CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 49

Le immagini di Andrea Macchia scrivono la storia del Festival delle Colline

Si inaugura all’Astra mercoledì 8 ottobre, i primi spettacoli

La scrittura di trent’anni di storia teatrale sono le immagini che dal 9 ottobre (sino al 9 novembre) si potranno ammirare nel Parcheggio Lancia, in piazzale Chiribiri, accanto alla Fondazione Merz. Le dobbiamo al mestiere e alla passione di Andrea Macchia, che dal 2012 segue, saremmo di dire quasi tallona, del festival gli spettacoli e gli incontri, ogni evento. Immagini che documentano, che fissano nella memoria, che raccontano tanti appuntamenti della nostra passione. E della lunga ricerca degli organizzatori. Non soltanto un lavoro per una catalogazione da trasmettere ostinatamente ad altri e a un domani, Macchia è un fotografo “capace di rubare con rispetto l’anima dei protagonisti in scena, di fermare l’attimo”. Tornare a scoprire alcuni dei tanti appuntamenti, i luoghi diversi, gli attori e le tante compagnie, italiane ed estere, più o meno lontane da noi, con cui in qualche modo abbiamo colloquiato. Migliaia di scatti disseminati negli anni di cui quelli esposti non sono che una piccola parte.

Un’idea di Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, una delle tante, non certo l’ultima, delle tantissime che sono state l’anima, il punto d’eccellenza di questi trent’anni del Festival delle Colline, anch’essa raggruppata oggi – scrivevo ad una prima presentazione sull’inizio dell’estate – “in quel logo più che esplicativo – dovuto a Marzio Zorio -, tre grandi X che in obliquo formano una lunga linea compatta, attraversate dagli oscillii zigzaganti di una sorta di elettrocardiogramma emotivo che sta lì a decifrare trent’anni di spettacoli”. L’immagine di una storia, un anniversario importante, il desiderio di una prima resa dei conti. Una storia che ha inizio un tardo pomeriggio del luglio 1996, quando Galatea Ranzi, con una pioggia da poco terminata, sulla scalinata di villa Bria di Gassino dava voce ai versi (gran bella scommessa quei versi!) di Clemente Rebora, primo dei primi appuntamenti di quel festival in nascita, dove avresti incrociato un nume tutelare come Marisa Fabbri, dove capitava di perderti per la collina mentre eri alla ricerca del posto stabilito per la rappresentazione, dove c’era Pippo Delbono, dove t’appassionavi a quelle compagnie che inventavano nuove scritture, Raffaello Sanzio o Socìetas soprattutto, a quei nomi, per tutti quelli di Emma Dante e Antonio Latella, che avresti seguito poi, più da vicino. Ecco, il festival è stato un invito a scoprire, nelle serate delle colline torinesi.

Fedele anche quest’anno alla propria successiva urbanizzazione, il festival si distribuirà in sette location della città, taluni inattesi, dalla Fondazione Merz al teatro San Pietro in Vincoli a Le Roi Music Hall, dal teatro Astra al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano al Palazzo degli Istituti Anatomici, sino alla prima cintura delle Fonderie Limone di Moncalieri. L’inaugurazione è fissata all’Astra nella serata di Mercoledì 8 ottobre e vedrà in scena l’Agrupaciòn Senor Serrano, per la quinta volta ospite del festival e nel 2015 premiato alla Biennale veneziana con il Leone d’oro per il nuovo linguaggio teatrale. Portano in scena “Historia del amor”, regia e drammaturgia firmate da Alex Serrano e Pau Palacios, interprete Anna Pérez Moyan. Un’unica attrice a interrogarsi come nasce l’amore, quando si manifesta, perché continuiamo a cercarlo all’interno della nostra vita. a interrogarsi perché amiamo e perché amiamo come amiamo. Ci sarà, per la durata di 80’, il tratteggiare la storia dell’amore e l’esperienza propria dell’interprete, il suo mettersi a nudo, negli affetti e nel percorso amoroso, forse esperienza/esperienze nella considerazione che ci possa accomunare e quelle possano diventare le nostre. “Tutto questo avviene in uno spazio a metà strada tra un laboratorio e una discarica, dove l’attrice trova oggetti, resti e rifiuti generati dalla Storia dell’amore che la aiutano ad attivare la trama. ‘History of Love’ si avvale di video dal vivo, performance, oggetti e teatro fisico per costruirsi di fronte allo spettatore.”

L’11 e il 12, ancora nella sala dell’Astra, Federica Rosellini sarà interprete e regista di un testo, scritto durante la pandemia, di Marina Carr, tra le più importanti drammaturghe irlandesi, “iGirl”, per la traduzione di Monica Capuani e Valentina Repetti, testo scritto “per questi tempi di incertezza”, rappresentazione che diventa quasi un rito moderno, “uno sconfinamento nell’arte contemporanea”, tra teatro videoarte e musica. Con la scrittrice e l’attrice, ancora Rä di Martino e Daniela Pes a formare un gruppo compatto di quattro donne che creano un unicum “inedito, ibrido, imprendibile”, ma anche “delicato, commovente, sconvolgente”, laddove la prima ha acceso la scintilla nel raccogliere frammenti poetici e ricordi privati, odi personali a grandi personaggi della storia e dell’epopea tragica, un grande affresco che si snoda in 21 quadri. Uno dei tanti interessi che porteranno a seguire lo spettacolo sarà quel linguaggio “selvatico” pronto a creare “un’esperienza scenica immersiva, in cui il corpo della performer diventa corpo transumante, corpo-graffito, corpo-tatuaggio, veicolo di rifrazione e trasformazioni continue”.

Elio Rabbione

Nelle immagini, un momento di “Come gli uccelli” (foto di Andrea Macchia), all’edizione dello scorso anno del Festival; Anna Pérez Moyan nello spettacolo “Historia del amor” e Federica Rosellini in “iGirl” dell’irlandese Marina Carr.

