CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 47

L’ascesa musicale attraversata dai Beatles di Gianfranco Raffaldi

Dai Blue Star a Fausto Leali, da Peppino di Capri al San Bartolomeo Gospel Choir 

La documentazione fotografica della carriera a completamento dell’articolo pubblicato il 18-9-2021
Immagine storica dei favolosi anni ’60 con i Blue Star, primo gruppo del 1957 di Raffaldi (*1-1-1942 Fiume) al pianoforte con Emilio Evangelisti alla tromba, Zeno alla fisarmonica, Gianni Lepore al clarinetto, Ezio Cornalea alla batteria e al canto Wally Sirio.
Nel 1959 nasceva il gruppo dei Novelty con la collaborazione del fisarmonicista Giuseppe Cacciabue, educatore musicale e componente dell’Eiar di Torino, oggi Rai. Nel gruppo, rifondato nello stesso anno, si inseriva Fausto Denis, in arte Leali. Il lancio avvenne nel 1962 al Principe di Piemonte di Viareggio e nel 1964 parteciparono al mitico cantagiro di Ezio Radaelli presentato da Pippo Baudo.
Nel 1965 a Milano presentarono la  canzone “A chi” con il giornalista Giovanni Negri della Rizzoli e Iva Zanicchi. In quell’occasione venne presentato il libro “Dante e il suo secolo” di Indro Montanelli. Nel giugno dello stesso anno la grande occasione, furono scelti come supporters dei Beatles, unico tour in Italia. I concerti furono eseguiti il 24 al Velodromo Vigorelli di Milano, il 26 al palazzo dello sport di Genova, il 27-28 al teatro Adriano di Roma purtroppo snobbati dalla Rai.
Nel 1966 parteciparono al “Giro Festival” al seguito del 49° Giro d’Italia e furono ospiti della famosa trasmissione “Bandiera Gialla” di Arbore e Boncompagni. Nel 1967 ricevettero il primo disco d’oro per la canzone “A chi” sulla terrazza Martini di Milano e facevano parte del Clan Celentano Center. Nel 1968 furono ingaggiati da Peppo Vannini al Covo di nord est di S. Margherita Ligure, con il tutto esaurito in ogni serata. In quell’anno Leali lasciò i Novelty e Raffaldi entrò nel gruppo New Rockers di Peppino di Capri.
Partecipò alle tournée in Europa e negli Usa, dove si esibirono al Metropolitan di New York poi in Canada, Australia, Emirati Arabi, Venezuela e Brasile, ospitati dal musicista Roberto Carlos.
Nel 1977 Raffaldi rientrò a Vignale per motivi personali, dove attualmente risiede. Iniziò ad accompagnare con la tastiera il coro parrocchiale durante le funzioni religiose. Nel 2004 la grande idea, prese le redini del San Bartolomeo Gospel Choir eseguendo musica sacra e profana, proseguendo l’opera della fondatrice Millina Martinelli. Oggi l’ensemble esegue brani di gospel, funky, soul e blues a quattro voci, accompagnati da Andrea Rogato alle tastiere, Gigi Andreone al basso, Alberto Sempio alla chitarra e da Renato Tassiello alla batteria. Il recente tour natalizio ha visto il gruppo esibirsi a Cella Monte, Altavilla, Giarole, San Giorgio (Al), a Galliate (No), alle Torbiere di Franciacorta (BS) e a Portofino (Ge).
Armano Luigi Gozzano

“Surrealismo e Surrealismi”… I “Surfanta” a Torino. Ultimo giorno

In mostra nelle Sale del “Collegio San Giuseppe” di Torino, opere di artisti attivi sotto la Mole nel secondo dopoguerra fra “Surrealismo e dintorni”

Fino all’8 marzo

Una settantina le opere in mostra. E circa quaranta gli artisti coinvolti. All’ingresso nella prima delle Sale espositive del “Collegio San Giuseppe” di via San Francesco da Paola, a Torino, (dove la rassegna sarà ospitata fino al prossimo sabato 8 marzo) ci osserva con aria aristocratica e uno sguardo velatamente altezzoso e vagamente indagatorio un magnifico “Ritratto di signora” a firma di Raffaele Pontecorvo (Roma, 1913 – Torino, 1983), fra i più illustri artisti italiani, operanti nell’arco del secondo dopoguerra, esteta raffinato nell’uso dei colori e nella più accademica rinascimentale perfezione del segno. Quella sua “signora” ci osserva.

Un ciuffo di capelli biondi, occhi leggermente socchiusi, il collo alla “Modì” che (attenzione!) poggia però su una molla rotante necessaria a comporne appieno le fattezze. Insomma… una delle tante sue eccentriche “donne-manichino”. E qui, s’interrompe il terreno innamoramento, entrando invece negli spazi altrettanto suggestivi del fantastico, di un prezioso “oltre-reale”, che fa dell’artista uno dei principali attori di quel “surrealismo subalpino”, passato alla storia come “Movimento dei Surfanta”, capitanato alla grande dal “Papa Nero” (soprannome forse esagerato!) Lorenzo Alessandri (Torino, 1927 – Giaveno, 2000). E’ lui, il fondatore del Movimento a Torino, nel ’64, con tanto di “Manifesto”, alla pari di quanto successo a Parigi, per opera di André Breton, con quel “Surrealismo” (cent’anni da poco compiuti accanto ai sessanta dei nostri “Surfanta”) in cui, dal ’24, si mossero a larghe bracciate artisti quali Mirò, Ernst, Magritte e, naturalmente, l’“inarrivabile” (?) Salvador Dalì – “il surrealismo sono io”.

