CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 432

“Segnale d’allarme – La mia battaglia VR”, il teatro virtuale di Elio Germano

Arriva in Valle di Susa , da guardare a casa con degli speciali visori

 

Venerdì 26 febbraio 2021
Ritiro visori preso la libreria “La città del sole” – Via Walter Fontan4, Bussoleno (TO)

Info su biglietteria, prenotazioni, ritiro e orari al fondo del comunicato

 

Da un’idea di Elio Germano e Omar Rashid e a cura di Piemonte dal Vivo, l’innovativo spettacolo in smart watching viene proposto in Valle di Susa in collaborazione con il Valsusa Filmfest e la libreria “La città del sole” di Bussoleno.

Mentre i teatri sono chiusi, Elio Germano con uno dei primi esperimenti mondiali di teatro in realtà virtuale arriva direttamente nelle case degli spettatori: occhiali immersivi e cuffie, per una visione a 360 gradi dello spettacolo direttamente da casa.

È possibile ritirare i visori con lo spettacolo di Elio Germano presso la libreria Città del sole di Bussoleno venerdì 26 febbraio

 

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Venerdì 26 febbraio, grazie alle competenze messe in campo da Piemonte dal Vivo e alla collaborazione con il Valsusa FilmFest e la libreria La città del sole di Bussoleno, i cittadini della Valle di Susa possono assistere, nel momento in cui le sale teatrali sono chiuse, ad un’opera di elevato profilo culturale direttamente da casa tramite degli speciali visori.

Un progetto diffuso in tutto il Piemonte nel momento in cui la pandemia in corso obbliga le persone al distanziamento, una sfida per la Fondazione Piemonte dal Vivo, quella di assolvere al suo ruolo di cerniera tra artisti e pubblico, rendendo possibili le condizioni per la celebrazione del rito teatrale pur nel contesto complesso in cui ci troviamo.

 

Il progetto speciale Segnale d’allarme – Smart Watching è la trasposizione in un film in realtà virtuale de La mia battaglia, testo scritto da Elio Germano e Chiara Lagani.

Interpretato dallo stesso Germano, che ne ha curato la regia insieme a Omar Rashid, è al contempo teatro, cinema ed esperienza in realtà virtuale.

Una serata unica direttamente dal proprio salotto, con uno spettacolo disturbante, pensato per scuotere le coscienze e per tenere alta la tensione come se si fosse seduti in prima fila ma direttamente dal proprio appartamento. Con la visione a 360° e le cuffie, lo spettatore ha la sensazione di trovarsi in teatro, di essere in compagnia di altri spettatori, sentendo l’energia della sala teatrale e cercando lo sguardo di chi gli è seduto accanto, perfino i gesti. Grazie alla realtà virtuale si avrà la sensazione di essere davvero seduti a teatro per assistere allo spettacolo di Elio Germano.

Il ritiro e la consegna dei visori, sanificati con raggi ultravioletti, avvengono in massima sicurezza e secondo tutti i protocolli di sanificazione. Dopo l’uso, i visori devono essere riconsegnati e, previa adeguata sanificazione, saranno pronti per raggiungere le case di altri spettatori.

 

Il progetto è partito da Torino per poi diffondersi nelle settimane successive in diversi comuni del Piemonte, nell’ambito del nuovo progetto digitale onLive, immaginato dalla Fondazione Piemonte dal Vivo per provare ad abbattere il confine fra onsite e online, superando il distanziamento imposto dallo schermo del computer e per continuare a programmare in questo periodo difficile (www.piemontedalvivo.it/onlive).

 

QUAL È L’ALLARME?

L’allarme è questo nostro tempo, il diffondersi del pensiero assolutista fomentato da un’informazione deformata di cui la nostra società è vittima. Le nuove tecnologie che hanno cambiato la comunicazione, se da un lato si propongono come democratiche, dall’altro facilitano la manipolazione del pubblico. È in questo contesto che Elio Germano utilizza e allo stesso tempo critica la modernità del linguaggio che ha scelto.  “Uno spettacolo provocatorio che ci mette in discussione come pubblico – racconta Germano-, Cosa stiamo vedendo? A cosa applaudiamo? Chi è il personaggio che abbiamo di fronte? Dove ci sta portando? Un esercizio di manipolazione dagli esiti imprevedibili – e prosegue aggiungendo-, per la prima volta il teatro si fa virtuale: indossato il visore e le cuffie, verrete catapultati in quella sala e sarà come essere lì”.

Usando le potenzialità della Virtual Reality viene messo in scena un esperimento nel quale Germano ipnotizza i suoi spettatori, quasi li manipola, con lo scopo di trasmettere quel segnale d’allarme da cui prende il nome lo spettacolo VR stesso.

 

IL SENSO DI QUESTO ESPERIMENTO PER IL VALSUSA FILMFEST

Andrea Galli, presidente dell’associazione Valsusa Filmfest, dichiara quanto segue: “Quest’anno il nostro festival celebrerà i suoi 25 anni, ed anche se non sappiamo ancora quando ci saranno le condizioni per svolgerlo, sappiamo che non vogliamo farlo in versione on line. E proprio mentre i teatri e i cinema sono ancora chiusi vogliamo segnalare anche noi i rischi e l’allarme dell’andare verso una progressiva virtualizzazione e digitalizzazione della cultura accettandola come normalità ed allontanando la possibilità di incontri in presenza e della bellezza della vicinanza. “Ospitare” così Elio Germano, ci sembra anche un bel modo per rendere omaggio ad uno dei più grandi attori italiani, oltre che per la sua vicinanza e amicizia con la Valle di Susa e il movimento No Tav”.

