CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 41

La stagione 2025-2026 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai tra grandi ritorni e giovani bacchette

Andrés Orozco-Estrada, direttore principale dell’OSN RAI, inaugurerà la stagione 2025-2026 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai con la Terza Sinfonia di Mahler. Per questa nuova stagione sono previsti i ritorni di Kirill Petrenko, del Direttore emerito Fabio Luisi, di Robert Treviño e Ottavio Dantone. Sul podio si alterneranno bacchette di prestigio come quelle di Juraj Valchua, Michele Mariotti, Alpesh Chauhan e Hannu Lintu. Tra i giovani direttori al debutto sul podio Rai figurano Diego Ceretta, Nicolò Umberto Foron e Emmanuel Tjeknavorian.

La stagione, che si sviluppa da ottobre a giugno prossimi, con ventidue concerti in doppia serata all’Auditorium Toscanini di Torino, inaugurerà il 9 e 10 ottobre con la Terza di Mahler affidata al direttore Andrés Orozco-Estrada. Un’imponente pagina del repertorio sinfonico del primo Novecento concepita dallo stesso Mahler come una cosmogonia in musica,  celebrativa della natura e dell’innalzamento della dimensione umana a quella spirituale.

Il concerto del 9 ottobre è proposto da Rai Cultura in diretta in prima serata su Rai 5 oltre cge su Radio 3. Il direttore principale dell’OSN Rai sarà sul palco in altre cinque occasioni: a fine ottobre dirigerà la Sinfonia n. 9 di Sostakovic, affiancandola a due pagine di Ravel. A gennaio proporrà brani di Berlioz e Respighi oltre al Concerto n.1 per violoncello e orchestra di Camille Saint-Saens. A febbraio sarà la volta della Sinfonia n. 1 di Brahms e del Concerto K 467 di Mozart. Ad aprile interpreterà la Sinfonia n. 2 di Rachmaninov e il concerto in mi minore per violoncello e orchestra di Elgar. A maggio, infine, dirigerà la prima assoluta di ‘Cratere’ di Leonardo Marino e il Concerto K 482 di Mozart.

Atteso ritorno per Kirill Petrenko, che, per il suo ottavo Concerto con l’OSN Rai in programma Il 15 e 16 ottobre, propone la Sinfonia n. 2 di Beethoven, affiancandola alle Danze lachiane e alla Suite dal Mandarino Meraviglioso di Bartok.

Il direttore emerito Fabio Luisi salirà sul palco il 4 e 5 marzo proponendo il concerto in mi minore per violino e orchestra di Mendelssohn. Il 4e 5 giugno dirigerà l’ultimo concerto del cartellone interamente dedicato a Brahms.

Molto atteso anche il ritorno di Robert Treviño che, impegnato in quattro concerti tra dicembre e maggio, proporrà repertori di Bruckner, Brahms e Adams.

Tre i concerti in stagione per un’altra storico direttore, Ottavio Dantone, a cui è affidato il concerto di Natale del 23 dicembre e che salirà sul palco a gennaio con alcune pagine di Richard Strauss e a febbraio con Haydn e Beethoven.

La stagione Sinfonica 2025-2026 è quella dei grandi ritorni, trai quali figurano quelli di Valcua, Mariotti, Chauhan e Lintu, che proporranno grandi pagine di Stravinsky, Cajkovskij, Rachmaninov, Beethoven e Vivaldi. La stagione Sinfonica è  affiancata da gennaio a giugno 2026 da un’ampia scelta di concerti cameristici raccolti nel programma “Le domeniche dell’Auditorium”.

Gli abbonamenti alla stagione sinfonica 2025-2026 sono in vendita dal 10 giugno presso la biglietteria dell’Auditorium Rai, in piazza Rossaro, e online dall’8 luglio.

I carnet e i singoli concerti sono in vendita a partire dal 9 settembre prossimo.

