CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 502

“E iliadi di corpi trascendono la mia condizione”

POESIA / ASTERIO  di Alessia Savoini

Ch’ “ogni cosa esiste più d’una volta, infinite volte”.

L’osservai
(:eremo)
al patibolo del possibile;

la sua causa gli fu condanna

e quivi stava
in attesa della sua virgo,

per l’espiazione d’una sete edonica,
sul crinale flebile del bivio,

a consumare
il plesso – lunare- del recesso.

Tutto era taciuto
fuorché grida
del suo [appetitoso] incesto.

Ne udii il lamento
“fui dell’uomo
la sua medesima condizione
o della bestia
la sua parte più sensibile?”

Mi vide.

Sopraggiunse
e d’ira
si accesero, – alle mie istanze -,
i vermigli della penombra.

Aggredì il suo atto,
sovvertì l’istinto,
confuse gli aneliti.

Mi afferrò i capelli e mi scoprì i seni,
soffocò il respiro
costringendomi in ginocchio
e con la bocca sorbire
la resina dell’estasi.

Vendicò (me:)
Arianna
nell’incavo umido dell’edonismo.
Mi legò i polsi
con il filo del suo inganno
e in questo
avea saputo precedere
ogni fittizia resistenza
del mio bramar il suo
ibrido corpo.

Dedalus
nel circuito pulsionale dell’erranza
imprigionò
i sepolcri incustoditi d’un desio indomabile
e tale condanna dissipò,
negli antri del mio ardore,
fiumi di ardesia.

Si nutrì degli acini acerbi di una vergine carnale,
nella dimora dell’illecito,
ai confini della percezione dell’errore,
insinuando perversamente le dita
nella fessura delle mie labbra,
ungendo di saliva l’estuario della mia libido,
graffiando la cenere
della sua estorsione.

“Nostro peccato fu ermafrodito;
ma perché non servammo umana legge,
seguendo come bestie l’aperitivo,

in obbrobrio di noi, per noi si legge,
quando partinci, il nome di colei
che s’imbestiò ne le ‘mbestiate schegge.”

(Borges, La casa di Asterione)
(Dante, Purgatorio, canto XXVI, vv. 86-87)

 

Leggi qui:

“Curare con la parola”. Microprovincia festeggia i suoi primi 40 anni

Con una monografia dedicata al grande psichiatra Eugenio Borgna

E’ nelle librerie l’ultimo numero di Microprovincia, la rivista di letteratura fondata nel 1979 a Stresa dal poeta Franco Esposito. Tra le più longeve nel panorama italiano,la rivista – pubblicata in origine dalle Edizioni Rosminiane Sodalitas ed ora  dalla novarese Interlinea Edizioni – dedica annualmente un numero monografico a personalità che hanno lasciato un segno importante nella cultura italiana ed europea.

 

Un appuntamento ormai classico, atteso da tanti amanti delle buone letture, che ha visto Franco Esposito e molti altri scrittori e intellettuali occuparsi negli ultimi numeri di Enrico Emanuelli, Mario Soldati, Sebastiano Vassalli, Vincenzo Consolo, dopo aver dedicato interi volumi anche a Clemente Rebora, Piero Chiara, Antonio Rosmini, Sandro Sinigaglia, Gianfranco Contini e tanti altri. Il numero del quarantennale di Microprovincia (il 54°,per l’esattezza) s’intitola “Eugenio Borgna.Curare con la parola” ed è interamente dedicato, con interviste e testimonianze,  ad uno dei protagonisti e maggiori autori della psichiatria italiana alla vigilia dei novant’anni:. Borgna, nato a Borgomanero nel novarese il 22 luglio del 1930, ha riassunto così la sua incredibile storia lunga pcoo meno di un secolo: “La psichiatria ha cambiato la mia vita, è stata il mio destino”. Eugenio Borgna  è stato libero docente alla Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università degli Studi di Milano, primario emerito di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara, nonché autore – come scrisse la giornalista di Repubblica Giuliana Sica, prematuramente scomparsa nel 2013, ” di libri bellissimi su temi sempre uguali e sempre diversi, sull’arcipelago delle emozioni che abitano la nostra vita interiore come la nostalgia e i sentimenti di colpa, l’inquietudine e la disperazione, l’ansia e i rimpianti, le attese e le speranze, la gioia e la solitudine“.Tra i suoi successi editoriali, Le parole che ci salvano (Einaudi) e La solitudine dell’anima (Feltrinelli). La scrittura e il pensiero di Borgna rifuggono dal linguaggio dello specialismo e propongono il costante incontro e confronto con la grande letteratura, da Proust a Thomas Mann a Goethe, e la poesia, da Emily Dickinson a Giacomo Leopardi. Un numero prezioso, questo di Microprovincia, e proprio per questo molto atteso. Il volume ospita i testi di Pierfranco Bruni, Barbara Castellaro, Marina Corradi, Andrea Dallapina, Luca Doninelli, Gillo Dorfles, Raffaele Fattalini, Angelo Gaccione, Umberto Galimberti, Giulio Giorello, Antonio Gnoli, Gianmaria Messina, Umberto Muratore, Ercole Pelizzone, Giannino Piana, Giovanni Scarafile, Gabriele Scaramuzza e Luciana Sica.

