CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 514

A scuola di film con Cinelab

Il Cinelab è un corso di recitazione cinematografica fondato dal regista Antonio D’Aquila e dall’attore Luca Busnengo. Questo sarà il terzo anno per questa promettente esperienza.
Un corso, un allenamento, una palestra per l’attore in vista del momento della performance sul set.
A CineLab il lavoro è incentrato sul metodo di recitazione “americano”, accompagnato da esercizi di rilassamento, sensoriali, costruzione del personaggio, script analysis, espressione corporea ed uso coerente della voce. A partire dallo studio di una scena gli attori, durante il processo di sviluppo del personaggio, approfondiscono ed arricchiscono il proprio materiale creativo lavorando sul corpo, sulla voce e sul proprio bagaglio emotivo ed interpretativo. Ma CineLAB è anche preparazione ai casting e, ultimo ma non meno importante, approfondimento e sperimentazione del rapporto con la macchina da presa e con le dinamiche del set, elementi conclusivi del processo che, se non conosciuti e dominati a dovere, possono compromettere tutto il precedente lavoro.
 
Durante il corso oltre alle lezioni ordinarie sono previsti numerosi workshop (nei precedenti anni alcuni di questi sono stati tenuti dal doppiatore Ivo De Palma e dallo scrittore Vito Ferro).
 
“Cosa che differenzia il nostro metodo da altri è l’importanza data alla pratica: anche quest’anno verranno realizzati diversi prodotti audiovisivi, in cui gli allievi si cimenteranno recitando dando il meglio di loro”, dicono gli organizzatori.
 
L’evento di presentazione del corso è questo martedì 29 Ottobre alle 18:30 presso l’Arteficio in Via Bligny 18/L.
 
Info: +39 3894324979 / cinelab.recitazionetorino@gmail.com

La 36a edizione del Premio Cesare Pavese

Il Premio Cesare Pavese è giunto alla 36a edizione e un sentito ringraziamento va al suo ideatore Luigi Gatti, recentemente scomparso.

Scomparso Gatti con la sua Assocazione Casa natale di Cesare Pavese, ora il Premio è gestito dalla Fondazione Cesare Pavese

Nelle Langhe, se volessimo usare paragoni ciclistici è come per la sfida fra Gino Bartali e Fausto Coppi:, una continua rincorsa.

Dopo la maratona Fenogliana ora c’è il Premio dedicato a Pavese e francamente è difficile dire quale dei due scrittori rappresenti più l’anima delle Langhe e chi sia il più caro ai langaroli.

Probabilmente entrambi.

Torniamo al Premio Pavese giunto alla 36a edizione. che si terrà a Santo Stefano Belbo sabato 26 ottobre e la domenica 27.

Il Premio prevede Sabato 26 ottobre 2019, alla Fondazione Cesare Pavese alle ore 16.00 la presentazione del libro “Cesare Pavese. La storia di un Premio”, seguito dall’ incontro Letteratura e scienza: la nuova frontiera delle due culture” e lla sera alle 21.30 il concerto del Quintetto dell’opera di Milano.

La domenica 27 ottobre 2019, presso la Fondazione Cesare Pavese alle Ore 10, incontro con il pubblico e cerimonia di premiazione dei vincitori

La traduttrice Susanna Basso, il linguista Giuseppe Patota e l’editrice Elisabetta Sgarbi sono i vincitori del Premio Cesare Pavese 2019, nato trentasei anni fa a Santo Stefano Belbo.

Organizzato a partire da quest’anno dalla Fondazione Cesare Pavese, il riconoscimento si rinnova nella giuria, nelle sezioni in cui è suddiviso e negli appuntamenti proposti, per meglio rendere omaggio alla complessa figura di Pavese, che non fu solo scrittore, ma anche poeta, traduttore, direttore editoriale e ideatore di una storica collana di saggi.

«Il Premio Cesare Pavese è un premio globale – spiega Gian Arturo Ferrari, che insieme a Claudio Marazzini, Giulia Boringhieri, Alberto Sinigaglia e Pierluigi Vaccaneo fa parte della giuria rinnovata – perché comprende tutte le “arti del libro”, fatta eccezione per quelle materiali, arti che hanno avuto in Cesare Pavese un rappresentante di statura altissima e soprattutto capace di praticarle e fonderle tutte insieme».

Le nuove sezioni del Premio sono dedicate all’Editoria e alla Traduzione, che vanno ad arricchire quelle dedicate alla Saggistica e alla Narrativa (in questa fase di transizione il premio per la Narrativa sarà assegnato dall’edizione 2020).

