A cura di piemonteitalia.eu
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Al via sabato 31 agosto la seconda parte della rassegna di Estate Reale, manifestazione di musica, teatro e divertimento che era stata inaugurata lo scorso 14 giugno, organizzata dai Musei Reali, con il sostegno della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura. Quest’anno la rassegna include al sui interno il Festival itinerante “Teatro nelle corti”, diretto da Beppe Navello, che comprende cinque spettacoli concentrati in una sola serata negli spazi all’interno dei Musei Reali, il Giardino Ducale, il Teatro Romano e la Corte d’onore, fino alla piazzetta reale. Sono messi in scena da artisti provenienti da Italia, Belgio, Francia ePortogallo.
Estate Reale, che ha lo scopo di creare una rete con le realtà culturali circostanti, facendo dei MuseI Reali un ricco polo di aggregazione e un luogo sicuro nel cuore di Torino, ruota intorno tre filoni di iniziative che prendono vita al calar della sera: Torinocrocevia ei sonorità, Notti sonore, Echi di antichità, cui si aggiungono una ricca serie di manifestazioni diurne capaci di condurre il pubblico dei Musei Reali lungo i tre secoli di storia del Museo di Antichità, con l’unione di archeologia, musica e teatro e danza.
Sabato 31 agosto la seconda parte della rassegna si aprirà con “L’aspide di Cleopatra” di Nicola Fano, nell’ambito del Teatro delle Corti. A partire dalle 19.45 verrà declamato un monologo di fronte alla Testa di Cleopatra riprodotta e conservata al Museo di Antichità. Seguiranno le coreografie di “Le secret des oiseaux” di Richard Ourmandane e quelle di “Una parte de soi” di Jean Paul Santos. Concluderanno la serata il concerto vocale di BénédicteDawin e alle 22.30 le acrobazie di Paulin Barboux e GaelleEstève.
Il 6 settembre, per il Read a Book a day, evento internazionale che incoraggia la lettura, i Musei Reali di Torino e l’Associazione Liberi Pensatori Paul Valery organizzeranno una giornata dedicata alla letteratura all’aria aperta tra presentazioni e reading. Dalle 19.30 alle 22.30 un gruppo di interpreti si esibirà nello spazio verde del Giardino Ducale nella declinazione di un nutrito programma di testi scelti direttamente dal pubblico grazie al menu poetico, mentre nel Boschetto un ensemble di musicisti accompagnerà la serata con musica dal vivo.
Dopo il successo delle prime due edizioni, il 7 settembre, il Club del Silencio aprirà le porte dei Musei Italiani alla più grande festa della vendemmia realizzata in città, con degustazioni di grandi e piccole cantine nei giardini, oltre a musica, performance di artisti del territorio, attività di gioco e tema e l’osservatorio giovanile Youthlab. Potrà essere l’occasione per visitare di sera alcuni spazi poco noti dei musei Reali, quali l’appartamento di re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena.
Vi sarà inoltre un’apertura straordinaria serale anche domenica 15, in occasione della visita alla mostra “La scandalosa e la magnifica” e con la rappresentazione integrale dell’Antigone, in programma al Teatro Romano alle 21.
Saranno protagonisti del 21 settembre, equinozio d’autunno, gli artisti della Fondazione Cirko Vertigo, che rappresenterà “Cabaret Vertigo”. In quell’occasione si potrà attuare uno straordinario percorso di visita serale del Museo di Antichità.
Venerdì 27 e sabato 28 settembre è in programma la Notte Europea dei ricercatori e delle ricercatrici, manifestazione promossa in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, con Area Valorizzazione Impatto della Ricerca e Public Engagement, direzione Ricerca e il Politecnico di Torino. Sarà l’occasione di incontro per ricercatori e Ricercatrici e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto stimolante e informale.
La notte europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici fa parte di un’iniziativa internazionale promossa dalla Commissione Europea e coinvolge dal 2005 migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca.
