CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 501

Torino e i suoi musei. L’egizio

Torino e i suoi musei
Con questa serie di articoli vorrei prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori. Quello che vorrei proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere. (ac)

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1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM
7 Castello di Rivoli
8 MAO
9 Museo Lomboso- antropologia criminale
10 Museo della Juventus

1. Museo Egizio

La prima volta che mi hanno portato al Museo Egizio ho pianto. Più avanti vi dirò perché.  Quando frequentavo i primi anni delle elementari, come la maggior parte dei bambini, avevo una stereotipata curiosità nei confronti di quel popolo antico e strano, all’epoca per me nient’altro che un “purpurrì” di piramidi e bislacchi esseri zoomorfi. Naturalmente poi, nel corso del tempo, tante altre furono le visite all’Egizio che ho fatto con sempre maggior consapevolezza e desiderio di conoscenza.  Il Museo è situato in Via Accademia delle Scienze 6, dove sorge il “Collegio dei Nobili”, edificio realizzato su progetto di Michelangelo Garove a partire dal 1679 e, in seguito, modificato e ampliato, nella seconda metà dell’Ottocento, grazie agli interventi di Giuseppe Maria Talucci e Alessandro Mazzucchetti.  Si tratta del più antico Museo dedicato alla civiltà dell’antico Egitto, tappa obbligata per turisti e torinesi.
Il Museo, fondato nel 1824, nel 1832 apre al pubblico. Proprio nel 1824 re Carlo Felice acquisì la prima raccolta di Bernardino Drovetti, esperto collezionista che era solito scegliere con criterio illuminato gli oggetti e le opere da acquistare. Egli infatti era interessato in egual maniera ai ritrovamenti più opulenti e a quelli ritenuti di minor valore, eppure essenziali per documentare la storia della civiltà che tanto lo appassionava.

Nel corso del tempo si sono susseguite svariate modifiche espositive, dovute anche all’aumentare dei reperti, sia grazie a scambi con altri musei, sia ad acquisti e concessioni di privati.
Anni essenziali per la crescita della collezione furono quelli tra il 1903 e il 1907, periodo in cui prima Ernesto Schiapparelli, poi Giulio Farina, portarono avanti importanti scavi archeologici in Egitto, da cui ricavarono ben trentamila reperti da trasportare a Torino. Altri lavori vennero eseguiti nel 1908 e nel 1924, per mancanza di spazio lo stesso Schiapparelli ristrutturò la zona espositiva che oggi porta il suo nome. Tra le molte modifiche che si susseguirono tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta, particolarmente significativa risulta l’opera di ricomposizione del tempietto rupestre di Ellesiya donato dal governo Egiziano: la struttura fu tagliata in sessantasei blocchi e inaugurata nel 1970. In occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino, nel 2006, lo statuario è stato riallestito dallo scenografo Dante Ferretti.

Oggi non sono in grado di descrivere a memoria l’allestimento degli anni Novanta, quello che ho visto da piccola, durante una gita con la classe delle elementari, eppure mi è rimasto il ricordo di quella fanciullesca sensazione di stupore, novità e straniamento che avevano suscitato in me tutte quelle teche, così numerose da parere ammassate l’una sull’altra, lucide come può essere il vetro antico, ognuna chiusa a proteggere il proprio contenuto come cubici ventri materni.  Ricordo con affetto quella giornata, con le maestre e la guida del Museo intente a mostrare a me e ai miei compagni quella moltitudine di “cose” lì contenute, mentre io ero concentrata a cercare quegli strani ibridi che capeggiavano nei libri illustrati. Avevo come la sensazione che tutto andasse troppo a rilento ma dopo un po’ di sbuffi e tanta pazienza, la guida ci mostrò finalmente qualcosa di davvero interessante: un’enorme stanzone contenente colossali statue dal corpo di donna e dalla testa di gatto. Si trattava della dea Sekhmet, pericolosa figlia del Sole, a cui erano dedicate innumerevoli raffigurazioni. Le statue della dea sono presenti anche nell’attuale allestimento, situate nella Galleria dei Re, poeticamente illuminate da una studiata, calda e scenografica luce mirata. Le sculture tutt’ora esposte appartengono ad un’unica serie, scoperta al tempio di Mut a Karnak (Tebe est), forse inizialmente collocate nel «tempio di milioni di anni» nel sito di Kom el-Hettan, dove erano installate lungo le pareti del grande cortile. Si pensa che in totale fossero presenti nel tempio ben 365 statue: ogni giorno una particolare statua della dea, distinta da appellativi specifici, doveva essere invocata per supplicare la divinità sterminatrice di mantenere in vita il monarca regnante e liberarlo dalle febbri, dall’arsura e dalle forze avverse.

Ma torniamo a noi, la gita scolastica si concluse con un lieto fine, ero riuscita a vedere i miei “mostrini” ed ero quindi soddisfatta di aver lenito la mia curiosità bambinesca. Come mai questa passione per le bizzarre creature che dovrebbero intimorire? La risposta ha a che fare con l’incipit del discorso. Avevo circa tre anni quando mio padre mi portò per la primissima volta al Museo Egizio e proprio in quell’occasione accade “il fattaccio”. La memoria si confonde con i racconti posteriori, ma leggenda vuole che i fatti siano andati così: in mezzo ad una sala ricolma di teche, c’ero io, piccola e maneggevole, in braccio a mio padre, lui guardava gli oggetti alle pareti e io in direzione opposta, con il capo reclino sulla sua spalla. E lì, in mezzo a quel vetroso labirinto a metà tra Lewis Carroll e il giardino dell’Overlook Hotel, pronunciò una frase che in famiglia è ormai un “cult”: “Che belli questi papiri”. Sì, perché non si era accorto che proprio alle sue spalle, e quindi nella direzione del mio sguardo, c’erano dei corpi accartocciati e rattrappiti, in cui le unghie e i capelli avevano continuato a crescere come in un sortilegio di cui nessuno mi aveva mai parlato. Probabilmente mi sentii osservata da quelle orbite vuote sgraziatamente sbendate e ebbi come l’impressione che tutti quei mostri inscatolati stessero ridacchiando della mia paura. Non c’era altro da fare che scoppiare in un pianto disperato. E così finì la mia prima visita al Museo Egizio di Torino.

L’unico modo per sconfiggere le proprie paure è quello di affrontarle, ma spesso accade che i timori si trasformino prima in curiosità incolmabili e poi in passioni. Durante le superiori tornai più volte “sul luogo del delitto”, ormai instancabile ammiratrice di quello che di certo è il popolo antico più magico e misterioso al mondo. L’aspetto che più mi affascinava in quegli anni -e forse tutt’ora- era la grande importanza che gli Egizi riservano al culto dei morti. Essi infatti credono nell’Aldilà e ritengono che nelle tombe prosegua in eterno la vita del defunto, per questo motivo le decorano con pitture in ricordo delle attività quotidiane e le corredano di monili, vasellame e oggetti di uso comune.
Nell’allestimento attuale, questo particolare aspetto cultuale è ben esplicato dai reperti delle tombe degli Ignoti e di Iti e Neferu. La prima venne ritrovata intatta a Gebelein nel 1911 e, grazie ai dettagliati appunti di Virginio Rosa, è stato possibile ricostruire pedestremente la disposizione degli oggetti nella ricostruzione all’interno del Museo. La seconda è un esempio emblematico di sepoltura dedicata a personaggi di alto rango, in cui particolarmente impattanti risultano le pitture parietali, raffiguranti i temi tipici del repertorio decorativo delle cappelle funerarie dell’Antico Regno: le ricchezze offerte al defunto e le persone coinvolte nella preparazione e, nella camera centrale, scene rituali d’offerta, per perpetuare la vita del defunto nell’Aldilà.
L’ultimo riallestimento museale risale al 2015, i lavori hanno riguardato l’intero percorso, articolato su cinque piani espositivi e radicalmente modificato per una più ampia godibilità degli spazi.

Non è passato così tanto tempo dalla mia ultima e recente visita al Museo Egizio e devo dire che personalmente un po’ tutte quelle teche e quelle mummie sbendate mi mancano.
L’aspetto attuale è però davvero straordinario, un chiaro esempio di museo moderno, tecnologicamente avanzato per catturare l’attenzione dei più giovani e assicurare un’esperienza immersiva e totalizzante degli spazi anche ai più grandi. Di certo non si può riassumere la grandiosità del Museo Egizio in un breve articolo come questo, né tantomeno pretendere di spiegare una civiltà che si sé sviluppata per circa quaranta secoli (dall’epoca preistorica sino al fiorire dell’arte copta nel V-VI sec. d.C.) ma a posso permettermi di condividere con voi lettori ciò che più mi ha colpito della mia ultima “passeggiata” museale. In primis, uno dei sarcofagi di Mereru, in cui è presente, oltre ai tipici occhi “udjat”, un “orologio stellare diagonale”, ossia una tabella che indica l’ora di culminazione durante la notte di 36 stelle dette «decani» con il variare dei mesi e delle stagioni.