Parole e storie di donne torna al Circolo dei lettori


L’INCONTRO CON VICTOIRE TUAILLON

L’autrice francese di Il cuore scoperto in conversazione con Natalia Ceravolo.

VictoireTuaillon. Foto di Alice Murillo

Mercoledì 8 ottobre 2025 alle 19 il festival Contemporanea. Parole e storie di donne torna al Circolo dei lettori e delle lettrici a Torino, con la presentazione de Il cuore scoperto (add editore, 2025) di Victoire Tuaillon.

 

La conversazione tra la giornalista e autrice francese e Natalia Ceravolo, esperta di comunicazione ed eventi culturali, si svilupperà a partire da questo presupposto: le nostre relazioni sono organismi viventi. Bisogna imparare a prendercene cura.

 

All’inizio di Il cuore scoperto ci si domanda: l’amore è qualcosa che si impara? Se sì, come? Quali pratiche concrete si possono mettere in campo, individualmente e collettivamente, per creare, nutrire, vivere, nonostante tutto, relazioni profonde ed egualitarie?

L’amore è un tema fondamentale. Non è futile, infantile, banale, sdolcinato, è un argomento politico, una forza plasmata da norme e immaginari profondamente ancorati al nostro retaggio culturale. E se quindi si rimettesse tutto in discussione? In un mondo libero dalle oppressioni sistemiche, le relazioni fiorirebbero. Ma nel frattempo bisogna fare i conti con quello che c’è, trasformandolo. Provando ad aprire nuovi orizzonti desiderabili, a ri-fare l’amore.

 

L’edizione italiana è arricchita da interventi di autrici curati da Associazione Vanvera: Leo Acquistapace, Valentina Amenta, Antonia Caruso, Carlotta Cossutta, Marie Moïse, Giusi Palomba, Giorgia Serughetti, Sessfem, Giulia Siviero; associazioni e librerie specializzate in tematiche di genere, femminismi e cultura queer.

 

Victoire Tuaillon (1989) è una giornalista e autrice francese. Ha curato i podcast «Les Couilles sur la table» e «Le Cœur sur la table». Con add editore ha pubblicato Fuori le palle. Privilegi e trappole della mascolinità.

 

I prossimi appuntamenti di Contemporanea a Biella.

Sabato 11 ottobre alle 21, a Palazzo Gromo Losa con Concita De Gregorio in conversazione con Ilaria Sala, avvocata. La conversazione si svilupperà a partire dal romanzo Di madre in figlia (Feltrinelli, 2025), in cui De Gregorio intreccia la storia di tre generazioni. La partecipazione è libera su prenotazione tramite Eventbrite.

Doppio appuntamento sabato 25 ottobre alla galleria BI-BOx Art Space, per una serata dedicata alla salute mentale, alla ricerca scientifica al femminile e al potere trasformativo della cura. Alle 18 si terrà la premiazione del concorso “Ricercatrici di talento per la salute: i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nelle nuove generazioni”, a cura dell’Associazione Emanuele Lomonaco Far Pensare. Più tardi Marina Balbo, in conversazione con la psicologa Patrizia Tempia, presenterà La cura dei ricordi. Voltare pagina con il metodo EMDR (Mondadori, 2025), alla scoperta di un metodo scientifico riconosciuto a livello internazionale nella cura dei piccoli e grandi traumi.

Sabato 8 novembre appuntamento con Contemporanea Giovani per un incontro dedicato all’autunno, appuntamento finale del ciclo di laboratori per bambini e famiglie realizzato in collaborazione con Le PortaLibri. La quota per partecipare è di 10 € a bambino. Per info e prenotazioni, scrivere a segreteria.contemporanea@gmail.com o chiamare il numero 3471663856.

La giornalista Cecilia Sala, con il suo ultimo libro I figli dell’odio, in cui tratta temi quali la radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina e l’umiliazione dell’Iran, sarà ospite di Contemporanea venerdì 21 novembre all’Auditorium Città Studi di Biella.

Sempre a novembre si terrà la lezione inaugurale del ciclo di lezioni a cura di Laura Colmegna Le scomposte, dedicata a Pia Pera.

COS’È CONTEMPORANEA. PAROLE E STORIE DI DONNE

Contemporanea. Parole e storie di donne è un progetto di BI-BOx – APS a cura di Irene Finiguerra e Barbara Masoni insieme a Patrizia Bellardone, Stefania Biamonti, Maria Laura Colmegna, Mariangela Rossetto.

 

IL FESTIVAL

Tra le ospiti delle passate edizioni, Annalena Benini, Teresa Ciabatti, Chiara Tagliaferri, Valeria Parrella, Vera Gheno, Mapi Danna, Tosca, Valentina Lodovini, Simonetta Fiori, Melissa Panarello, Stefania Auci, Claire Gibault, Florencia Di Stefano-Abichain, Mariangela Pira, Elena Varvello, Tiziana Ferrario, Francesca Giannone e Marina Spadafora.

 

CONTEMPORANEA365

Contemporanea365 è il progetto che durante tutto l’anno porta a Biella presentazioni, incontri e talk, durante i quali scrittrici, autori, curatori, illustratrici e non solo condividono con il pubblico le loro storie personali e professionali. Sono stati ospiti di Contemporanea365, fra gli altri, Alicia Giménez-Bartlett, Melania Mazzucco, Maura Gancitano, Matteo B. Bianchi, Linda Laura Sabbadini, Silvia Grasso, Giulia Muscatelli, Elisa Seitzinger, Andrea Batilla, Olga Campofreda, Silvia Avallone e Ester Viola.

 

CONTEMPORANEA GIOVANI

L’iniziativa nata nell’autunno 2023, pensata per coinvolgere le nuove generazioni di lettrici e lettori in appuntamenti interattivi in cui, attraverso libri e laboratori, condividere tematiche attuali e importanti per il futuro e stimolare creatività e momenti di riflessione. Alcune delle sue ospiti sono state Beatrice Masini, Maddalena Vaglio Tanet e Chiara Gregori. La rassegna è curata da Stefania Biamonti.