L’evento finale di Notti sonore conclude l’Estate Reale e i festeggiamenti per i 300 anni del Museo di Antichità, in programma giovedì 31 ottobre dalle 19 a mezzanotte.
Sarà una rievocazione, a cura dell’associazione Terra Taurina e Okelum, che permetterà di approfondire le analogie, latrasmissione di usi e la presenza di differenze tra la cultura dei Celti e le altre civiltà. Verrà data particolare attenzione al tema della danza collettiva, che culminerà nei giardini Reali nella danza di Sarmonios, una danza celtica che nell’Antichità celebrava lungo alpino la fine dell’anno appena trascorso e l’inizio di quello nuovo, quando il mondo dei vivi e quello dei defunti entravano in comunicazione.
Mara Martellotta
“Pattuglia senza ritorno”, il racconto storico felicemente uscito dalla penna di Elio Motella, si legge tutto d’un fiato e propone – nel quadro di una ben congeniata storia d’amore tra la maestra elementare Assunta Pedroli e il fuochista di Marina Matteo Ferrari – uno dei misteri ancora insoluti del lago Maggiore: quello del naufragio della “Locusta”. La narrazione è costruita attorno a questo tragico evento realmente accaduto nella parte alta del lago Maggiore, quasi al confine tra le acque italiane e quelle svizzere, in una gelida notte d’inverno di fine Ottocento. Mescolando realtà e finzione, l’autore tratteggia la vita sulla sponda occidentale del Verbano tra il 1893 al 1896, dove i protagonisti sono i marinai e i militari della Guardia di Finanza del locale distaccamento, addetti al controllo lacuale con le torpediniere, gli “sfrusitt” ( i contrabbandieri ) che sfidavano leggi e autorità dedicandosi – tra fatiche e pericoli – al contrabbando, considerato a quel tempo una delle poche risorse per la sopravvivenza degli abitanti del lago e poi la gente e i luoghi tra Cannobio e Pallanza. Le rare foto d’epoca, a corredo degli avvenimenti, rendono bene l’atmosfera di quei luoghi e di quegli anni, in una terra di frontiera.
Ma veniamo alla storia della “Locusta”, la torpediniera della “Regia Finanza” che – affondò la notte tra l’8 ed il 9 gennaio 1896 dopo esser salpata dalla base di Cannobio per un normale servizio di pattugliamento sul Lago Maggiore. Quello della “Locusta” è stato uno dei più grandi punti interrogativi delle vicende che hanno interessato il lago. L’ unità, classificata come “torpediniera costiera di quarta classe” (lunga 19,20 metri, capace di una velocità di 17 nodi e dotata di un cannone a ripetizione “Nordenfeldt” ) era tra quelle acquistate dalla Regia Marina nei cantieri Thornycroft di Londra nel 1883, per essere imbarcata su navi da battaglia. All’atto pratico si dimostrò inadatta all’impiego bellico e quindi ( insieme ad altre ) fu dislocata sul lago Maggiore ed affidata alla “finanza” per essere adibita alla vigilanza doganale sul confine con la Svizzera. Cosa accadde quella notte, è rimasto un mistero. Come se la torpediniera fosse sparita in una specie di “buco nero”. Dalle cronache dell’epoca si evince che era salpata da Cannobio in direzione di Maccagno, e il tempo risultava buono: “cielo sereno e lago calmo, con una fredda brezza spirante da nord dalla vicina Svizzera”. L’equipaggio era al completo. Erano in dodici, a bordo: otto marinai della Regia Marina e quattro guardie di finanza. Stando sempre alla cronaca, alla partenza, si trovavano a bordo anche il tenente dei “canarini”, comandante del reparto di confine, ed un elettricista,che però sbarcarono poco dopo sulla linea confinaria – al valico di Piaggio Valmara- per effettuare una ispezione a terra. Durante la navigazione notturna sul lago, all’improvviso, il tempo volse al brutto: si alzò un vento impetuoso con raffiche di tramontana e, subito dopo la mezzanotte,si scatenò una furiosa tempesta.Le