Vi segnalo gli “ostraka”, (schegge di calcare illustrate con scene inusuali, libere dai canoni tradizionali) e le statuette delle divinità protettrici della famiglia (come Renenutet, Bess o Tuaret), scoperte nel villaggio di Deir El-Medina; nello stesso sito archeologico è stato ritrovato un papiro amministrativo di Amennakht (vissuto durante il regno di Ramesse III), in cui sono riportate le notizie riguardanti il primo sciopero della storia: gli operai del villaggio protestarono perché non ricevettero le dovute razioni alimentari, pagamento per il loro lavoro. Triste ed interessante testimonianza dell’eternità dell’ingiustizia che aleggia in questo mondo.
Affascinanti e mistici sono i papiri srotolati sulle pareti: lo sguardo si perde tra i caratteri pittografici, le composizioni armoniose, le figure che seguono i canoni dell’arte egizia che rimane invariata nei secoli e diventa inconfondibile nell’immaginario delle persone. Vengono chiamati “libri dei morti” i papiri con testi magici e illustrazioni collocati nelle tombe per aiutare i defunti a superare i pericoli dell’oltretomba e raggiungere la vita eterna. Esistevano più di duecento capitoli riguardanti tali tematiche ma nessun libro li conteneva tutti, infatti dal repertorio ciascuno sceglieva le formule a lui più appropriate, (Libro dei Morti di Kha).Mi è dispiaciuto non rivedere, per giusti motivi di restauro, il celebre “papiro erotico”. Si tratta di una parodia sociale, un particolare documento destinato a una classe agiata che trovava piacere nella rappresentazione della trasgressione.

In effetti l’elenco dei reperti che hanno ri-catturato la mia attenzione rischia di diventare eccessivamente lungo e tedioso ed è quindi bene che mi fermi e lasci scoprire a voi le altre meraviglie che non ho citato. Prima di concludere trovo obbligatorio spendere due parole su quello che è “il fiore all’occhiello” del Museo: la Galleria dei Re. L’enorme sala espositiva si trova alla fine del percorso, immensa e fiocamente illuminata, dove le imponenti statue emergono dalla penombra e ipnotizzano con la loro mistica bellezza i visitatori. Tra queste spicca l’effige di Ramesse II, uno dei faraoni più noti di tutta la storia dell’antico Egitto. Raffigurato seduto sul trono, è rappresentato con gli elementi canonici del potere, il volto sorridente e i lobi delle orecchie forati – dettaglio ripreso dall’arte Amarniana- ai lati delle sue gambe sono rappresentati la moglie e il figlio, in scala ridotta, a simboleggiare la continuità dinastica.
Quando il percorso finisce e si ritorna “a riveder le stelle” si ritorna anche alla vita “normale”, a correre frettolosi tra i sanpietrini e le architetture barocche e liberty che non abbiamo quasi mai il tempo di goderci. Eppure per me, ad ogni visita qualcosa cambia, un dubbio lenito ed una curiosità nuova da scoprire la prossima volta, e forse è questo il trucco: provare a non diventare mai “troppo grandi” da non avere tempo per essere curiosi.E comunque quando mi chiedono come mai mi piacciono i mostri e le storie horror e le leggende inquietanti io torno bambina e mi ricordo di quel simpatico trauma che non ho ancora voglia di superare.

Alessia Cagnotto

Sabato riaprono le visite al castello del Valentino

Da sabato 18 luglio ripartono le visite guidate alla dimora sabauda sede storica del Politecnico di Torino

 Dopo oltre 100 giorni di chiusura a causa delle misure di contenimento dovute all’emergenza sanitaria da Covid-19, il Castello del Valentino, sede storica del politecnico di Torino e residenza sabauda dichiarata Patrimonio dell’umanità UNESCO, riapre al pubblico sabato 18 luglio 2020.

Il Castello, proprietà del Politecnico, è sede della Scuola di Architettura. Le stanze del piano nobile sono visitabili solo durante visite guidate gratuite, accompagnati da personale laureato selezionato dall’Ateneo. L’itinerario di un’ora prevede la visita delle stanze del piano nobile, sala delle colonne e cappella al piano terreno: è possibile che l’itinerario possa subire qualche variazione in caso di lavori di restauro e/o sale occupate da convegni.

La visita sarà svolta in assoluta sicurezza, con ingresso contingentato per gruppi di visitatori non superiori a 15 persone e l’adozione di tutte le norme di comportamento necessarie all’accesso a luoghi pubblici, come l’utilizzo delle mascherine e la misurazione della temperatura all’ingresso.

Ogni settimana, sarà quindi nuovamente possibile visitare il Castello, con due orari di ingresso al sabato mattina: alle 10.00 e alle 11.30. (prenotazione obbligatoria sul sito del Castello)

“Abbiamo scelto di riaprire il castello, appena possibile, a cittadini e turisti, consapevoli del patrimonio che abbiamo il privilegio di possedere, custodire e valorizzare, dichiara la professoressa Annalisa Dameri, Referente Scientifico per i Restauri del Castello del Valentino.

 

Istruzioni per la visita e le prenotazioni

Misure per l’emergenza Covid-19

L’ingresso sarà contingentato e, grazie ad alcune semplici norme di comportamento, sarà garantita una visita piacevole e sicura:

All’ingresso sarà misurata la temperatura. Se risulterà 37,5°C o superiore, sarete invitati a lasciare il castello con i vostri accompagnatori
I visitatori sono pregati di indossare la mascherina per tutta la permanenza al castello.
In coda e durante la visita, i visitatori sono pregati di mantenere la distanza di 2 metri con gli altri visitatori e il personale.
Lungo il percorso di visita il pubblico è pregato di attenersi alle indicazioni del personale preposto
I gruppi non dovranno superare i 15 visitatori

Giorni di apertura

Il sabato, ore 10:00 e ore 11:30. La durata è di 1 ora circa.

I gruppi superiori a 15 persone possono concordare orari e giorni di visita inviando una mail a visite.castellodelvalentino@polito.it

È necessario presentarsi 15 minuti prima dell’orario di inizio itinerario.

I minori di 12 anni devono essere accompagnati da un adulto.

L’accesso avviene da Viale Pier Andrea Mattioli 39.

Chiusure

Il Castello sarà chiuso nel periodo delle festività natalizie, delle festività pasquali, il 24 giugno e durante le festività nazionali.

Modalità di prenotazione

Le visite guidate sono organizzate per un massimo di 15 persone e sono tenute da personale laureato in architettura che illustrerà i principali aspetti storici, artistici ed istituzionali del palazzo.

Prenotazioni al link: https://castellodelvalentino.polito.it/?page_id=935

Singoli Visitatori

È richiesta la prenotazione da effettuarsi esclusivamente on line almeno 24 ore prima della visita.

La prenotazione non è dovuta per i minori fino a 10 anni.

L’accesso avviene da Viale Pier Andrea Mattioli 39.

In caso di ritardo non sarà possibile accedere al Castello e verrà richiesta un’ulteriore prenotazione.

Le visite hanno la durata di un’ora circa.

Per i non prenotati, è possibile presentarsi direttamente al castello 15 minuti prima della partenza delle visite: l’accesso sarà possibile solo in caso di annullamento di prenotazioni e comunque sino a raggiungere un max di 15 persone per gruppo.

Lingua Itinerari

Le visite guidate sono in lingua italiana.

Su richiesta, per gruppi di minimo 15 persone, è possibile effettuare la visita in lingua inglese, francese, spagnolo (scrivere a visite.castellodelvalentino@polito.it)

Controlli di sicurezza

All’ingresso, ogni visitatore sarà sottoposto ai necessari controlli di sicurezza.

Non è consentito:

– introdurre valigie, trolley, sacche, zaini, bottiglie di plastica o vetro, lattine, ombrelli, oggetti appuntiti, taglienti o contundenti;

– uscire dai percorsi indicati;

– toccare gli arredi e le opere;

– fumare (anche sigarette elettroniche).

Non sono ammessi animali.

Non è possibile introdurre e utilizzare passeggini.

È necessario rispettare le indicazioni generali riportate sulla segnaletica.

Modalità di accesso per persone con disabilità

Per consentire un’assistenza adeguata, è opportuno segnalare al momento della prenotazione della visita impedimenti o limitazioni derivanti da condizioni di disabilità.

Durante il percorso è possibile utilizzare ascensori e altri mezzi idonei a superare le barriere architettoniche.

Per l’attraversamento del cortile interno potrebbero sussistere problemi negli spostamenti con carrozzine, data la presenza del pavé. È previsto un accesso alternativo al piano nobile.

Sono disponibili maquette e tavole tattili per ipovedenti e non vedenti (scrivere a visite.castellodelvalentino@polito.it)

Il cielo si apre su Mirafiori

Estate a sud Mirafiori | dal 10 luglio al 25 settembre 2020

musica, spettacolo, cinema, conferenze scientifiche, laboratori per bambini, yoga al tramonto e passeggiate nel parco

Presso  la Casa nel Parco e il CPG Torino, Mirafiori sud, Torino. A cura di Fondazione della Comunità di Mirafiori

in partenariato con Ass. il Laboratorio CPM, Ass. Centro Scienza onlus e Associazione Museo Nazionale del Cinema

In collaborazione con Cooperativa sociale Mirafiori, TorinoGiovani, Coop Academy, Locanda nel Parco

Family Media Partner: TorinoBimbi

Con il patrocinio di Circoscrizione 2 Torino

Con il contributo di Compagnia di San Paolo

Con il sostegno di Città di Torino e Fondazione per la Cultura Torino

nell’ambito di Torino a Cielo Aperto

Torino, 14 luglio 2020 ESTATE A SUD nasce dalla volontà di offrire al territorio di Mirafiori sud un messaggio unitario di ripartenza attraverso un unico cartellone su due aree a nord-est e nord-ovest del parco Colonnetti con appuntamenti estivi alla Casa nel Parco – Casa del Quartiere di Mirafiori sud e al CPG – Centro di Protagonismo Giovanile.  

Il calendario di appuntamenti promossi dalla Fondazione Mirafiori valorizza la storica collaborazione con AMNC, la proficua e recente collaborazione con Centro Scienza e la decennale relazione territoriale tra Casa nel Parco e Centro di Protagonismo Giovanile.

Alla Casa nel Parco verranno proposti 9 appuntamenti, un concerto, cinema sotto le stelle e conferenze scientifiche divulgative, tutti i giovedì sera, dal 16 luglio con il concerto di musica lirica e gospel di Fé Avouglan e Diego Mingolla fino al 10 settembre con levento Aspettando Terra Madredella Comunità Slow Food – Mirafood per la valorizzazione del quartiere Mirafiori Sud di Torino. Tutti gli eventi alla Casa nel Parco sono con ingresso a offerta libera e prenotazione obbligatoria.