Accanto alla rossa “da incubo” “Bambola diavola”, a firma di Alessandri troviamo in mostra anche un terrifico (stralunati musicisti zombie“Ite Missa est” realizzato, con il pensiero rivolto ben bene al fiammingo Bosch, in quella sua “Soffitta Macabra” in “Cit Turin”, luogo di studio e ritrovo di molti artisti in qualche modo legati all’occulto e al gusto dell’esoterico. “Io i mostri non li creo – scriveva Alessandri – perché i mostri  ci sono già e sono intorno a noi, molti mostri siamo noi stessi”. Pensiero di certo condiviso da Enrico Colombotto Rosso (Torino, 1925 – Casale Monferrato, 2013) con la sua “Figura” – monstrum uscita dalla “Corte dei miracoli”, per dirla con Testori, così essenziale e di inquietante “diversa” visionarietà da viaggiare su pianeti del tutto opposti rispetto alla sontuosa preziosità  e al decorativismo di certi suoi “Costumi teatrali” o di quel suo “Pesce fantastico”, in cui l’atto di ferocia pare annullarsi in una sorta di brillantezza della forma simile ad un raro e ricco monile.

“Il Movimento dei ‘Surfanta’ – sottolinea Francesco De Caria, insieme a Donatella Taverna e ad Alfredo Centra, curatore della mostra che gode anche della collaborazione dello storico Stefano Morabito e della torinese ‘Sguazzi d’Arte’ – è rappresentato in rassegna attraverso un ‘Focus espositivo’ compreso fra i decenni Sessanta e Ottanta, con risvolti proseguiti e ben rintracciabili nei decenni successivi, e con precedenti importanti che vanno indietro fino ai pittori fiamminghi, a Bosch in particolare e all’opera di Italo Cremona”. Di quest’ultimo (nato a Cozzo-Pavia nel 1905 e scomparso a Torino, nel 1979) citiamo, un’ironica, pur se tristemente decadente e raccogliticcia “Giuria femminile”, dove i volti delle “giurate” assumono (chissà perché?) l’inesistente consistenza di un rilassato “canovaccio” pari al celebre “Enigma dell’ora” di De Chirico o alla “Persistenza della memoria” di Dalì. Presenti in mostra e di grande fascino anche i celebri “Volatari” e il “Rinoceronte figliato” di Silvano Gilardi (Torino, 1933 – 2021), in arte Abacuc (pseudonimo preso a prestito dal profeta vissuto sei secoli avanti Cristo, ottavo dei 12 Profeti minori), “quasi a voler sottolineare le caratteristiche visionarie e profetiche dell’Arte”.

E l’iter prosegue. Impossibile citare tutti gli artisti presenti in mostra. Ricordiamo ancora, accanto a Lamberto Camerini, fedele allievo di Pontecorvo, lo “Spazzacappa” di Guido De Bonis insieme al misterioso “All’ombra delle betulle” di Giovanni Macciotta e allo scultoreo (art brut“Concertino” di Mario Molinari, con le plastiche, incredibili e giocose “metamorfosi” di Mario Giani, in arte Clizia. Per finire con Sergio Albano (e il suo candido “mafioso” assopito in poltrona), il geometrico trionfo de “La donna montagna” di Michele Tomalino Serra, seguita dagli enigmi dell’“Albertina” e de “Il bambolaio” (con quelle incredibili “bambole siamesi” (?), fonte di non poco e oscuro stupore) di Giuseppe Attini. Altri nomi mancano in un panorama d’arte messo insieme con generosità, grande competenza ed impegno. Tutto da vedere. In una mostra davvero tanto bella, da apparire “surreale”!

“Surrealismo e Surrealismi a Torino”

Collegio “San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino all’8 marzo

Orari: lun. – ven. 10,30/12 e 15,30/18; sab. 10,30/12

Gianni Milani

Nelle foto: Raffaele Pontecorvo “Ritratto di Signora”; Lorenzo Alessandri “Ite missa est”; Enrico Colombotto Rosso “Bambola mostro”; Abacuc “Rinoceronte figliato”; Italo Cremona “Giuria femminile”

“Professional Dreamers”. In 94 scatti sono condensati i sogni delle donne

Dal 7 marzo al Museo Nazionale del Risorgimento al via la mostra. Fotografi Tiziana e Gianni Baldizzone

Al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino si tiene la mostra “Professional Dreamers – The photographer’s eye, the psychologist’s gaze”, che rimarrà aperta fino al 27 giugno prossimo. Nel sogno, vuole dimostrare la mostra, si può entrare dalla porta della consapevolezza come da quella della non consapevolezza. L’esposizione rappresenta un progetto che unisce fotografia e psicologia per raccontare il coraggio di quindici donne nel seguire le proprie aspirazioni. È stata realizzata dai fotografi Tiziana e Gianni Baldizzone, in collaborazione con la psicologa Remigia Spagnolo, e curata da India Dhargalkar. L’esposizione offre al visitatore la vista di 94 scatti accompagnata da testi di analisi psicologica, offrendo uno sguardo profondo sul percorso di quelle donne che hanno seguito il proprio talento e le proprie aspirazioni Intime attraverso una trasformazione radicale delle proprie scelte di vita.