I tre vincitori incontreranno il pubblico e riceveranno il Premio Cesare Pavese domenica 27 ottobre 2019 alle ore 10 a Santo Stefano Belbo nell’auditorium della Fondazione Cesare Pavese, che ha sede nella Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo (Piazza Confraternita 1), sconsacrata negli anni ’20 del ‘900, in cui fu battezzato Cesare Pavese.

Modera la premiazione la giornalista Chiara Buratti.

 

Tommaso Lo Russo

Info al pubblico:

0141.840894 – www.fondazionecesarepavese.itinfo@fondazionecesarepavese.it

 

Musicanti di Brema, arriva il nuovo rock musical

Debutta a Torino, il 25 ottobre al Teatro Alfieri,  a cura di Accademia dello Spettacolo, scritto e diretto da Mario Restagno con musiche di Paolo Gambino e Walter Orsanigo.

Uno spettacolo coinvolgente, un viaggio per grandi e piccini nel mondo della fantasia che diverte e allo stesso tempo fa riflettere su uno dei problemi più attuali e sentiti dei giorni nostri: quello dell’emergenza climatica. Uno show talmente interessante da aver ricevuto un invito in Vaticano: parte del cast dei Musicanti di Brema, insieme ad oltre 70 allievi torinesi di Accademia Spettacolo, si esibirà il prossimo 30 novembre in Sala Nervi, davanti a Papa Francesco e a oltre 12.000 spettatori, che richiamerà giovani ed adolescenti da tutto il mondo.

La prima nazionale dei Musicanti di Brema a Torino sarà, non a caso, di venerdì. Un modo che Accademia dello Spettacolo ha scelto per sottolineare la vicinanza di questa nuova produzione artistica alle battaglie di Greta Thunberg e del Friday For Future. Una comunione di ideali che si manifesterà in modo ancora più chiaro ed evidente al termine della prima nazionale dedicata alle scuole (ore 10.30) quando tutti gli spettatori, oltre 1500 ragazzi con i loro insegnanti, si uniranno al cast e ai volontari di Friday for Future e Legambiente per far sentire la propria voce a favore del rispetto per l’ambiente.

Un vero e proprio evento a cui tutti possono aderire  il teatro aprirà le sue porte a fine spettacolo – per unire arte e impegno civile nel luogo, il teatro, dove tutto è possibile… anche salvare il nostro pianeta!

Realizzato da Accademia dello Spettacolo, che attraverso la SFA (Scuola Formazione Attori) da oltre 20 anni a Torino è un punto di riferimento per la preparazione di attori professionisti, Musicanti di Brema si ispira al grande classico della letteratura per l’infanzia dei Fratelli Grimm e lo rilegge in chiave moderna e green. L’idea che sta alla base del progetto prende spunto dall’attualità per parlare a tutti – e in particolare alla Generazione Greta Thunberg – di inquinamento ambientale e di salvaguardia del pianeta.

Il testo, i costumi e la messa in scena dello spettacolo ricalcano questi temi senza mai abbandonare la storia di amicizia dei protagonisti, quattro animali diversi tra loro: un gallo, Jack Rooster, una gatta, Futura, una cagnolina, Gaia, e un asinello, Hope.

 

 

Il progetto si propone di sostenere l’inserimento professionale dei giovani artisti under 35 e per questo motivo ha ottenuto il sostegno di Fondazione Assicurazioni Cattolica, inoltre, toccando i temi della sostenibilità ambientale ed energetica, ha ricevuto l’interesse dell’azienda A2A e delle associazioni Lega Ambiente, CARP ed ISDE.

“MUSICANTI DI BREMA” DA TORINO AL VATICANO. IL ROCK MUSICAL GREEN DEBUTTA ALL’ALFIERI

Prima nazionale

25 ottobre ore 10.30 (scolastiche) e ore 21  – Teatro Alfieri – Piazza Solferino 4, Torino

 

Dopo lo show l’evento per il clima in collaborazione con Friday for Future e Lega Ambiente.