Mara Martellotta

Con libri e autori, la “Notte è bianca” (per tre giorni) ad Alba

Fine settimana all’insegna della lettura per la XV edizione dell’evento supportato quest’anno dalla “Fondazione Bottari Lattes”

Da venerdì 6 a domenica 8 giugno

Alba (Cuneo)

Sarà il centro storico della “capitale di Langa” a fare da palcoscenico alla XV edizione della “Notte Bianca delle Librerie”, promossa, da venerdì 6 a domenica 8 giugno, dall’“Assessorato alla Cultura” del Comune di Alba in collaborazione con il “Centro Studi Beppe Fenoglio” e quest’anno, per la prima volta, con il supporto della “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba. Cinque le Librerie albesi coinvolte: “La Torre”, “Marameo”, “Milton”, “Mondadori” e “San Paolo”. Quanto mai ricco ed articolato il programma che vedrà incontri con autori, laboratori per bambini, letture ad alta voce e accompagnamento musicale a cura degli allievi del Civico Istituto Musicale “Lodovico Rocca”. Il programma si aprirà venerdì 6 giugno, alle ore 21, con un’anteprima al “Teatro Sociale Giorgio Busca” (piazza Vittorio Veneto, 3) di Alba, per poi proseguire sabato 7 giugno, dalle 15 alle 24, e domenica 8 giugno, dalle 10 alle 12,30, e dalle 18,30 alle 22.

Per info e programma dettagliato: www.comune.alba.cn.it

Fra gli appuntamenti di particolare rilievo, quello organizzato dalla new entry, la “Fondazione Bottari Lattes”, nata nel 2009 a Monforte d’Alba (Cuneo), dalla volontà di Caterina Bottari Lattes, con la finalità di tenere viva la memoria del marito, Mario Lattes (1923 – 2001), pittore, scrittore editore e intellettuale fra i più prestigiosi del nostro Novecento.

E proprio a Mario Lattes sarà dedicato l’appuntamento organizzato per sabato 7 giugno(ore 17,30) nella “Sala Riolfo” della “Biblioteca Civica G. Ferrero”, in via Vittorio Emanuele 19, che ospiterà l’appuntamento sul tema L’amore ai tempi dello schermo. Idealizzazione amorosa e disincarnazione” nel romanzo “L’amore è niente” (edito da “La Rosa”) di Mario LattesI temi trattati nel testo, pubblicato nel 1985, in cui si racconta la storia di un uomo che si innamora di un’annunciatrice televisiva credendosi ricambiato, sono riletti in chiave contemporanea da Valter Boggione (docente di “Letteratura Italiana” nell’Ateneo torinese) e da Elena Bottari. I relatori, moderati dal giornalista Paolo Rastelli, metteranno in luce l’“attualità del romanzo”, che “parla con inquietante precisione della solitudine e dello scacco esistenziale dell’individuo di fronte alle tecnologie, approfondendo come l’intelligenza artificiale(mostro o benefico prodigio dei nostri tempi?)stia conquistando lo spazio che Mario Lattes affidava alla Signorina Buonasera”. Il reading di alcuni dei passaggi più significativi è affidato all’attore Luca Occelli.

L’incontro è a ingresso libero e non richiede prenotazione.

“L’appuntamento alla ‘Notte Bianca delle Librerie’ di Alba rappresenta – sottolineano i responsabili – un ulteriore tassello nella missione educativa e culturale della ‘Fondazione’, che fin dalla sua nascita sostiene attivamente la lettura attraverso progetti di ampio respiro come il ‘Premio Lattes Grinzane’, che ogni anno vede la partecipazione di quattrocento studenti provenienti da tutta Italia, chiamati a leggere, confrontarsi e votare le opere in concorso”.

g.m.

Nelle foto: Immagine guida “Notte Bianca delle Librerie”; Mario Lattes: Cover “L’amore è niente”

La rassegna dei libri del mese

Il libro più discusso nel gruppo Un Libro Tira L’Altro Ovvero Il Passaparola Dei Libri nel mese di maggio è stato Il Pappagallo Muto, di Maurizio De Giovanni una storia che non è solo un mistero da risolvere, ma anche una riflessione sulla solitudine, sulla memoria e sulla forza delle relazioni umane.

Ecco alcuni suggerimenti che riguardano le novità in libreria del mese di giugno.

Quel Posto Che Chiami Casa di Enrico Galiano (Garzanti)  un’intensa storia di segreti, crescita e ricerca personale.

Torna in libreria Nanami Kamon che ne Il Santuario Della Montagna Silenziosa (Newton Compton) scrive un horror inquietante e avvincente.

Emma (Longanesi) di Jean Reno, un thriller ambientato in Medio Oriente: una storia di azione e avventura che segue le classiche regole del romanzo di spionaggio.

 

Consigli per gli acquisti

 Questa è la rubrica nella quale diamo spazio agli scrittori emergenti, agli editori indipendenti e ai prodotti editoriali che rimangono fuori dal circuito della grande distribuzione.