Marco Travaglini

Lazzaretti. Fu delitto di Stato

David Lazzaretti, barrocciaio autodidatta, nel 1868, ricevuta ‘l’illuminazione’ a 34 anni, iniziò nella regione del Monte Amiata una predicazione millenaristica di totale rinnovamento religioso. Dapprima il Governo e la Chiesa guardarono a lui con occhio benevolo, pensando di poterne sfruttare la figura nei difficili anni successivi all’Unità d’Italia, ma quando fondò una comunità cristiana su basi solidaristiche e giunse  a proporre una nuova cosmogonia che lo voleva ‘secondo figlio  di Dio’ accanto a Gesù i potenti lo abbandonarono e una pallottola in fronte in uno scontro con la forza pubblica pose fine alla sua vita.

Sabato il Centro Studi che porta il suo nome, di Arcidosso, in Provincia di Grosseto, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Grosseto, il Museo delle Civiltà di Roma, l’Istituto centrale per la Demoetnoantropologia di Roma ha organizzato un convegno su ‘Il processo ai seguaci di David Lazzaretti – Corte d’Assise Siena 1879’ che si è svolto nella sala del consiglio comunale della città toscana. Tra i relatori c’era anche il Roberto Gremmo, autore, tra le sue diverse opere del libro ‘Davide Lazzaretti. Un delitto di Stato’ edito per i tipi di Storia Ribelle, nel 2002. Il suo contributo si è soffermato su ‘Il delegato di pubblica sicurezza Carlo De Luca al processo di Siena’. “C’è un legame con il Piemonte – spiega Gremmo, ricercatore e storico che si è soffermato più volte su aspetti in chiaroscuro della storia più o meno recente – ed è rappresentato da quel don Francesco Grignaschi al quale avevo dedicato nel 1997 un libro ‘Il Nuovo Messia e la Madonna Rossa’ andato da tempo esaurito”. In sostanza don Grignaschi, sacerdote della Val d’Ossola, in odore di eresia, venne allontanato dalla Diocesi di Novara, arrivò a Viarigi nell’Astigiano e si proclamò il ‘Cristo tornato sulla terra” e qui ebbe un seguito tra i contadini. Arrestato e cacciato in Francia scrisse un libro ‘Rivelazioni sull’Apocalisse’ che sarebbe stato scritto ‘alle sorgenti del Tevere’ e qui potrebbe avere avuto un collegamento con il giovane barrocciaio. Gremmo, nel suo intervento, si è soffermato sul particolare del carabiniere che colpì a morte Lazzaretti, poi ucciso in circostanze misteriose e sul delegato di polizia presente sul posto, che sarebbe stato legato ai servizi segreti. Insomma un mistero dell’Italia diventata da pochi anni uno Stato unitario, timorosa che quelle idee comnitarie di Lazzaretti potessero fare attecchire la pianta del socialismo utopistico del secolo scorso.

Alla figura di Lazzaretti ha dedicato anche un libro Arrigo Petacco qualche anno fa, ‘Il Cristo dell’Amiata’, mentre il vincitore di Sanremo, Simone Cristicchi ha portato in scena una piece teatrale a partire dal 2015.

