CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 41

Gramsci e gli alberghi a cinque stelle

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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L’edificio in cui c’era un alloggio abitato da Antonio Gramsci a Torino venne trasformato in un albergo di lusso in piazza Carlina a Torino. Ci furono polemiche roventi che denunciarono il sacrilegio. Per calmare le acque fu necessario riservare alcune stanze nel piano terra dell’edificio alla Fondazione Gramsci come vetrina promozionale che esiste ancora oggi nel lato dell’edificio di via Maria Vittoria.

Chi ha deciso di trasformare Botteghe Oscure, casa- madre del PCI di Togliatti e Berlinguer, in un grande hotel a 5 stelle nel centro della capitale, ha giocato di anticipo e su indicazione della Sovrintendenza romana, ha conservato due icone del disciolto partito dopo il crollo del Muro di Berlino:  un tetro busto di marmo nero di Antonio Gramsci e la bandiera della Comune di Parigi del 1871  che i clienti dell’hotel potranno vedere e, forse, non venerare come reliquie di un passato che  certo non appartiene alla clientela di lusso a cui è consentito pernottare in quella maison. Un destino cinico e baro, avrebbe detto Saragat, quello del “Bottegone” come lo definì non senza una profetica lungimiranza Pansa. In quelle stanze sono stati  ospitati i ricordi dei comunisti italiani, i ricordi belli (fu persino alcova un po’  piccolo-borghese del Migliore) e quelli tragici durante i quali, ad esempio,  essi furono  complici dei sovietici negli anni dello stalinismo più feroce  ed efferato e anche in quelli  successivi, quando furono a fianco di Mosca durante l’invasione dell’ Ungheria nel 1956.Timidamente dissentirono sui carri armati a Praga nel 1969, ma si trovarono del tutto impreparati di fronte al crollo del Muro di Berlino che rischiava di ricadere sulle loro spalle. Il segretario particolare di Togliatti Massimo Caprara  ed alcuni ricercatori  hanno scritto che l’edificio romano fu acquisito anche con i soldi dell’oro di Dongo, trafugati dopo l’arresto di Mussolini in fuga nel 1945 sul lago Maggiore.

Mirella Serri ha dedicato un saggio a quell’oro e alle vicende che portarono all’ammazzamento di due partigiani. Forse non sapremo mai come andarono le cose , ma resta in piedi anche un’altra ipotesi: l’oro di Mosca. Resta tuttavia cosa importante che lo storico ufficiale del PCI Paolo Spriano abbia sempre ignorato questi particolari non del tutto marginali perché il finanziamento dei partiti doveva essere trasparente e non “oscuro”.
C’è ancora da porsi un  ulteriore interrogativo: dove sono finiti tutti gli altri souvenir del “Bottegone”?Tutto sommato il busto di Gramsci è estraneo alla storia del palazzo acquistato ben dopo la sua morte avvenuta nel 1937. I souvenir di Togliatti, di Longo, di Amendola, di Berlinguer, di Ingrao, di Cossutta  e perfino di Natta e di Occhetto dove saranno finiti?
La sovrintendenza ha vincolato il busto e la bandiera parigina della Comune che forse andrebbe  restituita alla Francia per un’esposizione in un museo. Appare strano che la segretaria del Pd  Schlein o Fratoianni non abbiamo avuto nulla da dire su una memoria storica della sinistra che diventa una parziale decorazione di un grande albergo. Magari la libreria “Rinascita” meritava almeno una menzione a ricordo di un’egemonia culturale che ancora resiste nel tempo e che rivela come i comunisti abbiano saputo essere colti e abbiano voluto gramscianamente appropriarsi della cultura come arma politica di grande efficacia, mentre gli altri partiti preferirono scegliere il potere come arma di seduzione di massa.

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PS

È strano che nessuno abbia ancora proposto una lapide sull’edificio che fu sede del PCI. Il sindaco Gualtieri forse ci sta già pensando. Una bella lapide celebrativa sarebbe quasi necessaria.