Questo mese vi segnaliamo una nuovissima iniziativa letteraria

Librofficina non è solo una rivista: è un laboratorio aperto, un’officina delle idee, uno spazio in cui lettori, autori, editori e curiosi possono incontrarsi, confrontarsi e riconoscersi.

Disponibile online dal 13 maggio 2025 su edizionijollyroger.it e sui principali canali social.

Scarica il magazinehttps://www.calameo.com/read/0078483643d10c3678717

 

Incontri con gli autori

Sul nostro sito potete leggere le interviste agli scrittori del momento: questo mese abbiamo scambiato due chiacchiere con Maria Teresa Necchi , Paola Jacobbi e Arianna Farinelli

 

Per rimanere aggiornati su novità e curiosità dal mondo dei libri, venite a trovarci sul sito www.ilpassaparoladeilibri.it redazione@ilpassaparoladeilibri.it

 

Flashback Habitat apre il Padiglione A dell’ex brefotrofio di Torino

Sabato 7 giugno, dalle 11 alle 23, a Flashback Habitat, in corso Giovanni Lanza 75, a Torino, verrà aperto al pubblico il Padiglione A dell’ex brefotrofio di Torino.

Flashback Habitat nasce e all’interno dell’ex IPI Istituto per l’infanzia della provincia di Torino, brefotrofio cittadino attivo fino agli anni Ottanta. Tra le sue mura generazioni di neonati, bambini e madri hanno attraversato momenti di fragilità e costruzione, in particolare il Padiglione A era il primo luogo in cui arrivavano madri e neonati, il punto di contatto tra una condizione di sospensione e un possibile nuovo inizio. Oggi il Padiglione A è stato riattivato nel cuore pulsante di Flashback Habitat – Ecosistema per le culture contemporanee. È lo spazio dei Residenti, ovvero di chi lo vive quotidianamente, gli artisti e le associazioni.

Due lrogetti principali animano il Padiglione, Stanze Viventi / Living Rooms. Nel 2022, a seguito di un bando pubblico, 14 artisti sono stati selezionati da una giuria composta dal gallerista Guido Costa, dalla curatrice Caterina Avataneo e dalla direzione di Flashback Habitat per trasformare le stanze in opere site specific, ispirate alla storia del luogo e delle persone che lo hanno vissuto. Una volta completate, le stanze sono state adottate da associazioni che lo utilizzano oggi per incontri e progetti culturali e sociali. È questo doppio passaggio, l’intervento creativo dell’artista, seguito dalla riappropriazione viva dello spazio da parte della comunità, a rendere le stanze davvero viventi. Giornalmente le associazioni vivono le opere abitandole, non più come semplici spazi espositivi, ma luoghi vissuti dive l’arte e la vita si intrecciano nel presente, mantenendo viva la memoria e aprendosi al futuro . Il Padiglione A ospita anche una rete di atelier pensati per offrire spazi di lavoro agli artisti visivi che operano sul territorio. Questi studi rappresentano un’opportunità concreta per chi è alla ricerca di uno spazio dove produrre, sperimentare e confrontarsi all’interno di un contesto dinamico e condiviso. Gli atelier sono parte integrante dell’ecosistema di Flashback Habitat: luoghi in cui la pratica artistica individuale si intreccia con il dialogo collettivo, favorendo la nascita di collaborazioni, relazioni e nuove prospettive. Luogo di accoglienza culturale, il confronto con le diversità, Flashback Habitat è un concentrato di un mondo possibile in cui persone, idee e linguaggi differenti si intrecciano dando vita a nuove forme di comunità, di pensiero e di convivenza. Una volta al mese il Padiglione A apre le sue Stanze Viventi e i suoi atelier d’artista al pubblico. Si tratta di un’occasione per conoscere meglio e scoprire un’altra anima dell’Ecosistema per le Culture Contemporanee che è Flashback Habitat.

Sabato 7 giugno è previsto il primo open day.