Al CPG Torino, Centro di Protagonismo Giovanile di Mirafiori sud, verranno proposti 8 appuntamenti di musica e teatro tutti i venerdì sera, dal 10 luglio con il concerto di chitarra acustica fingerstyle dellartista under35 Lorenzo Favero, fino al 25 settembre (con pausa ad agosto) con ingresso su prenotazione e possibilità degli artisti di fare cappello’.

Appuntamenti extra calendario saranno yoga al tramonto epasseggiate nel parco per famiglie alla Casa nel Parco per 6 venerdì e il sabato pomeriggio laboratori per bambini tra gioco e scienza dai 6 anni. Le proiezioni dei concerti in streaming di Africa Unite, Bianco e Omar Pedrininellambito di ConcertON e Coop Academy al CPG dal 18 luglio per 3 sabato sera.

Alla Casa nel Parco

Inaugura Estate a Sudalla Casa nel Parco giovedì 16 luglio dalle ore 20.30 il CONCERTO DI MUSICA CLASSICA E GOSPEL di Fé Avouglan, soprano americana di origine ugandese e togolese, con il suo collaboratore di lunga data Diego Mingolla, musicista a 360° ricco di esperienze di altissimo livello.

Nella prima parte del concerto, i due artisti di fama internazionale residenti nel territorio si esibiranno con brani dal repertorio della Tosca e Suor Angelica di G. Puccini, dallOtello e dallAida di G. Verdi e dalla Norma di Bellini.

La seconda parte del concerto attingerà dal repertorio gospelcon radici nella musica del continente africano, un sound che oggi è amato e conosciuto ovunque capace di evocare una forza interiore necessaria ad affrontare e superare qualunque sfida e arrivare a credere in un mondo più autentico: tra i brani non mancheranno Amazing Grace”, Joshua fit Battle of Jericho”, Deep River”, “Stand Updel film Harriet, O Happy Day”. Una scaletta che sarà una fotografia di questo particolare contesto storico che ha toccato ogni esistenza a livello locale e internazionale, scelta da Fé Avouglan, soprano californiano formatasi negli Stati Uniti che si è esibita in teatri di prestigio come l’Opéra Garnier di Parigi e l’Opéra di Algers e ha collaborato con Roger Rama nella produzione di The State of Art, e da Diego Mingolla, apprezzato pianista, impegnato come consulente musicale, compositore, arrangiatore e pianista in palcoscenico, ha collaborato, tra gli altri, con Davide Livermore, Ugo Nespolo, John Turturro.

Attività benessere

Venerdì 17 luglio alle 19.30-20.30 nel parco Colonnetti, davanti a Casa nel Parco, il primo appuntamento con YOGA AL TRAMONTO NEL PARCO, per tutti e tutte, attività benessere condotta da Stefania Giovando, Patrizia Ottone e Irene Rossi, che si ripeterà tutti i venerdì fino al 21 agosto.

Laboratori tra gioco e scienza, a cura di Centro Scienza

La proposta di nuovi laboratori tra gioco e scienza per bambini dai 6 anni uniti ai talk, conferenze scientifiche divulgativeche hanno dimostrato grande capacità attrattiva nella scorsa edizione estiva 2019, prosegue la collaborazione con CentroScienza Onlus che anche questestate sul territorio di Mirafiori sud si pone lobiettivo di coinvolgere pubblici di tutte le età

Sabato 18 luglio ore 17

INCONTRIAMO LA FISICA

ACQUA E ARIA, GIOCHIAMO CON I FLUIDI!

Il primo dei 3 laboratori tra scienza e gioco per bambini dai 6 anni. Aria e acqua: vi sembrano diverse? Lo sono, ma sono entrambe fluidi dalle proprietà molto interessanti che scopriremo giocando e sperimentando. Basta armarsi di recipienti, bottigliette, bacinelle, tanta curiosità…e poca paura di bagnarsi!

Sabato 25 luglio ore 17

INCONTRIAMO LA CHIMICA

SCOMPONIAMO I COLORI

Utilizzando la cromatografiascopriremo lorigine chimica della colorazione delle piante, estraendo i pigmenti che permettono loro la fotosintesi e scomporremo linchiostro dei pennarelli. Daremo colore alla chimica!

Sabato 1 agosto ore 17

INCONTRIAMO LA BIOLOGIA

I SEGRETI DELLA VITA

“Che mestiere fa il biologo? Studia, cerca di capire i segreti della vita e di comprendere qual è l’origine della vita! Attraverso semplici esperimenti proveremo a indagare la complessità del mondo vegetale e animale e vedremo come tutto dipenda da un’unica molecola, il DNA!”

TALK – conferenze scientifiche divulgative a cura di CentroScienza

Giovedì 23 luglio ore 21

TALK: SCEGLI COSA VOGLIO

a cura di TAXI 1729, società di formazione e comunicazione scientifica. Conferenza spettacolo su economia e percezione. Nella vita di tutti i giorni il timone delle nostre scelte è nelle mani dellintuito, prezioso risultato di milioni di anni di evoluzione. Se da una parte lintuito ha il pregio farci scegliere in modo rapido, anche di fronte alle situazioni più complesse, dallaltra capita che ci faccia fare errori grossolani. In questa serata si uniranno il rigore dellindagine scientifica allintrattenimento di uno show.

Giovedì 6 agosto ore 21

LE PROPRIETÀ GENIali DEL DNA

a cura di Antonella Roetto, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino.

Il DNA è una molecola ormai piuttosto conosciuta presente nel nucleo di tutte le cellule, che racchiude in sé le informazioni necessarie per la creazione, la nascita e lo sviluppo di ogni organismo vivente. Cercheremo pertanto di approfondire alcuni aspetti meno noti del DNA e di spiegare come questo materiale così prezioso si tramette dai genitori ai figli, pur non creando delle semplici copie dei genitori ma conferendo a ciascuno di noi la propria individualità pur avendo tutti una base comune.

Giovedì 3 settembre alle ore 21

ASTROBUFALE: Tutto ciò che sappiamo, ma non dovremmo sapere, sullo spazio. Condotto da Luca Perri, astrofisico e divulgatore scientifico. Da oltre dieci anni Perri si occupa di divulgazione tra radio, televisioni, carta stampata, festival e social network. Nel corso dei secoli, sullo Spazio, ne abbiamo sentite tante. Ma sono tutte vere? Un quiz interattivo ci accompagnerà in una carrellata di falsi miti. Per scoprire insieme come la realtà sia molto più affascinante della fantasia.

CineComedy a Mirafiori – IX edizione a cura dell’AMNC

Il calendario prevede 4 serate di Cinema sotto le stelle, una rassegna giunta alla sua IX edizione e curata dall’AMNC: ogni anno dal 2012 sono stati realizzati otto appuntamenti sempre di giovedì nei mesi di giugno e luglio. 

Dal 30 luglio al 27 agosto alla Casa nel Parco verranno proposti quattro titoli, nella serata del giovedì con ingresso libero. Per il 2020 la rassegna CINECOMEDY a MIRAFIORI sarà più compatta e ridotta nella programmazione a causa dell’emergenza sanitaria, ma con lobiettivo di venire incontro a due principali bisogni: offrire intrattenimento alle tante famiglie che a causa della crisi economica non si sposteranno dalla città per le ferie e arricchire lofferta culturale nel periodo a cavallo con il  Ferragosto. Questanno la selezione di film proposti sarà un viaggio ideale nelle questioni del presente.

Giovedì 30 luglio ore 21.30

DOMANI È UN ALTRO GIORNO di Simone Spada (Italia 2019, 100’)

Con Valerio Mastandrea e Marco Giallini, film candidato al David di Donatello, girato tra Roma, Barcellona e il Canada, è la storia di due cari amici molto diversi tra loro che si ritrovano per quattro giorni ad affrontare un grande e commovente tema, una sorta di partita a tennis.

Giovedì 13 agosto ore 21.30

IL GRANDE SALTO di Giorgio Tirabassi (Italia 2019, 94’)

Con Ricky Memphis e Giorgio Tirabassi, candidato ai Nastri DArgento, è il film desordio come regista di Tirabassi, un omaggio alla grande commedia italiana. La ricerca della seconda occasione, della grande svolta di due 50enni appena usciti di prigione sarà il pretesto per sorridere e allo stesso riflettere.

Giovedì 20 agosto ore 21.30

LA CANZONE DEL MARE di Tomm Moore (Irlanda 2015, 94’)

Film danimazione per tutte le età, ispirato alle leggende irlandesi e candidato agli Oscar, è un magico racconto di formazione tra foche, conchiglie e creature fantastiche di una bambina che vive in un faro e sente il richiamo del mare.

Giovedì 27 agosto ore 21.30

LA DONNA ELETTRICA di Benedikt Erlingsson (Islanda, Francia, Ucraina 2018, 101’)

Halla è una donna single che dirige un piccolo coro nella verde ed educata Islanda, ma la sua esistenza quotidiana e insospettabile nasconde un segreto: Halla è infatti anche un’ ecoterrorista che lotta contro i politici e lindustria nazionale. Ma nella sua vita privata accadrà qualcosa di inaspettato.

Passeggiate serali nel parco per famiglie

Venerdì 7 e 21 agosto dalle ore 21.30, le famiglie con bambini con più di 6 anni sono invitate ALLA SCOPERTA DEL POPOLO NOTTURNO DEL PARCO, attività a cura di Associazione Studio ArteNa Arte e Natura, con partenza alla Casa nel Parco.