 

I CREDITI DELLO SPETTACOLO

Titolo: SEGNALE D’ALLARME – LA MIA BATTAGLIA VR

Regia di Elio Germano e Omar Rashid, produzione Gold e Infinito. Tratto dallo spettacolo teatrale La mia battaglia, diretto e interpretato da Elio Germano, scritto da Elio Germano e Chiara Lagani

BIGLIETTERIA, PRENOTAZIONI, RITIRO E CONSEGNA DEI VISORI

Il noleggio del visore con spettacolo ha un costo di 10 euro ed è necessario avere con sé copia di un documento di riconoscimento.

Per prenotarlo è necessario scrivere a segreteriavalsusafilmfest@gmail.com

Il ritiro e la consegna avvengono presso la libreria La città del sole – Via Walter Fontan4, Bussoleno – con i seguenti orari: venerdì e sabato 9:00 – 12:30 / 16:00 – 19:00. Per ulteriori info T. 335 5316492

il visore va riconsegnato in modo tassativo entro il giorno successivo presso la libreria.

E’ di nuovo tempo di Seeyousound

Dal 19 al 25 febbraio torna il Seeyousound International Music Fim Festival, il festival che celebra il sacro legame tra cinema e musica, alla sua settima edizione.

Quest’anno il festival accoglierà i suoi spettatori nella nuova sala virtuale PLAYSYS.TV con una selezione di film recenti tra la migliore produzione cinematografica a tematica musicale mondiale: 81 titoli di cui 5 in anteprima assoluta e 16 in anteprima italiana, 1 concorso dedicato alle sonorizzazioni e 1 focus che attraverserà le varie sezioni. Ogni giorno verranno resi disponibili nuovi titoli che resteranno in visione per 7 giorni a partire dalle 9.00 del mattino. Rimangono cinque le sezioni competitive con un programma ridotto: 3 lungometraggi di finzione in LONG PLAY FEATURE e 4 di cinema del reale in LONG PLAY DOC, 10 cortometraggi nel concorso 7INCH e 20 videoclip del contest SOUNDIES e FREQUENCIES, contest per musicisti lanciato nel 2019.


Il motto di questa edizione, “Can’t stop the music!”, sembra essere un monito: la musica, come il cinema, il teatro, il balletto, sono in grado di travalicare le sale, vivere in un altrove. E il Seeyousound accetta la sfida e non trascura, con un atto eroico, anche “in remoto”, le performance dal vivo, fiore all’occhiello delle ultime edizioni. Con gli appuntamenti quotidiani ‘Seeyousound Live Show’ sarà possibile assistere gratuitamente sui canali social del festival a talk e approfondimenti con più di 60 ospiti e concerti in diretta dal Cineteatro Baretti di Torino.
La musica black è al centro del focus Black Lives Matters, che attraversa in modo trasversale tutte le sezioni con una selezione di film imperdibili in anteprima italiana: RONNIE’S di Oliver Murray, brillante omaggio a Ronnie Scott e al suo jazz club londinese noto in tutto il mondo; il film esplora i 60 anni di storia del locale dalla Swinging London ad oggi con sguardo nostalgico e un ricco alternarsi di esibizioni inedite e interviste delle più iconiche figure del jazz e non solo, tra cui Sonny Rollins, Chet Baker, Miles Davis, Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Nina Simone, Van Morrison e Jimi Hendrix; EVERYTHING: THE REAL THING STORY, acclamato film di Simon Sheridan sui THE REAL THING e la prima rivoluzione della musica nera in UK; CONTRADICT alla scoperta di una new wave che grazie a internet, registra e diffonde musica con cui reclamare un nuovo ruolo per l’Africa LISBON BEAT si muove nella periferia di Lisbona e la sua vibrante scena musicale afro-portoghese; e visibile per la prima volta in assoluto, OSANNAPLES che celebra i 50 anni di carriera della band partenopea OSANNA e include un demo inedito di Pino Daniele.
Tra le anteprime assolute: LA MUSICA NON BASTA sulla band torinese EUGENIO IN VIA DI GIOIA; NOTHIN’ AT ALL documenta il ritorno di PIVIO all’attività concertistica dopo 35 anni di rarissimi live e una carriera dedicata alla musica da film; LA LEGGENDA DEL MOLLEGGIATO sulla residenza artistica di Jazz:Re:Found, durante la quale 12 musicisti hanno rielaborano il repertorio più black ed esterofilo di ADRIANO CELENTANO; MOONDOG CAN SEE YOU immortala il viaggio di ricerca dall’ensemble Lapsus Lumine sul visionario cantautore e compositore statunitense LOUIS THOMAS HARDIN.
Tra le tante chicche della sezione INTO THE GROOVE Blondie: Vivir En La Habana di Rob Roth sull’esibizione della rock band a L’Avana nel 2019.

Tra i film inediti in Italia: l’ultimo film di Julien Temple co-prodotto da Johnny Depp CROCK OF GOLD che ripercorre la vita del frontman dei POGUES; IN A SILENT WAY sui Talk Talk e la creazione del loro album sperimentale Spirit of Eden; DON’T GO GENTLE sugli Idles, band tra le più interessanti del panorama internazionale odierno; ROCKFIELD, storia vera di due fratelli che hanno trasformato la loro fattoria nel primo studio di registrazione residenziale di sempre, da cui sono passati Black Sabbath, Queen, Robert Plan, Oasis, Coldplay; VARIAÇÕES di João Mai, omaggio alla prima superstar portoghese dichiaratamente omosessuale António Variações; il documentario islandese A SONG CALLED HATE di Anna Hildur, sulla pluripremiata band di techno e BDSM ‘HATARI’.