Flashback Habitat – Ecosistema per le Culture Contemporanee – corso Giovanni Lanza 75, Torino

info@flashback.to.it

Telefono: 393 6455301

Orari: giovedì dalle 18 alle 24 / venerdì, sabato e domenica dalle 11 alle 24

La mostra in corso a Flashback è intitolata “Fondato sul lavoro”, a cura di Alessandro Bulgini. Visitabile fino al 27 luglio prossimo – Padiglione B – ingresso gratuito

Mara Martellotta

Il vercellese che conquistò Carlo V

Mercurino Arborio di Gattinara, 500 anni fa. Chi era costui? Tranne gli storici e e i suoi conterranei, ben pochi ne hanno sentito parlare, eppure fu un personaggio memorabile, straordinario. Partito dalla terra vercellese, ricca di risaie e vigneti, divenne il consigliere più importante dell’imperatore Carlo V, il suo Gran Cancelliere, amministratore dei suoi regni e, come il sovrano, mirava a fondare una monarchia universale. È stato infatti uno dei primi grandi umanisti a promuovere il sogno di una “monarchia universale” e di un’Europa unita, compatta sotto l’imperatore d’Asburgo. Svolgerà un ruolo di primo piano nel panorama politico e diplomatico europeo e, grazie anche alla sua opera di mediazione, Carlo diventerà imperatore con il nome di Carlo V. Morì il 5 giugno 1530 lasciando Carlo V senza il suo fedelissimo e abilissimo cancelliere piemontese, l’uomo di cui Carlo si fidava di più.
Da quel giorno il Re di Spagna non ebbe più consiglieri del calibro del Gattinara. Letterato, politico e anche cardinale, Mercurino Arborio di Gattinara (10 giugno 1465 – 5 giugno 1530) conquistò ben presto la fiducia dell’imperatore “sul cui Impero non tramontava mai il sole”. Carlo e Mercurino, un binomio di statura internazionale. Non voleva diventare cardinale ma dovette accettare la nomina per volontà di Carlo V. Amava il buon vino della sua terra e lo fece scorrere nei banchetti delle grandi corti europee. Studiò legge a Torino verso la fine del Quattrocento e per alcuni alcuni anni esercitò l’avvocatura. Divenuto da poco Re di Spagna, Carlo V fece giungere a Mercurino, attraverso suo nonno, l’imperatore Massimiliano d’Asburgo, l’invito a ricoprire l’importante incarico di consigliere e Gran Cancelliere del Re. “Era un uomo di profonda cultura, scrive Guido Gerosa nella sua biografia di Carlo V, un inarrestabile “sedere di pietra” dalla capacità di lavoro praticamente illimitata, destinato a lasciare una grandissima impronta nella corte dell’Imperatore, un vero statista, suggeritore e stratega. Dopo di lui il giovane Asburgo preferì governare i suoi Stati in prima persona, senza intermediari, con uno sforzo disumano. Ebbe consiglieri certo brillanti ma subalterni che mai si sarebbero permessi di correggere il padrone assoluto dell’Impero”. Ottenne il consenso del duca di Savoia a lasciare le sue terre per la Spagna. Il 22 febbraio 1530, a Bologna, Carlo V divenne re d’Italia e due giorni dopo, nella splendida San Petronio, fu incoronato dal Papa Clemente VII imperatore del Sacro Romano Impero.
Mercurino non si trovava in chiesa quel giorno, le sue condizioni di salute era peggiorate e quindi non fece in tempo assistere alla cerimonia imperiale. Dal letto di morte il Gattinara vide finalmente attuarsi il suo obiettivo che aveva inseguito per tutta la vita. Subito dopo l’incoronazione di Carlo V, Mercurino Arborio di Gattinara morì. Grazie alla sua opera, l’imperatore d’Asburgo ebbe successo in gran parte delle imprese che resero grande il suo Impero. Mercurino è stato un famoso personaggio del Cinquecento che ha dato lustro al suo territorio d’origine grazie alla passione per l’arte e la cultura. Gattinara, piccola cittadina in provincia di Vercelli, vanta un vino docg conosciuto in tutto il mondo e lui, Mercurino, conosceva bene i vini della sua regione, di cui era un gran cultore e correva voce che li portasse alla corte di Spagna e in altre residenze nobiliari europee.
Il vino che diverrà il Gattinara docg, da uve Nebbiolo, è conosciuto in tutta l’Europa da almeno 500 anni, dall’epoca in cui Carlo V e il vercellese Mercurino cavalcavano insieme nelle sconfinate pianure del continente europeo. Il Gran Cancelliere è sepolto nella chiesa di San Pietro a Gattinara ai piedi dell’altare, al fine di essere calpestato durante le Messe in segno di grande umiltà. A Gattinara è possibile visitare una parte del Palazzo della nobile famiglia con splendide sale affrescate.                     Filippo Re
Nelle foto, ritratti di Mercurino Arborio di Gattinara, sale affrescate del Palazzo Gattinara e la pietra tombale del Gran Cancelliere e cardinale.

