Sandro Penna, nato a Perugia nel 1906 e morto a Roma nel 1977, visse di lavori saltuari e in condizioni precarie, nonostante i numerosi successi letterari. Vinse il Premio Viareggio nel 1957.
Poesia di Sandro Penna
Languiva la stagione pigramente
al di là dei tuoi vetri, mio barbiere.
Ma un calmo biondo sole occidentale
versavano i tuoi occhi nel mio viso.
Le mute interminabili dolcezze
delle tue dita entro quel chiuso aprile.
Poesia di Sandro Penna
Era fermo per me. Ma senza stile
forse baciai quelle sue labbra rosse.
Improvviso e leggero egli si mosse
come si muove il vento entro l’aprile.
Sandro Penna, nato a Perugia nel 1906 e morto a Roma nel 1977, visse di lavori saltuari e in condizioni precarie, nonostante i numerosi successi letterari. Vinse il Premio Viareggio nel 1957.
La poesia di Sandro Penna – una delle più grandi voci della poesia italiana del Novecento -è stata avvicinata ai frammenti degli antichi lirici greci. Grazie alla naturalezza riconosciuta nel ritmo e nelle immagini, Penna è riuscito a conferire ai suoi versi un senso di “classicità” non così comune nel concetto di poesia moderna.
L’aprile è un tema importante nell’opera di Penna.
E’ il desiderio inquieto che muove le nuvole, una carezza al sogno dell’uomo, del poeta che ha vissuto la sua natura autunnale, tra bolle di malinconia e una felicità che solo in poesia ha potuto rivelarsi.
Una poesia solo apparentemente semplice, la cui forza origina da una zona oscura, dal mistero.
Vi propongo queste due poesie, nella speranza che possano appassionarvi.
Gian Giacomo Della Porta

“La tempesta” di Serra ha un inizio che è un piccolo poema dentro lo spettacolo. Le urla dei naufraghi, la rabbia delle onde nei suoi colori grigiastri, il caos dei tanti suoni, il grande telo che avvolge ogni cosa e da cui Ariel – una eccellente Chiara Michelini, dolce, umana e persuasiva, leggera come i passi di danza con cui procede, l’interpretazione più convincente tra tutti e dodici gli attori che attraversano la scena – si sradicherà. Poi “La tempesta” s’avventura in un viaggio doloroso all’interno dei sentimenti umani, aggirandosi tra il sopruso e il tradimento, il potere violato e l’inganno e i pentimenti, tra l’amore di due anime giovani e sensibili, d’opposti genitori, quasi nuovi Romeo e Giulietta (Fabio Barone e Maria Irene Minelli, che convincono appieno), sino alla compassione e al perdono che lo spirito dell’aria farà conoscere e accettare al mago Prospero, vecchio sovrano spodestato. Mago di piccola taglia, quasi senza importanza, una magia “rozza”, capace tuttavia di far nascere tempeste e di imprigionare gli spiriti della natura, chiuso nel suo desiderio di vendetta e per troppo tempo privo di quella spiritualità e di quella trascendenza che dovrebbero indurlo ad uscirne fuori.
Serra, prima che si spenga il guizzo finale di Ariel, ci apre la parete di fondo e ci lascia intravedere gli attori (o sono ancora i personaggi?) alle prese con i loro costumi, quegli stessi costumi che prima, scendendo dall’alto, hanno unito il cielo e il palcoscenico: la certezza della vita del teatro, del suo universo, del suo essere chiamato a risollevare i tempi bui. Tra le piccole e le grandi magie.
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
La storia che la Montfort ricostruisce è per lo più vera, e annovera personaggi realmente esistiti. Un romanzo denso di atmosfere, che ci immerge nella Parigi di inizio Novecento, della Belle Époque con i suoi fermenti culturali e il primo Moulin Rouge; la Madrid letteraria degli anni Venti e l’esilio durante la guerra civile spagnola. Poi la tragedia del Titanic e delle due guerre mondiali, e tanto altro ancora, compresi gli anni d’oro di Hollywood. Nel corso della sua vita Gregorio Martínez Serra raccolse un successo dopo l’altro e venne a contatto con i personaggi più importanti della sua epoca.
Protagonista è Yoel Blum, romanziere di successo, esponente della nuova letteratura ebraica, conosciuto a livello internazionale. Marito, padre e nonno -a volte distaccato affettivamente- uomo realizzato anche se con qualche ossessione, manie, e vuoto nell’anima.
Laura Pezzino è una giovane giornalista decisamente brava e si occupa principalmente di letteratura; interessantissime sono le sue interviste ai principali scrittori contemporanei, non solo italiani. Preparata, multilingue, ci regala preziosi articoli, soprattutto per chi ama leggere e vuol saperne di più sui suoi autori preferiti.
Questo libro non è recente, è del 2014, però è una pietra miliare nella ricostruzione degli anni d’oro dell’iconico Chelsea Hotel. E’ la storia di un edificio e soprattutto dei leggendari personaggi che abitarono nelle sue stanze.