 

LE SCOMPOSTE

Il corso di Contemporanea curato da Maria Laura Colmegna. Ogni lezione costituisce un’occasione per conoscere da vicino la vita e le opere di scrittrici del passato che con il loro talento hanno saputo intrecciare il loro tempo al nostro, in maniera indissolubile. Hanno partecipato in veste di insegnanti Elena Varvello, Giusi Marchetta, Andrea Pomella, Liliana Rampello, Paola Mazzarelli, Johnny L. Bertolio, Anna Trocchi, Laura Pezzino, Eugenio Murrali, Patrizia Bellardone e Le Missconosciute. Tra gennaio e marzo 2025 si è tenuta la sua terza edizione.

I vincitori di Job Film Days. I premi della sesta edizione

Si è  conclusa al cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema la sesta edizione di Job Film Days, festival diretto da Annalisa Lantermo, tenutosi dal 30 settembre al 5 ottobre 2025.
La giuria, presieduta da Paola Randi e composta da Eva Parey, Paola Valentini, Matteo Berardini e Domenico Princigalli ha assegnato il premio come miglior film a “Mr Nobody Agaist Putin” di David Borenstein ( Danimarca/ Repubblica Ceca 2025, 90’).

Eccone la motivazione: realizzato tramite footage girato e trafugato con grande rischio per la sicurezza personale, ‘Mr Nobody Against Putin” è un documentario che testimonia anzitutto il coraggio del suo protagonista, Pasha, disposto a fronteggiare ritorsioni ed esilio pur di denunciare la deriva autoritaria della società russa seguita all’invasione in  Ucraina. Pasha è un insegnante, un lavoro determinante che diamo spesso per scontato e che, invece, si fa ancora più importante nel momento in cui propaganda, culto dell’autorità  e militarizzazione si impossessano della quotidianità scolastica.  Il film si costruisce su un punto di vista privilegiato e originale in grado  di svelare i meccanismi interni di un’autocrazia che promuove una cultura bellica radicata nel concetto di invasione, coltivata nell’etnocentrismo e nella mancanza di empatia, senza dimenticare la sofferenza vissuta dalle famiglie dei soldati caduti e lo spavento mal nascosto del machismo dei più giovani pronti a partire. Il documentario dimostra la sua assoluta necessità, in tempi in cui la società appare cieca e pronta a perpetrare simili orrori.

Il Gran Premio della Giuria è  stato assegnato a “How to Talk to Lydia” di Rusudan Gaprindashvili (Georgia/ Germania 2025, 72’)
La motivazione seguente: sorretto da un’intuizione che è assai potentemente cinematografica  e assai pertinente rispetto ai temi della salute e della sicurezza sul posto di lavoro. Si tratta di un documentario che pone in rilievo l’interazione tra l’uomo e l’intelligenza artificiale come va configurandosi nel capitalismo neoliberista di oggi. Raccontando una storia di migrazione economica in cui il lavoratore è  costretto ad “indossare” l’intelligenza artificiale  divenendo il suo supporto e completamento fisico, il film espone con molta chiarezza la doppia valenza di tale relazione, per cui ai vantaggi dell’automazione corrispondono nuovi rischi, a partire dalla stortura, paradossale, di rendere tale dinamica patologica nel suo sovvertimento. È  Lydia la voce generata dal dispositivo indossabile, che impartisce istruzioni dettagliate al lavoratore perché possa compiere incarichi fisici con maggior accuratezza e velocità, esponendosi, però, alle operazioni più rischiose del processo. L’alienazione generata passa anche per il linguaggio, che risulta appiattito ad una serie di istruzioni essenziali che trasformano la quotidianità verbale in un mantra solitario.

Il Premio al miglior film sulle tematiche inerenti la salute e la sicurezza sul lavoro è andato ex aequo a “Naima’, film della regista Anna Thommen, (Svizzera 2024), e al film intitolato “Bad reputation” di Marta Garcia e Sol Infante (Uruguay Argentina 2024, 78’)

Il premio Job for the Future  JFD della Camera di Commercio di Torino è  stato assegnato come miglior cortometraggio  a “They can hear your smile” di Michael Jiřinic (Repubblica Ceca, 2024, 12′). Il premio al miglior soggetto in relazione alle tematiche del bando di concorso è  stato assegnato  a +10K di Gala Hernández López ( Spagna, Francia, 2025, 31′).
Il premio al miglior regista che abbia sviluppato temi di interesse per il Piemonte è stato assegnato  al film di Edoardo Brighenti “Dream Car Wash” ( Italia/ Regno Unito 2024, 13′).
La giuria composta da studentesse e studenti dell’Università di Torino, Politecnico di Torino e Scuola Holden  ha assegnato il primo premio per il miglior cortometraggio a “Queen Ant” di Michal Mróz (Polonia 2024, 8′).
La giuria studentesca assegna inoltre una menzione speciale a “The office Farewell” di Mehdi Pierret ( Belgio, 2024, 18′) e a “Dream Now Revolution Tomorrow” di Francesco Manzato ( Italia, 2024, 9′).

Per quanto riguarda il Premio “Decent work for All” , la giuria presieduta  da Dagmawi Yimer e composta da Cristina Voto, Paola Babos, Mattia Temponi  e Annamaria Gallone ha assegnato il premio come miglior cortometraggio  a “Patron Saint” di Fanie Soto ( Messico 2024, 15′)
ll premio al miglior soggetto in relazione alle tematiche del bando di concorso  è  stato assegnato a “The Weeper” di  Hamed Ghasemi (Iran , 2024, 20′).
Il premio per la miglior regia è stato assegnato a ”The Rocks Speaks” di Francois Knoetze e Amy Louise Wilson ( Sud Africa, Stati Uniti, Congo, 2024, 7′).
La giuria ha assegnato inoltre una menzione speciale  a “Touch” di Pedro Carvalho ( Brasile, 2024, 20′).