 

Nella foto di copertina l’hotel NH Carlina di Torino. Sopra, Botteghe Oscure 

 

Candidina Bolognino di Agliè, un’amica per i Gozzano

Con la scomparsa delle cartoline che Gozzano aveva mandato dall’Oriente a Candidina Bolognino, si perdonoelementi anche utili a comprendere la formazione di Guido.

Un compito dello storico è il documentare il passato e, nel caso, loposso ancora fare, perché, da sempre, mi è consueto Agliè, dove ritrovo, oltre ai parenti nostri, i riflessi di qualche amicizia di famiglia e, tra queste, l’amica di mamma: Mary Prola col marito, dottor Roberto Bolognino! Sono persone che animano i nostri ricordi più lontani e, nella vivacità dei loro incontri, caratterizzati dal racconto del loro vissuto, che era sempre partecipato da tutti, costituiscono esempi, divenuti consueti anche a noi, di vita domestica, quando le loro presenze erano ancora usuali. Io, che ascoltavo gli adulti, in caso di necessità, richiedevo direttamente i chiarimenti che sentivo necessari

Il periodare facile ed il vociare faceto dei famigliari erano scanditi dal timbro baritonale della voce del Bolognino, un compagno di facoltà dell’avvocato Agnelli… che, col gradimento di tutti, raccontava della sua prima infanzia (per nulla inficiata dalla prematura scomparsa di quel suo padre medico, nato come Guido nel 1883). Egli ricordava le visite ad Agliè, e la zia Candidina che,presente Diodata Mautino, la madre di Gozzano, invitava lui,Roberto bambino, a recitare a memoria qualche brano poetico di GuidoAdulto, egli sarebbe stato un impiegato dell’INPS, ma rimanendo uno sportivo, diviso nella pratica tra il ciclismo, il nuoto e lo sci (quasi coll’approvazione postuma del Poeta di Agliè).

Quanto a luogo, noi riconosciamo un’abitazione storica dei Bolognino (sarà quella una delle due per cui, fin dal Seicento, essi furono esentati dalle tasse, per volere e grazia dei San Martino d’Agliè?). Quella in questione è un bel palazzo sei-settecentescodai lineamenti sobri, con un’ala a doppio porticato sovrapposto, il quale fa da sfondo alla signora Gozzano, ritratta con una nipote del marito, in una fotografia del 1940!

Fi qua tutto bene, ma, allora, chi era e che cosa faceva ad Agliè la zia di Bolognino?

Si diceva che, giovanissima, Tota Candidina avesse avuto un incidente in bicicletta e che, rimasta azzoppata, si muovesseaiutandosi col bastone, che fosse un’insegnante e che preparasse i ragazzi agli esami di licenza

Battezzata Candida (Giuseppa Silvia) (Agliè, 1879-1953), era la figlia maggiore dell’esattore Giuseppe Bolognino e di sua moglie,la saviglianese Felicita Vineis (un nome che sembra tratto dal campionario poetico di Guido)! La coppia aveva avuto altri tre figli: Luigi (1880-1882), Eugenio, (Agliè, 1883 – Torino, 1918), il futuro medico chirurgo padre del dottor Roberto, e la più giovane,Claudia (San Giorgio Canavese,1889 – Torino, 1941) che andòsposa a Francesco Ciurnelli da Perugia.

Candidina aveva lo stesso nome della sua nonna paterna.

Luisa Candida Quintina Pezza che era stata battezzata a Vico Canavese, dov’era nata, perché era una figlia del notaio di Agliè Francesco Zaverio Pezza (Torino, 1772 – Agliè, 1851) che, essendo anche avvocato, fu giudice di prima istanza e, sposo di Paolina del conte Vittorio Bosco di Ruffino, ebbe alcuni figli, nati nelle sedi che egli occupò, nel progredire della sua carriera.Candida Pezza aveva poi sposato il chirurgo Giovanni Battista Bolognino di Agliè.