Pavese Festival anticipa all’inizio dell’estate

PAVESE FESTIVAL – XXV edizione
Mari proibiti e coste barbariche

Da lunedì 23 a domenica 29 giugno 2025
Santo Stefano Belbo

Con
Paola Turci, Neri Marcorè, Luca Barbarossa, Roberto Mercadini,
Francesco Bianconi, Andrea Bosca

PREMIO PAVESE MUSICA
a Paolo Conte

Per la sua venticinquesima edizione il Pavese Festival anticipa all’inizio dell’estate il consueto appuntamento con la letteratura e lo spettacolo dal vivo tra le colline di Cesare Pavese: la manifestazione si svolgerà infatti da lunedì 23 a domenica 29 giugno 2025 a Santo Stefano Belbo, per proseguire poi fino all’autunno con un ricco programma di date off sul territorio e nel resto d’Italia, con eventi già in programma a Ivrea, in collaborazione con La grande invasione, a Milano, con La Casa della Poesia, a Maratea, con l’Associazione Lu.Pa. e a Brancaleone, con Paesi Tuoi Festival. Con il Pavese Festival torna anche il Premio Pavese Musica, che per la sua seconda edizione verrà assegnato a Paolo Conte durante la settimana del festival (data da confermare).

IL TEMA
Il tema scelto per quest’edizione – Mari proibiti e coste barbariche – riprende una frase del primo capitolo di Moby Dick, che Cesare Pavese tradusse poco più che ventenne. Un titolo che offre l’occasione di esplorare i temi del viaggio, del superamento dei confini, della ricerca costante e della tensione verso l’oltre e l’altrove, spaziando dalla letteratura americana alla traduzione, dall’innovazione culturale alle nuove frontiere della divulgazione, dall’arte contemporanea all’attualità. Questi i temi e gli ambiti che verranno toccati dai tanti eventi che compongono il programma di questa edizione: spettacolipresentazioni di libri – con un’attenzione particolare all’editoria indipendente – talkmostrelaboratori per adulti e bambini.

Dopo la Conferenza stampa di mercoledì 21 maggio al Grattacielo della Regione Piemonte di Torino, il Festival verrà presentato martedì 24 giugno alle 16 nella sede di Confindustria Cuneo.

ANTICIPAZIONI SUL PROGRAMMA

Tra gli ospiti di questa edizione, Paola Turci e Gino Castaldo, con il nuovo spettacolo La rivoluzione delle donneNeri Marcorè e Luca Barbarossa, con uno spettacolo ideato appositamente per il Pavese Festival, e Roberto Mercadini con il suo Moby Dick. Ma anche Francesco Bianconi ospite della puntata live del podcast Copertina di Matteo B. Bianchi, l’attore Andrea Bosca, intervistato nelle vesti di poeta da Giulia Ciarapica con la raccolta La voce blu, e i nuovi romanzi di Roberto Cotroneo, Carlo Greppi, Gian Marco Griffi Orso Tosco. Anche quest’anno torna l’appuntamento con Dieci piccoli editori, la festa dell’editoria indipendente, con le case editrici Aboca, Clichy, Ediciclo, Exorma, Giulio Perrone, Hopefulmonster, Jaca Book, NNE, NR Nutrimenti.

Era sempre festa, la serie podcast sulle opere di Cesare Pavese lanciata durante il Pavese Festival 2023, si arricchisce di una nuova stagione, dedicata ai Dialoghi con Leucò e con letture di Isabella Ragonese. Punto di partenza di questo terzo esperimento audio, il progetto di Giacomo Civalleri vincitore della prima edizione della podcast academy “Ascoltare la letteratura” realizzata lo scorso anno da Fondazione Cesare Pavese e CRC Innova in collaborazione con Chora Media. La seconda edizione dell’academy – che verrà lanciata a breve – si svolgerà da giovedì 11 a sabato 13 settembre a Santo Stefano Belbo.