Per prenotazioni a tutti gli eventi di ESTATE A SUD alla Casa nel Parco (Via Modesto Panetti 1) scrivere una mail a prenotazioni@fondazionemirafiori.it

www.casanelparco.it | fb: CDQTCasanelParco

Al CPG Torino – Centro del Protagonismo Giovanile di Mirafiori sud 

Verrà proposta per la prima volta una programmazione culturale estiva allaperto con concerti e spettacoli teatrali nei venerdì sera, dal 10 luglio al 25 settembre 2020 (con pausa ad agosto) ad ingresso libero e possibilità degli artisti di fare cappello, e la proiezione di 3 concerti in streaming nellambito del progetto ConcertON di Coop Academy.

Tutti gli appuntamenti della rassegna al CPG Torino sono caratterizzati dal coinvolgimento di under35, nel ruolo di organizzatori e artisti. I concerti spazieranno dalla canzone dautore allindie, dalla musica barocca alle contaminazioni e i protagonisti saranno musicisti che hanno partecipato a B-Side e Mirafiori Cult, rassegne organizzate nellarco degli anni. Per quanto riguarda gli spettacoli teatrali, il  CPG è sede di corsi e ha una lunga tradizione di collaborazioni con compagnie del quartiere e della città per i cartelloni delle stagioni indoor Teatro baracca” e Ammazzacaffè”: questa rassegna estiva ne sarà una selezione.

ConcertON di Coop Academy è un progetto che nasce nei giorni della quarantena per permettere alla filiera dello spettacolo dal vivo, dai tecnici agli artisti, di continuare a sopravvivere con lesibizione in streaming di nomi di rilievo, concerti senza pubblico per far ripartire lindustria musicale. CPG Torino, con la proiezione in presenza di 3 concerti in streaming nei sabato sera, affronta la sfida di riportare al pubblico la musica con un festival virtuale che sostenga liniziativa di Coop Academy  e superi così i normali canoni del concerto live.

Per tre sabato sera consecutivi dalle ore 21 ecco le line up dei concerti proiettati al CPG:

sabato 18 luglio AFRICA UNITE + RONCEA + FRAN E I PENSIERI MOLESTI

sabato 25 luglio BIANCO + ELSO + DICICENTO35

sabato 1 agosto OMAR PEDRINI + FRACTAE + XYLEMA

Rassegna estiva CPG

Dopo il concerto di apertura della rassegna con LORENZO FAVERO il 10 luglio, il 17 luglio alle ore 21.00 si terrà il concerto di musica barocca del DUO ÉNCHORDA, nato dalla collaborazione di Martina Anselmo alla viola e Silvio D’Amore alla chitarra per esplorare il repertorio per viola e chitarra, a cui sono dedicate pagine bellissime soprattutto a partire dal XX secolo, senza tralasciare i brani dei periodi precedenti. In questo concerto il Duo Énchorda proporrà un programma che spazia dal barocco al novecento con trascrizioni e brani originali, con musiche di Lauffensteiner, Marais, Kuffner, Margola, Machado.

Il 24 luglio alle ore 21.00 saranno due gli artisti a esibirsi live in una serata dedicata alla musica dautore: OPPE +ANDRÈ PASCAL.

Oppedisano Salvatore, in arte OPPE, è presente nella scena musicale alternativa/indie torinese, non solo con i suoi brani scritti ed arrangiati rigorosamente autoprodotti, con il suo ampio bagaglio di pezzi originali, ripercorrerà, con chitarra e voce solista, più di ventanni di musica suonata dal vivo, senza tralasciare repertori di chitarra classica.

Andrè Pascal, classe ’86, cantante e musicista, è stato il frontman della band new wave “La Pioggia”, si presenterà con un repertorio alternativo, non scontato, contornato da sussurri e falsetti, con canzoni in italiano su situazioni reali, sogni interrotti, viaggi sofferti.

Il 31 luglio alle ore 21.00 EDOARDO PASCALE presenterà il suo progetto in solo di musica classica e jazz in dialogo con la loopstation, che da un lato espande le possibilità armoniche e ritmiche dello strumento chitarra, presentando in quanto macchina una sfida: incidendo e sovraincidendo dal vivo in tempo reale (e senza basi pre-programmate) si riuscirà a salvaguardare la spontaneità del flusso creativo e dell’improvvisazione?

Dopo la pausa di agosto, la rassegna prosegue con DAVIDE CRUCCAS, il 4 settembre alle ore 21.00 con un concerto di musica d’autore. Cruccas, autodidatta e da sempre appassionato di canto, dal 2009 al 2012 si è esibito come busker per le strade di Londra, espandendo il proprio panorama artistico e partecipando a numerosi open-mic con il suo trio folk-rock. Nel 2019 in Italia ha registrato Ballate fra terra e cielo: un viaggio in un mondo sempre in bilico tra ricordi e visioni di un cantautore sognatore e nostalgico.

L’ 11 settembre alle ore 21.00 sarà una serata di musica inedita con musicisti che affondano le loro radici nel territorio: DANIELE MIOLA + FLATEMATES 205.

Daniele Miola cantautore ventiquattrenne proveniente da Nichelino, ha presentato il brano La felicità” nella passata edizione del concorso di Area Sanremo. Durante il liceo ha fondato il gruppo Sanserdì” con i quali ha partecipato a contest come Pagella Non Solo Rocke le selezioni per il TMF – Tour Music Fest. Popone musica cantautorale pop. I Flatmates 205 si formano a Mirafiori a fine 2015, arrivano terzi nel 2017 a Pagella Non Solo Rock, suonando poi al festival Balla coi Cinghiali Festivalin cui aprono a Eugenio in Via di Gioia, Macabra Moka e Woodoo Dolls. Propongono musica di genere pop-punk, di ispirazione primi 2000, e hanno un pubblico molto attivo, che sovente ricambia con moshpit.

Il 18 settembre sarà una serata allinsegna della tecnica dellimprovvisazione, applicata al mondo del rap e del teatro con REBOOT TEATRO + JO VEZZ.

Reboot teatro è una scuola di arti sceniche che parte dallimprovvisazione teatrale per arrivare ai laboratori di recitazione e ai corsi di scrittura, tra Torino e Novara.

Lo spettacolo proposto sarà all’insegna della comicità, con tanti giochi e sketch in cui il pubblico sarà protagonista, dando input e spunti agli attori.

Jo Vezz è il nome darte di Raffaele Micucci, classe 94, rapper di Mirafiori, sulla scena dal 2013. Tra incursioni di freestyle e  brani del suo repertorio, Jo Vezz tornerà a esibirsi in quartiere dopo 3 album: “Missione compiuta Vol1”, “Missione compiuta Vol2″e il nuovo “I segreti del Genio”.

Il 25 settembre ore 21.00 chiuderà la rassegna SIMO VELUDO, uno dei 4 finalisti per Arezzo Wave Piemonte, con un concerto di musica alternativa pop wave.

Simo Veludo solista dal 2017, dopo aver militato in varie band, inaugura il percorso esibendosi per strada in varie città italiane. Terzo classificato nel concorso nazionale “MUSICA E’ 2018 – Categoria INEDITI” di Tarquinia (LT), a giugno 2019, dopo quasi un anno di selezioni, è quarto classificato nel concorso per band emergenti “TORINO SOTTERRANEA”: su più di 80 band partecipanti, è l’unico solista ad essere arrivato in finale. Dopo un mini tour indipendente sulle spiagge della Liguria insieme a vari artisti emergenti del territorio, le esibizioni al Ferrara Busker Festival e il posto come primo classificato assoluto al concorso “Voci di Mezza Estate 5”, ha inaugurato il 2020  con la pubblicazione per Pan Music Production di 3 singoli nuovi: Ascesa”, Torino Metropolitana” e Vitamina”, quest’ultimo totalmente autoprodotto in casa durante il periodo di quarantena.

Per prenotazioni a tutti gli eventi di ESTATE A SUD al CPG Torino (Strada delle Cacce 36) scrivere un messaggio whatsapp al numero +39 349 783 7231

www.cpgtorino.it | fb: cpgtorino

Programma ESTATE A SUD

CPG Torino | ven 10 luglio, ore 21.00 – 22.30
LORENZO FAVERO musica classica e d’autore

Casa nel Parco | giov 16 luglio, ore 20.30 – 21.30
FÉ AVOUGLAN e DIEGO MINGOLLA, soprano e pianoforte musica lirica e gospel

Casa nel Parco | ven 17 Luglio, ore 19.30-20.30

YOGA AL TRAMONTO Con Stefania Giovando, Patrizia Ottone e Irene Rossi

CPG Torino | ven 17 luglio, ore 21.00 – 22.30

DUO ÉNCHORDA musica barocca

Casa nel Parco | sabato 18 luglio, ore 17.00 -18.00
INCONTRIAMO LA FISICA: acqua e aria, giochiamo con i fluidi!
Laboratori tra scienza e gioco per bambini dai 6 anni. A cura di Centro Scienza

CPG Torino | sab 18 luglio, ore 21.00 – 22.30
AFRICA UNITE + RONCEA + FRAN E I PENSIERI MOLESTI
Concerto in streaming con proiezione esclusiva. Nellambito del progetto ConcertON / Coop Academy

Casa nel Parco | giov 23 luglio, ore 21.30 – 22.30
TALK: SCEGLI COSA VOGLIO A cura di TAXI 1729, società di formazione e comunicazione scientifica. Talk su economia e percezione. Conferenze spettacolo su tematiche scientifiche per un pubblico di tutte le età a cura di Centro Scienza.