In dialogo fotografia e psicologia, che portano alla scoperta di sé, dei propri talenti e delle proprie ambizioni più intime che costituiscono il fil rouge della mostra allestita al primo piano del Museo del Risorgimento italiano, nel corridoio della Camera italiana. Parallelamente si sviluppano il linguaggio fotografico e il linguaggio psicologico su piani diversi, proponendo un doppio punto di vista su quella che è stata la realizzazione sul piano personale di queste donne. Gli scatti dei Baldizzone sono in bianco e nero, e ricercano, attraverso la scelta di quei colori, le tracce di un sogno che si può celare dietro una particolare carriera. I commenti psicologici guidano il visitatore nell’interpretazione simbolica delle scelte e delle emozioni delle protagoniste. Tra le figure raccontate emergono Patrizia Caraveo, astrofisica e vincitrice del Premio Enrico Fermi 2021, che figura tra le 100 esperte in area Stem del progetto “100 donne contro gli stereotipi della scienza”, l’apicultrice Debora Rizzetto, la scalpellina Lucie Branco, l’artigiana giapponese Eriko Horiki, ex impiegata di banca, che ha reinventato la tradizione del washi, la carta giapponese fatta a mano, salvando questa tradizione millenaria di un artigianato dimenticato in design di alto livello. Tra le altre donne ritratte Sèverina Lartigue, maestra d’arte, che è stata in grado di trasformare la seta in fiori di lusso, la direttrice d’orchestra Cloe Meyzie e Riccarda De Eccher, una delle pioniere dell’alpinismo in alta quota degli anni Settanta, e oggi pittrice ad acquerello, soprattutto delle sue amate Dolomiti. Al fondo del corridoio della Camera italiana, emerge la fotografia di Elisabetta Mijino, vincitrice di ben 5 medaglie ai Giochi paralimpici e chirurga della mano. Si tratta di storie femminili che hanno superato ostacoli e pregiudizi non per fare carriera ma per realizzarsi pienamente. L’8 marzo, in occasione della festa della donna, il Museo offrirà l’ingresso gratuito a tutte le visitatrici, per scoprire come un sogno possa diventare realtà.

Mara Martellotta

Al via  le Feste di fine inverno: “La cultura dietro l’angolo” in tutta Torino

Il 6 marzo hanno avuto inizio le feste di fine inverno de “La cultura dietro l’angolo”, il progetto di Città di Torino e Fondazione Compagnia di San Paolo, per portare la cultura a poca distanza da casa, creando nuove occasioni di relazione, condivisione e partecipazione.

La nuova edizione, rinnovata e ampliata nel numero di appuntamenti e istituzioni culturali che propongono le attività nei presidi diffusi su tutto il territorio, è pensata con una valenza biennale anche a seguito del riscontro più che positivo ottenuto negli anni precedenti.

“Per un progetto che mira alla costruzione di relazioni e occasioni di socializzazione uno a uno attraverso la cultura – spiega l’assessore alla Cultura Rosanna Purchia – gli oltre 12 mila passaggi agli appuntamenti del programma 2024, più del doppio rispetto all’anno precedente, sono un risultato importante che testimonia il crescente interesse del pubblico per un’offerta culturale diffusa e accessibile, capace di avvicinare sempre più persone alla cultura.

Nell’arco di questi tre anni il progetto ha visto un numero sempre più crescente di tesserati e una crescente fidelizzazione da parte del pubblico, un successo tutt’altro che scontato, reso possibile dalla sinergia tra tutti i soggetti coinvolti, di cui siamo davvero orgogliosi”.

“La cultura ha un valore sociale inestimabile ed è un potente motore di cambiamento che favorisce la coesione, l’inclusione e la cittadinanza attiva – ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali Jacopo Rosatelli – Promuovere cultura significa anche aiutare a superare le diseguaglianze, abbattere le barriere sociali e combattere l’esclusione, rafforzando il senso di comunità. Ecco perché questa iniziativa che si propone di rendere la cultura accessibile a tutte e a tutti, è così apprezzata sul territorio cittadino, dove rappresenta una importante occasione di incontro e promozione nelle Case del Quartiere, nelle biblioteche civiche, nelle sedi di enti culturali e nei numerosi spazi pubblici coinvolti”.

Un questionario di soddisfazione condotto telefonicamente su un campione rappresentativo di 314 partecipanti, ha rilevato un elevato gradimento per le attività proposte nell’edizione 2024 di “La cultura dietro l’angolo”, ottenendo un 98 per cento di giudizi positivo di cui il 61% molto positivo.

Oltre alla qualità dell’offerta culturale, il progetto ha rappresentato un’importante occasione di scoperta del territorio e di creazione di nuove relazioni sociali. Il 43% degli intervistati ha esplorato angoli della città che non conosceva, mentre il 77% ritiene che l’iniziativa abbia valorizzato il proprio tempo libero.

