, senza ombra di dubbio l’artista rivelazione di quest’anno.

 

Il festival conclude sabato 13 luglio con una seconda Giornata Giovani, dedicata ai giovanissimi: una maratona di oltre 5 ore di concerti non stop, con alcuni degli artisti di riferimento della fascia 15-23 anni.

A salire sul palco di Collisioni, il rapper campione di ascolti Capo Plaza per presentare in anteprima al pubblico del festival il suo nuovo attesissimo quarto album, Ferite. Ma anche Anna, regina della Trap italiana. E con lei Artie 5ive, rapper milanese classe 2000 di origini sierraleonesi, con il suo inconfondibile stile infl uenzato dalla scuola Drill di Detroit. Tony Boy, il rapper di Padova classe 1999 segnalato da Rockit come uno dei giovani artisti più interessanti d’Italia, fresco del suo 4° album in studio “Nostalgia” (Export). E Paky, rapper di Secondigliano trasferitosi a Rozzano all’età di dieci anni, arrivato al primo disco di platino con il singolo “Rozzi”.

 

«Si conclude con questa edizione – racconta Filippo Taricco, Direttore artistico di Collisioni – un intenso ed emozionante triennio di Collisioni interamente dedicato alla cultura giovanile, nato allo scopo di aprire un dialogo con coloro che fruiranno il festival nei prossimi dieci anni. Un percorso servito in primo luogo a sfatare il mito che dopo la pandemia e la morte del rock, i giovani siano semplici consumatori di spazzatura senza cultura musicale. Ma anche una strada che ci è servita a comprendere meglio la silenziosa guerra dei mondi che si sta consumando tra fi gli e genitori, in un contesto in cui il confl itto generazionale sembra sopito e i genitori appaiono come migliori amici dei fi gli, ma dove in realtà la cultura e la musica dei ragazzi ci terrorizzano e ci destabilizzano nei nostri pregiudizi più profondi, ricordandoci l’importanza di mantenere vivo un dialogo e di non chiuderci nel fortino delle nostre certezze per evitare il confronto. È per questo che oggi in conferenza abbiamo deciso di dare la parola ai ragazzi del Progetto Giovani».

 

«Anche quest’anno Collisioni si conferma un evento di grande livello – sottolinea Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte – capace di parlare ai giovani, di coinvolgerli e di essere attrattivo per il grande pubblico, senza rinunciare alla sua forte connotazione territoriale di un festival nato per promuovere la musica, ma anche le eccellenze del nostro territorio e della sua unicità. Un evento diventato irrinunciabile nel calendario dell’estate di cui il Piemonte è molto orgoglioso».

 

«Collisioni in questi anni è diventato un punto di riferimento per la programmazione degli eventi albesi e non solo, il Festival AgriRock è da molti anni un’istituzione della musica, della cultura e dell’intrattenimento nelle Langhe. Il parterre di ospiti testimonia il prestigio di Alba e di Collisioni; in qualità di Sindaco neo eletto desidero ringraziare la direzione artistica e la passata amministrazione per il lavoro di programmazione messo in campo. Un grande evento per gli albesi, capace di attrarre persone da tutta Italia. Non vediamo l’ora di goderci i concerti di quest’anno e siamo sicuri che saranno un successo», afferma Alberto Gatto, Sindaco di Alba. 

 

 

I biglietti di Collisioni sono disponibili online su Ticketone e sugli altri circuiti o presso i punti vendita autorizzati.

C’era una volta Marianini il colto re dei flaneur

Lo vidi una sera attraversare trafelato e furtivo tra Corso Duca degli Abruzzi e Corso Luigi Einaudi Gianluigi Marianini e come in un confronto all’ americana, tra la mia memoria semantica televisiva e    l’osservazione    diretta, lo riconobbi con certezza probatoria, dal suo vestire    eccentrico fuori stagione abbinato alla fisionomia occhialuta e    vagamente cavouriana.