Prima replica 30 Novembre in Vaticano alla presenza di Papa Francesco

www.musicantidibrema.it

www.accademiadellospettacolo.it

Una stagione segnata dal “carpe diem” tra prosa e gospel, musical e lirica

Al via il cartellone del teatro Superga di Nichelino

 

 

Ricordate quell’oraziano “carpe diem”, quel “cogliere l’attimo” che il professor John Keating suggeriva ai suoi allievi – al fine di rendere “straordinaria” la propria vita – davanti alle bacheche del vecchio istituto dove s’allineavano le fotografie ingiallite dei compagni che li avevano preceduti? Era il 1989, era L’attimo fuggente di Peter Weir e Robin Williams alla fine avrebbe perso la sua battaglia. Oggi quel titolo, che fece la fortuna di un’intera stagione cinematografica, sale in palcoscenico (produzione STM – Scuola del Teatro Musical di Novara), scritto da Tom Schulman che nell’occasione si aggiudicò l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, ed inaugura con l’interpretazione di Ettore Bassi e la regia di Marco Iacomelli, domani alle 21 il cartellone del teatro Superga di Nichelino preparato da Alessio e Fabio Boasi e da Claudia Spoto. Anzi, proprio quel “carpe diem” è il filo rosso che lega una stagione di 12 spettacoli cui s’aggiungono 6 concerti di “Lirica a Corte” (“Tosca”, “La Bohème” e “Don Pasquale”) e “Musical a Corte” (“Hollywood Musical”, “My Fair Lady” e “Il mago di Oz”), la cui cornice scenograficamente perfetta è il Salone d’onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi.

A 43 anni di distanza dalla sua apparizione sui palchi del Beat72, La gaia scienza: la rivolta degli oggetti torna (6 novembre) ad abitare la sala di un teatro attraverso i corpi di tre giovani performer guidati dagli interpreti originali dello spettacolo: i fondatori de La Gaia Scienza, Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari e Alessandra Vanzi. Specchi, sedie sospese, funi, un cappotto, un violino scordato: sono gli oggetti che si oppongono ai corpi dei performer, acrobati in esplorazione dell’universo poetico di Majakovskij – il titolo stesso è quello di un suo poema del 1913 – che si rotolano, si lanciano, si dondolano come smarriti, amplificando i versi dell’autore russo nella risonanza di una miriade di frammenti. A Corrado d’Elia il compito (15 novembre) di affrontare con Io, Vincent Van Gogh il mondo dell’artista olandese, i suoi rapporti e l’amicizia travagliata con Gauguin, gli anni parigini, il ricovero in manicomio, attraversando il tessuto epistolare che lo legò al fratello Theo; mentre Simone Cristicchi proporrà Happy Next – Alla ricerca della felicità (9 dicembre), tentando di dare una risposta a “difficili” domande quali “che cos’è la felicità” o “cosa ci impedisce di essere felici”, un viaggio tra canzoni, racconti e videoproiezioni.

Il14 dicembre sul palcoscenico del Superga arriverà l’Harlem Gospel Choir, il più famoso coro gospel d’America, mentre l’8 gennaio ecco il balletto dello Schiaccianoci con il Moscow Classical Russian Ballet che con 15 anni di esibizioni di successo in Russia e all’estero presenta una ricostruzione fedele al balletto originale, emblema della tradizione ballettistica russa. You & Me è il titolo proposto da Mummenschanz, compagnia di mimo che vanta alle proprie spalle 45 anni di successi (18 gennaio), Il malato immaginario di Molière è rivisitato dal regista Marco Zoppello prendendo a pretesto la fatidica quarta recita, tra gli avversi umori del capocomico e gli attori della compagnia che reclamano la paga giornaliera (1 febbraio), Gigi e Ross propongono quell’eccellente esempio di nevrosi contemporanea che è Andy e Norman di Neil Simon (la regia è ancora firmata da Alessandro Benvenuti, 21 febbraio), ancora il commediografo newyorkese (il 29 febbraio) pronto a reinterpretare in chiave moderna il mito della principessa cinese con Turandò.

Tratto dal film omonimo di Mario Monicelli, Carmine Amoroso propone Parenti e serpenti (7 marzo), amarissimo racconto di un qualsiasi Natale in cui gli anziani genitori raccolgono i figli lontani, presentando loro la richiesta, del tutto inattesa, di voler essere “accuditi”: come reagirà l’intera famiglia? Ultimo appuntamento il 14 marzo, con il volto e la bravura di Maurizio Lastrico pronto a far divertire – e riflettere – con Nel mezzo del casin di nostra vita, ovvero il racconto tragicomico di certa vita quotidiana, dove gli incidenti si accavallano, una sfortuna incombe, un caos gode nel distruggere i rari momenti di tranquillità della vita. Per informazioni Teatro Superga Nichelino tel. 011 6279789 – www.teatrosuperga.itinfo@teatrosuperga.it

 

e.rb.