“La cultura dietro l’angolo” ha inoltre favorito nuove connessioni sociali tanto che il 72% degli intervistati ha riscoperto il piacere di stare in compagnia e il 57% ha mantenuto i contatti con le persone conosciute durante gli appuntamenti.

La quarta edizione della Cultura dietro l’angolo si aprirà con una grande festa di fine inverno, diffusa nei presidi territoriali da giovedì 6 a sabato 8 marzo. Ogni festa nasce dalla co- progettazione di un presidio territoriale e di uno o più istituzioni culturali. Le case di quartiere, le biblioteche civiche e i presidi del territorio si animeranno di concerti, spettacoli teatrali, performance artistiche, giochi e appuntamenti di divulgazione scientifica, coinvolgendo la cittadinanza. La festa di fine estate si terrà invece dal 25 al 27 settembre.

L’Associazione Centro Scienza Onlus propone un percorso sul tema dell’informazione e dell’importanza dell’affidabilità delle fonti, partendo con il laboratorio “La bussola delle News” per poi proseguire sul tema del cambiamento climatico con “ Che clima c’è “ e su quello delle energie rinnovabili e della decarbonizzazione con “Da fossile a green”.

La Fondazione TGR propone “Traiettorie, Raccontare se stessi attraverso il teatro”, un percorso di storytelling in tre appuntamenti incentrato sul raccontare se stessi attraverso il linguaggio teatrale, di cui verrà creata una restituzione in formato audiovisivo.

Il Museo Egizio realizzerà un laboratorio all’incrocio tra saper fare, memoria e archeologia, diviso in più momenti. La memoria del fare è una presentazione delle trasformazioni del museo e della nuova sezione “Materie. Forma del tempo”. “Io so fare” inviterà i partecipanti a condividere un’abilità artigianale o la storia di un oggetto significativo. Nell’ultima fase “Mani in pasta nell’archeologia” i partecipanti impareranno le tecniche di lavorazione dell’argilla, realizzando un oggetto ispirato ai reperti egizi.

Le Gallerie d’Italia di Torino proporranno un percorso dedicato alla fotografia articolato in tre momenti. In “Ritratti di luce” i partecipanti si caleranno nei panni del fotografo, del modello e del tecnico delle luci, in un vero e proprio set fotografico. In “Tracce di Blu” fotografie d’autore vengono trasformate in segnalibri personalizzati mentre in “Tela Versus Pixel”, con l’uso dell’intelligenza artificiale alcune opere della collezione pittorica delle Gallerie verranno trasformate in una raccolta fotografica contemporanea.

La proposta del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale si articola in una serie di laboratori incentrati sulla funzione del linguaggio e sul suo valore all’interno di un nucleo di cittadini, grande o piccolo che sia. La Fondazione TPE-Teatro Piemonte Europa proporrà tre diversi laboratori teatrali “ Relazioni in movimento “, intitolati rispettivamente “Relazione me e me”, “Relazione me e l’altro” e “Relazione me e lo spazio”.

L’Unione Musicale proporrà tre momenti dedicati alla condivisione della musica dal vivo “ Tutti in coro”, concerto corale interattivo in cui i partecipanti assaporeranno la bellezza del cantare insieme, “Ascolta che musica” e “Ottoni per aria”, occasioni di avvicinamento alla musica classica, per conoscerne i segreti e curiosità attraverso l’ascolto di celebri brani di grandi autori.

Tra gli altri la GAM presenta tre appuntamenti ispirati alla programmazione primaverile e autunnale del museo. In dialogo con la mostra “Lasciatemi divertire” di Fausto Melotti, l’attività In leggerezza propone ai partecipanti di creare piccole sculture con fili di metallo. “Elementi differenti” prende spunto dall’esposizione dell’artista contemporanea Alice Cattaneo, suggerendo attività di composizione che interagiscono con l’ambiente. “Come d’incanto” è un’attività ispirata al nuovo allestimento museale, che indaga il tema della notte come spazio di trasformazione. Un percorso in tre tappe che insegna ad usare lo smartphone per fotografare e per raccontare storie personali attraverso la fotocamera del telefono è proposto da Camera, Centro Italiano per la Fotografia. Un percorso di lettura condivisa in tre tappe dal titolo “Leggere insieme”, con particolare attenzione alla lettura ad alta voce, è proposto dalla Fondazione Circolo dei Lettori. Il Polo del Novecento propone, invece, un percorso laboratoriale in tre tappe sul colonialismo italiano, diviso in “Storie” , “Memorie” e “Presente”, che fa emergere le tracce del colonialismo nella società contemporanea.

Un percorso laboratoriale in tre parti che unisce musica e pittura è proposto dall’Orchestra Filarmonica di Torino. All’interno del progetto trovano spazio i Gruppi di Proposta, un’opportunità di volontariato per i cittadini che desiderano mettere a disposizione della collettività passioni e competenze, per un’occasione per rafforzare e allargare le relazioni delle persone con il territorio.