Due gli appuntamenti cinematografici pavesiani in questa edizione del festival: Le amiche, film del 1955 che Michelangelo Antonioni ha liberamente tratto dal romanzo Tra donne sole di Cesare Pavese; il docufilm  Il mestiere di vivere, girato in parte a Santo Stefano Belbo e alla Fondazione Cesare Pavese. Spazio anche all’arte: domenica 29 giugno inaugura nella chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo Geografie della luce, mostra di cinque opere site-specific dedicata alla ricerca sulla percezione e il mutamento dell’artista argentino Ernesto Morales – organizzata in collaborazione con l’Associazione. Nella medesima chiesa, continua a essere visitabile per tutto il festival la mostra Quegli antichi ragazzi che ripercorre il rapporto tra Lorenzo Mondo e i grandi autori del ‘900 e, in particolare, quello con Cesare Pavese, con un titolo che vuole essere un omaggio alla biografia che il critico gli dedicò.

Al link qui di seguito, il presskit digitale con il comunicato stampa integrale, le dichiarazioni e le foto.

Giuseppe Parlato amico e collega di studi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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La notizia della morte di Giuseppe Parlato mi riempie di forti e  dolorose emozioni. Fummo  ambedue allievi di Alessandro Galante Garrone e di Narciso  Nada con cui ci laureammo all’Universita’ di Torino. Parlato aveva già allora idee sicuramente di destra o almeno considerate tali e quindi non ritenute degne di attenzione. Credo sia stato il referendum  sul divorzio del 1974 a segnare delle scelte divergenti: Parlato si espresse per l’abrogazione , io scelsi la difesa strenua del divorzio a fianco di Pannella. Nella nostra Università torinese non c’era posto per studiosi come Parlato, liquidato in modo sbrigativo  da Galante Garrone come un reazionario.  Cercai di parlare con Galante Garrone di Parlato, ma lui ebbe la stessa chiusura del giacobino “non mite” che ebbe poi con Vittorio Messori un altro mio amico.  Parlato ebbe il coraggio di rompere i ponti con Torino e approdò a Roma alla scuola di Renzo De Felice , anche lui un reietto e un perseguitato. Della scuola defeliciana fu uno dei più  coerenti seguaci. Ci incontrammo molte volte a Roma e a Torino dove lo invitai a parlare in più occasioni. Prima di lui invitai Gianni  Scipione Rossi che presentò un suo libro sulla destra e Israele in dialogo con Elena Lowenthal. Un dibattito che fece epoca. Parlato  ha sempre dimostrato  l’equilibrio dello storico scrupoloso in tante occasioni diverse, aperto al confronto sereno con tutti. Qualche suo lavoro non mi convinse e la  sua contiguità  – più apparente che reale – con l’Msi non mi piacque. Una volta venne presentato un mio libro alla Fondazione De Felice di Roma  da lui presieduta. C’era in prima fila la vedova di Er Pecora, l’on. Teodoro Buontempo che gentilmente mi applaudì. Provai un certo imbarazzo, poi la cena con Parlato fu l’occasione per rivederci dopo tanti anni. Parlammo per alcune ore in cordiale amicizia. La sua conversazione era sempre sfolgorante.  Venne anche a trovarmi al mare dove gli chiesi di fare una conferenza su Guareschi  che ebbe grande successo. Un assessore di origini comuniste lo presentò in piazza senza imbarazzo. Circa un anno fa, in occasione di un convegno sull’omicidio di Giovanni Gentile a Torino, ci sentimmo per definire il suo intervento. Mi disse che era ammalato di cancro , ma che non aveva nessuna voglia di morire e, citando Guareschi, mi disse che non sarebbe morto neppure se lo avessero ucciso. Non poté partecipare al convegno a cui mandò una magistrale  relazione che venne letta. Peccato che il mancato finanziamento al convegno della Regione Piemonte abbia impedito la stampa degli atti. Di lui resterà la sua passione inesausta per la ricerca storica e la sua onestà intellettuale. Sono virtù che non vedo molto praticate dai giovani intellettuali di destra che dovrebbero ispirarsi a lui come ad un maestro che ha pagato prezzi altissimi per essere sè stesso. Vorrei anche ricordare la sua ironia, ma non è questo il momento, perché il dolore per la sua scomparsa me lo impedisce.