 

Nella foto, Ettore Bassi è il professor Keating nell’”Attimo fuggente”, lo spettacolo che inaugura il cartellone del Superga di Nichelino

Castello di Miradolo, incontro con Giorgio Caponetti

“Bellezza tra le righe. Da Emanuele a Gualino”

Domenica 27 ottobre, ore 16

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Il progetto ha un bellissimo titolo: “Bellezza tra le righe”. E nasce dall’idea di rendere alcune dimore storiche del pinerolese e i loro giardini, strumento di promozione della lettura. Frutto di una già esistente relazione interculturale e, in particolar modo, di un’affinità di intenti e obiettivi fra la Fondazione Casa Lajolo di Piossasco e la Fondazione Cosso di San Secondo di Pinerolo, cui si è unito anche il Palazzo dei Conti Filippa di Castagnole Piemonte, la rassegna prevede un calendario di incontri con diversi autori e vuole essere “ un percorso di confronto, destinato anche alle giovani generazioni, per trovare nella parola scritta o ascoltata– sottolinea Maria Luisa Cosso, presidente dell’omonima Fondazione- una spinta creativa a influire positivamente sul mondo che ci circonda; un’opportunità per conoscere da vicino il patrimonio culturale storico-artistico costituito dalle dimore storiche e dai loro giardini e per valorizzare i circuiti turistici a esse collegati.

Il primo appuntamento è programmato per domenica 27 ottobre, alle ore 16, al Castello di Miradolo, sede della Fondazione Cosso (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) e prevede un incontro con Giorgio Caponetti, già brillante pubblicitario e scrittore torinese, folgorato “sulla via di Damasco” da una bruciante, sana passione per i cavalli che lo porta a trasferirsi prima in Monferrato e poi in Maremma per diventare allevatore e addestratore, nonché istruttore d’equitazione, regista e conduttore di spettacoli e documentari equestri. Da anni risiede in una verdissima tenuta a Tuscania, con tanto di necropoli etrusca annessa, e insegna “Gestione delle risorse faunistiche e zootecniche” a La Sapienza di Roma e all’Università della Tuscia. Fra i suoi libri più celebri: “Quando l’automobile uccise la cavalleria” (Ed. Marcos Y Marcos 2011), giunto ormai alla decima ristampa e “Il grande Gualino” (Ed. UTET 2018). Maria Luisa Cosso dialogherà con lui sul tema dell’imprenditoria del Novecento, da Emanuele Cacherano di Bricherasio (nobile, imprenditore, fra i fondatori nel 1898 dell’Automobile Club di Torino che poi diventerà Automobile Club d’Italia e nel luglio del ’99 con altri aristocratici e notabili, fra cui Giovanni Agnelli, della F.I.A.T.) a Riccardo Gualino (spregiudicato finanziere, imprenditore, collezionista e grandioso mecenate), per arrivare fino ai giorni nostri.

Il pomeriggio proseguirà con “Invito al Castello. Una storia femminile”. L’idea è quella di guidare i visitatori alla scoperta dell’impronta “femminile” che caratterizza la storia del Castello di Miradolo. “Sarà un racconto – precisa ancora Maria Luisa Cosso che si inscrive nel percorso di costruzione della memoria delle imprese piemontesi e italiane dell’epoca moderna, ripercorrendo le vite di donne che hanno interpretato un ruolo importante nella storia dell’imprenditoria del ‘900. Tra libri dei conti, lettere e documenti che fanno parte dell’Archivio storico si ripercorrerà il viaggio di chi ha animato questo luogo, dalla famiglia Massel – Cacherano di Bricherasio alla famiglia Cosso”.

La giornata si concluderà nel Parco del Castello con il gioco (aperto a tutti, grandi e piccini) di “Srega tocca colore”, ispirato al libro del grande Bruno Munari “Cappuccetto Rosso, Verde, Giallo, Blu e Bianco”, pubblicato nella storica Collana Einaudi “Tantibambini” e dov’ è un colore a diventare protagonista nei disegni, nel testo e nei personaggi.

Alle 17 è prevista una dolce pausa con le squisitezze dell’Antica Pasticceria Castino di Pinerolo.

Obbligatoria la prenotazione: tel. 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

 

g.m.