I finalisti di Frequencies, il contest curato da Riccardo Mazza rivolto a musicisti, producer e sound designer per la sonorizzazione originale di un film muto, si esibiranno dal vivo sonorizzando quattro cortometraggi degli anni venti e trenta tratti dall’Archivio MNC, selezionati in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. La giuria composta da Francesco Giomi (professore musica elettronica Conservatorio di Bologna, direttore Tempo Reale di Firenze), Giorgio Li Calzi (trombettista, produttore e direttore CHAMOISic e Torino Jazz Festival) e Julia Kent (violoncellista e compositrice newyorkese) decreterà il vincitore.
I finalisti selezionati accederanno a opportunità elaborate dal network di TOurDAYS, progetto della Città di Torino realizzato da Fondazione per la Cultura Torino e TOdays festival, e potranno connettersi ai progetti cittadini facenti parte della rete costituita, tra cui Sounzone che offrirà una registrazione audio/video live nel network di Off The Corner e la partecipazione a iniziative promosse da Club Silenzio. Una speciale menzione sarà assegnata da parte dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa che selezionerà, tra tutti i lavori presentati dai partecipanti al bando 2021, la clip che verrà pubblicata sul canale ufficiale YouTube dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa.

La cerimonia di premiazione di giovedì 25 febbraio alle 18.00 vedrà l’esibizione live dei finalisti di Frequencies seguita dall’assegnazione dei premi delle 5 sezioni competitive oltre che del Premio Torinosette per il Miglior Lungometraggio deciso dai giurati scelti tra i lettori del settimanale.
«Rieccoci qui, un anno dopo. La settima edizione di Seeyousound non ha nulla di scontato. – racconta il direttore del festival Carlo Griseri. Un anno fa la sesta è stata interrotta dopo pochissime proiezioni, e da allora il mondo è cambiato. Non solo il nostro, ovviamente. Ci siamo dovuti riprendere, abbiamo dovuto ripensarci e abbiamo scelto di rilanciare. Il ritorno a contatto con il pubblico in sala lo dobbiamo rimandare ancora, ma siamo pronti per un’edizione speciale: con la nascita di una casa virtuale ma nostra, viva, in cui far confluire ora la selezione del festival e poi, da marzo, continuare a proporre cinema a tematica musicale. Playsys.tv non è solo l’indirizzo “di casa”, ma sarà anche il luogo in cui tutta la comunità di Seeyousound – fatta dallo staff, dagli autori, dai musicisti e dal pubblico – potrà ritrovarsi e riconoscersi. #cantstopmusic, del resto.»

SEEYOUSOUND si potrà guardare ovunque, semplicemente on demand su PLAYSYS.TV (biglietto singolo 3,99€; abbonamento festival 35€ e abbonamento sostenitore 45€ acquistabili su www.seeyousound.org e www.playsys.tv).
INFO www.seeyousound.org info@seeyousound.org facebook.com/SEEYOUSOUND instagram.com/seeyousoundfestival twitter.com/seeyousound

Giuliana Prestipino

Riccardo Muti promette: “Tornerò al Regio”

Gran finale con commozione lunedì  al Teatro Regio. Prima dell’inizio della registrazione del Concerto straordinario diretto dal Maestro Riccardo Muti, il professor Stefano Vagnarelli, primo violino dell’orchestra, e il professor Pierluigi Filagna, cornista dell’orchestra, hanno letto un messaggio a nome dell’Orchestra, del Coro e di tutti i lavoratori del Teatro e hanno consegnato al Maestro un pensiero speciale: la copia della lettera indirizzata al Conte Lascaris scritta nel 1761 quando Leopold Mozart e il figlio Wolfgang Amadeus soggiornarono a Torino e custodita all’Archivio di Stato di Torino.

«Grazie Maestro!
Lavorare con lei è stata un’esperienza preziosa e indimenticabile. Da Mozart a Verdi: un intero mondo musicale si è rivelato ai nostri cuori, alla nostra anima e alla nostra mente grazie alla sua interpretazione.  Il suo entusiasmo ha dato forza a tutti i lavoratori del Teatro Regio e non solo all’Orchestra e al Coro che hanno avuto la fortuna di suonare e cantare sotto la sua guida.
Il suo impegno affinché i teatri vengano riaperti, ha risvegliato in noi l’orgoglio di appartenere a qualcosa di importante per l’Italia tutta. Gli elogi che ha espresso nei confronti del nostro teatro hanno rafforzato la nostra voglia di fare sempre meglio. Sono stati giorni meravigliosi di musica e di insegnamenti di vita.
Torni a lavorare con noi Maestro! La attendiamo a braccia aperte e le promettiamo che il Teatro Regio darà, ancora una volta, prova di grande professionalità e impegno.
Con rispetto e affetto. L’ Orchestra, il Coro e tutti i lavoratori del Teatro Regio di Torino».

Visibilmente colpito, il Maestro Muti ha raccolto l’invito e ha dichiarato: «sono commosso ed emozionato, non mi aspettavo questa manifestazione d’affetto da parte dell’Orchestra, del Coro e di tutto il Teatro.
Io ho fatto il mio dovere e, come ho sempre detto, un direttore d’orchestra, senza un’orchestra e un coro è un direttore muto. Io sono stato invitato per dirigere Mozart e Verdi ed ero molto incuriosito di ritrovare l’orchestra dopo moltissimi anni e dentro di me speravo di trovare un’ottima situazione dal punto di vista artistico, ma voi avete dimostrato di essere molto al di sopra dell’ottimo, di essere un’eccellenza importante non solo di Torino, ma anche d’Italia.
Trovo che con l’opera Così fan tutte, che non vedo l’ora di ascoltare, sia stato raggiunto un risultato dal punto di vista esecutivo notevolissimo! Così come con questo concerto verdiano.
Io parto oggi e non voglio essere retorico o over-romantico, ma lascio un pezzo di voi a me e un pezzo di voi resta con me. Qualche giorno fa ho parlato di un mio desiderio, ma oggi faccio un passo più deciso con la promessa di ritornare a lavorare insieme all’orchestra, al coro e al Teatro Regio. Questa è una promessa che io faccio a tutti voi».