Casa nel Parco | ven 24 luglio, ore 19.30 – 20.30
YOGA AL TRAMONTO Con Stefania Giovando, Patrizia Ottone e Irene Rossi

CPG Torino | ven 24 luglio, ore 21.00 – 22.30

OPPE +ANDRÈ PASCAL musica d’autore

Casa nel Parco | sabato 25 luglio, ore 17.00-18.00
INCONTRIAMO LA CHIMICA: scomponiamo i colori
Laboratori tra scienza e gioco per bambini dai 6 anni. A cura di Centro Scienza

CPG Torino | sab 25 luglio, ore 21.00 – 22.30

BIANCO + ELSO + DIECICENTO35
Concerto in streaming con proiezione esclusiva. Nellambito del progetto ConcertON/Coop Academy

Casa nel Parco | giov 30 luglio, ore 21.30
CINECOMEDY A MIRAFIORI Domani è un altro giorno di Simone Spada (Italia 2019, 100’).
Festival del cinema sotto le stelle. IX edizione. A cura di Ass. Museo Nazionale del Cinema

Casa nel Parco | ven 31 luglio, ore 19.30 – 20.30
YOGA AL TRAMONTO Con Stefania Giovando, Patrizia Ottone e Irene Rossi

CPG Torino | ven 31 luglio, ore 21.00 – 22.30
EDOARDO PASCALE musica classica e jazz

Casa nel Parco | sabato 1 agosto, ore 17.00
INCONTRIAMO LA BIOLOGIA: i segreti della vita
Laboratori tra scienza e gioco per bambini dai 6 anni. A cura di Centro Scienza

CPG Torino | sab 1 agosto, ore 21.00 – 22.30
OMAR PEDRINI + FRACTAE + XYLEMA
Concerto in streaming con proiezione esclusiva. Nellambito del progetto ConcertON/Coop Academy

Casa nel Parco | giov 6 agosto, ore 21.00 – 22.30

TALK: LE PROPRIETÀ GENIali DEL DNA A cura di Antonella Roetto, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino. Conferenze spettacolo su tematiche scientifiche per un pubblico di tutte le età a cura di Centro Scienza

Casa nel Parco | ven 7 agosto, ore 19.30 – 20.30
YOGA AL TRAMONTO Con Stefania Giovando, Patrizia Ottone e Irene Rossi

Casa nel Parco | ven 7 agosto, ore 21.30 – 22.30

ALLA SCOPERTA DEL POPOLO NOTTURNO DEL PARCO
Passeggiate serali nel parco famiglie con bambini dai 6 anni. A cura di Ass. Studio ArteNa Arte e Natura

Casa nel Parco | giov 13 agosto, ore 21.30
CINECOMEDY A MIRAFIORI  Il grande salto di Giorgio Tirabassi (Italia 2019, 94’).
Festival del cinema sotto le stelle. IX edizione. A cura di Ass. Museo Nazionale del Cinema

Casa nel Parco | ven 14 agosto, ore 19.30 – 20.30
YOGA AL TRAMONTO Con Stefania Giovando, Patrizia Ottone e Irene Rossi

Casa nel Parco | giov 20 agosto, ore 21.30
CINECOMEDY A MIRAFIORI  La canzone del mare di Tomm Moore (Irlanda 2015, 94’).
Festival del cinema sotto le stelle. IX edizione. A cura di Ass. Museo Nazionale del Cinema

Casa nel Parco | ven 21 agosto, ore 19.30 – 20.30

YOGA AL TRAMONTO Con Stefania Giovando, Patrizia Ottone e Irene Rossi

Casa nel Parco | ven 21 agosto, ore 21.30 – 22.30
ALLA SCOPERTA DEL POPOLO NOTTURNO DEL PARCO
Passeggiate serali nel parco famiglie con bambini dai 6 anni. A cura di Ass. Studio ArteNa Arte e Natura

Casa nel Parco | giov 27 agosto, ore 21.30
CINECOMEDY A MIRAFIORI  La donna elettrica di Benedikt Erlingsson (Islanda, Francia, Ucraina 2018, 101’). Festival del cinema sotto le stelle. IX edizione. A cura di Ass. Museo Nazionale del Cinema

Casa nel Parco | giov 3 settembre, ore 21.00 – 22.30

TALK: ASTROBUFALE Tutto ciò che sappiamo, ma non dovremmo sapere, sullo spazio
A cura di Luca Perri, Astrofisico e divulgatore scientifico. Conferenze spettacolo su tematiche scientifiche per un pubblico di tutte le età a cura di Centro Scienza.

CPG Torino | ven 4 settembre ore 21.00 – 22.30
DAVIDE CRUCCAS musica d’autore

Casa nel Parco | giov 10 settembre, ore 19
MIRAFOOD: “ASPETTANDO TERRA MADRE”

CPG Torino | ven 11 settembre ore 21.00 – 22.30
DANIELE MIOLA/FLATEMATES 205 musica inedita pop

CPG Torino | ven 18 settembre ore 21.00 – 22.30
REBOOT TEATRO/JO VEZZ impro teatrali e Rap

CPG Torino | ven 25 settembre ore 21.00 – 22.30
SIMO VELUDO musica alternativa pop wave

INFO/CONTATTI

Casa nel Parco

Via Modesto Panetti 1 – Torino / TEL: 011 68 25 390 / MAIL: info@fondazionemirafiori.it

Per prenotazioni scrivere una mail a prenotazioni@fondazionemirafiori.it

www.casanelparco.it

fb: CDQTCasanelParco

Cpg Torino

Strada delle Cacce 36 – Torino / tel: 011 34 87 915 / MAIL: info@cpgtorino.it

Per prenotazioni scrivere un messaggio whatsapp al numero +39 349 783 7231

www.cpgtorino.it

fb: cpgtorino

Il Cap10100 riapre con una nuova proposta culturale

THIS MUST BE THE PLACE  Dopo quasi due mesi di lockdown, che ha piegato al silenzio un mondo intero, lentamente la città di Torino restituisce ai suoi luoghi quel sintomo di vita che il Covid-19 ha sottratto alla primavera.

A ripartire con una nuova proposta culturale è il Cap10100, che inaugura il suo foyer con il programma estivo This must be the place, un progetto che dal 18 giugno ha riaperto lo spazio al pubblico, con appuntamento fisso dal mercoledì al sabato, per tutto il mese di luglio.

Dall’orario di aperitivo, in occasione della bellezza di ogni sole che sulle rive del Po declina la sua luce, il Cap10100 decora le serate con spettacoli, musica live, cinema, cortometraggi, stand up comedy e degustazione di vini, un’opportunità per respirare ancora qualcosa di autentico. Ogni evento è a ingresso gratuito, rispetta i termini di sicurezza indicati dalla legge ed è accessibile solo su prenotazione.

Tutti i mercoledì l’incontro è con Dischi Brillantina, l’evento che a metà settimana offre deliziosi aperitivi accompagnati da sound jazz, soul, funky, disco, hip hop.

Dal giovedì al sabato, la compagnia Genovese Beltramo, in collaborazione con il centro nazionale del cortometraggio italianshort film center, propone dalle ore 22.30 Short on the water, unarassegna di cortometraggi guidata da Savino Genovese, regista, attore e drammaturgo italiano.

Questo giovedì, 16 luglio 2020, il Cap ospiterà la seconda serata dedicata al vino, inserita nel progetto This must be the wine. L’immersione nel gusto proposta da un ciclo di degustazioni è l’incipit di un racconto che coinvolge i sensi da più fronti, un percorso all’interno di una narrazione legata alla cultura e alla filosofia del terroir, che vede coinvolta l’azione di uomini che si relazionano alle terre del Barolo, Pistoia e della Vallupina. Per questo appuntamento gli outsiders saranno rispettivamente Giovanni Canonica, celebre il suo ‘guardate che quello che avete nel bicchiere non è mica acqua, è soltanto vino’, Marina Giancaglini e Giacomo Lippi, il cui progetto prende il nome di Val di Buri, e infine Marco Durante, aka Il Signor Kurtz.

Per proseguire il lungo week end di eventi proposti al Cap10100 e sfuggire alle superstizioni di un venerdì 17, protagonisti della serata saranno i Cacao Mental , che scalderanno l’ambiente a ritmo della cumbia. Il trio che lo compone si forma nel 2014, quando il cantante Kit Ramos e il produttore polistrumentista Stefano Iascone – in seguito si aggiungerà il chitarrista Marco Pampaluma – tentano di fondere acustica, elettronica, tradizione afroperuviana, psichedelia e cumbia, un genere che si è diffuso inColombia e in quasi tutti i paesi dell’America Latina.

Il loro brano Tingo Maria è stato selezionato per aprire la prima compilation dellIstituto

Italiano di Cumbia, di Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti), uscita a maggio 2017 e

pubblicata dalletichetta La Tempesta Sur. Attualmente il trio italo-peruviano è in un tour di oltre cinquanta date in tutta Italia.

Il sabato è, invece, all’insegna di This must be the radio, e questo 18 luglio avrà come ospiti gli Urban the best, un progetto volto alla comunicazione della nuova musica italiana, un format con interviste e musica live, con lo scopo di fornire un supporto concreto ai musicisti emergenti. Nato nel 2008, UTB è genesi di molteplici sviluppi che si diramano sul web e live: dalle sale prova ai club ad aree concerto, centinaia di interviste web-radiofoniche, conduzione di eventi dal vivo e in diretta streaming.