Ad Agliè, Zaverio Pezza era stato il padrino di battesimo diMassimo Secondo Zaverio Mautino (Agliè, 1816-1873), il cui padre, misuratore Massimo Felice Mautino era morto prima che egli nascesse, pertanto l’avv. Pezza fu una figura maschile diriferimento per il commendator Mautino, il nonno di Guido Gozzano. Per questo motivo (e anche perché i fratelli Bolognino erano vicini in età ai figli di Diodata) le famiglie Bolognino e Gozzano furono sempre in buona amicizia.

Su Candidina Bolognino dice il necrologio, pubblicato sul bollettino parrocchiale di Agliè in data 6 gennaio 1954: «Bolognino Candida d’anni 74. Non era laureata, ma era chiamata professoressa per i molti alunni che ha preparato con felici esiti ad un Diploma. Molto conosciuta nel campo letterario anche per la sua amicizia col poeta Guido Gozzano. I giornali di Torino e la R.A.I. la ricordano come l’amica e confidente di Guido Gozzano. Buona e praticante cristiana, chiuse gli occhi alla terra nella semplicità francescana».

Si trattava di una zia nubile, più giovane di pochi mesi di Erina Gozzano, la sorella maggiore del poeta, che a sua volta era la sorella del medico Eugenio, come Guido Gozzano nato nel 1883, il quale aveva avuto una figlia, nata in Friuli, dov’egli era statomedico condotto, e del nostro torinese dottor Roberto!

Si sono immaginate tante storie sul nostro Poeta e, senza tener conto della malattia, che tanto pesò sulla sua vita, si è fantasticatotanto sulle donne che egli poté frequentare ma probabilmente, se si fosse indagato meglio, senza dar retta troppo retta a suo fratello Renato, la veri storica, e non i suoi ipotetici «pallidi amori», avrebbe detto meglio...

Carlo Alfonso Maria Burdet

(Ricordando l’amicizia tra le nostre mamme, dedico queste paginea Daniela Bolognino

che qui ringrazio soprattutto per il prezioso ritratto della sua prozia).

Teatri storici del Piemonte: il Milanollo di Savigliano

Dedicato alle sorelle Maria e Teresa Milanollo, celebri violiniste saviglianesi, il teatro fu progettato nel 1834 dall’architetto Maurizio Serafino Eula e la sua costruzione, sul sito di una precedente sala per spettacoli, si concluse nel 1836, quando fu portata in scena la rappresentazione dell’opera L’esule di Roma di Gaetano Donizetti.

Leggi l’articolo su piemonteitalia.eu:

https://www.piemonteitalia.eu/it/cultura/teatri-storici/teatro-milanollo-di-savigliano

“Zelig Night Show” si chiude a Mondovicino

Con la comicità extra-large della quinta e ultima serata di “Zelig Show”, il “MOV Summer Festival 2025”

Giovedì 14 agosto, ore 21

Mondovì (Cuneo)

Dopo il successo delle prime serate con Ivana Spagna, Sarah Toscano, Dario Vergassola e Claudio Cecchetto, il “MOVE Summer Festival 2025”, realizzato a Mondovì da “Mondovicino Outlet Village”, in collaborazione con “Wake Up”, chiude i battenti la sera della vigilia di Ferragosto, nel segno pieno dell’allegria e della leggerezza con lo spettacolo “Zelig Night Show”, serata evento che, a partire dalle 21, promette tre ore di puro divertimento in compagnia di alcuni dei protagonisti più amati della comicità italiana. Sul palco della Piazza Centrale di “Mondovicino” (piazza Giovanni Jemina 47, Mondovì – Cuneo), giovedì 14 agosto, sarà infatti una vera esplosione di risate con tre “bombe” di comicità in arrivo dallo storico programma televisivo “Zelig”, in onda su “Italia 1” e su “Canale 5”, condotto– in un via vai di presentatori – (nelle sue ultime puntate, 15 – 29 gennaio 2025) da Claudio Bisio e da Vanessa Incontrada. Fra i comici che maggiormente hanno lasciato il segno, in una trasmissione che ha goduto nel complesso di grande successo, i tre che arriveranno la vigilia di questo Ferragosto a Mondovì non mancheranno di attrarre un grande pubblico di imperdibili “aficionados”. Bastano i nomi: i romani veraci Gianluca Fubelli (in arte “Scintilla”, per l’energia e la vivacità che da sempre trasmette dal palco), Marco Mazzocca e il torinese, ma “tanto calabrese dentro”, Franco Neri.