Un arrivederci, dunque, a Riccardo Muti che sarà protagonista in streaming sul nostro sito con Così fan tutte, giovedì 11 marzo alle ore 20 e con il Concerto straordinario, giovedì 18 marzo alle ore 20.

Per ulteriori informazioni e per gli streaming: www.teatroregio.torino.it

Cinque fotografi torinesi per un “ritratto d’asporto”

“Stop selfie. Make a portrait” – www.ritrattidasporto.it

“Il selfie è l’istantanea di un pirla che immortala la sua vanità”: Vittorio Sgarbi dixit. E anche sulla bulimia da selfie (“slang” imperante dell’odierno mondo social, inserito perfino nel prestigioso “Oxford Dictionnary”), lo Sgarbi furioso – come sua consuetudine – va giù pesante e non le manda davvero a dire. Esagerato? Eccessivo? A ognuno il suo giudizio.

Certo è comunque, fatte salve le debite distanze dai folklorici eccessi del verbo sgarbiano, che con lui non si può non essere d’accordo nella denuncia di un marcato e palese “narcisismo” in quell’ossessiva filososofia che guida occhi e mani del bulimico popolo del selfie. Del “selfie ergo sum”, attento di più (inconfutabile dato di fatto) all’apparire che all’essere. E distante, proprio per questo, anni luce dal classico ritratto fotografico, firmato da fografi professionisti, dalla tecnica ineccepibile e attenti a cogliere l’intima essenza, la poesia e l’emozione duratura nel tempo del soggetto ritratto. A sottolinearlo è il progetto “Stop selfie. Make a portrait” ideato dal noto fotografo torinese Silvano Pupella (ultima mostra nello spazio più prestigioso in Italia per la fotografia, la casa dei “Tre Oci” a Venezia), insieme ad altri quattro colleghi ben intenzionati “a sfidare la modernità e a proporre, come nel passato, un ritratto artistico, frutto della passione e dell’esperienza”.

Basta (o per lo meno, calma) con i selfie. Fatti (fare) un ritratto! A dirlo, con Pupella, sono gli amici fotografi Gianni Oliva (reduce dal grande successo dell’ultima personale “Istanti donati” allo spazio d’arte “San Fedele” di Milano), l’eporediese Stefania Ricci, la giovane Federica Bertolino e Andrea Michelini. Immediata l’adesione all’iniziativa anche da parte di “ArtPhotò”, progetto messo in piedi a Torino nel 2016 da Tiziana Bonomo con l’obiettivo di proporre, organizzare e curare eventi legati al mondo della fotografia. Un vero e proprio ritratto “da asporto” (espressione super-citata, ahinoi, in questi tristi tempi di lockdown sanitario) è la proposta dei magnifici cinque. Un ritratto d’autore, stampato e firmato dall’artista-fotografo e consegnato all’istante, dopo lo scatto. Da portare a casa, “ per se’ stessi, per i propri famigliari o come regalo diverso dal solito e sicuramente originale e gradito in occasione soprattutto del periodo natalizio”.

L’iter per aderire a “Stop selfie. Make a portrait” è semplicissimo. Si va sul sito https://www.ritrattidasporto.it , dove è possibile visionare le opere dei fotografi coinvolti, si sceglie il preferito e si prenota telefonando al 351/5423240. Il set su cui si sarà invitati a posare è lo “Spazio Eventa” di via dei Mille 42, a Torino. Naturalmente nel rispetto di tutte le regole imposte dalle normative anti-Covid. “Ed è proprio in questi lunghi mesi di distanziamento sociale – dice Silvano Pupella – che il valore di un ritratto d’autore diventa forte più che mai per fissare un momento intimo di intensa emozionalità. Certo i selfie consentono di avere una grande quantità di immagini, ma di quelle immagini alla fine non rimane nulla se non nella memoria dello smartphone; mentre una fotografia di qualità, stampata come si deve, resta un ricordo che dura nel tempo e questo 2020 sarà un tempo sicuramente e tristemente da ricordare”.

“’ArtPhotò’ – spiega da parte sua Tiziana Bonomo – ha immediatamente aderito all’iniziativa perché crede nei fotografi, nella loro arte, nella loro creatività. La foto scattata da un professionista cela il desiderio di affidarsi a qualcuno che ci ritragga per come desideriamo essere visti e soprattutto ricordati. Per questa ragione ‘Stop selfie. Make a Portrait’ offre la possibilità di scegliere tra autori con occhi, sensibilità ed esperienze diverse in base a come si spinge il desiderio di essere fotografati. Inoltre il set di ‘Spazio Eventa’ è un luogo accogliente che mette a proprio agio anche i più intimiditi dalla macchina fotografica”.

Gianni Milani

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Nelle foto

– Gianni Oliva: “I 18 anni di Lucia”
– Silvano Pupella: “Ritratto con Charlotte”
– Stefania Ricci: “Tiziana per caso”
– Andrea Michelini: “La schiena di Anna”
– Federica Bertolino: “Ritratto uno”

Di nuovo online l’archivio storico de “La Stampa”

POGGIO: «ABBIAMO MESSO AL SICURO UN PATRIMONIO INESTIMABILE NEI TEMPI PREVISTI»

 

L’Archivio storico on line del quotidiano «La Stampa», sarà di nuovo consultabile dalle ore 12 di lunedì 15 febbraio all’indirizzo http://www.archiviolastampa.it dove sarà possibile accedere nuovamente ai contenuti temporaneamente sospesi dallo scorso 15 dicembre per alcuni lavori di manutenzione della piattaforma.

«Grazie all’intervento del CSI che ha aggiornato la piattaforma per renderla nuovamente consultabile – ha sottolineato l’assessore alla Cultura, Vittoria Poggioabbiamo messo al sicuro un patrimonio di inestimabile valore introducendo tra l’altro un criterio di indicizzazione degli articoli più aderente alle norme sulla privacy che tutelano in particolare quella riguardante il diritto all’oblio a tutela di chi non vuole più vedere riportato il proprio nome nelle cronache del passato».