Per quanto riguarda i laboratori di scrittura “Dall’idea al soggetto Job Film Days” la giuria presieduta da Monica Repetto e composta da Fabrizio Bontempo  e Massimo Arvat ha assegnato il premio per il miglior soggetto a Giacomo Mosca con “Ritratto di un giovane indiano che scompare nell’indifferenza generale”. Il secondo premio è stato conseguito da Riccardo Berca e Rocco Zaupa per “Il nido della gru”. Il terzo premio è stato assegnato a Francesca Dursi per “Fuori servizio”.

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino. I Negramaro e Marco Mengoni

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. All’Hiroshima Mon Amour dal 6 all’11 ottobre, va in scena l’edizione numero 17 del Resetfestival. Festival dedicato alla ricerca di nuovi talenti supervisionati da artisti già affermati come: Whitemary, Dario Mangiaracina de La Rappresentante di Lista e Andrea Laszlo De Simone.

Martedì. Al Peocio di Trofarello suonano Jill Yan, Mohini Dey, Jeremy Colson.

Mercoledì. All’Inalpi Arena per 2 sere consecutive, si esibisce Marco Mengoni. Al Teatro Concordia di Venaria è di scena Mostro. Al Lambic si esibisce il cantautore Mirco Mariani. Allo Spazio 211 è di scena Natalie Bergman e Preoccupations. All’Osteria Rabezzana suona il Cuanta Pasion Grup.

Giovedì. Al Vinile si esibiscono i Charlatown. Al Blah Blah suonano EFFEMME, Moneti & Michele Mud con la partecipazione di Davide “Dudu” +MONDOCANE.

Venerdì. All’Inalpi Arena arrivano i Negramaro. Al Circolino suona il Mark Bonifati Ensemble. Al Circolo Sud si esibisce Chiara Effe. Al Peocio di Trofarello è di scena Pino Scotto. Al teatro Concordia si esibisce Artie 5IVE. Allo Ziggy suonano : King Potenaz+ Sator. Al Blah Blah sono di scena Mondo Generator + Ritual King.

Sabato. All’Inalpi Arena si esibisce Salmo. Al Folk Club suona “El Mate” Trio. Al Circolo Sud è di scena Fonzie & la Massa Critica. Allo Ziggy suonano gli Inkubus Sukkubus. Al Blah Blah si esibisce Tony Mezzacarrica & i Carusi.

Domenica. Al Blah Blah suonano i The Buttertones.

Pier Luigi Fuggetta

“TRIP 2025 – Festival di arte, design e relazioni urbane” torna a Torino 

TRIP torna a Torino l’11 e 12 ottobre prossimi per la sua seconda edizione, trasformando il Barriera Design District in un laboratorio diffuso di sperimentazione artistica, design emergente e pratiche urbane. Il progetto, curato da Lucrezia Nardi, prevede due giornate consecutive, nell’orario che va dalle 15 alle 19.30, in cui venti location apriranno le proprie porte ospitando mostre, installazioni, performance, talk e interventi site-specific, in un percorso che da EDIT conduce fino ai Docks Dora, attraversando Velvet Studio, sede dell’associazione, Cervino 28, la collezione privata di Stefano Rastrelli e spazi ibridi come EditLoft, che ospiterà due mosse curate da collettivi e curatori ospiti.

Un programma che coinvolge circa quaranta artisti e venti designer, e che intreccia le voci consolidate a quelle emergenti. Sul fronte del design, i progetti di studenti e giovani autori di IAAD dialogano con figure già affermate, in un confronto generazionale che esplora nuove forme di produzione e ricerca. Gli artisti del territorio apriranno studi e spazi espositivi in dialogo con il pubblico. Accanto a loro vi sarà una selezione internazionale che porterà nel Barriera Design District progetti e partecipazioni, tra cui Studio Nucleo, Giorgio Bena, Origami Pop, Plastiz e Testatonda, oltre a momenti di partecipazione collettiva.

Parallelamente al percorso ufficiale, TRIP Beyond valorizza le realtà già attive nel distretto con aperture straordinarie nel weekend: il MEF – Museo Ettore Fico, le gallerie Gagliardi e Domke, Cervino 28, spazi indipendenti come Officine AdHoc, Ad Hoc Voice e Mocambo, che arricchiscono la geografia culturale del quartiere con contenuti propri.

Il pubblico sarà invitato a costruire liberamente il proprio itinerario tra mostre e installazioni, fermandosi poi nei punti di ristoro del quartiere, tra cui Cavaliere, Prunotto, Muro, EDIT, Via Baltea e Baffo Hub, per un drink o una cena. Il festival si apre venerdì 10 ottobre con un opening party al Crack Lab e culmina sabato sera con una festa musicale in terrazzo presso Velvet Studio, occasione di incontro e celebrazione collettiva della seconda edizione di TRIP.

“TRIP nasce come una piattaforma situata e collaborativa – ha dichiarato Lucrezia Nardi, curatrice di Barriera Design Disctrict – capace di attivare il quartiere come spazio di attraversamento e di relazione, in cui arte e design non sono semplici presenze decorative ma strumenti di trasformazione e di riconoscimento”

“TRIP è un’occasione per mettere in dialogo pratiche differenti, dal design all’arte visiva, dai linguaggi indipendenti alle istituzioni, costruendo nuove connessioni culturali” ha dichiarato Ivano Viotto, vicepresidente di Barriera Design District.