Fubelli, attore di cinema e televisione (lo ricorderete soprattutto per la sua partecipazione a “Colorado” al fianco, prima, di Paolo Ruffini e Federica Nargi e poi di Ruffini e Belén Rodriguez) porterà in scena il suo universo surreale fatto di personaggi grotteschi e battute fulminanti, con quell’attitudine al “nonsense” che l’ha reso uno dei comici più esemplari della scena contemporanea.

Mazzocca, maestro del paradosso, farmacista per laurea e comico di mestiere (a “Zelig” l’esilarante Ariel, curioso collaboratore domestico filippino di Bisio) trascinerà il pubblico in un turbine di “gag” e monologhi che spaziano tra il quotidiano e l’assurdo, mentre Franco Neri  (ricordate? Quello del tormentone Franco! Oh, Franco! ) interpreterà con la sua inconfondibile ironia le contraddizioni e i “tic” della società italiana, come ha fatto per anni tra palchi, tv e cinema.

La serata è organizzata in collaborazione con “Nokep TV”, programma televisivo in diretta su “Sky Italia” e su altri canali del Digitale Terrestre e “piattaforme web”, con la partecipazione dei migliori “Centri Commerciali” d’Italia.

L’ingresso è gratuito.

Dopo lo spettacolo la festa continuerà con i negozi e i punti ristoro del “Village” che resteranno aperti fino alle 23, offrendo al pubblico la possibilità di concludere la serata con una cena sotto le stelle o un ultimo giro di shopping.

“Con questa quinta e ultima serata, il ‘MOV Summer Festival 2025’, si conferma – ricordano Luca Robaldo e Alessandro Terreno, sindaco e assessore alle ‘Manifestazioni’ di Mondovì – come uno degli appuntamenti estivi più attesi del Monregalese, capace di mescolare musica, cultura e comicità in un ‘format’ gratuito, aperto a tutti, e pensato per far vivere il ‘Village’ come uno spazio di comunità e intrattenimento. Al pubblico, sono state proposte cinque serate complementari rispetto al resto del calendario monregalese, a testimonianza di una città vivace, pronta a divertirsi coinvolgendo diverse zone del territorio comunale”.

Per infowww.mondovicino.it

  1. m.