L’intera raccolta conta quasi 150 anni di storia, 1.761.000 pagine, oltre 5 milioni di articoli, 4,5 milioni di immagini tra fotografie e negativi, dal 1867 al 2006: con il ripristino, sarà di nuovo possibile effettuare ricerche per data o per parole contenute nel testo degli articoli e visualizzare la riproduzione delle pagine del giornale per leggerle e sfogliarle come dal vero.

I lavori sono avvenuti nei tempi previsti, rendendo l’Archivio Storico nuovamente utilizzabile: in particolare, il Consorzio si è occupato di sostituire il sistema di visualizzazione dei contenuti ormai obsoleto, Flash Player, con una equivalente soluzione in software libero.

Per valorizzare ulteriormente questo importante strumento, la Regione Piemonte è già al lavoro per avviare un percorso di riprogettazione complessiva in linea con i nuovi trend tecnologici e di design per la fruizione dei servizi pubblici.

«Siamo orgogliosi di aver lavorato a fianco della Regione Piemonte per rendere nuovamente consultabile questo importante strumento – ha sottolineato Pietro Pacini, Direttore Generale CSI Piemonte -. Un imponente archivio digitale che raccoglie un patrimonio storico straordinario che deve essere tutelato e valorizzato attraverso moderne tecnologie di cui il CSI si avvale per realizzare i progetti per la Pubblica Amministrazione, per i cittadini e le imprese».

Asinari di Bernezzo dona le foto al Centro Studi Piemontesi

E’ avvenuta la donazione al Centro Studi Piemontesi (https://www.studipiemontesi.it/) da parte di Vittorio Asinari di Bernezzo, di un importante fondo fotografico che documenta alcuni momenti della storia italiana tra le due guerre mondiali. In seno ad esso sono documentate, tra l’altro, con scatti di alta qualità, forza documentativa ed evocativa, visite effettuate in tempi diversi da Re Vittorio Emanuele III, accompagnato dal suo primo aiutante di campo generale, Giuseppe Mario Asinari di Bernezzo, in Tripolitania ed Eritrea. Di rilevante interesse sono anche gli album che documentano alcune visite del sovrano in Italia, specialmente a Roma, Casal Fogaccia (per assistere a un curioso esperimento finalizzato al miglioramento e risparmio energetico dei trasporti pubblici e privati) e a Forlì.

 

Del fondo e dei personaggi che lo hanno costituito si parla in un video pubblicato in questi giorni nel canale youtube del centro Studi Piemontesi. Tale video, per chi sia interessato a visionarlo è raggiungibile al link:

https://youtu.be/No9PZzFqzPo

Il Centro Studi Piemontesi, si è appreso, intende procedere, ultimata l’inventariazione, a procedere, non appena sarà possibile alla digitalizzazione  di tutto il materiale, rendendone possibile la consultazione  on-line

FONDO fotografico ASINARI di BERNEZZO

Si tratta di una raccolta costituita da alcuni membri della famiglia Asinari Rossillon di Bernezzo, personalità novecentesche  di primo piano: il Duca Generale Giuseppe Mario (1874-1943), primo aiutante di campo generale di Re Vittorio Emanuele III, decorato al V. M. e incaricato di importanti comandi e missioni;  il colonnello dell’Aeronautica Giacomo (1903-1990), decorato al V. M.; il maggiore dei carristi, poi colonnello degli alpini Germano (1905-1994), promosso per meriti di guerra, decorato al V. M.

Il fondo include foto di interesse militare, politico e di storia civile:

1 (riguardanti in particolare Germano), numerose fotografie perlopiù nei formati 12,5×8,5; 14×9; 9×14; 7×11; 6×10; 5×8

Riconquista della Libia 1928-1940; Alpi piemontesi 1931-1935: Africa Orientale Italiana 1936

In totale circa 130 fotografie di soggetto militare, ad eccezione di 26 che documentano l’esplicita bellezza delle donne dell’Africa Orientale, quai tutte corredate sul retro da note esplicative di estremo interesse.

2 Due album «Visita di S. M. il Re Imperatore al casale Fogaccia», 1936. Si tratta della visita alla borgata romana Fogaccia oggi corrispondente alla frazione Montespaccato di Roma) dove il Re inaugurò la villa di conti Fogaccia realizzata dall’arch. Piacentini e, soprattutto, presenziò alla presentazione della «Guidovia sperimentale della Borgata Fogaccia», ideata dall’ing. Gaetano Ciocca. La “Guidovia” che non incontrò il favore né dello Stato italiano né della Russia alla quale pure ne fu proposta l’adozione univa i pregi della ferrovia e della strada: con un minimo impegno di energia motrice poteva essere trainati lungo un binario centrale numerosi mezzi stradali pesanti, in grado di movimentare grandi quantitativi di merci e persone e di divenire di stazione in stazione indipendenti raggiungendo molteplici destinazioni. Il primo album è dedicato in special modo alla villa e borgata (interni ed esterni, 27 fotografie) e il secondo alla “Guidovia” (29 fotografie):

in totale 59 fotografie artistiche di altissima qualità in formato 18×24 cm.

3  Centinaia di fotografie in formati diversi riguardanti le visite del Re in Tripolitania (prima del 1931) e in Eritrea, 1932.

4 Un grande Album di cm. 36×49 rilegato in piena percallina con due targhe metalliche incise di soggetto araldico ed altra recante la scritta incisa «2-9 ottobre 1932.X» in cui è documentata giorno per giorno la visita di Re Vittorio Emanuele III accompagnato dal suo aiutante di campo, il generale Giuseppe Mario Asinari Rossillon di Bernezzo in Eritrea : 22 pagine di spesso cartone con incollate recto e verso complessivamente 139 fotografie in formato di cm 8,5×13,5 di ottima qualità.