Gian Giacomo Della Porta

Teatri storici del Piemonte: il Municipale di Casale Monferrato

Sorto sull’area dove esistevano l’antico Trincotto – una sorta di gioco della palla a bracciale – e un vecchio edificio per spettacoli, commissionato nel 1780 da alcuni nobili casalesi all’abate architetto Agostino Vitoli, il teatro, ultimato nel 1786, verrà inaugurato nel 1791 con un’opera inedita, La moglie capricciosa di Vincenzo Fabrizio

Leggi l’articolo su piemonteitalia.eu:

https://www.piemonteitalia.eu/it/cultura/teatri-storici/teatro-municipale-di-casale-monferrato

La Cosmogonia della Terza Sinfonia di Mahler apre la stagione dell’Orchestra Rai

La Sinfonia n.3 in Re minore di Gustav Mahler ancava dai leggii dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai da 26 anni, per la precisione dal maggio 1999, quando a Torino la diresse in un concerto rimasto memorabile Giuseppe Sinopoli. Si tratta di una grandiosa pagina del primo repertorio del Novecento, per contralto, coro femminile, di bambini e orchestra concepita dallo stesso autore come una Cosmogonia in musica, celebrativa della natura e dell’innalzamento dalla dimensione umana a quella spirituale. Il concerto inaugurerà la stagione 2025/2026 della compagine Rai giovedì 9 ottobre alle 20.30, presso l’Auditorium Rai Toscanini di Torino, trasmesso in prima serata su Rai 5 a partire dalle 21.20 e in diretta su Radio 3, replica l’Auditorium Rai alle ore 20. Sul podio sale Andrés Orozco-Estrada, nato a Medellin, in Colombia, ha debuttato con la compagine della Rai nel maggio del 2022. Nell’ottobre 2023 ha iniziato una collaborazione di tre anni come Direttore principale. Accanto a lui, a dar voce al Lied del Quarto Movimento, il mezzosoprano Von Dung, interprete di rilievo del repertorio tedesco e al suo debutto con l’OSN Rai, il Coro Maghini, femminile, diretto da Claudio Chiavazza, il Coro di Voci Bianche del Regio di Torino, diretto da Claudio Fenoglio e un grande organico orchestrale per un totale di 164 musicisti coinvolti sul palcoscenico.

La Terza Sinfonia di Mahler fu composta tra l’estate del 1895 e quella dell’anno successivo, ma venne eseguita con lo stesso compositore sul podio solo qualche anno dopo, nel 1902, nella citta tedesca di Krefeld, nell’ambito del festival della Società Musicale Tedesca. Come la sinfonia precedente, la numero 2 del catalogo ha dimensioni enormi ed è intrisa di significati extramusicali. Si tratta di un poema musicale che abbraccia tutti gli stadi in ordine progressivo e che, partendo da quelli inanimati della natura, avanza verso quelli vegetali, animali e umani per approdare alla dimensione celeste. La costruzione dell’opera è organizzata in 6 movimenti: al primo un grande blocco, una sinfonia a sé stante, sono contrapposti gli altri 5, due puramente strumentali, il terzo e il quarto con interventi vocali e l’ultimo un Lungo Adagio strumentale. Mahler fu consapevole dell’eccezionalità del suo lavoro, della durata di oltre un’ora e mezza, che descrisse così: ”La mia Sinfonia sarà qualcosa che il mondo non ha ancora udito. La natura parla qui dentro e racconta segreti tanto profondi che forse ci è dato presentare solo in sogno”. Mahler giunge con questa Sinfonia a un punto della storia della musica in cui l’opposizione fra musica pura e a programma può finalmente tramontare. La presenza di un programma poi ritirato per la Terza Sinfonia può esserne la dimostrazione. Il significato musicale può essere inteso con o senza programma, ugualmente. In termini di durata la Sinfonia ha una distribuzione simmetrica, ma eccentrica, con due movimenti da oltre 30 minuti agli estremi, il primo e il sesto, e un’antologia di episodi più brevi a congiungersi.

Biglietti da 9 a 30 euro in vendita sul sito dell’OSN Rai e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino.

Info: 011 8104653 – biglietteria.osn@rai.it

Mara Martellotta

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Marcello Soleri statista e patriota – La festa di San Francesco – La campagna d’Etiopia – Lettere