Nelle foto: Gianluca Fubelli (“Scintilla”), Marco Mazzocca, Franco Neri

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

Sommario: Moni Ovadia – Ferragosto – Lettere

Moni Ovadia
La questione palestinese divide fin all’interno del condomini anche in Italia. Ho scoperto ieri che Moni Ovadia, il rinnegato ebreo di origini bulgare che ha fatto fortuna come cantante in Italia, è  il beniamino di un mio vicino di casa che fino ad ora consideravo persona moderata e considero anche oggi persona rispettabile, anche se favorevole agli estremisti. Ricordo che Ovadia  interpretò un rabbino in un film su Anna Frank.
 È sempre stato uomo di sinistra estrema, sostenitore dell’ormai dimenticato Vittorio Agnoletto, uno  dei no-global più arrabbiati. Ovadia adesso porta alle estreme conseguenze il suo antisemitismo, incolpando l’intero popolo israeliano di  genocidio,  quasi inconsciamente, riprendendo il penoso ritornello dei “perfidi ebrei” accusati di deicidio. Ovadia inventa una nuova colpa: l’”etnocidio con carattere genocidiario”. Una volta che incontrerò il vicino dell’ultimo piano in ascensore, mi farò spiegare questo concetto. Non a caso Moni vinse il premio Musatti della società psicoanalitica.
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Ferragosto
Ci stiamo avvicinando a Ferragosto e c’è da augurarsi che la  intollerabile tensione politica agostana e il caldo afoso ci lascino  un po’ di respiro. A tutti i lettori auguro il miglior ferragosto possibile. Sui giornali ricompaiono come sempre  gli articoli sulle vacanze dei vip  non so se ancora concentrate a Capalbio dove io rifiutai un invito anni fa per non confondermi con i frequentatori snob di quelle località ad altissima concentrazione politica. L’On. Laus, accusato anche per i suoi luoghi di vacanza, non ha sicuramente la colpa di aver preferito Capalbio. Ed è un merito che lo colloca in un contesto politico diverso che gli fa onore.
Ho letto invece delle vacanze giovanili di una vippona torinese, novella Cleopatra regina d’Egitto di lungo corso, a Varigotti, frazione di Finalmarina, negli anni 60. Ci siamo  deliziati delle sue fotografie ai famosi Bagni Gallo dove andavo anch’io, incredibile a dirsi.  Ma io avevo altri punti di riferimento nel pittore Tabusso e nel professore di Oxford Dionisotti. Da oggi ho appreso anche le straordinarie vacanze a Varigotti della vippona torinese che giocava a biglie in spiaggia. Dovrebbero porre una targa di bronzo  in ricordo delle sue vacanze. Un articolo cartaceo, destinato a finire il giorno dopo, non basta ad eternare l’evento.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Spadolini
Ma lei non si  vergogna a scrivere di Spadolini nel modo scanzonato in cui ne ha scritto, proprio Lei che dovrebbe eterna gratitudine allo storico e statista fiorentino?  Enrica Raiteri
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Spadolini e Quaglieni

 

Ho avuto rapporti cordiali con Spadolini,  ma non gli devo nulla.  Non ho ricevuto spinte accademiche né giornalistiche. Non gli chiesi mai nulla e non ricevetti mai  nulla da lui. Mi offrì  una candidatura nel PRI che rifiutai perché la mia scarsa stima  per La Malfa figlio mi tenne lontano dal PRI torinese. Scrissi una sola volta un saggio su Pannunzio  sulla sua rivista  “Nuova antologia”, ancora oggi citato, ma poi non continuai la collaborazione perché scelsi altre strade. Questo mi ha consentito nei mesi scorsi   di  tentare di storicizzare Spadolini nel centenario della sua nascita, senza scadere in forme di agiografia  che non ritengo giuste in termini storiografici. Una volta Spadolini fu persino affettuoso con me in un suo scritto e di questo gli sarò sempre grato a livello personale. Gli affetti individuali non vanno mai confusi con la storia come anche gli odi.  Sine ira ac studio diceva  il grande Tacito. Una scelta dimenticata da molti storici di ogni tempo.
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Il ciociaro Verrecchia era un bravo prof.
Lei è stato durissimo nel descrivere il professor Anacleto Verrecchia che fu mio insegnante alla scuola media. Io continuo a venerarlo. Non sono in grado di dirle se era un filosofo o un germanista, ma certo era un professore che dava una mano a tutti, anche a quelli come me che non navigavano nell’oro e furono costretti ad andare poi  all’istituto professionale.  Il prof. Verrecchia aveva una sensibilità umana e sociale che  mi ha dato forza nello studio. Mi regalò persino un suo libretto che purtroppo ho smarrito durante un trasloco.  Non doveva trattarlo così.  Gino Stupini
Io ho scritto in verità un po’ indignato verso il processo di beatificazione di Verrecchia, rivalutato come aforista e non certo come filosofo o germanista. Lei adesso ci dà una testimonianza importante sul professor Verrecchia che va considerato come ottimo professore alla scuola media di cui lei è stato allievo. Io sostenevo che non si è filosofi se non si è portatori di un pensiero originale e si lasciano opere destinate a restare. Nel ‘900 in Italia furono filosofi solo Croce e Gentile e neppure loro sono rimasti integri nel tempo .Nessuno si sognerebbe di aggiungere Verrecchia ;il mio amico Alberto Fava, che non è certo un don Abbondio, ha definito “Carneade”.  Circa il germanista sto a quanto mi disse Cesare Cases, uno dei maestri della germanistica. Dopo un giudizio così negativo sul suo professore  non pensai neppure di chiedere un parere all’amico Claudio Magris, principe dei germanisti, che, quando insegnava a Torino e alloggiava all’hotel Bologna, passava le sere in un gruppo di amici di cui facevo parte. Si andava a cena, si scherzava, si rideva, ma nessuno di noi sapeva di Verrecchia né Verrecchia era del nostro giro. Comunque le fa molto onore questo ricordo del suo professore e la ringrazio per avermi scritto.  Gli ex  allievi memori e grati oggi sono una merce rarissima. Pochi ex allievi si ricordano di me. Forse sono stato un cattivo professore. A me importa  soprattutto di non essere stato, come si diceva un tempo, un “cattivo maestro“ alla maniera di Negri e colleghi. Il resto ha poca importanza.
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Quando il re e Cavour inaugurarono il Conte Verde