Mara Martellotta

Foto archivio

Nuova edizione del Premio dedicato al grande “poeta in musica” Gianmaria Testa

A quasi nove anni dalla prematura scomparsa, alle “Fonderie Teatrali Limone” di Moncalieri

Domenica 9 marzo, ore 20

Moncalieri (Torino)

Il prossimo 30 marzo si compiranno nove anni esatti dalla scomparsa ad Alba, all’età di soli 57 anni, di Gianmaria Testa, il “cantautore ferroviere”, cuneese di  Cavallermaggiore, così soprannominato per aver svolto, fino al 2007 – già profondamente attratto e impegnato in campo musicale – il mestiere di capostazione allo scalo ferroviario di Cuneo. Tanto era il suo talento e la passione per le note in poesia, maturata con l’ascolto e la frequentazione dei grandi esponenti della musica d’autore italiana (e non solo), che, in una carriera relativamente breve, Testa riuscì a crearsi un posto di primo piano nell’ambito musicale internazionale, ricevendo nel 2007, con “Da questa parte del mare” (prodotto dalla moglie Paola Farinetti, con la direzione artistica di Greg Cohen) l’ambitissima “Targa Tenco”, come miglior album dell’anno. Schivo, non facile (anche da buon cuneese) alle lusinghe, pur meritate, del successo a Gianmaria Testa è stato dedicato un “Premio” (“Premio Gianmaria Testa – Parole e Musica”) rivolto ai giovani cantautori italiani e giunto oggi alla sua V edizione, con la serata finale in programma domenica prossima 9 marzo (ore 20), presso le “Fonderie Teatrali Limone” di Moncalieri. Sezione speciale dello storico “Premio Letterario Internazionale Città di Moncalieri” ed organizzata dalla “Città di Moncalieri” e dal “Circolo Saturnio”, in collaborazione con “Produzioni Fuorivia”, la serata rappresenta la volata finale, in piena “zona Cesarini”, di ben 142 brani, inediti o editi negli ultimi sei mesi e in arrivo da ogni parte d’Italia, selezionati da una qualificata Giuria, presieduta dal cantautore Eugenio Bennato, che dal gruppone dei partecipanti – tutti under 38 – ha estratto (compito non facile) i nomi dei cinque finalisti (tutti maschietti) giudicati meritevoli dell’ambito “Premio”. Ecco i loro nomi:  Alessandro Sipolo da Brescia, “cantautore che unisce passione per la musica e impegno sociale” con il brano “Vaniglia”Fabio Schember da Aversa, “che fonde musica e arte in un linguaggio unico” con la canzone “Loro lo sanno”, Manuel Apice da La Spezia, “che trasforma domande senza risposta in canzoni” con il brano “Africa”Alessio Alì da Roma, “che con la sua musica crea un viaggio nostalgico tra sonorità retrò e pensieri contemporanei” con “Paura di cambiare” e Mizio Vilardi, anche lui romano “con il sogno nel cassetto di scrivere canzoni per il cinema” autore di “De fiavere u mere”.

La serata di domenica 9 marzo darà la possibilità ai “magnifici cinque” di mettere in luce tutto il loro talento, ma vuole soprattutto essere un omaggio a Gianmaria Testa.  Oltre ad eseguire il proprio brano originale in gara, i finalisti interpreteranno infatti anche una sua canzone, offrendo un tributo di certo emozionante alla sua eredità artistica.

Il Premio – che si inserisce di diritto nel panorama dei più interessanti fra quelli organizzati nel nostro Paese e dedicati al cantautorato – rappresenta un’opportunità per gli autori e i musicisti che hanno partecipato da tutta Italia: il vincitore riceverà un riconoscimento economico di 1.500 euro, accompagnato da una “targa” e un “diploma” e avrà l’opportunità di esibirsi nelle più prestigiose rassegne musicali piemontesi. Tutti i brani finalisti, inoltre, saranno inseriti in un “album” prodotto da “Incipit Records” e “Produzioni Fuorivia”, distribuito da “Egea Music”, mentre un “premio speciale” di 800 euro verrà assegnato alla migliore esibizione live della serata, condotta da Chiara Buratti.

A rendere ancora più speciale l’evento saranno poi gli ospiti d’onoreStefano Bollani, geniale pianista e compositore, e la moglie Valentina Cenni, attrice e performer dalla creatività poliedrica. Nomi scelti non a caso. Bollani, infatti, è stato per moltissimi anni amico di Gianmaria Testa, collaborando con lui anche in diverse occasioni, tra cui il mitico spettacolo “Guarda che luna!” dedicato a un altro grande Fred Buscaglione, anche lui prematuramente scomparso nel 1960. E il dialogo musicale tra il pianoforte di Bollani e la presenza scenica di Valentina Cenni promette di rendere davvero magica la serata moncalierese dedicata alla memoria dell’indimenticato “cantautore ferroviere” di Cavallermaggiore che, nella sua carriera, dopo una serie di concerti in Germania, arrivò perfino a calcare le scene dell’“Olympia” di Parigi.

Per info: “Fonderie Teatrali Limone”, via Pastrengo 88, Moncalieri (Torino); tel. 011/5169555 o www.teatrostabiletorino.it

g.m.