Alessi Savoini

 

TUTTI I GIORNI DAL MERCOLEDI AL SABATO 

Aperitivo 18:30 – 21 
Spettacolo 21:00 – 22:00
Cortometraggio 22.30 – 23.30 

2 luglio – Leandro unplugged
3 luglio – Raccontando i giganti – Faber | Sirianni
4 luglio – This must be the radio | Hotblockradio
8 luglio – Maledetta primavera | Massimiliano Loizzi  
9 luglio – We Reading | Spinoza.it
11 luglio – This Must Be The Radio | Radio Zainet
16 luglio – This Must Be The Wine 
17 luglio – Cacao Mental | serata Pura Vida
18 luglio – This Must Be The Radio | Urban the best
23 luglio – Francesco Di Bella unplugged
24 luglio – Raccontando i giganti – Songwriters | Sirianni

Prenotazione:
Basta un DM sulla pagina Instagram https://www.instagram.com/cap10100/
oppure un messaggio whatsapp al numero 338 477 4391

Cultura e turismo nel “suol d’Aleramo” a Sala Monferrato

Dal Piemonte / Sempre più si diffonde la tendenza di andare alla ricerca di luoghi non appartenenti ai percorsi turistici maggiori dove si attendono sorprese di bellezza paesaggistica, cultura, arte, prelibatezze gastronomiche non ancora conosciute

Tra le splendide colline del Monferrato Sala è uno dei paesi del “Suol d’Aleramo” a cui è stato dato il riconoscimento Sito Unesco Monferrato degli Infernot, dove attualmente si contano solo 342 abitanti ma il lungimirante sindaco Mario Melotti si sta attivando attraverso il progetto ”Case in vetrina”, con agevolazioni e bonus facciate, ad attirare nuovi residenti.

Molte sono le proposte per rendere ancora più attraente il paese, tra queste la pavimentazione della salita all’oratorio san Francesco, la sistemazione dei due sentieri che portano al piazzale e il recupero degli Infernot sottostanti.Intenzione dell’attivissimo sindaco è anche la sistemazione della zona camper e dell’area ex gioco senza dimenticare il progetto assistenziale “Anziani a casa” e quello ecologico di agricoltura sostenibile.

Queste ed altre intelligenti iniziative alimentano l’interesse di visitare il paese e, perché no, affittare o comprare una casa immersa in un panorama incantevole che vanta eccellenti prodotti gastronomici, vini apprezzati anticamente alle corti Gonzaghesche di Casale e Mantova oltre a edifici storici pregevoli; basti pensare alla chiesa tardo cinquecentesca di san Giacomo con all’interno dipinti di Guglielmo Caccia, massimo rappresentante piemontese del manierismo controriformistico, l’oratorio quattrocentesco di san Francesco, la secentesca chiesa campestre di san Grato e l’elegante castello neo gotico.

Curiosi e interessanti, che ci riportano ai costumi e usi del tempo passato, la “Nevaia” ottocentesca ghiacciaia, recentemente riscoperta e il vecchio forno a legna ora archivio comunale.
Gradevole sorpresa per gli amanti della musica il Museo Ricordi, inaugurato nel 2015, nella dimora di Nanni Ricordi dove risiede l’ancora splendida e culturalmente vivacissima compagna Sandra Gasparinetti.Un’immersione nei favolosi anni 60 in cui il mitico discografico Nanni inventò il movimento dei cantautori italiani con la scoperta di talenti quali, tra i tanti, Paolo Conte, Gino Paoli, Giorgio Gaber, Luigi Tenco.

Occasione imperdibile per trovarsi tra documenti, giornali, lettere, fotografie, dischi e copertine ormai introvabili che riportano nostalgicamente a quell’epoca rivoluzionaria di avanguardia che ha fatto abbandonare i temi banali del repertorio di tante, non tutte naturalmente, canzoni italiane.
Ogni anno, in estate, è tradizione proporre intrattenimenti che ora, causa epidemia, è necessario limitare a tre soli eventi puntando sulla qualità di concerti ”Statici” rispettando scrupolosamente le norme stabilite.

Il primo incontro è programmato per domenica 26 luglio nella antica corte Turner con l’Orchestra Ritmico Sinfonica astigiana.

 

Giuliana Romano Bussola

Paratissima Art Station, due mesi di emozioni

Il nuovo modello della fiera d’arte degli artisti indipendenti più sostenibile, più flessibile e lungo due mesi

Dopo 15 anni, Paratissima nel 2020 cambia e si rinnova ripensando il classico modello di fiera d’arte, per sperimentare un nuovo modello più sostenibile e flessibile: anziché 5 giorni concentrati in una sola settimana, durante l’Art Week di Torino, Paratissima estenderà la sua durata su circa due mesi, dal 23 ottobre all’8 dicembre, offrendo di volta in volta al pubblico contenuti nuovi e diversi.

Paratissima mantiene inalterata la sua identità e la sua mission di sostegno all’arte emergente. Non cambia luogo, confermando la sede dell’ex Accademia Artiglieria di Torino, ma variano i tempi di fruizione dedicati alle sezioni che compongono l’intero evento: arti visive, gallerie d’arte e fotografia. Quattro gli appuntamenti in programma: dal 23 ottobre al 1° novembre le arti visive con le mostre collettive a tema curate dai giovani curatori di Nice; dal 6 all’8 novembre le gallerie d’arte; dal 13 al 22 novembre le mostre di arti visive curate dalla direzione artistica; dal 27 novembre all’8 dicembre la fotografia. Gli spazi utilizzati saranno esclusivamente al piano terra dell’ARTiglieria, in modo da ospitare tutti i progetti espositivi nei locali più prestigiosi: la manica lunga delle ex scuderie, l’ex galoppatoio e il salone dell’ex tribunale. A supporto della direzione artistica verrà coinvolto nella curatela dei vari eventi e nella giuria di selezione dei vari premi, un board di giovani curatori.

Paratissima, simbolo della creatività in costante movimento, diventa così a tutti gli effetti una stazione d’arte: da punto di incontro, di partenza o di arrivo a matrice di scambi e relazioni, nonché luogo di transito e di libera circolazione per l’arte e le sue nuove proposte. L’invito è a salire a bordo dei “treni” di volta in volta proposti per compiere un viaggio di scoperta sempre diverso, oltrepassando idealmente quei limiti imposti dalla onnipresente linea gialla, forma mentis necessaria per avvicinarsi e comprendere l’arte contemporanea.

«Se c’è una caratteristica che viene riconosciuta a Paratissima – spiega Lorenzo Germak, founder di Paratissima – è quella di non riuscire a stare ferma e di essere in continua crescita. Per questo, quest’anno Paratissima conferma la propria vocazione al cambiamento: con Paratissima Art Station vogliamo migliorare ulteriormente la cura dei contenuti espositivi, offrendo agli artisti che partecipano all’evento un servizio più dedicato ed attento, e alla città un periodo di continuità di iniziative che non si esauriscano nell’arco di una settimana».

Paratissima Art Station è la naturale evoluzione del processo creativo di Paratissima: nata nel 2005 come evento autogestito, cresciuta poi come progetto espositivo diffuso nel quartiere di San Salvario e diventata infine, a tutti gli effetti, una Art Fair indipendente. La scelta di adottare un nuovo modello si pone come strategica anche in relazione all’emergenza attuale, per garantire al pubblico e agli espositori un evento sostenibile e sicuro.

 

Le iscrizioni a Paratissima Art Station sono aperte dal 25 giugno al 3 settembre

 

Paratissima Art Station

Cross the Yellow Line

ARTiglieria Con/temporary Art Center

Piazza Accademia Militare 3, Torino

STOP 1

Mostre curate di arti visive

23 ottobre-1 novembre 2020

STOP 2

Gallerie d’arte

6 novembre-8 novembre 2020

STOP 3

Mostre curate di arti visive

13 novembre-22 novembre 2020

STOP 4

Mostre curate di fotografia

27 novembre-8 dicembre 2020

 

Info e iscrizioni

http://paratissima.it/paratissima-torino-2020/

011 0162002 o 345 3183971

info@paratissima.it

 

Andrea Mantegna, legato all’antichità, costruiva con la sua arte il presente

Sino al 20 luglio, a palazzo Madama, la mostra del grande artista del Quattrocento italiano

 

Straordinaria, se si vuole di preziosa nicchia, signorilmente ricca d’influenze o di discendenze artistiche e di prestiti, rafforzata dalle proiezioni multimediali della Corte Medievale, davvero fonte d’entusiasmi in una parola questa mostra sino al 20 luglio prossimo sotto gli occhi dei torinesi e del folto, appassionato o incuriosito o avvezzo a simili frequentazioni, pubblico che continuerà a visitarla, come ha fatto finora, tra gli spazi grigi e blu ideati da Loredana Iacopino sotto la volta del grande salone al piano nobile di Palazzo Madama, una mostra che spinge a riavvicinare la città ad una grande stagione culturale che sembrava in un recente passato pressoché infelicemente accantonata.

“Andrea Mantegna” dunque, che si espande in quel “Rivivere l’antico, costruire il moderno” a sottolineare quanto, nelle mani del grande artista, la rilettura dell’uno abbia profondamente posto le basi per l’esistenza e la concretezza dell’altro, quanto il grande artista, con i suoi viaggi, con lo studio appassionato dei ritrovamenti archeologici, accresciuto durante il soggiorno romano e non soltanto (di alcuni divenne proprietario, profondamente amareggiato quando se ne dovette distaccare per questioni economiche), con i contatti con i filosofi e i letterati e gli intellettuali della sua epoca, abbia saputo farsi portavoce di una nuova epoca. Una mostra affidata alla cura di Sandrina Bandera e Howard Burns, con Vincenzo Farinella quale consultant curator per l’antico unito ad un illuminante quanto prestigioso gruppo di studiosi, tutti pronti a riunire un corpus di oltre 130 opere, scelte tra alcuni dei maggiori musei italiani con altresì un’aria di internazionalità, se si pensa ai prestiti offerti dai londinesi National Gallery e Victoria and Albert Museum come dal Cincinnati Art Museum, dalle collezioni del Principe di Liechtenstein e dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan di New York e dal Bode Museum berlinese, dalla National Gallery di Washington e dalla Galleria Nazionale di Praga e da molti altri ancora (e poco male se dovremo “obbligarci” ad un viaggio a Mantova per appassionarci alla Camera degli Sposi o a Milano per il Cristo morto di Brera; anche per I Trionfi ad Hampton Court, in terra inglese? Anche!). Sei sezioni che illuminano gli esordi giovanili, gli incontri con varie corti del Quattrocento italiano, soprattutto il suo ruolo di artista ufficiale in quella dei Gonzaga a Mantova, il prosperare del proprio linguaggio e la conoscenza delle opere padovane di Donatello, la familiarità con Jacopo e soprattutto con Gentile e Giovanni Bellini (di cui nel 1454 sposò la sorella Nicolosia) e con le loro tele, l’influsso dei maestri fiamminghi, la vicinanza alla scultura, e poi incisioni, disegni e 17 lettere che ci lasciano gustare anche gli aspetti più quotidiani del pittore: il lato economico il più doloroso, sempre, e di qui le richieste per poter produrre altri loro ritratti o, tra lo spicciolo e il divertente, quella di quaglie e fagiani per ospitare come si deve il cardinale in visita, ma pure la denuncia della promessa di quattrini non mantenuta, o, per l’uomo che si avvia verso la conclusione della propria vita, il dover far fronte all’impegno di terminare la cappella funeraria in Sant’Andrea a Mantova e di dover continuamente fare i conti con i debiti lasciati.