Situato al centro di piazza Palazzo di Città, davanti al Comune, il monumento rappresenta Amedeo VI di Savoia

Situato al centro di piazza Palazzo di Città, dove risiede il Palazzo Civico sede dell’amministrazione locale, il monumento rappresenta Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde, durante la guerra contro i Turchi, mentre trionfante ha la meglio su due nemici riversi al suolo. La riproduzione dei costumi mostra grande attenzione ai particolari secondo i canoni “troubadour” e neogotico, stili in voga nell`Ottocento, ispirati al medioevo e al mondo cortese-cavalleresco.

 

Figlio di Aimone, detto il Pacifico e di Iolanda di Monferrato, Amedeo VI nacque a Chambery il 4 gennaio del 1334. Giovane, scaltro ed intraprendente, Amedeo VI in gioventù partecipò a numerosi tornei, nei quali era solito sfoggiare armi e vessilli di colore verde, tanto che venne appunto soprannominato Il Conte Verde: anche quando salì al trono, continuò a vestirsi con quel colore. Il monumento a lui dedicato non venne però realizzato subito dopo la sua morte ma bensì nel 1842, quando il Consiglio Comunale, in occasione delle nozze del principe ereditario Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide arciduchessa d`Austria, decise di erigere il monumento al “Conte Verde”. Il modello in gesso della statua, ideata da Giuseppe Boglioni, rimase nel cortile del Palazzo di Città finché re Carlo Alberto decise di donare la statua alla città. La realizzazione del monumento, che doveva sostituire la statua del Bogliani, venne però commissionata all’artista Pelagio Palagi. I lavori iniziarono nel 1844 e terminarono nel 1847, ma la statua rimase nei locali della Fonderia Fratelli Colla fino all’inaugurazione del 1853. Il gruppo statuario rappresenta Amedeo VI di Savoia in un episodio durante la guerra contro i Turchi alla quale partecipò come alleato dell’imperatore bizantino Giovanni V Paleologo. Ma qui subentra una piccola diatriba scatenata dall’ “Almanacco Nazionale” che vedrebbe come protagonista del monumento non Amedeo VI ma bensì suo figlio Amedeo VII detto invece il “Conte Rosso”, durante l’assedio alla città di Bourbourg nella guerra contro gli Inglesi. Il 7 maggio 1853 re Vittorio Emanuele II inaugurò il monumento dedicato al “Conte Verde” alla presenza di Camillo Benso Conte di Cavour. All’inizio la statua venne circondata da una staccionata probabilmente in legno, sostituita poi da catene poggianti su pilastrini in pietra e quindi da una cancellata.Nel 1900 il Comune decise di rimuovere la cancellata “formando un piccolo scalino in fregio al marciapiede”; una nuova cancellata, realizzata su disegno del Settore Arredo e Immagine Urbana, venne collocata intorno al monumento in seguito ai lavori di restauro effettuati nel 1993. Per dare anche qualche informazione di stampo urbanistico, va ricordato che la piazza in cui si erge fiero il monumento del “Conte Verde” ha subito negli anni numerose trasformazioni.Piazza Palazzo di Città è sita nel cuore di Torino, in corrispondenza della parte centrale dell’antica città romana. L’area urbana su cui sorge l’attuale piazza aveva infatti, già in epoca romana, una certa importanza in quanto si ritiene che la sua pianta rettangolare coincida con le dimensioni del forum dell’antica Julia Augusta Taurinorum, comprendendo anche la vicina piazza Corpus DominiPrima della sistemazione avvenuta tra il 1756 e il 1758 ad opera di Benedetto Alfieri, la piazza aveva un’ampiezza dimezzata rispetto all’attuale. All’inizio del XVII secolo, Carlo Emanuele I, avviò una politica urbanistica volta a nobilitare il volto della città che essendo divenuta capitale dello Stato Sabaudo doveva svolgere nuove funzioni amministrative e militari; piazza Palazzo di Città con annesso il “suo” Palazzo di Città (noto anche come Palazzo Civico), ne sono un esempio lampante. Nel 1995, sotto il controllo della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, sono stati avviati i lavori di riqualificazione della piazza; la totale pedonalizzazione, la rimozione dei binari tranviari che collegavano Via Milano a piazza Castello e la realizzazione di una nuova pavimentazione, hanno restituito ai cittadini una nuova piazza molto più elegante e raffinata. Da ricordare come piccola curiosità, il fatto che per tutti i torinesi piazza Palazzo di Città sia conosciuta con il nome di “Piazza delle Erbe”, probabilmente a causa di un importante mercato di ortaggi che, nell’antichità, aveva sede proprio in questa piazza. 