Marcello Soleri statista e patriota
Dopo due convegni a Cuneo , il 13 ottobre a Torino e il 23 ottobre a Roma si terranno due importanti incontri sullo statista liberale Marcello Soleri, mancato nel 1945 appena sessantenne quando era ministro del Tesoro nel governo Parri. I tantissimi giovani che, malgrado lo sciopero generale, hanno affollato il convegno a Cuneo (sua città natale di cui fu sindaco e deputato) promosso dalla Provincia, stanno a testimoniare che la sua storia esemplare di uomo delle istituzioni ligio ai suoi doveri verso la Patria (non è retorica nel caso suo parlare di Patria) interessa ancora, anzi rappresenta un riferimento etico- politico più che mai attuale. A Roma interverrà il ministro Gilberto Pichetto Fratin rappresentante di una tradizione selliana biellese che piaceva a Soleri.
Con la pronipote, l’egittologa Olimpia Soleri, ci sarà l’opportunità di conoscere aspetti della vita dello statista poco noti. Sarà l’occasione di rivivere la nostra storia, dall’ Italia giolittiana al fascismo e alla sua caduta. Soleri, nel 1922 ministro della Guerra, scrisse il decreto per lo  stato d’assedio  della Capitale al fine di fermare manu militari  la marcia su Roma. Il re Vittorio Emanuele non firmò , complice anche il presidente dimissionario Facta , un avvocaticchio giolittiano  di Pinerolo che stava trattando con Mussolini nell’illusione di un posto nel nuovo governo. Ombre e luci dell’Italia liberale al crepuscolo, prima della dittatura che Soleri combattè in Parlamento, con la lealtà dell’alpino partito volontario nella Grande Guerra , malgrado fosse con Giolitti contrario all’intervento dell’Italia: un vero liberale e un vero patriota.
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La festa di San Francesco
Negli anni della mia frequenza scolastica, all’ improvviso, il 4 ottobre -festa di San Francesco d’Assisi –  diventato patrono d’Italia insieme a Santa Caterina da Siena -fu giorno di vacanza. Quasi un non senso perché le scuole riaprivano il primo ottobre. Dopo un po’ di anni, quando ero al liceo, le scuole riaprirono direttamente  il 5 ottobre. Poi Andreotti, con l’austerità, abolì la festa insieme al IV novembre e alla Befana. Il 4 ottobre diventerà  a partire dal 2026 festa nazionale quindi non soltanto più per le scuole, come era in passato.
Ha un senso? Forse si’, anche se stupisce che la santa patrona sia stata dimenticata in un clima in cui  invece la parità è la parola d’ordine. Dovrebbe valere anche la parità tra santi patroni, anche se oggettivamente la fama del poverello d’Assisi  sembra costruita apposta per tutti i pauperisti e i filo arabi  che risiedono nel Bel Paes. Sarebbe un errore banalizzare perché Francesco è stato davvero un  grande. I libri recenti usciti su di lui non gli rendono giustizia perché ne fanno un “santino-immaginetta“ sulla scia di Papa Francesco. Miseria degli storici di oggi, dediti al conseguimento della loro sempre più ampia notorietà, anche  ricorrendo a San Francesco. Uno dei biografi l’ho visto  su Rai 3 saltellare tra banalità conformiste su Gaza e la presentazione del suo libro. Uno spettacolo fastidioso che mi ha portato a spegnere la tv dopo pochi minuti di ascolto.
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La campagna d’Etiopia
Ho seguito con interesse un documentario sulla campagna d’Etiopia del 1935/36 a Rai storia. Ho apprezzato molto che il nome di Angelo Del Boca, demonizzatore fazioso del colonialismo italiano, non sia stato neppure citato. Un segno che i suoi libri non hanno lasciato traccia, come ho sempre pensato che dovesse accadere. E’ stato un tentativo soprattutto da da parte di Mauro Canali di storicizzare la vicenda coloniale etiopica dopo 80 anni, come insieme a Gianni Oliva ho tentato di fare qualche giorno fa in una conferenza.
C’è stata una parziale, opportuna rilettura storica, andando oltre le ideologie. Peccato che del Duca Amedeo d’Aosta si sia parlato solo alla conclusione del documentario con le immagini della resa del Duca sull’Amba Alagi nel 1941. Amedeo di Savoia fu Vice Re di Etiopia e cerco ‘ di pacificarla e di promuovere grandi opere pubbliche. L’Italia costruì strade, scuole, ospedali e abolì la schiavitu’. Al Duca doveva essere dedicata più attenzione. Era un grande uomo meritevole di attenzione storica. Non ho mai dimenticato quando mio padre mi portò ad una Messa per il Duca a Roma con una partecipazione incredibile di gente. Carlo Delcroix, il grande invalido della Grande Guerra, ne parlò con l’oratoria straordinaria che lo rese un mito. Quelle parole non erano retorica , ma intravedevano la storia. Come a volte accade, fu un poeta a vedere prima degli storici la realtà.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Il vessillo della Palestina
Stamattina nel centro di Savona, sul palazzo del Comune di Savona ho visto la bandiera “palestinese” accanto a quelle istituzionali. Un conato di vomito mi ha assalito: ma come, in una città medaglia d’oro della Resistenza al fascismo si innalza la bandiera di terroristi, tagliagole, stupratori e pedofili così senza nemmeno un minimo di vergogna! Dobbiamo aspettarci a breve anche qualche ritratto di Adolf o di Benito? O solo quelli dei capi di Hamas e dell’OLP? Degli ayatollah e dei talebani? Luciano Dondero

Comprendo il suo dissenso, anche se non condivido le Sue espressioni piu dure. Non credo ci sia un’attinenza con il fascismo. Molte città hanno scelto anche con il voto nei consigli comunali di stare dalla parte della Palestina.  Quella bandiera è legittimata da una delibera. La vicenda italiana ha preso questa piega. L’olocausto degli Ebrei appare un pallido ricordo. E’ una piega che non mi piace, ma il conformismo prevalente è questo. Spero che non si arriverà mai a quanto Lei paventa. Sono stato molte volte a parlare a Savona e ho incontrato un pubblico attento e rispettoso di tutte le idee. Parlai, invitato da un prefetto, anche nella giornata della Memoria e ricordai gli internati militati in Germania. A qualcuno forse non piacque quel richiamo. Dal prossimo anno il 20 settembre sarà la giornata dell’internato con legge approvata all’unanimità. Cerchiamo di essere fiduciosi.

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L’Italiano difficile

Mi è capitato di leggere la lettera di un neo laureato che mi ha scritto per avere informazioni su un evento. Ho rilevato con sorpresa una grave carenza di conoscenze sintattiche con soggetti in libertà e verbi che vanno per conto loro. Punteggiatura casuale e mancanza di chiarezza espressiva. Scrivere in Italiano diventa un problema . Non pensavo che la scuola  tollerasse situazioni per me incredibili.  Giuseppe Antonino

Non è così infrequente leggere frasi sconnesse scritte da gente che non conosce la più elementare sintassi. Studenti soprattutto degli istituti tecnici rivelano una grave incapacità espressiva, ma  anche nei licei non scherzano. Certo la scuola non prepara in modo adeguato e forse anche molti docenti non sono all’altezza. Il ministro dell’istruzione vuole ripristinare un’ora di Latino  che appare del tutto inutile. I buoi sono scappati  da tempo e la ripresa di una scuola degna di questo nome sarà cosa ardua. La povertà lessicale è un altro aspetto allarmante . Dopo decenni di demagogia scolastica stiamo vedendo i frutti devastanti della inettitudine delle diverse classi politiche italiane nei decenni. La stessa classe politica appare  incolta anche nel linguaggio  . Il facilismo ha desertificato gli studi. Chi scrive sul Pc si avvale del correttore  automatico, ma la capacità di scrivere richiede abilità oggi sempre più rare. Non vale il discorso populista  basato sul “scrivi come mangi“. Per fortuna non tutti i giovani sono così.