Nelle foto: Gianmaria Testa (Ph. Pierre Terrasson); Stefano Bollani e Valentina Cenni

Beozanam, Bertola e Cafagna. “Seconda Risonanza”: Ritmo, struttura, segno

Seconda risonanza | Fausto Melotti e Torino

INCONTRO CON CHIARA BERTOLA E FABIO CAFAGNA

A seguire intervento musicale a cura del Conservatorio Giuseppe Verdi

Venerdì 7 marzo alle 18:00

BEEOZANAM

Via Foligno, 14 – Madonna di Campagna Torino

Partecipazione gratuita

 

Fausto MelottiModulazione ascendente (part), 1977 (Photo Perottino)

La GAM di Torino è lieta di anticipare ai partecipanti a “La Cultura dietro l’angolo”, con la Direttrice Chiara Bertola, i nuovi progetti espositivi della “Seconda Risonanza”: Ritmo, struttura, segno che inaugureranno il prossimo 15 aprile.

Fabio Cafagna, conservatore della GAM, racconterà la prossima mostra dedicata a Fausto Melotti con un particolare sguardo sul rapporto dell’artista con la città di Torino.

La relazione tra Fausto Melotti e Torino si mantenne costante nel corso dei decenni e fu così intensa, in alcuni frangenti, da spingere il critico d’arte Marziano Bernardi a parlare di una sorta di “cittadinanza onoraria”, quando sulle pagine de «La Stampa» recensiva la grande mostra antologica organizzata nel 1972 dalla Galleria d’Arte Moderna.

Il legame con Torino ha avvio già dalla primissima formazione, al fianco dello scultore Pietro Canonica, e prosegue con le celebrazioni di Italia ’61, occasione in cui l’artista realizza una colossale parete di formelle in ceramica per il Palazzo delle Nazioni, oggi del Lavoro, progettato da Pier Luigi Nervi. Di grande interesse sono inoltre le relazioni con le gallerie d’arte cittadine – Notizie, Martano e Galatea – e il confronto con le voci critiche più aggiornate attive a Torino, tra le quali va ricordata innanzitutto quella di Paolo Fossati, che nel 1971 curava per Einaudi il volume dedicato a Melotti Lo spazio inquieto. A cinquantatré anni dalla storica mostra del 1972, la GAM torna a omaggiare l’artista con un’ampia retrospettiva che può contare sul nutrito nucleo di sue opere che nel tempo sono entrate a far parte della collezione.

Alle ore 19:00 Intervento musicale degli allievi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

Classe di Musica da camera della Prof.sa Francesca Gosio

Elisa Giordano al flauto e Gabriele Manfredi alla chitarra.

Musica di Chelso Machado e Jaques Ibert

A seguire: Aperitivo con videogallery di immagini storiche

a cura del presidio e di Fonderie Ozanam

La cultura dietro l’angolo quarta edizione

Riparte La cultura dietro l’angolo, il progetto di Città di Torino e Fondazione Compagnia di San Paolo che porta la cultura a poca distanza da casa, per creare nuove occasioni di relazione, condivisione e partecipazione. La nuova edizione, rinnovata e ampliata nel numero di appuntamenti e istituzioni culturali che propongono le attività nei presidi diffusi su tutto il territorio, è pensata con una valenza biennale anche a seguito del riscontro più che positivo registrato negli anni precedenti. Nel 2025 ciascuna delle tredici istituzioni culturali porterà tre appuntamenti nei dieci presidi individuati, per un totale di ben 390 appuntamenti, 150 in più rispetto al 2024.

La GAM di Torino presenta tre appuntamenti ispirati alla programmazione primaverile e autunnale del museo. In dialogo con la prossima mostra “Lasciatemi divertire!”, dedicata a Fausto Melotti, l’attività “In leggerezza”, propone ai partecipanti di creare piccole sculture con fili di metallo. “Elementi differenti” prende spunto dall’esposizione dell’artista contemporanea Alice Cattaneo, suggerendo attività di composizione che interagiscono con l’ambiente. “Come d’incanto” è un’attività ispirata al nuovo allestimento del museo, che indaga il tema della notte come spazio di trasformazione.

Scopri tutte le attività della GAM

Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento

Breve storia di Torino


1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

 

4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento

 

Si è parlato finora dei Taurini, dei Romani, di Carlo Magno e dei Barbari, e ancora si sono citati Arduino e la contessa Adelaide, oggi invece ci occupiamo della Torino del Duecento, a cavallo delle lotte tra Imperatore, Papato e comuni e limminente arrivo dei Savoia, famiglia a cui lurbe si lega indissolubilmente.
I fatti risultano nuovamente intricati, sullo sfondo nuovi assetti scombussolano il territorio europeo e la nostra bella città si trova a galleggiare tra guerre e poteri che la vedono comunque coinvolta, anche se non proprio in prima linea.
È il 1155, Federico I di Hohenstaufen, meglio noto con lappellativo Barbarossa, viene eletto imperatore. Egli è convinto di poter risollevare le sorti del potere imperiale del Regno Italico, così nel 1158 indice unassemblea durante la quale presenta il suo puntiglioso programma, sostenendo di voler governare direttamente i territori italiani, di voler nominare personalmente i funzionari amministrativi, e infine di essere deciso a ripristinare limposizione fiscale.
Il piano tuttavia è tuttaltro che apprezzato, soprattutto dal papa e da molte città del nord, in primis Milano.
Tale malcontento porterà poi alla costituzione della Lega Lombarda (1167), voluta dal papa Alessandro III e dalla maggior parte dei comuni nordici, ormai abituati ad una indipendenza de facto.
Allinizio la Fortuna appoggia Barbarossa, tant’è che egli, dopo aver clamorosamente messo a ferro e fuoco Milano, entra trionfale a Torino il giorno di Ferragosto, insieme alla moglie, e qui, proprio nella cattedrale piemontese, viene incoronato.
Ma la Dea è cieca e volubile, e finisce per voltare le spalle allImperatore, che nel 1168 è costretto alla fuga attraverso Susa.