Massimo Iaretti

 

Rock Jazz e dintorni. Renato Zero e l’Harlem Gospel Choir

Gli appuntamenti musicali della settimana

 

Lunedì. All’Arteficio suona il chitarrista Pino Russo.

Martedì. Il quartetto femminile Shantih Shantih si esibisce al Blah Blah.

Mercoledì. Per “Novara Jazz” nella chiesa di San Giovanni  Decollato, suona il sassofonista  Luca Specchio. All’Arteficio è di scena il bluesman Shawn Jones. Al Jazz Club si esibisce il quartetto Hard Bop Reunion.

Giovedì. All’Hiroshima Mon Amour  suonano i bolognesi Rovere. Al Blah Blah sono di scena i Ugly Sounds. Al Teatro Colosseo primo di 2 concerti consecutivi per Francesco Renga. Paolo Spaccamonti sonorizza al cinema Centrale alcuni cortometraggi di Man Ray. All’OffTopic è di scena Carmelo Pipitone. Al Jazz Club tributo a James Brown offerto da Paolo Giannetta con i  Godfather Of Soul. Per “Novara Jazz” all’Opificio Cucina e Bottega  suona il quartetto di Carlo Nicita e Simone Mauri.

Venerdì.  Al Jazz Club è di scena il trio del fisarmonicista Big Harp. Al Diavolo Rosso di Asti si esibiscono i Uochi Toki. All’Hiroshima è protagonista il rapper Mezzosangue. All’Arteficio suona il trio del pianista Gianni Negro. Al Magazzino sul Po è di scena Blume.

Sabato. Al Colosseo si esibisce Nek. Al Pala Alpitour arriva Renato Zero per 2 concerti consecutivi. Allo Spazio 211 suonano i Massimo Volume. Al Jazz Club si esibisce il trio Satomi. Al Teatro Superga di Nichelino sono di scena gli Harlem Gospel Choir. Al Folk Club suona il canadese Bocephus King con ospiti Max Manfredi,Saba Anglana, Bobo Rondelli e Fabio Barovero. Al Fassino di Avigliana per “Scene”, Peppe Servillo è in trio con Javier Girotto e Natalio  Mangalavite.

Domenica. Al Palais di Saint Vincent, la PFM  rende omaggio a Fabrizio DE Andrè. Fabrizio Moro è di scena al Teatro Colosseo. Al Cap 10100 va in scena “il ragazzo morto” di Davide Toffolo in versione “”unplugged”  tra musica e fumetto.

 

 

Pier Luigi Fuggetta

X-Factor arriva sotto la Mole, ecco come partecipare

Il talent show più seguito del momento arriva a Torino. Ecco tutte le informazioni per partecipare all’evento.

L’appuntamento è nella filiale new concept di via Monte di Pietà. Domani, 10 dicembre, alle 18:00 si esibirà a Torino Eugenio Campagna, il giovane concorrente di X-Factor 2019. Uno dei talenti di quest’edizione, rimasto in gara alla semifinale del 5 dicembre. 

Intesa Sanpaolo, partner di X-Factor 2019, rinnova il proprio supporto al talent show promuovendo una serie di appuntamenti dal vivo nelle sue più belle filiali new concept, trasformandole in veri e propri palcoscenici per gli artisti.

Il live show si terrà presso la filiale Intesa Sanpaolo di via Monte di Pietà 32. Si potrà accedere all’area a partire dalle 17:00 da via S. Francesco 12 per provare esperienze di realtà virtuale in uno spazio innovativo inaugurato da poco e dedicato alla cultura della protezione.

Per partecipare la serata è necessario registrarsi sul sito di Intesa Sanpaolo.

“Vitamine Jazz” arriva a 140 concerti: i nuovi appuntamenti

Due nuovi eventi  la prossima settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna  arrivata al centoquarantesimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa. I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.