 

Nelle foto
– Giorgio Caponetti
– Maria Luisa Cosso
– Il castello di Miradolo

 

 

Dall’assedio del 1706 alla luna. Se ne parla al museo Pietro Micca

Due interessanti  proposte al museo in via Guicciardini 7/A:

  • Giovedì 24 ottobre ore 18 “Da Pietro Micca alla luna”, dalle gallerie sotterranee difensive di Torino alle gallerie di sopravvivenza sulla luna, un’avveniristica ma realistica prospettiva sempre più concreta  illustrata da Gabriele Beccaria (Responsabile inserti Tuttoscienze e Tuttosalute de La Stampa.) e Antonio Lo Campo (giornalista scientifico de La Stampa), a 50 anni dal primo allunaggio. Dal caratteristico sottosuolo del museo Pietro Micca ne parleranno con gli autori: Franco Cravarezza, Gabriele Beccaria e Antonio Lo Campo;
  • Martedì 29 ottobre ore 17,30 “ Dopo l’assedio del 1706 tra storia e ucronia. Percorsi reali e percorsi possibili dall’Italia sabauda all’Europa”, conversazione con lo storico Gustavo Mola di Nomaglio a conclusione del ciclo di approfondimenti che il museo ha organizzato da marzo a fine ottobre attraverso 4 mostre tematiche sugli aspetti più significativi dell’assedio di Torino del 1706.

Nell’occasione il Direttore del Museo ringrazierà i protagonisti e evidenzierà le linee programmatiche del prossimo aggiornamento espositivo del museo, attraverso donazioni, prestiti e recuperi.

Una Tosca sfarzosa ed opulenta in scena al teatro Regio

Per la regia di Mario Pontiggia, con interpreti Anna Pirozzi e Marcelo Alvarez

 

La sfarzosita’ rappresenta la nota dominante nell’allestimento della Tosca di Puccini, andata in scena al teatro Regio di Torino il 15 ottobre scorso nella prima ed in programma fino al 29 ottobre prossimo. Nelle prime quattro recite il maestro Daniel Oren è stato sostituito dal direttore morbegnese, il giovane Lorenzo Passerini, sul quale sospendiamo il giudizio, in attesa di circostanze a lui più favorevoli. Qualsiasi defaillance nell’ opera è ampiamente compensata dalla bravura dei protagonisti interpretati da Marcelo Alvarez ed Anna Pirozzi

La regia è firmata da Mario Pontiggia, le scene ed i costumi da Francesco Zito, interpreti Pirozzi e Alvarez nei panni, rispettivamente, dei protagonisti Flora Tosca e Mario Cavaradossi.

Opera tra le più amate del repertorio pucciniano, Tosca presenta il male non come fatalità nera dell’amore e come suo intrinseco destino, come accadeva nella Manon Lescaut, ma capace di incarnarsi come una vera e propria forma demoniaca. Il cattivo, Scarpia, si contrappone all’eroina, come il male al bene, laddove l’amore, per Puccini, simboleggia anche l’espressione di valori morali.

L’allestimento è risultato sontuoso, di impianto piuttosto tradizionale e molto opulento. Vi dominano i simboli della Roma papale, la cupola di Sant’Andrea della Valle nell’atto primo, gli arredi ridondanti di palazzo Farnese, sede del barone Scarpia, fino all’epilogo di Castel Sant’Angelo, dove si consuma il dramma della protagonista.

Tosca viene considerata il melodramma per antonomasia, rappresentata per la prima volta al Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900, ed ispirata alla trama del dramma omonimo di Victorien Sardou. Il libretto fu scritto da Luigi Illica e Giuseppe Giacosa e, nonostante l’esito assolutamente positivo della prima e di tutte le successive rappresentazioni, l’opera fu accusata da parte della critica di essere espressione di un verismo sfrenato, tale da cedere a tratti nel grand-guignol, genere teatrale che conduce alle estreme conseguenze la formula verista-naturalista della “tranche de vie”, come dimostrano alcune violente scene del secondo atto. Sconfina, infatti, nel truce la scena della fucilazione di Cavaradossi ed ancor di più quella di Scarpia per mano di Tosca, che ha il suo prolungamento nelle inutili implorazioni di soccorso della vittima e nel cerimoniale che vede la protagonista pulirsi le mani, sistemarsi i capelli, togliere il salvacondotto dalle dita dell’uccisore, accendere una candela e deporre sul suo petto un crocifisso. Durante questa scena l’Andante sostenuto dell’Orchestra, dai tratti lugubri ed ossessivi, rende pienamente eloquente il carattere qui silenzioso di Tosca, personaggio dominato, come Cavaradossi e Scarpia, dalla sensualità. Questa nota emerge in una delle arie più celebri, l’Andante lento ” Recondita armonia”, ed in quello lento ed appassionato   “E lucevan le stelle” di Cavaradossi, nel Largo sostenuto di “Tre sbirri… Una carrozza”, nell’Andante lento di Scarpia “Ella verrà. ..per amor del suo Mario”, ed in quello lento ed appassionato “Vissi d’arte” di Tosca. A questo proposito Puccini diede minuziose raccomandazioni di piano e pianissimo all’orchestra, indicazioni di cui costello’ la partitura. La scena finale rappresenta, invece, il tributo che Puccini paga al verismo, con un effetto teatrale, comunque, dosato e sicuramente di efficacia innegabile. Marcelo Alvarez è qui interprete nel ruolo di Mario Cavaradossi, uno di quelli a lui più congeniali. Ambrogio Maestri veste i panni di Scarpia. Il coro di voci bianche del teatro Regio e del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino è preparato dal maestro Claudio Fenoglio.