5  Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «Il soggiorno in Italia del Feld Maresciallo von Blomberg, Ministro della Guerra del Reich, 2 – Giugno 1937 – XV», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 48 pagine in cartoncino con altrettante eccellenti fotografie “Luce” di cm. 17×23,5.

6  Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «S. M. il Re e Imperatore in Tripolitania, 20 Maggio – 3 Giugno 1938 XVI», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 35 pagine in cartoncino con 49 eccellenti e suggestive fotografie di cm. 17×23; 11×16;19×14.

6 bis Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «S. M. il Re e Imperatore in Tripolitania, 20 Maggio – 3 Giugno 1938 XVI», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 29 pagine in cartoncino con 41 eccellenti fotografie  di cm. 17×23,5; 19×14; 16,5×18.

7 Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «S. M. il Re e Imperatore a Forlì, 8 Giugno 1938 XVI», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 26 pagine in cartoncino con altrettante eccellenti fotografie “Luce” di cm. 17×23,5.

 

Castello di Miradolo: riaprono le visite al grande Parco Storico

In programma anche la passeggiata di Carnevale e la Merenda di Sofia. Da martedì 16 febbraio, aperture in settimana. San Secondo di Pinerolo (Torino)

Dopo i mesi di obbligata chiusura imposta dall’emergenza sanitaria, torna ad essere visitabile, a San Secondo di Pinerolo (via Cardonata, 2), il grande Parco Storico del Castello di Miradolo, sede dal 2007 della “Fondazione Cosso”. Origini settecentesche e un’estensione di oltre sei ettari – con un patrimonio arboreo che supera i 1700 esemplari, cinque alberi monumentali e 70 specie e varietà botaniche diverse – il Parco riaprirà martedì 16 febbraio ed accoglierà i visitatori in settimana, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16, esclusivamente su prenotazione allo 0121/502761 o via e-mail a prenotazioni@fondazionecosso.it . Spiega la presidente della Fondazione, Maria Luisa Cosso: “Nei mesi di chiusura dovuti all’emergenza sanitaria la Fondazione Cosso ha continuato a prendersi cura del parco con passione e oggi sceglie di riaprirlo per permettere ai visitatori di ritrovare attimi di serenità a contatto con la natura e con la bellezza, nell’attesa di inaugurare la programmazione della primavera”.
Martedì 16 febbraio, alle 14.30, il Parco accoglierà inoltre una passeggiata in maschera e una merenda a tema per la ricorrenza di Carnevale. L’attività è dedicata alle famiglie con bambini dai 5 ai 12 anni. I partecipanti saranno guidati nel parco alla scoperta dei leggendari abitanti dei prati e dei boschi attorno al castello di Miradolo e chi parteciperà con un travestimento a tema, ispirato alla natura, riceverà un simpatico omaggio. Non sono consentiti coriandoli o stelle filanti ma le famiglie sono invitate a presentarsi mascherate. Costo dell’attività: 9€ a partecipante.
E per chiudere alla grande il mese di febbraio, venerdì 26, alle 14.30, la “Fondazione Cosso” si racconterà con la “Merenda di Sofia”: un esperto botanico sarà per l’occasione a disposizione del pubblico che potrà scoprire il Parco e ascoltare aneddoti e divertenti curiosità sulla storia del Castello di Miradolo e delle famiglie Massel-Cacherano, originari proprietari del Castello, nato nel XV secolo come “cascinotto di campagna” e definitivamente ristrutturato nel 1866 in perfetto stile neogotico. Al termine, inclusa nel pacchetto, merenda presso il “Bistrot del Castello”, in collaborazione con l’“Antica Pasticceria Castino” che proporrà le sue dolci delizie. Costo dell’attività: 12€ a partecipante.
Tutte le attività si svolgono in piena sicurezza, con il dovuto distanziamento, per un numero ridotto di partecipanti. Per tutte, la prenotazione è obbligatoria allo 0121/ 502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it.
g. m.

Nelle foto
– Il Castello di Miradolo, sullo sfondo il Monviso
– Maria Luisa Cosso

Lo straordinario mondo a colori nella fotografia di Robert Capa

In mostra a Torino a palazzo Chiablese 

Con la riapertura al pubblico dei musei italiani si può nuovamentegodere di una grande mostra che la Città di Torino offre ai suoi visitatori su uno dei più importanti maestri della fotografia del Novecento, Robert Capa. È ospitata a Palazzo Chiablese fino al 30 maggio prossimo.

L’esposizione,  che comprende una raccolta di oltre 150 immagini a colori dell’artista, appunti tratti dalle riviste e lettere personali, è nata sulla base di un progetto realizzato da Cynthia Young, curatrice della collezione presso il Centro Internazionale di Fotografia di New York, e si propone di illustrare il particolare approccio di Capa ai nuovi mezzi fotografici, oltre alla sua capacità, assolutamente straordinaria,  di integrare il colore nei reportage, che realizzò tra il 1940 e il 1954, anno della sua morte.

Robert Capa è considerato internazionalmente uno dei più grandi maestri della fotografia in bianco e nero, anche se fino alla morte lavorò anche con pellicole a colori. Alcune sue fotografie furono pubblicate sulle riviste dell’epoca. Protagonista di questa personale è l’opera  a colori di Capa, forse meno nota ma altrettanto interessante, accanto ai problemi tecnici di sviluppo e stampa e a quelli di reperibilità delle pellicole. Nella Relazioneannuale degli azionisti della Magnum del 15 febbraio 1952, Capua esprimeva il suo convincimento relativo a “un sicuro sviluppo verso il colore”. Le fotografie in mostra provengono da diapositive a colori realizzate tra gli anni Quaranta e i Cinquanta. Dopo la scansione i colori sono stati corretti a causa di piccole variazioni che hanno provocato un’alterazione a molte pellicole Ektachome.