Un grandioso e squinternato di Caprio, un “immenso” Sean Penn

Sugli schermi “Una battaglia dopo l’altra” di Paul Thomas Anderson

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Thomas Ruggles Pynchon jr. è uno scrittore americano, classe 1937, una decina di romanzi all’attivo, del quale non esistono immagini se non quelle che risalgono agli anni della scuola e del servizio militare. Un’esistenza da essere anonimo, irriconosciuto per le strade ma in piena libertà, con domicilio a Manhattan e padronissimo di andare al cinema, al supermercato come dal suo lattaio dietro l’angolo di casa: quando la CNN gli incollerà una telecamera per seguirne le tracce, lui chiederà di rimuoverla e verrà accontentato, lasciando poche immagini di un uomo alto, con un cappello da baseball blu e rosso che se ne va in giro tra il traffico della Grande Mela. Un essere da sempre appartato e lontano. Hollywood non lo avrebbe mai cercato se poco più di una decina di anni fa Paul Thomas Anderson, con la Warner Bros., non avesse scommesso nel portare sullo schermo “Vizio di forma”, la faccia di Doc Sportello affidata a Joaquin Phoenix (il romanzo è del 2009) e se non avesse oggi diretto quel “Una battaglia dopo l’altra” che deriva da “Vineland” (1990), da un po’ di giorni, forse più dagli estimatori dello scrittore e del regista, viene considerato il film dell’anno: il pubblico delle “solite” occasioni si avvicina, allo scrittore e al regista, con qualche fatica, titubante, a rilento.

Ma un certo preciso fascino lo s’intuisce nella pagina scritta e nelle immagini sullo schermo, diverse dalle radici, avendolo Anderson riadattato dagli anni reaganiani ai giorni nostri e secondo i propri gusti debordanti, il film lo possiede, eccome. Anche di Paul Thomas Anderson, sfogliando la sua filmografia, si contano dieci titoli – titoli che sono nella maggior parte capolavori, “Il petroliere” e “The Master” e “Il filo nascosto” con un oscarizzato Daniel Day-Lewis, nonché quel “Boogie Nights” a cui Leonardo DiCaprio rispose picche (“è il più grande rimpianto della mia vita d’attore”, avrebbe detto) e che oggi vediamo qui nelle vesti paranoiche e arruffate di Bob Ferguson, a girare dentro una vestaglia (il Grande Lebowski ha fatto proseliti nel nuovo millennio!) dai riquadri rossi per le strade assolate, accanto agli apparecchi telefonici della città e lungo quei lunghi nastri stradali, tutti sali e scendi, della California di cui Pynchon non può fare a meno -: e forse, nella cabala dei numeri, dieci e dieci, questo incrocio dell’anno non può essere privo di significati. Ma probabilmente stiamo guardando e ragionando oltre. Un altro agguantato quanto spericolato capolavoro di ritmo, vorticoso, una discesa all’inferno e tra i mali della nostra quotidiana società, le lotte e le sconfitte, e di montaggio incrociato, di maestria e di invenzioni di ogni singolo attore, di un racconto fluidissimo nonostante un narrato di 162 minuti, ma capace al tempo stesso di perdersi per mille rigagnoli e sottostorie e di reggerli con estrema padronanza, per cui si plaude a una sceneggiatura che, in compagnia del miglior attore protagonista (DiCaprio) e del miglior attore non protagonista (Sean Penn, è lui il più “immenso” della compagine attoriale: perfido e gigionescamente insulso, perfetto di postura e di alterigia e di tic, muscoli venati in bella mostra e magliette militari attillate, parente stretto dei tanti generali pettoruti visti al cinema – per tutti, Ford Coppola e Kubrick -, con quelle labbra che tentennano di continuo, quello squarcio che si porta su un lato della faccia offesa nelle inquadrature finali, il suo esercizio sessuale per essere pronto al comando panteresco di Perfidia, ogni attimo è da manuale, ogni battuta e ogni eroismo da strapazzo ti impongono di guardarlo e di ammirarlo), ci dobbiamo aspettare nelle nomination delle prossime statuette pronte per il Dolby Theatre. Senza tacere della presenza, su ogni red carpet, dello stesso Anderson in veste di regista.

Nella mezz’ora iniziale – che il New Yorker ha definito “rumorosa, tesa e straordinariamente propulsiva” – facciamo la conoscenza di Pat Calhoun detto “Ghetto Pat” e di Perfidia “Beverly Hills”, attivisti senza se e senza ma del gruppo rivoluzionario di estrema sinistra noto come “French 75”. Tra incendi e colpi di mitra, lui stralunato lei grande pancione in bella vista liberano immigrati dai centri di detenzione californiani, assaltano banche e mandano per aria tralicci della rete elettrica e uffici di rappresentanza di politici potenti: una lotta armata che non ammette limiti e ripensamenti. Quando dalla loro relazione nascerà la piccola Charlene, Pat cercherà in ogni modo di dissuadere la compagna a continuare la lotta armata, sempre più feroce, sino all’uccisione di una guardia giurata durante una rapina in banca: sarà allora che la donna incontrerà nuovamente una vecchia sua conoscenza, di guerra e piccanti intimità, quel capitano Lockjaw che le propone la denuncia dei compagni in cambio di una riduzione della pena. Lei entrerà nel programma di protezione testimoni e tra i compagni di un tempo sarà una carneficina. Trascorrono sedici anni, Pat ha preso la nuova identità di Bob Ferguson ed è un uomo che le droghe e l’alcol hanno reso instabile e confuso e un padre iperprotettivo e oltremodo ansioso nei confronti di Willa (guai ad un cellulari, stai attenta ai tuoi amichetti, si rientra presto la sera); Lockjaw, elevato a colonnello ed entrato per alti meriti nelle fila del gruppo “Pionieri del Natale”, tra suprematisti e nazistoidi accaniti, tra prove d’affiliazione e ricordi che riaffiorano e sospetti di paternità, vive nell’istinto intimo di dover dare a ogni costo la caccia all’erede di Perfidia, intenzionato com’è a chiudere i conti una volta per tutte. Sarà una lotta all’ultimo sangue tra due uomini, con una ragazzina nel mezzo che sa togliersela in ogni impiccio, che ha appreso perfettamente le idee e le azioni della madre, succhiate si direbbe con il latte, una lotta senza risparmio, nella scrittura di Anderson, di felicissime sorprese, di un susseguirsi di scene a pieno effetto, di personaggi che pur in una loro breve comparsa sono capaci di lasciare nella mente dello spettatore un segno netto, nella solitudine di quelle strade di cui sopra si diceva come nel chiuso di certi asettici uffici che sono rappacificazioni e chiarimenti e trappole di morte.