Al Teatro Gobetti “Autoritratto”, monologo scritto e interpretato da Davide Enia

In scena da martedì 3 giugno al teatro Gobetti la pièce” Autoritratto”, spettacolo scritto e interpretato da Davide Enia. Le musiche sono di Giulio Barocchieri, le luci di Paolo Casati e il suono di Francesco Vitalità. Davide Enia è nato a Palermo nel 1974 e nel corso della sua carriera di attore, regista e
autore teatrale, ha vinto il premio UBU, il premio Tondelli, il premio ETI e il premio Gassman. Lo spettacolo è prodotto da CSS Teatro Stabile di
Innovazione del FVG, Piccolo Teatro di Milano- Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri , Spoleto Festival dei due mondi.
“Autoritratto” è un’intensa orazione civile, che scava nella sua memoria e in quella della sua città, cercando di colmare il vuoto creato da una sorta di
nevrotica rimozione del dolore provato per le stragi e le morti di mafia. Da questa introspezione e dal racconto del rapimento e dell’omicidio di Giuseppe di Matteo, il bambino figlio di un collaboratore di giustizia sciolto nell’acido, emerge una toccante analisi sociale fatta di corpo, canto, dialetto, pupi, recitazione. Davide Enia sarà accompagnato sul palco dal chitarrista Giulio Barocchieri per ripercorrere gli anni di piombo in Sicilia attraverso una profonda orazione civile
in cui Enia risale alle radici della propria memoria e in quella della sua città, Palermo, in un confronto con lo Stato e una serie di domande a Dio in persona. Recite accessibili dal 4 all’8 giugno con soprattitoli in italiano, audiointroduzione a inizio spettacolo e tour tattile venerdì 6 giugno.
Per garantire al meglio l’accoglienza e l’utilizzo dei dispositivi è gradita prenotazione alla mail
accessibilita@teatrostabiletorino.it
Prenotazioni
biglietteria@teatrostabiletorino.it
Mara Martellotta

Guido Catalano e la poesia della fragilità: “Cosa fanno le femmine in bagno?”

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TORINO TRA LE RIGHE

Per Torino tra le righe, oggi vi parlo dell’ultima opera di Guido Catalano, Cosa fanno le femmine in bagno? (Feltrinelli, 2024): un esperimento poetico in versi liberi, una ballata romantica e ironica che celebra la bellezza della fragilità umana.
Catalano, torinese doc, è legatissimo alla sua città, dove è nato e ha sempre vissuto. Inizia a scrivere ai tempi del liceo classico, tra qualche bocciatura e molte poesie. A 17 anni è il frontman dei Pikkia Froid, una band rock-demenziale per la quale scrive i testi. Quando la band si scioglie, si accorge che quei testi “assomigliano a poesie”. Dopo il liceo si iscrive a Lettere Moderne, mentre svolge i lavori più disparati: correttore di bozze per Einaudi, portiere, bozzettista. Nel 2000 pubblica la sua prima raccolta, I cani hanno sempre ragione, e nel 2005 apre il blog che lo lancerà nel mondo dei reading e dei poetry slam.
La sua poesia, sempre in versi liberi, si distingue per uno stile semplice e diretto, amatissimo dal pubblico ma non privo di detrattori. Catalano è stato accusato di fare un “cattivo servizio alla poesia” o persino alla “nazione”, e di rappresentare “la deriva della poesia contemporanea”. Nonostante (o forse grazie a) queste critiche, è diventato un fenomeno virale: i suoi versi circolano nei bar, nei centri sociali, nei festival e sui social network, conquistando anche i teatri e i live club più importanti d’Italia con numerosi sold out.
Nel 2016 arriva al cinema con il mockumentary Sono Guido e non Guido, presentato al 34° Torino Film Festival. Lo stesso anno pubblica il suo primo romanzo, D’amore si muore ma io no (Rizzoli), seguito nel 2018 da Tu che non sei romantica. Sempre nel 2018 è ospite fisso della trasmissione Brunori Sa su Rai 3. Tra i suoi progetti più originali c’è Poesie al megafono (2019), un libro poetico “parlante”, e due podcast prodotti da Chora Media: Amare Male (2021) e Amare a Marzo (2022). Dallo stesso universo nasce anche il romanzo-memoir Amare Male, pubblicato da Rizzoli.
Dopo sei anni senza nuove poesie, nel 2023 torna alla poesia con Smettere di fumare baciando (Rizzoli). Nel 2024 arriva Cosa fanno le femmine in bagno?, un’opera in versi liberi e felici che si trasforma anche in pièce teatrale.
Il libro è un viaggio nell’educazione sentimentale di un bambino, un ragazzo e un poeta: tre facce dello stesso personaggio. Si apre con una filastrocca e le avventure del bimbetto innamorato della maestra, appassionato di robot e soldatini. Prosegue con il ritratto di un adolescente timido e impacciato, e si conclude con la voce di un poeta che osserva con tenerezza i suoi alter ego più giovani. Tra flashback e frammenti di vita, Catalano ci regala un racconto introspettivo che esplora amore, poesia e curiosità infantile.
L’amore, d’altronde, è uno dei temi più ricorrenti nelle sue opere, spesso trattato con leggerezza apparente e ironia pungente. L’autoironia, come dice lui stesso, è “la salvezza dalle brutture della vita”. Anche nei suoi reading, veri e propri spettacoli tra poesia e cabaret, Catalano gioca con la fisicità e con il suo evidente rotacismo, che diventa cifra stilistica.
“Cosa fanno le femmine in bagno?” è un inno delicato alla vulnerabilità, una riflessione poetica che invita ciascuno a confrontarsi con il proprio vissuto e con la ricerca di senso. Un’opera tenera, buffa e malinconica, che conferma – se ce ne fosse ancora bisogno – la voce unica e inconfondibile di Guido Catalano nella poesia contemporanea italiana.
MARZIA ESTINI
Nino the mischievous elf an incredible Christmas adventure of friendship and magic
linktr.ee