acque si agitarono, le correnti diventarono impetuose, i lampi squarciarono il cielo gonfio di nubi nere. La “Locusta”, sorpresa dall’improvvisa burrasca, dovette mutar rotta ,dirigendosi verso la vicina Punta Cavalla sulla riva lombarda del lago, per cercare riparo alla violenza della tramontana. Il riflettore della torpediniera venne avvistato da Cannobio per l’ultima volta poco dopo la mezzanotte del 9 gennaio 1896. Poi il buio e più nulla.Non ricevendo risposta ai ripetuti segnali di richiamo lanciati da terra, venne subito fatta uscire la torpediniera-gemella – la “21T Zanzara”- per le ricerche immediate ed il soccorso ai naufraghi, ma nonostante la lunga e minuziosa perlustrazione su tutto lo specchio d’acqua tra Cannobio e Cannero ( sulla sponda piemontese), Maccagno e Pino ( su quella lombarda), non venne trovata traccia alcuna di superstiti né di relitti. Il lago si eraletteralmente “inghiottito” l’unità navale con tutto l’equipaggio di bordo. I dodici militari risultarono così “dispersi in servizio, nell’adempimento del dovere”. Cosa accadde alla “Locusta”, quella notte, fu oggetto di molte ipotesi. Forse il natante venne “rovesciato da una raffica impetuosa” e le acque si rinchiusero sull’equipaggio “rifugiatosi sotto coperta per ripararsi dalla burrasca, tranne il capo-timoniere comandante, bloccato anch’esso, ma nella cabina di governo”. Non si poteva neppure escludere che “in quel momento fatale, furono i portelli aperti dell’osteriggio di macchina, a determinare l’allagamento dei locali di bordo”. E come non prendere in considerazione l’eventualità di “ una esplosione delle caldaie esterne, dovuta ad un’onda improvvisa”.
Supposizioni a parte, resta il fatto che tutte le ricerche ed anche l’inchiesta che venne aperta non diedero alcun risultato.Anche i vari tentativi intrapresi nel tempo, basati sulla ricostruzione della rotta e delle posizioni indicate dalle cronache dell’epoca, si sono conclusi senza troppa fortuna e nessuno con successo. Negli anni ’80 il relitto era stato ricercato in due occasioni: dapprima con il batiscafo dell’esploratore e ingegnere svizzero Jacques Piccard, poi con l’intervento di una unità della marina militare italiana, guidata da un ammiraglio, con l’intento di recuperare almeno il natante per esporlo al museo nazionale di Ostia, in quanto unico esemplare rimasto della serie di torpediniere costruite all’epoca. Ma, come già detto, ambedue le immersioni diedero esito negativo poiché il fondale del lago è coperto da grandi depositi di terra e di melma. E anche gli ultimi tentativi non hanno sortito alcunché. A memoria dei dodici dell’equipaggio della “Locusta” resta il monumento ( un timone sorretto da putrelle di ferro sopra un blocco di pietra con i nomi delle vittime), realizzato sul Poggio delle Regie Torpediniere, nei pressi del porto militare della Guardia di Finanza a Cannobio. Elio Motella, con il suo “Pattuglia senza ritorno”, ha avuto il merito di riportare all’attenzione del pubblico questa vicenda. E di farlo con un libro davvero ben costruito e ancor meglio scritto.
Marco Travaglini
Sabato 31 agosto al Sacro Monte di Ghiffa è in programma “Aspettando LetterAltura”, una serie di appuntamenti del festival di letteratura di montagna, viaggi e avventure del lago Maggiore. Alle 16 è prevista la presenza di don Luigi Ciotti, che proporrà alcune riflessioni sul tema “La montagna resistente, dalla memoria al sogno”, alle 18 Stefano Ardito presenterà il suo libro edito da Solferino “K2. La montagna del mito”. Alle 21 è in programma lo spettacolo musicale “Canti dalle montagne del mondo” con il duo Passamontagne formato da Massimo Lollo e Valentina Volontà, a ingresso gratuito, con possibilità di aperitivo alle 19.30 al ristorante La Trinità.