Le prime immagini del percorso espositivo risalgono alla seconda guerra mondiale e fanno da contraltare alle più note fotografierealizzate da Capa in bianco e nero. Una delle più celebri e belle,datata 1942, mostra un marinaio intento a fare segnali a un’altra nave di un convoglio alleato durante una traversata atlantica. Nella sezione intitolata “Stati Uniti” viene fatto un passo temporale indietro ed è possibile ammirare  alcuni scatti da lui realizzati per il servizio di Life intitolato “Life goes hunting at Sun Valley with the Gary Coopers band Ernest Hemingway”, comprendente il ritratto dello scrittore nella sua tenuta di Sun Valley, in Idaho, con la bottiglia di liquore in bocca, gli occhiali scuri calati sul naso, e il berretto con visiera e, di spalle la terza moglie Martha Gellhon.

Con il colore Capa sperimentò fino alla fine dei suoi giorni quando, in Indocina, perse la vita saltando in aria mettendo il piede su una mina, durante un servizio fotografico. Le fotografie scattate in Indocina certamente anticipano l’immaginario collettivo della guerra del Vietnam negli anni Sessanta. Gli scatti di Capa sono stati capaci di cogliere anche aspetti di vita comune, se vogliamo persino frivola, come quella di alcuni personaggi dell’alta società americana impegnati nelle loro vacanze invernali sulle Alpi svizzere, austriache e francesi.  Significativi anche i suoi ritratti a personaggi famosi, tra cui l’attrice Ingrid Bergman, durante le riprese del film “Viaggio in Italia”, diretta da Roberto Rossellini, quelli a Orson Welles e John Huston, ma anche quelli ad artisti, quali Pablo Picasso, fotografato in spiaggia con i figli.

“La verità è l’immagine migliore, la miglior propoganda”, affermò Robert Capa. Nelle immagini fotografiche scattate da questo fotografo, nativo di Budapest, non emerge mai alcuna posa, ma, al contrario, la sua straordinaria capacità nel misurarsi con la storia e i conflitti, in quel territorio dove solo la verità può esistere.

Mara Martellotta 

Palazzo Chiablese.

Il colore, l’ultimo amore del fotografo Capa

Aperta fino al 30 maggio 2021

Dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19, chiusura biglietteria ore 18

San Valentino, l’antologia di poesie “Inno all’Amore”

“Comunque cambi, qualsivoglia forma assuma la storia d’amore sia essa vissuta o anelata, questo sentimento profondo che è vita, forza vitale, non si sottrae al gioco degli sguardi, quella magia che si fa sentire nel silenzio, alla forza devota, semplice dei versi che si trasmutano nei pensieri dell’altro e ne riconoscono l’esistenza tanto da guardare alla sua vita che non ci appartiene ma è essenziale”, si legge nell’introduzione di Bruno Mohorovich, curatore della raccolta di poesie ‘Inno all’Amore’, in occasione della festività di San Valentino dedicata agli innamorati.
Centodieci poeti, presenti nell’antologia, hanno voluto testimoniare questo.

‘Inno all’Amore’ è il primo volume di una trilogia edita da Bertoni Editore che comprenderà altre due antologie di prossima pubblicazione: ‘Inno alla morte’ e ‘Inno all’Infinito’.
“Il progetto ‘Inni’ curato insieme al professore Bruno Mohorovich è una raccolta di poesie che abbiamo pensato per tre iniziative importanti, la giornata di San Valentino, in collaborazione con il comune di Terni di cui il santo è patrono, un omaggio ad Ungaretti nella giornata mondiale della Poesia promossa dall’Unesco in collaborazione con il comune di Perugia e le giornate leopardiane a fine giugno in collaborazione col comune di Recanati” ha riferito l’editore Jean Luc Bertoni.

‘Inno all’Amore’ verrà presentato durante le giornate valentiniane. Attraverso questi versi, che sottintendono tanti incontri e storie vissute in prima persona scopriamo che l’amore con tante sfumature è la forza che muove ogni essere vivente, capace di alleviare le sofferenze e di farci sempre ritrovare la fiducia in noi stessi.
Quando veniamo al mondo siamo amore puro, guardiamo il mondo per la prima volta con stupore e non possiamo che provare una gioia immensa per ciò che ci è stato donato.
Purtroppo, però, crescendo ci allontaniamo da questa posizione. Nei nostri giorni la realtà è piena di sofferenza e difficoltà, e sono tante le delusioni piccole e grandi che incontriamo nel corso della nostra vita.

Il rischio è che tutto questo renda l’amore sempre più raro e difficile da comunicare alle persone che ci sono vicine, come avviene molto spesso.
Pertanto, si finisce per chiudere il nostro cuore, diventando insensibili per la paura di stare male nuovamente.
Per cui ben venga un’antologia di questo tipo che aiuta e sollecita a riconoscere l’amore che si irradia dalle persone, che brilla e che ci avvolge in un’aura luminosa.
Perché in fondo basta poco per riaccendere la nostra vita e quella di colui o di colei che amiamo.

L’amore è la forza più potente al mondo. È l’amore che ci guida nella giusta direzione e ci spinge lontano ed è attraverso l’amore che la nostra vita acquista davvero un senso.
E come dice Roberta Arduini, autrice e voce recitante de ‘Il Soffio della Nuova Vita’, spettacolo di Parole e Musica composto per la rinascita da Covid:”….perché in fondo la vita non è che un pezzetto di tempo per imparare ad Amare’.
L’amore viene dal cielo, attraverso tanti incontri e storie vissute in prima persona e questa antologia ci accompagna alla riscoperta del sentimento che muove il mondo e ci indica la strada per guarire le ferite e tornare ad aprire con fiducia il nostro cuore.