Sapegno, Croce, Gobetti e Marx

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Qualche anno fa, quando fui invitato alla Fondazione “Natalino Sapegno” nel castello di Morgex (Aosta ) a presentare il mio libro “Figure dell’Italia civile”, venni fatto oggetto – al di là della gentilezza nell’accoglienza – di una durissima reprimenda per il mio anticomunismo che appariva dal libro. Fui accusato di essere un vetero seguace di Croce;l’educazione e il cortese invito ricevuto mi impedirono di ritorcere contro il mio illustre interlocutore l’accusa di vetero applicata al suo entusiasta ed esibito “catto-comunismo” , come lui stesso disse, ricordando che si era avvicinato al PCI proprio negli anni in cui Berlinguer propose il compromesso storico con i cattolici, una scelta che forse lo stesso Sapegno non condivideva pienamente.  Fu comunque un bel dibattito ricco di spunti conflittuali che di norma mi entusiasmano più dei consensi formali, magari espressi solo per motivi di diplomazia.  Io sapevo che Natalino Sapegno (che conobbi di persona insieme al suo amico -ex gobettiano come lui -Mario Soldati che non lo apprezzava particolarmente) da iniziale fervido crociano era diventato comunista, ma ritenevo questo passaggio graduale nel tempo. Me lo confermò anche Carlo Dionisotti, amico di Gobetti, che mai cedette alle infatuazioni gramsciane.

Ho letto per la prima volta un ricordo di Croce a firma di Sapegno, nel 1978, un anno in cui ,non a caso, sindaco di Roma eletto dal PCI era Giulio Carlo Argan che invece non aveva seguito Gobetti, ma il gerarca fascista De Vecchi di Val Cismon e all’antifascismo comunista si convertì molto tardi . > Dallo scritto del commentatore per antonomasia della “Divina commedia” (dove non c’è traccia di una lettura marxista del testo dantesco) apprendo che ci fu da parte sua un molto rapido distacco da Croce e un accostamento altrettanto rapido al marxismo che spiega le polemiche nate a Morgex, anche se  fu lo stesso Sapegno a scrivere che “gli anni della liberazione e del dopoguerra segnarono il maggiore distacco da Croce”. In realtà Sapegno ricorda e quasi rivendica lo spirito di ribellione alla “dittatura intellettuale“ crociana che egli ebbe ben prima.  Peccato che non abbia mai sentito una ribellione analoga nei confronti della dittatura politica del comunismo. Nel 1956 firmo’ il manifesto dei 101 contro l’invasione dell’ Ungheria , ma fu un fatto episodico che non gli impedì di restare nell’area presidiata dal PCI. Nel 1971 fu tra i firmatari del manifesto contro il commissario Calabresi che armò la mano ai suoi assassini , il manifesto che Bobbio rinnegò, provando vergogna per averlo sottoscritto .Un segno dei tempi terribili che abbiamo vissuto negli Anni 70. Tutto quanto ho scritto – sia chiaro – nulla toglie, crocianamente, al valore dello storico e del critico della nostra letteratura anche perché nel turbine novecentesco delle ideologie furono in pochi a tenere la barra dritta .La distinzione crociana tra politica e cultura consente di salvare lo studioso Sapegno distinguendolo dalle sue scelte politiche.