(Foto: il Torinese)

Simona Pili Stella

Ferragosto con i “Lou Dalfin” di Sergio Berardo

Sarà il tradizionale live Ferragostano del celebre Gruppo di Caraglio a inondare di note occitane la Valle Grana, fino ai 1700 metri del “Santuario di San Magno”

Venerdì 15 agosto

Castelmagno (Cuneo)

E’ sicuramente l’evento clou, il più atteso e quello che più caratterizza il fitto programma del Festival “Occit’amo”, inserito nell’ampio cartellone di eventi di “Suoni delle Terre del Monviso” e diretto da Sergio Berardo, musicista e anima dei “Lou Dalfin”, il Gruppo che da anni fa “ballare occitano” nel mondo. Instancabile ed estivo girovago fra le Valli Varaita, Grana e la Pianura del Saluzzese, il Festival arriva venerdì 15 agosto, a partire dalle 16, al Santuario di “San Magno” a Castelmagno per celebrare il Ferragosto proprio in compagnia dei mitici “Lou Dalfin”, il Gruppo musicale italiano di musica “occitana” (abilmente rielaborata con sapienti intrusioni sonore di rock, jazz e reggae) fondato da Sergio Berardo a Caraglio (Cuneo) nel 1982. “Suonare al Santuario di ‘San Magno’ – racconta lo stesso Berardo – è sempre un’esperienza unica. Il Santuario, infatti, è un luogo simbolico e totemico, un tempio che ha accolto le speranze e le preghiere di un’infinità di persone, prima con le offerte alle divinità romane e poi al protettore del bestiame, San Magno. E’ entusiasmante vedere come il concerto di Ferragosto sia diventato motivo di incontro di gente proveniente da tutto il Nord Italia e oltre, fino alla Catalogna. Persone che non si danno appuntamento ma si ritrovano ogni anno per stare insieme in questo paradiso di montagne e prati, crocevia di storie, promesse e leggende”.