Martedì 10 dicembre “3CHIC ”

Le 3CHIC sono formate dalle performers
Marinella Locantore
Martha Umana
Cristina Kesia Geremias.
Riccardo Chiara chitarra
Le 3CHIC sono un trio vocale al femminile di Torino che grazie alle divertenti sonorità vintage farà riscoprire tante bellissime canzoni del passato e del presente con classe ed ironia!
Nel repertorio spaziano dagli anni 40 ( Andrew Sisters, Trio Lescano ecc.) allo swing italiano degli anni 50 e 60, dagli standard jazz al blues al rockabilly, fino ad arrivare a brani odierni arrangiati in chiave vintage.
Le 3CHIC si esibiscono cantando e danzando coreografie a tema e arricchendo la loro esibizione con cambi d’abito e costumi scintillanti!


Giovedì 12 dicembre sarà la volta del gruppo “Just in Trio”

Fabriana Flauret voce
Leonardo Rinaudo chitarra
Alberto Palumbo contrabbasso

Pop-Chic è il termine che definisce la loro musica. Contrabbasso, chitarra e voce si uniscono con lo scopo di creare atmosfere essenziali, allegre, ma di classe.
Dai Beatles a Sting passando per Ray Charles, Caro Emerald, senza disdegnare un po’ di sano Jazz. con i grandi classici dello swing…
L’essenzialità della musica, l’immediatezza del repertorio, l’eleganza dell’immagine.
La base ritmica, la pulsazione, il movimento, sono affidati al contrabbasso di Alberto Palumbo.
L’armonia, la ricerca dei suoni, i giochi sulle corde sono della chitarra di Leonardo Rinaudo.
La voce, libera di muoversi su questa essenzialità, capace di accarezzare e di graffiare è di Fabriana Flauret.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Ayanta Barilli  “Un mare viola scuro”  -DeA Planeta-  euro 17,00

E’ la ricostruzione -tra memoir e romanzo- della vita di 4 donne (inclusa l’autrice), legate ad altrettanti luoghi; ma ricompone una sola storia, quella delle antenate e della famiglia della Barilli. Ed è un racconto bellissimo, a tratti tragico, sicuramente emozionante. Ayanta Barilli è figlia del noto giornalista, saggista e polemista, Fernando Sánchez Dragó, che si separò da Caterina Barilli (professoressa di Storia e Filosofia) ancora prima che Ayanta nascesse. Oggi la giornalista radiofonica italo-spagnola esordisce come romanziera con “Un mare viola scuro”, caso editoriale in Spagna, arrivato finalista al premio DeA Planeta. Sono personaggi straordinari le antenate di cui ricostruisce la vita risalendo indietro per 3 generazioni, a partire dalla fine dell’800 per arrivare al 2017. La sfortunata bisnonna Elvira, nata a Padova, figlia di un matrimonio infelice; sposa di Evaristo, soprannominato (non a caso) Belzebù che la fece rinchiudere nel manicomio di Colorno, dove finì per impazzire davvero. Sua figlia Angela che viene affidata al padre e cresce disperatamente senza amore, sola e incompresa. Ricostruendo la sua storia, Ayanta tocca i luoghi del ramo italiano della famiglia: Parma, Padova, Roma e Tellaro, in Liguria, che ha ispirato il titolo del libro ed era il luogo delle vacanze estive. Poi c’è la madre della scrittrice, Caterina, che lega la sua vita nomade a quella dell’intellettuale Fernando; però non regge povertà, tradimenti e vita precaria. Rimasta incinta, torna a Roma dalla madre, ma l’attende una morte prematura. Sua figlia Ayanta cresce con l’adorata nonna Angela e alla sua dipartita sente l’urgenza di riannodare i fili delle vite che l’hanno preceduta. Un lavoro di ricerca titanico: a colpi di diari, lettere, foto, documenti e continue sorprese. Tutto per riportare alla luce la memoria del passato. Perché è così che Ayanta è riuscita a conoscere meglio se stessa, le sue origini e ci ha regalato un romanzo indimenticabile.