Ormai vecchio, considerato da molti forse il più grande artista della sua epoca, ben consapevole lui della propria grandezza, “Pari, se non superiore, ad Apelle” lasciò scritto (in latino) Andrea Mantegna all’interno della cappella che ne conserva le spoglie dal settembre del 1506, il punto d’arrivo di un lungo percorso che trova le proprie radici a Isola di Carturo, nel 1431, lui figlio di un falegname, “d’umilissima stirpe”, giovanissimo nelle vesti di guardiano di bestiame nelle campagne attorno al piccolo paese. Poi, soltanto decenne, nella bottega dello Squarcione (un solido apprendistato – durato sei anni e terminato con una causa contro di lui a reclamare un risarcimento per certe opere prodotte in quel periodo – ma pure, attraverso l’adozione (“fiiuolo”) una manodopera continua e a basso costo: in mostra del maestro un San Bernardino da Siena datato 1450 circa, oggi al Poldi Pezzoli di Milano) e, a seguito di quel distacco, la necessità di avere con sé il fratello maggiore Tommaso per porre la firma, Andrea ancora minorenne, al contratto che lo legava alla decorazione della cappella della famiglia Ovetari nella chiesa degli Eremitani, personaggi e grandiose costruzioni architettoniche, vero biglietto d’ingresso alla carriera dell’artista; seguito (1452), per restare ancora in area patavina, dalla lunetta che ci regala Sant’Antonio da Padova e San Bernardino da Siena presentano il monogramma di Cristo – visibile in mostra, già nella perfezione della prospettiva, nello splendore del disco solare, in tutta la devozione dei due santi -, lunetta un tempo sopra la porta centrale della basilica del santo e oggi al Museo Antoniano.

Vi si riconosce già la strada intrapresa da Mantegna, la maturità nel percorso avviato, il profondo studio di quell’introspezione che s’impadronisce della ritrattistica e che scava sempre più per fare proprio il carattere, lo sguardo, il pensiero, le intenzioni di questo o quel personaggio, capolavoro del genere, già intorno al 1459, quel Ritratto del cardinale Ludovico Trevisan che è una delle più coinvolgenti opere in mostra, commissionato al pittore all’indomani del Concilio di Mantova, piuttosto un condottiero di tradizione romana che un religioso, virile, austero, risoluto nella sua fisica e al tempo stesso spirituale fortitudo. È una vetrina di ritratti, esatti di bellezza e di descrizione, che accomunano i contemporanei del Nostro, dai Bellini ad Antonello da Messina (Ritratto d’uomo, fiore all’occhiello del Civico torinese) ad Ercole de’ Roberti con il suo Ritratto di Annibale Bentivoglio, di collezione privata milanese. Una maturità che certo non impedì a Ludovico III Gonzaga – signore di un luogo raffinato e circondato di cultura, amante delle arti e del mondo antico, cresciuto in giovinezza sotto la guida di Vittorino da Feltre e intimo di artisti quali Leon Battista Alberti – di chiamare Mantegna, con tutta la famiglia, alla sua corte come pittore ufficiale, nel 1460 (esiste già un primo invito in una lettera di quattro anni prima), ma pure come consigliere artistico e curatore delle mostre d’arte, con uno stipendio che, come abbiamo visto, avrebbe avuto per gran parte della vita dimenticanze, sospensioni, ritardi e ovviamente necessarie lettere di sollecito.

Monumentalità, impianti scenografici che finiscono con l’essere l’anima di un opera, o certo il segno su cui spesso s’accentra l’occhio di chi guarda, una carrellata inconsueta di bellezze è la mostra, che oltre alle preziosità che s’è detto, allinea ancora la Madonna con il Bambino e santi Gerolamo e Ludovico da Tolosa (intorno al 1454, dal parigino Musée Jacquemart-André), la Madonna con il Bambino, san Giovannino e santi (1485 circa, custodito alla Sabauda di Torino), la Pala Trivulzio (1497) dalla raccolta del Castello Sforzesco milanese (due quinte di alberi e agrumi, una mandorla di visi d’angelo a racchiudere la Vergine e il Bambino con i quattro Santi in una superba prospettiva scorciata), l’Ecce Homo del 1500/1502, ancora da Parigi. Ma non soltanto tele, anche le incisioni meritano uno sguardo attento, dell’artista come dei suoi contemporanei, soprattutto la Battaglia dei dieci uomini nudi di Antonio del Pollaiolo, il bulino che scolpisce la Zuffa degli dei marini o Baccanale con Sileno di Mantegna oppure La morte di Orfeo di un anonimo incisore forse ferrarese o ancora certi Studi dello stesso Mantegna a rappresentarci un Compianto per il Cristo e il Seppellimento di Cristo a penna e inchiostro bruno su carta. Verso la parte finale della mostra ci si soffermi davanti alla Madonna con Bambino detta dell’umiltà (1490 circa), un bulino e puntasecca di 177 x 231 mm proveniente da Capodimonte e lo si confronti con la Madonna con il Bambino, il gatto e il serpente, un’acquaforte (mm  102 x 152, in collezione privata) dovuta a Rembrandt: s’accorgerà il visitatore quanto quel “moderno” abbia preso a porre le basi e quanto il fiammingo (con il suo collega Rubens) debba ad Andrea Mantegna (da noi gli sono debitori Raffaello e Bramante e Correggio), quanto il carattere nordico guardi all’atmosfera intimista.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini:

 

Andrea Mantegna, “Sant’Antonio di Padova e san Bernardino da Siena presentano il monogramma di Cristo”, 1452, affresco staccato, cm 163 x 321, Padova, Museo Antoniano.

 

Giovanni Bellini, “Ritratto di giovane”, 1472-1473, tempera e olio su tavola, cm 34 x 27,5, Bergamo, Accademia Carrara.

 

Andrea Mantegna, “Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista, Gregorio Magno, Benedetto e Gerolamo” (Pala Trivulzio), 1497, tempera su tela, cm 287 x 214, Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco.

 

Andrea Mantegna, “Ecce Homo”, 1500-1502, tempera a colla su tela di lino montata su legno, cm 54,7 x 43,5, Parigi, Institut de France, Musée Jacquemart-André.

Luglio al Centro Congressi Unione industriale

Settimana culturale Centro Congressi Unione industriale Torino. Dal 13 al 17 luglio 2020 Mezz’ora con…

martedì 14 luglio alle ore 14.00, l’incontro  sarà dedicato al Codè Crai e il protagonista sarà il Direttore Generale, il dott. Tullio Quaranta.
Crai nasce nel 1973 per iniziativa di un gruppo di commercianti al dettaglio di generi alimentari con
l’obiettivo di costruire un forte gruppo di natura associativa in grado di entrare in concorrenza diretta con la
grande distribuzione. Da allora Crai ha costantemente potenziato la propria struttura e la propria rete di
negozi sviluppando sempre più una politica di insegna su base nazionale con caratteristiche di prossimità e
con un’impostazione di conoscenza e fiducia tra il dettagliante e il consumatore.
L’assetto organizzativo è ispirato al modello federale secondo il quale la Centrale, che ha sede a Milano,
coordina e dirige le strategie rese poi operative attraverso 17 poli distributivi che coprono tutto il territorio
italiano con estensioni fino in Svizzera, Malta e Albania.
Uno spettacolo d’estate l’appuntamento, mercoledì 15 luglio 2020, ore 18.00 ,  ospita l’autore Luca Bianchini che, in un clima di spettacolo e insieme al regista Marco Ponti , presenterà “ Baci da Polignano” , il nuovo e attesissimo sequel di “ Io che amo solo te” con i personaggi tanto amati come Ninella e don Mimì.
Ora li ritroviamo alcuni anni dopo e anche se il tempo passa per don Mimì Ninella
resta sempre la donna della sua vita, nonostante il destino li abbia separati più volte. La situazione
però cambia all’improvviso quando Matilde, la moglie di don Mimì, perde la testa per Pasqualino, il
tuttofare di famiglia. Per don Mimì questa è l’occasione per andare a vivere da solo e ritrovare Ninella,
che però da qualche tempo ha accettato la corte di un architetto milanese. Riprendono così le
schermaglie amorose tra i due e intorno a loro ci sono sempre gli altri irresistibili personaggi: Chiara e
Damiano e la loro figlia che li comanda a bacchetta; Orlando e la sua “finta” fidanzata Daniela; Nancy e
il sogno di diventare la prima influencer di Polignano; la zia Dora, corre dal “suo” Veneto per riscattare
l’eredità contesa di un trullo. Tra dubbi, fughe al supermercato, tuffi all’alba e malintesi prosegue la
storia di tutti loro, e soprattutto quella di Ninella e don Mimì, sotto il cielo di Polignano con la sua
magica luce.
Per rispettare il fil rouge che unisce e accomuna tutti gli eventi di “Uno spettacolo d’estate”, il pubblico
in sala sarà sorpreso e allietato da uno spettacolo che accompagnerà la presentazione.