Il Festival LetterAltura 2024, giunto alla sua diciottesima edizione, è organizzato dall’associazione culturale LetterAltura e prevede numerosi appuntamenti a Verbania tra il 26 e il 29 settembre. “Aspettando Letteraltura” rappresenta il programma di incontri e spettacoli che anticipa il festival, coinvolgendo il territorio del Verbano Cusio Ossola.
Il tema individuato quest’anno, in occasione dell’ottantesimo anniversario del rastrellamento nazifascista della Val Grande con gli eccidi di Fondotoce e Baveno e la creazione della libera Repubblica partigiana dell’Ossola (1944-2024) è la “montagna resistente, dalla memoria al sogno”. Un tema che viene affrontato nella duplice valenza di attenzione rivolta alle vicende resistenziali, ma anche di approfondimento sul modo in cui la montagna resiste o si fa resiliente rispetto ai cambiamenti di cui è oggetto e al tempo stesso soggetto.
L’appuntamento del 31 agosto a Ghiffa ha ricevuto il patrocinio dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti, per una migliore fruizione e valorizzazione del complesso, che comprenda anche l’organizzazione di eventi prestigiosi.
Mara Martellotta
La “sua” Luino , qualche anno fa, ne ha celebrato il centenario con una originalissima regata velica sul lago al tramonto. Sulla vita e l’opera poetica di Vittorio Sereni, si sono susseguiti iniziative, dibattiti, convegni. Il suo, dopo quello di Piero Chiara, è il secondo centenario che si è celebrato nella capitale della sponda magra del lago Maggiore. Grande poeta e intellettuale di rango, tra i fondatori della rivista “Corrente” nel 1938, espressione dei giovani ermetici milanesi, traduttore e critico acuto, prima capo ufficio stampa alla Pirelli e poi direttore letterario alla Mondadori ( per la quale, e per primo, diresse la collana “I Meridiani”), Vittorio Sereni è stato un autore parco, componendo solo quattro raccolte di versi distanziate nel tempo.
Tra la prima e l’ultima passarono quarant’anni: dall’esordio nel ’41 con Frontiera, a Diario d’Algeria del 1947, a Gli strumenti umani del 1965 fino a Stella variabile del 1981,due anni prima della morte. La poesia di Sereni offre un respiro largo, profondo ma, agli inizi, risente del “richiamo” del lago a Luino. E’ lì che nasce, nel 1919, da padre campano ( funzionario di dogana) e da madre luinese. Lì frequentò la scuola elementare e lì tornò spessissimo da adulto per incontrare i vecchi amici e per trascorrervi le vacanze. La vicinanza della Svizzera, la vita della comunità che s’articolava tra il lago e il tracciato di una delle più antiche strade ferrate del nord-ovest dell’Italia unita com’era la Novara – Pino, prossima in quel punto a varcareil confine, hanno influenzato la prima raccolta poetica di Sereni, Frontiera, del 1941.
Già nel titolo si coglie la sintesi di avventura e d’inquietudine, tipica di una città di confine che è ponte tra genti e lingue, paesi e culture. Basta leggere alcuni versi di “Terrazza” per rendersene conto: “Improvvisa ci coglie la sera/ Più non sai dove il lago finisca/ un murmure soltanto sfiora la nostra vita/ sotto una pensile terrazza/ Siamo tutti sospesi a un tacito evento questa sera/ entro quel raggio di torpediniera/ che ci scruta poi gira se ne va”. E’ il lago che, verso nord, si stringe, s’inabissa tra pareti di roccia alta e grigia, richiamando alla memoria i sentieri di montagna e i valichi , i viandanti e i contrabbandieri. Quel lago che Vittorio Sereni e Piero Chiara , così simili e così diversi, ci hanno insegnato ad amare.
Marco Travaglini
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