Non soltanto l’aspetto tragico e di lotta della vicenda interessa ad Anderson, lui – che ha avuto a disposizione un budget di 150 milioni di dollari ma che non si sa se porterà a casa un briciolo di guadagno di fronte a un pubblico piuttosto ostile, spaventato forse dalla eccessiva lunghezza della pellicola – scava con convincente proprietà di toni nei rapporti d’affetto e d’incomprensioni tra padre e figlia, lascia in sospeso – a tratti – ricordi e piccoli particolari fatti di azioni e di parole, ironizza (metteteci anche un monastero di suore che con fare disinvolto coltivano e consumano marijuana) e mette in caricatura una certa America trumpiana (ma io credo che stia anche ipotizzando un futuro distruttivo e nerissimo, con parecchie nuvole imbronciate all’orizzonte), dà la carica alla sua macchina da presa accelerando assalti e inseguimenti, l’intero svolgimento dei fatti che scalciano e pare che si sovrappongano, in una fantasmagorica, vulcanica, tragicomica velocità raramente incontrata sullo schermo. Tutto è condotto sul filo di un rasoio affilatissimo e non c’è assolutamente tempo per la noia. Considerata la bella prova dell’emergente Chase Infiniti che è Willia, veniamo a DiCaprio. Sta qui in una delle sue prove migliori, decisamente oltre quella maggiormente fisica di “Revenant” che dieci anni fa gli ha procurato l’Oscar, la più gigantesca e folle, squinternata, drogata di quella rivoluzione strasognata e ammuffita che ne fa un personaggio anche rinsecchito e amaramente disilluso (non a caso s’accontenta di guardare, lui attivista a brandelli, cosa succedeva sessant’anni fa in casa d’altri, nel mezzo televisivo e nella poltrona di casa, affidandosi alla “Battaglia d’Algeri” del nostro Pontecorvo), cedevole in tutta la debolezza ammonticchiata (gli è difficile durante una telefonata ricordare le varie parole d’ordine che gli offrirebbero una traccia per avvicinarsi al nascondiglio in cui è tenuta prigioniera Willia: momenti anche ricchi di spunti e immagini di divertimento), letteralmente scardinata in mezzo a quel caos infinito che sta nelle pagine di Pynchon come in quelle di un grande autore di cinema. Di quel Cinema che va scritto con la C maiuscola. E di cui fin troppo si sente il bisogno.

Fondo Acquisizione Fondazione Arte CRT incrementato per Artissima

Portato a 300 mila euro

Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino promuove, in collaborazione con aziende partner, istituzioni per l’arte e fondazioni, 13 premi, e il fondo d’acquisizione Fondazione Arte CRT. Oltre ai premi storici e a quelli più giovani, che confermano il ritorno in fiera, l’edizione 2025 si arricchisce del Vilnius Residency Prize, nell’ambito del programma Cultura Lituana in Italia 2025/2026. Quattro premi in collaborazione con aziende e partner: premio Illy Present Future, promosso da Illy Caffè dal 2001; Premio Orlane per l’Arte, alla sua seconda edizione, con il supporto di Orlane; Premio Tosetti Value per la Fotografia, promosso da Tosetti Value, il Family office dal 2020; Premio Vanni Artist Room, promosso da Vanni Occhiali dal 2021. Seguono due riconoscimenti dedicati a figure di spicco del mondo dell’arte: il Matteo Viglietta Award, promosso dalla collezione La Gaia dal 2022: il Carol Rama Award, promosso dal 2020 dalla Fondazione Sardi per l’Arte e che quest’anno vede anche la GAM tra i suoi sostenitori.
Sette supporti istituzionali ad artisti e gallerie sono promossi da fondazioni e istituzioni: il Premio Diana Bracco, Imprenditrici ad Arte, nato nel 2023 e promosso dalla Fondazione Bracco, in collaborazione con le Fondazioni De Silva e Diana Bracco, di Milano; Premio Oelle Mediterraneo Antico, promosso dal 2022 dall’omonima Fondazione di Catania; Premio Pista 500, nato nel 2023 in collaborazione con la Pinacoteca Agnelli; Premio ‘Ad Occhi Chiusi’, nato nel 2021 con la collaborazione con la Fondazione Merz; il Premio Ettore e Ines Fico, promosso dal Museo Fico di Torino dal 2010 e Artissima New Entries Fund.

In occasione del suo 25⁰ anniversario, la Fondazione Arte CRT incrementa per il terzo anno consecutivo lo storico fondo d’acquisizione portandolo a 300 mila euro, il più alto budget degli ultimi 12 anni. Queste risorse sono destinate all’acquisizione di opere che andranno ad arricchire le collezioni della GAM e del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Da sempre organo consultivo della Fondazione in materia di acquisizioni, il comitato scientifico della Fondazione partecipa alla scelta delle acquisizioni in fiera, in sinergia con i direttori e i capo curatori del Castello di Rivoli e della GAM, selezionando opere che andranno ad aumentare il valore artistico dei due musei, centri di eccellenza piemontese ed elementi cardine nell’avvicinare all’arte un pubblico esteso ed eterogeneo a livello locale, nazionale e internazionale.

Artissima
Preview giovedì 30 ottobre ore 15-20 su invito
– apertura al pubblico prevista per il 31 ottobre.

Orari d’apertura: 31 ottobre/1 novembre dalle 12 alle 20 – 2 novembre dalle 11 alle 19

Oval Lingotto Fiere Torino – via Giacomo Mattè Trucco 70, Torino

Mara Martellotta