Negli anni seguenti accadono altri scontri tra il Barbarossa, che tenta una riconquista dei territori, e la Lega lombarda: le vicende non sostengono lImperatore, che, infine, nel 1183, dopo la sconfitta di Legnano (1174), sigla un trattato di pace con cui riconosce lautonomia alla città del nord Italia.
È bene ricordare tuttavia che Torino rimane sempre fedele allImperatore, non aderisce alla Lega e si ritrova ad essere nelle mani dei vescovi di turno o degli effimeri alleati del Barbarossa: dapprima infatti è il vescovo Carlo ad essere figura di riferimento per la cittadinanza, in seguito tale incarico è affidato a Milone e poi a Umberto III di Savoia. Federico I resta interessato a governare su Torino, a causa della strategica posizione geografica: a testimonianza  di ciò si sa che egli aveva una residenza, allinterno delle mura cittadine, in un vero e proprio palazzo imperiale. Nel tentativo di controllare lurbe e non solo- il Barbarossa istituisce dei nuovi funzionari: i podestà. Si tratta di amministratori e giudici che dovevano mantenere la pace e riscuotere pedaggi e tasse per conto dellImpero; queste figure rendono il sistema governativo più efficace e sottile, inoltre vantano una formazione legale nonché una schiera di collaboratori personali e possiedono una scorta armata. I podestàesercitano un incarico itinerante, dopo circa sei mesi essi devono spostarsi altrove, aspetto che li rende più imparziali nel giudizio, a confronto dei pubblici ufficiali o dei consoli locali.
Alla fine del XII secolo il comune di Torino si presenta tutto sommato tranquillo ed ordinato: consoli e podestà si susseguono ordinatamente, lassemblea cittadina si riunisce periodicamente e le decisioni che vengono prese durante tali incontri sono trascritte in un corpus che si affianca alle indicazioni designate affinchè si attui un buon governo.

 

Tuttavia la Storia ci insegna che gli eventi sono in continuo mutamento, è infatti proprio durante questo tempo tranquillo che alcune famiglie particolarmente agiate si apprestano ad assumere il controllo della città. Spiccano tra l’élite urbana alcuni protagonisti, tra cui Pietro Porcello, i cui interessi si espandono dalla città al contado. Egli è funzionario amministrativo e vassallo del vescovo, per conto del quale gestisce addirittura un castello, inoltre è menzionato come console assai conosciuto e membro di alto rango nell’élite cittadina.
I cittadini più abbienti erano soliti autodefinirsi nobiles e facevano riferimento alle proprie famiglie come dinastie patrilineari, copiando le abitudini della nobiltà fondiaria.
Alla fine del XII secolo tali gruppi sono quasi una quindicina, tra questi è bene annoverare i Della Rovere, i Borgesio, i Calcagno, i Beccuti e gli Zucca, questi ultimi particolarmente legati alla realtàtorinese.
I nobiles fanno ovviamente coalizione compatta tra loro, grazie a legami matrimoniali intenti a mantenere questo status privilegiato. È possibile avere unidea di come tali famiglie vivessero e accumulassero terre e averi grazie ad uno specifico documento, il testamento di Enrico Maltraverso, redatto intorno al 1214.
Egli dispone che, dopo la sua dipartita, la ricchezza posseduta venga suddivisa tra le quattro figlie e alcune istituzioni ecclesiastiche; la fortuna della famiglia deriva dai possedimenti fondiari, costituiti da molti territori circoscritti a Torino e dintorni: ville, giardini, una macelleria, un vigneto e diversi appezzamenti di terreni agricoli. Tale Maltraverso, come altri elitari, possiede inoltre diversi beni sparsi tra città e campagna e ha il diritto di riscossione dei pedaggi a Rivoli.
Altri dettagli che si possono leggere nel testamento sono prima di tutto che una cospicua parte delleredità spetta alla figlia badessa del convento di San Pietro, ma poi che la parte più ingente di tutto il lascito è devoluta al monastero di San Solutore, dove lo stesso Maltraverso fa edificare una cappella in suo onore. Non è difficile comprendere il motivo di tale attenzione nei confronti della Santissima Chiesa: il pio Enrico tenta di placare linevitabile castigo divino che lo attende per aver praticato lusura durante buona parte della sua vita; il tentativo fa sorridere, ancora di più perché nemmeno dopo la morte Maltraverso mostra carità nei confronti dei creditori, al punto che incarica il collega usuraio Giovanni Cane di riscuotere i crediti precedenti.
Abbiamo alcune informazioni anche su questultimo losco figuro, il Signor Cane diventa presto uno degli uomini più facoltosi della città, ma anchegli pare avesse la coda di paglia: nel suo testamento, redatto nel 1244,  si legge di ingenti donazioni rivolte alla chiesa di San Francesco, con specifiche di ammenda per i propri peccati legati alla vita terrena.
Attraverso tali personaggi si evince che le ricchezze di certa élite torinese è spesso derivata da denaro ottenuto per mezzo di scambi, pagamenti di pedaggi o prestiti e non da attività commerciali o di qualsivoglia produzione. È poi chiaro il legame tra questi nobilesusurai e la Chiesa, che non disdegna di ricevere donazioni per finanziare enti ecclesiastici, ospedali o altre istituzioni religiose; nésono da dimenticare i rapporti più interpersonali tra le due categorie, come dimostrano i canonicati delle cattedrali o le posizioni allinterno dei monasteri più prestigiosi, affidate proprio a figli o figlie di questi ricchi nobiluomini, in modo da assicurare alle varie famiglie un avanzamento sociale e una stabile rete di appoggio costituita da politici e finanziatori: favori che garantiscono a questa esecrabile élite dominante una salda posizione di rilievo allinterno della gerarchia amministrativa comunale o ecclesiastica. É per via di questi spregiudicati che pian piano la figura del vescovo viene surclassata, fino al definitivo colpo di grazia dovuto allinsorgere delle insidie dei signori vicino a Torino, altri aspiranti al potere che si fanno forti della situazione problematica causata dalla contesa tra i comuni della Lega, lImperatore e il Papa.
Il vento sta cambiando ancora, questa volta sussurra il nome dei Savoia.