 

Esi Edugyan  “Le avventure di Washington Black”  -Neri Pozza-  euro 18,00

L’autrice canadese, ma di origini ghanesi, è un astro nascente della letteratura nord americana con al suo attivo il precedente romanzo “Questo suono è una leggenda” ( storia di un jazzista di colore perseguitato dai nazisti). In “Le avventure di Washington Black” ci regala un altro personaggio a cui affezionarci e del quale seguire le peripezie. Scenario della storia è l’isola di Barbados nel 1830, in piena epoca schiavista. Wash ha 11 anni ed è nato schiavo; quando muore il suo padrone la piantagione di Faith viene ereditata dal nipote  Erasmus Wilde, e la vita del bambino sta per svoltare. Erasmus è freddo, spietato e considera gli schiavi meno di nulla. Però ha la brillante idea di cedere Wash come valletto al bizzarro fratello minore Christopher, detto Titch. Lui è di tutt’altra pasta: geniale, sognatore, democratico e rispettoso delle vite altrui. E’ un naturalista e scienziato: sogna di librarsi alto nel cielo a bordo di un pallone aerostatico che battezza “Nemboveliero”, per il quale cruciale è il peso. E parte proprio da queste misurazioni l’avventura di Washington Black. Il romanzo diventa epico e ci trascina con continui colpi di scena dai campi di canna da zucchero intrisi del sangue degli schiavi a  più emozionanti avventure che porteranno il fanciullo in altri lidi: da un remoto avamposto nell’Artico fino al deserto del Marocco. Wash potrà così scoprire che nel suo destino possono esserci non solo frustate e cattiveria, ma anche le chanches per una vita più libera e dignitosa, in cui differenze sociali e colore della pelle vengono bypassate dal rispetto per ogni essere umano.

 

Colson Whitehead  “I ragazzi  della Nickel”  -Mondadori- euro 18,50

E’ il nuovo attesissimo romanzo di Whitehead, vincitore del Premio Pulitzer e del National Book Award con “La ferrovia sotterranea” (2016). Come allora, parte dalla storia vera per approdare a un romanzo duro, che non fa sconti. Quella bruttissima e vergognosa del Sud segregazionista di metà 900, delle lotte civili guidate da Martin Luther King. La Nickel Academy del titolo è ispirata alla Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, in Florida: istituto di correzione in cui, tra 1900 e 2011 (quando fu chiusa) transitarono migliaia di ragazzini afroamericani, dagli 8 ai 20 anni. Scuola – riformatorio per soli maschi, in cui il piccolo delinquente andava trasformato in “uomo onesto”. In realtà era una prigione dove venivano maltrattati, torturati ed uccisi. Bastava davvero poco per finire lì dentro: essere di colore ed etichettato come “incorreggibile”; concetto elastico che oscillava dal furtarello alla fuga da un genitore violento, o semplicemente non avere una famiglia alle spalle. A finire in questo inferno è il protagonista Elwood Curtis.  Bravo ragazzino studioso e lavoratore, abbandonato a 6 anni dai genitori e cresciuto dalla nonna. La sua unica colpa è aver accettato un  passaggio per andare al college ed essere salito sull’auto sbagliata, perché rubata. Tra realtà e finzione, centrale è la Casa Bianca, edificio sotterraneo della scuola in cui gli studenti subivano abusi, frustate e tutto l’orrore possibile. Nel prologo del romanzo c’è il ritrovamento di cadaveri in un cimitero segreto, ed è il primo impatto che non si discosta da quello che accadde veramente. Gli abusi commessi in quel pozzo di dolore senza fondo vennero alla luce anni dopo la chiusura. Quando furono scoperte innumerevoli tombe anonime, i cui resti (seppelliti di nascosto 50 anni prima) rivelarono agli scienziati il martirio subito dai ragazzini: violenze fisiche con svariati oggetti contundenti e armi da fuoco. E ancora una volta Colson Whitehead, uno dei massimi scrittori contemporanei, fa centro. Attinge alle testimonianze dei pochi sopravvissuti e continua il suo percorso di riappropriazione dell’identità afroamericana, scavando nelle tragedie del passato per vivere un presente consapevole e più pacifico.