Una volta interpellato dal Mike nazionale a    ‘Lascia o Raddoppia’ (1956) di delucidarlo sui suoi studi teologici    ed    esoterici, affermò sfoderando tutta la sua icastica ironia, che avrebbe    voluto prendere i voti ma vi rinunciò ‘ad limina’ perché la sua incurabile astemia, gli avrebbe impedito l’uso del calice durante    l’offertorio. Al suo dotto inquisitore ( così appellava Mike Bongiorno)    che gli faceva notare l’uso dei guanti in trasmissione, Marianini lo    corresse definendoli aulicamente chiroteche e così rafforzando la    ”leggenda metropolitana” che lo voleva appartenente alla    massoneria.    Flaneur e perdigiorno non svolse mai una professione ufficiale e stabile nonostante fosse trilaureato in filosofia, giurisprudenza e diritto    canonico. Fu professore di filosofia dell’inventore del telequiz    all’Istituto Rosmini, dove osava apparire dietro la cattedra vestito di    una finta talare, quando Bongiorno soggiornò con sua madre a Torino    durante gli ultimi anni della guerra. Fu membro dell’ Ordine dei    Templari, esperto di occultismo, spiritismo e demonologia divenendo    consulente di Paolo VI sul fenomeno delle sette sataniche anche nell’area    torinese. Disse una volta di potersi permettere di ”vivere libero    e    alla giornata seguendo interessi puramente ideali”. Era una buona    forchetta e divenne gastronomo ”col pretesto di poter mangiare a  scrocco”. Estroso, poliedrico, geniale scrisse anche una serie di   poesie che raccolse nel volume che ha per titolo Apophàntica (1941,    editrice Le Collane) dove compare il componimento    assertivo ”Dichiarazione a Torino” sua città prediletta e    musa    ispiratrice. Partecipò anche al Laureato di Piero Chiambretti su Rai    Tre. E’ mancato nel 2009 a 91 anni a Vicoforte nel cuneese e riposa a    Mondovì accanto al sua amata moglie Ornella.  Anima fluttuante della  Magica Torino.
Aldo Colonna

Faletti, artista poliedrico e grande piemontese

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Asti ha tributato nel corso degli anni ricordi costanti a Giorgio Faletti mancato immaturamente dieci anni fa:  gli vennne dedicata la biblioteca astens(con un atto di un certo coraggio proprio nella città che vive nel culto quasi esclusivo di Vittorio Alfieri ) e una lapide sulla casa natale in cui laconicamente Faletti è stato definito “artista eclettico”, mentre forse si intendeva poliedrico. Eclettico appare infatti riduttivo per lui che non si limitò a miscelare diversi elementi, ma riuscì ad avere uno stile inimitabile come attore e anche come scrittore. Proprio nel decennale della morte il “Corriere della Sera” insieme alla Nave di Teseo pubblicano “Io uccido” che fu uno dei suoi più grandi successi. La vedova sta programmando iniziative importanti che consentiranno di ricordarlo degnamente. Finora il suo mito è rimasto quasi solo circoscritto ad Asti ,lui che ironizzava con finezza sull’essere della provincia astigiana, esattamente diPasserano Marmorito.

La comicità piemontese è cosa abbastanza rara, se escludiamoMacario e Campanini che sono gli unici che ebbero una rilevanza nazionale. Faletti soprattutto per merito di Antonio Ricci e di Drive In,ebbe un successo nazionale strepitoso dopo anni di impegno anche nel cabaret. La sua non era una comicità volgare giocata sui doppi sensi, ma un modo immediato e alla sua maniera raffinato e colto di suscitare il riso. In televisione riusciva sempre a divertire.  Già allora far ridere era un’impresa molto ardua, a meno dell’ilarità involontaria suscitata da persone molto serie che non intendono  provocare affatto il riso. Una volta parlammo anche di questo tema e le sue battute su questo tipo di comicità involontaria furono esiliranti: peccato non fosse sul palco,ma in un piccolo caffè di Albenga dove gli avventori non poterono non ridere di gusto. Era già ammalato, ma non aveva perso la sua personalità frizzante e libera. Non era impegnato politicamente come altri, ricordo che lo paragonai a Bruno Lauzi e fu felice di questo accostamento.

Questa capacità di essere attore, paroliere, scrittore da’ il senso di un’opera che ancora oggi è difficile da considerare nel suo insieme.

Va ricordata la sua canzone “Signor tenente” proposta nel 1994 a Sanremo che resta una rara testimonianza di alto civismo in ricordo delle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio e una denuncia delle condizioni di lavoro delle Forze dell’Ordine italiane e in particolare dei Carabinieri in un periodo in cui era ancora viva l’eco delle stragi degli anni precedenti che sembrarono scuotere dalle fondamenta la Repubblica.

A fronte di tanti cantautori che hanno esaltato la trasgressione, la contestazione, la droga e il sesso estremo, ripudiando ogni regola morale, la figura di Faletti brilla nella sua ilarità sempre piacevole, bonaria e corretta, nella sua moralità di uomo libero e di artista non artificioso. Faletti resta un grande piemontese e un grande astigiano, figlio di una terra in cui la fatica dei campi è la cifra della propria vita come diceva un altro grande astigiano, Davide Lajolo.