La festa, in realtà inizia già il giorno prima, giovedì 14 agosto, a Pradleves, dove cortili e strade si trasformeranno in un’ “aula di musica occitana” per chiunque voglia formarsi e poi, al pomeriggio, unirsi in un momento di condivisione musicale, condotto dalla “Grande Orchestra Occitana”. La sera, alle 21, nel cortile del “Castello” di Monterosso Grana, si terrà l’esibizione di musica medievale degli “AlnusLyra” con strumenti musicali ispirati all’iconografia o derivanti da antiche tradizioni europee e orientali. A seguire il  “Gran Ballo”.

Tra gli eventi collaterali di “Occit’amo”, in collaborazione con “EmotionAlp”, sempre giovedì 14 agosto a Pradleves e venerdì 15 agostoCastelmagno, si terranno anche due “passeggiate” gratuite, con prenotazione obbligatoria su www.emotionalp.com, con l’accompagnamento di un suonatore occitano che animerà il percorso proponendo “ritmi d’Oc” e balli tra i boschi e le borgate e di una guida che racconterà le leggende del luogo.

Infine, venerdì 22 agosto, presso i Giardini del Santuario della “Beata Vergine del Pilone”di Moretta, alle 16, ci sarà un “laboratorio musicale” per famiglie, in collaborazione con “La Fabbrica dei Suoni”; alle 18, appuntamento con le “danze occitane” diDaniela Mandrile e, alle 21, prenderà il via il “Gran Ballo” con “Li Destartavela”.

E, per tornare al giorno di Ferragosto, sempre Daniela Mandrile al “Santuario di San Magno”, proporrà le sue “danze occitane”, fino alle 16, quando prenderà il via il concerto dei “Lou Dalfin”, in formazione estesa, con il sagrato di “San Magno” trasformato in una “pista da ballo” e l’intervento di numerosi ospiti.

Per ulteriori info: www.occitamo.it

g.m.

Nelle foto: “I “Lou Dalfin” in concerto al “Santuario” di Castelmagno; Il “Santuario” di Castelmagno; La “Grande Orchestra Occitana”

A Sauze di Cesana Assemblea Teatro porta in scena “The snow goose”

Il grande teatro torna tra le montagne olimpiche e lo fa sabato 9 agosto  alle ore 21, in piazza del Municipio a Sauze di Cesana, dove Assemblea Teatro porterà in scena lo spettacolo “The snow goose”, una piccola opera musical teatrale liberamente ispirata alle musiche e alle parole dell’omonima opera dei Camel, storica band inglese nata nel 1971.

Interpreti dello spettacolo sono Cristiana Voglino, Alberto Barbi, Chiara Biancardi, Arturo Gerace, Alessandro Dichirico, Sax di Alfredo Ponissi, immagini video di Renato De Gaetano, per la regia di Renzo Sicco. I Camel sono stati un gruppo musicale inglese degli anni Settanta, particolarmente importanti nell’ambito  della corrente del rock progressive.
Giovani appassionati, come tanti loro coetanei inglesi, di un libro che ha ispirato una delle loro opere più interessanti “The Snow Goose”, considerato Il piccolo principe anglosassone, di cui composero un’omonima suite musicale di circa 50 minuti, suite che venne eseguita a Torino in un concerto memorabile  tenutosi al Centro culturale Hiroshima mon Amour il 20 marzo 2014.

La composizione, come il libro, tratteggia l’esistenza, vicino a un faro, di un personaggio bizzarro e marginale, che incontrerà una bambina e un pennuto ferito, cui dedicherà cure amorevoli che gli ridaranno la possibilità di volare. Il contesto è quello della seconda guerra mondiale. La partitura musicale è totalmente strumentale, priva di testo cantato.
La proposta di Assemblea Teatro è  quella di realizzare un ascolto di questa suite musicale nella sua versione integrale, arricchita di frammenti che ricompongono i percorsi della storia, attingendo alle pagine letterarie che l’hanno ispirata. Si tratta di uno spettacolo multimediale nei linguaggi e estremamente ricco di emozioni.

Ingresso libero.

In caso di maltempo lo spettacolo si terrà nella chiesa di San Restituto.

Info Alessandro Battaglino 3475700157

alebatta@ yahoo.com

MARA MARTELLOTTA