 

 

L’elegante signore tenta la truffa ma il passato ritorna vendicativo e inaspettato

Sugli schermi “L’inganno perfetto” con Ian McKellen e Helen Mirren

 

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

 

 

La cena è fissata in un elegante ristorante londinese. Brian ed Estelle si sono conosciuti tra le domande e le risposte di un sito per cuori solitari, accampano la ricerca di un rapporto che li accompagni negli anni, loro oggi sulla soglia degli ottanta. Adesso sono seduti lì l’uno di fronte all’altra e lì si confessano di aver mescolato un po’ le carte, a cominciare dalle loro identità. Si chiamano Roy e Betty, lui è vedovo, un figlio in Australia, lei una ex docente di Oxford: pronta, dopo la piacevolezza della serata, con il passare dei giorni, ad aprirgli il cuore e la casa. Anche il conto in banca, a piccoli passi, con qualche cenno di (falso) tentennamento immediatamente rientrato, mentre un nipote (nipote?) attento e solerte ficcanaso s’interessa non poco al nuovo venuto. Ma la verità dove sta con esattezza, è quella che vediamo? se, alzatosi da tavola, Roy si dirige nel traffico verso un locale di lap dance per concludere la serata. E se, dando sfogo a quella che sembra essere la sua professione preferita, continua a spremere a suon di truffe quanti s’imbattono fiduciosi in lui e in quanti fanno parte del suo gruppo senza scrupoli. Non c’è bisogno di aspettare troppo tempo per rendersi conto di quanto l’elegante e sostanziosa vedova attiri economicamente l’affascinante e raffinato signore con il suo bel carico di menzogne, con la sua esistenza zeppa di sotterfugi, lei estremante disponibile, piena d’affetto, recalcitrante ai maturi consigli di chi gli sta accanto e cerca di metterla sulle difensive. Mentre vedrà lo spettatore quanto proceda la carriera di Roy, che non disdegna le strade ultime dell’assassinio pur di veder concretizzato ogni suo disegno.

Fin qui il regista Bill Condon, addentrandosi con L’inganno perfetto nella fitta rete di certezze e di sospetti, costruita con saggezza a tavolino (il film è tratto dal romanzo omonimo di Nicholas Searle), la butta in commedia, un po’ “carica” ma pur sempre commedia; saggia le atmosfere e i toni soprattutto di un’unione che tira via tranquillamente e lascia scoperto il nervo malato dell’uomo (relegando forse con un certo squilibrio le intenzioni e il gioco nascosto di Betty): poi, inaspettatamente, un soggiorno berlinese scava nel passato e in maniera disordinata – con un bel primo piano irriverente della sorpresa – dà il via ad un lungo flashback che capovolge quanto è stato finora, avanzando in una materia buia che ha le pretese di abbracciare le motivazioni del presente ma che allo stesso tempo fa non poco a pugni con il tessuto cadenzato delle truffe. Tutto arriva troppo inaspettato, non giocato nelle premesse e nei risultati, forzato nel racconto, mentre un’altra finestra si apre sulla vendetta di Betty, nel cambiamento e nel vuoto della sua casa un tempo ospitale.

Su questo materiale franoso, che la sceneggiatura di Jeffrey Hatcher non riesce ad arginare, anche Condon rimane inevitabilmente coinvolto, deve vedersela con il pericolo dell’assurdo: per fortuna può contare sulle prove maiuscole di Ian McKellen (già perfetto suo collaboratore in Mr Holmes – Il mistero del caso irrisolto e soprattutto Demoni e dei sulla vita di James Whale, l’autore di Frankenstein) e di Helen Mirren, abili nel costruire la loro sottile lotta del gatto col topo, lui un misto di eleganza e crudeltà, lei pronta ad attendere il proprio momento di vendetta tra affabilità e sorrisi di gentile dama britannica. È una gara che non risparmia sfumature da grandi attori, certo il punto più alto di un film che nella propria struttura pecca di un qualche smarrimento.

La Sanguigna di Leonardo di nuovo esposta

Dal  prossimo 10 dicembre sarà possibile ammirare nuovamente l’Autoritratto di Leonardo da Vinci, la celebre “sanguigna” ospitata a Torino. Si potrà vedere nell’ambito della rassegna “Leonardo. Disegnare il futuro”,  fino all’8 marzo,  nelle sale della  Biblioteca Reale nella mostra “Il tempo di Leonardo. 1452 – 1519”, a cura dei Musei Reali, in chiusura dell’anno dedicato al 500° anniversario della morte del genio toscano.