 

“Gran Paradiso dal Vivo”: c’è anche il “teatro a pedali”

Il Festival teatrale in natura organizzato nel “Parco Nazionale” più antico d’Italia

Sabato 6 luglio, ore 21

Frassinetto (Torino)

Particolarità non da poco. E’ l’unico “Festival di Teatro” in natura realizzato in un Parco Nazionale. Per la precisione sul versante piemontese del Parco Nazionale del “Gran Paradiso”  (il più antico d’Italia), cui si deve l’ideazione e la promozione, con il contributo delle Unioni Montane “Gran Paradiso”, “Valli Orco e Soana”, “Fondazione CRT”, “IREN”, “SMAT” e “Città Metropolitana”, e l’organizzazione di “Compagni di Viaggio” insieme alla direzione artistica di Riccardo Gili“Gran Paradiso dal Vivo”, ormai giunto alla sua settima edizione, porterà in scena da sabato 6 a domenica 21 luglio10 eventi unici e irripetibili, con la partecipazione di “Compagnie” provenienti da 5 diverse regioni italiane.

Sabato 6 luglio, per la prima giornata, sono in programma tre appuntamenti tra cui “Mi abbatto e sono felice”uno spettacolo all’interno della “Centrale Idroelettrica Iren” di Rosone a Locana fondato sull’“energia rinnovabile” prodotta direttamente dall’attore in scena … “pedalando”!

Ma andiamo per ordine.

Il primo appuntamento di “Gran Paradiso dal Vivo”sabato 6 luglio, è alle ore 16,30 a Frassinetto, alla “Borgata Chiapinetto” nei pressi della “Chiesa di Santa Croce” con la “Compagnia” toscana “Archetipo” che presenta “Il libro dei Numeri” con Angela Torriani EvangelistiSabina CesaroniValentina Sechi e Riccardo Massai. Come raccontare oggi la Bibbia e renderla presente? Come raccontare un testo come “Il libro dei Numeri”? Lo spettacolo è una domanda costante su questi aspetti e si sviluppa con un linguaggio estremamente contemporaneo e a tratti dissacrante, “dove le affascinanti elaborazioni vocali, sonore e danzate creano un’atmosfera e un paesaggio straniante, fuori e oltre ogni tempo”.

Segue, alle 17.30, nella stessa locationla presentazione dello studio site specific “Disegno divino”, un progetto di Christian Gallucci, con Christian Gallucci e Anna Sala. Testo già vincitore di “Oltre le nuvole”, “Premio di Drammaturgia di Montagna” in collaborazione con “Teatro Verdi Pordenone” e “CAI-Club Alpino Italiano”, nasce dalla residenza artistica della “Compagnia” a Frassinetto, in collaborazione con la “Rete Terre Alt(r)e”. La trama, in sintesi. Il parroco di un piccolo villaggio di montagna, dedito da qualche anno alla mappatura del territorio e dei cambiamenti dovuti al clima, ritrova sul ghiacciaio i corpi di due dispersi, padre e figlio. Il ritrovamento riporta al villaggio Stephanie, moglie e madre dei due e vecchia amica del parroco, cui decide di affidare una messa in memoria. Il ghiacciaio, già in grande sofferenza, crolla. Per il paese sembra non esserci speranza di ripresa, assediato dalla vecchiaia dei suoi abitanti e da un turismo “giornaliero” che ne consuma le risorse. Nel frattempo, “due escursionisti della domenica” passano di là, ignari del dolore che coinvolge gli abitanti del villaggio. Inconsapevoli del crollo del ghiacciaio puntano, tra diverse lamentele, a qualche cima, pronti a tornare in città, alla loro vita quotidiana … Il prosieguo a voi!

La prima giornata, infine, si conclude alle 21,30 Locana, nella “Centrale Idroelettrica IREN” di Rosone, con uno spettacolo – come in precedenza detto – fondato sull’energia rinnovabile che viene prodotta direttamente dall’attore in scena “pedalando”: “Mi abbatto e sono felice” di “Mulino ad Arte” con Daniele Ronco. Si tratta di un monologo a impatto ambientale zero, autoironico, dissacrante, che vuole far riflettere su come si possa essere felici abbattendo l’impatto che ognuno di noi ha nei confronti del pianeta. La felicità dell’uomo occidentale pare essere direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma. Ma è davvero così? “Mi abbatto e sono felice”, rifacendosi ai principi etici della “Decrescita felice”, accompagna il pubblico “in un viaggio che fa la spola fra un passato intriso di freschezza e genuinità̀ e un presente frenetico e stanco di correre”.