 

Mara Martellotta

Apart 2019, l’arte come viaggio

Alla Promotrice di Belle Arti, l’arte vista come viaggio tra i continenti e dialogo tra antico e contemporaneo

 

La settimana torinese dedicata alle arti viene introdotta da una rassegna di prestigio, “Apart Fair”, giunta quest’anno alla sua terza edizione ed ospitata, dal 23 al 27 ottobre prossimi, alla Promotrice di Belle Arti, in via Balsamo Crivelli 1, a fianco del castello del Valentino.

Le opere di trentasei espositori, provenienti da tutta Italia e dall’estero, creeranno un trait d’union tra antico e contemporaneo, come già dimostra l’allestimento nell’ingresso alla mostra alla Promotrice, dove la contemporaneità dialoga perfettamente con l’opera esposta sullo sfondo e dipinta dal pittore piemontese, Giacomo Grosso, originario di Cambiano. La sua tela, dal titolo “Armonie interrotte”, ritorna dopo cento anni nella sua sede espositiva originaria, la Promotrice di Belle Arti, appunto. L’opera ritrae Clotilde Gallo, moglie di un personaggio dell’epoca ricco e piuttosto noto, e fu presentata in occasione dell’Esposizione nazionale delle Belle Arti nell’ottobre del 1919, raccogliendo da subito notevoli consensi e raggiungendo la cifra di 22 mila lire, alla quale fu acquistata da un collezionista rimasto anonimo.

Il critico Angelo Mistrangelo illustrerà l’opera al pubblico nella sala della Promotrice, sabato 26 ottobre alle 11.30, nell’ambito di un fitto calendario di appuntamenti, che affiancheranno la rassegna di antiquariato. Tra le conferenze promosse la presentazione, giovedì 24 ottobre prossimo, alle 18, del volume “I direttori dei musei civici di Torino. 1863-1930”, edito con il contributo dell’Associazione Piemontese Antiquari, presieduta da Marco Lombardo. Parteciperà alla conferenza anche Virginia Bertone, conservatore capo della Galleria d’Arte Moderna, Gam di Torino. A seguire la presentazione del volume “Telemaco Signorini, catalogo ragionato delle opere dipinte”, con la partecipazione del suo autore, lo storico dell’arte Tiziano Panconi, grande conoscitore dell’arte ottocentesca.

Una novità della rassegna di Art Fair di quest’anno è rappresentata dal coinvolgimento degli studenti del terzo anno del corso Triennale in Fotografia dello Ied di Torino. Ventiquattr di loro, guidati dal fotografo e docente Antonio La Grotta, documenteranno l’evento della fiera antiquaria, scegliendo liberamente, tra le varie tematiche proposte, un focus a partire dal quale sviluppare un racconto personale. Lo studente vincitore sarà selezionato domenica 27 ottobre, ultimo giorno di apertura della Fiera Apart, che però avrà una sua ideale prosecuzione in un’altra rassegna di pregio ,che si aprirà sempre alla Promotrice di Belle Arti la prossima settimana,  giovedì 31 ottobre. Sarà una mostra dedicata alle arti tessili, che da ormai quindici anni si tiene nel Comune di Sartirana Lomellina, nella Pila, un suggestivo ed antico magazzino settecentesco del riso. Quest’anno la rassegna, approdata a Torino, ospiterà importanti espositori, circa una trentina, di tappeti, arazzi,  tra cui alcuni francesi risalenti al periodo napoleonico, oltre che un prezioso tappeto proveniente dalla collezione Cerruti del castello di Rivoli, risalente al Seicento. Saranno anche presenti frammenti preziosi di tappeti, essendo curatore della mostra uno dei maggiori esperti mondiali di questa materia, Alberto Boralevi. Di rilievo anche la collaborazione tra questa rassegna del tessile e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’esposizione di tappeti di arte contemporanea.