L’amore viene dal cielo, e ritorna al cielo che lo benedice, come recita Roberta Arduini nella conclusione della sua poesia dal titolo ‘L’ Amore ritorna al Cielo’, a pagina 18 dell’antologia: “……..E dimmi, chi può portarci via questo Amore puro che dal nostro terrazzo scocca l’unica freccia e trafigge le Stelle per arrivare sulla Volta Celeste che ci benedice mano nella mano”.
Cosa possiamo fare per accrescerlo, per vederlo davvero, e per essere felici?
Questa opera letteraria, vuole essere un contributo, ben riuscito per risvegliarci l’emozione, il desiderio e il bisogno di amare e aiutarci a soddisfarlo.
Le copie dell’antologia ‘Inno all’Amore’, saranno ordinabili dal sito della Bertoni Editore www.bertonieditore.com.

Vito Piepoli

“I mondi di Mario Lattes # 1”: non solo online

Apre al pubblico la mostra alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba. Fino a data da definirsi, in base alla situazione pandemica. Monforte d’Alba (Cuneo)

Inaugurata online, causa emergenza sanitaria, il 22 dicembre scorso, la rassegna dedicata dalla “Fondazione Bottari Lattes” alle opere “recuperate” dell’eclettico artista torinese è stata aperta al pubblico, a seguito del passaggio del Piemonte in “zona gialla”, il 10 febbraio scorso presso le sale della stessa “Fondazione” nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà della moglie Caterina Bottari Lattes proprio con lo scopo primo di mantenere viva la memoria del marito, pittore ma anche scrittore editore e fra i nostri più prestigiosi intellettuali del secondo dopoguerra.
Ferma restando comunque la possibilità di visitarla anche in digitale sul sito www.fondazionebottarilattes.it, assaporata in presenza la mostra permette di entrare con maggiore, quasi tattile, fisicità in un universo, quello di Mario Lattes (Torino, 1923-2001) che, in ogni parte ti giri o rigiri riesce sempre a intrappolarti, attraverso passi larghi dalla realtà alla fantasia all’intima visionarietà, la mente e l’anima. In parete, troviamo così i “soggetti onirici” e le sue “figure archetipe” popolanti atmosfere surreali condivise da oggetti e presenze simboliche (la farfalla, la conchiglia, l’uovo, la mano) messe lì a far memoria dolorosa in un bagno profondo di risentito e amaro umorismo; al pari delle sue “marionette” e dei suoi “alter ego” tutt’altro che giocosi e rassicuranti insieme alle nature morte con “cianfruscole” o cianfrusaglie che il pittore amava collezionare e agli studi di volti e personaggi dai tratti scultorei ed essenziali nella geometrica astrazione delle forme.
Una quarantina le opere esposte: dipinti figurativi, ma con valenze fortemente “visionarie” e surreali, dai tratti marcatamente espressionistici (con forti richiami ai mondi pittorici del francese Odilon Redon o del belga James Ensor), realizzati da Lattes nell’arco temporale che va dal 1959 al 1990. Sono opere mai finora esposte, facenti parte delle nuove acquisizioni recuperate dal fondo di collezionisti privati per accedere al prezioso patrimonio della pinacoteca a lui dedicata nelle sale espositive al primo e al secondo piano della “Fondazione”, accanto ai molti lavori già in essa presenti. Lavori che raccontano, nella quasi totalità, il viaggio nei “mondi di Mario Lattes”, come recita il titolo dell’attuale rassegna con l’aggiunta di quell’ “# 1” , teso a connotarsi come prima tappa di una complessa esplorazione che verrà arricchita nel tempo attraverso ulteriori recuperi, resi disponibili al pubblico a più riprese.
Articolata in quattro sezioni su progetto di Caterina Bottari Lattes, curata da Alice Pierobon con Chiara Agnello e accompagnata da un testo critico di Vincenzo Gatti, la mostra ci racconta, ancora una volta (ma ogni volta è sempre un cammino nuovo, inatteso e coinvolgente come non mai) il tormento, sospeso, gravante ma ampiamente accettabile, di dipinti che – al pari dei romanzi e racconti pubblicati da Lattes fra il 1959 ed il 1985- ampiamente risentono delle vicende e delle ferite dell’anima derivate dal suo essere parte ben senbile e partecipe, sia pure nell’ottica di una laicità mai negata, di quel popolo ebraico vittima di un abominio storico senza pari, sul quale è impossibile calare la fronda dell’oblio. Nell’iter espositivo spiccano alcuni oli su carta intelata, come “Il cardinale” e “Il Re” del ’69, dove il segno anarchico e graffiante pare quasi voler irridere con sarcastico umorismo le immagini del potere; così come quelle “Marionette e manichino” del ’90 che raccontano non di squarci gioiosi legati all’infanzia ma di ricordi che “sono cicatrici di memoria” o come quella figura femminile (?) avvolta nel gorgo di un’umbratile nuvola grigiastra che non ci sembra abbraccio carezzevole ma misteriosa pur se suggestiva prigione del cuore. Dice bene Vincenzo Gatti: “L’accesso ai mondi di Lattes è insidioso.
Occorre adeguarsi alle sue luci e alle sue ombre, intuire l’indefinito pur sapendo che esiste un lato oscuro che non potrà disvelarsi… La complessa trama pittorica che mostra e nasconde, che lamenta e afferma, indica strade segnate dalla conoscenza del dubbio e l’artista, indifferente alla prassi, manipola materie grafiche e pittoriche per giungere a una vertiginosa discesa nelle profondità dove le forme affondano e riemergono mutate”.
La mostra è realizzata con il sostegno di Regione Piemonte.
Gianni Milani
“I mondi di Mario Lattes #1
“Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it
Fino a data definirsi, relativamente alla situazione pandemica
Orari: merc., giov. e ven. 14,30/17
Nelle foto
– “Senza titolo”
– “Il cardinale”, tecnica mista su carta intelata, s.d.
– Il Re”, tecnica mista su carta intelata, 1969
– Figura con nuvola”, tempera e china su carta intelata, 1970