Per info e intero programma: www.cdviaggio.it/granparadiso-dal-vivo

g.m.

Nelle foto:

–       “Numeri”

–       “Disegno Divino”

–       “Mi abbatto e sono felice”

“Garesio Wine Prize for Documentary Photography” E’ Olga Cafiero la vincitrice

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Curato da “CAMERA” e promosso da “Exposed Torino Foto Festival” con il sostegno dell’Azienda Vinicola “Garesio”

Giovane, classe 1982, fotografa svizzera – italiana, oggi residente a Losanna, sul lago di Ginevra (nel Cantone di lingua francese del Vaud), è Olga Cafiero la vincitrice della prima edizione del “Garesio Wine Prize”, il nuovo Premio dedicato alla valorizzazione e alla promozione dei giovani talenti della fotografia contemporanea, promosso da “Exposed Torino Foto Festival”, il “Festival Internazionale di Fotografia” della Città di Torino. Dopo una laurea in “Fotografia”, un Master in direzione artistica all’“ECAL – Ecole cantonale d’art de Lausanne” e studi di Storia dell’Arte all’ “Università di Losanna”, Olga non è nuova ai successi e ai “momenti di gloria”. Fra i non pochi premi vinti figurano, infatti, l’“Hyères Festival de Mode et de Photographie”, il “BFF-Förderpreis”, lo “Swiss Design Award” e “L’enquête photographique Neuchâteloise”. Ragguardevole anche il numero delle mostre a lei dedicate in Svizzera, Italia, Francia, Olanda, Germania, Cina e Stati Uniti.

La giuria composta dal direttore artistico di “Exposed”, Menno Liauw, dal direttore artistico di “CAMERA”, Walter Guadagnini, e dalla titolare di “Garesio” (Azienda vinicola emergente di Serralunga d’Alba), Giovanna Garesio, ha incoronato, per questa prima edizione del Premio, Olga Cafiero , selezionandola tra i circa cento nuovi talenti della piattaforma europea “FUTURES Photography”, della quale “CAMERA” è l’unico rappresentante in Italia.

Al giudizio degli esperti, l’artista ha presentato alcune sue intense immagini appartenenti al Progetto “Flora Neocomensis” (2020) a lei assegnato dal Cantone di Neuchâtel, un vero e proprio censimento per immagini della flora locale, inseriti in un forte contesto storico, improntato sul rapporto “paesaggio e innovazione”, tema del Premio . “In poco più di un anno – sottolinea la Cafiero – ho dissotterrato più di 160 esemplari su più di 2.300 attualmente censiti, per un totale di sette serie fotografiche”. Il risultato è un singolare corpus di immagini, tanto rigoroso nell’approccio scientifico quanto poetico e affascinante nella sua resa visiva, “in cui l’incontro tra botanica, storia e fotografia dà vita a uno sguardo inedito e multidisciplinare sulla natura”. Il tutto attraverso cifre stilistiche capaci di ricondurre a giochi curiosi di sperimentazioni artistiche legate al contemporaneo, strizzando l’occhio al gusto parco e lineare della ricerca “minimal” o al groviglio di forme evanescenti di stesura e lettura informale, così come – in senso totalmente opposto – a certosine e vigorose perfezioni di tono seicentesco in cui “pittoricamente” paiono rispecchiarsi le “caraffe di vetro con i fiori” o i “canestri di frutta” di derivazione caravaggesca.

Per la sua vittoria, Olga Cafiero riceverà un premio in denaro e prenderà parte a una “residenza” presso la sede della “Garesio” a Serralunga d’Alba, nel cuore delle Langhe del Barolo, dove sarà impegnata nella realizzazione di un progetto fotografico che sarà presentato durante l’edizione 2025 di “Exposed”.

 

La premiazione si terrà a “CAMERA” (via delle Rosine 18, a Torino) martedì 9 luglio, alle 18,30, nel corso di un evento aperto al pubblico, cui seguirà un aperitivo a base dei prodotti dall’“Azienda Vinicola Garesio”.

L’incontro sarà anche un’occasione per presentare il “Premio”, approfondire il lavoro dell’artista e introdurre alcune anticipazioni sull’edizione 2025 di “Exposed”.