 

Mara Martellotta

Gaidano, virtuoso “frescante”. Retrospettiva a Palazzo Lascaris

“Il mutevole volto di un artista”
Pittore e  ritrattista. Al grande artista poirinese è dedicats un’inedita e coinvolgente mostra
Fino al 29 novembre


Allievo ai corsi di pittura e disegno di Andrea Gastaldi, alla Regia Accademia Albertina di Belle Arti di Torino Paolo Gaidano arriva dalla sua Poirino (dov’era nato nel 1861) a soli 14 anni, nel 1875. Di modestissime origini famigliari (il padre Matteo muratore, la madre Maria tessitrice, un fratello e una sorella), a pagargli gli studi accademici è l’industriale poirinese Giovanni Melano, che generosamente si prende a cuore il suo futuro nel campo dell’arte su invito del pittore Emanuele Appendini di Borgo Salsasio di Carmagnola, che in quel periodo proprio a Poirino era stato chiamato ad affrescare la Chiesa della Confraternita di Santa Croce e che ogni santo giorno si trovava fra i piedi il piccolo Paolo intento a fargli il verso con carta e matita e colori. Bravo però. Fin d’allora. Di qui l’esortazione al Mellano. E i due ci videro giusto. Furono loro a cambiare e a innescare la giusta marcia alla vita di quel pittore in erba che, nel giro di pochi anni, sarebbe diventato una delle firme più interessanti dell’Ottocento artistico piemontese. E non solo. Basti pensare che nel 1879, quando improvvisamente viene a mancare l’Appendini che stava in allora affrescando il Duomo di Carignano, l’incarico viene affidato proprio a lui, a soli 18 anni, non ancora diplomato ma con il pieno sostegno del maestro Gastaldi. L’opera lo impegnò per sei anni, con esiti talmente positivi da fargli guadagnare l’appellativo di “signore degli affreschi”.

Di questo primo importante lavoro (cui seguirono altre prestigiose committenze di arte sacra a Torino, ma anche presso i Musei Vaticani a Roma e la cattedrale cattolica di New York per cui eseguì una “Via Crucis” finita poi per un malinteso nella chiesetta di Fubine Monferrato) troviamo parte del bozzetto preparatorio “Compito in classe” – con tanto di approvazione da parte del professor Gastaldi – esposto nella mostra a lui dedicata, fino al 29 novembre prossimo, nella “Galleria Spagnuolo” di Palazzo Lascaris a Torino. Promossa dal Consiglio Regionale del Piemonte in collaborazione con il “Circolo fotografico poirinese” ed il Comune di Poirino, la rassegna – curata da Francesco Pavesio – assembla, fra dipinti disegni e bozzetti per affreschi, 40 opere appartenenti a collezioni private e, finora, mai esposte al pubblico. Opere che ben configurano il “mutevole volto” dell’artista, diventato lui stesso, dopo gli importanti esordi, insegnante di “Figura” all’Accademia Albertina (fra i suoi allievi, Italo Mus e Matteo Olivero), nonché riferimento importante per i vertici del clero, per Casa Savoia di cui divenne accuratissimo ritrattista (celebre il ritratto a Vittorio Emanuele III, non presente in mostra) così come per l’aristocrazia e le più importanti manifestazioni e istituzioni artistiche del tempo. Pittore conteso per la sua indubbia bravura. Meno per il suo carattere. Chiuso, schivo, un po’ burbero, poco incline a curarsi del successo, Gaidano non amava frequentare i salotti buoni e l’alta borghesia; preferiva trascorrere le serate nelle piole a far baldoria con gli amici della “Società seriamente allegra della Polenta”, da lui stesso fondata.

Di qui forse anche la scarsa attenzione a lui dedicata dall’intellighenzia del tempo e di quella a venire. Le sue opere fanno parte, ancora oggi, di numerose collezioni private e non di importanti (come meriterebbero) musei, tanto che i torinesi lo conoscono forse più per la via a lui dedicata dal Comune di Torino a Mirafiori Nord che non per le sue opere. Eppure si resta incantati davanti a quell’“Autoritratto” del 1880 che apre la mostra, al tratto parziale e luminoso del giovane viso che emerge dai toni prevalentemente scuri propri della sua ritrattistica; di austera perfezione anche il ritratto dell’amico e collega “Giacomo Grosso” e un gioiellino di poetica delicatezza “La sorpresa” del ’93, come quel “Madre e figlia” che raffigura donne della “bassa” Poirino, gente umile, volti e cuore del suo popolo, tanto cari e vicini al Gaidano. Il tratto si fa più veloce, libero, audace e bizzarro, generoso di materia, nell’olio raffigurante la “Chiesa di San Lorenzo”, accanto all’“Angolo dei miracoli” con i due grandi ovali allegorici “Il Genio dell’amore” e “La notte”, ritrovati per puro caso e facenti parte di una serie di 11 tele commissionategli niente meno che dall’ “Imperial Shakespeare House” di Londra per rendere omaggio alla gloriosa figura del “Dante” inglese. Siamo nel 1900 (sedici anni dopo, Gaidano morirà improvvisamente nella sua casa torinese); sempre nel 1900, l’artista esegue anche i pannelli per il “Padiglione italiano delle Industrie e delle Arti Decorative” all’Esposizione Universale di Parigi. Un “grande” dell’arte di casa nostra. Cui forse sarebbe il caso (e la mostra a Palazzo Lascaris ce lo rammenta) di dedicare un po’ più di attenzione.