Cogliere il mondo in prospettiva

#5YearsInPerspective. In mostra i più significativi scatti fotografici di viaggio di Alberto Trivero, giovane ingegnere informatico torinese

Cogliere il mondo in prospettiva è oggi quanto mai prezioso, soprattutto in questo tempo ed in una società da poco uscita dall’emergenza. Ed è assolutamente affascinante farlo attraverso le fotografie di viaggio, come quelle raccolte da Alberto Trivero, giovane ingegnere informatico torinese, e raccolte nella mostra intitolata “Cinque anni in prospettiva”, ospitata presso l’associazione torinese ARTE.

In fondo aveva ragione il famoso poeta e scrittore portoghese Fernando Pessoa ad affermare che la vita consiste in ciò  che facciamo di essa e che “i viaggi sono i viaggiatori stessi e che ciò che vediamo è ciò che siamo”.

“La mostra – spiega lo stesso Alberto Trivero – raccoglie gli scatti fotografici, circa una cinquantina, tra cui alcuni inediti, che ho ritenuto più significativi tra quelli realizzati negli ultimi cinque anni, durante i viaggi compiuti attraverso Europa, India, America ed Africa. Si tratta di fotografie scattate in India ( nel Ladakh, nel Rajastan e nella catena dell’Himalaya nella parte settentrionale del Paese), in Marocco, nei Parchi Naturali dell’Ovest degli States, a Creta e in Spagna. Il progetto di un’esposizione  è nato a partire dal mio primo fotolibro, realizzato all’inizio della pandemia, e che reca lo stesso titolo di questa mia mostra fotografica”.

Essa è ospitata presso ARTE, Associazione Culturale Artisti, in corso Francia 169, e rimarrà aperta fino al 17 luglio prossimo, dalle 19 alle 20 tutti i giorni e su appuntamento telefonico.

ARTE  Associazione Culturale Artisti. Corso Francia 169. Torino

Mara Martellotta

www.associazionearte.com

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Willa  Cather   “Il canto dell’allodola”  -Fazi-  euro  18,50

E’ inedito in Italia questo romanzo scritto dall’americana Willa Cather (1873- 1947) nata in Virginia, poi trasferitasi con la famiglia nel Nebraska, dove visse a stretto contatto con gli immigrati cechi e scandinavi. Fu anche insegnante e giornalista: nel 1906 si trasferì a New York lavorando per il “McClure’s Magazine”e soggiornò a lungo in Francia, ad Avignone. Scrittrice prolifica pubblicò vari romanzi e vinse il Premio Pulitzer nel 1923 con “Uno dei nostri”. In America conobbe grande fama perché seppe dare voce alla gente di frontiera, raccontando il grande Ovest che conosceva bene, perché ci era nata e aveva insegnato a Pittsburg.

“Il canto dell’allodola” è la storia della giovane Thea Kronberg, nata nell’entroterra americano a inizi 900, a Moonstone nel Colorado: piccola cittadina al confine col deserto, popolata da emigrati europei in cerca di nuove opportunità.

La famiglia di Thea è di origini svedesi, figlia di un pastore metodista, quarta di sette fratelli, e la seguiamo a partire dai suoi 11 anni, mentre accudisce il fratellino ultimo nato, ma soprattutto prende lezioni di pianoforte da un maestro tedesco che l’ha particolarmente a cuore.

Thea è intelligente, sensibile e piena di entusiasmo, sa far breccia negli animi di uomini saggi come l’affascinante dottor Archie (incastrato in un matrimonio infelice) o far platonicamente innamorare di sé lo sfortunato macchinista Ray. E’ grazie a loro che spicca il volo verso Chicago, dove alloggerà in vari pensionati, farà lavoretti per mantenersi e prenderà lezioni di musica. Nella grande città ventosa e frenetica scoprirà che il suo vero talento non è per i tasti del pianoforte, ma per il canto.

La sua è la storia di «…una persona fuori dal comune in un mondo molto, molto comune», come intuisce ben presto il dottor Archie che la sprona a volare più alto. La bellissima parabola di come si può nascere da gente rozza e diventare migliore.

Pare che la storia di Thea sia ispirata all’incontro della scrittrice con la cantante Olive Fremstad, soprano e mezzo soprano famoso all’epoca, che cantò anche con Enrico Caruso ( pure lei svedese e nata nel Minnesota).

Willa Cather fu a sua volta un personaggio da romanzo che, secondo i biografi, ebbe un solo grande amore, l’amica  Isabelle McClung alla quale dedicò proprio “Il canto dell’allodola”.

 

 

Sylvia Townsend Warner  “Il cuore vero”   -Adelphi-   euro  18,00

Sylvia Townsend Warner (1893-1978) è stata un’importante scrittrice, nata e sospesa tra 800 e 900: vicina al primo per stile di scrittura, ma proiettata nel secondo per i temi trattati. Fu una donna decisamente anticonformista, femminista, visse 40 anni con la poetessa Valentine Acklad, lottò per i diritti degli omosessuali e combatté in Spagna nella Guerra Civile.

“Il cuore vero” rimanda al poema di Apuleio “Amore e Psiche” e narra la storia della 16enne orfanella Sukey Bond.

Una vicenda tristissima segnata dalla perdita dei genitori a 11 anni, lei primogenita e unica femmina di una nidiata di bambini che il destino sparpaglierà in adozione. Viene separata dai fratellini e mandata in orfanotrofio per 5 anni, poi spedita a servizio in una landa desolata e umida dell’Essex nel 1873.

E’ li che conosce e si innamora –ricambiata- del giovane Eric: biondo, svagato, inoffensivo e tenerissimo. Condividono l’amore per gli animali e la natura, ma lui non è come gli altri. Da tutti è considerato “un idiota”, malato di mente senza speranze di guarigione, reietto che la madre ha allontanato vergognandosene. Quando Eric ha l’ennesima crisi convulsiva lo allontanano da Sukey e sbattono lei in mezzo alla strada.

Ma è innamorata, combattiva e per niente disposta a rinunciare a quel legame. Il romanzo narra le sue peripezie e la sua battaglia per ritrovarlo, incluso un incontro nientemeno che con la Regina Vittoria.

Sono pagine che rimandano ai grandi scrittori vittoriani, come Thomas Hardy e la sua “Tess dei  d’Ubervilles”, ma con una modernità straordinaria. Sukey dovrà lottare contro la cattiveria delle altre servette, ma anche contro persone altolocate che irradiano insensibilità e spietatezza.

Una critica arguta che la Townsend fa delle signore dell’epoca che si ammantavano del buonismo di opere di bene per sentirsi più nobili, ma poi dei bisognosi se ne infischiavano altamente.

Pagine che possiamo decodificare come manifesto femminista, con l’eroina Sukey dal “cuore vero” che non si ferma davanti a nulla pur di trovare il suo Cupido. Un altro personaggio femminile che la Townsend ci ha lasciato dopo “Lolly Willowes” (Adelphi 2016), storia di una donna che diventa strega per sfuggire ai lacci della società degli anni Venti

 

 

Alessandro Robecchi  “I cerchi nell’acqua”  -Sellerio-   euro 15,00

Il protagonista dei romanzi di Robecchi, Carlo Monterossi -autore di televisione spazzatura e col pallino da investigatore casuale-  in questa avventura cede il primo piano ai due poliziotti Tarcisio Ghezzi e Antonio Carella, sullo sfondo di una Milano sotterranea che li vede impegnati in due indagini parallele, scandite in capitoli alterni.

Tarcisio Ghezzi, 60 anni e in odor di pensione dopo 40 anni «di onorato servizio, sposato con Rosa, niente figli, zero carriera, tanti chilometri per poco reddito…» ha in corso una sua battaglia personale e un torto da raddrizzare.

Antonio Carella è il collega più giovane, lavoratore instancabile che non va mai in vacanza oppure usa le ferie(ne ha una tonnellata da smaltire, ma proprio non è capace di fermarsi e riposare) per risolvere vecchi casi. E anche lui ha un fatto privato di cui occuparsi.

Entrambi sono sulle tracce di due ex detenuti. Quello di Ghezzi è il 66enne Pietro Salina, ladro maldestro e sfortunato, fuori dal carcere da qualche anno, che in passato è stato il protagonista del primo caso risolto da Ghezzi.

Invece Carella è alle costole di tal Alessio Vinciguerra, 39enne rammollito e un po’ ingrassato, ora di nuovo libero dopo neanche 5 anni di galera.

Inutile dire che i due poliziotti sono un po’ le pecore nere della questura, due cani sciolti con caratteri ed età diversi; in comune un forte senso di giustizia e l’empatia per le sofferenze altrui. Mentre conducono le loro battaglie private, intanto c’è un caso bollente da risolvere. L’omicidio dell’artigiano e famoso restauratore Crodi, picchiato a morte nel suo magazzino-laboratorio.

Un gran bel rebus che parte senza indizi: nessun segno di scasso né di furto, zero tracce o testimoni. Poi qualcosa si ingarbuglia, una signora della Milano super- bene muove le sue pedine e denuncia che nell’atelier non c’è più il suo preziosissimo orologio di epoca napoleonica, quello che Crodi doveva sistemare per la vendita niente meno che a Sotheby’s per 170.000 euro. Alla denuncia della madama seguirà un coro di altri clienti, in una bagarre anche mediatica che complicherà le cose…..

E il resto a voi scoprirlo tra continui colpi di scena e un filo sottile che segna il confine tra poliziotti e malavitosi, che forse a volte si può travalicare…