Per ulteriori info: “CAMERA”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Gianni Milani

Nelle foto dalla serie “Flora Neocomensis”:

–       Olga Cafiero

–       “Promenade”, 2020

–       “Lolium temulentum”, 2020

–       “Lilium martagon”, 2020

Charity Music Garden al castello di Lucento per Aief

 

Lunedì 15 luglio al Castello di Lucento si terrà il Charity Music Garden, una serata di musica sotto le stelle a sostegno dei progetti che la Fondazione AIEF realizza sul territorio.

Inizio ore 20.30 con una standing dinner per poi proseguire nel giardino del Castello con l’esibizione di Luca D’Amato, il noto “pianista di Piazza San Carlo”.

Al link ci sono tutte le info su orari e prenotazioni
https://www.tickettailor.com/events/fondazioneaiefperlinfanziaeladolescenza/1296924

 

 

Giugno 1855, Baudelaire e l’eresia dei fiori del male

 

Ma jeunesse ne fut qu’un ténébreux orage, traversé çà et là par de brillants soleils; le tonnerre et la pluie ont fait un tel ravage, qu’il reste en mon jardin bien peu de fruits vermeils ” (Non fu che fosca tempesta la mia giovinezza, qua e là solcata da rilucenti soli;il tuono e la pioggia ne han fatto un  tale strazio da lasciare nel mio giardino solo qualche vermiglio frutto). Versi potenti, tratti da L’ennemi, il nemico, una delle poesie che Charles Baudelaire raccolse nei suoi Les Fleurs du Mal. Era il 1°giugno 1855 quando, per la prima volta, la Revue des Deux Mondes pubblicò, con tanto di nota cautelativa per violenza, diciotto poesie di Baudelaire dal titolo I Fiori del Male, opera che subito destò scalpore e fu censurata. Ma la censura e la critica de Le Figaro non bastarono a celare l’opera e, infatti, il grande pubblico fu subito attirato dal lavoro.  Così I Fiori del Male sbocciano in quel lontano primo giugno, per poi essere pubblicati in prima edizione il 25 giugno del 1857, con 100 poesie suddivise in 5 sezioni e messi in vendita in circa 1100 esemplari, dagli editori Poulet-Malassis et De Briose. Le liriche di Baudelaire conobbero nuovamente e con più vigore l’asprezza della censura dei benpensanti, conseguenza naturale dello scalpore sollevato dall’audacia dei componimenti e dall’anticonformismo dei temi trattati che sconvolsero l’intero mondo letterario europeo. Il 20 agosto si celebrò a Parigi il processo penale contro l’autore e l’editore, accusati di pubblicazione oscena. Pubblico ministero era Ernest Pinard, lo stesso che qualche mese prima aveva pronunciato la requisitoria contro Madame Bovary di Flaubert. Baudelaire e Poulet-Malassis furono condannati a pene pecuniarie e alla soppressione di sei poesie. Negli appunti scritti per il suo avvocato per la difesa, Baudelaire diceva: “Il libro deve essere giudicato nel suo insieme: solo così si può coglierne la terribile moralità”. Il 30 agosto Victor Hugo gli scrisse: “I vostri Fiori del male risplendono e abbagliano come stelle […]”. E pensare che Baudelaire voleva intitolare la sua opera Les lesbiennes, le lesbiche, allo scopo di provocare quella gente che tanto disprezzava. Nonostante la censura e le critiche feroci che subì a quel tempo, il capolavoro di Baudelaire si diffuse in tutta Europa e ancora oggi i Fiori del Male è considerata una delle opere più innovative e influenti dell’Ottocento. Colpito da ictus, parzialmente paralizzato e divorato dalla sifilide ormai all’ultimo stadio morì ancora giovane a 46 anni il 31 agosto 1867 a Parigi dove venne sepolto nel cimitero di Montparnasse. E’ in quella tomba di famiglia senza alcun particolare epitaffio, insieme al detestato patrigno detestato e alla madre, morta quattro anni dopo, che riposa uno dei più famosi poètes maudits. Non mancano mai un fiore o un biglietto per l’autore dello Spleen di Parigi e vale sempre la pena di brindare al talento di Baudelaire, accompagnando il tutto con gli ultimi versi de Le osterie di Alda Merini che, ricordandolo, scriveva che in quei luoghi popolari “ci sta il nome di Charles scritto a caratteri d’oro”. À votre santé!

Marco Travaglini