Gianni Milani


“Paolo Gaidano. Il mutevole volto di un artista”
Palazzo Lascaris – Galleria Spagnuolo, via Alfieri 15, Torino; tel. 011/5757378-340 o www.cr.piemonte.it /Prenotazioni e visite guidate: biblioteca.civica@comune.poirino.to.it
Fino al 29 novembre
Orari: dal lun. al ven. 9/17 – Ingresso gratuito

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Nelle foto

– “Autoritratto”, olio su tela, 1880
– “La sorpresa”, olio su tavola, 1893
– “Madre e Figlia”, olio su tela
– “Torino, Chiesa di San Lorenzo”, olio su tavola
– “Il genio dell’amore”, olio su tela, 1900

Il fregio palagiano torna a Racconigi

R restaurato e allestito grazie a Fondazione CRT
L’imponente struttura in gesso è stata collocata a sospensione in una “macchina espositiva” di circa 40 metriTorna a “splendere” al Castello di Racconigi il monumentale fregio in gesso di Pelagio Palagi, raffigurante “Il trionfo del console Lucio Paolo Emilio sul re Perseo”, restaurato e allestito grazie alla Fondazione CRT – principale sostenitore privato della residenza sabauda – con la collaborazione dell’Associazione Amici del Real Castello di Racconigi.Il fregio palagiano – capolavoro della scultura italiana di epoca neoclassica – è stato collocato a sospensione sulla parete del corridoio in una lunga “macchina espositiva” della lunghezza di circa 40 metri, costituita da più teche.

“L’allestimento del fregio, e prima ancora il suo recupero, sono solo l’ultimo tassello di un lungo percorso che ha visto la Fondazione CRT impegnata per la conservazione e la valorizzazione del Castello di Racconigi – ha affermato il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. In oltre 15 anni abbiamo investito più di 6,5 milioni di euro per restituire alla comunità la bellezza e l’identità dell’antica residenza sabauda. Anche nell’ultimo periodo di ben note difficoltà, che hanno avuto un impatto sulla crescita e sull’immagine del Castello, ci sono stati soggetti privati, come Fondazione CRT e Fondazione CRC, che hanno continuato a credere e investire nella residenza sabauda per favorirne il rilancio che merita”.

Il fregio, composto di 34 lastre e ideato da Pelagio Palagi sui modelli di Antonio Canova, è stato realizzato intorno al 1840 dallo scultore genovese Giuseppe Gaggini, impegnato nei lavori di ridecorazione delle Residenze Sabaude. L’opera rappresenta un corteo di 150 figure umane, cavalli, buoi e carri che trasportano il ricco bottino di guerra: il tema allude al buon governo del sovrano, alla sua cultura e alle sue possibili vittorie militari.

Le teche dell’allestimento, su progetto di Officina delle Idee, sono state realizzate nei laboratori veneziani di OTTART: un’azienda specializzata nella costruzione di contenitori museali espositivi che, in particolare, ha lavorato per i Musei Vaticani e ha realizzato lo scrigno hi-tech dell’Autoritratto di Leonardo. Le teche sono costituite da lamiera metallica in acciaio pretrattata in modo da prevenire fenomeni di corrosione: al loro interno sono stati introdotti dei panetti di Propadyn, un innovativo stabilizzatore del livello di umidità, “eco-friendly”, biodegradabile e sicuro per le persone, dal momento che è composto da ingredienti di grado alimentare.
La tenuta delle teche è realizzata mediante sigillanti applicati tra le lastre di vetro e, tra queste ultime e il metallo, mediante guarnizioni di tipo magnetico o siliconico che formano un anello di tenuta.

Il recupero e l’allestimento del fregio sono stati resi possibili anche con il contributo di Fondazione CRC.

Il nuovo allestimento sarà presentato sabato 19 ottobre, alle ore 11.00, nel Salone d’Ercole del Castello di Racconigi.