ALESSIA CAGNOTTO

Berthe Morisot, alla Gam aperture serali

Alla Gam in occasione del finissage, degli ultimi giorni della mostra su Berthe Morisot oggi e domenica 9 marzo la mostra resterà aperta fino alle 21 (stasera tre momenti musicali gratuiti a cura del Conservatorio di Torino accompagneranno il percorso) e sabato 8 marzo per le donne ci saranno tariffe speciali.

GP

“Lezioni d’amore per un figlio”, lo spettacolo di Stefano Rossi

Venerdì 7 marzo, ore 21

Teatro Concordia

corso Puccini, Venaria Reale (TO)

 

 

Stefano Rossi, psicopedagogista tra i più noti in Italia e tra i massimi esperti di infanzia e adolescenza, in “Lezioni d’amore per un figlio” fornisce suggerimenti concreti per far fiorire nei propri figli rispetto ed empatia per sé stessi, in questo tempo complesso in cui è difficile essere genitori ma, per certi versi, è ancora più difficile essere figli.

Mentre i figli di ieri avevano a che fare col peso del senso di colpa, i figli di oggi, cresciuti in una società sempre più competitiva e prestazionale, tremano sotto la spada di Damocle del senso di inadeguatezza che alimenta la “paura di non essere abbastanza”: abbastanza magri, abbastanza intelligenti, popolari. La pressione (sociale e social) a dover essere vincenti e perfetti ha fatto schizzare in pochi anni alle stelle i disturbi d’ansia, i casi di autolesionismo, le difficoltà scolastiche, ma anche i disturbi del comportamento alimentare e altri indicatori di disagio registrati, sia tra i bambini, che tra gli adolescenti. Tutti fenomeni che si possono e devono prevenire con la saggezza dell’educazione emotiva.

Stefano Rossi, tramite suggerimenti concreti (spendibili sia a casa che in classe), aiuterà a far fiorire preziose capacità per la vita: dall’autostima alla capacità di rialzarsi dalle cadute, passando per l’empatia, il senso di responsabilità, la tenacia ma, soprattutto, l’abilità più importante: “Imparare a volersi bene”. Perché solo con il rispetto e l’empatia per sé stessi si possono affrontare a testa alta le piccole e grandi sfide di oggi, ma soprattutto, quelle di domani.

 

STEFANO ROSSI, BIO

Psicopedagogista tra i più noti in Italia è tra i massimi esperti del nostro Paese nel campo dell’educazione emotiva. Dopo 20 anni di lavoro “occhi negli occhi” con genitori, bambini e adolescenti ha creato un approccio educativo, scientificamente fondato, per preparare i figli alle sfide di un mondo sempre più incerto.

Sugli strumenti educativi del dott. Rossi sono state formate più di 800 scuole e 90mila insegnanti, genitori ed educatori. È autore di numerosi libri, tra cui il bestseller Mio figlio è un casino (2022 Feltrinelli) e il nuovo Lezioni d’amore per un figlio (2023 Feltrinelli), che sono tra i libri più venduti e amati dai genitori italiani. Scrive per diverse riviste e ha una rubrica su Focus Junior dove parla di emozioni ai suoi giovani lettori. È spesso ospite di RTL 102.5 per commentare i fatti di attualità alla luce dell’educazione emotiva. La sua pagina Facebook “Stefano Rossi Didattica Cooperativa” è un punto di riferimento per migliaia di insegnanti e genitori. È una delle colonne portanti dalla pagina di “i nostri figli”, la più grossa Social Community legata all’educazione con oltre 600mila follower. Interviene spesso ai microfoni di Radio Capital, Rai Radio e RTL 102.5 per parlare di genitori e adolescenti.  

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Venerdì 7 marzo, ore 21

Lezioni d’amore per un figlio

Stefano Rossi

Biglietti: intero 18 euro, ridotto 16 euro

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it