Racconti magici: i libri del Natale

DEDICATI AL PERIODO PIU’ AMATO DELL’ANNO

Natale si avvicina, nelle città cominciano a brillare le luminarie, le vetrine dei locali sono decorate a festa, i negozi espongono oggetti adornati in rosso e oro.
Si inaugurano i mercatini al profumo di zucchero filato e cannella, l’atmosfera, nonostante il clima freddo e frizzante, è calorosa e fatata. Nessuno, o quasi, è immune all’arrivo di questa festa, è praticamente impossibile non essere coinvolti nella ricorrenza per eccezione e sebbene il suo lato consumista è ragguardevole e per certi versi più eloquente del significato religioso e tradizionale, il suo potere armonico e la sua capacità di rinsaldare i legami, anche se solo per pochi giorni, è indiscutibile.


Cosa ci aspettiamo, ma soprattutto cosa regaleremo ai nostri cari è un quesito che comincia a girovagare nella nostra mente molto tempo in anticipo. L’offerta è sconfinata, oggetti di ogni tipo, cibo e ovviamente tanta tecnologia. Fortunatamente anche le librerie in questo periodo sono prese d’assalto e per una volta la coda alle casse è un belvedere, la prova che le parole sulla carta sono ancora amate, che i libri sono ancora oggetto di desiderio.

Dopo aver fatto l’albero, abbellito la casa con decorazioni evocative, bevuto una cioccolata al profumo d’arancia e messo su una raccolta di canzoni natalizie, cosa c’è di più celebrativo di un libro sul Natale, di storie che si intrecciano tra calendari dell’Avvento e abeti profumati? I volumi dedicati a questa festa sono molti e ogni anno se ne aggiungono altrettanti, sia per bambini che per adulti: racconti, rime, fiabe, righe e pagine emozionanti ci fanno sentire e vivere più intensamente il periodo della natività più famosa, di Babbo Natale, del pungitopo e di Rudolph, la renna dal naso rosso. Tra i libri più famosi dedicati al Natale troviamo Il Canto di Natale di Charles Dickens, un bellissimo romanzo che racconta della trasformazione del vecchio e tirchio Ebenezer Scrooge, visitato da tre spiriti la notte di Natale. Il racconto rappresenta anche una dura critica allo sfruttamento del lavoro minorile ed un sollecito sociale alla povertà dilagante di quel tempo. Il nostro Gianni Rodari ne Le più belle storie di Natale si rivolge ai più piccoli con filastrocche e poesie, “la neve è bianca come il sale, la neve è fredda, la notte è nera, ma per i bambini è primavera” scriveva e ancora “se fossi io il mago di Natale farei spuntare un albero di Natale in ogni casa”.

Il Ricordo di Natale, di Truman Capote, narra con grande intensità di un bambino lontano dai genitori, un’anziana cugina, una grande casa di campagna nell’Alabama piena di parenti che “hanno potere su di noi, e ci fanno spesso piangere”. Rosamunde Pilcher, in Solstizio d’inverno, racconta la storia tra Oscar ed Elfrida che delusi dalle loro vite decidono ricominciare in Scozia lasciandosi tutto alle spalle. La Leggenda della Rosa di Natale è la Svezia delle fiabe, di quelle antiche che Selma Lagerlöf racconta suggestivamente. Una foresta che si trasforma in giardino, montagne e ghiacci accudite da una vecchietta che non si rassegna alla solitudine. Decisamente meno spensierato ma dedito invece ad una riflessione sul Natale e le sue contraddizioni, come la speculazione cinica nello scambio dei regali mascherato da bontà ed altruismo da parte delle aziende, troviamo I figli di Babbo Natale, di Italo Calvino, uno scenario fulvo-amaro dove anche il “regalo distruttivo” trova spazio a favore del freddo e sprezzante denaro. Tra le novità troviamo Natale a Torino, quindici racconti al Museo, edito da Neos: quindici racconti ambientati nel periodo natalizio ci trasportano nei musei di Torino e ci fanno vivere avventure inconsuete, all’insegna dell’arte e del crimine, della grande storia, quella dei libri, o delle piccole storie, quelle stampate nei ricordi di bambini e nonni.

 

Maria La Barbera